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SETTIMA SERIE

AVVERTENZA

l. Questo volume, nono della Serie VII, abbraccia il periodo compreso fra H 15 aprile 1930 e il 31 dicembre del1o stesso anno.

2. Anche la documeniazione di questo volume, come dei precedenti, è tratta quasi del tutto dall'Archivio Storko del Min1stero degli Affari Esteri, e precisamente dalle steSISe serie cui si è acceilll1iato nell'Avvertenza del volrume ottavo.

Il documento n. 345 è conservato, presso l'Archivio Stoxico del Ministero degli Affari Esteri, nel fondo Ambasciata di Londra. Alcuni documenti provengono dia fondi ·che ,si trovano presso l'Archivio Cenrt;rale dello Stato: i documenti nn. 49 e 12,2 dalla Segreteria particolare del Duce, carteggio riservato, fascicolo Dino Grandi; il documento 111. 50 dail:le Carte Schanzer; i documenti nn. 134 e 210 dalle Carte Graziani; i documen<ti nn. 168 e 209 dalle Carte Mussolini, Autografi. Un d!ocumeruto, il n. 421, è conservato ;presso l'Uffido Storico della Marina.

Per la compilazione delle note è stata anche usata la doc:umentazione cu:srtodita ·in awtri fondi d!ell' Air'chivio Centrale dehlo Stato, e p~recisamente nei fondi:

Ministero di Grazia e Giustizia, Vescovi; Presidenza del Consiglio; Verbali del Consiglio dei Ministri; Ministero della Cultura Popolare; Carte Badoglio.

3. Alcuni documenti erano già editi: i nn. 25, 27 allegato, 107 allegato, 12.6, 136, 141 m Documents on British Foreign Policy 1919-1939, serie II, voi!.. I; il n. 112 nei Ricordi di Guariglia; il n. 168 1n R. DE FELICE, Mussolini il duce,

I. Gli anni del consenso 1929-1936, Torino, 1974; il n.. 133, infine, fu pubbUcato srui giomali del tempo.

Il lavoro del De Felltce, UJscito nelle mo11e delle bozze del p!resente w[ume, cita va~ri documenti quli iPUJbbl:i.cati e fa ri!llerimen.to ad aLcuni docrumentti. che non pubblichiamo. In particolare De Felice ha potuto •consultare -in copia una relazione di Grandi dlel 2 ortbobre al Gran Oons:igllìo de1l fascismo, conservata nelJ.'al'chivio personail:e di Dtno Grandi.

Per un quadlro gen&ale, ba:Sialto sui d!tba!l;tilti gineV~rini, delle questioni relative all'Ufficio Inlternazionale drel Lavoro (di crui al documento n. 333 de[ presente volume) è da tenwe pres1ente il rec€111Jte lavoro di R. ALLIO, L'organizzazione internazionale del lavoro e il sindacalismo fascista, Bologna, 1973.

4. Nel Hcenz.ia:re il volume desidero ringraziare le dottoresse Emma Ghisalberti e Emma !annetti che hanno ·collaborato come di con1srueto alla compilazione degli indici e alla col'rezione de1l!e bozze.

GIAMPIERO CAROCCI

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17 18 19

21 22 23

24 25 26

30 31 32

XII

Provenienza e data

Roma 3 maggio

Roma 6 maggio

Roma 6 maggio

Ginevra 7 maggio

Sofia 7 maggio

Roma 8 maggio

Vienna 8 maggio

Genova Cornigliano 8 maggio

[Roma] 9 maggio

Roma 9 maggio

11 maggio

[Ginevra] 12 maggio

Ginevra 12 maggio

Roma 12 maggio

Roma 12 maggio

Roma 12 maggio

Mittente e destinatario

IL MINISTERO DELL'INTERNO a GRANDI

N. 834-F 90 riservata

APPUNTO DI GUARIGLIA PER GRANDI

DE VECCHI a MussoLINI

L. p.

PAULUCCI DE' CALBOLI BARONE a GRANDI R. r. 184

PIACENTINI a GRANDI

T. posta 1045/387

APPUNTO DI GuARIGLIA PER GRANDI

AURITI a GRANDI

R. rr. 1742/1005

CAVALLERO a GuARI-GLIA

L.

OsBoRNE a GRANDI

N. 154/15/30

DE BoNo a GRANDI

N. 63209 rr.

GRANDI a MussoLINI

APPUNTO

PROMEMORIA DI GRANDI

GRANDI a CHIARAMONTE BoaDONARO Telespr. 215739/348

GRANDI a PEDRAZZI Telespr. 215743/62

FANI a CHIARAMONTE BonnoNARO Telespr. rr. 215787


DOCUMENTI
1
1

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 1381/577. Londra, 17 aprile 1930.

Telespresso di V. E. n. 211862./275 dell'8 corrente (1).

Ho avuto un ,1ungo coilloquio con Murray de'l Foretgn Office dr1ca la conferenza delle armi in Abissinia, t1raendone avgomento da,Ma notiz,ia ~comunicata dal R. Ministro in Aidd1s Abeba di nuove soLlecitazioni che i,l Governo britannico avl'ebbe fatto fa,re per conoscere le dedsio,n:i del Gove=o etiorpko sul progetto di trattato elaborato alla fine dell'anno ~scorso a Parigi.

Mul'rey mi ha ~oonfel!'!mato dJJe tar1e pa,si310 eva stJa,to :fla1Jto, che ~a 11~sposta era stata dilatoria e che, in seguito ai recenti avvenimenti, non c'è da aspettarsi che una decisione sia presa entro breve tempo e chè la regolazione dell'importazione delle armi in Abissinia possa fare dei progressi.

Alle mie considerazioni circa i pericoli che il R. Governo vede nell'attuazione dell'ultima conferenza di Parigi, che avrebbe praticamente permesso alla Etiopia di armarsi senza limite, Murray ha obiettato che, secondo lui, le possibilità di controllo saranno maggiori col progettato trattato che fa capo alla Società delle Nazioni di quello che non lo siano col sistema attuale. Italia e Inghilterra, egli ha osserriVato, hanno inte~ressi diVIersi da quelli della Francia la quale, non avendo ragione di temere eccessivi armamenti dell'Etiopia, è portata a favorirli sia dal punto di vista dell'industria francese che da quello del transito commerciale a Gibuti. Non sarà quindi mai possibile ottenere nè una sinceva intesa, nè un efficiente controllo finchè Italia e Inghilterra dovranno mettersi d'accordo soltanto con la Francia sull'argomento. Gli impegni e le garanzie contenute invece nel progetto di trattato sono tali da permettere una più seria vigilanza contro ogni eventuale contrabbando ed una maggiore libertà di azione alle Potenze firmatarie nel segnalare ad un momento dato a Ginevra il pericolo di eccessivi ingiustificati armamenti dell'Etiopia. Mi ha citato, a tale proposito, l'obbligo imposto a'l Governo etiopko di denunziare periodtcam:ente 1la ,ffi,sta delle armi importate, l'obbligo del punzonamento delle armi ,stesse, tutte le restrizioni imposte all'acquisto e al transito, come argomenti in favore.

Visto l'accenno chiaramente fattomi dal Signor Murray alla divergenza fra gli interessi francesi e quelli inglesi e italiani in questa materia, mi sono astenuto da qualsiasi allusione all'eventualità di un protocollo segreto che le tre Potenze europee potrebbero stipulare in mavgine al trattato.

(l) Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 476.

2

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO

TELESPR. 2r13137 /240. Roma, 18 aprile 1930.

Nota di V. E. n. 42415 del 3 corrente (1).

Concordando con V. E. nell'opportunità che venga chiarita l'informazione riportata nel paragrafo 4o del notiziario etiopico n. 1743 del 29 marzo del Governo de[rl'E~rirhrera, questo R. M1ia]1stero ha daJto istruztoa]i arl R. Mmilstlro iLn Addis Abeba di riferirgli in merito all'azione che il R. Console a Gondar, comm. PoUera, avrebbe rsvolto presso Ll Ras Gugsa Olié per tndurlo a sottomettersi (2.).

Le direttive politiche da seguirsi in Etiopia rimangono le stesse e sono quelle indicate da V. E. nella nota cui si risponde. Ma è evidente che, in seguito ai recentissimi avvenimenti che hanno condotto alla proclamazione del Negus Tafari ad Imperatore di Etiopia, rafforzandone grandemente la personale situazione, la nostra azione di cercar di attirare nella nostra orbita i capi abissini più pros.sri!IIllÌ ai nostrri confini, debba .esser condotta (JOrn rsempme magg1Lore caute~a e prudernz;a, adatta,ta aililra ·C'ir·co:srtranza e commLsurata ai mezzri di oui possiramo disporre.

3

IL MINISTRO DELLA MARINA, SIRIANNI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. Londra, 22 aprile 1930, ore 21,25 (per. ore 23,30).

Come avrari rnii1eV1ato da·i griro['llral:i (3), m1e d1oh:Larazioni aUa seduta odierna si sono dls:pilrate aiJ.tlra ·1inera dii condotta da te •seguita e spero quirndi possano avecre tua approvazione.

Tua assenza ha formato oggetto di rincrescimento generale particolarmente per parte di M.a.c Dornrarl:d Stimson e Bri!and. Pa~rorle rivolteoi da quest'ulrtirmo hanno dato impressione suo disappunto per mancato accordo con noi. Su questa idea Briand si è soffermato non solo nelle dichiarazioni da lui fatte da parte del suo Governo ma anche in occasione dei ringraziamenti da lui rivolti in fine di seduta a l\1arc Dona:ld quarlre prersidente conferenza. Perrmanre e si .conferma in generale impressione simpatia per condotta seguita da nostra delegazione sotto la tua direzione durante tutto il corso dei lavori. Mi riservo fornirti a voce maggiori particolari circa .seduta d'oggi.

(l) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 463. (2) -Le istruzioni furono inviate con telespr. 213138/31 del 18 aprile, che non si pubblica. Cora rispose smentendo la notizia relativa a Pollera (telespr. 918179 del 26 maggio).

(3) Cfr. Corriere della Sera del 23 aprile.

4

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1039/123. Angora, 23 aprile 1930 (per. H 1• maggio).

Mi riferisco al mio telegramma per corriere n. 115 del 17 corrente (1).

Ieri sono stato ricevuto in udienza da S. E. il Presidente della Repubblica, al quale, dietro invito del Ministro degli Affari Esteri che era presente, ho esposto lungamente gli argomenti che hanno fatto oggetto del mio telegramma sopracitato.

Ho avuto subito l'impressione che Mustafà Kemal pascià, pur non essendo al corrente dei dettagli delle mie conversazioni con Tewfik Ruscdi bey, fosse però molto favorevolmente preparato a riceverle ed in ogni modo le ha seguite con speciale interesse. Naturalmente gli ho presentato tutte le questioni come risultato di un nostro esame e di una mia iniziativa, subordinando tutto, sia nella tendenza generale che nei particolari, all'apprezzamento di V. E.

Il Gazi molto favorevolmente impressionato ha iniziato allora uno scambio di idee in turco col Ministro degli Esteri, che, da quanto ho potuto ·comprendere, doveva concernere i dettagli sulle relazioni tra la Francia e la Jugoslavia, l'Ungheria e la Bulgaria nei riguardi della Turchia. Dopo di che, soddisfatto delle spiegazioni ottenute, mi ha dichiarato che aveva perfettamente compreso lo spirito e il senso di quanto gli avevo esposto e che detta politica riscuoteva il suo pieno assenso; che era da prevedersi ·che la Francia non l'avrebbe specialmente apprrezz,atJa, ma, poi1chè essa non eva diret.ta con~o nessuno, egl>i erra d!eoi,so a seguirla volente o nolente il Governo di Parigi; che infine essa si doveva basare esclusivamente sulla saldezza dell'accordo italo-turco; essendo queste due nazioni le sole sicure per dirigere tale politica. Ho quindi richiesto al Gazi di volermi egli stesso indicare quali erano gli sviluppi pratici che egli avrebbe creduto possibile di dare immediatamente a tale intesa. Mi ha risposto come segue:

l) Bisogna in primo luogo assicurare l'a,ccordo turco-greco ·in maniera che la Grecia divenga un fattore sincero del nostro accordo tripartito. Qui ho obiettato al Gazi come questo fosse il lato più delicato della questione, poichè biso

Per raggiungere tale scopo Tewfik bey, appena firmato l'accordo greco-turco, di cui

è sincero fautore (come pure lo è il Presidente del Consiglio Ismet Pascià e gli altri dirigenti

di Angora), intenderebbe di prendere parte attiva alle progettate Conferenze balcaniche indette

per ora dal " Bureau International des Amis de la Paix " di Ginevra e che egli considera il

preludio di un'azione ufficiale della diplomazia francese; e a tale riguardo egli era anche

incline ad invitare l'Ungheria ad esservi presente, in considerazione, egli mi ha detto, della

definizione molto elastica degli Stati balcanici.

Osservo che tale piano grandioso, che non può essere limitato alla sola iniziativa di

Tewfik dimostrerebbe che la politica estera turca sta per uscire dai ristretti limiti imposti

da una' ricostruzione nazionale per allargarsi nel campo della politica europea. È un punto da

fissare, del quale tengo conto per spingere ed accompagnare eventualmente i propositi di

questo Governo onde orientare le direttive ».

Aloisi rispose a Tewfik obiettando che occorreva « pensare subito a partire sopra un

principio saldo, quale quello di un accordo tripartito (istruzioni datemi a Roma da S. E.

il Capo del Governo) • . Su queste istruzioni non si è trovata documentazione.

gnava incastrare la Grecia, elemento esitante, ·nel nostro accordo, prima che questa potesse dare ad altri la sensazione della politica che cerchiamo seguire. È ovvio infatti che la Grecia nelle attuali condizioni di Governo e di opinione pubblica non ha chiaramente e definitivamente deciso, secondo le notizie a mia disposizione, la sua vera tendenza e sarebbe perciò estremamente pericoloso, a mio avviso, di farla entrare in una combinazione, nella quale le si offrirebbe l'opportunità di fare doppio gioco. Perciò ho detto al Gazi che bisognava cercare il mezzo di inquadrarla prima nella nostra azione, ed al riguardo suggerivo che, in occasione delle odierne trattative turco-greche, il Governo di Ankara cogliesse il destro per fare opportune concessioni onde ottenere il risultato vowuto. Mustafà ~emaa. e Teufik Ruscdi mi hanno ni:spos1Jo che fa:mnno tutto il possibile per addivenire ad un accordo (circa il quale riferisco a parte), ma che sul momento non trovano in quale maniera. In ogni modo mi pregavano al riguardo di esaminare con V. E. la questione e dar loro un suggerimento.

2.) Sicuri dell'accordo tripartito attrarre la Bulgaria nel nostro giuoco.

3) Ottenuto tale risultato, si poteva aspettare tranquillamente lo svol

gersi degli avvenimenti nei Balcani.

Dopo di che, egli mi ha parlato della Rumenia, e:sprimendomi le stesse idee già svoltemi dal Ministro degli Affari Esteri, e cioè che la Rumenia, premuta da nord e da sud dall'Ungheria e dalla Bulgaria, si sarebbe senza dubbio appoggiata su chi avrebbe potuto scongiurarle il pericolo sulla frontiera della Bessarabia.

Ed infine mi ha ricordato l'ottima impressione che gli aveva fatto .la visita del Mdn:ilstro deg[,i A:ffiar:i E:s:teri Wa1lko ,si:a nei 11iguardii deilll.:a po:LLtlica ~taJoungherese che in quella delle relazioni ungaro-turche, aggiungendo che quel Ministro gli aveva altresì manifestato la più grande fiducia nella politica austriaca ai nostri riguardi.

Terminata questa esposizione generale, ho voluto che il Gazi manifestasse anche il suo pensiero sui tre suggerimenti fatti da me e dal Ministro degli Affari Esteri per l'azione pratica da svolgersi tra Italia, Turchia e Grecia dopo la conclusione del trattato turco-greco (vedi pagina 5 capoverso 6 del mio telegramma 115) (1). Mi ha risposto subito che in principio li approvava tutti e tre; ma che preferiva rimetterli ad un esame ulteriore tra questo Ministro degli Affari Esteri e il Presidente del Consiglio, e tra me e V. E.

Condudendo, dopo aV'er avuto una nuova aSisieunaz:ione da S. E. dii P:residente della Repubblica e il suo concreto consenso a quanto ho esposto, siamo rimasti d'accordo che io sottoporrò verbalmente a V. E; tutto questo programma d'azdcone per r:i:ceT:c:arne dJ ooo avvi1so e le sue a:I.te ded:sion:i e sugig:en1mernlti, che questo Governo prenderà subito in esame con quello spirito di amicizia e di collaborazione che, come V. E. osserverà, può facilmente rilevarsi dai contatti da me finora avuti còn questi dirigenti politici e dalla lunga amichevole conversazione col Presidente della Repubblica, che ha prolungato questa prima udienza con me per circa tre ore.

E con questa udienza credo di poter affermare che la tendenza italofila del M.1ni:st:ro deg:~,i Affar:i es~er1i no:a è soltanto condivisa dal Gazi, :ma da lui ispi

rata, e che pertanto anche un'eventuale crisi di Gabinetto non dovrebbe alterare ques,te cbita'r'e dilre,ttlt;ne de1l Pa:esLde1nte dell<a RepubbiJi,ca.

Detto questo però mi affretto ad aggiungere che è mio fermo convincimento che l'ambiente nel quale lavoro consiglia comunque una prontezza di azione, onde evitare, per quanto è possibile, la controazione d'influenze avversarie (1).

(l) T. 987/115, per. il 25 aprile, nel quale Aloisi riferiva sul suo primo colloquio con Tewfik Rushdi bey. Questi « intenderebbe d'accordo e sotto l'egida dell'Italia, di prendere una posizione predominante nei Balcani per stroncare definitivamente l'influenza egemonicadella Jugoslavia sulla Bulgaria, attrarre questa e la Grecia nell'orbita della nostra politica, e, mediante l'Ungheria amica, forzare la Romania riluttante accerchiata da quasi tutte le partida avversari alla politica francese e minacciata dalla Russia, a distaccarsi dalla Francia.

(l) Cfr. nota precedente.

5

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DE VECCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

N. 980. Roma, 25 aprile 1930.

Mi riferisco al telespresso dell'E. V. Etiopia 1-3 n. 213687/77 in data di ieri (2) ed a!Lla mia nota p['eoedente dlel 25 no;nembre (3) che l'E. V. si comp~ace di richiamare. Allo stato delle cose non vedo nessuna difficoltà, per i nostri rapporti politici con la Santa Sede, che sono sufficientemente buoni, a fare un passo presso n Cardinale Segretario di Stato per cercare di concordare una specifica intensificazione di propaganda cattolica nell'Eritrea.

Però è mio dovere di dare ora maggiore sviluppo ad alcuni accenni già contenuti nella mia nota del 25 novembre 1929 VIII. In realtà, come la E. V. ha certamente notato, un passo, anzi più passi, in materia ho già avuto occasione di fare sia presso il Cardinale Gasparri, quando era Segretario di Stato, sia presso Monsignor Pizzardo Sostituto agli Affari Straordinari.

Per aggiorn<a1~e ol'a we mi1e dove1'ol9e ~n:llocmaZJiJoni aggtnngo che oollle conversazioni settimanali ho anche intrattenuto su questi argomenti il nuovo Cardinale Segr1e,ta1rio di Stato e che aJSIS31i di :lil'lequente ne ho a iLUJngo parliato con Mons. Borgou..,.win,i Duoa.

Certamente un passo preciso, formale, categorico, specifico, per concordare una intensificazione di propaganda cattolica in Eritrea non l'ho mai fatto perchè ritenevo e ritengo ostare, fra le altre, due principali ragioni. La prima è che su questa questione, in fondo piccola e di non capitale importanza, sarei venuto ad ingranare attaccandola la questione vastissima dei Missionari Italiani, della quale per altro quella delle Missioni nelle nostre Colonie di dominio non è che una parte. Soltanto, per fermarmi a questa ultima, non ritengo di essere sufficientemente illuminato sull'importanza che il R. Governo attribuisce alla politica cattolica nelle nostre Colonie anche a base di religione mussulmana, come fattore di assorbimento e di definitivo dominio; e, poichè ho nella materia un mio ben preciso e categorico modo di vedere, così non vorrei spingere le cose secondo personali visioni che non avessero poi la Superiore approvazione.

La seconda si è che conosco bene, per inequivocabili fonti di informazioni e per dura esperienza personale, quale sia la politica che Mons. Marchetti Sel

12\ Col quale Grandi trasmetteva un rapporto di Zoli e chiedeva il parere di De Vecchi circa l'opportunità di chiedere l'appoggio della Santa Sede per la propaganda cattolica in Eritrea. Zoli nel suo rapporto riferiva sull'azione da lui svolta in colonia in favore del cattolicesimo.

(3J Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 190.

vaggiani conduce in diretta comunicazione col Papa, non curante in nessun modo

della Congregazione di Propaganda Fide, che Congregazione essendo è composta

di Cardinali, i quali per altro non vengono interpellati mai essendosi instaurato

il più netto sistema di arbitrio, e tanto meno curante della Segreteria di Stato,

della quale sembra persino ignorare l'esistenza.

Una ,ta11e poldJ1J1ca tende, se:condo l\l!ons. Marchetti, a sottranre razio.'l,e Mis

sionaria anche nelle Colonie di dominio dall'essere o divenire strumento di

governo per gli Stati dominanti. Mons. Marchetti antifascista, democratico dis

solvente, popola:re a:vrabbi,ato, dke ehila,ramente, éi!I1Che a c:hi noa Jo vuol sentiil"e,

che • intende di i.mped!iiT'e che ila relllig1one diventi strumento dei vari impe

rialismi ». Il prelato evidentemente dimentica che la creazione di centri cattolici

in qualunque parte dell'Africa non potrà mai avvenire se non con l'appoggio

e l'autorità di forti Stati dominanti. Ma più che dimenticarlo ritengo che non

lo possa neppure concepire, data la sua struttura politica. È perciò che la Santa

Sede punta sul clero indigeno e che i sintomi, che il Governatore Zoli ha rilevati

nel suo rapporto, sono da ritenersi perfettamente attendibili anche se su di lui

pesino quelle difficoltà che ho rilevate nella mia nota del 25 novembre. È per.ciò che Mons. Marchctti Selvaggiani è andato lui stesso in Etiopia, che quivi, come mi risulta con precisione, ha assunto atteggiamenti tutt'altro che italofili, e che a ma:l,gr:ado de[ mag:ro succe.s:so ottenuto è !l1itmm:ato a Roma a r,a,ccontare al Santo Padre di aver invece ottenuto chissà quali miracoli (1).

Esposte queste due principali ragioni V. E. facilmente comprenderà come tutti i mileli a:cc,enx:ui a questa ma:tel'i:a !.o1i1ano fi:nom caduti nel vuoto e mi abbiano tutt'altro che incoraggiato a muovere un passo formale anche su questa particolare questione della Eritrea, la quale tuttavia, quando trattata, verrà ad 'investire tutte le altre e facilmente le potrebbe compromettere.

Agg1ilnngo :an,cora che, non ,appe,na giunto dailll'E,r.i1Jl'ea, Mon:s. Oattaneo (2) è venuto immediatamente a farmi visita e mi ha parlato a lungo delle cose sue. Eg1l1i ,cer:cava dii ta:s:ta:l'e d[ .te["T;eno con me, che sono r:ilmasto !11serV1at:ilss:Ìimo, dJi:cendogli che di colonie non avevo più ragione di occuparmi se non per augurare

a tutte il più fecondo sviluppo e la più brillante marcia. Allora ha parlato lui, e nelle sue parole ho trovato precisamente la conferma di quello che il Governatore Zoli ha supposto, e che cioè egli intendesse di non muovere un dito se non dietro ordine di Propaganda Fide e ciò è ben chiaro per le prove anche recenti che Propaganda ha saputo dare di sapersi far ubbidire a qualunque costo. Mons. Cattaneo mi ha parlato dello sviluppo delle sue case, delle nuove chiese, del problema dei meticci così grave in Eritrea; ma poi da me opportunamente solleticato ha finito col dirmi che naturalmente fra i Mussulmani non c'è niente da fare, che il problema dei copti ha la sua sede in Abissinia e non in Eritrea, e che egli intendeva intensificare la propaganda fra i Cunama e gli altri aggregati etnici a base pagana. Mons. Cattaneo cioè risolveva i problemi della reli

gione nella colonia a lui affidata con la acuta perspicacia del solito e troppo nominato sig. de la Palisse, ma soprattutto mi dimostrava ancora w1a volta, se ce ne fosse stato bisogno, la mala volontà di Propaganda Fide, e cioè più brevemente della Santa Sede, di venire ·incontro al nostro desiderio specifico. Questo Vicario Apostolico chiede scuole. Già, è naturale, colle scuole si fa buona propaganda, ma attraverso a quelle, lo sanno anche i mussulmani, e perciò se ne fidano completamente, non si fanno proseliti. Le scuole però devono essere sussidiate dal R. Governo, fruttano danari alla Missione, e la Santa Sede e Mons. Cattaneo si compiacciono di accettarle. Ma è con altri metodi ·che si fa del proselitismo cattolico nelle colonie, con altra e più fervida predicazione, con altri sacrifici per parte dei Missionari, con altro e più tangibile interessamento, con altri più apostolici esempi.

Ma ciò posso assicurare a V. E. che non è per ora accettato dalla Santa Sede, perchè la Santa Sede sa che un nucleo cattolico in quella, come nelle altre Colonie, sarà rocca incrollabile e faro inestinguibile di italianità, mentre, accecata, non capisce essere quella l'unica via per il proprio sviluppo non solo in quella colonia, ma in molte altre parti del mondo.

Dopo di ciò, Signor Ministro, non ho che da chiedere ancora una volta se Ella desideri che con questa particolare questione, la quale per altro troverebbe risposta evasiva e resistenza elastica, io venga a sollevare quella di carattere generale che per parte mia non ritengo matura alla soluzione, sia per ragioni nostre, sia per ragioni della Santa Sede (1).

(l) Annotazione di Mussolini: « Importante •·

(l) -Nel corso del viaggio mons. Marchetti Selvaggiani «ha visitato in forma privata la locale Missione della Consolata. Egli ha espresso con me la sua meraviglia che quei missionari vestano l'abito borghese e che si dedichino ad opere di penetrazione della civilizzazione o di sfruttamento industriale dell'interno piuttosto che al proselitismo. Monsignore Barlassina si trovava assente, al Caffa, altrimenti avrebbe potuto spiegare all'Inviato Papale che quella è l'unica linea di condotta da seguire, pel momento>. Così riferiva Cora, telespr. 1877/199, Addis Abeba 10 dicembre 1929. (2) -Vicario Apostolico dell'Eritrea.
6

IL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. R. 43163. Roma, 25 aprile 1930.

Dalle notizie finora qui pervenute e trasmesse a codesto R. Ministero risulta assai chiaro che la repressione, da parte del Governo Etiopico, del movimento di rivolta di ras Gugsa Oliè e delle agitazioni e razzie con quello connesse si è svolta con i consueti sistemi abissini: uccisioni in massa di non combattenti inermi (vecchi, donne, sacerdiQiti, bambini), €'VIilraZJio:rui, taglito di mammel1le, etc.

È questa una prova di più che il tanto vantato incivilimento dell'Abissinia e del suo governo è un nome vano, cui nulla in fatto corrisponde. È una prova da aggiungere alla permanenza in pieno della schiavitù e al regime di sfruttamento distruttivo dei paesi non abissini delle regioni sud-occidentali, constatato dal dottor Cerulli, addetto coloniale ad Addis Abeba, nel suo viaggio di due anni fa.

E intanto un Governo, che è per tanti aspetti un'assoluta negazione di quei principi che stanno a base del regime di tutte le potenze civili, appartiene alla

Società delle Nazioni alla pari con tutti gli altri e ne trae vantaggi non indifferenti.

Sembrerebbe al sottoscritto che una documentazione di questi ultimi fatti dovrebbe essere raccolta e comunicata in~anto -per conoscenza e norma aJHe due R. Ambasda,1Je di Londra e p,arlig,i, sa1lvo a vedere-a tempo e luogo se non 1si poSisa fa1rla giungere fino a Ginewa.

Io penso soprattutto alla questione delle armi, che potrebbe essere l>en lumeggiata dall'uso che di esse si fa in Etiopia.

(l) Negli stessi giorni Grandi decideva di iniziare il negoziato con la Santa Sede perdefinire la questione degli onori liturgici in Oriente in relazione agli accordi Briand-Maglionedel 1926. Non si sono trovati documenti di rilievo del 1930 attinenti il negoziato stesso.

7

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA RR. 1551/892. Vienna, 26 aprile 1930.

Quando la Commissione Militare di Controllo per l'Austria si sciolse, inviò un rapporto alla Conferenza degli Ambasciatori la quale a sua volta lo trasmise al Consiglio della Società delle Nazioni cui era stata trasferita la sorveglianza sul disarmo austriaco. La relazione che giunse a Ginevra segnalava varie inadempienze austriache, e della relazione stessa questa stampa ebbe a suo tempo notizia a causa, si disse, dell'indiscrezione di un funzionario francese della Società delle Nazioni. La cosa fece qui cattiva impressione in quanto fu osservato che, tra i vari rapporti relativi al disarmo degli Stati ex nemici inviati da Parigi a Ginevra, solo di quello concernente l'Austria la stampa aveva avuto notizia. Finora nessuna comunicazione è giunta qui da parte del Consiglio della Società delle Nazioni, ma le critiche circa alcune inadempienze austriache contenute nel rapporto inviato da Ginevra a Parigi, nonchè le pressioni per il disarmo dei corpi militarizzati compiute poi all'Aja su Schober da Henderson e da Briand hanno fatto temere al Cancelliere che dopo la prossima riunione del Consiglio della Società delle Nazioni qualche richiamo potesse essere fatto al Governo austriaco. Schober ha quindi, da quanto mi ha detto stamane il Segretario Generale Peter, creduto opportuno prevenire qualche osservazione ginevrina, la quale sarebbe tanto più sgradevole in quanto, nel momento in cui l'Austria si apparecchia a contrarre il prestito internazionale, non le riuscirebbe utile che l'attenzione del mondo bancario internazionale fosse sfavorevolmente colpita da simili questioni. In considerazione di tutto ciò, il Governo

austriaco ha inviato una comunicazione al Segretario Generale della Società delle Nazioni, della quale codesto R. Ministero deve già aver ricevuto copia da Ginevra, in cui si annuncia che sarà prossimamente presentato un progetto di legge al Parlamento austriaco per definire e limitare il porto d'armi da parte dei cittadini austriaci. Peter mi ha detto credere che Schober voglia togliere ai vari Governi provinciali il diritto di concessione del porto d'armi per attribuirlo solo al Governo centrale, e che il proposito del Cancelliere sia di giungere al disarmo dei corpi militarizzati così di destra come di sinistra. Ho osservato a Peter che la misura generale potrebbe forse avvantaggiare più questi

che quelli, poichè mentre i socialisti rimarrebbero uniti anche se riuscisse a disarrmarlii, :llo!l'mando es1S1i un unko partito poùiiltllico, iLe Hedmw,ehren che 131ono composte di membri dei vari partiti di destra correrebbero rischio, restando senza armi, di perdere uno dei loro principali elementi di coesione, disgregarsi e spar:i!l'e; senza contare che, se RepubliikianiJscheT Schutzbund e Helimwehren rest1a1Siser:o dtsa~r.ma:ti, il ;;1emplii,ce numero de1i componenti av>rebbe àl sop>ravvento e quello dei primi è, forse anche complessivamente ma certo relativamnte a Vienna, superiore. Peter ha però replicato che le armi degli uni e degli altri sarebbero raccolte in depositi del Governo e che, qualora le relazioni di questo con le Heimwehren rimanessero buone, esso potrebbe sempre fornire loro in caso di necesistà non solo le loro proprie armi bensì anche quelle già appartenute ai socialisti.

AV!I'ei !Potuto ribattere <Che ,ciò [J<I"esupporrelbbe però 1che le Heimwehren rimanessero, come suol dirsi, in efficienza anche dopo disarmate, ciò che non è provato. Ma non ho creduto opportuno insistere sull'argomento (1).

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IL CAPOGABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRIGI, AL MINISTRO A SOFIA, PIACENTINI

TELESPR. RR. 214012/64. Roma, 28 aprile 1930.

In relazione alla corrispondenza precedentemente intercorsa sull'argomento in oggetto, si trasmette qui acclusa in copia alla S. V. una lettera recentemente pervenuta a questo Ministero dall'Ufficio Propaganda ed Informazioni della Sootetà bulgara sopr,ad<tata (2).

]interesserebbe a questo M>i.rnkltero avel'e collla mrussd!ma urgenza ogni possibile aggiornata informazione sulla efficienza attuàle della predetta <Società e sulile Gue p['leo~se direttiVle :in c0111.SI1derlaz:Lone de<]l'uti<:!Ji,.tà di eventuawi nost11i contatti coi d~rligenti di e<ssa (3).

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE CONFIDENZIALE 1024/299. Berlino, 28 aprile 1930 (per. il 30).

È vemuto a v~stta["'T}Ji, stamani, il Cont1e Coudenhove K~alie11g.i, aposto,lo del Paneuropa. Egli mi ha detto che la radunata delLe varie sezioni di questo movimento, anzichè a Vienna, come avevo scritto, avrà luogo a Berlino nei giorni 17, 18 e 19 maggio. Contemporaneamente alla radunata, avranno luogo pubbli

che manifestazioni di propaganda, sotto forma di conferenze. Per queste, egli si è g1ià asl3~oumrto l'1mtea:-v~ento e ~la pa~oJa dei Silg;IlOI'i PadlilJre'Vé, Louchem, Serruys, Berthelemy, da Parigi, Dominio Hernemann da Bruxelles, Al'Varez e forse Amery da Londra.

H Conte CoudenhoVIe K1a1lre~~i des1de~a a~nZJiltutto che V. E. sappi,a che eg1li intende non solo non dare alla riunione un carattere antifascista, perciò ha rinunziato alla parola del Conte Sforza che è uno dei simpatizzanti della Paneuropa -ma scil:l1e1aita una paa:tecipaz'ione de1l'ltaUa nuova. Doma:rJJda se potrebbe invitare S. E. Pirelli e il Prof. G. Manacorda, professore di fllosofia alla Università di Firenze, a parlare di cose economiche e di cultura.

Gli ho risposto che lo ringraziavo della cortese comunicazione ma che certo non ero ·.hn gr,ado dii da,rg,:Li nè una !l'1spo,sta nè, tan·to meno, un'a~ss~cu~az1ione. Quello che potevo fare, di fronte alla sua insistenza, è di informarne V. E., la quale, nel Suo alto giudizio, deciderà sulla partecipazione o meno dell'Italia alla manifestazione. Gli ho, a mia volta, domandato quale posizione avesse presa il Governo ge11manko -di :fkonte a questa ~1u..'1Jione.

Egli mi ha detto che, per ora, non ha avuto ancora risposta alle pratiche iniziate.

Gli ho anche domandato se il movimento, da lui capitanato, non venisse a trovarsi in collisione con quello che il Signor Briand sta preparando, col suo memomndurn (1). E~l1i mi ha detto che anZJi, d'accordo con Bdand, i due moVIimenti si .completano. Egli sta compiendo, p& la nuO'Va Europa, l'opera .che Mazzini fece pe1r il'Ha:l'i'a, mentr'e Br1i,and fa qu:ellLa che fece Cavour (H 'l'affronto è suo).

Ciò mi ha portato a parlare del memorandum del Signor Briand, che il Signor Leger sta redigendo, dopo aver superato difficoltà interne opposte, nel Quali d'Ol'say, da1111e Vla'r'ie cor~renti. Il memorandum, che eg1i in pa•rte conosce si basa su tre punti capitali:

l) azione di difesa per la pace europea. 2) Ol'gacruizz,az,iorre dii difesa economi-ca dell'Eu~opa con:1Jro iLa p!I'edommanza nord-americana. 3) Difel::'a sociale deilil'Europa contro hl bolisce'VÌJSIIllO.

Avendo avuto occasione di incontrarmi, dopo, con S. E. von Schubert, l'ho messo confidenzialmente al corrente di questa conversazione, onde attirare l'attenzione sua su queste manifestazioni che si preparano a Berlino, facendogli compr,endere, col dovuto t1atto, che ·l'IttaHa :fla,sci,sta non ha avuto con.tatti nè ha contatti ·coo i!l mov'''mento pa~neuropeo. Eg'li mi ha d!nformato che àil GoveTno de'l Reich non ha preso ancora posizione, di fronte alla « manifestazione di quei signori di Parigi e dei loro accoliti » -e, quanto al memorandum del Signor Briand, formulato a quanto mi ha detto ~l Conte Coudenhove ~a~1ergi, esso si presenta assai semplice, ma ricco di gravi deliberazioni che dovranno essere ben fondate e che for,se non potranno incontrare itncondiz,ionartamente il.'approvaZJione d!i tutti i Governi (2).

(l) -Si segnalano all'attenzione degli studiosi alcuni documenti sulle relazioni italaaustriache negli anni 1928-1929, rinvenuti solo adesso perché erano stati archiviati sotto l'anno 1932. (2) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 466, allegato. (3) -Annotazione a margine di Del Bono, del 16 settembre 1930: « Pro-memoria. L'Ufficio Stampa ha verso la metà di settembre sollecitato una risposta. Quindi ove essa giunga all'Ufficio ITI Europa Levante Africa bisogna darne avviso a quello •. (l) -Il memorandum Briand sulla unione europea, datato l maggio 1930, fu spedito il 17 maggio succes,ivo. Sul progetto cfr. Survey for 1930, pp. 131-142. Testo del memorandum in DB, n. 186. (2) -Sul con1'resso di Berlino della Paneuropa cfr. quanto comunicava Manzoni con t. per corriere r. 1276, Parigi 26 maggio: • Le impressioni francesi comportano che i tedeschi accet
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 1374/714. Berlino, 28 aprile 1930.

Il Maggiore Renzetti, cui ho affidato, secondo gli ordini di V. E., l'incarico di tener ,contatto ,con gli « Elimetti d'acciaio • (1), è rpartito ~stamani per Roma.

Prima di partire, ha avuto una conversazione con uno dei Capi di quella organizzazione, il Sig. von Morosovitz, persona seria, corretta, sincera che gode di molta stima. Questi si occupa più specialmente della • politica estera •.

Il Sig. von Morosovitz ha cominciato col dire, al Maggiore Renzetti, che la Direzione centrale degli • Elmetti d'acciaio » sta redigendo il programma d'azione, riveduto in seguito allo sviluppo della situazione politica e dell'organizzazione. Nel nuovo programma apparirà manifesta la tendenza ad un avvicinamento all'Italia -la questione dell'Alto Adige sarà definitivamente messa da parte -e per quanto riguarda la politica economica, l'organizzazione si dichiarerà favorevole ad accordi commerciali con l'Italia, in modo da favorire lo sviluppo dei rapporti fra i due Paesi -Italia e Germania. Gli • Elmetti d'acciaio •, che mirano alla costituzione di un fronte nazionale, sono favorevoli ad accordi anche con altri paesi, fra 1i qua1lli il'I,nghi,Uerra -esolus,ion1e !liatta deiliLa FLI"a1no~a. G!ld • Elimetti d'acciaio • mirano alla conquista del potere per vie legali, finchè Hindenburg resta a capo della Repubblica. Ma, se questi venisse a mancare, essi pensano che si renda inevitabile una loro azione violenta, per la conquista del Governo e della Presidenza. Essi sperano, in questo caso, di avere amica la Reichswehr e simpatizzante l'Italia, in modo da averne aiuto, sotto forma di armi e munizioni.

Nonostante gli screzii e le polemiche nei giornali, un accordo virtuale, tacito, esiste tra gli • Elmetti d'acciaio •, gli Hitleriani e il partito tedesco nazionale. Hitler è cont~tario alla ~arte dei suoi 1seguaci la più radicale, gu~data da Gobbels, Strasse>r, Go,:ring.

Il 25 del mese, a Berlino, ha luogo la riunione del partito tedesco-nazionale. Hugenberg cerca sanare il dissidio interno, il quale ha, per determinanti, cause

tino in principio il progetto di una Federazione Europea ma a condizioni: a condlzione cioè di

preventivi mutamenti politici che equivalgono a completa modificazione dell'assetto germanico mondiale creato dal Trattato di Versaglia. E questo i francesi non intendono nè possono

accettare ».

Sul progetto Briand cfr. le parole pronunciate da Briining nel corso di un banchetto della

associazione della stampa estera di Berlino (r. 1695/880 di Orsini Baroni, Berlino 24 maggio):

«L'attenzione dei convitati fu più intensa qnando egli intraprese l'esposizione del punto di

vista germanico nella questione della cooperazione europea -che il memorandum del Signor

Briand sia per esser esaminato da questo Governo con la massima attenzione -è cosa più che

certa -ma il Dr. Briining ha fortemente sottolineate le premesse dell'attuazione di quella

cooperazione -il rispetto cioè della sovranità politica e di quella ec::momica delle singole

nazioni, la garanzia di pace consistente nella limitazione degli armamenti, nell'adempi~e~to

degli impegni che la Germania si è addossata. Non è senza intenzione precisa che il Dr. Brunmg

parlando della sovranità ha posto in parallelo l'economia con la politica -poichè dal memo

randum del signor Briand com'è noto trapela un primato della politica sulla economia -nella

concezione di una unione europea.

Mentre in Germania presentemente -e ne abbiamo una riprova nel discorso tenuto

ieri dal Geheimrat Duisberg nella seduta della presidenza del Reichsverband dell'industria

tedesca, si insiste invece sulle necessità di una più intensa attività politica da parte della

economia».

parlamentari e motivi di politica estera. La parte fedele a Hugenberg non vuoi sapere di una politica di intesa con la Francia, mentre vuole che la Germania abbia le mani libere, per agire, come crede, verso o contro la Polonia -l'altra parte, invece, che gli si è ribellata, nelle ultime votazioni al Reichstag, tende a continuare la via finora battuta, sul terreno dei rapporti internazionali. Si prevede che Hugenberg, il quale dispone della stampa e di fondi, riuscirà a riportare l'unione sulla sua persona -attendendo le prossime elezioni, per fare una selezione fra i suoi seguaci e ricostituire un'unità compatta, favorevole allo Stato Nazionale, forte, intransigente in materia di politica interna.

Il Sig. von Morosovitz, accompagnato dal Sig. von Btilow, si prepara a recar.si in Italia, per avere una ·Conversazione con S. E. Mussolini, intorno al programma e all'azione degli • Elmetti d'acciaio •.

(l) Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 478.

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA RR. 1574/906. Vienna, 28 aprile 1930.

Ieri, poche ore prima di salire sul treno per Parigi, il Cancelliere ha voluto, con genti-le pen:-::iero, telefonarmi per dirmi che derstderraVla dallTilli dJ. LSIUO sailuto avanti di partire. Non aveva bisogno di ripetermi che lo scopo e i limiti del suo viaggio in Francia rimanevano quali me li aveva precisati; ha concluso in italiano: « Prima, Roma •. Mi ha poi detto il piacere che gli aveva fatto un te!Jegr::t:mma di S. E. i:l Capo del Gov;erno, din r:i:sposta a quelilo da iluJi tnvjja,togil:d i!n oocrarSiione del ·rercsrnt:e mart:rimrOQ11ÌO deil:lra rsua :lìtgilliuoila. M:i ha itnfirn:e ronmunlicato rche ri:l lVJjinii:stro d:egrli Affar!1i Esberr1i Unghe!1etsre erra venuto a mviitall'lo terti. l'aiJ:.t,ro per urn:a v;irsJ:ta a Budia:pe:st e che egH avev;a accettato (1). L'ho viv;amente ringraziato della sua attenzione e delle sue comunicazioni.

Il Segretario Generale Peter, ·che ho visto stamane, mi ha a sua volta di nuovo assicurato che al viaggio di Schober a Parigi è stato mantenuto quanto più possibile il • tono minore » ch'io avevo a più riprese raccomandato gli fosse dato, e mi ha poi confermato che non vi saranno conclusioni di patti d'amicizia

-o .si:mr::I:i. M:i ha a:nche parrrlrarto ,dJerl:lra v;irsitra di Wa:lko e mostrato ill pll'omemoria redatto, per uso dei due Governi, sul contenuto del colloquio del Ministro ungherese con il Cancelliere. Vi si tratta dell'invito del Governo di Budapest e dell'assenso di Schober alla visita, e se ne fissa la data a verso la metà di giugno. (La stampa di qui nulla sa finora della notizia cui si vuole serbare per il momento il carattere segreto). Walko si è poi rallegrato con il Cancelliere sui progressi considerevoli fatti dall'Austria nel campo politico, e Schober a sua volta

gli ha fatto presente l'utilità di condurre felicemente a termine i negoziati commerciali austro-ungheresi con speciale riguardo agli interessi austriaci circa la sua industria della carta.

Il mio collega d'Ungheria mi ha poi detto che nel colloquio si è parlato di un ai'gomeuto deil quarlre non è :fìatto <OEmilO :nrel pl'omemoria, e o1oè detllJ.,e Ifuimwehren, e ,che Schober ha tdiettto ta Walko aver egr~i :fìaJtto .conoscere ·ad esse •La sua richiesta di vedere la loro direzione nelle mani di un capo sul quale egli possa fare pieno affidamento.

È evidente che con tale r1chiesta alle Heimwehrren il Cancelliere prova volersene valere per la propria politica togliendole all'ascendente di Seipel. Nulla risulta ancora :sulle dec:isioni rpll'ese dalle Hei:rnwehren, i[liuttosto discoroi fra Steidle e Pfrimer nonchè tra favorevoli e contrari a Seipel. Comunque, Seipel ha perduto terreno, e noi non abbiamo motivo di rammaricarcene.

È degna di menzione una frase di Peter al mio collega di Ungheria circa i rapporti dell'Austria con l'Italia e da questo ripetutami, e cioè che, a differenza di quanto avveniva un tempo, si può oggi aver fiducia nell'Italia perchè • Mussolini mantiene la sua parola ».

(l) -Sui rapporti itala-ungheresi cfr. le dichiarazioni fatte a Arlotta da Bethlen dopo il suo viaggio a Roma (R. r. conf. 2236/413, Budapest 3 maggio. Sul viaggio a Roma di Bethlen cfr. serie VII, vol. VIII, p. 587 nota). Il presidente ungherese « si è espresso con parole cosi calde in merito al proprio intendimento vieppiù rafforzatosi in seguito alle constatazioni di
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI

T. PER CORRIERE 4167. Roma, 30 aprile 1930, o1·e 23.

In seguito al telegramma di V. E. n. 302 ho telegrafato quanto segue alla

R. Ambasciata a Parigi:

• -Da un telegramma giunto dalla R. ..A..mbasciata a Berlino risulta che quel R. -Ambasciatore ha creduto di poter rimandare al ritorno, del R. Addetto Aeronautico attualmente in congedo a Roma note aperture con Governo Germanico circa questione della quale ho informato E. V. con telegramma per corriere n. 416 del 23 aprile scorso (1). Questo increscioso ritardo ci mette in condizioni di non poter ulteriormente svolgere quell'azione che sarebbe stata necessaria per valorizzare presso il Governo Germanico un nostro eventuale atteggiamento ad· esso più favorevole in seno alla Conferenza Ambasciatori.

perfetta reciprocità ancora testè da lui fatte nei diversi colloqui avuti alla nostra Capitale, con S.E. il Capo del Governo, con S.E. Fani, col Comm. Guariglia, di perseverare nella politicadella più stretta e cordiale intesa con l'Italia in tutti i campi, che, a meno di fatti che non sembra dovervi esser motivo aprioristicamente di presumere, i quali avessero poi in pratica

da provare il contrario, bisognerebbe invero ragionevolmente ritenerle sincere.

Bethlen si è detto assai soddisfatto della cordialità di rapporti esistenti tra le rispettiveAmministrazioni militari dei nostri due Paesi, e mentre ha dimostrato buon senso della realtà, e pacatezza di giudizio sulle possibilità della situazione internazionale, ha aggiunto di attendere di conoscere prossimamente il modo di vedere di S.E. il Capo del nostro Governo circa i noti promemoria a Lui rilasciati, dopo lo studio particolareggiato che questi si riprometteva di farne •.

Date anche reiterate insistenze Governo Francese fatte a mezzo questa Ambasciata di Francia non mi sembra più possibile nè utile ai fini suindicati della nostra azione presso il Governo tedesco ritardare ulteriormente una risposta. Tuttavia prego V. E. di vedere di ottenere che in luogo della frase nettamente negativa che leggo nel progetto di risposta della Conferenza AE~basciatori che V. E. mi ha rimesso: " la Conferenza tiene a far conoscere al Governo Germanico che non potrebbe favorevolmente accogliere la sua domanda tendente ad un aumento del numero degli aeroporti ecc. " venisse adottata la seguente: " La Conferenza tiene a far conoscere al Governo Germanico che fa ogni più ampia riserva circa la sua domanda tendente ad ottenere un aumento del numero degli aeroporti ecc. ". Tale dizione parrebbe meno negativa, pur giovando agli stessi scopi che si prefiggono i francesi. Ma d'altra parte sarebbe meglio giustificata dal fatto che le aperture tedesche che si vuole sin d'ora respingere nettamente con una risposta negativa non sono state fatte, o almeno, come appare dalla nota, non sembra che siano state fatte, dal Governo Tedesco, ma da un " funzionario della Wilhelmstira.slse ".

Nel caso che V. E. trovi difficoltà a far accogliere tale modificazione La prego di telegrafarmi ».

Prego pertanto V. E. astenersi ogni ulteriore passo presso Governo Germanico anche quando to~rne!rà costa' Colonnello Senzadenari in attesa mie ~srt.ruzioni che invierò V. E. non appena conosca esito pratiche esperite da R. Ambasciatore a Parigi (1).

(l) n telegramma si riferiva alle pressioni francesi perchè la conferenza degli ambasciatori desse una risposta negativa, prima dello sgombero della Renania, a una richiesta tedesca intesa ad ottenere l'uso di alcuni aeroporti nella zona smilitarizzata della Renania. Tutti i delegati in seno alla conferenza degli ambasciatori, ad eccezione di quello italiano, avevano già dato risposta negativa.

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L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1038/133. Angora, :w aprrile 1930, ore 21,50 (per. ore 24).

Tewfik Pascià mi ha detto che delegati Consiglio Debito Pubblico ottomano arrivarti riel'i mattrilna (milO telegmmma n. 116) (2) hanJno chiesto pdma ogrui altra cosa di essere messi in grado rendersi conto esatto della finanza e de}l'economia

turche. Questa sera si riunisce il Consiglio dei Ministri per dare loro una risposta. È una manovra abile dei delegati del Consiglio per dare inizio allo svolgimento di quel programma destinato a fare saltare la banca di Stato, contrariare l'influe.nza che l'applicazione del piano Volpi potrebbe darci e con la nomina di esperti finanziari, che dovrebbero poi diventare dei consiglieri tecnici permanenti, facilitare consolidamento prestito che mediante la consolidazione del debito pubblico ottomano sarebbe destinato asservire ancora più la finanza turca agli interessi francesi. Stimo che è un momento specialmente importante per la nostra in:ll1uenza :lìi:noozi:aJl'iJa e con:seguenrt:.emente per l:a sua cr.1ipercussione s:llavo11evoLe agli sviluppi della politica di Milano. Perciò dopo aver in questi giorni preparato convenientemente il terreno, il Ministro degli Affari Esteri dietro mio suggerimento si propone di far prevalere nel Consiglio dei Ministri straordinario che si riunirà una linea di condotta che pur salvaguardando le forme, per necessaria prudenza, faccia naufragare le proposte dei delegati. In sostanza questo Ministro delle Finanze risponderebbe nella maniera seguente: • Il Governo turco, preoccupato della situazione finanziaria economica del paese, ha fatto già appello ai flnanzJ!ea:-li 'in:t:ernazdJon,ali p1iù litn vi:sta per esamin1aa:-:e questa \SI~tua,ZI]one e non è alieno perciò dalla visita di tutti quegli esperti che il consiglio del Debito Pubbl:ico Ottomano {)redess:e cit..'1VJi:aa:-e a 1J1tolo pr:i·vato, ma L!lenza runv;irto di qumto Governo; che se però i delegati del Debito pubblico ottomano intendono dare visita il carattere di una investigazione internazionale, allora il governo turco non potrebbe accettare che una Commissione Internazionale composta da periti nominati dalle Grandi Potenze rappresentate al Consiglio del Debito Pubblico Ottomano e cioè Italia Francia Inghilterra e da una grande potenza, l'America, con natuvalmente ~il rm:ppresentante tuvco. Tewfik pasaià pros:petteTà quesrta proposta anche per escludere la Germania, che è rappresentata al Consiglio dalla Francia, ed il Belgio, che non è Grande potenza, sperando che il membro americano neutro possa essere di aiuto alla causa turca. In ogni modo, come prevedevo, 1l'offe:n~dv•a fra,nce:s.e ·comin:c~a :a prendere d:l :suo pi:eno svd,1uppo e io ho creduto di consigliare il Signor Tewfik pascià di dare fin da domani la più grande pubblicità alle trattative in modo prevenire campagna tendenziosa che potrebbe nuocere all'estero e specialmente in America al credito del paese (1).

mente ho accuratamente evitato di fare il mmtmo cenno ai Delegati, abbiamo potuto in

ogni modo entrare in tale ordine di idee con la sicurezza di poi svincolarcene... " .

... È mia convinzione che dopo gli errori pas•ati fatti dal Governo turco offrendo il destro

ai Delegati del Debito Pubblico di uscire dalla porta per entrare dalla finestra, ci dobbiamo

tener pronti a sventare i tentativi della Finanza franco inglese la quale, a mio avviso, nulla

lascerà d'intentato per intralciare i nostri piani...

... Ho richiesto al Ministro qualche spiegazione sull'opposizione che avevo notato nella

stampa e nel paese sulla costituzione della Banca, calunniata specialmente in due articoli suc

cessivi del giornale "Yarin ", di cui il direttore è stato finalmente messo in prigione.

Tale opposizione ha preso di mira anche la compagine ministeriale, in quanto essa è favo

revole agli interessi italiani, ciò che mi aveva alquanto allarmato. Il Ministro delle Finanze

con un sorriso di trionfo mi ha spiegato che le voci di crisi ministeriale si dovevano riallac

ciare alle manovre subdole degli scontenti. A questi scontenti, emissari degli interessi della

Banca Ottomana, si dovevano pure aggiungere anche gli esponenti di Banche propriamente

turche, poichè egli nel primitivo progetto di Banca di Stato aveva prospettato delle condizioni

assai dure che avrebbero diminuito il lavoro delle consorelle le quali se ne sono allarmate».

• L'intervento dell'Ambasciata dell'U.R.S.S. [ad Angora] in queste faccende non può che dan"leggiare la finanza turca presso il mondo internazionale, che non perdona all'U.R.S.S. la sua attitudine, del resto anche economicamente errata, sui debiti all'estero». Volpi mirava a negordare in America il prestito turco, al quale la Comit decise di partecipare per 500.000 lire turche. Per altre notizie cfr. Serie politica, busta 1733.

(l) -Non si è trovata ulteriore documentazione. (2) -T. per corriere 984/116 del 17 aprile, col quale Aloisi riferiva su un colloquio da lui avuto col ministro delle finanze turco, Saragioglu, circa i progetti di cui alla serie VII, vol. VIII, n. 276. Aloisi disse « che mi sembrava più opportuno che questo Governo procedesse ad un prestito destinato a risolvere le operazioni di consolidazione del Debito ed a quella di risanamento finanziario del paese soltanto dopo che la Banca di Stato fosse stata istituita. Il Signor Saragioglu ha trovato molto opportuna questa mia considerazione e mi ha detto che egli non aveva mancato di prospettarla, come era naturale, tra questi dirigenti turchi, ma mi ha lasciato intendere che, volendo il suo governo per ovvie ragioni tecniche e politiche portare a felice compimento la conversione prima del giugno prossimo, per non pagare a quell'epocala scadenza delle cedole, gli è occorso facilitare la tendenza dei delegati a tale operazioneaccettando in principio di trattare sulla base di un loro prestito. Ho replicato che ciò mi pareva potesse presentare qualche pericolo per l'interesse che ha la Turchia di liberarsi dagli impegnipiuttosto onerosi che fanno capo appunto alla Banca Ottomana; egli ha voluto subito assicurarmi che su questo punto il Governo Turco è fermamente deciso a non accordare garanziaalcuna, che esso ha già sviato differenti manovre fatto dal Signor Rist che coi suoi emissari ha cercato indurlo ad accettare delle garanzie larvate del genere di quelle da lui impostealla Rumania. Del resto mi ha detto che " siccome siamo sicuri dell'appoggio ~ell'Italia per aiutarci a farci contrarre un grande prestito di risanamento finanziario, del quale natura!

(l) Sulla questione cfr. anche una l.p. di Volpi a Guariglia, in data Venezia 27 luglio:

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IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 781/69. Addi:; Abeba, 30 apnle 1930.

Nel r·i,a:s:sumere •l.a s:·tuazd:one interna dell'E,tiopdra ra:~Ia :fìine del 1929, pel notiziario politico di ques<a Legazione, esprimevo l'avviso che la posizione del Negus fosse delicata, come la situazione generale, ma senza vedere in ciò niente di preoccupante o di allarmante, anzi ritenendo che il Negus, con la consueta sua abilità politica e la co:1oscenza delle debolezze e delle divergenze tra i suoi avversari, avrebbe finito, come è sempre avvenuto del resto finora nei conflitti fra :itl Governo Centra:le ed i capi delle ProVTi,noie, per di:strk,a·re l'an:uHata matassa.

Gli avvenimenti, tuttavia, potevano apparire assai più gravi agli osservatori superficiali o poco conoscitori delle usanze e della mentalità etiopica. Una ribellione persistente in varie regioni settentrionali, l'ostruzionismo di capi fra i più d.mportant:i...invci:a,t:i riipetut:amente a sedada, va:r~i ·scontri fortun•ati per rii•oeHi, il dua:1~smo :fir,a l'I:mpe:r:a·t•r~Ì'(le ed 1i:l Negus, ·impopollare e .crtit:i:cato <1\spra·mente, ed infine l'aperta r,::be•lJ::one di Ra•s Gugs:a OLi-è, difensore de:Ha reMg:1one e de~lle tmJdizdoni impe:r:i:a•l:i d:i M:ene:llilì;: -vi :e1ra ·c:er:bamente di che ·in1.press:ionare dip:lomatici e politici non abituati a queste ricorrenti crisi etiopiche ed alle loro immancabili ed immutate risoluzioni.

InfaH,i, ·come :l'E. V. sa, d:a vamLe :llonti Le perVTen:nero le no.tiz:e più ea:tastro:liiche sulla situazione etiopica tantochè il Governo britannico credette perfino opportuno un passo presso il R. Governo per uno scambio di vedute sulla situazione. Ciò non stupisce quando si è a conoscenza dei rapporti e dei telegrammi che inviarono allora i miei Colleghi d'Inghilterra e di Francia e che avranno inviato nei vari .paesi altri infwmatori più o meno ufficiosi ed anche uff~ciali, come il Console d'Egitto che si è specializzato raccoglitore e divulgatore delle

più insulse e fantastiche notizie.

In QUesta ei:r;costanza ho potuto •constata:re ancora una volta ehe nessun'altra Legazione può contare su sicure amicizie di vecchia data nè disporre di un meccanismo organizzato come il nostro. Ho letto dei rapporti del Ministro d'Inghilterra in cui erano perfino errati i nomi dei capi e delle regioni dove OI"edev·a avven.ut:i i fa:tt.i ·che dov.evano p:reoooupm·e •ill Governo e le LegaZJioni di Addis Abeba, distanti molte centinaia di kilometri di territori senza comunicazioni dal teatro della lotta. E non parliamo dei treni speciali approntati per evacuare le colonie straniere!

Un semplice esame di buon senso della situazione sarebbe bastato, anche

in mancanza di informazioni attendibili a far prevedere l'esito immancabile di

questa ennesima ribellione etiopica. La ribellione dei Uoggerat, Azebò-Galla ed

altre tribù che vivono di brigantaggi e di razzie non poteva a priori essere c.on

siderata come un pericolo per la compagine delì'Impero nè come l'inizio di un

mov;imento rr!ivc!LuzJlonar.io ·c:onnes-so •ad una aZJion:e in grande :stii1le conoertat:a :lira

alcuni grandi capi .settentrionali contro il Governo Centrale e l'impopolare Negus Tafari. Con un tale sco:!)o in vista sarebbe stata scelta una località ed una lPOiPOlazione con maggiore peso sulla bilancia: avvenimenti fra quelle popolazioni o in Dancalia (fra genti e paesi perpetuamente in stato di razzia) non hanno alcuna ripercussione in Addis Abeba. Come pure non hanno avuto ripercussione avvenimenti posteriori e più gravi, come il massacro di Fitaurari Bazzà e dei suoi duemi11Ja solda,t:i e quel:lo dei •tl'e•cento de:l Degi:ac Had:a!Leu; avvenli•ment,i de1l genere possono essere considerati gravi nella piccola Eritrea ma non in questo vasto Impero.

La ribellione si è trascinata unicamente perchè il Governo Centrale sperava sempre di poterla sedare con i mezzi locali o con i soliti compromessi abissini. Quando il Negus si decise ad agire sembrò un errore l'aver affidato la direzione delle ope:razioni a due capi infidi come Ras Gugsa 011è ed il Ras Gugsa Araia. Infatti la loro azione non ebbe alcun serio effetto -anzi accrebbe la baldanza dei ribelli, da loro stessi, sembra, armati ed incitati contro il Governo Centrale.

Ma la mentalità etiopica è insondabile. Non è da escludersi che l'abilissimo Negus abbia voluto cosl assicurarsi, con la condotta manifestamente fedifraga specialmente dell'ex-marito dell'Imperatrice, una prova indiscutibile della sua ostilità, tale da giustificare di fronte al Consiglio della Corona ed alla stessa Imperatrice la necèssità di una energica azione punitiva, senza essere a sua volta accusato di ambizioni e di vendette personali.

In:fiatti, l'it:i:l'a,too'i [,l Ras Gu~.o:a Ol,iè senz,a auto11izz:az:ione dal tea:tro de~•le operazioni, il Negus gli inviava l'ordine di trasferirsi a Dessiè e di attenderlo colà. Invece i' Ras, mentre dapprima faceva mostra di aderire all'invito, disobbediva apertamente e rientrava a Debra Tabor dove immediatamente iniziava la sua campagna contro il Negus, atteggiandosi a difensore della religione, incitando le popolazioni alla rivolta e richiedendo l'appoggio di grandi Capi vicini, appoggio sul quale contava e che gli era forse stato perfidamente assicurato more aethiopico.

Il Governo Centrale è sempre tardo a muoversi: -inoltre una campagna in regioni lontane e impervie col mal tempo eccezionale che prevalse in quell'epoca, non poteva 'sori11dere nè a Oaip:i nè a grega·ri. M'a, di. :firunte aLLe provooaZJi:o:nd dell Ras Gugsa Oliè ed agli intrighi che svolgeva nella stessa Capitale con la complicità dell'Imperatrice e dell'Ecceghiè, il Negus, malgrado la sua vera riluttanza a spargere sangue e soprattutto sangue fraterno, fu costretto ad agire a

fondo.

Il Gran Consiglio -presente l'Imperatrice -dichiarava ribelle il Ras Gugsa Oliè. L'Abuna ed i cinque Vescovi lo scomunicavano. Il Ministro della Guerra era pronto a capo della spedizione punitiva e diramava l'ordine di mobilitazione ai Capi ed alle truppe. Il Negus per incitare gli animi annunziava che avrebbe raggiunto le truppe al campo e si sarebbe posto alla loro testa.

Appena diffusesi queste notizie, si determinava immediatamente l'isolamento del Capo ribelle e l'esito della lotta non poteva più lasciare alcun dubbio, anche fra i più pess,imisti ed i disfattisti che abbondano pure in Etiopia. I Capi rimasti a .guardia dei rpaes.i ribelli Uoggerat ed altri, il Ras Gu~s'a Araia, e lo Uagscium Cabbedè ed j,l Deg,:'a'c Ha,i:a,leu Burrù (que:s:to fede1Ji.sstmo aJ Negus che rd!pone in lui la massima fiducia) si affrettavano ad agire contro i razziatol'i senza attendel'e ['aìrnivo de:l Deg:i•a.c MUJ1ughe:ta e la ,famo:sa il'libe:Htone che doveva sconvolgere dalla base l'impero etiopico era rapidamente liquidata.

Frattanto il Ministro della Guerra operava il concentramento, con lentezza, ma sicuramente, malgrado le solite voci di ammutinamenti e di diserzioni. I grandi Capi chiamati dall'interno rispondevano all'ordine e si avviavano al Nord. Il Negus otteneva così un doppio risultato. Allontanava i Capi da Addis Abeba ed al'mava gran parte delle truprpe con armi e munizioni provenienti dal • Ghebbi , dell'Imperatrke, conservando intatto il suo armamento assai più mode1rno! (in quella occasione fu constatato un furto di tre milioni di cartuccie, in parte inviate segretamente al Ras Gugsa 01iè ed in parte vendute di contrabbando).

Non starò qui a ripete~·e le vicende della campagna contro il Ras Gugsa Oliè terminatasi con la sua morte al combattimento di Zebit (31 marzo 1930): mi riferisco al riguardo ai miei telegrammi e al notiziario. Desidero solo aggiungere queste precisioni: la versione del combattimento secondo il telegramma del

R. Console in Dessiè (trasmesso col mio rapp. n. 50 del 7 aprile 1930) è prevalentemente quella degli aviatori francesi. Ripeto che l'azione dell'aviazione ebbe indubbiamente effetto decisivo nella campagna, ma, secondo ulteriori particolari, attiì1ti ad ottima fonte etiopica è accertato che le truppe governative dovettero sostenere un violento primo assalto guidato personalmente dal Ras Gugsa Oliè Il qua1le non ers>itò a ,1anclicalre i suO!i arrmat,i contro irl campo trlncerra,to del Derg1ac Mulugheta e, come sempre è accaduto nella storia etiopica, l'assalitore ebbe la peggio. Il Ras che aveva fama di imbelle è invece caduto eroicamente, crivellato di colpi e decapitato: fine almeno ben diversa da quella del suo immediato prederce::Jsore ~1!1 iril!beHJ'OI!1€, il De,g~1ac Bailreia conrsriderato un gran soldato e :lìinàto con una miserabile sottomissione alla capitale che era venuto per conquistare alla testa di molte migliaia di uomini (1927-28).

Sono noti pure gli avvenimenti se:i1saz,ionali che hanno seguito il combattimento di Zebit: l'improvvisa morte dell'Imperatrice e la proclamazione del Negus Tafari a Negus Neghesti col nome di Haile Sellasiè I (Forza della Trinità). L'evento della successione tanto temuto e che avrebbe dovuto sollevare tanta opposiz,ione è trascorso senza il benchè minimo incidente.

Attualmente la situazione può chiamarsi di nuovo, come si suole, normale. Dopo il combattimento, il Ministro della Guerra ha severamente punito le popolazioni che avevano parteggiato coi ribelli -varie regioni (soprattutto il Codlà) seno sta,tre corm,prl:eta!lnenrte r:::zz,j,a,te. H Deg'i'a'c Burrù rercators:i nel Beghemedier ed a Debra Tabor ha installato i rappresentanti del Governo e del nuovo Capo, ras Cassà, confiscando tutte le proprietà del Ras ribelle. Altri Capi hanno occupato e disarmato il Jeggiu ed altre regioni, i Uoggerat, famosissimi ribelli, si sottomettono in massa e così quei pochi altri caponzoli che ancora battevano la campa,gna. Al mnmernto lil!l cui !Orclr'lV'o, ~~1 MLnistro de1l:lra Gue~ra ed itl Degii;:J.rc Burrù wno già giunti a Uorrojelo sulla via del ritorno, con le loro truppe (si dice che queste abbiano con sè oltre cinquantamila capi di bestiame razziato ai ribelli!).

Inoltre è giunto alla capitale il Ras Hailu, il grande e temuto capo del Goggiam la cui venuta, come è noto, era stata ostinatamente messa in dubbio, dato che egli avrebbe dovuto essere a capo della « grande coalizione » contro n Negus. Velleità ne avrà avute, non c'è dubbio, e qualche intrigo avrà ordito, ma il Ras Hailu ha troppo buon senso per non aver realizzato che nelle condizioni attuali e dovendo sempre temere la mala fede e la pusillanimità dei presenti capi della rivolta, non era possibile, come non lo è stato finora, opporsi con successo al

Governo centrale. E noto come in queste circostanze egli si sia mantenuto in str'ertto conrtartto con noi. Orra è Qui e ·manifusrtamente poco soddi1s1iartrto dii essell'ci ma rassegnato e :lìiducioso di non veder diminuita la sua posizione a cagione dei troppo prolungati ritardi occorsi nel suo movimento dal Gnggiam ad Addis Abeba. (Dopo aver annunziato per mezzo del nostro Sanitario di Debra Marco:; a me e per mio tramite al Negus la sua partenza per Addis Abeba in gennaio, vi è giunto s01lo aJJI,a fine dii apll'dile, sv,aJJu,tando mani:fe,stamen,te ia. suo gesto).

Sono giunti pure i due Ras del Tigrè, Seium e Gugsa Araia. Quest'ultimo avrà certo non poca fatica per giustificare la sua subdola condotta durante tutti gli avvenimenti.

Così sono riuniti alla Capitale tutti i Ras (cinque) dell'Impero senza le 1oro rtJruppe. n Negus, iitmpopo[,alre, c11iltilcato e da 14 anni i!n 'proailnto di essere detronizzato, è più che mai padrone della situazione e sembra unicamente assorto nei preparativi per l'incoronazione che avrà luogo nel prossimo ottobre, con grande solennità. Ma, certo, l'Imperatore ha già il suo piano d'azione e resta a vedersi se non approfitterà della situazione per cercare di ridurre ancora i residui del feudalesimo ed accentrare tutto il potere nelle sue mani. Comunque, egli ha ora l'oPIPD'rtunità, dOiPO una serie di fortunatissime v1cende, di :poter realizzare i suoi progetti progressisti e riformatori, di affermarsi come reggitore unico ed autoritario, di dimostrare se l'inefficienza governativa era finora la risultante del dualismo della sua debolezza e delle sue manchevolezze.

Qualche punto interrogativo rimane all'orizzonte. La questione più delicata per il Negus è quella di si.stemare la reciproca posizione del Ras Cassa e del Ras Hailu, fra i quali esiste una vera e profonda animosità. Al Ras Cassa è stato attribuito un comando molto importante ed estesissimo (Beghemeder e Amara Saint, inoltre conserva il Lasta, Pitche e Salale) --al Ras Hailu è stato promesso Quara e Ghindeberet; e ciò non lo soddisfa certamente perchè sono note le sue ambizioni di ricostituire nella sua integrità il comando paterno, compresi i territori sulla sinistra del Nilo Azzurro (Abbai). Le disposizioni del Negus erano certamente molto favorevoli a lui -si è parlato nei circoli competenti perfino di una promessa di matrimonio fra una figlia del Negus e l'unico figlio legittimo di Hailu. Ripeto che al Ras del Goggiam nuoce assai l'esser giunto alla Capitale a situazione completamente chiarita ed il sospetto assai diffuso che la pazzesca azione del Ras Gugsa Oliè debba essere stata favorita da assicurazioni ed aiuti del Ras Hailu. Nella situazione Cassa-Hailu vi sono i germi di future dissensioni e di future lotte. Come pure il Negus dovrà liquidare la questione della custodia di Lig:g Ja:su non potendo oggi che è stato prodamato l'I11!Peratore lasciare un pretendente al Trono nelle mani di un Ras, sia pure di un Ras dimostratosi amico in tutte le recenti circostanze.

Ma, tuttavia, occorre che su questi possibiH dissensi non contino troppo coloro che speculano facHmente sulle lotte intestine fra i Capi etiopici, anticipando dalle guerre civili lo sfacelo e lo smembramento di questo Impero millenario. Ciò sarebbe un errore gravissimo, mi sia concesso di ripeterlo ancora una volta in questo rapporto che sarà, con ogni probabilità, l'ultimo che scrivo dall'Etiopia. Senza riandare ai tempi passati, basta la storia di quelli recenti e di quelli recentissimi: dalla più importante ribellione del Negus Micael che, a capo di 150.000 uomini aveva impostato la lotta ~sul fanatismo religioso di

popolaz;ioni so,t:tomesse eon la :fiorr-za dag,Li :sc:ioand, athl:a guerr:igll.Jila di Ldgg Jasu traEICinatasi pe~r vari anni, al gesto di Degiac Baleia, a quello del Degiac Abba Uakau che condusse all'incoronazione a Negus Plenipotenziario di Tafari (che forse aveva provocato il gesto del ribelle), alla morte del Ras Gugsa Oliè, che aveva invano tentato di inscenare una nuova lotta religiosa contro • Tafari il cattolico » -tutti questi tentativi, dal più pericoloso al più insulso, sono finiti mi:s:er,amente men,tre o,g,n:i Vioil.rlla tlr:ion:flaV'a ill Poceve 'Cie:n:tralLe impe:r:a,1e. E si tenga bene in mente che le dissensioni e le rivalità cesserebbero per incanto di fronte ad un qualsiasi pericolo esterno.

* Non posso che ripetere quanto da anni ho scritto al riguardo. È assai più probabile di vedere determinarsi in Etiopia una crisi seria dal cozzo del pro~ gramma riformatore del Negus con la realtà del suo paese retrogrado e incolto, dalla impossibilità in cui si troverà il Negus, continuando nella v:ia delle riforme di assicurarne la continuità o di estenderle nelle provincie dell'Impero che oppongono la tfi"1a:diiz:ion:aà:e forza ~d!i rinerZJ~a, mancando a:ssol:utamenrlle di 'ooltLabocr:-ato:r,i ed :an:che so:lo di uomini deV'orti di u:n:a me:diJa ~nrte:li1i:genZJa e cu:litu:ra. Ho segn:a[iato ripetutamente la fragilità finanziaria dell'Etiopia aggravata ora dalla svalutaz,ione del tallero, dalla stasi dell'esportazione, dallo spopolamento pel malgoverno e lo ,schi,avi:smo di VJa:srte e :fierrt:iil:i 'regioni. Se ri:l Negu:s :conrbinuerà n:eill1a VJi:a rin:tmapve:Sia, atco€1l:ett"'an:dv ,i:l :r:itmo de:lil:e :I"Iifol'me-dowà :itmmanca:btlm:ente, :s1e nJOin a~ltro, aver ricorso alla finanza internazionale, colle inevitabili conseguenze di un vero vasto ed effettivo intervento straniero nella vita etiopica -ciò che finora non si è verificato* (1). Occorre spingerlo su quella via, se non altro per partecipare più d11e ~sa:rà p0121sib!,le ailmeno aJ:lo sf:rutta:men:to de:lile :r,isoose dlel Paese, parrtecipare attivamente alla valorizzazione connessa con la civilizzazione di un così vasto e vario territorio, creandovi degli interessi che finora non abbiamo e che possano al momento opportuno giustificare o provocare un nostro intervento decisivo nelle cose etiopiche.

E soprattutto occorre valorizzare in pieno i nostri recenti accordi affinchè si possa realmente parlare di influenza e di penetrazione italiana in Etiopia. Le possibilità sarebbero molte ma occorre agire. Come il Negus intendesse interpretare il Trattato d'amicizia durante i recenti avvenimenti, lo dimostrò la richiesta da l:ui l'Ì'vol:t;a 'a !!1!0ii :sO:L: di pr;o:cu:ra!l'gl:i quail!che aeTop1a:no da bombandamen:to, con nostro personale, che da Assab avrebbero volato a Dessiè col pretesto di ricognizione e di protezione dei lavori della camionabile contro i razziatori ed avrebbero potuto essere utilizzati nelle operaz,ioni contro i ribelli al Governo centrale ed amico -come lo furono invece con tanto successo gli aeroplani fran,oel"li.

Ogni politica ha i suoi rischi e quella desiderata dal Negus poteva sembrare annLs:ehii:ata n,e:l momento in eui c:i fu Tivolta ~la :t1~chi:est:a. In r:ea[tà -come lo dimostrano le informazioni fin da allora inviate da questa R. Legazione -lo era solo quel tanto necessario per valorizzare al massimo il nostro intervento, che, rli,perto, ,pot,eVIa pr~esenrta:rsi e~ d'i:fiend!ell1si '!llon ~come u:n ~nterVJento ndll1e faaaende :iJnterm,e deil:l'Etiorp:i:a, ma come ~a protez,ione di 1nte:ress:i nostrli. ben dle:flin~i da un Trattato e da una Convenzione.

A tale riguardo è mio dovere riferire l'opinione del Negus. A persona di assoluta fiducia della quale taccio per prudenza il nome, che potrei eventualmente fare, Sua Maestà disse, tra altro, testualmente queste parole: • l'Italia ha perso l'occasione di diventare padrona ed arbitra della situazione etiopica ».

Ciò riferisco perchè conoscendo l'animo permaloso presuntuoso e vendicativo del Negus temo che egli non mancherà di manifestaroi in qualche modo il suo dsentimento. Purtroppo ho già dovuto constatare in vari piccoli affari il suo malumore dispettoso -ciò che in tre anni e mezzo di rapporti continui non mi era mai occorso. E contemporaneamente ho dovuto constatare un palese e notevolissimo mutamento nei suoi rapporti verso la Francia, materializzatosi prontame,nte m favomi flino:m itnv,aaJJo att:e:S1i dJa,l,}a Ootmpagni,a del • Che:min dle fle[' éthi.KJpique », nelrrta one,a:zt1onte di nna r:egia cointtooestsa,ta del satle con monopo[IÌo di vendita in E't~opi1a affidata ad una Socti,età l!lrantoetse e di vi:tall!e impOil"'tanza per le sa1l1~ne di Gibutti, nelil'a scetlrta dii un Fìvancese per stucJILal'e la rliforma monetall'ia alla quatlie è connest~a ila questitone capita!le dei pre,stiti.

Superfluo aggiungere che ho combattuto prontamente e con la massima energ1ia que,sto sta,to d'animo del Negus, ce["tto tran:srl!to:rio, poi1chè ~e sue :lìo~ndamentali disposizioni a nostro riguardo non sono mutate e comunque ce ne ha date ripetute prove, più di qualsiasi altro dei suoi predecessori. Occorre però convincersi che fino a quando non apparirà sulla scena Etiopica un uomo delle qualità militari e di prestigio che mancano a tutti quelli attualmente in vista, malgrado ogni voce ed ogni allarme in contrario, gli oppositori del Governo centrale, a meno di avere l'appoggio militare completo (non solo di armi e munizioni) di qualche Potenza, sono votati all'insuccesso, e che oggi il Governo ce:nÌ["ale è ~mpemsocr:lli:fii,oa,to nteill'Impell1atto~re Ha~lè Se1Ll:ats1siè I.

Copia del presente rapporto trasmetto direttamente a S. E. il Ministro delle

Co1ondte ed a'i Gover~ni de!l,l'EtnLt,rea e deli1a SomaJltLa (1).

(l) Il passo fra asterischi è stato chiosato da Guariglia: « Cioè alla francese! ».

15

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 1453/956. Be1·lino, 2 maggio 1930.

Come l'E. V. ha potuto rilevare da questi telegrammi stampa, i giornali

tedeschi di tutti i partiti hanno seguito colla massima attenz,ione il viaggio del

Cancelliere austriaco Schober a Parigi.

Sui motivi che hanno provocato il viaggio la stampa ha quasi senza eccezioni

accettato la versione che principalmente si trattasse dei lavori preparatori alla

e'mitss,LOine detl prte,stiito 'aust~itaeo. Soltta:nto qua,:Lohie voce aportaditoa, per ets. la

democratica • Vossische Zeitung » ha accennato alla possibilità che Schober fra

gli altri temi accennasse anche alla questione delle organizzazioni a tipo militare

e che facendo presenti i pericoli che derivano da un'eccessiva affluenza, specialmente della gioventù, in dette organizzazioni, cercasse di ottenere l'autorizzazione di aumentare le piccole forze armate di cui dispone la Repubblica. Naturalmente le stesse voci non hanno mancato di accennare agli ostacoli che a tale progetto sarebbero fatti dagli Stati successori, che per forza di cose vedrebbero di malocchio e non potrebbero assolutamente tollerare un ragguardevole aumento deH'Ese:roi,to Federale austlt'draco, speoilalmente t:;e, come pure è stato aocenn<JJto, questo fosse riorganizzato sulla base del reclutamento a ferme brevi, e non più con11e ora 'Erul r>:riJ.srt:rema di arr,ruG1.amenti volontari a ferme lunghe.

Nei commenti che hanno accompagnato il viaggio si è potuta constatare la preoccupazione continua di sapere se Schober, per ottenere il suo prestito ed altre facilitazioni economiche, avesse preso impegni politici nei riguardi della Fmno:ra, ·in prrdma Iri!nea s:ui!Jlia questione d~ll'Msch~uss. Non pochi g1irormalri, aJnche di tendenze molto diverse come per es. il « Vorwaerts • e la stampa di Hugenberg hanno anzi dato come certo, sia con caricature, sia con articoli, che il viaggio a Parigi significasse senz'altro la fine dell'idea della fusione fra i due Popoli tedeschi. Per quanto tutta la stampa abbia messo poi in evidenza le dichira·vazhJ!ni di Schobelt' rarLlra stampa cirvca " una NraZJi'Orne-due Govemi • che sono costituiti dalla Germania e dall'Austria, non può dirsi che quelle dichiarazioni abbiano pienamente sortito l'effetto desiderato e che siano riuscite a dissipare un'atmosfera di sospetto che in Berlino e nel resto della Germania si è formata attorno al viaggio (1).

Un altro argomento che pure ha trovato campo abbastanza vasto nei commenti di questa stampa è stato quello dei rapporti fra l'Italia e l'Austria in funz;i:one derl nuovo vlra,g,gr:o dii Schober. Si potr·ebbe anzi a.ffiermarr-e che arl vilagglio non sarebbe stata attribuita un'eccessiva importanza, se non avesse seguito a breve distanza quelli di Roma e di Berlino. Il contegno riservatissimo dell'Italia non ha permesso di fare deduzioni sull'effetto che vi ha prodotto il viaggio, e quindi le conclusioni sono state piuttosto vaghe ed indeterminate, non senza però ripetere in massima quello che fu già detto all'epoca del viaggio in Italia e cioè che l'Austria nelle sue condizioni attuali non può permettersi deviazioni dalla sua politica estera, neppure ora che ha riacquistato la sua indipendenza economica, e che la sua linea è rigidamente tracdata dalla formola • buoni rapporti con tutti, impegni con nBssuno •. Ciò non pertanto non si è mancato di rilevare come l'Austria abbi·a buon giuoco in questo momento in cui si fa sentire più che mai vivo il contrasto fra la costellazione italiana e quella francese. Da tale stato di cose, anzi, alcuni giornali di destra che hanno sempre combattuto l'atteggiamento unilateralmente « occidentale • della politica estera tedesca da Stresemann in poi, hanno preso argomento per tornare sul tema già accennato più volte e cioè quello della necessità per la Germania di non tl'ascurare l'Italia se vuole ottenere qualche cosa dalla Francia, la quale volontariamente non farà mai concessioni nè rinunzie a favore della Germania, se non vi sia costretta dalla paura di vederle prendere altri orientamenti. Anche questo esempio addi

S.E. Schober, oltre che del prestito all'Austria, si occuperà, a Parigi, di un trattato di amicizia e conciliazione da concludersi in un secondo tempo fra l'Austria e la Francia».

tato alla Germania viene ridotto alla formula che • la strada per Parigi passa per Roma •. A tale proposito è stato interessante un articolo dell'agraria • Deutsche Tageszeitung • che ,insistendo su questo punto osservava come precisamente l'avversione della Francia per l'Anschluss non sia tanto determinata dalla paura di un rafforzamento della Germania a danno dei vassalli francesi e specialmente della Cecoslovacchia, quanto da quella che fatalmente la Germania, il griorno in cui avesse •co1l'I!ta1~a ia fl'ontie11a del Brennero in comune, sarebbe attratta ne.~l'orbita deLla poLLti.ca Hawiana. ln questo ed dn a'ltTii g1iomailii delle stesse tendenze d'altra parte non si è mancato di osservare come l'avversione dell'Italia contro l'Anschluss sia dettata da tuWaltri motivi, e non da ultimo dalle preoccupazioni di vedere la Germania che col suo atteggiamento quasi ipnotico verso ovest, ha sempre fatto, sia pure indirettamente, il giuoco della Francia contro l'Italia e potrebbe farlo anche più gravemente ossia in modo più dannoso per gli interessi italiani, il giorno in cui si trovasse rafforzata e liberata almeno in parte dalle preoccupazioni più attuali.

In altre parole, la stampa di destra mostra di cominciare a comprendere e di trovare giustificate le ragioni per cui l'Italia oggi non può volere l'Anschluss, mentre riguarda una prepotenza ed un segno di timori ingiustificati l'avversione francese. La conclusione è l'espressione del voto che la Wilhelmstrasse finalmente allarghi il suo circolo visuale poLitico, che negli ultimi anni ha dato prove indubbie di essere molto troppo ristretto (1).

(l) Annotazione a margine del 3 luglio 1930: « Le direttive generali politiche verso l'Etiopia sono state discusse nella riunione interministeriale del 27 giugno 1930. Vedi verbale della riunione •. Cfr. n. 117.

(l) Orsini Baroni aveva comunicato con t. per corriere 1023/300 del 28 aprile: • S.E. von Schubert mi diceva stamani che, per quanto consta al ministero degli affari esteri del Reich,

16

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA

L. P. Belgrado, 2 maggio 1 930.

Faedo seguito alla mia del 13 aprile (2) relativa al Colonnello ViSJConti che è poi partito soltanto il 29 aprile u.s. il giorno successivo a quello del mio ritorno dal viaggio dalmata.

A colorire il singolare suo stato d'animo mi preme narrarti l'ultimo episodio.

Subilto dopo ,i!l mto lllirtl1ivo •i1l 28 apr~Le H Maggto.re San Giorg1ilo mi VeillTIJe a dire che il Colonnello Visconti era venuto in Legazione il 27 per salutare tutti, che era ancora debole per 1a sofferta malattia, sarebbe partito i'indomani con un treno del mattino, che per le condizioni fisiche in cui si trovava desiderava nessuno fosse alla stazione e voleva lasciare Belgrado all'insaputa di tutti. Ri

Lo stesso Capasso Torre, con precedente r. 1894/161 dell'S maggio, aveva riferito alcune notizie sull'industriale Arnold Rechberg, notoriamente francofilo. «Nonostante questi suoi precedenti e questo suo passato orientamento, il Rechberg sembra che oggi veda la necessità di mutare risolutamente di direzione e si prospetti, per converso, l'opportunità di un deciso avvicinamento italo-austriaco-germanico ». Egli inoltre c ha mostrato il desiderio di ottenere un'udienza da S.E. il Capo del Governo, nell'occasione di un suo viaggio a Roma».

3 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

sposi al Maggiore San Giorgio che ciò mi doleva. Non per il Colonnello Visconti ma di fronte alle autoìoità jugoslave e perchè si trattava del nostro Addetto Militare sarei andato alla stazione a salutarlo. La di lui partenza senza me alla stazione avrebbe potuto essere interpretata come biasimo nostro al Colonnello,

o come dissidio fra me e lui. Egli si è condotto egualmente verso gli addetti militari stranieri, come verso lo Stato Maggiore jugoslavo, sicchè è partito da qui come un punito, e ciò per suo voluto proposito. Debbo aggiungere che il Colonnello Amari recatosi in visita ufficiale allo Stato Maggiore fu richiesto se il Colonnello Visconti era ancora :in Belgrado. Risposto che era già partito si sentì dire che se ne er·a spiacenti perchè em uso di offrire una colazione agli Addetti Militari in partenza, ciò che sarebbe stato fatto anche per il Colonnello Visconti. Se anche tale affermazione sia stata fatta appunto perchè si sapeva che il Colonnello Visconti era già partito, essa vale in ogni caso a dimostrare che lo Stato Maggiore jugosl,avo avrebbe voiuto usare ogni riguardo al Colonnello Visconti fino alla :fine.

E ciò è bene tu sappia per ogni eventuale seguito.

(l) Capasso Torre, nel riferire sui sintomi in Baviera di riavvicinamento all'Italia, osservava (r. 2048/170, Monaco 19 maggio): c quello che rende perplessi e preoccupati questiambienti è il timore di una " finta " di Roma verso Berlino [per ottenere dalla Francia concessioni nel Mediterraneo e in Africa] per tornare a mirare a Parigi e che lo scopo finale e reale della politica italiana per l'immediato futuro è di raggiungere un accordo definitivo con la Francia e di ricostituire il blocco latino ».

(2) Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 490.

17

IL MINISTERO DELL'INTERNO (l) AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Copia)

N. 834-F. 90 RISERVATA. Roma, 3 maggio 1930.

Si reputa opportuno comunicare a V. E. copia di un rapporto del Prefetto di Vicenza sull'atteggiamento politico di quel Vescovo. Si unisce copia della lettera di risposta autografa di S. E. il Capo de'l Governo.

.ALLEGATO l.

REALE A MUSSOLINI

N. 684 GAB. Vicenza, 30 aprile 1930.

Con i miei precedenti rapporti ho segnalato a V. E. le diverse fasi dell'atteggiamento del Vescovo di Vicenza e degli esponenti locali dell'Azione Cattolica dall'H febbraio 1929 sino al mese scorso.

Ho particolarmente rilevato come i maggiori di tali esponenti: Conte Zileri dal Verme, comm. Rumor, comm. Bevilacqua, Presidente della Banca Cattolica Vicentina, e la maggior parle del Clero della Diocesi, menfu:'e dimostravano la loro soddisfazione per il contegno •Condliante seguito da me e dal Se1gretario Federaie, non nascondevano il loro disappunto per l'atteggiamento intransigente ed astioso conservato tenacemente dal Vescovo.

Debbo ora riferire che in seguito ai fatti da me indicati nel mio rapporto del 19 corrente, n. 620 io ho pensato che persistere nel contegno conciliante e benevolo di fronte aLl'accentuarsi dell'intransigenza del Vescovo non sarebbe stato nè conve

mente nè digmtoso. Pe.rciò io da un certo tempo ho creduto di troncare nuovamente qualunque rapporto e di mantenere nei Suoi riguardi il più assoluto

agnosticismo.

Il Segretario Federale, dottor Formenton, ha voluto ulteriormente tentare per conto suo un avvicinamento, che, se fosse riuscito, avrebbe forse potuto influire sul mutamento della situazione. Io però non mancai di prevenire il dottor Formenton sulla inutilità del suo tentativo. Ma egli volle eseguirlo ugualmente.

In vista della annunziata visita a Vicenza di S. E. Turati, il Segretario Federale si procurò un colloquio col Vescovo, fuori dell'Episcopio, colloquio di carattere assolutamente privato. Scopo era di convincere il Vescovo di accettare l'invito di partecipare al ricevimento di S. E. Turati ed alla cerimonia della Leva Fascista. Il suo intervento avrebbe dato la sensazione che la tanto desiderata pacificazione tra la prima Autorità Religiosa della Provincia e le Gerarchie del Partito era finalmente avvenuta, e la situazione provinciale avrebbe da tale atto potuto subire una notevole modificazione.

Senonchè, nel ·colloquio, abbastanza lungo, il Vescovo tirò nuovamente fuori i soliti ,argomenti deLLe vioLen~e subite dad fascisti nel 1926: l'invasione del1la Tiipografia del Corriere Veneto, il mancato risarcimento dei danni, ecc. accennando persino alla anticostituzionalità della Rivoluzione Fascista per .concludere che non avrebbe potuto accettare l'invito avendo anche assunto altro impegno in provincia. Così terminò il tentativo del Segretario Federale.

Risaputosi in città tale colloquio, il nuovo, ostinato rifiuto del Vescovo, insieme con la chiara, se pur prudente allusione fatta da S. E. Turati nel suo discorso in Piazza dei Signor.i (1), al.la sua incomprensione, produsse una impressdone enorme specie fra gli esponenti cattolici, i quali da questo ultimo tentativo hanno avuto una nuova prova delle ottime disposizioni delle Gerarchie Fasciste e della deplorevole tenacia del Vescovo.

Ritengo, quindi, dopo questo significativo episodio, che si debba nuovamente seguire dalle Autorità e dalle Gerarchie un atteggiamento di intransigenza e di agnostLcismo verso tl Viescovo fino a che non !Lntervengla quailiche fatto nuovo e per sua esclusiva iniziativa, a modificare il suo atteggiamento, mantenendo però verso gli esponenti cattolici e verso la maggior parte del clero che non nasconde le proprie simp'atie verso il Regime, un atteggiamento di fiducia e di benevolenza. Così il Vescovo sentirà maggiormente il proprio isolamento.

Attendo gli ordini che V. E. vorrà da1rmi al riguardo.

ALLEGATO II.

MUSSOLINI A REALE

3 maggio 1930.

Rispondo suo rapporto in data 30 aprile. Atteggiamento Vescovo-specie dopo salvataggio banche cattoliche -è particolarmente ingiustificato e grave. D'ora innanzi le Autorità tutte del Regime ignoreranno -nella maniera più rigorosa, l'Autorità ecclesiastica (2).

(l) La copia che si pubblica è priva di firma.

(l) -Per un breve riassunto del discorso di Turati cfr. « Corriere della Sera • del 29 aprile. (2) -Si segnala qui una relazione confidenziale (n. 326) di De Vecchi a Grandi, del 22 novembre 1929, trovata soio di recente, circa la questione della scelta della chiesa e del cerimoniale per il matrimonio del principe Umberto. Se ne pubblica la prima parte: < Il giorno 15 alle ore 11,45 ho avuta una burrascosa udienza dal Papa. Il Santo Padre, al quale, non appena egli è entrato in argomento, ho rivelato con tutto il riguardo ma con non minore chiarezza che la lettera Gamba dell'Il e la sua risposta del 13 a quel Cardinale poggiavano tutte sopra l'equivoco fra la formale differenza del '.' non concedere " e quella del " fare altamente sapere di non chiedere perchè non si intende dare " mentre era più che ampiamente sufficiente l'ultima parte da me esattamente riferita, e ben compresa da chi doveva comprenderla per non esporsi a dinieghi, si è sommamente alterato. Ha dato in gravi escandescenze alzando forte la voce, tagliandomi spesso la parola, che diventava in me peraltro
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APPUNTO DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 6 maggio 1930.

L'Incaricato d'affari di Francia è venuto a protestare energicamente per questo articolo dell' • Impero d'Italia • (1), pregandomi di attirare su di esso tutta l'attenzione di S. E. il Ministro.

Gli ho detto che l'avrei fatto, e ... basta.

Ma non posso esimermi dal deplorare vivissimamente per parte mia questa manifestazione giornalistica del signor Settimelli, fatta con quella volgarità di stile che g11i è pr:oprdia e che nuoce enormemente ad: noiS!tr\i mterr-esSII.

Mi permetto quindi sottoporre a S. E. il Ministro il subordinato mio parere che convenga far giungere al SettimeHi una esplicita riprovazione con minaccia di sequestro del giornale.

Altrimenti ricominceremo certo daccapo a brevissima scadenza. E saremo noi a pagarne le spese morali, come paghiamo -forse -quelle materiali del giornale.

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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DE VECCHI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Copia)

L. P. Roma, 6 maggio 1930.

Ho avuto iLa tua lettera del 2 magg•io (2) e non ho manca.to di segnail.:are al Cardinale Pacelli l'articolo da Innsbruck del Giornale • Uber die Grenzen • supplemento settimanale di • Germania • che mi hai trasmesso.

sempre più serena e rispettosa ma pm precisa e sicura nell'affermare, ed ha infine troncato il discorso; ma non prima che fossi riuscito a fargli capire l'abbaglio preso e la impulsivitàdell'atto compiuto. Il discorso su questo argomento 'si è chiuso così da parte di Papa Pio XI -alteratissimo: -Bene, tronchiamo, ripeto, la discussione su questo argomento. Vedo che quanto meno si tratta di un enorme pettegolezzo!

Mia risposta molto serena:

-Si, Beatissimo Padre, ma non fatto nè da me, nè dal R. Governo, nè da altri. Il pette

golezzo è nato fra Torino e qui ed io più di ogni altro lo deploro.

L'argomento successivo trattato da Sua Santità (il testo posseduto in copia di una circolare del settembre scorso ai giornali perchè cessassero le polemiche sul Papato anche se di carattere storico) era già stato trattato a voce con me dallo stesso Pontefice e non so perchè l'abbia riesumato proprio in quella assai vivace udienza. Sta in fatto che ha dato occasione al Santo Padre di perdere ogni controllo su se stesso, tantochè, essendomi rapidamente consultato con me stesso sul da farsi ed avendo deciso di non interrompere comunquel'udienza, sono rimasto impassibile, rigidamente seduto e quasi sorridente ad assistere alla scena. Il Papa gesticolava largamente, si alzava, si agitava e pronunziava le parole e frasi meno... diplomatiche. Ho udito ricorrere più volte la parola " nausea " -ho udita la dichiarazione che: avrebbero ragione i giornali esteri affermando che " Mussolini ha imbrogliato il Papa" -che: "Roma è mia". A questo punto inserendomi nella sfuriata ho seccamente risposto che Roma è la Capitale d'Italia, che vi risiede Sua Maestà, il Governo, si amministra la giustizia e vi stanno i Reali Carabinieri. Al che avendo il Papa replicato alteratissimo che Roma è la sua diocesi ho soggiunto: " Perfettamente per le cose della Religione, dello spirito... " avendone questa risposta " Si, il resto vale quanto occuparsi dei lastricati delle strade" •·

Il Cardinale mi ha, naturalmente, replicato che in Germania c'è non soltanto libertà ma licenza nella stampa e che ad ogni modo la Santa Sede non poteva essere tenuta responsabile di simili pubblicazioni.

Ho soggiunto a mia volta ,che la mia era una segnalazione e non di più. Che però evidentemente n giornale • cattolicissimo • è di quelli che ubbidiscono ciecamente alla Santa Sede e che non mi pareva simpatico che avesse dato una pubbliica ~pr1etazlione aiJJla nomina del Vescov;o Ge~sl,er (l) ta<le che l'I1iruia non può accettare. Che infine ero ben sicuro che il Cardinale p,acelli avrebbe trovato il modo di intervenire, quanto meno per l'avvenire, af:ffinchè la grande longanimità del Capo del GoV'erno fin qui dimostrata nell'accettare d. Vescovi che la Santa Sede propone non abbia a subire quakhe cambiamento di rotta. Gli ho lasciato il giornale perchè lo ,studiasse.

Il colloquio è finito colle solite proteste amorose che non mi convincono.

È mio dovere di farti presente la necessità di porre molta attenzione a queste nomine di Vesco<vi che la Santa Sede va facendo, ·sotto la diretta guida del Papa, in modo tale che, anzichè avviarci a formare rapidamente un clero italiano, ci avviamo ,invece per la strada opposta, se non teniamo gli occhi spatJ.,ailJcatd ( 2).

(l) -Allude all'articolo di fondo «A Gastone l'" affricano" », firmato Settimelli, nell'Impero d'Ita!ia, 5 maggio 1930, di attacco alla Francia e al presidente Doumergue. (2) -Non si pubblica.
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IL SOTTOSEGRETARIO GENERALE DELLA SOCIETA DELLE NAZIONI, PAULUCCI DE' CALBOLI BARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 184. Ginevra, 7 maggio 1930.

Ho l'onore di riferire all'E. V. che il Direttore di questa Sezione EconomicoFinanziaria attende da qualche tempo a studiare la possibiH.tà di trasformare il Comitato Economico della S.D.N. da organismo puramente tecnico quale esso è stato finora, in organismo a carattere politico. Siffatta riforma, che va collegata ad una pl'oposta della Delegazione Francese alla recente • Conferenza preliminare per un',azione economica concertata •, tenderebbe ana creazione di un ente che, per la qualità dei suoi membri, dovrebbe esercitare influenza effettiva sulla politica degl:i Stati apparte1,1enti alla S.D.N.

Il direttore della Sezione Economico-Finanziaria sta procurandosi, in relazione allo studio da lui intràpreso, dei ragguagLi sugli organi consultivi in materia economka, es~stenti nei vari Paesi; sulla loro compoSiizione; sul loro funzionamento; sulle loro facoltà -se, cioè, siano chiamati ad emettere soltanto pareri, ovvero anche deliberazioni -sui risultati conseguiti, ecc.

Naturalmente egli ha voluto che g1i venissero fornite notizie del genere anche per quanto riguarda l'ItaHa. Tali notizie sono state dassunte dagli uffici competenti nel documento che unisco (1). Esse provengono da .atti e documenti ufficiali.

Ho tenuto a comunicare a V. E. le informazioni che precedono, perchè esse concernono un progetto da lungo tempo acoarezz,ato negLi ambienti della S.D.N. e intorno ~al quale ho già avuto più volte occasione di intrattenere l'E. V. (2) in quanto <io penso che la realizzazione di esso non potrebbe che riuscire gravemente pregiudizievole ai nostri interessi.

L'E. V. giudicherà pertanto se non sia il caso di predisporre fin d'ora un'azione tendente ad impedire che il piano in discorso abb1a a concretarsi, in guisa da permettere indebite e dannose ingerenze nella vita economica del nostro Paese.

Sarò grato a V. E. di portare quanto precede a conoscenza di S. E. il Ministro per le Corporazioni (3).

(l) -Mons. Giovanni Geisler, nominato vescovo di Bressanone, succedeva all'amministratore apostolico della diocesi, l'italofobo mons. Giuseppe Mutschlechner. Fino al 1935 non provocò rilievi da parte delle autorità italiane, sebbene Buffarini Guidi lo ritenesse di sentimenti anti-italiani. Cfr. su di lui la documentazione in ACS, Vescovi, Bressanone. (2) -Mons. Sibilla, nunzio apostolico a Vienna, si era rallegrato con Auriti per l'avvenuto riavvicinamento itala-austriaco; « e so che in questo ha espresso l'opinione stessa di Pio XI, il quale, da quanto mi è stato qui detto, ha nella visita fattagli da Schober manifestato al Cancelliere il suo vivo compiacimento al riguardo » (t. posta 1423/821, Vienna 15 aprile 1930).
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IL MINISTRO A SOFIA, PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA 1045/387. Sofia, 7 maggio 1930.

Da qualche tempo la crisi che travaglia il grande partito Agrado bulgaro,

suddiviso in varie frazioni guidate da capi tra loro ostili, -si è fatta più acuta

e più grave.

Ragioni programmatiche e mgioni di interesse personale hanno determinato

tale stato di cose.

Le ragioni programmatiche si riferiscono specialmente all'ala destra del

partito, che ha per esponente l'on. Tomoff e conta sei deputati 'al ParLamento.

Il gruppo Tomoff può dirsi che oramai faccia parte del .partito Agrario soltanto

nominalmente, poichè dal suo programma ·esulano interamente i due postulati

fondamentali del p,artito stesso, e cioè: in politica interna ·e sociale: tendenza

all'estremismo bolscevizz,ante; in politica estera: accordo con la Serbia per una

Naturalmente, ciò non vuoi dire che il R. Governo non si preoccupi di impedire le eccessive invadenze del B.I.T., ed infatti esso si è opposto a tutte quelle proposte che, uscendo dal campo del lavoro forzato vero e proprio, rientrano in quello politico. Basti citare la proposta del B.I.T. per la creazione di una Commissione Permanente che dovrebbe sorvegliarel'applicazione della futura convenzione nelle Colonie, proposta circa la quale il R. Governo ha dato parere negativo •.

:federazione balcanica, o meglio jugoslava, dalla Croazia ,al mar Nero. L'on. Tomoff, giovane, studioso, intelligente ed onesto, -comincia ~ad essel'e ben quotato nelLa vita pubblica bulg,ara, ed intorno a lui cominciano a raccogliersi parecchie :forze vive del Paese che non hanno trovato, o non trovano più, ,i programmi ed i metodi dei vecchi partiti confacenti ai loro desideri ·e ai loro propositi di rinnovamento del Paese sulle basi di una politica nazionale, socialmente più progredita nell'interno, e più libera e più decisa di fronte all'estero, e specialmente di fronte ,alla Serbia.

Sull'an. Tomoff, sui suoi frequenti rapporti con me, sulle sue tendenze marcatamente italofile e sulle possibilità di una più diretta nostra intesa con lui riferirò prossimamente a V. E. con separato rapporto.

Le altre due principali :frazioni del Partito Agrario, il Centro -con alla testa il deputato Giorgio Markoff, -e ila Sinistra, capeggiata dag1i onorevol,i Yordanoff, Ghiceff, Muravieff, Radoloff, ecc., -non hanno in verità forti differenziazioni programmatiche, ma si sono piuttosto formate, sul corpo unico del partito stambuliskiano, per ragioni di rivalità personale e di interessi materiali dei singoli capi.

Di questi n migliore è Yordanoff, già anziano e più equi!librato. Il Ghiceff è un demagogo violento ed ignorante, agitatore delle basse passioni deUe masse. Il Muravieff -giovanissimo Ministro della Guerra al tempo di Stambulisld è della pericolosa spede dei fanatici • a freddo •,-padrone di sè, -calcolatore ed astuto.

In mancanza di un Capo autorevole ed indiscusso, questi e pochi altri uomini si contendono il potere nel partito, e -soprattutto -si contendono il favore e la fiducia dei Capi fuorusciti e del Governo di Belgrado e di Praga.

Princi(palmente ,preso di m:ira, e ~combattuto 1con odio e persino con minacce di morte, è il Muravieff, che è depositario delle ingenti somme che, da Belgrado principaJ.mente, affluiscono nelle casse del Partito, a scopo di propag,anda e di azione filoserba.

Coloro che non sono nelle buone graz,ie di Muravieff e dei suoi amici, -e non possono perciò beneficiare della interessata generosità di Belgrado, -si lamentano, protestano, combattono i:l demagogo, -e finendo per attl"libuire alla loro animosità contro di lui e quelli del suo gruppo ragioni di carattere polit1co, concernenti l'attività del partito, -quasi non volendo confessare che tali ragioni cesserebbero d'un tratto se il Muravieff e i suoi soci allargassero 'anche per loro la pingue borsa belgradese. Tutto ciò è aggravato dal fatto che -avendo il partito agrario perduto il potere da sette anni -nessuno dei suoi membri grandi o piccoli -occupa oggi cariche od impieghi pubblici retribuiti: onde le condizioni finanziarie di quasi tutti i • poliHcant.i • del partito, degli ~agitatori, dei propagandliisti, deli capi deLLe sez,tOIIlli, dei segr;etal"IÌ, e1oc. eec. sono mvoe11iltà Bissai precarie e sconfortanti.

Recentemente un g:ruppo di Ag:mmi ha funtentarto un processo dav,an,1Ji al Tr:ibunaJe di Sofia contro gli attuali dirigenti della • Centrale dei Sindacati agrari •, detentori della cassa del partito, e distributori tra le masse contadine di macchine agricole, di semenze ecc. -accusati di appropriazioni indebite e di frodi. Il processo è stato perduto in prima istanza, ed ora si attende l'esito del ricorso in appello.

Questo episodio dimostra chiaramente come i var:i elementi del Partito siano già entrati nella fase attiva della loro reciproca ostilità, e come in fondo a tale ostilità si trovino -come già dicevo -non contrasti di principio e di dottrina, bensì molto prosaici motivi di interesse e di danaro.

* * *

Una delle conseguenze più caratteristiche della scissione del part1ito agrario in vari gruppi è stato il tentativo compiuto da qualche tempo presso di me, per va11ie vie, da alcuni dei suoi dirigenti, per proporre un avvcioinamento tra l'Italia e H Partito stesso.

Dapprima fu un certo Dimitroff, sedicente avvocato ed ex Console bulgaro al tempo di Stambuliski, il quale, ,affermando di agire in nome di alcuni • Capi del Partito Agrario •, mi presentò ed ~illustrò un memoriale dove la situazione della Bulgaria era giudicata catastrofica, -dove si denunciavano le mire serbe su questo Paese, e dove infine si proclamava la necessità di un'intesa con l'Itaf,ia. -Poichè il Dimitroff versava in tristissime condizioni finanz-iarie e poichè, a malgrado deUe mie richieste, si ostinò a non voler fare i nomi dei suoi mandanti, di coloro, cioè, che egli definitiva • Capi • del Partito agrario, -non potetti dar corso ai suoi inviti di prendere in considerazione il suo memoriale e persino di inviare lui, Dimitroff, in Italia, con viaggio pag,ato e dietro congrua sovvenzione.

Per più di un anno nessun'altra avance mi venne fatta dagli Agrari, nè direttamente nè indir~ettamente. La Imo piena dipendenza dana volontà e dal danaro di Belgrado e di Praga era intanto sempre più manifesta, e uno dei loro giomali, il • Pladne • accentuava sempre più la sua animosità e il suo astio contro l'Italia e contro il Fascismo.

Da qualche mese i tentativi di riavvicinamento sono ricominciati.

Un primo tentativo ha avuto luogo da parte degLi Agrari ~estremisti (fra cui lo stesso on. Gbiiceff sopra c1iJtato) i quailii hanno cercato, dà avvicinalrmi r1vo1gendosi all'Addetto Stampa di questa R. Legaz.ione. -Autorizzato da me, l'Addetto Stampa ha avuto con essi vari colloqui, nei quali ha spiegato come io non fossi aHeno in pri:ncipio dall'incontrarmi con loro; ma intendevo prima esser messo al corrente dei loro desideri, dei loro propositi-, dei motivi veri per ,j quali essi -che pur rappr.esentavano l'aLa più avanzata del Partito, quella cioè che per tanti .anni aveva seguito una Hnea politica favorevo1e alla Serbia e nettamente ostile all'Italia -mostravano ora di aver cambiato idea e di volersi accordare con noi.

I colloqui tra l'Addetto Stampa e gli Agr,ari non portarono però ad alcun risultato persuasivo. Innanzi tutto non fu possibile precisare se essi agissero e parlassero per loro conto personale ovvero per conto di un gruppo definito del Partito. Inoltre nell'esposizione delle loro aspirazioni e dei loro propositi furono quanto mai vaghi e superfictali: n è mancarono di far trapelare il loro dsentimento ·oontro glii attua,Ii detentori deUa Cassa del Pa~rtli,to (speci,aLmente contro l'on. Muravieff): ciò che svelò -come al solito -il vero fondo del loro pensiero e n vero motivo della loro démarche verso l'Italia.

In v~sta di tutto oiò -pur ordinando all'Addetto Stampa di mantenere con prudente riserva qualche contatto con i predetti Agrari -non ritenni che fosse anco:m giunto il momento opportuno per incontrarmi ed abboccarmi con loro.

Altro tentativo, in forma molto indiretta e lontana, è stato compiuto •a più riprese, presso di me, dagli Agrari, a mezzo del signor Dami:anoff, proprietariodirettore dei giornali • Utro •, • Dnevnik • e • Zaria • (cfr. mio teleposta n. 367 del 3 corrente) (1).

Il Damianoff, che ha larghe conoscenze in tutti i partiti politici bulgari, mi ha vavie volte intrattenuto sulla possibilità di far modWcare a nosfu"o :fiavore la mentalità e i criteri direttivi del Partito ·agrnrio, asserendo che parecchi Capi del Partito stesso, antichi comunisti e bolscevizzanti, cominciano • ad aprir gli occhi • nei riguardi delLa Serbia, da che questa è gov.ernata dati regime dittatorial.e del Re Alessandro, ed a rendersi conto che la politica seguìta sin qui dagli Agrari, di deca sottomissione ai voleri di Belgrado, non può che produrre dannose conseguenze per la Bulgaria. Ma anche il Damianoff non mi ha precisato di quali • Capi • si trattasse, nè mi ha dato suffidenti assicurazioni circa 1a loro influenza sulle masse agrarie. Perciò, ed anche pel fatto, assai .si,gni:fi1cativo neil suo •Cosrt:an,te ripeteTsi da parte di tutti .coLoro che hanllllo cercato di avvicinarsi a nome degli Agrari· a que,sta R. Legazione -che il Damilanoff mi ha anch'egli accennato, con insistenza, alla necessità di combattere gli attuali dirigenti della • Centrale dei Sindacati • detentrke della Cassa del Partito -non ho potuto seguire il Damianoff stesso nei suoi più

o meno espiliiiCdJti 1ilnvliihl ad entloo'l'e in tratta'Ìiive con un p,aT;tJtto che, oggri, è aJll'aV'allllgUa['dda dei [parlti1ti alllitli.-1ta'l11anci, e più mar'c'a,tamente oSitliiLi ad una poliJt1ca di ·iJn,tesa iJtail.o-bUJ1garta.

L'ultimo tentativo ha un caratte·re più positivo, più limitato, apparentemente apolitico: esso merita -perciò -una più attenta considernzione.

Presentati dall'Ing. Stefan Nikoloff, agrario, ma che non si occupa di politica, ed è ammiratore dell'ItaUa fascista specialmente per le sue legg:i e le sue riforme e i suoi provvedimenti nel campo dell'agricoltura e delle bonifiche sono venuti a vedermi i signori Krestan Popoff, deputato ag.rario al Sobronje, e Giorgio Kosuharoff, ex Segretario Gener•ale del Ministero delle Comunicazioni. Scopo della loro visita è stato quello di comunicarmi l'intenzione loro e di un gruppo di loro compagni, tutti iscritti al Partito ag~ario, di recarsi in Italta • per constatare lo sviluppo dell'agricoltura colà avvenuto in questi ultimi anni •.

L'on. Po[I)off mi ha >Consegnato la lista (2) di deputati e di peil'ISonalità del Partito che vorrebbero compiere il viaggio in ItaUa, agg,iungendo che ad esso

l -Gheorghi Kosuharoff ex Segretario al Ministero Ferrovie; 2 -Krestan Popoff, deputato al Sobranje; 3 -Hristo Manoff, deputato al Sobranje; 4 -Dimiter Grenciaroff, deputato al Sobranje; 5 -Dimiter Derlipanski, deputato al Sobranje; 6 -Nikola Alexieff, deputato al Sobranje; 7 -Gheorghi Enceff, deputato al Sobranje; 8 -Zvetko Mladenoff, Consigliere provinciale; 9 -Stefan Spassoff, ex Sotto-Prefetto di Sofia;

10 -Eniu Gogoff, ex Sotto-Prefetto di Borissovgrad; 11 -Kostadin Kovaceff, ex deputato al Sobranje; 12 -Ivan Kranianoff, Consigliere provinciale.

prenderebbero anche parte degli autentici contadini, scelti fra i migliori nelle varie provincie della Bulgaria.

IllustréiJildomi ·lo scopo di questa progettata visita, il Popoff mi ha fatto qualche accenno poLitico: mi ha cioè affermato (come aveva già fatto H signor Damianoff) che molte personalità del Partito hanno finalmente compreso l'errore commesso sin qui di seguire le direttiV"e e gli ordini della Serbia, verso La quale, invece, si comincia anche da parte degli Agrari a nutrire un • sentimento di odio • ; all'incontro, gli Agrari, avendo seguito col masstmo interesse 1o sviluppo della dottrina e dell'attività fascista, ed i risultati ottenuti nel campo economico e spedalmente in quello agricolo, ed avendo apprezzato al giusto valore l'istituzione dei Sindacati fascisti ·-sono venuti nel concetto ·che per il bene della Bulgaria è necessario constatare de visu l'organizzazione .agraria italiana, onde paterne diffondere l'esempio tra le masse agricole bulg·axe, distogliendole così nello stesso tempo e da Belgrado, le cui prom~sse cominoi!ano già ad apparire menzognere e traditrici -e da Mosca, alla cui dottrina e ana cui pratica di governo, che han gene·rato tanta distruzione e tanta mise:r~ia, potrebbero efficacemente contrapporsi La dottrina e i p11atici risultati costruttivi, e ·produttivi di ricchez:z;a, del Fascismo italiano.

Su queste basi pol,itiche ed economiche il gruppo agrario che si è presentato a me intenderebbe -dopo compiuto il suo viaggio in Italia -inizi!are una nuova •attività tra le masse ag11arie bulgare, mediante un'adeguata propaganda inspirata a criteri di amicizia verso l'Italia e di applicazione in Bulgaria dei principi essenzi!ali deHa legislazione agraria del Fascismo. Il gruppo si proporrebbe anche di fondare un proprio giornale, per la diffusione più rnpida ed efficace delle idee su accennate.

L'on. Popoff mi ha [ndicato per sommi capi l'itinerario del viaggio che egli e i suoi compagni vorrebbero compiere in Italiia, e che sarebbe il ·seguente: sbarco a Brmd!~si; V1ÌisÌita aJi pr:imdpal,i oentr1i a.g'r'ari pugliilesi e aLl' .AJcquedotto; Napoli e centro agrario della Campania; Roma, Campagna romana e bonifiche; Maremma; Bologna e centri .agrari dell'Emilia; Ferrara e le boniifiche padane; Milano e Lombardia.

Trattandosi di persone relativamente povere, il Popoff e i promotori del viaggio pregherebbero il R. Governo di accordare loro qualche riduzione per il viaggio marittimo e ferrovi•ario, oltve a qualche facd.lita:z;ione durnnte H loro eventuale soggiorno in Jtalia.

Essi terrebbero molto a partire il più presto possibile, onde poter osservare e studiare l'ItaHa agricola nel miglior momento quando la produzlione dei cereali è in pieno sviluppo.

Come dicevo più sopra, questa proposta dell'an. Popoff e compagn•i, per il fatto di esser circoscritta ad uno scopo più immediato e determinato, è degna di essere più seriamente esaminata.

Il problema del partito agvario in Bulgada è uno dei più difficili a comprendersi e a definirsi, specialmente nei riguardi dell'Ital:i:a. Come ho pdù volte ripetuto, gli Agrari bulgari sono serbofil!i in politica estera e bolscevizzanti in poliUca interna. Questa è l'etichetta ufficiale del P·artito, sostenuta e continuamente rnfforzata dalla propaganda e dalla ·corruzione serba, e -in minor misura -cecoslovacca. D'altro lato, però, non bisogna dimenticare che questi

Agrari sono bulgari; appartengono cioè ·ad una razza essenzialmente conservatrice e sana, in fondo aHa cui anima i sentimenti d[ attaccamento alla terra madre e dii ostilità contro 1a Serbia sono tradizionalmente radicati. La serbofilia e l·a tendenza bolsceVTica costituiscono quindi una manifestazoone assai diffusa nelle masse, ma, in certo modo, artificia·le e superficiale, piuttosto che una emanazione profondamente .sentita del loro vero spirito. Ne deriva, •acutizzato dalla inabile po1i.tica di isolamento e di persecuzione adottata nei riguardi degli Agrari dahl'iilnrtlesa DemocratJi,oa da[ ·9 gtiugno 1923 aid oggi -uno stato dii malessere, di rancore e di turbamento sociale di cui approfittano abi'lmente i Serbi, i fuorusciti bulgari, e i Capi agrari maggiormente interessati -per confondere le idee, e per far cl'edere alle masse (aiutati in ciò dalle tristi condizioni morali e materiali dei dopo-guerra) che tutti i mali derivano da'l regime di falsa democrazia oggi dominante in questo Paese, e che per-ciò la sola salvezza consiste neWaccoglie,re la parola di Mosca, promettitrice di un domani proLetario facile e felice. La rivolta popolare contro l'attuale ordine costituito dn Bulgaria dovrebbe portare, come primo passo, al<l'unione con la Serbila, Stato più vasto e più forte, insieme col quale i Bulgari potrebbero più facilmente ~ifendersi dalle ingerenze delle Nazioni europee capitalistiche, e più adatto, per la sua stessa composizione, a preparare !'.avvento di una futu11a grande azione proletar.i!a ·sloava. La Serbia -nella •Sua orgogliosa sicurezza di sè -non teme lo svHupparsi in Bulgaria di queste J.dee, in p~eno contrasto con l:a sua ferma linea politica antibolscevdca, ma vede soltanto in esse il germe, il Hevito di quella decomposizilone della Bulgar.ia che dovrebbe portare un giorno Sofia -con ben ·altri find -a1i piedi di Belgrado.

Di fronte a questa complessa situaz•ione di psicologia politico-sociale, non è facile distinguere quanto di v:ero e quanto di ~also possa oggi ritroVTar·si nell'indicato movimento di separaZiione dei V'ari gruppi agrari tra di loro, e nella tendenz·a da alcuni di ·essi dimostrata verso una politica di distacco dalle ideologie di Mosca e dall'attrazione di Belgrado, a favore di una linea direttiva verso l'ItaUa fascista.

Così stando le cose, il mio parere è che (salvo diverse istruzioni di V. E.) questa R. Legazione debba continuare a pl'ocedere, neJ. riguardi dei V'ari tentativi di approccio degli Agral'li bulgari per un avvicinamento politico con l'Italia, con molta prudenza e ri•servatezza, spedalmente per il :flatto che tutti i tentativi sinora eseguiti hanno molto chiaramente palesato quel lato ·af:Earistico e interessato, cui sopra ho fatto cenno.

Resta da considerare l'idea più concreta del viaggio in Italia progettato dall'on. Popoff e compagni. Per l'attuazione di questo vi•agg~o mi permetto esprimere a V. E. il mio parere favorevole.

Per que.ste ragioni: 1•) perchè i promotori si propongono uno scopo che può definirsi tecnico, di studio e di osservaz,ione dello sviluppo agricolo dell'ItaHa di oggi;

2°) perchè i vari componenti deLla progettata carovana non· rappresentano -per la loro personaldtà -tendenze speci<ali nel Partito, ma formano piuttosto una riunione di • i·solati •, che tutto fa ritenere smno in buona fede quando asseriscono di volersi direttamente convincere dei risultati positivi ottenuti dall'Italia fascista nel campo agrario, in confronto con i risultati negativi raggiunti nello stesso campo dalla Russia bolscevica;

3°) perchè il fatto stesso che un 11ilevante numero di agrari si rechi pubblicamente, dii 1S1Ua iniziativa, in Italia, convinto già a priol'li di trovare in essa utili ammaestramenti per una nuova via da indicare alla massa agricola bulgara, costituisce una prova ef:liicace e sicuva, e tm valido riconoscimento della forza d'irradiazione e di persuasione della superiorità del regime sooiaJ:e faseista;

4°) perchè gli Agrari che si recheranno in Italia, pur se non vappresentino oggi un gruppo politico dominante nel lm~o partito, servivanno certamente, a viaggio compiuto, ad incoraggiare ed a rinforzare quelle correlllti ~mtisea.-be e antirusse che -sia pure con moventi iniziali di rancori e di interessi personali -oggi cominciano indubbiamente a delinearsi, e che potranno utilmente e largamente svilupparsi sotto l'impulso di quanto avranno visto in Italia: di laboriosamente disciplinato, di razionalmente organico e duraturo, di pa,triotticamente solidale tra Governo e popolo.

Prego V. E. di volermi imparr"tire le Sue opportune istruz-ioni circa quanto sopra esposto, e cioè circa la condotta da seguire nei dguardi degl'i ulteriori passi di carattere politico che eventualmente potranno fare gU AgrarJ presso questa R. Legazione, e circa la risposta da dare all'on. Popoff e agli altri promotori del progettato viaggio in Ha1ia.

Per quest'ultimo ,argomento mi permetto chiedere a V. E. di volermi rispondere con cortese soHecitudine (anche nei riguardi delle riduzioni e facilitazioni di viaggio), dato che il viaggio stesso dovrebbe essere effettuato tra la :lline del corrente mese di maggio e la prima quindicina del prossimo mese di giugno.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 4. (3) -Si pubblica qui un passo di una lettera (di Grandi?) all'ambasciatore Bonin Longare,datata Roma 22 aprile 1930, sulla questione del lavoro forzato (per la quale cfr. serie VII, vol. VII, p. 365 nota 1). • La linea di condotta seguita dal R. Governo è quella di mostrarsi più liberale che sia possibile in favore dei lavoratori, dato che nelle nostre Colonie il lavoro forzato non esiste e che quindi può convenirci, per ragioni di concorrenza coloniale, prendere questa occasione per mettere il bastone fra le ruote alla politica coloniale degli altri Paesi coloniali che applicano su larga scala la pratica del lavoro forzato. (l) -Non si pubblica. Ma cfr. p. 93, nota l. (2) -Lista:
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APPUNTO DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 8 maggio 1930.

L'Ambasciatore di Polonia a Roma ha consegnato all'Ufficio Società Nazioni di questo Ministero l'accluso appunto (l) cnn cui si informa circa l'a2lione che il Govea:no Polac1co linten:de svo1g,ea:e pa-e~sso i!l Sei[]jartJo dii Daill2ltca per oe['>CW€ di 011:tenere lo scioglimento deii.J.'Assodaz1ione • StahlheJ.m • costituita,si neLla cilttà il!ibere.

Ho confertto sull'argomento coll'Alto Commissario delia Società delle Na

zioni a Danzica, Conte Gravina. Egli si propone, nel caso che la questione gli

venisse deferita dopo un eventuale probabile rifiuto del Senato di Danzica, di

svolgere un'azi-one conciliatrice, tendente a non sopprimere lo « Stahlhelm •, ma

a circoscriverne l',azione per i casi di turbamento dell'ordine pubblicu. Non

sembra infatti conveniente dal punto di vista politico-generale accedere senz'al

tro al des,iderio della Polonia, poichè l'esistenza e !',azione dello • Stahlhelm •

può essene ,ga1'anzlia conrbro dtsordini provocati indii~rerbtamente da1l1La Polon~a. Nè,

essendo l'Alto CommLssario un italiano, sembra a noi convenire che egli assuma una part.e odiosa contro questa :filiale della grande Associazione tedesca, le cui simpatie sono finova sempre andate verso il fascismo italdano.

Mi permetto quindi esprimere a V. E. il subocrdinato parere, per il caso che la questione venga portata innanzi al Constg11o della Sodetà delLe NaZJioni, che sarebbe opportuno lasciare esclusivamente all'Alto Commissar·io di regolare la questione, senza daTe (e tanto meno preventivamente a Vacrsavia o all'Ambasciatore di Polonia a Roma) alcun affidamento di favore al Governo Polacco (1).

(l) Manca.

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 1742./1005. Vienna, 8 maggio 1930.

Il Cancelliere mi ha ricevuto nel pomeriggio d'oggi, •trattenendomi in un ·Colloquio di circa un'ora, che riassumo.

Sul suo viaggio a P·al'igi, su ciò che egli V·i ha detto e che gli è stato detto, ha dato pal'tJLcol'a[1eggi,ate dmormazioni ·a quel R. AmbascliJatore; su quello a Londra aveva poco da comunicarmi.

Le cortesie usategli a Parigi sono state molte e molti •i riguardi avutigli; egli è convinto sia merito deH'Italia: se le accoglienze fattegli da noi fossero :state diverse, tali sarebbero state 'anche quelle della Fvancia.

Nulla gli si è detto, neanche vagamente e indirettamente, circa la possibilità di conclusione di un patto di amicizia. Prima ch'egli parllisse si era accennato a un accordo per l'invio di ~avoratol"li austriaci in Francia (mio telespresso n. 912 del 29 aprile U.<s.); ma poichè tali lavoratol'i avrebbero dovuto essere impiegati in oper·e di fortificazioni, egli ha considerato impossibHe la conclusione dell'accordo, e il progetto è ·andato così a monte. Nulla neanche gli è stato detto sulla questione dell'unione alLa Germania, alla quale del resto gravi difficoltà economiche si opporrebbero; egH ha dichiarato a Briand che la comunità di razza dei due stati spiegava le loro particolari relazio1ni, del che Brtand ha mostrato rendersi in tutto conto limitandosi a insister•e sui vantaggi che l'indipendenZJa apporterà in avvenire all'Austria, la quale dovl'ebbe essere la base delle di lui proposte di intese economiche fra gli stati dell'Europa centrale. Nulla ·in:Eine gli è stato detto sul disarmo dei corpi armati di destra e sinistra, ed egl:i .si è I:imitato ad aocenna,l'e a'i suoli progetti di :restriZJione deU'uso del porto d'a:rmi (mto te:Lesp['esso

n. 892 del 26 aprile u.s.) (2), quasi volendo far oredere ehe intenda procedere eosì al completo disarmo anche de11e « Heimwehren •, ciò che non è. Queste sue ·spieg,azioni meno utili forse a Pal'igi, ove pure ha avuto l'impressione che qualche pressione fosse stata fatta su Bviand da questi sociaListi per mezzo di Paul-Boncour e di altri, sono state assai opportune a Londra, ove il noto deputato socialista austri,aco Bauer aveva fatto ·agke su Henderson, che è un con

vinto uomo di parte, ma ove Schober ha potuto a sua volta far ag,ire su questo

dal Sottosegretario di Stato permanente cui ha spieg,ato e che ha compreso la

situaz,ione austriaca presente. Si è infine lamentato con Briand per l'a poca

anendevolezza dei Cechi nelJ.e questioni economiche con l'Austda, e sulle insi

nuaziond jugoslave circa la nuova strada fra Graz e Klagenfurt facendo al Mi

nistro degli Esteri fvancese la nota dichtaraz,ione che egli avrebbe 11inunciato

alla costruzione di quella se la Jugoslavi'a avesse restituito Marburgo per dove

passava l'antica strada di comunicazione fra le due città.

Quanto al resto, come mi aveva detto e ripetuto prima di partire, tutto è

stato mantenuto nei limiti ristretti di una visit,a di pura cortesi,a, e se i francesi

hanno cercato di dare al viaggio più importanza ch'egli non intendesse attri

buirgli, e se hanno voluto conferire a lui, senza alcuna precedente intesa, il

Gran Cordone della Le~ion d'Onore, ciò è stato perchè, come ha saputo aver

detto Briand, questi è convinto che ormai l'Austria se fosse trascurata dalla

Francia sarebbe completamente perduta per essa.

Ho assaci ringraziato U Cancelliere per le sue comunicazioni. E ho detto che

su due punti mi premeva attirare la sua attenzione, prevenendolo però che io

parlavo per conto mio non avendo avuto al riguardo akuna istruzione di V. E.

1,1 primo err-a J'a questione dei patti dii amicizi1a. Già val."lie settimaUJe :lia ~l Segretario Generale Peter mi aveva detto che questi Mini·stri così di Francia come di Jugosl,arvia ~li aveV'an.o accennato gener,icamente aH>a possilbilliittà della conclusione di consimi'lii patti da parte dei loro rispettivi Governi con quello austriaco (1). Non avevo da,to per U momento importanza agli 'accenni del signor Mi1oyeV'itch, non ~solo perchè la Jugoslavia, stato relativamente piccolo e a completo rimorchio della F1ranci,a, ·era supponibile avrebbe prima lasciiato che analoga proposta fosse stata present,ata dalla Francia, ma anche perchè Miloyevitch sta per andare a Bruxelles, e non sarebbe il miglior momento per miziare simili delicate trattative quello del mutamento del titolare della Legazione. Perciò non ne avevo nemmeno parlato con il Cancelliere, mentre tnvece gU ,avevo par1ato degli accenni del conte Clauzel al signor Peter, perchè il momento poteva apparire particolarmente mdicato così per il viaggio stesso come per til precedente creato dal nostro esempio. Egli aveva già allor,a avuto la cortesia di assicurarmi che, se una proposta positiva gli fosse stata effettivamente fatta dal Governo francese, avrebbe risposto essere 1a data del viaggio troppo ,imminente e doversi qumdi vimandare il progetto ad altra epoca. Prendevo con pia,cere conoscenza del fatto che, secondo le sue esplicite dichi,arazioni, nulla era stato progettato

-o 'anche solo detto a Parigi lin proposlilto. E per quanto fosse poco prooobliwe che, non essendosi colta questa occasione, se ne vo,lesse in seguito trov,are un'altra per toccare !',argomento, credevo utile fargli presente qualche nuova vag,ione che avDebbe dovuto dissuadere Il Govevno aust11iaco dall'accogliere una simile eventuale proposta. La p11ima era che, secondo mi aveva egli stesso detto nel corso del colloquio, le assicumzioni da lui avute gli facevano considerare come sicura l'a conclusione del prestito non appena avvenute le note ratifiche dei vari stati, sicchè, stipulato il prestito stesso, sarebbe venuto a mancare uno dei principaH impedimenti al rifiuto della conclusione di un patto di amicizia con la

Francia, e cioè il timore di suscitare l'opposizione del Governo della Repubblica alla buona riuscita del prestito. (Questo Min•istro delle Finanze mi ha però detto che le .speranze di Schobex nella prossima ·conclusione del [prestito son troppo rosee). La seconda eva di altra natura e non gllie ne ·avevo prima parlato perchè solo in questi giorni, secondo sapeva anche il Segretado Genevale Peter che ne aveva discorso con me, noi avevamo qui fatto al Ministero austriaco dell'Esercito una comunicazione definitiva e precisa circa le armi e munizioni che in una data fissa e vic~na evavamo pronti a consegnare al Governo a\lstriaco in numero assai notevole e in modo completamente gratuito, non escludendo affatto 1a possibil!ità di altre consegne in processo di tempo. Specialmente dopo un tale nostro atto, importante e deLicato, di franca amicizia e schietta fiducia, io mi chiedevo quale impressione avrebbe prodotto sul R. Governo una simiLe stipulazione con il Governo francese, la quale non credevo, per esempio, che sarebbe d'altra parte riuscita particolarmente gvadita a Berl.ri.no. Era perciò che, sia pure di mia ·iniziativa, mi permettevo attirare sul grave argomento l'attem:rione di lui.

E su un altro argomento desideravo attirare la sua attenzione il quale però non era in rapporto con il precedente, ma a cui mi aveva ·richiamato per assodazione di idee il suo accenno alle Heimwehren. L'argomento eva quello delle future elezioni poHtiche. Il tempo che ci separava da esse lll!on era lungo giacchè, secondo la costituzione, dovevano avvenire nella pl'imavera prossima. Mentre il partito socialista rimane compatto nella sua disciplina, ed afferma, con le 'Cifre pubblicate circa i suoi nuovi elettori, che dai futuvi comizi politici esso uscirà ancor più 11afforzato, e promette per allQII'a di riguadagnare il terreno ora perduto, i tre partiti della maggioranza borghese, e oltTe ad essi le Hei1mwehren, non most111ano fi1Il!OI1a non dico la .preparazdione, ma a•nche solo 1a volontà di prepara,rsi ad affrontare uniti la lotta contro ~ socialisti. Sapevo ·che 'i particolari interessi diversi e talora contrari dei vari partiti borghesi impedivano loro una unione completa, ma mi sembTava necessa•rio e possibile fosse fin da ora fissato un programma semplice ·chiwo e breve, compvensibile da tutta la borghesia e capace di vaccogliere tutti i consensi ru essa, nel quale si traducesse il pri:noipto della prosecuzione della lotta antisocialtsta. Ero inutile ·che ciascun partito cercasse di asskurarsi magg·iori benefici a •scapito degli altri partiti deUa stessa maggioranza, quando ciò avesse dovuto avell.'e come risultato finale il vantaggio dei sociaHsti, il quaLe si sarebbe poi concretato neil danno partkolare e totale dei vari partit·i della borghesia. Non credevo che i socialisti avrebbero potuto avere una deoi·siv.a vittoria, ma se anche questa si fosse rridotta al guadagno di tre o quattro nuovi seggi, la differen~a f1n da ora non grande tra i voti del.la maggiomnza e quelli della minoranza parlamentare si sarebbe così ridotta anche di più, rendendo forse impossibile di cont~nuare ·a governare con gabinetti privi di rappresentanti del partito socialista. S'io intrattenevo il Cancelliere di una questione di pura politica •interna, lo facevo nell'interesse non solo del trionfo dei principi d'ordine in Austria, ma anche in quello dei mpporti austro-Ltal:iani che al punto in cui erano giunti mi sembrava non avessero oramai null'altro da temere per il loro avvenire fuorchè un mutamento nella composiz.ione del.La came11a e un conseguente cambtamento del carattere esclusivamente borghese dei suoi Ministeri.

Alle mie obiezioni il CanceUiere ha risposto con il suo consueto ottim1smo, dicendomi che, pur rendendosi conto delle .ragioni delle mie preoccupazioni, le quaH avevano la Joro premessa nel mio desiderio di un mantenimento e rafforzamento dei rapporti itala-austriaci, non credeva che esse fossero fonda,te. Per ciò che -concerneva !l'eventuale patto di amic.i:zri,a con la Francia egli, pur ripetenè.omi la sua difficoltà di r,ifiutarne la conclusione ove gliene fosse in 'seguito stata. presentata proposta, non ne vedeva oramai la probabilità dopo passata l'occasione della sua visita a Parigi, tanto più dato H contegno così r!iservato da lui colà tenuto. L'accenno qui fatto tempo fa dal Conte CJ,auzel doveva essere

o una sua persona,le iniz!iativa che non era stata poi sostenuta dal consenso del suo Governo, o un assaggio del ·terreno fatto fare da questo, 'sotto forma di iniziativa del suo ministro, ~al quale non si era creduto a Parig1i far seguire una proposta preeisa in considerazione della fredda accoglienza trovata. E del resto anche dopo un patto, il contegno dell'Austria verso la Francia non sarebbe tnai stato simile a quello verso l'Itali-a. Quanto aUe future elezioni eg1i le vedeva avvicinare senza ,timore. Era deciso ad ottenere la costituzione di una fronte unica antisocialista; nei collegi nei quali non fosse stato possibile conseguire l'accordo tra i vari partiti borghesi, credeva di poter far portare H suo nome perchè su di esso si raccogliessero i voti degli uni e degLi altri, saJ.vo poi a cedere il collegio al candidato borghese più adatto. Egli era conv!i.nto che le nuove elezioni non solo non avrebbero addotto alcun vantaggio per !i socialisti, ma avrebbero loro cagionato la perdita di ,alcuni ,seggi. Le loro stattstiche non sono ,esatte, ed essi le pubbHcano a scopo di propaganda e per !impedire che in vista del risultato dei futuri ·comizi molti altri el,ettori tolgano ai marxisti il propdo voto a tempo.

Ma su questo argomento delle nuove elezioni avrò occasione di tornare.

P. S. -Il Segretario Generale mi ha dato lettura delle istruzioni scritte che sono state consegnate al signor Egger, il quale riparte domarn ,sera per Roma, perchè se ne serva per Je sue comunicazioni verbali a V. E. circa H recente viaggio del Cancelliere. Non contengono nulla che meriti spedale menz.oone, oltre quanto è qui sopra riferito sulle dichiaraz~oni fattemi dal CancelHere. Mi ha altresì detto che Schober nel ricevere Egger lo ha incaricato di fornire a

V. E. altri particolari circa il suo viaggio.

(l) -Appunto marginale di Grandi: • Mio ritorno ». Grandi era in procinto di recarsi a Ginevra, per dove parti il giorno 10. (2) -Cfr. n. 7. (l) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 469.
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IL PRESIDENTE DELLA ANSALDO, CAVALLERO, AL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA

L. Genova-Cornigliano, 8 maggio 1930.

In relazione al colloquio di 'ieri, mi faccio premura di rimetterLe un breve promemoria, nel quale è tracciata l'importanza, dal punto di vista naz,ionale, della trattativa che si sta svolgendo dalla Casa • Ansaldo • ad Angora, per fornitura di artiglierie terrestri all'Esercito Turco.

Le sono assai grato del premuroso interessamento che Ella ha voluto dedicare a questa questione.

ALLEGATO,

TRATTATIVA DELLA CASA • ANSALDO • PER FORNITURA DI ARTIGLIERIA ALL'ESERCITO TURCO

Questa trattativa si svol,ge da .cir(m 3 mesi. Si fu':atta di for·nire aU'esercito turco una cinquantina di obici pesanti campaJ.i del caihibro 149 (vruore coDJtarnti 30-35 milioni).

Altre forniture del genere sono previste, per calibri diversi, e la discussione al riguardo è già stata iniziata. Oggi la discussione è concentrata sugli obici da 149. Con.corrono a questa gara gli Inglesi con la • Vickers •, i francesi con la • Schneider ., gli Italiani con la • Ansaldo •. Si tratta, per l'industria italiana, di sboccare sul mercato mondiale delle artiglierie terrestri; finora abbiamo esportato soltanto artiglieria da marina.

Lo sforzo è di enorme importanza per l'interesse nazionale:

l) perchè dalla guerra in poi non abbiamo costruito artiglierie terrestri, cosicchè è d'importanza essenziale avviare questa fabbricazione, almeno per conto di terzi, col vantaggio di avere macchine, tecnici e maestranze pronte, oltre che materiali in costruzione sui qua>li si potrebbe mettere la mano in caso di bisogno;

2) per il prestigio nazionale, che trarrebbe grandi vantaggi da questa nostra affermazione; l'esportazione di materiale bellico ha poi, anche sotto l'aspetto politico, un'importanza che non occorre qui sottolineare.

n successo di questo sforzo della Casa • Ansaldo • dipende ormai principalmente dall'appoggio politico che potrà dare il Governo, tenuto conto che sotto l'aspetto tecnico abbiamo ormai superato brillantemente le discussioni durate oltre due mesi, e che, per quanto ci risulta, il nostro prezzo sarebbe il migliore.

È certo però che, per impedire a una Casa Italiana di sboccare sul mercato mondiale delle artiglierie, i concorrenti francesi e inglesi faranno ogni sforzo, anche di prezzo, e metteranno in giuoco tutta l'influenza politica di cui possono disporre tutti i rispettivi Paesi.

La decisione sacrebbe imm1nente (1).

Su analoga segnalazione fattagli da A. Turati (Lp. 3 ma•ggio), Grandi aveva già telegrafato a Aloisi (t. [p.r.] 4392/62 del 7 maggio), sottolineando che appoggiare efficacemente l'Ansaldo, • che per quanto risulta finora... rimane sola concorrente italiana, ... significa appoggiare industria nazionale che esige particolare interesse ». Aloisi rispose con t. 1283 del 9 maggio, dando assicurazione e osservando anche : ' sono dell'opinione che non convenga però alla

R. Ambasciata di accentuare troppo la sua azione presso questo Governo e ciò anche nel cospicuo interesse dei rappresentanti delle nostre industrie che se ne sono dimostrati con me convinti.

Questi governanti -come V. E. conosce -sono estt"emamente suscettibili, ed un mio passo diretto potrebbe pregiudicare la nostra azione qui, che giudico invece attualmente perfettamente inquadrata. Meglio è creare ufficialmente, come facciamo, un'atmosfera di cordialità politica, l'unica adatta a suscitare in questi Governi il bisogno di ricorrere alle case

italiane ».

Cfr. anche il precedente telespr. 208670 del 12 marzo, col quale Guariglia aveva raccomandato alla ambasciata in Angora la società Breda, in trattative col governo turco per una fornitura di mitragliatrici. • ... È nostro precipuo interesse, economico e militare, il dar modo alla industria nazionale di materiale bellico, categoria cui la Breda appartiene, di mantenere efficienti le proprie lavorazioni •.

(l) Annotazione marginale di Guariglia: • Prego fare in questo senso un dispaccio ad Aloisi perchè si renda conto dell'importanza della questione».

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L'INCARICATO D'AFFARI INGLESE A ROMA, OSBORNE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Traduzione. Ed. in D B, n. 199)

N. 154/15/30. [Roma], 9 maggio 1930.

*In ~assenza di Sir Ronald Graham, attualmente a Milano, ho l'onore di trasmettere a V. E., la seguente comunicazione del sig. Ramsay Mac Donald nella sua qualità di PresdJdente della Conferenza Navale di Londra * (l):

• Vi sono molto grato per la comunkazione che mi avete cortesemente fatto a mezzo di Sir R. Graham il 4 maggio co11rente (2) a rprQposito del nuovo ;programma 'ÌitaH,ano di costruzioni navali. Mi rendo conto dell'azione ~svolta da V. E. per dar seguito a11a linea di condotta tracciata nelLa nostra ultima conversazione (3) e 1sono persuaso che se gli elementi modernti di tutti i Paesi continueranno ad adopera111si pe1r un a,cco~do, sarà possibiille al momento deblito dii comptletare 'i!l T!rartctato dii Londra <con 'l''ilinelusione dte1ltle cifre de1l tOillille~agg,ilo dleltl'Irtat1i:a e de!Ha Francia. Quantunque 11<> mi atrtende,ssi_ che !iJl Govenno i<tailiilano avrebbe a suo ·tempo annunciato H suo prog11amma di costruzioni navali per H 1·930, non posso nascondervi che sono stato alquanto .sorpreso dall'annuncio di questo programma in questo momento e per la sua portata, avuto riguardo aHa natura deJdJcata dei ne<g'OziaiÌii !Che ~peri1amo f11a breve di COill1Uil!lJUJaJre. Sa,rei nru g;ius1Jo se -in risposta alle ineV1itabHi domande che qui mi verranno rivolte -io ritenessi che H Governo :ttaHano non si prop0111e di fatto di impostare nessuna nave mentre procedono i nego21iati per i quali è stata aggiornata la Oonferenz,a? Se voi poteste darmi un'assicurnzione personale su questo punto, 'sal'ebbe per me un soiHevo ed un'utile chiariftcaziòne, giacchè sarà fatto osservare che, 'se l'Italia imposta nuove navi adesso, probabilmente la Francia risponderà procedendo subito a nuove costruzioni che potrebbero altl'imenti essel'e ritardate durante i negoziaJhl. Quewio ,che tutti vogliiiamo -io credo -è che i negoZJiaiÌIÌ procedano in un'atmosfel'a calma ed amichevole, e questo è evidentemente improbabile se nel frattempo i programmi di costruzione sono affrettati <invece che ritardati •.

26

IL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

N. 63209 RR. Roma, 9 maggio 1930.

Preso atto di quanto rifer:Usce l'On. Can,talupo col suo rapporto dal Cairo

n. 1360 del 25 aprile u.s. (4), confermo le [!)<recedenti istruz.ioni per quanto

(3l Cfr. l'accenno a questa conversazione al n. 107, allegato, e in DB, p. 354, nota 1.

riguarda ldris e gli altl'i membl'i della famiglia senussita, constatando con compiacimento che il nostro Ministro si è sinora scrupolosamente untformato alle stesse.

Devo però far presente che il piano di az.ione politico-militare che ad opera del Geneirale GraZJiJani v·iene attualmente ·sV'olgendosi [n Cirenaica, richiede nei nostri contatti con Idris cautele ancora maggtori di quelle usate nel passato: affmchè appaia ben chiaro agli occhi di tutti che, al nostro dgore 1m Ckenaica, nel coLpire la :ri:bellione anche nelle .sue manifestazioni indirette e larvate, corrisponde una ugull!le intransigenza nel pretendere da ldr1s e da.gli altri esponenti deUa Senussia, una sottomissione incondiZ~ionata, .senza sottintesi nè riserve.

È quindi da evitare da parte nostra qualsiasi atto che possa 1iriterpretarsi come ispirato da desiderio di venire ad un accordo; e del quale gli interessati non mancherebbero di diffondere la notizia 1in Cirenaica, coi soliti [ngvandimenti e deformazioni, I.'inforzando, come altre volte è successo, lo spirtto di ribeUione e la volontà di resistenza, nella speranza di assicurare a11a sottomissione condi:zJioni migliori.

È pe~rciò opportuno che l'On. CantaJ.upo faccia sapere a Idlris che un suo eventuale atto di sottomissione compiuto neUa sede della nostra Legazione non lo dispen,ser-ebbe dal compiere atto formale e ufficiale di presentazione e di sottomissione anche a Bengasi, e che egl1i dovrebbe preventivamente impegnarsi in t·aJ.e senso.

Anche per questo ritengo prudente ·che prima di l"licevere Idris alla Legazione, ,l'Qn. Cantalupo pretenda di conoscere il testo deHe dichi!areZ>ioni che Idri!s dovrà rendere in tale circostanza; e che siano in precedenza fissate le formal·ità della visita, la quale dovrà avvenire con quel tanto di ,solennità e di pubb1icità che è necessavia, per togliere aHa consueta malafede .senussita ogni possibilità di falsare il vero significato dell'atto compiuto da Idris, o di diminuirne la portata.

• _Da m.:; sollecitato a dirmi quanto in proposito sapesse, il Ministro di Francia Gaillarcl. che m1 ha npetutamente manifestato in questi giorni i segni della sua amicizia, ha inteso non solo far atto di cortesia personale al collega ma soprattutto cosa gradita a Palazzo Chigimettendomi al corrente di una démarche fatta presso di lui, in quest'ultimo periodo, dal saied

Ahmed Scerif.

Alla fine di febbraio il Senussi, per mezzo di un intermediario, fece domandare al Gaillard il passaporto francese e l'autorizzazione al Quai d'Orsay di stabilirsi in Tunisia. Richieste che vanno messe in relazione col vecchio disegno dei senussiti -in difetto di riconoscimento del

diritto di opzione per la cittadinanza egiziana prevista negli accordi itala-egiziani per Gia

rabub -di farsi riconoscere sudditi francesi ricollegandosi ana origine marocchina del fon

datore della confraternita. Gaillard mi ha dichiarato di essersi consultato con sir Percy Loraine e di averne avuto confidenza che Ahmed Scerif avevagli poco prima domandato di stabilirsi in Egitto, domanda che il governo inglese aveva respinto. Il collega di Francia ha allora chiesto istruzione al Quai d'Orsay, facendo presente al suo govemo che l'eventuale accoglimento della domanda sarebbe stato certamente sgradito all'Italia. Egli ha tenuto a farmi leggere la risposta del Quai d'Orsay cha mi è sembrata interessante per la manifesta ostilità verso Ahmed Scerif: infatti dopo aver disposto che venga dato esito negativo alla domanda del Senussi, la lettera conclude affermando recisamente la convenienza di " lasciar morire Ahmed Scerif nella sua attuale miseria in Hegiaz ". Non meno ostile al Senussi si è dimostrato il Signor Manceron, residente generale in Tunisia, interpellato da Gaillard a titolo di privato consiglio, che ha risposto, con telegramma del quale ho egualmente preso visione, nei seguenti termini approssimativi : " ... Guardati dal dar retta a questo traditore della Francia e degli alleati durante la guerra mondiale ". Gaillard mi ha infine dichiarato che anche l'ex Emiro Idris aveva ripetutamente domandato il passaporto francese per recarsi in Francia e mi ha contemporaneamente assicurato nel modo più formale che nessun esito sarà mai dato a richieste in tal senso da parte del Saied Idris •.

(l) -La comunicazione di Mac Donald era datata 7 maggio. (2) -Cfr. DB, n. 198. (4) -Di questo rapporto, relativo a nuovi contatti tra Cantalupo e i due membri della famiglia senussita, Ahme·d Scerif e Idris, si pubblica solo il passo seguente:
27

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

... 11 maggio 1930.

Come Tu sai, durante l'ult.ima conversaZJione che ebbi a Londra, pr.ima de11a mia partenza (1), con Mac Donald, questi mi domandò se potevo forilltrgli qualche indicazione, a titolo personale, su queHo che sa~ebbe stato il programma navale del 1930 dell'Italia. Egli non mi nascose 1a sua preoccupazione che una messa lÌin ·can:tilel'e dia par,1Je dieill'H:wL~a d>i un prog111amma dii oostruzfuoo>i SIUpemore al progvamma francese del 1930, potesse determinare una Limmediata •corsa agli avmamenti, ·oomprometrtlemdo lilrriimed:i>abhlmente >ill corso deJ. negoZÌialbo da rdJprende,vsi wa Itailiila, Thalllcda, mghhlrterra.

Gl>i ri,sposi che non avevo elementi per dargli alcuna assicurazione. L'attitudi!ne deLla Francia a Londl'a porrtava ·ad una >sola e logica conseguenza per l'Italia; impostare una quantità di naviglio tale da diminuire nel più breve tempo possibile l'attuale differenza con la flotta francese.

Conoscendo tuttavia lo spirito con cui il Capo del Govemo Italii>ano aveva deciso la partecipa2lione de1l'Ital:ia alla Confe•renza Navale, potevo escludere che fosse nel proposito di S. E. Mussolini di inizial'e una corsa agli armamenti, almeno fino al definitivo risultato della Confe~enza, per cui ritenevo che il nostro programma navale pel 1930 non si sarebbe scostato dai criteri seguiti dal Governo Fascista da sette anni a questa parte, e cioè la messa in cantiere di una quantità di tonnellaggio pari al tonnellaggio messo in cantiere dalla Francia. La cifra insomma di 43.000 tonnellate.

Mac DOllla>1d mi !I1ringlrazdò, e mi domandò se euli1a ba>se dii quanto !io g[li avevo detto, egli poteva a sua voLta ritenere che, qualora il Govemo francese si rinducesse a sospendere la costruZ'ione del suo programma pel 1930, o rnllentarlo, o ridurlo a dfre più basse, l'Uailia avrebbe in conseguenza so>speso, rallentato o rlidotto :hl pl'oprlio progr:amma :in eguaJl misura. Rilsposi a Mac Dollla>[d, che· ciò rientrava precisamente nel criterio deUa • rel·atività • per cui ove •l>a Francia sospendesse, raJlentasse o ~iducesse il proprio programma del 1930, l'Ita1ta non avrebbe motivo di fare .dJiversamente. Ciò, naturalmente, in pendenza delle conversazioilli da riprendere, .salvo ogni ilibertà di az>ione una volta che le nuove trattative fra Italia, Francia, Inghilte•rra falHssero completamente.

Ieri sera è venuto l'Ambasdatore Gvaham per rimette~rmi la ·lettera di Ma.c Donald qui a.eclus.a (2). Graham mi ha spiegato, a voce, a nome e per conto di Mac Donald che il Governo britannico non ha perduto l•a speranza di indurre la Francia a ridurre il suo programma navale pel 1930, e desidererebbe di conoscere se egli può confidare su quanto io gli dichiarai a Londra.

Ho diretto a Graham la risposta che Ti accludo in copia, la quale, come rhlevera•i, mentre non è •impegnativa che per la mia azione personale di Delegato

(Mac Donald scrive come Presidente de1la Confe!l'enza) costituisce un utiJe elemento, per noi, nelle future trattativ,e. Ove la Francia adertsse al:l'idea inglese da noi già raccolta, si •avrebbe, illltanto, il riconoscimento del d:Lr<itto alla parità dei programmi e su questa base dovrebbero svolgersi 1e t11arttatiV'e ultedori.

Io credo che Mac Donald si faco~a delle illus~oni. I francesi non rinunceranno a costruire le loro 43.000 tonnellate. Noi costruir·emo parimenti le nostre

43.000. Ma .saDanno ancora una volta i framcesi ad assumer.si la responsabilità di un rifiuto le cui conseguenze pl'eoccupano non noi bensì l'Inghilterra.

ALLEGATO.

GRANDI a GRAHAM (l) (Ed. in traduzione in D B, n. 208 allegato)

N. 2031. Roma, 11 maggio 1930.

Ho l'onore di comunicare a V. E. qui di seguito il testo di una mia lettera di risposta alla ~comumcazione che ili. sig. Ramsay MacDonald -nella sua qualità di Presidente della Conferenza Navale di Londra -mi ha testé diretto pel tramite di codesta Ambasciata (foglio n. 154/15/30 del 9 corrente) (2) 'e Le sarò g:rato se vorrà cortesemente far pervenire tale mia lettera al Primo Ministro:

• Caro Primo Ministro,

Ho il piacere di rispondere alla lettera che, nella sua qualità di Presidente deHa Conferenza Navale di Londra, Ella mi ha diretto a mezzo dell'Ambasciata Britannica a Roma, lieto di continuare le conversazioni che ho avuto con Lei nei mesi scorsi, nell'attesa di riprendere i negoziati.

È mio vivo dcsideno che tali negoziati possano svolgersi in un'atmosfera quanto 'Più calma e amichevole possibile, e, al: pari di Lei, sono persuaso che !flutti noi dobbiamo adoperarci per il conseguimento di un accordo onde completare il trattato testé firmato.

In relazione a quanto ebbi a dichiarare nel·la nostra ultima conversazione cui Ella si riferisce, le ·Costruzioni per l'anno in corso recentemente approvate dal Governo italiano si limitano, sia in ordine di tempo, sia riguardo all'ammontare del tonnellaggio, a seguire le costruzioni francesi, mantenendo il carattere di equivalenza che hanno avuto complessivamente negli ultimi sette anni.

Nel prospetto qui allegato Ella ne troverà la prova documentata. Le cifre relative, tanto per l'Italia che per la Francia, sono tolte dal Rapporto sul Bilancio della Marina francese per .Panno 1930, allegato al processo verbale della seduta della ·Camera dei Deputati del 31 luglio 1929 presentato dall'allora deputato Dumesnil.

Mi rendo conto della preoccupazione da cui Ella parte e dell'utilità non solo di evitare quanto possa ostacolare o ritardare un accordo, ma altresì di promuovere tutto quello ohe un tale accordo possa facilitall'e. Le confermo quindi quanto ebbi a dichiararLe nella nostra ultima conversazione, e cioè che sarei disposto a proporre al mio Governo che, mentre procedono i negoziati per cui fu aggiornata la Conferenza, ·l'Italia soprassieda alla messa in cantiere del programma di costruzioni pel 1930, se la Francia faccia altrettanto per il programma votato per l'anno in corso.

Data l'entità delle due flotte, e specialmente la loro composizione, è evidente

n. -202 cit., e il seguente t. di Ghigi a Grandi, a Ginevra, 11 maggio: • Avendo ricevuto seguente telegramma da S.E. Ministro Marina: " S.E. Capo del Governo approva " provvedo inoltro

lettera Ambasciata •.

che una tale misura avrebbe una portata proporzionalmente maggiore per la flotta italiana che non per la flotta francese. Cionondimeno per le ragioni indicate, e come dicevo oc ora, io potrei proip{l["Te e raccomallldare al mio GoveTno di seguire di pari passo il Governo francese nel rinvio delle costruzioni approvate per l'anno in corso.

Ho fiducia che Ella apprezzerà al giusto valore, sia i sentimenti che muovono questa mia proposta, sia il contenuto della risposta stessa, e mi è gradita l'occasione per porgerLe, caro Primo Ministro, i sensi della mia più alta considerazione •.

ANNESSO.

TONNAGE LAID DOWN YEARLY BY FRANCE AND BY ITALY ACCORDING TO THE • DUMESNIL REPORT •, COMPLETED WITH FIGURES OF THE SECOND • TRANCHE • OF THE FRENCH 1929 PROGRAMME AND OF THE CONSTRUCTION AUTHORISED FOR 1930.

YEAR FRANCE ITALY 1924 21.370 19.105 1925 32.690 20.815 1926 12.700 2.950 1927 38.325 50.300 1928 32.845 30.500 1929 II • Tranche • 21.160 21.265 39.208 1930 • Authorised • 43.200 43.000 TOTALS 223.555 205.870
(l) -Un accenno a questa conversazione in DB, p. 354, nota l. (2) -Cfr. n. 25. Per la versione inglese del colloquio Grandi-Graham cfr. DB, nn. 202, 203, 208. (l) -Questo documento, comunicato confidenzialmente da Grandi a Graham nella conversazione del 10 maggio, fu trasmesso ufficialmente dopo il benestare di Mussolini. Cfr. DB, (2) -Cfr. n. 25.
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APPUNTO SUL COLLOQUIO FRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI INGLESE, HENDERSON

[GinevTa], 12 maggio 1930.

Il colloquio ha avuto luogo neWappartamento privato del signor Helnderson che aveva invitato a co,Iazione S. E. Grandi, unitamente a Rosso, Selby e Oadogan.

HENDERSON -Ha detto che, essendosi fermato a p,arigi la gilorlllélta di venerdì, aveva avuto un colloquio con Briand ,co,I quale si ~erta i.ntrnttenuto fra l'altro dell'argomento sollevato da Bdand stesso lo scorso settembre (la così detta questione degli Stati Uniti d'Europa). Aveva pure manifestato a Briand hl parere che non convenisse riunire la Commissione preparatoria del disarmo prima che le conversazioni navali italo-francesi iossero giunte ad una conclusione.

Henderson teneva a dire a Grandi quanto aveva già detto a Br,iJand relativamente a tali conversazioni e cioè che l'Inghilterra vi era direttamente interessata e che desiderava cooperal'e nel modo migliore al loro successo. Il Governo inglese è qUJi.ndi pronto ad intervenire nei negozi,ati fin dal principio oppuve in uno stadio ulte:r:iore secondo quello che sarebbe stato giudicato preferibHe.

Sapeva che fra Italia e Franda erano pendenti anche ~altre questioni politiche e si chiedeva se sarebbe stato opportuno che tali questroni venissero trattate contemporaneamente a quella navale, allargando il campo delle conversazioni e cercando così di giungere ad un accordo più vasto. Sarebbe stato lieto se Grandi gU ·avesse :llatto conoscere lo stato di tali questi!on:i per dargH modo di cooperare i.!ll quanto possibile al loro l"egolamento.

GRANDI -Ha convenuto sull'opportun1tà che la Commissione preparatoria non fosse stata convocata IJ)Idma [della conclusione] dei negoziati franco-italiani.

Per pacr:te sua ritiene che, conformemente ano sp1rito delle decisioni di Londra, questa che si può chiamare la seconda fase della Conferenza debba continuare ad avere H carattere di un negoziato a tre. Naturalmente sarà il caso di esaminar.e a quale momento delJ.e conve11sazioni sarà utHe che l'InghiJ.terra intervenga. Potrebbe darsi sta opportuno in un primo momento di lasdare che ltalri:a e Francia procedano ad un preliminare scambio di vedute in v~a uffic1osa. Del l'esto su ~ò e sulle modalità dei prossimi negoziati si saérebbe potuto discuteTe con Briand.

Quanto alle altre questioni pendenti con la Francia, non vi eva dubbio che la loro soluzione avrebbe faciJ.itato l'accordo navale. A questo proposito Grandi ha ricordato l'intesa intervenuta con Brdand a Ginevra prima delLa Conferenza di Londre nel senso che H Ministro francese delle Colonie, signor P:ietri, ne aw:ebbe ·tl'lattato 1Con 1ui du11ante la •cor.ndiwenZJa (1). Ha osservato come a LOIIlidra Pietri non abbia .in realtà potuto dar seguito a11a cosa e come la stampa fr.ancese abbia invece quasi rimproverato a Grandi di voler approfittare deJ.J.a questione navale per ottenere dei vantaggi sulLe altre questioni, ciò che 1naturalmente lo avev1a posto ·in una ,sLtuamone del:katta impedendogli dii ilinsiste,re per la dlilscussione di taJ.i argomenti.

Gl'landi ha a~ssilcurato Hendell'lson che al suo r.Ltol"no da GineVI!'Ia sar•ebbe stato in grado di mandare a Vansittart una esposiz•ione particolareggiata sulle due questioni.

Ha spiegato che il Governo ltaJ.iano aveva annundato pubblicamente dJl programma di ·costruzioni per 1J. pl'ossimo anno unicamente per evitaTe che ·si potesse attribuire all'Italia l'intenz,ione di in:iz•i!are una col"sa agli armamenti con la Francia. lil progll'laimffila !iJtailiilano non è aUaJtto un prograJmma di • competimtone •, è dil pro~l'lamma norma~:Le ·che •OOII'l'IÌISipOIIlide taJLta po~irtJLca naVIaJlie segl.lli11a da·lil'Italia neg,J:i ultimi sette anni: andare di pavi passo con le costruzi10ni fuancesi. Esso dimostra anche naturalmente che per l'Ita!lia non esrste impossibilttà finanztar.ia per mantenere la parità con la Franci•a. Ciò non vuoi di:re che l'Italia non ·sarebbe lieta di fissare dei programmi minori di quel1i •che oggi è obbligata a mettere in atto.

HENDERSON -Ha i.!llsistito sull'Ì!mportanza che le costruzioni ~ancesi ed italiane hanno sulla politica navale inglese. Ha convenuto ·con Grandi sugli inconvenienti di una eccessiva pubblicità che si volesse dave alle prossime conversaz[ond., pur rilevando la difftcoltà di tooel'e la stampa all'oscuro di tutto.

I due Ministri sono rimasti d'•accordo che tutta l:a questione avrebbe potuto essere tvattata ulteriormente ne1la conversazione ·che ·aVI"anno domani insieme con Bri,and (2).

(l) -Cfr. serie VII, vol. VIII, nn. 308, 319. (2) -Per la versione inglese del colloquio cfr. DB, n. 205.
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PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI JUGOSLAVO, MARINKOVJÉ

Ginevra, 12 maggio 1930.

Stamane Marinkovich (che è Presidente di turno del Consiglio) mi è venuto incorn:tro, mentre entravo nella sala delle riunioni, e mi ha domandato se potevo rice\llerlo oggi.

MARINKOVICH -Mi ha domandato se avevo veduto Rak,ich, prima della mia partenZ'a da Roma. Gl!i ho detto di no. Marinkovich •Si è !riferito all'uLtimo colloquio fra il Capo del Governo e Rakich (1), pregandomi di far pervenire al Capo del Governo la sua gratitudine per le espressioni benevole usate in detto colloquio. • Sono stato piuttosto disgraziato in que·sti anni. Tutte le volte clie ho creduto di stare per riuscire ad un miglioramento dei rapporti fra il mio Paese e l'Italia, qualche incidente si è prodotto improvvisamente a compromettere tutto di nuovo. Fo!I-tunatamente da quattro o cinque mesi la sLtuazi:one è migl,iorata, ed io considero ciò con grande :sollievo e soddisfa~ione. Voi sapete che JJo sono start;o sempve nn " iWodìillo ". Mi hanno 11l1Cetusarto quaJsi di rtmadlilmento per avere imposto lla ratifica deHe Convenzioni di Nettuno. Ma :io sono con\llinto che il mi:o Paese deve, a tutti i costi, andare d'accordo con l'Italia. Questa è la so1a pollÌtica a noi utile e possibile. Io vorrei che noi I'itorna•ssimo come eravamo nel192:4 •.

GRANDI -• Il Capo del Governo si è sempre reso conto degli sforzi che voi avete personalmente fatto per lriconduri'e gli elementi anrti-italiJan:i. in JugoslaV'ia ad una comprensione reaHsHca della situaZIÌone. Voi sapete, d'altra parte, che il Capo del GoV'erno desidera avere dei rapporti amichevoli con tutti i Piaesi vicini, non esclusa, n:aturalmente, la Jugoslavia. An:ch'io debbo reg~strare un miglioramento nene reLaz.ioni italo-jugoslave, e ~.':indice di ciò è iJ. reHentamento del:le polemiche sulla stampa. Continuiamo su questa strada, ·senza affrettarci. II·problema dei nostri rapporti è piuttosto deLicato. Lasciamo che le cose si calmino da sè. Io spero che il Governo di Belgrado farà il possibile per evitare il ripetell"si di incidenti incresciosi, come ad esempio, gli incidenti di Sebenico, di sei mesi :fìa. Questi :inctdenltli hanno :Jiasatato una .t11accta non ancora oance1Lata, neH'opin1one pubblica italiana • .

MARINKOVICH -• Il Governo di Belgrado lo farà. Ma ico voglio dichiararvi che La poliltica de,lla Jugoslavia è indipendente dalla Fmncia. La Francia ama far credere trr-oppo che noi siamo i suoi cl:ienti. In realtà noi non desideriamo essere i clienti di alcuno. Se l'Italia ci è ami:ca, ci sarà facilitata questa nostra politica di autonomia •.

GRANDI -• Occorre che le autorità ,siano più severe nel controllo e nella repressione di quanto fanno le Associazioni oriunasce in Slovenia. Questo è un punto molto del<icato sul quale i rapporti ita}o-jugoslavi possono esse:ve messi a dura prova. I delitti, nella Venez.ia Giulia, continuano. Questi deliUi sono organizzati in territord.o jugosLavo. Occorre che io rkhiami la vostra più seria

attenzione su ciò •.

MARINKOVICH -Mi dta dei casi in cui egli sa~ebbe intervenuto energicamente per impedicre fatti del g'eillJere. Mi dtchtam condivlilde~e .ill milo punto di vista. Egli crede che tutte queste associazioni irncontroll!abili, non solo l'Ord.una, debbano e~ssere sciolte una volta per sempre. Mi d1chi,ara che ins~sterà su questo punto con il ~suo Governo.

È la prima volta che Marinkovich, col quale mi sono incontreto in questi ultimi ~anni numerose volte a Ginevra, e anche uH;imamente all'Aja, scambiando null'altro che qualche parola di fvedda cortesia, domanda di farmi una visita ed ent!'a direttamente nel problema dei rapporti fra Italia e Jugoslavila, dando aLla conversazione un tono di voluto desiderio di un'intesa coll'Italila. Quello che Madnkovich ha detto v'a preso, naturalmente, con cautela. Ad un certo punto eg1i ha fatto chiaramente c~apire che il Gove,rno di Be,lgrado desidero stringere i tempi e avviarsi verso qualche cosa di più concveto che non ,sia ila semplice constatazione di un miglio'l'amento di rapporrti. L'ho natumlmente fermato, mettendo un po' di freddo nelle sue parole. Le istruzioni del Capo del Gov~erno nei riguarrdi jugosl,avi, sono le seguenti: • calmare gli spiriti, ma andare piano •.

Ritengo che il • punto • desiderabile è quello di determina11e nelle relazioni

]taio-jugoslave quello stato di fatto che si chiama • normale •. Lo stato di ostilità

come lo ~stato di amic.iZJia p11esentano, ,a mio avvilso, gM ddenti,oi sV!antaggi (1).

degli esteri della Piccola intesa, su cui Pedrazzi riferì con t. per corriere 122, Praga 4 luglio1930. Se ne pubblica qui un passo: < Fu Marinkovic che come membro del Consiglio della Lega delle Nazioni riferì intorno alla politica generale e fu lui a scaricave dall'orizzonte della conferenza la preoccupazione dell'azione italiana che era grave soprattutto negli ambienti cechi. Marinkovic disse infatti sull'Italia parole serene e rassicuranti tanto che gli altri suoi colleghi ne rimasero fortemente impressionati. Mi raccontava ieri il Ministro aggiunto degli Esteri Krofta che lo stesso Benes era rimasto sorpreso di sentire la relazione di Marinkovic a proposito del nostro paese. Egli affermò categoricamente che nei suoi colloqui avuti a Ginevra con

S.E. Grandi le reciproche spiegazioni erano state tanto soddisfacenti che " il n'y avait plusde tension entre les deux pays ".

Queste cose mi sono state anche confermate da Benes che ho veduto oggi. Egli mi ha aggiunto che Marinkovic nella sua esposizione aveva voluto citare alcuni episodi, della buona volontà italiana di migliorare i rapporti tra i due paesi. citando il fatto che ad una fiera campionaria italiana (non ha saputo dirmi quale) la bandiera della Dalmazia era stata sostituita con quella di Zara. Benes ha affermato ripetutamente che Marinkovic, uomo fortissimo nel suo paese e che gode di grande autorità presso il Re Alessandro, intende fermame1;1te migliorare i rapporti con l'Italia e che durante la conferenza della Piccola Intesa molto si è parlato della necessità di rendere più serene e cordiali le relazioni itala-jugoslave. Così l'ombra dell'Italia che incombeva sui colloqui dei Tatra divenne meno grave. Marinkovic ebbe parole di ottimismo anche nei rapporti tra Francia ed Italia assicurando che non vi era alcun pericolodi conflitti da nessuna parte. Va notato che Marinkovic è fautore di una intesa apertamente sostenuta tra gli Stati agrari in confronto agli altri industriali e che in questo campo egli non dissimula il suo fervore, sicchè il suo atteggiamento piuttosto personale nella conferenza non

deve essere trascurato ».

(l) Come si è già avvertito (serie VII, vol. VIII. p. 469, nota 2), su questo colloquio, avvenuto il 25 febbraio 1930, non è stata trovata documentazione. Si pubblica qui un appuntoministeriale dell'ufficio III Jugoslavia, datato 16 marzo 1927 ma archiviato sotto l'anno 1935 e solo adesso trovato. «Impressione di un suddito S.C.S. a Roma sul nuovo Ministro S.C.S. Rakich al quale ha avuto occasione di parlare due giorni or sono: Persona rozza, vanitosa, di poca levatura, eccessivamente imbevuto di spirito francese (studiò a Parigi), ignaro della situazione e dei problemi italiani, di poche parole; un vero balcanico. Tutto l'ambiente della Legazione S.C.S. è antitaliano, per cui, un po' per la disposizione d'animo del Ministro, un po' per effetto dell'ambiente dei suoi collaboratori, la sua opera sarà ancor più negativa di quella del suo predecessore •.

(l) Alcune settimane dopo si riunì nei Tatra, in Cecoslovacchia, la conferenza dei ministri

30

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI (1), ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO

TELESPR. 215739/348. Roma, 12 maggio 1930.

Accludo a V. E. copia di due recenti rapporti dei RR. Milnistri a Sofia e ad Atene (2), relaUvi alla mancata visita del Ministro britannico a Sofia ad Atene e Be·lgrado, visita quest'ultima che avrebbe fatto segutto, a breve distanza, a queUa effettuata dal suo collega di Belgrado, Signor Hooderson nella capitale bulgara e della quale 'codesta R. Ambasciata è al cONente (3).

Se si aggiungono i recenti viaggi iln Greci1a, peT scopi imprecisati, del Signor Wellesley Sottosegretario Parlamentare al Foredgn Office, sembrerebbe l'isultare giustificata l'impressione dei predetti nostri Rappresen<tanti che tutto questo movimento di diplomatici inglesi neHe varie capi!taJ,i balcaniche dato il momento, sia suscettibile di :fiar pensare ad una più ·intensa fa;se dell'attività politica inglese nei vari Stati balcanici.

Richiamo, in particolare, l'attenzione dell'E. V. sopra l·e dichiW'azioni che in proposito, sarebbero state fatte al Ministro ungherese ad Atene dal Segretario Gen~ale di quel MilnisteTo degli Esteri.

È per noi particolarmente importante avere fin da ora un'ddea esatta del valOTe da attribuire a questa segnalata attività britannica, per averne norma delle nostre direttive future in un ·settore pol,itico, di precipuo interesse ·pe!I" -l'Italia e nel quale le direttive poHtiche da noi seguite, specie nei dguardi greco-turchi e bulgaro-greci, hanno già portato e si dispongono a portare notevoli risultati con geneTale vantaggio.

Debbo quindi, pregare l'E. V. di voler riserwtamente ma attentamente indagare il fondamento e l'eventuale portata dell'attività in quesUone, in modo da poter fornire a questo Mini•stero sicuri elementi di apprezzamento della situazione.

Del primo si pubblica il passo seguente: « L'opinione di questi circoli diplomatici e politici (confermatami dallo stesso Buroff) è che questo Ministro inglese abbia ricevuto un ordine telegrafico del Foreign Office, vietandogli di partire per Atene. Sarebbe utile (potendolo) sapere se ciò corrisponda a verità, e, in generale, conoscere quali siano le vere intenzioni della politica balcamca del governo inglese, onde poter giudicare, nell'ulteriore sviluppo dell'azione politico-diplomatica del Signor Waterlow, quanto sia da .ascriversi alle istruzioni del Foreign Office e quanto invece sia da attribuirsi alla sua iniziativa personale •.

Col telespr. da Atene, Bastianini riferiva su una conversazione tra il suo collega d'Ungheria, Moldovanyi, e il segretario generale degli esteri greco, Tsamados. «Avendo il Signor Moldovanyi domandato al Sig. Tsamados, in via del tutto confidenziale, quale fosse lo scopo di questa "evidente" attività inglese, questi non gliel'ha confermata, ma gli ha detto che l'Inghilterra vedrebbe assai volentieri appianate tutte le questioni pendenti fra i Paesi Balcanici. Il Sig. Moldovanyi ha risposto che l'intervento diretto dell'Inghilterra nei Balcani gli sembrava strano dopo che a Livorno, fra Chamberlain e Mussolini era stato convenuto che l'Inghilterra lascerebbe all'Italia il compito di mantenere la pace nella penisola balcanica. A questo punto il Sig. Tsamados avrebbe risposto che appunto in seguito all'azione dell'Italia ed ai risultati assai favorevoli al suo prestigio raggiunti dal nostro Paese, l'Inghilterra potrebbe forse decidersi ad esaminare la situazione •.

(l) -Questo è il documento successivo sono a firma di Grandi benché egli si trovasse a Ginevra. (2) -Cfr. t. posta 972/358, Sofia 30 aprile, e telespr .rr. 2447/329, Atene Io maggio.

(3) Sul viaggio di Henderson a Sofia cfr. serie VII, vol. VIII, pp. 548-549, nota.

31

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A PRAGA, PEDRAZZI (l)

TELESPR. 215743/62. Roma, 12 maggio 1930.

Ho ricevuto il Suo chiaro ed interessante rapportc n. 643/311 del 22 aprile u.s. (2).

Concordo con l·a S. V. nelle considerazioni espostemi e nelle linee politiche da segui.lre nella nostra aztone verso quegli elementi che costì cominciano ad avere maggiore :ilnfluenza e le cui simpatie potrebbero esserci assai utili se conveniientemente curate e 'svHuppate.

siderazioni di Pedrazzi circa un eventuale graduale mutamento della politica della Cecoslo vacchia verso l'Italia, <SPecialmente in seguito agli sviluppi della nostra politica verso l'Austria• (appunto Guariglia per Grandi, 3 maggio).
qui fervidissima. La stampa ceca sparava ogni giorno contro il fascismo, l'esercito politico dei socialisti urlava ad ogni episodio le urla più Incomposte. Dal canto suo il Castello vantava una specie di sovrano dispregio verso il " transitorio fenomeno fascista " e mentre il presidente non mancava occasione per riaffermare il suo odio alle dittature, Benes in adunanze private di uomini d'affari e di banchieri scherniva il fascismo che riteneva morituro in breve volgere di anni. .

Oggi c'è una grande differenza. Le ire si sono placate ed a forza di durare il fascismo si è imposto anche qui alla seria attenzione del paese. I giornali si fanno scrupolo di parlar male del regime e da quando io son qui, pur seguendo accuratamente la stampa, non ho ancora trovato occasione di notare articoli o notizie contro di noi che valessero la pena di essere rilevati. Benes, proprio lui, ha impartito disposizioni alla stampa perchè si disinteressi del fascismo; perchè l'Italia non sia toccata; e mentre rinnega il suo notorio antifascismo degli anni scorsi, si infuria quando gli ricordano i discorsi che allora faceva sul " fenomeno transitorio " che non finisce mai....

Tutto ciò non vuol dire certamente che noi siamo diventati simpatici al Castello di Praga ma vuoi dire che anche questi teorici e acidi negatori della dottrina fascista, questi che han nel sangue la più incancrenita democrazia massonica, sentono che non possono più avversare un movimento tanto solido e sicuro di sè...

...È anche finita la comoda divisione che si faceva tra Italia e fascismo. A farla non c'è rimasto che il vecchio Masaryk che avendo ottanta anni non può arrivare a capire come un partito sia tutto il paese e che in un paese non ci siano partiti. Debbo anzi dire che il fascismo si è cominciato ad apprezzarlo quando si è vista l'Italia tener testa in politica estera con energia alle coalizioni degli altri Stati come alla conferenza dell'Aja. Il nostro contegno all'Ajafu una rivelazione per molta gente di qui; essi credevano che bastasse l'appoggio della Francia per vincere agevolmente ogni contrasto anche contro l'Italia ed invece si accorsero che aver l'Italia dall'altra parte poteva voler dire non vincere affatto. Da allora nella pubblica opinionesi va facendo strada l'idea che sta bene la Piccola Intesa, sta bene l'alleanza colla Francia ma che starebbe bene anche qualche miglior rapporto coll'Italia...

...Il giuoco politico dei tedeschi interessa anche noi. Da quando la nostra politica estera ci ha riaccostati all'Austria che ha nel loro cuore tante nostalgiche risonanze, e da quando è apparso che tra noi e la Germania non vi fossero più le relazioni acerbe che caratterizzarono il tempo di Stresemann, i tedeschi hanno addirittura rovesciato il loro atteggiamento verso

l'Italia. Pr.llna erano tra i più facinorosi nostri detrattori, furono in testa alla canea europea

quando divamparono le polemiche per la tragedia polare, e da qui partirono voci ostilissime anche a proposito dell'Alto Adige. Si può dire che allora i tedeschi di Boemia si sentirono austriaci come al tempo della guerra, resi ancor più amari dalla disfatta. Ma anche qui i tempivolgono diversamente. Dalla visita di Schober in poi i giornali tedeschi manifestano per l'Italia sentimenti di rifiorita cordialità, i loro ambienti notano con soddisfazione che Vienna e Roma son vicine, che Berlino potrebbe domani essere punto estremo di una linea politica che partendo da Roma traverserebbe l'Europa in senso verticale dividendo la Francia dalle sue alleanze orientali. Negli ambienti tedeschi si crede fermamente alla futura collaborazione itala-tedesca nella politica europea, tanto da indurre il " Prager Tagblatt " a schernire i desideri francesi di irredentismo tedesco nell'Alto Adige. Poi non occorre dimenticare che per questi signori il problema più irritante è il problema polacco. I tECdeschi di qui. sono più antipolac~hi cÌ!e antifrancesi ma siccome sanno che toccare la Polonia vorrebbe dire urtare la Francia essi anche attraver~o la questione polacca si sentono acerbamente antifrancesi.

Questi dati di fatto e di ambiente significano che l'accrescersi della influenza tedesca nello Stato ed il peso che essa porterà nella politica estera del paese andranno a nostro vantaggio e contro l'attuale sistema del Dottor Benes che dovrà nel futuro tener conto. ~nche della volontà di questa gente volitiva. Anche per questo, l'avvenire lavora .contro la P!l~Itlca .del Castello. Coi tedeschi noi non abbiamo avuto finora nessun contatto. S1a nella politica, sia nella cultura sia nelle relazioni sociali è stata tradizione della Legazione di lasciare in disparte un elemento che ci era contro e contava relativamente. Ma oggi che i tedeschi non ci sono più contro, che anzi vedono con rispetto il nostro paese; oggi che essi contano, e. più conterann<? domani, io credo che convenga non trascurarli _ulteri<;~rme~te, ~a .cercare m loro uno dei campi favorevoli per far largo ad una atmosfera d1 cordiale simpatia m nostro favore •.

Approvo in particolar modo l'azione che Ella si propone di ·svolg€['e verso gli elementi tedeschi e verso i legionari cecoslovacchi che hanno ·combattuto al fronte italiano. A questo proposito prego di formulare proposte .concrete e dettagliate okca le forniture di divise mHitari italiane a cui Ella ha accennato e mi ·riservo di appoggiare effi<cacemente presso il M1nistero deHa Guerra le proposte stesse appena mi perver.ranno.

La prego pure di volermi far conoscere se ElLa abbia anche delle altre proposte da fare circa la propaganda turistica e la propaganda culturale, assicurandoLa che esse saranno tenute nel maggior conto compa·tibilmente con le nostre pratiche possibilità.

(l) -Questo documento fu minutato da Guariglia, che concordava pienamente con le con (2) -Di questo lungo rapporto si pubblicano solo alcuni passi: • La ostilità al regime era
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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO (l)

TELESPR. RR. 215787. Roma, 12 maggio 1930.

(Per Londra) Telespresso di V. E. 1381/577 del 17 aprHe (2). (PeT Colonie) Telepresso dii. qruesto Mdlllii:stero 2113802;2,65 dE!l 26 apriillie. (Pm-Plao:~Lgli) Te1esp["l€sso di questo Ministero 213803/31 del 2,6 aprile.

Unilsoosi copia : l) del telegl'amma perr corr·te,re con i relativi-annessi n. 248 del l o corrente dehla R. Am,ba1soiata a Par<i<gti; 2) del successivo telegramma per corriere di S. E. Manzoni n. 254 del 3 corrente; 3) del telespresso responsivo di questo Ministem in data odierna.

Da dette -comunicazioni V. E. rileverà che, contl'ariamente aHe previsioni del signor Murray, i recen<ti avvenimenti in Abissin<ia noo hanno impedito al Governo Etiopico di adottare una decisione circa il progetto di tl'attato per l'importazione delle armi, e come conseguentemente 1a delegazione etiopica abbia sollecitato 1a ripresa della Conferenza.

Perr quanto il R. Governo si rriserbi -preventivamente a tale ripresa -di esam1fi,arre, eventualmente intrattenendooe i Governi Brttannico e Fl'ancese, la risposta preannunciata dalla delegazione etiopica ,al quesito posto1e circa le intenzioni del Governo di Addis Abeba in fatto di <importazioni di armi e munizioni dopo l'entrata in vigore del trattato in elaborazione, questo Minilstero, nell'eventualità di una ripresa del1a Conferenza, crede opportuno che V. E. intrattenga nuovamente in proposito i1 Foreign Office.

Non occorre siano qui ricordate le precedenti fasi deHa questione, durante le quali il nostro punto di vista non ha subito modifkaz.ioni; tale punto di vista è stato recentemente esposto nel telegramma per corriere di questo Ministero

sciata a Parigi.

n. 23,15 deil 6 d&oemme 1929 (1), sul qua1e V. E. pO'trà basamsi nelle Sue conversazioni col Fol'eign Office.

Ma sembra ,inoltre utile di esporre a codesto Govermo, con la stessa franchezza alla quale è stato improntato l'ultimo colloquico da V. E. avuto coJ. signor Murray, che le vedute di quest'ultimo sul1a convenienza di sostHuire ~al presente stato di cose H regime che verrebbe stabdlito dal trattato ,in elaborazione, non sono ·condivise da questo Ministffi'o.

Il R. Governo l'litconoooe col Governo BTiiltalnnl1co come gilii in,teressi: dell'Inghilterra e dell'Italica in materia non coincidano con quelli della Francia, la qualle non ha ~Vagdorre dii ~temere ecere,ssi'VIi all'!IIllamenltii delll'ErtJiop~a; ma rnon vede come il comune obbiettivo italo-britannico di ef:flicacemente controllaère tali armamenti sia meglio raggiunto con U trattato in progetto. Norr sembrano infatti in alcun modo adartte a raggiungere lo scopo di un effettivo controllo nè l'a periodica denuncia della lista delle armi importate da parte del Governo Etiopico (lista che tutte le volte che H Governo di Addis Abeba vi vedrà interesse sarà opportunamente manipolata), nè l'obbligo del punzonamerrto delle armi (il quale non potrà impedire ~che esse passino di mano in mano e che si trasferiscano ai vari Capi ed alJ.e varie tribù dell'Impero), nè la Limitazione dell'<acqutsto delle armi da parte del solo Governo di Addis Abeba per l'armamento delle propl'ie truppe (ciò che, dato l'ordinamento militare etiopico, equivale a.ll'armamento di tutta la popolazione maschhle dell'Impero, schiavi esclusi).

In sostanza il trattato ·in progetto concede al Governo abissino di armarsi quanto esso vogli<a, con i soli limiti dei suoi mezzi finanz,iaTi; e faciliterà la saturaz,ione di armi nell'Impero; ciò che norr mancherà di coStituire un ,gemo pericolo per i confinanti possedimenti britannici ed itali!ani, e renderà insieme ancora più strenua l'opposizione, patente o larvata, del Governo di Addis Abeba alla difesa dei più legittimi interessi delle Potenze coloniali confinanti, quali quelli britannici connessi con H regolamento deHe acque del Lago Tsarra.

Neppure dal fartto che n tm·tbato liin eltabora~ionte :fia OaipO ail!1a Società delle Nazioni sembra possa risulta-re un effica,ce ,sistema di controllo; del resto il ricorso a Ginevra è sempre possibile, indipendentemente dahla conclusione del progettato trattato, dato che l'Impero EHopico è membro della Lega.

Col 'sistema attualmente vigente -nota il signor Murray -non sarà mai poss1ib.Ue ottenere nè una since·ra intesa nè un efficace controllo finchè Italia ed Inghiltel'['a dovranno mettersi d'accordo soltanto corr ·la Franoi:a .sull'argomento. Ma crede il signor Murray che, in sede di Società delle Nazioni, sarebbe più agevole una intesa con la Francia che non si troverebbe più sola a difendere il suo punto di vista, ma sarebbe ·spalleggiata da altri Stati sooietari che, non avendo propri interessi in Etiopia, sarebbero per ragioni di politica generale portati a sostenere gli argomenti francesi?

Il R. Governo è il primo a riconoscere quali gravi inconvenienti presenti il sistema attuale; ma non vede perchè dovrebbe pl'endere nuovi impegni che non eliminano detti inconvenient,i ma piuttosto li aggravano. È oggi 'infatti possibile all'Itali'a ed aH'Inghilte,rra esercitare una concorde az,ione verso la Franda, richiamandosi allo spirito deH'Accordo Tripartito del 1906, nel cui preambolo si sta

bilisce che dall'az~one delle tre Potenze contraenti non devono risultare pregiudizi agli interessi di una dii esse in Etiopia. Particolarmente per quanto mguarda l'importazione delle armi nell'Impero, l'Italia e l'Inghilterra hanno adottato la tprati'oa costante di IE~,grnail~tre a1glli alrtmi due Statli :l)kmartarr-i dellil'Aocondo 'I1ntpar1:Ji1Jo le l'i·chieste dii limpOtrtazli,o[)ji dii armi, non d~patr·tendosli daiJ. noto plr'incd,plio sempre da noi sosternuto deil:la ne1ce'S1Siirtà di un ptreventiV'o accordo ittaiLo-1ìrnnco-drng'l.~'se i.n materi,a. Una ossetrVanza anche da patrte de~La FraiilJoia di tal1e prat1ca Sélll1ebbe diesidernbile e n~ndeTebbe veramente ·effkac:e iii ~contnoil11o. Ma, pur il'endierndosi questo M,ind,stero conto ·CO·me ,la F!I'Ianaita .sia Desrtta ad ,aJssumell'e Jn proposito un pre'Ciitso impegno, non vede la convenienza di togltere qualunque possibiHtà di un futuro accoll'do in ta1l :senso, ~conclu:dtendio un tl'a·ttato ~che pone su basi diV'erse dJ !t'e,wime dell'importazione delle armi in Etiopia.

Sono certo che V. E. vorrà svolgere ogni più persuasiva opena, esponendo gli argomenti suesposti sia al signor Murray si:a, presentandosene l'opportunità, a codesto Ministro degli AUari Esteri, affinchè le nostre considel'azioni siano seriamente valutate da codesto Governo, nell'intento di raggiungeDe, conformemente allo spirito di collabol'azione feltcemente 1nstauratosi fm i due Governi negli affari etiopici, identità di vedute anche nell'argomento delle importaZJioni delle armi.

Per riservatissima conoscenza personaLe dd V. E. ed a chiartrLe gl:i intendimenti del R. Governo, ritengo utile aggiunge,re che noi non abbiamo V'antaggio a concludere un trattato H quale, riservando l'importazione delle tarmi in Etiopia al solo potere centrale, lo rafforzerebbe eccessivamente; mentre esso, per le necessità deUa sua politica, non può avere sempre ve!'so i nostri 1nteressi quel.a considerazione che a noi occorre per la loro tutela e per lil loro sviluppo. D'aUra parte questi stessi interessi nostri rendono per noi indispensabiile di non lasciare indebolire i Capi delle ·regioni poste alle frontiere, verso ·i quali dobbiamo svolgere una poltirt~ca assaLi delli,cata (1).

(l) -Il documento fu inviato per conoscenza anche al ministero delle Colonie e all'amba (2) -Cfr. n. l.

(l) Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 221.

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IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA

L. P. Belgrado, 12 maggio 1930.

Nel comunicare le risposte datemi da Marinkov1ch ·ed J,e:fltic reLativamente alle ultime manifestazioni irredentistiche slovene (esposizione Venezia Giulia e serata di Spa:ltato) ho detto 'qua11e erta La impresslione che ne aVIevo !rli~tto,

-o meglio quella che gli interlocutori si emno verosim1lmente ~studiati di darmi.

Murray si rendeva conto degli argomenti da me espostigli, secondo le istruzioni di V.E., si rendeva conto della poca garanzia che per l'Inghilterra e per noi costituisce il nuovo accordo

Così ,in pasSato ho riferito quanto più esattamente mi el'a possibhle, ciò che nei riguardi di un miglioramento dei rapporti italo jugoslavi e del ·loro sviluppo erami stato detto dal Principe Paolo e da Jeftic.

Ora l'aiuto ·che, a parte le due manifestazioni esteriori lamentate, si dà qui ai nostri allogeni emigrati, il sentimento che di fatto in molti circoli anche di govermo ai~condla ile ,a,spi>raz1ioilli 'sloVlene ~che h!anno ,1JroVlalto iJns;per,ato aJppOgg,io nel monumento all'IUiria voluto dalla assidua ~opaganda :Wancese) e tutta la attitudine 1n genere verso le minoranz.e allog·ene delLa Venez~a Giulia, .sono tali che qualche apparente sorp~esa del Ministero degLi Esteri e qualche asskmazione non modificano nulla.

Così la situazione fondamentale del·l:a polirt;ica estera jugoslava non muta e non accenna a mutare, se non coll'andare sem~ più verso u:n rinsaldamento di legami alla F11ancia ed alla Piccola Intesa, un 11invigorirsi di rapporti con i popoli slavi (ànche Polonia) un tendere sempre più spiccato ad ,accordarsi con la Bulgaria (l) (che malg·rado ogni apparente difficoltà è tenace sogno, come l'Albania, dello spirito con·tadino serbo), un costante migliorare dello ·strumento mhlitare. Le ra~oni storiche della formazi,one Jugoslava non sono mutate, nè mutate le forze interne ed esterne che la sostengono, nè mutata davvero è la ps~cologia 1serba •Che ti analizzo intanto per quelli che sono i suoi aspetti nel processo Macek (vedi telespresso odierno) (2).

progettato, ma -in mancanza di meglio -trovava questo accordo ancora preferibile alla situazione attuale che dimostra ogni giorno di più quanto sia difficile richiamare la Francia allo spirito dell'accordo tripartito del 1906. La Francia, i cui interessi non collimano nella questione con quelli dell'Inghilterra e dell'Italia, sfuggirà sempre alla pratica di segnalare aglialtri due Stati firmatari le richieste di importazioni di armi, ed un nuovo accordo in materia tra le tre Potenze si dimostra irraggiungibile •.

«La tendenza jugoslava già da tempo sensibile a far intervenire la S.d.N. nel conflitto con la Bulgaria appare ora esplicita... La Jugoslavia tenderebbe quindi, mediante la S.d.N. a consacrare indirettamente la sua azione snazionalizzatrice sicura di riuscire a trarre in inganno anche una commissione internazionale sulla vera situazione etnica della Macedonia ».

Marinkovic • ritiene che il Governo bulgaro non si sia mai trovato in cosi favorevole condizione come ora per agire contro il Comitato. Morto Protogheroff ed i suoi, restano in lotta, egli afferma, solo persone che non hanno che bassissimi fini personali e scopi di diretto lucro. Una azione energica contro il Comitato troverebbe ben minore difficoltà di quanto non avrebbe potuto trovare in passato allorchè con Protogheroff si trattava di colpire degli intellettuali le cui nobili finalità patriottiche (anche se mal poste) non potevano essere messe in dubbio. Adesso poi, è sempre Marinkovich che parla, il nuovo gabinetto Liapceff, per le nuove personalità che vi sono entrate, è più forte del precedente, quindi può agire ancora più risolutamente •.

Nel maggio 1930 entrò a far parte del gabinetto bulgaro, come ministro dell'Istruzione, Alessandro Zankoff, avversario dell'ORMI e favorevole al riavvicinamento a Belgrado.

non è errore psicologico commesso dal Governo, ma deriva dalla indifferenza serba alla opi

nione straniera, dalla insensibilità agli elementi morali nella politica, dalla convinzione pro

fonda che cosa fatta capo ha, quali che siano i mezzi. E viene soprattutto dalla coscienza di

incontrastata forza che il governo dittatoriale ritiene di avere... Perciò la situazione interna

non minaccia di essere scossa da questo processo, se anche esso sarà, soprattutto nei giorni

prossimi quando Macek parlerà e dopo di lui i difensori e Trumbich, un processo alla Ditta

tura. Sicchè è illusorio credere o far credere a diverso, come certi ampi sonori titoli anche di

nostra stampa, sopratutto minore come la "Volontà d'Italia"... Egli è che anche in Croazia,

fuori. di Zagabria e di qualche altro centro cittadino, non vi è fermento proprio a produrre

decisivi effetti dinamici, e le campagne sono sempre poco disposte a reagire. Ed è così poi

di tutta la Jugoslavia, paese a limitati centri urbani, con pochi nuclei industriali, a stragrande

maggioranza contadina che ha bassissimo livello culturale, niuna elevata tradizione storica...

Non vi era che una sola opposizione possibile, la radicale serba, e questa sembra oggi spenta.

Per mutare la situazione interna accorrerebbero quindi eccezionali drammatici impreveduti

avvenimenti che possono anche maturare nell'esercito. Ma sull'impreveduto non si può fare

affidamento, nè profezia •.

Sulle relazioni con il movimento croato si pubblica qui di seguito un appunto ministe

riale, probabilmente di Indelli, datato 30 giugno 1929 ma archiviato sotto il 1935, e solo recen

temente trovato :

• Affinchè i separatisti croati avessero, contro ogni dubbio, la sensazione del preciso e costante interesse italiano alla loro causa, è stata offerta, in questi ultimissimi giorni, tanto al Generale Sarkotic a Vienna -per mezzo di Morreale del "Popolo d'Italia " -quanto al Dottor Pavelic a Livorno -per mezzo del Consigliere Petrucci -l'occasione di esporre, per

Perciò nel riferire i mie,i colloqui, nel :dpetere le risposte che mi si danno, se non vi aggiungo commenti ed esposizioni che facdano vedere l'altro aspetto della questione, deside,ro tu non possa stimarmi facile credulo e semplice.

sonalmente e concretamente, il loro programma di azione e le loro aspettative nei nostri ri

guardi.

I due esposti, sostanzialmente, coincidono. Con qualche eccezione, tuttavia, sulle previsioni di avvenimenti risolutivi, che, da parte di Pavelic, sono, naturalmente, assai più prudenti e rispondenti alla realtà delle cose. Il Sarkotic ha dichiarato, del resto, che il Pavelic può essere considerato come il vero fiduciario tanto del popolo croato, che suo e del Dott. Macek.

Il Pavelic ha detto :

l. -che il popolo croato è unanimemente « separatista •. Ha peraltro, dovuto riconoscere che i croati della Bosnia ed • alcuni ambiziosi » croati non sono ancora convinti di tale soluzione radicale;

2. --che occorre ancora tutto un lavoro di organizzazione, di inquadramento e di armamento delle masse croate, prima che un avvenimento risolutivo si produca, che potrebbe, ora, sorprendere il separatismo croato impreparato e porlo in pericolo di dover subire altri assestamenti statali; 3. --che tale avvenimento dovrebbe essere l'uccisione di Re Alessandro, uccisione che sarebbe, però, da deprecare allo stato attuale delle cose e che, ad ogni modo, si spererebbe ottenere da Mihailoff, che il Pavelic afferma essere, incontestabilmente, colui che può solo decidere dell'azione dei macedoni. E della cosa si parlerà, presumibilmente, nell'imminente convegno di Bologna macedone-croato. 4. --Il Pavelic, quindi, si attende da noi, pur riconoscendo fuori luogo un nostro diretto e palese appoggio ai croati :

a) un Prestito -allo scopo di poter sussidiare il lavoro di propaganda, il movimento dei fiduciari, la fuga dei croati che compiono azioni terroristiche, l'organizzazione armata delle forze croate, e si è riservato di far tenere, in proposito, una richiesta dettagliata;

b) la disponibilità di armi (mitragliatrici) alla frontiera -italiana od ungherese al momento di un'azione in grande stile;

c) la costituzione in Italia di un'Associazione, dal nome "Amici della Croazia". Ciò allo scopo di far sapere al popolo croato minuto che l'Italia non è nemica. Ed anche, ha aggiunto il Pavelic, per dimostrare altrove che in Italia non può esistere una " questione " di minoranze croate;

d) l'apertura di trattative segrete itala-croate sul futuro assestamento della Croazia indipendente. Sull'assestamento del futuro Stato il Pavelic si è riservato di farci tenere un progetto di base per la discussione con noi. Il Sarkotic, dal canto suo, ha precisato, ampliandola, la base di tali conversazioni, per le quali egli avrebbe intenzione di delegare Pavelic, insieme ad un suo collaboratore militare. Esse dovrebbero stabilire il fondamento dell'organizzazione militare croata e permettere " un'efficace propaganda fra larghe zone croate ".

Questo, per il momento, ed in attesa di poter esaminare i documenti preannunciati, il programma, evidentemente un poco vago, del separatismo croato, che avrebbe l'approvazione di Macek.

In genere, si può osservare che il Sarkotic, e per quanto più sottile, anche il Pavelic non sembrano avere chiara l'idea della differenza di situazioni che passa fra il Governo d'Italia e gli esuli separatisti croati. Eppure essi riconoscono dovuta la prudente riserva fino ad oggi mantenuta dal capo responsabile che è il Dott. Macek. Non sembra infatti logica conseguenza

della situazione attuale l'apertura di. negoziati, sia pur segretissimi (che non potrebbero, del resto, restare a lungo tali se debbono servire a rinsaldare gli animi in Croazia) fra il Governo Italiano ed i separatisti fuorusciti, neppure muniti di una esplicita designazione ed autorizzazione dei capi responsabili e della maggioranza del popolo croato. Quello che il Dott. Pavelic

ed il Generale Sarkotic, nella loro situazione, possono fare è di porre in chiaro una richiesta di aiuti e le loro offerte concrete. L'esame di questi elementi potrà decidere delle concrete disposizioni del Governo Italiano, che, eventualmente, ed a seconda degli avvenimenti e della sua situazione internazionale, accorderà il suo appoggio alla causa croata, quando vi siano garanzie -e la possibilità di assicurarsele -per gli interessi dell'Italia.

Un tavolo di negoziati appare, allo stato attuale delle cose, del tutto prematuro.

Il Pavelic saprà che, al momento che effettivamente occorresse, l'armamento delle forze croate, potrà essere messo a ·sua disposizione alla frontiera, che sarà, per ovvie ragioni, ed anche per maggior facilità di passaggio, quella ungherese.

Una richiesta che può -salvo le attese precisazioni -apparire ragionevole è quelladel prestito. Per il quale, peraltro. soprattutto se la cifra non fosse troppo modesta, sarà utile studiare il modo che non figuri sul mercato di Zagabria in maniera troppo appariscente.

Per quanto concerne, finalmente, la costituzione di una Società degli " Amici della Croazia", la cosa appare fattibile. Si tratterebbe, ad ogni modo, di suggerire, almeno in un primo tempo, un pretesto -assistenziale, culturale -dell'improvviso sorgere dell'associazione, allo scopo che la convinzione di un suo carattere esclusivamente politico non diminuisca l'impressione della sua spontaneità e gli effetti che se ne sperano.

Quello che può, frattanto, tornare veramente utile, soprattutto per l'esatta vigilanza dello svolgersi e del mutarsi degli avvenimenti in Croazia, è il mantenere i contatti ed il tener deste le speranze negli ambienti di Pavelic e di Sarkotic.

Per il primo la cosa è attualmente agevole e vien fatta. Per il secondo sembra che Morreale -che dimostra serietà, senso pratico, abilità e riservatezza veramente encomiabili -possa essere invitato a continuare a farlo. E ciò con quelle direttive che, dopo quanto è stato sopra esposto, verranno impartite a chi serive •.

Ma non sempve tutto H proprio pensiero ed il proprio an.imo trova luogo in un rapporto deUato da ·circostanze transitol'lie o casuali avvenimenti. Nè si può ogni volta ricomil!ldare la storia ed affermare ogni voLta i fondamentali pr.incipi.

Desidero tuttavia tu conosca queste mie riserve e, ·se rlo credi necessario, le conosca anche S. E. Grandi. Come desidero in qualsilasi evenienza potere farvi richiamo.

Egli è che intendo col mio atteggiamento qui dare, per quanto sta in me, quella impressione che è nella attuale direttiva e nelle ·istruzioni di S. E. il Ministro, per ora con fini tattici, ma non m'illudo. Che ,se poi H futuro dimostri i miei sospetti .infondati, questi signori sinceri, e davvero sia possibtle e ritenuto utile uno effettivo sviluppo dei nostri rapporti, allora anche questi lievi germogli non saranno stati vani.

(l) -Chiaramonte Bordonaro rispose con telespr. rr. 1878/804 del 31 maggio, di cui si pubblica il passo seguente: « L'opera persuasiva da me tentata presso il Signor Murray perconvincerlo del punto di vista del R. Governo nella questione del progettato trattato per il traffico delle armi in Etiopia, si è urtata sopratutto alla difficoltà, in cui mi son trovato, di non potergli proporre una soluzione positiva del problema in sostituzione di quanto fu concordato nell'ultima conferenza di Parigi.

(l) Sui rapporti jugo-bulgari cfr. il r. 2400/1014, Belgrado 20 maggio:

(2) Allude al t. posta 2282/960, in margine al quale Mussolini ha annotato «importante •. di cui si pubblicano alcuni passi: • Ciò che sembra più agevole affermare è che tale processo

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PROMEMORIA SUL COLLOQUIO FRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, E I MINISTRI DEGLI ESTERI FRANCESE, BRIAND, E INGLESE, HENDERSON (l)

Ginevra, 13 maggio 1930.

La conversazione ha avuto luogo dopo una colaz.ione offerta dal signor

Briand ed alla quale hanno partecipato anche Léger, Massigli, Selby e Rosso.

BRIAND -È entrato nell'·argomento proponendo, in tono scherzoso, di • con

tinuare la Conferenza di Londra •.

Ha chiesto a Grandi se credeV'a che, dal momento che si trattava di parte

cipare ad un accordo per la durata di pochi anni (fino al 1936), si potessero

avvia1re le discussioni peT una strada diversa da quella seguita a Londra.

GRANDI -Osserva che, così come è formul.ata, la domanda di Briand mette

lui, Grandi, nella necessità di rispondere che non crede poter esistere strada

diversa da quel1a seguirta a Londra. Grandi ritiene che per ora si dovrebbe

decidere soltanto se è il caso o no di riprendere J.e conversazioni interrotte a

Londra.

HENDERSON -Crede di aver capito che, ,all'infuori del·la questione navale,

sono pendenti fra l'Italia e la Francia altre questioni la cui soluZ'ione potrebbe

rendere più fa•cile anche la prima questione. Gli sembra che interessa oggi prin

cipallmente di precisare tali questioni e di mettersi d'accordo sul • modus proce

dendi » p€ir 1.1Ja 1l:oro 1mattaz1Lolllle. R1ipete queLlo rche ha glià detto a Grandi (2) ed a

Briand, e cioè che l'Inghhlterra è di!rettramente interessata aH'accordo navale

franco-ita~.iano e quindi indirettamente all'•accordo sulle altre questioni. Se in

4 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

qualsiasi momento la cooperazione inglese potrà essere giudica,ta utile, egli sarà lietissimo di inte,rvenke, non certamente in veste di arbitro, ma m quella di conciliatore.

BRIAND -Riafferma il suo vivo desiderio di accordarsi col:l'Italia, non solo sulle questioni pendenti, ma anche sulla base di una amichevole cooperazione di carattere generale. Pe'l' :lui, la collaborazione europea riposa su quattro cardini: InghHtena, Francia, Germania ed Italia. Se vi è l'accordo fra le quattro grandi Potenze, ii.'Europa potrà proseguire nel suo cammino senza scosse. Questo è sempre stato il concetto dominante di tutta la sua ,azione. Desidera quindi vivamente che i ra,ppor,ti fmn,co-itall[:alllJi possano fondansi :su un:a anrichevoil,e col.J.abo'l'aZiiione. È pronto :ad accettare il metodo di discussione che sarà giudicato più efficace per regolare le questioni pendenti. E se ciò, come spera, sa:rà possibile, sa~rebbe certamente di grande importanza per l'opinione pubblica mond~ale che la volontà di :colJ:abwazione deHe quarttro Grandi Potenze si mand:fe,st'a'sse, pe,r esempio, con un convegno cui inte:rvenisse anche il signor Mussolini e che servisse ad affermare il principio della solidarietà europea. Certamente, una manifestazione del genere avrebbe una grandissima importanza e non mancherebbe di avere una vasta ripercussione favovevole, specialmente se potesse aver luogo poco prima, o durante, o poco dopo, la prossima assemblea deHa S.d.N.

GRANDI -Conferma ritl s1inc:ero deside11io del Capo d'el Govrerno it:atlti:ano di avere una chiarificazione su tutta la situazione colla Fl'ancia. Quanto aUe questioni cui ha accennato Henderson, è presto fatto di ind,ica:rle e del resto sono note a tutti. Si tratta di quella relativa allo Statuto degli Haliani in Tunisia e di quella riguardante i confini della TripoHtania. Per conto suo non crede che le due questioni presentino diffico1tà gravi per una soluzione. Ricorda che sono già state trattate attraverso i:l normale canale diplomatico e che le trattative si sono ,intenotte lo scorso settembre. Accenna alla conversazione avuta :col M~nist:ro de:lrle Coil:onlie francese a Londra (l), nell1a quale i[ ffi:g:nw Pdetri aveva prospettato la possibHità di trattare direttamente :1a questione col Ministro Grandi in occasione di un loro incontro da concertarsi. È disposto tuttavia ad esaminare anche una procedura diversa.

Circa la ripresa della discussione navale Grandi fa presente ,l'opportunità che Je conversazioni vengano iniziate in un ambiente tranquillo, possibilmente difeso contro le indiscrezioni della 'stampa. I due Ministvi potrebbero dare l'incarico di fare un esame preliminare della questione e del,le possibiUtà di accordo ai loro coUaboratori più indicati per lo scopo.

HENDERSON -Sarebbe utile che si approfittasse del :soggiorno a Ginevra per mettersi d'accordo sulla questione dei futuri negoz,iati.

BRIAND-Desidera rifletterei e parlarne con Grandi mediante uno scambio

di idee che non abbia nulla di impegnativo. Propone di vedere Grandi l'in

domani.

(l) -Per la versione inglese della conversazione cfr. DB, n. 206. (2) -Cfr. n. 28.

(l) Un accenno a questa conversazione in serie VII, vol. VIII, p. 538.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1151/276/119. Parigi, 13 maggio 1930, ore 12,10 (per. ore 14).

Stampa :fiva~oese intJe,l'prr-·e,ta di1sco11so LiV10I1!10 (l) ·come irlivocr,to ailila Fil1anoia. La stampa sinistra ne approfitta per imsistere 'sul pedcolo .per la pace costituito dalle dtttature e per denunziare discorno come sfavol'evole preludio conversazioni Ginewa. Tel:egil1a:fiato a Roma e Ginevra.

36

PROMEMORIA SUL COLLOQUIO FRA IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCESE, BRIAND (2)

[Ginevra], 14 maggio 1930 (3).

BRIAND -Ho riflettuto. Ritengo sia da prefel'ire la ordinar1a v1a diplomatica alla tr·a·ttativa diretta. Datrò ordine a Beaumarchais di venire da voi fra qualche giorno e riprendel'e il negoziato interrotto. Una volta che il negoziato sulle questioni libico-tuni,sine sia a buon punto, allora sarà più agevole riprendere, in un'atmosfera chiarifioata, le discussioni sul problema naV'ale. Che ne dite?

GRANDI-Nessuna obiezione. La procedum ha r·elativa impol'tanza in tutte le trattative. L'importante è lo spirito con cui le trattative si fanno.

BRIAND -Allora così resta inteso?

GRANDI-Lnteso.

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PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI TEDESCO, CURTIUS

[Ginevra], 15 maggio 1930 (4).

CuRTius -Mi dice che egH. desidera matntener;si •in contatto con me, ed

intensif1care le relazioni coll'Italia. Spiega l·e ragioni per cui il suo pl'edecessore

Stresemann non è stato sempre ·in grado, data soprattutto la mole dei problemi

che egli doveva risolvere, di mantenere questi contatti coll'ItaLia.

GRANDI -Concordo naturalmente sull'utiHtà di mantenere questi contatti,

non tanto perchè i rapporti fra Germam.ia ed Ltalia possano, da questa intensifi

cazione di contatti, modificarsi gran che, ma perchè una colLaborazione fra i

Governi di Berlino e di Roma su alcune particolari questioni poste sul tappeto

della Società delle Nazioni, può rappresentare una utiHtà peT i fi:ni europe1 m generale. Le relazioni fra Italia e Germania sono già buone. Non è hl caso pensare a modHiklélrue ;in un .seniSo o nclil'awtro (1).

CuRTIUs -Mi domanda se io sono ottimista sui rapporti ritalo-francesi.

GRANDI -Certo. Io spe·ro sinceramente in un accordo colla Francia. Lavoro e lavorerò per raggiungere questo scopo.

CURTIUS -Mi parla del cambiamento dell'Ambasciatore tedesco a Roma, dehla necessità pel Goverr-no tedesco che Neurath vada a Londra. • Schubert è quanto di meglio abbia Ja diplomazia del Reich. Voi lo sapete, del resto. Io considero l'Ambasci-ata di Roma come la più importante, adesso, peT la diplomazia e la politica tedesca • .

GRANDI -Gli faccio gli elogi di Neurath.

CuRTIUs -In Germanda si è pr'eoccupati dei!. vO!srtro p11ossimo vdaggio in Polonia (2). Non potreste fe~marvJ a Beiiliino, durante iii. VJiJagg]o dii l'irtorno? Ve ne sarei grato.

GRANDI -Vi rillgrazio, ma ho degli impegni per cui debbo rHwnare a Roma subito. Non è d'aUra parte improbabile che profitti dell'occasione peT restituire al CancelHere Schober la visita fatta al Capo del Governo. D'altra parte il mio viaggio in Polonia non ha nuna di straordinario. Stamane Briand, per citarmi un esempio di collaborazJone sincera fra due popoli mi citava il vostro recente accordo coi Pola•cchi. E ne traeva favorevole auspicio per i suoi Stati Uniti d'Europa!

CuRTIUs (con uno scatto)-Macchè acco!I"do! Finchè non sarà risolto il problema deHe frontiere orientali non sarà porssibHe un acco!I"do fra Germania e Polonda. H • corridoio è Ja spdna nel cuore del popoilo tedesco • (3).

. , (l) Cfr. le dichiarazioni fatte dall'uomo politico tedesco Kiihlmann a Bethlen, che ne rifen a Arlotta (r. rr. conf. 2602/450, Budapest 20 maggio): • Kiihlmann si sarebbe... espressonel senso di ritenere che in tutto quanto possa concernere un riavvicinamento con l'Italia -se se ne astraggano gli ambienti dei circoli militari dei quali consterebbe anche perso~nalmente a Bethlen, che mi ha detto aver avuto assai di recente contatti con eminenti loro ufficiali venuti qui a Budapest in missione di cortesia nonchè sotto pretesto di studio perl'organizzazione di un lungo raid automobilistico, nutrire essi vive simpatie per il nostro

Paese e per il nostro Regime, rinsaldatesi ancora in seguito alle calde accoglienze fatte

ultimamente in Italia alle navi tedesche, ed essere pertanto generalmente propensi a possibili

più intime intese concrete con noi, che si cercasse eventualmente di stabilire -l'opinione

pubblica germanica, nella gran massa, secondo lui, sostanzialmente democratica, si oppor

rebbe bensi a qualunque forma di "alleanza", nella irreduttibile convinzione che questa

condurrebbe presto o tardi fatalmente ad una nuova guerra, ma non sarebbe aprioristica

mente contraria allo stabilimento di speciali rapporti di cordiale amicizia con noi, special

mente se venisse a rendersi conto (e su questo punto sembra che abbia particolarmente

insistito il Kiihlmann) che un simile riavvicinamento fosse visto con favore in Inghilterra,

della cui opinione pubblica e della cui azione di propaganda, molto sensibili sarebbero la

ripercussione e l'influenza sulla gran maggioranza dei circoli del Reich.

Kiihlmann ha poi manifestato decisamente l'avviso -mi ha sempre riferito il Pre

sidente del Consiglio Conte Bethlen -che ai fini dello stabilimento o quanto meno del

l'incoraggiamento in Germania di quelle tendenze desiderabili per un possibile riavvicina

mento politico con noi, avrebbe notevole efficacia l'azione persuasiva che opportunamente

si inducessero a svolgere negli ambienti del centro personalità influenti di tale partito.

Tra queste, sarebbe da tenere in conto tutt'affatto particolare il noto Monsignor Kaas, le cui

ardenti aspirazioni alla porpora cardinalizia (e mi permetto qui ritornare sulla doverosa

riserva già fatta in precedente occasione, in quanto accenno ad argomenti di altra giurisdi

zione soltanto per riferire quanto a loro riguardo mi è stato detto) tornerebbe probabilmente

assai utile agli scopi indicati il poter favorire, faceva presente e suggeriva a Bethlen il

Signor Kiihlmann, mercè quegli opportuni approcci che riuscisse eventualmente possibile

tentare a Roma presso la Santa Sede e segnatamente nell'ambito del Cardinal Pacelli •.

• Michalacopoulos non mi ha nascosto che il cambiamento di Arlotta ha resi un po'perplessi gli amici dell'Italia in Grecia. Si domanda se il Ministro Bastianini, di cui naturalmente mi ha fatto gli elogi, potrà continuare l'opera cosi efficacemente.

GRANDI -Gli ho detto che stia tranquillo. Il Ministro Bastianini è un giovane intelligente. D'altra parte egli non farà nulla senza le previe istruzioni di Roma •.

(l) -Per il testo del discorso di Livorno cfr. MussoLINr, Opera Omnia, XXIV, pp. 227-228. Per gli altri discorsi pronunciati in quei giorni da Mussolini in Toscana e a Milano, ibid., pp. 224-249. (2) -Su questa conversazione cfr., più ampiamente, la relazione orale di Rosso a Selby, in DB, n. 207 allegato. (3) -La conversazione si svolse all'Hotel des Eergues, presenti anche Rosso, Léger e Massigli. (4) -II colloquio ebbe luogo in casa di Paulucci de' Calboli Barone la sera del 14. (2) -Cfr. p. 74, nota 3. (3) -Lo stesso giorno 14 Grandi aveva avuto anche un colloquio con Michalacopoulos. Del verbale si pubblica solo il passo seguente:
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PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI INGLESE, HENDERSON

[Ginevra], 15 maggio 1930 (1).

HENDERSON -È ansioso di avere qualche dettaglio sulla mia conversaz,ione di og,g~i con Bl'li,and (2).

GRANDI -Gli racconto come si è svolta la conversaziooe.

HENDERSON -È dispiaciuto del modo come i francesi tirano per le lunghe e compl,icano le cose.

Mi domanda se sarei eventualmente disposto, nel prossimo settembre, ad ant,icipa~re di qualche giorno La mia venuta a Ginevr,a, per :hl prossimo Coosiglio, onde rinc011.1tralrmi con ilruJi e con Bl'l~and, di nuovo.

GRANDI -Non ne vedo il'utJEiiirtà pel'chè a serttembve le cose non oomnno mutate. È evidente che la Francia non desidera, seriamente, un accordo coo noi. Ma comunque, non faccio nessuna difficoltà.

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PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI INGLESE, HENDERSON (3)

... 16 maggio 1930 (4).

HENDERSON -Ho ricevuto stamane un telegramma dal Primo Ministro, il quaile mi: lilnCaii1ica dii rlmgraz,~arVIi per :La vostva ilerttel'la ( 4). Egli apprezza mmodo particoJ,are la buona voLontà deil Gove11no Ttaillia[}o. Oggi vi sa~rà una seduta importante ed una discussione difficHe alla Camera dei Comuni. Avete fatto parola a Bri,and dello scambio di lettere avvenuto fra voi e Mac Donald m questi. giorni?

GRANDI-No. HENDERSON -Mac Donald mi ha appunto incaricato di parla:rne con Briand. Lo vado a fare subito (5). HENDERSON -Ho parlato con Briand. Mi ha risposto che egli non ha fa,coltà di prendere una decisione. Mi ha promesso che non appena tornerà a Parig<i ne pacr:lerà a '.l1a<rdieu.

V:i tel'lrò informato di ogni particolare per tramite di Sir Ronald Graham (6).

(l) -La conversazione ebbe luogo in casa di Paulucci de' Calboli Barone la sera del 14. (2) -Cfr. n. 36. (3) -Un accenno al colloquio in DB, n. 209. (4) -Cfr. n. 27, allegato. (5) -Evidentemente a questo punto il colloquio fu sospeso per permettere a Henderson di recarsi da Briand. (6) -Grandi inviò in visione al re i verbali delle sue conversazioni ginevrine con Henderson, Briand, Marinkovié e Curtius, nonchè lo scambio di lettere con Mac Donald del 9 e 11 maggio (allegati a lettere del 22, 23 e 27 maggio al ministro della Real Casa).
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. u. s. 1183/283/122. Parigi, 16 maggio 1930, ore 20,30 (per. ore 22).

Discorso Fi11enze è atteso coo intenso interesse generaJe. Quello di Livorno ha qui vivamente ·impressionato ed è dal pubblico considerato dfu-etto a Francia. Mi !risulta che que•sto Governo è informato che fu 'accolto da acclamazioni per Corsica, Nizza e mi risulta che questo Governo osserva che il discorso fu pronunciato dal Capo del Governo. Confel1illo viva sensibilità caratterizzante attuale momento questa opinione pubbl·ica. Discorso Firenze destinato ripercussioni di orientamento per ii p~rossimo futuro.

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IL SENATORE SCHANZER AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(A C S, Ca,rte Schanzer, busta l, fase. 11)

Roma, 16 maggio 1930.

S. E. H Presidente del Senato mi ha fatto cortesi i:nsistenze perchè io mi iscriva a parlare sul bilancio degli affari esteri.

A dke il vero, sono molto esit•ante a farl-o. Dovrei parlare sopra tutto del1a Conferenza di Londr·a. Ma dopo il grande ed esauriente discorso deH'E. V. a11la Camera dei ,dJeputati (l) ed essendo ora in ·co!t1so nuovi ne·gozìi•a:td con la Francia, le mie esitazioni aumentano.

Potrei avere un colloquio di cinque minuti con V. E. o vorrebbe farmi conoscere in altro modo il suo pensiero? Scusi H disturbo e mi ·abbia, con rinnovati ra.Uegramenti pel .suo discorso che gius·tamente ha avuto una ripercussione mondiale (2)...

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A TIRANA, SOLA (3)

T. 499/51. Roma, 17 maggio 1930, ore 18.

Prego V. S. recarsi Re Zogu per di'l'gli che è mio desiderio metterlo corrente mi1a convei1sazJ1one ·con M:artinkov.i,c dod11oi maggio ru.s. a Gin,evra (4), oecatsd!one ii'iÌ:Unione Consiglio S.d.N. Marinkovrc ha domandato udienza che naturalmente non

potevo rifiutargli. Conversazione ha avuto tono assolutamente generico senza entrare nè direttamente nè indirettamente esame problemi particolari. Ma~rinkovic ha insistito sul desiderio del suo Governo di ristabi11re coll'Italia relazioni di amicizia. Io ho richiamato la sua attenzione sugli incidenti troppo frequenti che si verificano contro l'ItaLia in territorio jugoslavo. Marinkovk durante tutta la convers,azione non ha fatto il minimo accenno all'Albania. Tutto qui.

(l) Il 9 maggio. Testo in D. GRANDI, L'Italia fascista nella politica internazionale, Roma, 1930, pp, 13-69.

(2) -Per la risposta di Grandi cfr. n. 50. (3) -La minuta è autografa. (4) -Cfr. n. 29.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. maggio 1930 (1).

Ti allego i pro-memoria relativi ad alcuni incontri con i Ministri degli Esteri di Gran Bretagna, di Francia, di Germania, di Jugoslavia e di Gre,cia (2), nell'occasione di questa Sessione del Consiglio della Società deHe Nazioni.

Spero di avere interpretato le Tue direttive, e di avere agito ~secondo le linee da Te fissate.

Cil'ca le conversazioni con Henderson e Bdand, esse possono definirsi alla solita maniera: « Erba ~trastulla ». Il Governo inglese mostra, anche troppo, la sua preoccupazione per 1'-1\ccordo Navale italo-france1se. Il Governo fl'ancese non ha nessuna seria intenzione di concludere quest'Accordo, fo11se più ancora per fare cosa ingrata agl!i inglesi che a noi, e la sua tattica evidente è ti11are per le lunghe. Io ho tenuto la nostra linea consueta: l'Italia non si rifiuta ralla discussione, anzi vi è disposta, ma non ha fretta e non sollecita nessuno. Henderson è tornato a Londra deluso e imbarazzato. La cosa ci riguarda fino ad un certo punto.

Di qualche interesse invece il deciso passo di Marvinkovich. Nel mese di gennaio, dopo il mio incontro ~con Jeftk a Roma (3), Tu mi desti istruzioni di avvicinacre Mar1nkovich nell'occasione del1a passata Sessione del Constglio. Come Tu dcordi, Ti scrissi allora ~che, dato il momento, avrei avuto l'aria di andare a cercarlo. Così è venuto lui, stavolta, con tono molto conciliante e dimesso, ed è la prima volta che la Jugoslavia lo fa. Ho dketto un telegramma a Tilrana ( 4) per,chè Re Zogu sia messo al com,enrte deiliLa mila conV1ecr:-s,azliJone con Marinkovkh, che è stata, come vedrai, molto generica.

Okca dJ m:io ,incontro con Cur,tius, ho tenuto a «marcare» che la poiliirbica dell'Italia verso la Ge11mania non è cambiata d'un millimetro per il fatto delle nostre difficoltà con la Francia. Curtius si attendeva evidentemente un qualche

cosa di più. Io av·evo letto e lungamente medHato la Tua bellissima intervista sul Berliner Tageblatt (1).

Noi avremo la Germania con noi, quando e come vorr•emo, ad una sola condizione: quella di non andarla a cercare, di non curarci di essa, di mostrare 1a più profonda indiff.erenza alle cose che 1a interessano.

Il mio viagìgio a Varsavia (2), mentre la grossa questione delle :frontiere orientali monta minacciosa a1l'urizzonte, disp~ace ai tedeschi. Tanto meglio. Viene quindi al momento giusto. Il giuoco è lungo. Se avremo pazienza, saremo noi a porre ·alla German~a le condizioni della sua e delLa nostra amicizia. Bisogna, nel frattempo, che i giornaUsti italiani non dicano, come fanno troppo spesso, delle pacchianerie e delle .sciocchezze. Se noi vogliamo che a Parigi e a Berlino si persuadano che la nostcra ·azione politica non è più prigioniel'a del vecchio dilemma crispino e democratico: • Se s~amo male ·con runo, dobbiamo appoggiarci necessadamente a quell'altro », bisogna cominci,are ad esserne persuasi noi steS~Si, non :liM"e JJa 'corte 131Ua Germai)JJ~a qu31lldlo !IJe •cose non v:anno be'llle con la Francia, e mostrare di sentirei benissimo ugualmente quando l·e cose non vanno bene nè con la Francia nè 1con la Germania (3).

Per quanto riguarda 'le questioni specifiche all'ordine del giorno del Consiglio, nessuna V'aie la pena di essere particolarmente rilevata, ad ·eccez~one della decisione con cui è stato messo fine ai controllo finanzi,ario .in Ungheria (altro non indifferente ·servizio da noi reso all'Ungheria). :Vale ·la pena viceversa di rilevare il nuo\l'o • clima • in cui si sono svolti i lavori di questo Consiglio.

L'ItaUa comincia ad avere la sua quota e il suo posto. Pl'ima, la Società

delle Nazioni si chiamava Inghitlterra e Francia. Adesso si .chiama Inghilterra,

Franci:a, Italia, su un piede di parità. Questo è quanto ind1spettLsce soprattutto i

francesi, cui faceva troppo comodo un'ItaHa, con una gamba dentro e l'altra

fuori, scontrosa, costl'etta a .sedersi a ~tavola, ma con dispetto suo e degli altri.

È sul loro terreno doV'e noi diplomatioamente li batteremo. Il prete non si

preoccupa dell'eretico che parla contro Dio fuori della Chiesa. Ma quando

l'eretico ha H coraggio di entrare in Chiesa, e parlare ai fedeli dall:o stesso pulpito

da cui parla il prete, non contro Dio, ma contro il prete e in nome di Dio,

soltanto a1lilooa 1ill ,prelte cOIITlli.ncila a preoccuparsi ,sul sertio . .A:lila Conferenza di

Londra l'Italia ha dato il primo colpo d'accetta al grande • mito • de11a sicu

rezza, su cui si regge tutta la politiea francese, da Ver.saiJles a oggi, e attraverso

cui ·la Francia, per dieci anni, è riuscita a contrabbandare la sua politica impe

ri<aHsta. Iecri Wimam Ma,rtin, il più chierèu:to ·e ri:pugnante fra i sacerdoti del

l'idolo francese della • sicurezza •, ·in un ,articolo sul Journar de Genève, dichia

rava di essere scosso ormai :nella sua fede. Sintomi. La banda dei fuorusciti

(A Prato, Zanetti, Monti, ec,c.) •si aggirava livida, in questi giorni, nei co!l"ridoi

del Palazzo della Società delle Nazioni agitandosi più del consueto. Anche Sforza

ha senUto il bisogno di correre a Ginevra, dopo molto tempo che non si faceva

più vedere..A:l:tro buon segno.

(l) -Si inserisce sotto il 17, tenendo conto dell'accenno nel testo al telegramma spedito a Tirana, che è del 17. (2) -Cfr. nn. 28, 29, 34, 36, 37, 38, 39. (3) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 302, e la nota a p. 334. (4) -Cfr. n. 42. (l) -Per la quale cfr. MussoLrNr, Opera Omnia, XXIV, p. 224. (2) -Cfr. p. 74, nota 3. (3) -La minuta conteneva qui il seguente capoverso, poi cancellato: • Riusciremo a guarire, a forza di mercurio, la vecchia sifilide democratica, serpeggiante ancora qua e là, per legge atavica, nelle file stesse del Fascismo? •.
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IL PREFETTO DI COMO, RIZZATTI, AL CAPOGABINETTO DEL MINISTERO DELL'INTERNO, IRACI

(Copia)

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 23073/2382. Como, 18 maggio 1930,

ore 15,30 (per. ore 17,25).

Relazione nostra conversazione tel•efonica odierna ritengo opportuno soggiungere che pur rendendomi •Conto ragioni ordine superiore ·che ·Consigliano immediato atto ·clemenza nei riguardi sacerdoti Bellano (1), ritengo necessario che provvedimento sia •anche nella forma tale, da non intaccare sostanza fatti che fu base giudicato commissione. Ciò perchè in caso diverso elemento clericale irntera provinci1a pr·endel'ebbe maggiore e più facile sopravvento, :r>itenendo possibile conti:nuare nella sua azione di annientamento istituzioni fa,sctste con sicurezza ìmpunità, tanto più che questo .sarebbe secondo atto clemenza di ·cui beneficia dero provincia a distanza pochissimi mesi. Aggiungo an·cora •che prestigio rappresentanza Governo verrebbe seriamente compromesso e menomato, pe•rchè si rpeDJSwebbe oo una limpi]i,otta soonfessinne 1suo orpe[1éilj;o. È bene ten·ere presente al riguardo anche linguaggio sconveniente usato nella nota ~etter:a da S.E. A:r>civescovo Milano nei riguardi autorità poEtica, lettera ·Che ho ragione ritenere sia nota ambienti clero. Sarebbe pertanto opportuno che venissi autorizzato diramare comunicato Stefani (2) con cui si :r>ende noto che predetti 'sacerdoti vennero colpiti commissione polizia per loro atteggiamento ostile organizzazioni giovanili fa,sciste e che provvedimenti loro ·cavico sono stati condonati con atto clemenza, S. E. Capo Governo, occasione anniversario dichiarazione guerra. Ciò

premesso, ,tJi prego dii jjaJr l(lall!Sidooare •Che •aJlilia poosenrtle :ritchiestJa dio OOIIlO mosso non da considerazione personale, ma unicamente da preoccupazione mantenere integra dignità carica rappresentante del Governo e prestigio Regime, il qua~e ultimo in questa Provincia, sila per sempre crescente invadenza clero, sia per non adeguata reazione clemento Fasdsta, ha bisogno di essere tenuto sempre alto.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1215/348. Berlino, 19 maggio 1930 (per. il 21).

Il Silgnor CUJ:Itiius mi ha detto, a Ginevra, dd avell'e mvita:to colà il su,gnor Nadolny, Ambasciatore di Germa!llia, per un colloquio. Il colloquio ha avuto luo.go g•iovedì scorso -non so •ancoca con quale Tisulta.to. I giornali di·cono

che gE sia stato offerto uffi·cialmente H posto di Ambasciatore a Mosca, in sostituzJone <deJ. Sig1nor volll Drfu:k,sen, cui till p,res~dente delùia R!eipubbll1ca aW"ebbe nei giomti 'SCOI1SÌ p['eallllllUilliO~arto lill rocrnamo iall Mi~n~stell10. lil. Segretlatrli!O di Sbalto von Schubecrt, iers·era, mi d:iJceva non 'Sa[>ere ancora se Na:dolny avesse o no accettato.

Dato il pessimo siostema, ormai in uso in Germania, di :tasdare che la stampa interloquisca in base a indiscrezioni sui movimenti diplomatj.ci, prima che siano effettivamente decisi, una forte campagna si è riaccesa pro e contro Nadolny. Dalla quale campagna è venuto fuori un particolare degno di rilievo.

lil Vorwaerts •SOI1iV1e .chJe, quando Nado1ny 'asp:iJI1aV1a aJd esse['e nom~lllarto Ambasciatore presso il Quir1nale, aveva scritto al Signor Stresemann una lettera, nena quale esponevagli una sua idea su un possibile modo di 1dsolvere praticamente 1Jia quesltione dehl'•elemento tedesco •nelil'Alto Adlige: •egiLi propooeva di metter:si d'·a•ceordo col GoVlerno .itai!Jiano, ·sulla base di un 'indennizzo :tliinalllz.~ario, per prende,ne g,lJi abittanrti dii :razZ;a tedetsca nelil'Al.to Addge (.che .iJJ. Vorwaerts •caloot1a oa 250.000) e .t11asportarlii neill1a p,russia orli:enta1Le, Ol11de colmatrVi dei vuoti e per rimpiazzare elementi di razza slava. La rivelazi0l1Je di questa idea, che nel Nadolny era venuta per aver assistito al cambio delle popolazioni nella Traeia e neH'Asia Minore, gli ha procurato un tolle generale da parte della stampa di sin:iJstra, che cerca di cop:rire col ridtcolo J.'Ambasoiatore e di premere su Curtius, pevchè non gli sia affidata l'Ambasc:iJata oa Mosca.

A difesa del Nadolny, oggi, scende il Signor Klein, redattove capo della Deutsche Allgemeine Zeitung. Que.srtli comilnota ·col dire •Che dii. questa ilettere a Stmsema:nn si mormora da ,tempo, speoiJaJ.mente, dtn ·cell"lti oiJr,cold, ehe si occupano, più particolarmente, di questioni per:sonali e ·Che, di solito, non si dtstinguono per una speciale cura de:l germanesimo all'estero. Klem dice non conoscere quella lettera, ma sapere •che Stvesemann, inve.ce di ridere dell'ide1a di Nadolny l'aveva presa mo1to sul sevio -idea, più che legittima, del resto, in un diplomatico che ha Vl~ssuto i <tempi ,dJel tmspmto del<Le popoiLamOill)i grooche daililoa fur1chda e che, senza fare proposte, si permettev•a di allacciare conseguenze politiehe ad una transaz,tone a g1"andi Jiirnee, da •compi•ersi •sotto 'l'eg1da de[i1a Soc,ie•tà dellilie NazJiJoillii.

Relativamente a quanto precede, tnformo che, iJU reaLtà il signor Nadolny ha nutrito quell'idea •e più volte me ne ha parlato. Evidentemente, egli si rendeva e si rende ·conto che lo strappar popolazioni, abbarbkate da secoli nella va1ll1e de11' Alito AJdi,g•e, av,rebbe •costatto a queste tsaoriHìZii, iliacdme -I11sei!1Jtitli. dolorosamente dai fr.atell.i di razza in Austria e in Germania -ma, a suo avviso, questa dolorosa operazione chirurgica avrebbe avuto politicamente n risultato salutare di liberare il terreno dei rapporti itala-tedeschi da un fermento di costante malumore e avversione e di rafforzare, invece, nella Pruss1ia OI'ientale l'elemento germanico in lotta col polacco.

Non so se oggi, in cui si vede •chiusa la porta d'accesso a VHla Wolkonski,

il signor Nadolny butti a mare quell'idea-certo, in passato l'ebbe fortemente

e più di una volta, ebbe a richiamare ana mia attenzione il gran vantaggio econo

mico poLitico che la Gvecia ha avuto dall'immigrazione di quei 2 milioni e mezzo

di :fm,teJ.'lli delìl1a Tra·cdta e deH'.&sia MiiJnore, da prr1tma deprecata come ll'Ovlilllom

per il paese.

(l) -Cfr. n. 47. (2) -Il testo di questo comunicato non è stato trovato sulla stampa.
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IL MINISTRO A SOFIA, PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. s. u. 1154/433. Sofia, 19 maggio 1930.

Ho avuto recentemente due colloqui con Skatrroff, consigliere e fiduciario di Yvan Miha,iloff, ---uno dei membri oggi più influenti deilil1a O.R.M.I. (1).

Nel primo colloquio Skatroff mi confermò che Liapceff, pu:r sotto le minacce e le pressioni di Belgmdo e di Londra, e pur in seguHo al passo diplomatico delle tre G1:1andi Potenze do,po 'i quattro attentati (2), -non aveva pirieso che mil.ilure irrisorie di fronte all'Organizzazione Macedone.

A detta di Skatroff, i Macedoni preferiscono Li.apceff, a capo del Governo bulgaro, piuttosto che qualsiasi altro uo'llo politico. Tuttavia, qua.lunque sta il Presidente del Consiglio, e qualunque sia il partito che governi il Paese, i Macedoni, o meglio la O.R.M.I., ·continueranno seill/Prre la loro azione, tesa agli stessi fini, e svolta con tutti quei mezzi che samnno ·suggeriti daNe cir,costanze.

Skatroff mi ha informato che Yvan Mihailoff ha fatto un lungo •sogg'iorno all'estero, dove è stato in contatto con rappresentanti del mov;imento croato. A tal proposito Skatroff ha soggiunto di esseve a conoscenza che i Croati non mostrrano da essere 1in possesso nè de1li1o ·spirito nè delilJa pmitli,oa !l'1ivoluz1onalf'i.

L'O.R.M.I., ha continuato Ska.troff, guarda sempre a.1l'ltaH:a come alla sola nazione amica, sia per tvadizione ·che per diretto interesse ne,l.Jla questione macedone.

Basandosi su ciò, Skatroff -·a nome del Comitato Supremo dell'O.R.M.I. di Mihailoff -mi ha pregato di domandare a11'E. V. se sia possibile IÌnV'Ìiare nella Macedonia serba meridiornale (regioni di Ocrida e di Monastioc-) da 'sei a dieci Macedoni, a tr·averso l'Albania. Soopo di questo invio ,sarebbe soltanto la propaganda e non l'esecuzione di attentati. Data 'La stagione già avanzata, hl Comitato si permette pregare V. E. di volergli far ·conoscere le Sue dedsiornd. con cortese sollecitudine.

Ho detto a Ska,troff .che avrei riferito a V. E. la domanda espostami.

A sua vichie,sta di un ·cornsiglio cir·ca l'opportunità o meno di continuare la serie degli attentati terro~ristici sul confine occidentale bulgaro, ho risposto come parere mio personale -che mi semb1:1ava preferibile, data l'indubbia

dare a questo movimento appoggi e amh d1reth, almeno nel senso d1 lasc1are llberta d1 movimento agli elementi macedo'li che operano dalla Turchia ai danni della Jugoslavia.

Ritengo non superfluo rilevare come tutto questo rientri nel quadro degli interessi italiani e costituisca un nuovo segno di quella collaborazione che la Turchia può darci nello s~olgimento della nostra pol_itica balcanica . e m;diterranea, conformemente allo spirito che ispirò a suo tempo la concluswne del patto Italo-curco... .

È anche da tenere presente che i propositi espressi da Tewfik Ruscdi bey nei riguardi della ··questione macedone potranno ;::vere .favorevoli ripercussioni anche _nei rigum;~i di elementi croati che vivono a çostantmopoll e . che haJ?-r:o per ora rapporti !1-on fac1~1 col

comitato croato che agisce a V1enna; e che tali propositi potranno portare, Sia pure 1n un secondo tempo, anche ad un mutamento di contegno. de~la T~rchi~ nei rigt,tardi dell'Albania, con le agevolazioni (analoghe a quelle da concedersi d ora m po1 al movimento macedone)che potrebbero scaturire a f~vore del movimento pro Grande Albania che pure da Costantinopoli agi.sce, come è noto. a1 dann1 della Jugoslavia».

emo2lilone ;SOil,lev,artJa IIlleliLe ,opillntoni pubbl!iche speciwmente pe1r ,i,l nrum&o deMe vittime ~~nnooenti degli ~attentati stessi, soprassedere al loro troppo v1cino dpetersi, considerando altresì che nuovi atti di terrore non avrebbero mancato di produrr,e a Belgrado, ed anche a Parigi e a Londra, reazioni e ripercussioni prevedibilmente !Serie, e taJi da mettere 'realmente n GovernJO bulgaro (e più preCILsamenlte I..JLapoeff) 1Ln rma sirtU!aZJiJone dii est11ema :ilmbairazzanrtle grnviltà.

Nel secondo colloquio, brevissimo, Skatroff mi ha ,confermato ila domanda del Comitato Supremo di pregare V. E. di volergli far pervenire 'le Sue dedsioni intorno all'invio del gruppo di Macedoni in Macedonia, via AlbanLa; e mi ha dichiarato che il Oomitato stesso aveva deciso di sospendere a tempo indeterminato l'esecuzione di attentati terroristici Ln territorio serbo (1).

Come è già noto ,a V. E., la situaz,ione interna del movimento macedone non ha subi:to sostanziali modifi,cazioni, in quanto i due gruppi della O.R.M.I. (Mihailovisti e Protogherovtsti) esistono tuttora. Senonchè il gruppo Mihahloff, già affermatosi il più forte, numericamente, sin dall'inizio della scissione (giugno 1928), e appoggiato sin d',alilora da Liapceff, da vari Ministri e da numerose persOIIlla,~iltà polliiiti1che, -e sostenuto dlaii.Ua grtande mag,g~iJolffi[}Zla de1le Fmltellli~ dell'Emigrazione macedone legaLe, -si è venuto man mano ancor più rinforzando -come numero e come mezzi -tanto che oggi può considerarsi come il solo rappresentante attivo e fattivo del:la O.R.M.I.

Il gruppo Protogheroff, come ho detto, esiste tuttora, ma decimato dalle uccisioni, e ridotto all'ilnazione dat:I:a mancanza di mezzi. Oltre ai suoi più noti componenti, che rappresentano sempre la pa~rte più intelLigente, più colta e polittoamente più ,pn~pa111artla dei!. movdimenrto macedone, dii g<ruppo, Pll"otoghwoff il"lilunlilsce intorno a sè un numell"o abbastanza rilev<ante di inteHettua<li, macedoni ed anche bulgari macedonizzanti. Ma la O.R.M.I. di Protogheroff (,come tuttora :si chiama) non 'eserrcilta oggli. iiln BUllgialrlÌia un'dJnifl.uenza p["lartliJoamente aPIPre,zmbille (2,).

Tutti i tentativi compiuti da varie parti per g'iungere ad una ll"'iconcil:ilazione tra i due gruppi sono riusciti vani, in palrte per l'intransigenza dei mihailovisti v~ittoriosi, in parte per 'l'odio che si è ormai profondamente radi:cato negli anJimi (3).

Yvan Mihailoff, che è spesso all'estero, e che anche quando è ,in Bulgaria si fa avvicinare soltanto da pochi suoi fidaUssimi, è stato abbastanZJa seriamente e lungamente ammalato di esaurimento nervoso. Ora ,sembl:.'a ri,stabilito. Il suo prestigio è ISeffiJ)["Ie' gtt1ande, segn~atamente ne~~e l.'egtoalli ma,oedo!tlii del,l<a BUilga:rlia

(Petric, Gorna Giumaia, Kustendil, NeVIrokop), dove ;risiede il Comitato, e di cui i proprietari terrieri pagano al1a O.R.M.I. rilevanti tributi, specialmente sul tabacco.

Per quanto (come ho varie volte avuto occasione di rilevme nei miei rapporti sulla .situazione pol.drt;ioa bulgara) esistano in Bulgaria correnti di non indifferente importanza ostHi all'Organizzazione RivoluZJionada macedone e alla sua azione terroristica, pur ·se non contrastanti il dtritto delle popo1az~ooi macedoni soggette ai Serbi ad un tl'attamento più libero e più umano, può tuttavia affermarsi tn modo sicuro che l'O.R.M.I. costituisce sempre, 1in questo Paese, una delle forze più potenti e più deciJSe, infiltrata in tutti 1i rami della vtta pubblica, pogg,iante sulle basi solide dell'emigrazione macedone e del fondamentale consenso etnico della maSISa (popolare bulgara; forza .che si sente serlliP["e !Presente ed attenta, anche se agisca in quotidiano segreto, e non appaia fuori che di tanto tn tanto, ~con 1i' suoi sanguinosi ammonimenti (1).

•tato-u'f!'gheres• (1927-31), 1~ • Stona contemporanea., 1971, p, 302). Non si è trovata docu

mentazione su questa miss1one.

Si pubblicano qui di seguito due relazioni anonime, archiviate sotto il 1935 e solo

adesso ~rovate, che eran? con ogni probabilità allegate all'appunto di Grandi per Mussolini

del 6 dicembre 1929 (sene VII, vol. VIII, n. 222). ,

I. -• Ho ricevuto i signori: Karajoff, rappresentante dell'Organizzazione centrale macedone, ed Evtimoff, fiduciario della stessa Organizzazione a Ginevra e direttore del giornale

" La Macédoine " che si pubblica in detta città.

Hanno cominciato col dirsi lieti di essere stati invitati a recarsi a Roma e di avere

cosi modo di prender contatti diretti con organi responsabili, del Governo Italiario per cono

scere il n~ro modo di vedere circa il movimento macedone ed i suoi esponenti. '

Ho nsposto che scopo del colloquio era, per parte nostra, quello di accertarci personalmente delle intenzioni dei rivoluzionari macedoni, quanto alla condotta da seguire per raggiungere gli scopi desiderati, e dei sentimenti reali da cui essi erano animati nei riguardi

della politica italiana.

L'Italia Fascista, ho detto, non ha soltanto una simpatia sentimentale verso le aspirazionimacedoni -simpatia di cui ha dato prove tangibili e che è facilmente comprensibile -ma vede, nel favorire tali aspirazioni, una coincidenza coi suoi interessi generali politici nei Balcani. Occorreva, quindi, parlare con tutta franchezza, poichè noi non avevamo altro desiderio che quello di assistere e potenziare il movimento macedone, ma, quanto ai migliorimezzi per farlo, dovevano essere i macedoni stessi ad indicarceli, poichè essi solo potevano conoscere i loro bisogni e le vie di opportunità tattica da seguire tanto all'interno del paese, quanto nei rapporti cogli Stati vicini, e per quello che concerne infine la propaganda all'estero. Per noi, aggiunsi, gli uomini non esistevano, ma contavano solo le cose ed i fatti. Non avevamo preconcetti, nè pregiudizi di persone e di metodi, ma con tutto ciò non potevamo, tuttavia, non deplorare come i dissensi fra i diversi patrioti macedoni, la scissione dei partiti e dei gruppi, abbiano molto indebolito il movimento e quasi interrotto il suo sviluppo. Non stava a noi di discutere da qual parte stesse la ragione e da quale altra il torto, ma era per noi necessario di sapere quale fosse il vero pensiero della grande maggioranza dei macedoni e chi fossero i loro veri rappresentanti, per sapere con chi avevamo da parlare ed eventualmente trattare.

I signori Karajoff ed Evtimoff concordemente risposero che l'ORMI, con a capo Mihailoff, resta l'unica rappresentante del movimento macedone, che la grande maggioranza dei gruppi e delle organizzazioni locali ad essa aderisce e che la scissione Tomalewski non ha più che una scarsissima importanza, poichè i partigiani di quest'ultimo lo hanno quasi tutti abbandonato. (Effettivamente, secondo l'Agenzia ATMO ha da Sofia, in data 2 corrente, al Congresso dei rifugiati macedoni, colà tenutosi in questi giorni, hanno partecipato 180 organizzazioni sulle 201 esistenti).

n signor Karajoff, per incarico dell'ORMI aveva già da un anno a'!vertito il nostro Ministro a Sofia che il Tomalewski sarebbe stato messo al bando del mov1mento macedone ed abbandonato alla sua sorte (frase che in lingua povera hq. un significato più violento)_. ma fu proprio per cedere alle esortazioni del Ministro Piacentini (credo, piuttosto, perche allora Mihailoff non si sentiva abbastanza forte) che si decise di pazientare ancora ed attendere la possibilità di ricondurre:' il Tomalews~i .all'ovile.._Invec~ que~ti ha continuato. a ,Pe;rse

verare nei suoi errori ed orama1 la sua sorte e fissata. C1o che e pero enormemente d1sp1aC1Utoai miei interlocutori e che avrebbe disorientato .I'OR~I circa. le. intenzioni .del. Gpv!'!rnoItaliano è stato di constatare come il Tomalewsk1 abbm da no1 ncevuto cosp1cu1 amti ed abbia cbn mezzi italiani potuto organizzare delle azioni che hanno molto nociuto alla causa

macedone. d . d h' 'l T 1 k'

Li ho interrotti per dichiarare che, pur non constan onu a <: 1 .1 . orna ews 1 avess<; ricevuto tali aiuti, dovevo far presente, ~ategoricamente, <:he. se gll amti .stessi erano stati accordati, ciò si era fatto in buona fede, ntenendo sempre d1 g10vare al ~ov1mento macedone.

Mi hanno risposto che non ne dubitavano, ma che speravano che s1 sarebbe_ro•. da ~!irte nostra tagliati i viveri al Tomalewski e compagni, ora che dovevamo essere convmt1 dell mutilità ~ anzi del danno di aiutarli ulteriormente. . .

Ho detto che avremmo preso nella debita considerazione . queste cosi nette ~hchiarazioni ma che desideravo farmi un'idea più precisa delle accuse nvolte al Tomalewsk1 ~ delle diver'genze che lo separavano dall'ORMI. Ho aggiunto che il. Toma.lewski accusava, m_vece, quest'ultima di volere gradatamente affievolire e distruggere 11 mov1mento macedone, nnu~: ziando ad azioni terroristiche, di non avere più alcun rap_Porto. col~'mtel;'no !iel ~a!"s.e, ~ agire soltanto dall'esterno (azione difettosa come quella d1 tutti gb. ~m1gra~1 .Pf:!lltlCl), d1 essersi lasciata convincere se non corrompere dai partiti bulgari serbof1h e qmehstl,

Sarò grato a V. E. se vcwrà farmi cortesmnente coooscecr-e ,se ed iin qual modo io debba rispondere a Skatroff circa la suesposta domanda di ~invio di Macedoni in Macedonia serba, via Albania.

P.S. -Skatroff mi ha anche detto che i signori Chaleff, Ilieff, Anastassoff, firmatari della nota protesta antiserba trasmessa a Ginevra, ,sono stati per qualche tempo in Bulgaria, per mettersi a contatto col Comitato Centrale deU'O.R.M.I. di Mihai1lnff. Durante •itlloro soggLorno ,in questo Paerse, ehe è stato tenuto segreto, e.ssi non avrebbero avuto rapport.i ,con nessuno all'infuori dei membri principali del Comitato e dell'Organizzazione.

Ripartiti per Ginevra, i tre predetti Macedoni ,si proponevano -secondo Skatroff -di visitare le principali Capitali europee, tm cui -naturalmente Roma.

I due fiduciari mi hanno allora nettamente affermato che l'ORJ\1I ritiene il Tomalewski

un " vero e proprio traditore e come tale lo ha condannato ".

Oltre ad essere egli pure un emigrato, il Tomalewski coll'azione che vuol svolgere (cioè

precipuamente, organizzazione di atti terroristici che al momento attuale debbono forzata~

mente restare sporadici ed isolati) danneggia il movimento macedone e potrebbe definitiva

mente comprometterlo, perchè egli, mentre dà così modo agli jugoslavi di stringere ancor più

i freni in Macedonia, favorisce in Bulgaria l'azione dei partiti jugoslavofili, interessati a

mettere in imbarazzo il Governo ed a trovare dei pretesti per ostacolare i macedoni, pretesti

che sono facilmente forniti dagli attentati ed atti terroristici, da assimilarsi con la comune

delinquenza.

Il Tomalewski e compagni, quindi, agiscono in favore della Jugoslavia, e ciò è confermato

dal fatto che da questa ricevono denari. Fra l'altro, mi hanno citato il fatto che un emissario

jugoslavo, in una partita a carte con la gente di Tomalewski, fece finta di perdere, tempo fa,

300.000 leva, ed, a mia richiesta, hanno dichiarato essere convinti che Tomalewski è cosciente

di ricevere denaro jugoslavo.

Lo stesso modo con cui sono stati organizzati gli ultimi atti terroristici sul confine alba

nese (che l'ORJ\1I attribuisce agli aiuti italiani) dimostra come questi delitti sono fatti unica

mente per favorire il giuoco jugoslavo e screditare il movimento macedone, allontanandolo

dalle sue tradizioni di eroismo rivoluzionario per confonderlo col brigantaggio. Gli emissari

del Tomalewski, che uccisero i gendarmi jugoslavi al confine albanese, non osarono infatti

nemmeno oltrepassare il confine ed entrare in Macedonia, ma tirarono sui gendarmi stessi

attirandoli in un agguato e tenendosi dentro la frontiera albanese.

Chiesi, allora, di conoscere quali fossero i mezzi di cui l'ORMI si vorrebbe servire pergiungere ad una soluzione della questione macedone. I fiduciari mi risposero, con franchezza e con chiarezza di vedute, dichiarando che essi si rendevano conto come il raggiungimentodei loro scopi non fosse nè facile nè prossimo e che l'unica via da seguire con fede sicura e costanza fosse quella di mantenere sempre accesa la questione macedone, sia all'interno che nell'opinione pubblica internazionale. E ciò, mediante un'attiva ed assidua propagandamondiale un'azione vigilante sulla politica bulgara e di affiancamento cogli elementi antijugoslavi' nei Balcani e fuori, _ed ancJ::te.. 9ve ~e ne dim<?~trasse l'opportt,mità, c;o'?-l'or~a"!iz~

zazione avveduta di movimenti terror1stlc1 sen e non gm del genere d1 quelll m cu1 s1 e specializzata la frazione Tomalewski. Per dimostrarmi anzi che era falsa l'accusa mossa loro da quest'ultimo circa l'astensione da qualsiasi azione violenta.. nell'il:~terni?. d~lla M'!-cedonia, il signor Evtimoff mi disse eh<; Buro!f lo avev:' recentel"!en.te . suppllcato. .d1 dargll la ~ro7 messa di astenersi per un penodo d1 due ann1 da quals1as1 azwne terronstlca e che egh s1 era recisamente rifiutato.

Credetti conveniente allora di mettere in guardia i fiduciari contro i pericoli che potrebbero derivare da t~oppo frequenti loro appelli alla Società delle Nazioni. Protestare continuamente contro le vessazioni jugoslav<; è, utile_ c'?me mez:"o <;Ii p_ropa_ganda, ma. occorre non rivolgere delle petizioni a Ginevra, p01cbe c~s1. Sl _corre. 11. nschw ~l mette_re. m. moto

qualche organo della burocrazia ginevrina al serv1z1o d1 terz1 mteressatl. R1Vols1, 1nfme, a1 fiduciari due domande:

1. --quale era la loro opinione circa il Generale Volkoff; 2. --quale il loro pensiero circa il movimento croato ed i suoi capi e quali contatti

essi avevano con questi ultimi.

I fiduciari mi hanno risposto : . . . .

1. _ che consideravano il Generale yolkoff .~n smcero P!'trwta hu~g_aro, 11 qua~e avev~ ancora prestigio e seguito specie nell'aJ'l':blente m1htare, q~.und1 probab1hta d1 avven1re. Ess1 consideravano con favore un eventuale ntor~o al potere d1 Volkoff;_ . .

2 _ che avevano contatti con i croati, ma non vollero prec1sarm1 d1 qual natura ed estension'e. (Sappiamo, d'altra fonte, che il fiduciari~ de_ll'OR~I presso i c;roati è Jani~ieff, alias Stefanoff, che risiede a Vienna e che... [par. tH.] m !talla a collo.qmo co~ Paveillch..: [par. ilL.]. Che secondo loro il movimento croato era tut;ora a~le s:re pnme arm1, _che molh progressi, però, aveva fatto dall'anno scorso, quanto all orgamz~aZIOil;e, ma che e.a. ancora lontano dal costituire un reale aiuto _pe:: !a ~aus~ macedone. Es~1 pero avevano fiduc1a nella costanza di alcuni capi e nella poss1b1hta d1 sv1luppo del mov1:nento. . a

Essendosi il signor Karajoff lamentato che una sua r1;0ta c1rca Tomalewsk1, co.ns~g!lata ad uno dei nostri agenti, fosse an_data a finir": nelle mam d:no ~te:so _Tomalewskl~ gh ho d tt pe i"pirargli completa fiducm e per rassiCurarlo, che d ora Innanzi sat:ebbe st~to prt;f:ribÙe' :he'ogni contatto fra i fiduciari stessi e noi fosse mantenuto esclusivamente per 11

(l) Circa il movimento macedone cfr. quanto aveva comunicato Aloisi a proposito di una visita del ministro degli esteri ungherese, Walko, ad Angora (t. per corriere 986/118,Angora 19 aprile): « Tewfik Ruscdi bey avrebbe promesso di fare in modo che il contegno turco rispetto alla questione macedone. si~ pe_r l'avvenire modifica.to: s_e non ne! so:nso ~i

(2) Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 432.

(l) -Cfr. anche quanto aveva comunicato l'ambasciatore a Washington con r. 2290/644del 17 aprile: « Informo con l'occasione che mi è stato assicurato da persona in grado di saperlo che i dirigenti di queste associazioni macedoni hanno manifestato viva riprovazione per gli attentati terroristici compiuti alcune settimane fa in territorio jugoslavo da elementi macedoni. Detti dirigenti considerano gli attentati stessi un grave errore di tattica, soprattutto nell'attuale momento in cui la Società delle Nazioni è stata interessata ancora una volta e con maggiore intensità che nel passato alla riconsiderazione del problema macedone •. (2) -Il 25 maggio Tomalewski, membro della frazione Protogerov, inviò, tramite Piacentini, una lettera a Sillani per attenerne l'appoggio nella lotta contro Mihailov. Guariglia e Grandi decisero però di non inoltrare la lettera a Sillani, e cosi fu risposto alla legazione di Sofia il 2 luglio. (3) -Tomalewski fu poi assassinato a Sofia il 2 dicembre 1930.

(l) Il 24 giugno Hory segnalò al suo governo che in quei giorni era stato a Roma un ~appresentant~ dell'ORMI .(cfr. M..ORMOs, L'opinione deL conte Stefano Bethten sui rapporti

47

IL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, ARPINATI, AL NUNZIO APOSTOLICO PRESSO IL QUIRINALE, BORGONCINI DUCA

Roma, 19 maggio 1930.

Ho riferito a S. E. H Capo del Governo ciò che fu oggetto del nostro coLloquio del 17 ,corrente; e sono lieto di partecipare a V. E. che S. E. il Primo Ministro ha deciso di accordare, con effetto immediato, il condono dei provvedimenti adottati dalla Commissione Provinciale di Como a carico dei Sacerdoti Don Francesco Griffanti e Don Giacomo Maffei di Bellano (1).

Non posso esimermi dal :far presente all'E. V. ,che ,tale decisione costituisce un atto di demenza, voluto da S. E. ,iJ Capo del Governo, ma non può nè deve essere ,interpretato quale un qualsiasi disconoscimento della p1ena esistenza dei motivi, per i quali i provvedimenti furono adottati.

La dec1sione di S. E. il Capo del Governo è stata oggi stesso comunicata al Prefetto di Como per l'esecuzione.

tramite del Dott. Gayda a cui essi sono legati da antica amicizia ed in cui hanno piena

fiducia.

Pur non avendo dato loro alcuna assicurazione circa l'esclusività dei nostri futuri contatti con Mihailoff ed i suoi rappresentanti, e quindi di futura nostra astensione dai rapporti con la frazione Tomalewski, ho cercato di dare ai fiduciari la sensazione che le loro dichiarazioni mi avevano fatto buona impressione e buona, credo, sia stata anche l'impressione che essi hanno riportato dal nostro colloquio.

In realtà, avendo io avuto modo, tempo addietro, di avvicinare anche il Tomalewski, debbo dire che questi fiduciari di Mihailoff sembrano di ben altra serietà e sincerità politica;nonchè animati da intenzioni più sagge e ponderate, che possono, forse, giovare ai nostri fini meglio che i propositi disordinati e violenti del Tomalewski e le sue azioni terroristiche isolate, che, specie in questo momento delicatissimo della situazione politica balcanica, sono estremamente pericolosi, sia perchè possono paralizzare l'azione degli elementi bulgari antijugoslavi, sia perchè possono portare (se continuati) all'intervento di terzi nella questione macedone.

Debbo, poi, confessare che anche io ho scarsa fiducia nella buona fede del Tomalewski e nella sua sincerità. Sta il fatto che mentre questi ci ha rivolto e ci rivolge continue sollecitazioni di aiuti in denaro, nessun accenno in proposito mi è stato fatto dai fiduciari coi quali ho parlato».

II. -• Facendo seguito a quanto ebbi a riferire all'E.V. circa il mio colloquio con i rivoluzionari macedoni Karajoff ed Evtimoff, ho l'onore di informarLa che questo Ministro di Ungheria mi ha comunicato di aver avuto una lunga conversazione col Ministro di Bulgaria a Roma, Generale Volkoff, circa l'attuale situazione delle organizzazioni rivoluzionarie ma

cedoni.

Il Generale Volkoff ha detto al signor De Hory presso a poco quanto i predetti signori avevano detto a me, aggiungendo essere sua precisa opinione che convenisse troncare da parte nostra qualsiasi rapporto colla fr?zi<:me Tom?lewski, alla quale occorreva negare orm~i ogniaiuto, e sostenere soltanto il Mihailoff, unwo vero rappresentante attuale del movrmento macedone. .

Il Ministro di Ungheria era stato anche messo al corrente dal Generale Volkoff deghaiuti dati in passato da agenti italiani al Tomalewski e del malcontento derivatone fra i

macedoni coi noti inconvenienti.

Ho creduto allora di chiarire le cose col signor De Hory e di informar~o pe:r sommi capi dei recenti contatti stabiliti coi signori Karajoff ed Evtimoff. Avendomi egh offerto di farsi tramite per ulteriori contatti c?.n la gente di ~iJ:aloff. e per la cop.cessim;e di aiu~i

a quest'ultima, gli ho rispo~to che_ gia avevamo st?-bilito duettamente 1 ·nostri rapporti, ma che, ad ogni modo, avrei ·esammato la sua gentile offerta ov~ se ne fos~e presentatal'opportunità. Ho aggiunto, però, che fino a q~esto :.;nomento _non !'' era stata rn~olta alcuna domanda di aiuti di nessun genere da parte di. M1hmloff .e de1 suoi _rappresep.tap.ti.

La conversazione De Hory-Volkoff si spiega, polChe secondo _mformaz10n1 della _nostra Polizia, i signori Karajoff ed Evtimoff hanno visto personalmente 11 Volkoff durante 11 loro recente soggiorno a Roma. .

Ieri, poi, ho avuto un altro colloquio col Dott. Bonaventura Caloro, cornspondente del Giornale d'Italia a Sofia. . . . .

Egli mi ha confer:.;nato anc~e per parte ~ua il comple_to _discredito d1 Tomalewsk1 e compagni, affermando che m Bulgaria orma. tutti sono per M1hailoff. Il Dott. Caloro mi ha, inoltre, detto: , . . ,

1 -che n Ministro Piacentini era di _opin~on~ d~ve!sa e cJ:e l aveva anzi Plll volte consigliato a non lasciarsi influenzare dai part,giam d1 Mihailoff; .

2. -che aveva avuto occasione di parlare persçmalm":nt_e c?n Buroff 11. quale gli av~va affermato di intonare tutta la sua politica estera SUl consi~h. d1 R?ma e d1 essere, anzi, a questo proposito in diretta corrispondenza con S. E. MussolmL 4 dicembre 1929 •.

(l) Cfr. n. 44.

48

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1223/1011. Belgrado, 20 maggio 1930 (per. il 22).

Marinkovic, che ho veduto stamani ,per varie questioni sulle quali riferisco separatamente, mi ha spontaneamente detto dei va·ri colloqui avuti ·con V. E. a Ginewa (1). Non è ent11arto rin dertta.g!Li, nè io g~li ho nUJliJJa ['1ch:testo. Ha soilltanrto aflerma,to dii 631Sffi1e ISOdrdfusfa:btlissllimo dii ta1i !1ipe,tUJti dncontrli ed avere abbordato con V. E. quasi tutte Ue questd,on[ europee, ed esamtnato la si.tuaz1ione iLtailo-jugoslaV'a s'enza pe~rò V'enil!"e ad awcuna ·conclusione. Ha, d01po arvetr affe~rmarto che la JugosJ.,avia 'era talvolta ,costretta ad :appogg1arsi alJ1a Franoi!a ed a'ocerttame ile condizrr'oll1li, 1addotto a tirtJoilo d'esemp1to J,a quest1one de:l grande p~restirto per till quale la Jugoslavia doV'rebbe subi·re le pressioni :fl"~~ance,sti, ed aggiunto che V. E. gli avrebbe detto che le nostre banche erano state autorizzate ad incontrarsi con la banca Roths1chii1d per eV'€1lltuarrm€11l11te pa:MJeoipare al pirestirto jugoslavo.

Ha concluso dicendomi .che Rakic avrebbe un seguito di colloqui per esaminare la ,situazione nei vari suoi 'aspetti, cioè non con finalità •conclusive ed impegnative. Forse nel prossimo mese di settembre 'si potrebbe passare ad una fase più ~concreta.

Mél[1inkoVii'ch ha vedJuto pOli Rakk a Veil11eZiia e, dopo aV'e["ILO messo ral corrente del dettaglio dei colloqui con V. E., gli ha indicato le direttive per i prossimi incontrJ. costà.

Come ,già detto, mi 'Solno hlmiltato ·ad ·ascoltare esprumendo a11Ia fine, nel modo più generico, j,l voto che tali .conversazionii potessero giungere ai risultati sperati.

Satrò grato a V. E. se vo11rà, ove 110 11i<ten.ga ·OIIJ'POI1tUJno, dJé1[1ffid 1Le ditrerttive e le

informazioni che giudi,che·rà più convenienti per ogni eventuale mia norma di

mguaggio.

49

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL SEGRETARIO PARTICOLARE DEL CAPO DEL GOVERNO, CHIAVOLINI

(ACS, Segreteri·a del Duce, .carteggio r1servato, fase. Dino Grandi)

L. 2250. Roma, 21 maggio 1930.

Detto da·l Jetto questa lettera che dovrebbe 11aggiungerti a MHano. Le cose sono andate bene. L'operazione è fatta. Spero di alzarmi sabato o domenica, ed essere rin g~amba di !llJUovo pe1r 11 111tomo del poos1dienrte a Roma (2).

S.E. aggiungo i miei cordialissimi •.

Vorrei che tu Gli dicessi H mio vivo dispracere, sia per non avere potuto assi.stere sabato al Suo meraviglioso discorso di FJrrenze, si·a per non essere in grado di essere al Suo fianco domenica p.v. a Milano per il discorso che Egli farà.

Il discorso di Firenze mi corrre ancora :perr le ossa come ·la •Corrente lungo il filo eletrico. QuelU che son tornati mi hanno raccontato che è stata una dimostraz,ione giammai vi·sta finora. Spero .che vi siano stati in P·iazza della Signoria, molti stranieri ed abbiano ascoltato, visto, sentito. Così capiTam.no una buona voLta ·cosa è l'LtJatliila e come la • possiede • Musso[lind. (1).

(l) -Risulta un solo colloquio Grandi-Marinkovié. Cfr. n. 29. (2) -A margine la minuta del t. di risposta di Chiavolini: • Ho dato VlSione della tua lettera a S. E. Capo Governo che si compiace di saperti in via di guarigione. Agli auguri di
50

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL SENATORE SCHANZER (ACS, Carte Schanzer, busta l, fase. 11)

L. P. Roma, 21 maggio 1930.

Ho ~1cevuto 11a Sua leiÌJOOI"'a ·co!rlese (2), dii 1CUd. La :r~ingraZJio. Pu!rlroppo fino a Lunedì p.v. 11 medi•co mi impedisce di muovermi dal letto. Ma lunedì avrei desiderio di vederLa. Sarà comodo per Lei?

Non Le nascondo che io mi trovo piuttosto imbarazzato di fronte alla prossima discussione al Senato. È estremamente ·imbarazz,ante per un Ministro degli Esteri (ed Ella l'ha provato certo più volte) a d~stanza di venti giorni dover riprendere la paro!l:a sulla politica estera davanti al Parlamento. Nel momento attuJaJie o:Ltr:e .che ·Ì'mbarazZJam.te è 'anche deld:calto. 111 mio d~scOi:riSo aiila Camera fu lungamente meditato, nè saprei davvero che cosa aggiungere di nuovo senz·a rischilare di modificam..e le linee e •l'equiUbrio. Non Le pare?

Ma ne parleremo insieme lunedì.

51

IL MINISTRO A ADDIS ABEBA, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. (P. R.) R. 4727/123. Addis Abeba, 21 maggio 1930, ore 19 (per. ore 2 del 22).

Questo Mostro Affari Esteri mi ha fatto conoscere in vi:a ufficiosa intenzione Governo Etiopico, in vista •inizio lavori camionabi·le Assab Dessié in autunno e prevedibile .svHuppo rapporti fra Assab ·ed il retro teiTa etiopico, ·richiedere

R. Governo autorizzaZiione istituzione di una Agenzia Commerciale in quel porto. A mio remissivo parere, dato numero considerevole nostri ·cornsolati ed Agenzie comme['aiatlii ,in Ettopila, dii !11ecente anche •aumerrutati, séWehbe opportuno acco~e 111ohie51ta di questo Governo (3).

A. -Torre, Milano, 1967, pp. 217-218.

con t. 44356 del 7 giugno).

(l) -Per un diverso giudizio di Grandi sui di~corsi pronunciati in quei g_iorni da Mus7 solini cfr. DB, n. 210, cit. da G. SALVEMINI, Pretudw atl.a seconda guerra mondtaLe, a cura d1 (2) -Cfr. n. 41. . . . •t bb (3) -Fani comunicò a De Bono, e questi approvò, eh~ ~l .m~nistero degll Esteri • n ~rre e;utile temporeggiare fino a quando saranno realmente lnizlatl, se yure l.o sarann!J. 1 lavon della camionabile Assab-Dessié • (telespr. 217387/346 del 26 magg1o, e nsposta d1 De Bono
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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. RR. Vienna, 21 maggio 1930.

La Francia cerca venire qui aUa riscossa.

Il conte Clauzei, che era partito con Schober per Parigi e vi eva rimasto, è tornato a Vienna l'altro giorno. Si è affrettato a reoavsi dal Segretario Generale Peter per dirgli che H 'SUO Governo si proponeva stringere un patto di amicizia con quel1lo 'austru1aco; eglii 'Sii ii'ILseli'vava di pvesentarne presto ILI p[X)getto.

V. E. rammenterà che secondo ho già riferito, questo mio ~coHega di Francia vi aveva qui genev1camente aocenn1ato tempo fa (l); ma non er~a più tOli'nato sull'argomento, nè, da quanto mi disse Schober, vi aveva alluso Bdand nella visita testè fattag1i daJl Oancetl[dJe!l'e (2). Il ,signor Peter 'si €!l'a anzi astenuto da'l reca,11si a Parigi nel timore vi si volesse 11iparrlare della questione.

Per :lìa(liillttare tl'laiCICOg1imento della 'SUa pl10p018'1Ja wl Co1J1Jte Cl,auzel ha addotto le prove dii ilnterresse 'che La F~11at1oia dà a11'Austrtia per ~iii. miglliioramel11to delila SUJa situazione ~economica. Il capitale pr~ivato francese ha appunto in questi giorni acqui:stato per venti mi1ioni di franchi di azioni dell'austriaca • Escompte GeseUschaft •, ila quale 1ffi e!l'a :fiusa con ,l;a germani:ca • A[I,gemelime E~eldmizitart Gesetllscha:fit •, e 'si pro,pone 1tro il',all,tro dii ['e1seguilre?] !Lav;od d!i sfr:uttamernto di farze id11aulltche 'llietl,salliisburghese e allrlwove. Per di più !iJl. Gov;e,mo :fimncese t'lipa:,endendo i1l pt'ogetto [de,1l,a] a,ssun~]o~rue dii opemd ~austriaci :in F:rancra messo dia paTite per I~a sua n1chh~sta di potell'li impi1egalt'e in opelt'e di fovtiftcaZitoni (2), si dtch1Ìéll!1a d!iispol3rto a adi:btvli ,,in opere di paiCle: du:e deJ.,egati fraJilJcesi veDra,nno qui fra glioli'Ui a proporre la sti:pulazione di un contratto per il quale la Francia si impegnerebbe a dar 1~avoro per tre anni a quindtcimila operai austdad.

Quasi ciò non ba~stasse, anche questo mintstro di Jugoslavia, che è in procinto di partire per :La sua :nuova residenz-a di Brusselle, è tornato aUa Oancelleria Federale con ii suo antico progetto di un .patto di amiciz-i,a.

Per la Jugoslavia è stato r~]sposto evasivamente; si dice qui occorre cominciare con il conoscere il nuovo ministro Ange1inovic sul quale notizie non favorevoli sono giunte circa la condotta così morale come politica. Quanto aUa Francia, il Govemo austriaco attende il progetto e, pur mostrando qualche. imbarazzo per le ripercussioni tanto in Ital:ia quanto in Germania e prop()(IlJendosi guadagnare mtanto tempo, fa ~comprendere gli sarebbe difficile opporre un netto rifiuto di massima, tanto più 1n ·COnsiderazione dei vantaggi economici che Clauzel offre. A quelli enunciati dal ministro di Francia altri forse se ne spera qui per H prestito non ancoca concluso.

Se, come è probabile, la Francia insisterà per l~a ~conclusione del patto, stimo improbabile che Schober si indurrà a rifiutarlo, sia pure dopo qualche tergiver,sazione, e ciò non ~solo perchè gH manca la decisione e la pratica per potere e saper dir di no a un grande stato come la Francia, ma anche perchè non

oserà attirarsi i risent,imenti di Parigi e i susseguenti danni economki: nella

situazione materiale e morrale dell'Austria d'oggi l'utHitarismo ha tra l'optnione pubblica il sopravvento su molti altri motivi. Con tutto ciò non •credo affatto che la Francia sarà in grado di tmrne... (l) vantagg·i per la ·sua situazione poliHca... ·neLLa nostra siltual'lione... e soprrattutto gflii imerer:srsri an.ti :firenoerSii derhl'Itail:ita finiscono •Con ·corinckLerre ·COn grlri &nrterrerssi germaniilc1i e, quale che sia !ill governo in Austria, esso non farà mai una politica anti germanica.

Ad ogni modo converrà esaminare sollecitamente da parte nostra il da :lìarsi. Dovremo considerare se e quali progetti di carattere economko potremmo presentarre; rkordo, perr esempdo, ·che F.eJrti11neliH ha .co;;;t:iliJuito qui anni ocr: !SOno la

• Steweag » ù.a qualre ha fatto bellbilssimi ·impillmti perr lo sfrruttamenrto derHe :lìorze 1dvaUJ1i:che nelhla St:i.rllia e parrre rche a1tni ·si proponga farrne. Ma prrima dowemo anche ·COnrsiiderarre rse non. rSiila 1intanto dllrcarso dii agrgirungere ù.e mtwargù.lirartrri'Cii, chJileste>Cii darl Mii:11i:stero derll'E·swciito e che esso dersildlwerrebbe a•s.llari, ai fuciùli già pl'omesrsi: H Ministro dell'E·sercito Vaugotn è il candidato più quotato alla successione di Schober pe•r il giorno in cui questi abbia a cadere. Tutto ciò oltre non solo a quello che V. E. credesse dire ·a codesto Ministro d'Austr1a, ma anche a quello che ·credesse fa•r dire a Berlino; io non so ·che linguagg.io tenere con questo milo rcotlrl;egra di Germal!llira, rche ;non gode molte IS'impatie nel.Ja Canceil[ieria Fedemle e di cui nessuno sa con prec·isione quali idee abbia per H capo.

Mi riservo chiedere un coHoquio .con il Canceniere e fare il mio possibile. Ma ho creduto opportuno 1nviare questo mi:o rapporto a V. E. con corriere speciale oltre che per informarrla soHecitamente, perr :llarle presente la g,rande opportunità che l'E. V., assecondando i desideri austriaci, venga qui dopo Varsavia, in incognito (2). Un ampio colloqui:o con Schober mi parrebbe ora utmssimo. E ila susseguente visita ufficiJaJe, oltre a soddts:lia:re l'amor proprio austriaco, consentiJrebbe, perr un tempo non troppo lontano nuovi contatti con Schober o, se fosse caduto, con il suo rsuccessore.

(l) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 469. (2) -Cfr. n. 23.
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APPUNTO DEL CAPO DELL'UFFICIO SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 22 maggio 1930.

Ho avuto oggi con l'On. Beneduce e con Guariglia una conversazione sulla

questione dii ·CUii ari dOrcumen:tìi qui Uilli•ti (3).

Si tratta in sostanza di questo:

La Tesoreria francese sembra disposta a cedere alla Jugoslav1a ed al Por· togallo una parte della quota spettante alla Francia (156 milioni di dollari) sul ricavato del prestito a.ttualmente in corso mediante l'emissione deHe obbligazioni

delle rumuaJ:ità tedesche. Naturalmente la Tesoreria francese è assolutamente libera di farlo. Sembra però ,che si preoccupi di 'sapere se ,taJle cessione -che avrebbe per scopo la stabi1izzazione del ·dinM"o jugoslavo -potesse per avventura essere interpretata iiil .senso sfavorevole iiil r,talia.

Nella ·conversaz:ione 'Con l'On. Beneduce e con Guarigl•1a si è rilev-ato come all'Italia •intel'essi essenzialmente .che la •stabHizzazione del dinaro venga effettuata attraverso la Ban.oa dei RegoLamenti Intemazionali, ciò che d darà il modo di seguire e .control1a~e l'operazione.

Si è osservato m secondo luogo 'Che, tutto •sommato, può fo11se essere preferibile •che i fondi per la stabilizzazione vengano f011lliti mediante •Cessione di paTite delila quota :flmnaese, arnzlichè 'coi proVIel11rti deil prestirto RothsahdJLd, che si sta negoziando a Londra (vi partecipa ~a Banca Commerciale).

È stato detto ·all'On. Beneduce -salvo divel'ISe istruzioni di V. E. -che non sembra il ·Caso di 11'1spondere ·al Signor Freser a proposito dell'.eventuale effetto che la ·cessione potrebbe produrre •iln Italia. Conviene inV'ece ·che egli insista suilil1a tet~li •che qual1siasi stabillii~zazilione dii moneilla deli Pa1esi pail'ltJecipanti alil!a Ba[)Joa Internaz:io1naJle deve essere •effettUJata art1mavwso •la Banca stessa (1).

(l) -Questi e i successivi puntini sospensivi stanno ad indicare delle lacune nell"originale che è molto deteriorato. (2) -La richiesta che la visita di Grandi, prevista per 1'11 giugno, si svolgesse in incognito era stata avanzata dal governo austriaco (t. 1201/27, Vienna 17 maggio). (3) -Mancano.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

T. 509/84. Roma, 23 maggio 1930, ore 12.

Suo telegramma 27 (2) e Suo TéliPPorto 1858/1060. Dato che V. S. 111iUene non opportuna ooa vlilswa ruffidale ho stabiiJJilto :fiermM'mi Vienna per un giorno al ritorno da Va11savia (3).

A m1a VlisMJa dOVIrà da111Si .ca!l'laJtt€111e • pri'V!a1Jo •. Ehla potrà dlia:'le al OanceNiilelre Schober che mentre desidero non ritardare più oltre occasione fM"e sua .conoscenza, mi riservo 'considerare ulteriormente momento più opportuno per v]s1ta ufficiale.

Da un appunto di Brocchi, in data Parigi 7 maggio: • Il nostro atteggiamento è diretto a conservare la piena disponibilità sulle somme che devono essere assegnate all'Italia (per il piano Young). Nessun interesse abbiamo però ad apparci all'intendimento che eventuali crediti di stabilizzazione siano accordati piuttosto dalla B.R.I. che dal Governo francese direttamente. Attraverso la Banca conserviamo un'ingerenza ed un controllo, che senza questa ci sfug

girebbe •·

S.E. Grandi a Varsavia. Al Dottor Grenet il 16 settembre 1933. Cosmelli •· Al ritorno da Varsavia Grandi si recò a Budapest, e di qui, il 14, a Vienna, dove si fermò un giorno in incognito.

Il ministro di Polonia a Praga, parlando con Pedrazzi del viaggio di Grandi a Varsavia, disse che il ministro italiano « ha lasciato in Polonia una impressione profonda di amicizia e di cordialità, ma soprattutto di tatto e di responsabilità. Egli ha tenuto a ricordarmi come il Ministro Zaleski parlando a Cracovia il giorno dopo, la partenza del Ministro degli Esteri italiano abbia dichiarato che l'asse dell'Europa passa da Roma e da Varsavia rispondendo con ciò alle asserzioni parigine che l'asse Europea passi da Parigi, Berlino, Mosca. Mi ha infine detto che la frase di S.E. Grandi " i trattati non sono eterni ma bisogna che siano duraturi " è diventata di moda al Ministero degli Esteri polacco ».

(l) Annotazione di Grandi: • Si».

(2) -Cfr. p. 73, nota 2. (3) -Sul viaggio di Grandi in Polonia, avvenuto 1'8-12 giugno, non si è trovata documentazione. Nella serie politica, busta 1497 (Polonia, anno 1930) c'è solo un appunto: « Visita di
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RELAZIONE DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 23 maggio 1930.

V. E. sa che subito dopo 1a conclusione del Partto di Amtcizia con l'Austria si prospettò la questione di riprendere ·gli studi e le ,tra•ttartiv·e per giungere a più concreti 1aocordli d',ordlilnJe eooooonl~co oon quelilo Stato, ahlo sc101po di attirarne maggiormente gli interessi nena nostra orbita e areM"e con esso vincoLi più saldi e più dll.lll'lartlul'li 'che nJon .que!Llii determinarti diailile mutevolii slitU!éWÌJOnd: poiliiJtl1che. A questo scopo fin da allora mi misi :Ln ll'appooto col Comm. Bvocchi per progettare un piano di aZJiOIIl!e. Fu convenuto che della questione si ,sarebbe pélll'lato dopo ·la coocl!UJsione degilli Aooord!i dJi Pall'lig,i 'OOiliseou1lirvli ,aJhl Coniere~nZJa diell'Aja; ed ora, regolate .tutte ù.e questiond derivanti da taLi Accordi, ho ripreso m esame l'argomento insieme ·Con lo 'stesso Comm. Brocchi 'e 'col Ministro Ciancar·elli. A tal propolsilto M Oomm. Brocchlì mi hla dJLretto ù.'accl!Uisa lieltltero (aLI. n. l) (l) sruùiLa quale mi permetto di attirare La rpiù ·seria attenzione di V. E.

V. E. sa ·che appena ·Conclusi gLi Accordi dell'Aja e quelli di Parigi, H Gove:mo Fvancese non ha perduto il suo tempo e già si annunda prossimo un viaggio del Sig. Loucheur nelle Capitali dell!a Pkcola Intesa, per riprendere quei pvogetti dii UnJLone 'econOIInlioa, ed anJche più paJI'Iticollall'l!lJJente di Unione Danubtana, che ~sono stati da tempo caldeggiati dalla Francia e dal Governo Cecoslovacco. Ho riferito d'altra parte a V. E ..oiJvca l'atteggiamento dell'Ungheria, che ha ,invitato H Sig. Loucheur a l'ecar·si a Budapest, e le cui propensioni verso l'Unione Danubiana appaiono ora più predse da una conv.ersazione del R. Ministro a Bucarest col Sig. Manoilesco, recatosi ultimamente Budapest, conversazione esposta nell'accluso telegramma (all. n. 2) (2).

Per ottenere un risultato concreto conviene limitarsi a conciliare gli interessi di pochiStati. Il programma dovrebbe comprendere problemi facilmente attuabili, già studiati, e preferibilmente quelli che trovano già riscontro in provvedimenti attuati in passato. I problemiche possono essere affrontati subito sono: !'unione ne! campo ferroviario; !'unione ne! campo doganale. L'unione in questo ultimo campo, già studiata profondamente nel 1922, si presentaperò molto più difficile dell'unione nel campo ferroviario. Lo studio del problema dell'unione doganale si raccomanda quindi per un secondo tempo, particolarmente per il caso in cui risultasse che, se l'unione doganale non venisse fatta con l'intervento e per iniziativa dell'Italia, essa verrebbe fatta per iniziativa e sotto gli auspici di un altro Stato, e forse senza intervento dell'Italia. Perciò, se !'Italia deve e vuole approfittare di questo momento opportuno per raccogliere intorno a sè gli Stati successori, come essa ha fatto nel 1922 e nel 1923 quando si sono conclusi a Roma tutti quegli accordi che concernevano il regolamento in comune delle questioni economiche scaturenti dallo smembramento della Monarchia, occorre rimettere allo studio tanto la questione dell'unione doganale, quanto quella delle convenzioni ferroviarie •·

D'accordo col Ministro Ciancarelli e col Comm. Brocchi sembra che convenga da paa:-te nostra non Tlirtatrda't1e più oltre una presa di posiztione aili!o scopo di preventire le '1niz,i!attùve ail!trui, e .ceT.care dii a·s:;;um.ere :La diTeziione detl'Jie tratta,trive, che altr:imentli si svol,gertebbel!':o, ailmeno in un prtimo momento, al dii fuo<r1i di noi, nella peggiore ipotesi sotto l'egida della Francia e della Cecoslovacchia, e nella migliore, direttamente fra gli Stati più interessati, in mezzo ai quali noi potremmo a·l più venke a trovavoi s:Oiltatruto •Come Successo<rti delil' Austtria. Abbitamo pe<rta!llto preparato l'accluso dispa,ccio di istruzioni (ali. n. 3) aolle RR. Legazioni in Budape,st e Vienna, ·che mi onoro sottoporre all'app<rovazione di V. E. (1).

Piuttosto che rivolge·rci contemporaneamente a tutti gli Stati interessati deH'Europa Orientale, sembra preferibile interpellare per ora soltanto l'Austria e l'Ungheria, Paesi coi quali siamo in migliori rapporti di amicizia, per sandarne le reali intenzioni e regolavci poi circa il seguito di più generali trattative.

V. E. rHeverà che le nostre proposte si concretano più specialmente, per ora, sulle questioni ferroviarie, per le quali sa.rebbe certamente opportuno sapere previamente il pensiero del R. Ministero delle Comunicazioni. Tuttavia, poiochè le istruzioni preparate per i RR. Mini,stri in Budapest e Vienna non implkano che un preliminare assaggio delle intenzioni di quei Governi e sono determinate da ·conE'ide,raztioni generatli dii o11dia.1Je poHtko, suhle quaiLi· non è dubbi,a tloa prevalente competenza del Mini·stero degli Affari Esteri, sottopongo a V. E. l'opportunità di rinviare gli accordi del caso col Ministro delle Comunkaz,ioni e con le altre Amministrazioni dello Stato interessate, a quando avremo avute ·le prime risposte dai Governi Austria,co e Ungherese. Ciò anche per non perdere altro tempo e non rischi,ar di trovare le questioni compromesse dal viaggio LoucheuT.

(l) Non si pubblica. Cfr. però un promemoria anonimo, ma certamente di Brocchi, del 19 maggio, trasmesso a Guariglia che si incontrò poi con Brocchi il giorno 23. Secondo Brocchi le proposte francesi di riorganizzazione economica degli Stati successori non erano di difficile realizzazione, • particolarmente in questo momento, nel campo più ristretto di 4-5 Stati. Gli Stati successori della Monarchia Austro-ungarica sono in attesa che concrete proposte vengano loro fatte. La Grande Potenza che si presenterà loro con un programma ben determinato e non troppo complicato ed allarmante, potrà raggrupparle intorno a sè. L'iniziativa spetta all'Italia, perchè questa è la sola Grande Potenza che sia uno Stato successore della Monarchia Austro-ungarica. Essa ha il diritto ed anc.he l'obbligo di prendere una parte predominante nella riorganizzazione economica dei territori dell'antica Monarchia, ed anzi ha l'obbligo di prendere la iniziativa in proposito, perchè i territori riuniti all'Italia contengono i centri di assorbimento e di smistamento dell'importazione e dell'esportazione di gran parte degli Stati successori. È certo che, se l'iniziativa non sarà nostra, gli Stati danubiani, che ora attendono un atto decisivo nostro, seguiranno invece chi si farà parte diligente.

(2) È il t. per corriere 1218/1206 di Preziosi, Bucarest 15 maggio, che non si pubblica.

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA RR. 1886/1082. Vienna, 23 maggio 1930.

Questo R. Addetto Militare mi ha riferito essergli stato ·confidato ne'l Ministero dell'Ese!'cito che tra il Cancelliere e il Vice Cancelliere Vaugoin, Ministro per l'Esercito e capo del Partito Cristiano Sociale che è il più numeroso tra quelli che .compongono la magg.ioranza borghese, non vi è più accordo, e che l'unione perdu11a :sotlo ,iJn oo!llJsidertazti,one e attesa deHa con'Cllt~~si!One del pr,eSIU~to. Si CII1Ltlica Schober di ricordarsi troppo della sua antica carica di Prefetto di Polizia e di

t. -ner corriere rr. « per lei solo » 7.36 del 31 luglio Guariglia informò Preziosi a Bucarest che il governo aveva già « fatto alcune aperture confidenziali sia a Vienna che a Budapest in vista di accordi economici tariffari e creditizi con quei due Governi ai quali non sarebbe escluso possa aderire in seguito anche Jugoslavia. Complesso di detti accordi è tuttavia allo studio e presumibilmente verrà in primo tempo circoscritto solo a determinate categorie di esportazioni. Qualora accordi in parola saranno raggiunti essi potranno presumibilmente essere punto di partenza di più completa collaborazione economica nella quale potrebbero trovare posto anche interessi più specialmente agricoli degli Stati centro danubiani •.

porre la sua unica cura nel mantenimento ·dell'ordine, quasi che l'·ope:m di un capo di Governo possa ridursi a questa e i:n essa esaurirsi. Schober, allo stesso modo ·che vuole mantenwe buoniJ !11a,pp01'1li con tutti li parotliJti i'nterni, vuoi mantenere buoni .rapporti anche 1con tutti gl:i Stati, mentre l1Jell. MiJniJstero delil'EseraLto si vormbbe .che •egLi :facesse una pollirtfca meno eqUiivoaa di a.i1ta[ena e seg:uiJSse una di,re:tti~a netta e deaiJsa appoggtandosi completamente su dii noi.

In seguito a ciò ho dato tstruzioni al Tenente Colonnello Fabbri di andare stamane a parlare con 11 Generale •che ha funzioni di Segretario Generale nel Min1stel'o dell'Eserdto. Doveva pregarlo di informare Vaugoin dei progetti francesi di un patto di amiciz.ra per•chè cons1derasse se non fosse il ca•so che egli ne intrattenesse Schober, astenendosi però possibi,lmente dal dirgli la fonte della notizia. Se, come •credevo, VaugoiJn era convinto dell'utHttà di ·continuare nei rapporti testè stabiliti con l'Italia, era egli sicuro che la ·conclusione di un ~simile patto in questo momento non avrebbe avuto su di essi alcun ef~etto? E non avl'ebbe esso avuto alcun effetto, oltre che in genere sulle nostre reLazioni, anche i!n spede sulle nostre forniture di armi all'Austria?

Il Generale 'si è mostrato sorpreso e .contrariato della notizia •che ha dichiarato ignorare. Ha assicurato ne avrebbe ri:llerito immediartamente a Vaugoin, facendogli presente la necessità della massima discr.ezione sulla fonte della notizia stessa. Il R. Addetto Mhlitare si dice •convinto che Vaugom non rresterà passivo.

Mi ,si è 'asstcu11ato che Cl1auz,el, liil quaLe :non è lsrtato ·ancora rtcevuto da Schober dopo il proprio ritorno da Par.igi, lo vedrà lunedì. Io ho otrtenuto di andare a visitare il CanceHiere domani sabato (1).

(l) -Per l'allegato cfr. n. 63. Da un appunto a margine di Ghigi risulta che la relazione di Guariglia con l'allegato dispaccio di istruzioni fu sottoposta all'esame di Mussolini. Con
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IL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Copia)

TELESPR. RR. 43627. Roma, 23 maggio 1930.

Ho ri!cevuto 1iJl te,lespres1so n. 215161 del 7 maggilo (2,), ed ho pr1eso in albtento esame le considerazioni del R. Ambasci<atore presso la Santa Sede ,su1l'impol'tante e delicato argomento della politica religiosa, e in particolare deWintensiftcazione della propaganda cattoUca nella Colonia Eritrea.

Alcune osservazioni, in proposito, cl'edo necessarrio esporre a V. E.

Quanto alle due principali ragioni che hanno scons1gliato S. E. De Vecchi dal :Ilare allo scopo un passo formal,e presso la Santa Sede, non ho alcuna veste per occuparmi della pr•ima, poichè è fuori d'ogni mia competenza ,la questione, grave e complessa, delle missioni italiane all'estero, e, conseguentemente, il giu

dizio sulla opportunità o meno -soprattutto in un momento in cui quella non appare ancora matura -di provoca!'ne il dibattito, come per necessità avverrebbe in occasione e per effetto della discussione dell'altra questione, assai minore per ampiezza e valore, della propaganda cattolica in Eritrea o anche, in genere, nelle colonie itaHane. Soltanto, a proposito daH'aocenno, che S. E. De Vecchi fa, alla nos~tra politica cattolica nelle colonie di religione mussulmana, mi si1a consentito chiarire che non rientra affatto, e non potr,ebbe rientrare, negli intendimenti di questo Ministero svolgere una ,simHe azione nelle dette nostre Colonie, dove, oome è ben noto, più ,che diffidle, impossibile sarebbe superare il contrasto profo!JJJdo ed insanabi'1e e1s~stenlte :lira iLo 'spilrito del cattoll.Jtoilsmo e a,a mentarlà.tà mussuJmana; ma ~che la possibilità di una tale azione è ,stata consapevolmente limitata alla sola colonia Eritrea, la cui religione copta -frutto dell'eresia monofisita sviluppatasi sul tronco deJ. cristianesimo -può consentire, da parte del cattolicismo, quell'opera lenta e graduale di accostamento, di permeazione, e i:nfine di conversione capace di ,assicurare a lungo andare efficaci e duraturi dsultati.

Circa poi, la ~seconda delle ragioni addotte da S. E. De Vecchi, Cl'edo di non dovermi fermare ,su di essa, e in aUri termini sui motivi che potrebbero, dal Vaticano, far considerare con una certa freddezza, per non dire ~con qualche avversione, la nostra iniziativa tendente aLia maggiore diffusione del cattolicismo in Eritrea. Si scorga oppur no, in quei motivi, iii riflesso di pe11sonali vedute,

o di particolari mentalità, a me sembr'a che l'azione politica del Vatkano, svolgentesi attraverso i secoli con sviluppo coordinato e con immutata unità di fini, non possa non dspondere a direttiv;e fondamentali, a criteri sostanziaLi ed organici, che, promanano, sia pure con leggere sfumature d'interpretazione, da quello che è Io spir,ito stesso della missioDJe della Chiesa Cattolica nel mondo.

Ora, quando io leggo 'Che la politica Vattcana tende • a, sottl1arre l'azione missionaria, anche nelle colonie di dominio, dall'essere o divenke strumento di governo per gli stati dominanti •, non posso non pensare, pur facendo in medto tutte le mie riserve di ~ca~11attere formale e sostanziale, al fine reaJ.mente universale della Chiesa di Roma, rispetto al quale, per essa, i fini nazionali dei vari Stati, naturalmente particolari e ristretti, stanno, non dirò ~In antitesi, ma in un necessario rapporto di subordinazione.

Ciò può dare la spiegazione di pavecchie cose, e soprattutto dell'orientamento

della S. Sede nella questione che ci riguarda: del quale non è che un indice

il suo atteggtamento, se non proprio d'indifferenza d'Interessamento pacato e

privo di ogni cruore verso Ja nostra iniziativa.

In fondo, per il miglior conseguimento del suo compito, che è quello della diffusione del cattoHcismo, la Santa Sede, ,tende a rifuggire da ogni azione che possa 1appariil1e ,come fatta !m servi~zd1o di qualche rpar:tico,Larre Stato e dii quaLliche speciale naz,ionalismo. P,iù guardinga essa è, naturalmente, per quanto riguarda l'Etiopia, nella quale un',azione cattolica che avesse, sia pure indirettamernte, earattere d'italianità sarebbe fatalmente destinata a suscitare le difHdenze e ~l'opposizione aperta o coperta, del Governo e delle popolazioni, ed a re~stare &n buona parte paralizzata. E l'iflessi di carattere naziona,Je non meno dannosi, in rapporto con la speciale sensibilità abissina, avrebbe, per la Santa Sede, un',azione che si svolgesse in Eritrea.

Questi rilievi contribuiscono a chiar.ire quella che è l'impostazione del problema ,stesso dei copti: problema, che il Vat~cano preferi'sce, dunque, vedere dall'Abissinia e non dall'Edtrea; problema, anzi, che esso -attraverso ,la parola di Monsignor Cattaneo, interpete skuramente :tledele del suo pensiero -dtchiara addirittura • aver la <sua sede in Abissinia e non in Eritrea •.

A questa stregua è piena di significato la deliberata nomina, nel Vicariato aposto1ko dell'Edtrea, di un vescovo indigeno per i cattolici di rito etiopico; nomina di cui dà l'annunzio il telespresso di V. E. dell'8 maggio, n. 215266 (1). È evidente che, per ~la sua azione di propaganda, ·la S. Sede, ·come ·con frase espresshna dice lo stesso Conte De Vecchi -• punta sul dero rndigeno • : è questo solo che può garantire l'E-tiopia da eventuali pericoli di penetrazione politica; ma è questo pure ·che alLa S. Sede sembra possa dare 'la certezm di risultati non perituri. In siffatta coincidenza d'interessi, è forse il segreto del succe,sso-attraverso il lungo andare degli anni e anzi dei decenni-dell'az.ione Vatd1cana. La propaganda, il'opema i1ndiivLduai!Je diii oonvle['ISIÌIQine, non lsiulsslidiLa:ta da questi elementi apparentemente estdnseci, non può avere quella portata 1arga, nè adempiere a quella funzione 'storica, nè attingere infine quelle forme di 1salda duratura resistenza, quali ~soltanto possono conseguirsi dalla penetrazione graduale nella struttura stessa del.la religione predominante m Etiopia, e in altri termini daUa cattolicizzazione lenta e progressiva degli organi stessi deHa Chiesa copta; ~crLsHana nello spir.ito originario, e quindi sempre ·cattolica in potenza. La religione copta, è, rispetto al ·cattolicismo sempLicemente scismatica; e chi conosca ·la genesi dell'eresia eutichiana ed i:l modo affatto ·speci:oso del suo trasferirsi ed instaurarsi in Abissinia, attraverso ·la contingente drpendenz<a della primitiva chiesa ·cristiana, che S. Frumenzio creò in Etiopia, dal Patriarca di Alessandria, può rendersi più fadlmente conto del proposito e del metodo onde la S. Sede conduce la propria ,azione ed, in parttcolare, del perchè essa consideri Jia •conversilone dei ~copt:i non soLtanto nn fatto de,"l!J.,a co's'c1ienza !Lndividuale, quanto una riconquista, da parte di Roma, della ~stessa Chiesa etiopica e insieme un ritorno di questa verso le fonti da cui ~si allontanò. Ritorno tanto più definitivo quanto più insensibile, e come tale .condiz.ionato ad una politica

del 9 maggio: « Ho l'onore di richiamare ancora una volta l'attenzione dell'E.V. su questi

atti che costituiscono continua e progressiva applicazione dei principi ai quali si ispira " Propaganda Fide " e che non potrebbero essere più contrari alla nostra azione coloniale. In particolare segnalo tutta la gravità dell'invio in Eritrea di un Vescovo indigeno allevato in ambiente di diffidente malevolenza, quale è quello del Seminario Etiopico, verso l'Italia Stato dominante in Eritrea ».

Cfr. anche quanto comunicava il reggente il governo dell'Eritrea (t. 44130 di De Bono, 4 giugno): • Idea nominare in Eritrea e Abissinia vescovo indigeno per cattolici etiopici sembra abbia molti aderenti a Roma dove è sostenuta da cardinale Lepicier e da gesuita padreBeccari noto pubblicatore documenti storia Etiopia. Essa è del resto intonata a nota direttiva di politica religiosa del Vaticano, culminata nella nomina dei vescovi cinesi. Ho ragione ritenere che idea sia invece osteggiata da questa missione cattolica, che ben conosce grado immaturità clero indigeno. Questo Governo condivide pienamente punto vista missione, e ritiene che creazione abunato etiopico cattolico nuocerebbe propaganda cattolica, creando contrasto fra gerarchia ecclesiastica latina ed etiopica. Nel campo politico poi conferimento di si alta dignità ad un eritreo contribuirebbe sminuire negli indigeni salutare senso inferiorità rispetto europei». ·

Il ministero delle Colonie aveva visto nella nomina di un vescovo indigeno l'intenzione

della Santa Sede di non considerare le colonie comprese nel regime del Concordato. Mentre

Guariglia era favorevole alla estensione del regime concordatario nelle colonie, il ministero

delle Colonie vi era contrario, per non dare alla Chiesa cattolica la stessa preminenza che

aveva in Italia nelle colonie, dove la gran maggioranza della popolazione non era cattolica

(cfr. un promemoria di Guariglia per l'Ufficio Affari Santa Sede, del 21 maggio ). La que

stione, che fu affidata da De Bono allo studio di una commissione (t. r. 50357 di De Bono, del

6 dicembre 1930, non era ancora risolta nel 1940.

saggia, avveduta, non impaziente di rapide e subitanee realizzazioni, ma dis<posta a considerare un simile avvenimento (come è certamente nella consuetudine della Chiesa) sub specie aeternitatis.

Le tormentate vicende del cattolicismo in Etiopia ammoniscono, del resto, a sufficienza. Sono noti gli ,infruttuosi tentativi, durati più di tre secoli, dei Gesu:iJt,i portoghesi, rcui pure rsroccora:'eVIano faV1orevolri ·cond<izrioni polllirtliche e lrarghi mezzi, per la conversione dell'Abi•ssinia, da ottenere attraverso la conversione del Capo dello Stato e la proclamazione del ·cattolicismo religione di Stato, ma prescindendo quasi del tutto, non solo dal sentimento religioso deUe popolazioni, ma anche, e ben più, dalla esistenza e dal potere del clero, dei monaci e degli abuna. Ed è nota, in ispecie, la tragka reazione che, nel secolo XVII provocò l'Imperatore Sooinio I con il suo tentativo violento di cattolizzazione deU'Abtssinia, operato mediante provvedimenti di carattere ec•cezionale a carico dei copti e coronato formalmente da1l'atto ufficiale di riunione alla Chiesa Romana. Le guerre di religione, che trassero or1glne dal fatale errore, funestarono l'Etiopia per lunghi anni, e ·cons.a,cr,acndo 1irl t~vionfo dell:a Chiesa copta, t.r•avorlsero con l'Imperatore ogni più piccolo frutto del suo avventato sforzo, per r.igettare alla fine più profondamerrJ~te i;I paese dn seno aHo scirsma.

La de1ircata complesrsLtà deg1i erlementi -po1itriroi, etici e .confesL':donalri che stanno a barse derlilra chiresra eorpta in E·Noprira; [a necessità di assicurare al ca,ttolicismo risultati che, salV1ando lo spir·ito e le finalità sue proprie, garantiscano, attraverso mezzi idonei, un'adesione non transitoria nè illusoria alla sua Chiesa; la considerazione stessa della essenza e della missione di questa, entrambe universali pur nella necessaria rispondenza ad esigenze e contingenze storiche particolari: tutto dunque m'induce a tenere nel dovuto conto H punto di vista della S. Sede del quale-e S. E. De Vecchi dovrà in fondo convenirne -non credo si possa nega.re il buon fondamento.

Senonchè la comprensione piena e l'adeguato apprezzamento di tale punto di vista non escludono che io ·consideri ed ammetta •la possibilità di una migl.iore valutazione, da parte deUa S. Sede, del nostro desiderio nei riguardi della intensificazione della propaganda cattolirca in Eritrea.

Se i motivi che ci hanno consigliato a proporre un programma in tale senso appaiono conne,ss.i con il nostro più immediato interesse, che è quel.lo di staccare possibilmente, anche sotto il riflesso religioso, le popolazioni copte dell'Eritrea dall'Abissinia, ciò non toglie che, nello stesso tempo sia possibile soddisfa,re a.J.t,rersì rie 'SUpeniroTi 1'a>glioni del oattorllicriismo attraverso la tradiz1i10nale sua tendenza alla espansione.

Come è ben noto aH'E. V. in segui·to all'azione da noi svolta, è ormai sicura la esclusione dell'Eritrea dalla giurisdizione spirituale di Addis Abeba, e sembra ormai destinata a traduvsi in atto la nostra proposta che, in luogo di procedersi alla nomina di un capo del·la Chiesa copta In quella nostra colonia, essa sia posta alla diretta dipendenza del Patriarcato di Alessandria (1). Il che costi

tuisce, almeno dal punto di vista for'!lale, un buon passo verso il raggiung.imento del nostro scopo specifLcatamente coloniale. Ma, è pur da notare, ciò ·che, giusta il nostro desiderio, fosse fatto .in più, e cioè l'incremento deH'azione cattolica, non rappresenterebbe tanto H completamento ed un'utile integrazione della nostra azione politica, quanto lo sviluppo, in •Certo s ..mso indipendente, di un'opera civilizzatrice, la cui intensificazione non è certo nell'interesse della Chiesa meno che •in quel·lo dello Stato Italiano, ormai consapevolmente cattoli.co nel.lo spirito della sua civiltà. Così che, se l'azione .cattolica, nel suo svolgimento, dovesse eventualmente importare, di riflesso, una quakhe valodzzazione di .interessi nazionali, ciò sembra, non potrebbe •costituire una ragione, perchè essa fosse sospesa

o limitata, ma ·solo, nel caso speciale, per imporre una maggiore cautela, allo scopo appunto di evitare possibiH dper.cussioni nel temitorio d'oltre Mare.

Ora io ravviso in questo punto (e non ·credo di essere nell'errore) la possibilità di una efficace ·coincLdenza di vedute e di un fruttuoso incontro sul tenreno prat~co. Se Mons. Ca1Jtal!lJeo volge 1iil ·suo penJslilevo 1Sopva1J1Ju1J1Jo laJliLe scuol•e, noi non possiamo vedere in ciò se non il segno di un valido consenso del·la S. Sede in quello che è il nostro programma. Ma nulla impedisce che questo consenso possa manifestarsi in forma più larga. L'opera missionaria ha certamente più vasti campi di attivLtà, e se, .in tempi non lontani, quelLa del Cardinale Massaia potè ottenere risultati non trascurabili, risultati indubbiamente maggior·i si devono poter sperare oggi.

Ecco perchè io non sarei contrario a che, malgrado le obiezioni e ·le osservazioni di S. E. De Vecchi, fossero da lui ·Continuati gli approcci presso la S. Sede al fine di poter concretare un'intesa al riguardo.

Colonia era stata accolta facilmente, ma il Patriarca aveva invece respinto la ulteriore soluzione da noi escogitata, nell'intento di non rafforzare la Chiesa ortodossa in Eritrea a scapitodella propaganda cattolica -di designare cioè un " visitatore " copto che non avesse sede stabile nella Colonia e vi si recasse solo saltuariamente per l'ordinazione dei preti...

... Mi sono quindi reso conto che la seconda soluzione prospettata dall'E. V. nel foglio257727/214 del 23 novembre scorso [cfr. serie VII, vol. VIII, p. 206, nota], di non nominare cioè nessun vescovo per l'Eritrea e di porre la chiesa ortodossa di quella Colonia alla diretta dipendenza del Patriarca di Alessandria, non soltanto presentava maggiori probabilità di essere accolta dal patriarcato ma sembrava altresi realizzare più esattamente le finalità del

r. governo, tendenti a favorire colà l'azione cattolica. Riprese quindi negoziazioni, ispirandomi a tali direttive dell'E.V., e valendomi della

cordiale simpatia manifestatami dal Patriarca cui sin dal mio arrivo ho attestato i segni della maggior deferenza. ho potuto illustrare a Sua Santità l'interesse, per il prestigio della Chiesa di S. Marco, di mettersi in relazione con l'Italia per la cura spirituale degli ortodossi eritrei e di evitare che essi, come sinora si è verificato. obbedendo ad un capo religioso facente partedello Stato etiopico, sfuggano al controllo ed alla diretta autorità del Patriarca egiziano. Argomento questo che è stato decisivo per convincere definitivamene Sua Santità alla separazionedell'Eritrea dalla chiesa etiopica e ad assumere direttamente e personalmente la giurisdizionereligiosa e l'ordinazione dei preti per la Colonia...

... L'E.V. potrà rilevare che i documenti scambiati in data 6 e 7 corrente consacrano esattamente quanto l'E.V. aveva prescritto di richiedere. Con questo accordo infatti vien" a realizzarsi interamente l'auspicata separazione della nostra Eritrea dalla chiesa etiopica, legamecostituente un grave equivoco in materia religiosa e fonte di fastidiosi intrighi nel campopolitico. Abbiamo così la chiesa eritrea indipendente dalle influenze di Addis Abeba, e quelloche più importa localmente acefala e quindi in condizione di non esplicare serio contrasto all'estensione colà della chiesa cattolica.

Questa importante conseguenza dell'accordo raggiunto è stata subito pienamente apprezzata da questo Delegato Apostolico Monsignor Valeri, che ha tenuto ad esprimermi -in una visita che mi ha spontaneamente fatta --la sua viva soddisfazione ed i sentimenti di gratitudine per il procedere del Governo Fascista in tale questione. Reputo altresi opportuno informare l'E.V. che Monsignor Valeri mi ha accennato il proposito della Santa Sede di mandarlo entro quest'anno in visita pastorale in Eritrea, che dipende dalla sua spirituale giurisdizione, e in tale occasione mi ha parlato del suo intendimento di studiare sul posto la opportunità di proporre alla Santa Sede la nomina di un vescovo copto cattolico, che sarebbe assai graditoalle popolazioni ortodosse e quindi più adatto all'azione di propaganda. A questi progetti di

S.E. Valeri non ho dato risposte sostanziali».

Cioè, s',intende, sempre che l'E. V. convenga nelle considerazioni suesposte, e giudtchi aLtresì, nella sua ·competenza, praticamente possibi'le evitare ·che l'eventuale discussione del particolare problema reHgioso eritreo abbia a sollevare la complessa e più genera·le questione delle m1ssioni itaLiane all'estero, che da codesto R. Ministero non si ritiene pe!I" Ol'a affrontare.

Sull'impor.tante argomento, in ogni modo, sarò assai grato aU'E. V. di cortesi comunicazioni mentre reputo •che esso dovrà cost·ituire uno degli oggetti da dìscutere nella prossima nota riunione interministeriale (1).

(l) -Cfr. n. 58. (2) -Non si pubblica. Ma cfr. n. 5.

(l) Non si pubblica. A questo proposito De Vecchi aveva comunicato con telespr. 1022

(l) La questione era stata trattata da Cantalupo col patriarca copto ortodosso, e fu risolta nel giugno. Cfr. quanto comunicava lo stesso Cantalupo con r. 1977/537, Cairo 13 giugno: « Come è noto a V.E. i negoziati si erano arene:ti alcuni mesi fa, essendo intervenuta una modificazione nelle nostre richieste iniziali al patriarcato. -La primitiva domanda di togliere l'Eritrea dalla giurisdizione dell'abuna etiopico e di nominare un vescovo apposito per la

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 1887/1083. Vienna, 24 maggio 1930.

Mii onoro far •seguJito 1a1l mdio odilerrno teùegQ1amma n. 98 (2).

Ho detto al Cancelliere che secondo mi e·ra stato riferito e contro le sue prevdsiom nel! no1st!I"o uillt1mo oo1Hroquio (3), dil Mdin~stro d:i FraiOJCii.Ja aveva q'llli annunciato la prossima consegna di un progetto di patto di amicizìa. Pregavo il CanceHiere di prendere in attenta e seria considerazione quanto •stavo per dirgli. Da dodici anni la guerra er.a :llinita e dur.ante questo tempo le relazioni deLl'Austria con la Francia erano state a•ssai migUoTi che non quelle con l'Italia; eppure a nessun Ministro di F·rancia era venuto mai in mente di parla!I"e qui di patti di amicizia. Durante •tre mesi Schober era stato al potere prima ch'io gli facessi la nostra proposta, eppure al signor Conte Clauzel non era venuto mai in mente di pa·rlare qui di patti di amiciz.ia. Ma appena e dopo ch'io ne avevo pal'lato nel gennar1o ne aveva pa~rJato anche ilcui (4); e ne aveva ·rÌ:par~a·to ora dopo ila Conferenza di Londr1a. Ill ·che ISI~gillifi:cava. che· llra FQ1ancilla eon tall•e :proposiba non lirrutendeva fare un atto amichevole per l'Austria bensì un atto ostile per l'Italia. Ciò era ·confermato dal fatto •che, mentre Clauzel lo proponeva egli ·stesso per la Francia, lo faceva proporre da Miloyevitch per la Jugoslavia. Il Cancelliere aveva certamente notato quale ·conte·gno corretto e riservato avesse tenuto tutta la stampa ita.Hana durante 11 •suo viaggio 1n Francia; un contegno assai più corretto e riservato di quel•lo di al·cuni giornaLi germanici i quali avevano di•sapprovato che, a così breve distanza dal suo feli-ce viaggio a Roma, egli facesse quello di Parigi e vi accettasse H Gran Cordone della Leg.ion d'Onore. Ma io non sapevo se Io stesso contegno sarebbe stato .serbato dalla nostra stampa qua'lora al viaggio avesse seguito il patto. Di tutti gli Stati con i quali l'Austria avrebbe potuto stringere simili accordi due erano quelli con i quaH la conclusione ci sarebbe

riuscita sgradita, la Francia e la JugoslaV'ia, e appunto da questi due Stati si proponeva una simile stirpulazione: di tutti i momenti nei quali un patto, specialmente con la Francia, sarebbe stato possibile que•sto era il meno mdicato per le sue ripercussioni in ItaHa, e appunto questo e proprio per ciò el'a scelto dalla Francia. Il V'alore del nostro patto non ·consisteva tanto nene rsue clausole quanto nella nuova atmosfera d~ rectproca piena fiducia che aveva generato. L'opinione pubblica .italiana aveva virsto in esso un segno deLla volontà dell'Austria di stringere particolari vincoli d'amicizia con noi. Come sarebbe stato rpossibtle mantenere questo favorevole stato d'animo in Italia, serbare questo significato e valore al nostro raccordo, qruando 1si f~sse Vli.lsto •ch:e l'AUJstrda el'!a diJSposta a stringerne sempre e .con ·chiunque, anche con gli Stati con i quali le nostre relazioni sono meno am~chevoi]i e nel mome[1.1to 1in curi d: repporti so1110 più 1Jel!li, arrJJChe prima che le nostre ratifiche siano 8cambiate e la visita sta restituita? Il CanceLliere poteva agevolmente 11tspondere al Conte Clauzel ·che bisognava ne avesse pa:rrlato prima, ma che questo non era il .momento. Dopo un lungo periodo di; tensione .si era rh1sciti a porre .}e relazioni con l'Italia su una base di aperta e •Co:rdiale amicizia: gli stessi interessi di genera•le pacHicazione che ·la F·rancia rassicurava starle tanto a ·cuore dovevano dissuaderla dall'insistere per l'accoglimento di una proposta la quale metteva in pericolo i felici r1sultati appena •conseguiti dapo tante difficoltà. Quanto ai bene:llici economici di cui la Francia voleva trarre vanto, dovevo notare che se il suo .capitale era venuto a cercare collocamenti in Austda voleva di•re che era certo trovrarv.i buona e ·sicura rimunerazione giacchè i banchieri non sogl:iono •Compte['e iSi.ilnitLi at1Ji perr-rsptl'ltto di ailitrUJ~smo dn,tema.Zii!OI!llaiLe; e che se il Governo di quella RepUJbblica of:llriva lavQ['o a quindidmila qperai ciò era solo perchè ne aveva bisogno: ·la Fr.ancia manca di braccia e poirchè non può più ·contare su quelle dell'ItaLia preferisce la mano d'opera del dvJle austriaco che non quella variegata dei rsuoi selvaggi sudditi coloniarli. Ond'io nel.l'interesse delle nostre presenti e future relazioni, nell'interesse dell'opera di rtanto merito umano e pa·triottico compiuta dal Cancelliere con l'ottenuto ·suo r.iavvicinamento all'Italia, in nome delle rsue difficoltà superate e delle sue prove d'amici2iia offer

teoi, rl:o ~egavo di arsterllreriSii dal da~e qu~:Lsilasi rrtsrposta a.ffiermativa ari progert"-tli che il Ministro di Francia gli avrebbe presentato.

Schober non ha mostrato ascoltare con indifferenza 1e mie accalorate parole. Mi ha detto e ripetuto che egli era e restava amico dell'Italia, non rsolo fedele ma anche riconoscente pel'chè si rendeva conto che era l'Hali'a la quale con la sua recente politica aveva dato valo•re aH' Austria. Quello appunto ·ch'io gli avevo fatto notare pr!Ova:va ·Che 1se noi non avessimo concluso ·con essa un rbrMrtarto di amirDiZJia rrre~Hliche iLa Fii'anrcdra avrebbe pensato a qUJailche coniillirnillle arcco['d!O. Senonchè ile mile rpreoccupaz1ioni erano esa.grerarte. È 'vero che :iii. Mlirrllirst1:1o di JugO\Silavrira g;li era 1a.II1Jdato a parLare ·di. un pa,tto dii •amiciZJia, ma egilii aveva l'lilsposto che se la Jugoslavia voleva mostrare i suoi sentimenti amirchevoli aH' Austria aveva modo di fal'llo negli attuali negozi•ati facilitando la conclusione di un favol'levole trattato di commercio. Ma n Ministro di Francia invece non gli ·aveva detto nulla e presentato niente. ALla mia osservazione ch'io ero sicuro che nel •suo prossimo colloquio gliene avrebbe parlato Schober si è difeso replicando che in tal caso non sarebbe stato un patto di amicizia bensì un semplice trattato di a'rbitrato e di concilriazione. Ho a mia volta soggiunto che la differenza non sarebbe stata bene percepita dalla nostra opmwne pubblica, e che tutto quanto fosse andato al di là di accordi di carattere economico, quale un trattato di .commercio, avrebbe fatto su di noi pessima impressione. Io non dubitavo affatto dei suoi sentimenti verso di noi, non ignoravo che posto fra l'Uruiia e la Francia la sua scelta non 1etr,a dubbiJa, che ,oltre 'che per questi mo;tivi pe~r così dlia.-e SJUbbiebtiv,i vi ·et!rano rag1ion:i obbile1ltiive dii polliiiUiJoa 1g1eneraLe ·europe<:~, nuorve c~Zledii mteressi, nuovi raggruppamenti poUUci che si andavano costituendo, per i quali, con o senza benepla·cito de.l Conte Clauzel e deNe ·sue manovre, con o ·senza patti e simili, la posizione politica dell'ItaLia era qui migliore di quella della F·rancia e si sarebbe in seguito avvantaggiata di più. Ma io dovevo ·anche tener conto di altri eiementi, meno intrinsec•i se si vuole ma al-trettanto importanti, e cioè de11a nostra opinione pubblica la quale aveva accolto il CanoelHere con cosl grande simpatia e ·che per •l'importanza che attr.ibuiva aila sua azione la seguiva con appassionata attenzione e la misurava in base non alle sue priv·ate dichiarazioni bensì alle sue pubbliche opere. Schober ha rinnovato le sue dichiarazioni e mi ha assicurato ·che non avrebbe presi impegni senza prima riferirmi su tutto. Ha concluso str.ingendorni calorosamente la mano: « Sono uomo di un solo colore, la assicuro che rimarrà .contento di me •.

Non so se il CancelUere riuscirà a resistere a Clauzel e a vJnce.re .la preoccupazione di non scontentare troppo la Francia, ma so che si è reso •conto che la cosa non ci è indifferente. Ho voluto vederlo a ogni costo prima del francese, appunto perchè fosse prevenuto e vi riflettesse avanti di impegnarsi. .

Dopo di che sono andato dal Segretario Generale Peter a ripetergH con calore anche maggiore lo stesso discorso. Contro la mia aspettativa, mi ha dato in tutto ragione dicendo che il momento non era assolutamente opportuno. Ha aggiunto ch'io ho fatto molto bene a parlarne subito e chiaramente ·con Schober per evitare che, come talvolta gli •accade, egli si impegni senza rendersi conto delle conseguenze.

Per ora non em possibile fare altro e di più. Converrà attendere il colloquio che Clauzel non è riuscito ad ottenere prima di lunedì prossimo. Sorveglierò e riferirò.

Ma con o senza patto di arbitrato, di amicizia o simili, sono convinto che la Francia non riuscirà a prendere il sopravvento.

(l) -De Bono, dopo la firma, ha aggiunto sempre di suo pugno: « Che fa sue le conclusioni, ma non si fa il merito della dotta dissertazione che le precede ». Per la riunione ìnterministeriale cui si allude nel testo, cfr. n. 117. Non risulta però che la questione cattolica in Eritrea sia stata trattata. (2) -T. 1239/98, che non si pubblica. (3) -Cfr. n. 23. (4) -Cfr. serie VII, vol. VIII, nn. 326 e 469.
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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 1966/1118. Vienna, 25 maggio 1930.

Mio rapporrbo n. 1082 del 24 cor11ente (1).

Nel ·Colloquio di ieri con il Cancelliere (2) gli ho chiesto le sue :impressioni

sul1a situazione p<:tr·lamen·ta!I"e pi!1odoltMtlsi in seguito aLle dichiiruraz~icmi deùille Heim

wehren cont,ro :i1l dtiJsacrmo (m~o ,te•1espres~o 1067 dn dra,ta 24 corrr.) e ai!. dd1seorso

neHra Came1ra derl M!inr~srtw detll'Intrerrrno ·e capo deil pa1rlt~rto arg1ra1r:~o Si!g. Schurmy (mio telespresso n. 1076 in data 24 rcorr.). Schober mi ha detto che la tempesta è parssata e ·che tutto si è accomodato. Altrettanta mancanza di abilità egli ravvisa nel discorso di quest'ultimo quanta nelle dichiarazioni delle Heimwehven, ma ai dannosi reffertH dell'uno e derl!le rawti'e assircura porrà ~rdpa~ro. Le Her~wehren non vogliono persuadersi che se egli volesse veramente disarmarle :non avrebbe bisogno di una nuova legge, bastando ·appltcare rigidamente queHe esistenti. Il suo progetto di legge è destinato appunto a permettergli di tranquhllare apparentemente il'estero e ~a non nuooere .irn reailtà ·arlre Herimwehren. La deboilezza di queste è nella mancanza di capi ·che abbiano i requisiti per guidarle. Steidle tentenna n,ehle ISIUe rinJde•Cri!sioni :fm P:f!rltmer e sta~rihemberg, e !Ìin rtJatle dl!lcertezza commette errori su errori. Il CanceHiere ha aggiunto proporsi di chiamare a sè il generarle Ba[['ldowlf, g;ià conrsirgilli!erre m~litare derlil'Alre~iduca F~r~an:cesco FeTd!inando e ritkatosi dalla vita militare, uomo di energia, intelligenza e dtsdplina, per esaminare la possibHità che egli si meUa a11a tesrta del movimento. H generale ha tempo fa chiesto e ottenuto di e~ssere ricevuto da S. E. il Capo del Governo.

Mentre mi l'iservo inviare ulteriori informazioni sull'argomento, credo opportuno accludere eopia di un appunto cornsegnatomi dal Cav. Morreale drca i suoi recenti col1oqui 'COn i dr]rrigrentri delrle Heimwehren. Dari prdmi rdel dtcermbre scorso non ho più avuto occasione di vededi. I nostri contatti si mantengono per mezzo di Morreale nonchè del consueto funzionario di questo Dipartimento degli Esteri Sig. Alexich, che viene a visitarmi di tanto in tanto. Credo opportuno restvingere almeno per ma in questi limiti le nostre relazioni. Colloqui pemonali non mi farebbero conoscerre di più sulle loro indecise intenzioni ch'io non sappia per mezzo di Morreale, e servirebbero solo a offrir loro l'occasione di rà.volgermi direttamente quelle r~etute 11ichieste di ~appoggi materiali a11e quali è più agevole rispondere in modo vago e dilatorio per mezzo di interposta persoP-a. D'altra parte il loro contegno è divenuto sempre più aggressivo ~contro Schober, e, finchè questi è al potere, è preferibile non ridestare in lui l'antico sospetto e malcontento, tanto più che non è il sempHce nostro appoggio ehe potrebbe far riguadagllJélTe aHe Heimwerhren drl tev11eno perrduto perr-~·011ro rcolrpa e rdaT [,o\l'o modo di acquistare quel sopravvento nella s1tuazione politica dalla quale essi ci promettono otterremmo vantaggi maggiori di queHi già da noi ottenuti con Schober (1).

ALLEGATO.

APPUNTI DI COLLOQUI COI CAPI DELLE HEIMWEHREN

Nelle due ultime settimane di maggio il magg. Pabst ha ostentatamente dimostrato, d:nvritandomi sovente a ·Colloquio, di volersi tenen:e a ~conrtatto :con me, quasi per farmi assistere a.J. passo, che egli reipiUta ormad ·i,nevitabile e proficuo al movimento, della trasformazione delle Heimwehren in un organismo politico il quale abbia tutti i caratteri del partito fascista italiano. Ad uno di questi colloqui

(17 maggio 1930) hanno assistito anche il dott. Heinrich, studioso del fascismo, ed elemento direttivo dell'organizzazione teorica delle Heimwehren, ed il Principe Starhemberg, carpo delle Heimwehren deU'A11la Austria. Menltre H Maggiore Pabst mi confermava in quella occasione l'intendimento di dare al movimento un earat

tere di spiccata indipendenza politica e di aggressività, il dott. Heinrich, consentendo egli stesso con queste idee, mi informava di essere stato di recente ricevuto a Roma da S. E. Turati e da S. E. l'On. Bottai. Entrambi questi Gerarchi del P.N.F., come altre personalità Italiane, gli avrebbero manifestato l'idea, nella qua·le egli consente, che sia opportuno dare al Fascismo una più ampia base in Europa in modo da controbattere, ·con un internazionalismo fascista, l'internazionalismo della democrazia. Tutte queste conversazioni sono sempre sboccate nell'espressione del·la speranza vivissima :che da parte •itaìliana, dal Partito, se non daLlo Stato, si vogLiano concedere alle Heimwehren, tanto più se •esse accentuano il loro carattere fascista, appoggi validi e materiali (1). Parlando con Pabst deLl'argomento, gli ho fatto osservare che una simile richiesta non può essere ulteriormente inoltrata, se le Heimwehren non riescono a dimostrare ·coi fatti l'utilità ed il vigore delle loro azioni. Il Pabst mi ha risposto .che, se le Heimwehren dovessero, come egli spera, staccarsi dai patrtiti borghesi per assumere una più netta fisionomia tn"OIPria, potrebbero trovarsi in un periodo di crisi in cui più che mai avrebbero bisogno dell'appoggio degli • amici •, salvo a rendersi, in una fase più inoltrata, indipendenti da quest'ult1me fonti quando cioè avessero riconquistato l'appoggio di elementi locali.

In un colloquio (20 maggio), al quale partecipavano oltre al Pabst lo Steidle ed·il Pfrimer, ebbi l'impressione che per lo meno lo Steidle non sia proprio convintissimo ·che le mosse suggeritegli dal suo • capo di stato maggiore • sieno le migliori. Lo Steidle stesso ·essendo quel giorno in discussione le richieste del Dicastero degli interni da parte delle Heimwehren non si mostrava, e forse non soltanto per modestia, molto entusiasta della possibilità di dover occupare egli stesso quel posto. Mi convinco semprre più dell'esattezza deWaocusa di pigrizia .che molti suoi amici fanno allo Steidle, il quale quel giorno chiuse il colloquio ..... pregandomi di metter da parte per lui qualche francobollo italiano.

Sempre molto attivo è il Pabst, il quale sogna di aver un proprio giornale quotidiano, necessario egli afferma qualora l·e Heimwehren dovessero :partecipare direttamente alle elezioni, ma non sa come metter assieme quel milione all'incirca di scellini che gli sarebbe necessario. Circa la legge sul disarmo si è mostrato anch'egli, come gli altri capi, atterri:to dalle ·conseguenze che può avere tra le file delle He1mwehren. Secondo me è appunto a tal·e ·pani:co che si devono attribuire i passi fatti in questi ultimi giorni dalla Direzione Federale (giuramento di Korneuburg (2) e richiesta del Dkastero dell'Inter:no), non tutti, come è noto, felid. Il Pabst mi ha dichiarato che di tali passi il Seipel ebbe conoscenza postuma. Non so se ciò egli abbia detto per confermare l'atteggiamento di indipendenza, che egli si vuol attribuire, dal pensiero di Mons. Seipel. Fatto sta che all'ex-cancelliere, e ne ebbi diretta impressione nel suddetto colloquio del 20 maggio, lo Steidle accorda invece massima fiducia e confidenza. D'altro canto il Pabst è legato allo Steidle da vincoli di gratitudine, avendogli questi spianata la via alla riabilitazione allorché si rifugiò in Austria dopo il Putsch Kapp. L'atteggiamento di fronda de1lo Starhemberg pare per il momento superato, poichè il Steidle, malgrado la campagna da questi indirettamente fattagli, riesce sempre a restare in sella.

L'Heinrich in Italia, si è recato non solo a scopo di studio, ma anche per tentare di avere un aiuto onde portare le Heimwehren alla conquista dello Stato. Il movimento austriaco si è arenato e minaccia di cadere se non viene conquistata Vienna. A domande fattemi dall'Heinrich se ciò sarebbe stato possibile, io ho risposto evasivamente dato che ignoro le direttive italiane in materia.

L'Heinrich si recherà ad ossequiare S.E. l'On. Bottai che già conosce e si recherà anche

al Partito. Alla fine di maggio rientrerà a Vienna. Sarebbe forse opportuno sapere quanto esso chiederà in Italia e l'esito dei suoi colloqui •.

(l) -Cfr. n. 56, in realtà del 23 maggio. Ma forse Auriti allude a un altro documento, citando erroneamente il n. prot. 1082. (2) -Cfr. n. 58.

(l) Annotazione marginale: « Habicht è stato espulso dall'Austria! •·

(l) II 14 aprile Renzetti aveva comunicato a Orsini Baroni (telespr. rr. 1271/666, Berlino 17 aprile, col quale la comunicazione di Renzetti era stata trasmessa a Roma): • Sono partitisabato scorso, per l'Italia, il Prof. Heinrich e il Dott. Longert, il primo libero docente all'Università di Vienna, Segretario Generale delle Heimwehren, direttore il secondo di una Rivista " Die Nationalwirtschaft ". L'Heinrich è uno studioso del fascismo sul quale ha pubblicato un pregevole studio: il secondo è un seguace dell'Heinrich e com'esso propugnatore della dottrina dello Stato organico...

(2) Nel corso di una riunione delle Heimwehren, tenuta a Korneuburg, Steidle aveva esposto un programma nettamente fascista: il cosiddetto giuramento di Korneuburg.

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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI (l)

TELESPR. 217434/395. Roma, 26 maggio 1930.

Rapporto di V. E. n. 2676/145 del 4 col'rente (2) (qui unito in copia per il

R. Ministero del,le COilonie).

Prendo atto diel 'coliloqu~o genert~co 'intervenuto :firta V. E. ed liil Conrte de Sa,int QueDiti.n, per dJeil,tball1e -di.'1. VILstJa 1di una dpresa deililia Gonferen2la armi !Ìin E;t~opia -la possibilità di una intesa preventiva fra Franci:a, Inghilterra ed ItaHa, circa l'eventuale applicazione dell'ultimo capoverso deH'art. 16 deJ,1a Convenzione di Ginevra del 17 giugno 1925, ~secondo H progetto utilmente abbozzato da V. E., e suUe linee direttive del quale questo Mindstero, pur riservandosi un più dettagliato esame, concorda in via di massima.

Da'l te1espresso milndistel1i1ale n. 215787 deil 12 ,CO[',r. (3) ('ÌIIliCl'OC~artCI:Ji con quello dtato in riferimento), V. E. ha tratto cognizlione de<ll'a2lione che per H momento ~svolgiamo a Londra, onde ,indurre il Governo britannko a riconsiderare l'atteggJLamento da esso :sinorta a1ssunto ne[:l1a questi'Oill!e.

In attesa di ~conoscere l'esi:to di tale azione, ed in attesa altresì di vagl1iare la risposta che verrà data dal Governo ,etiopico al noto quesito posto da~le tre Delega2lLOIIlli ahlia De<liegazi]Qine let~op~ca ci!l.'ca ae future mteiDZiion;i del GOV€['!D0 di Addis Abeba in materia di importazione di armi, sembra convenga ,soprassedere dal,l',intr:atteQ'J!el1e u1terniol'menrbe 1i1l Qua1i d'Orsay 'in me['IÌ'Ìo al1la ev,entua1Le dntesa accennata, che potrà più tardi essere riconsiderata, ove le cir,costanze lo consigliassero.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. P. Parigi, 26 maggio 1930.

Mi domando se, nella situazione qui creata dai recenti discorsi del Capo del Governo sia H caso di qualche modifica nel v~iaggio di S. E. il Ministro Bottai (4).

È escluso, infatti, dai sondaggi fatti qui ed a Londra nel dicembre u.s. in base al telegramma per corl'iere di V. E. n. 2315 del 6 dicembre 1929, l'opportunità di anche solo accennare alla eventuale stipulazione di un protocollo segreto tra le 3 Potenze. La risposta data dal Sottosegretario di Stato per gli Esteri al R. Ambasciatore in Londra; il fatto che il Ministro Briand non ha dato risposta alcuna al mio memorandum del 21 dicembre, e che ieri il Conte di St. Quentin ha mostrato di non avere ancora nemmeno studiata la questione, sono gli elementi sui quali io baso la mia impressione».

Per il t. di Grandi del 6 dicembre 1929 cfr. serie VII, vol. VIII, n. 221; per il memorandum del 21 dicembre, ibid., n. 261 allegato.

5 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

Rispondo no. Se però .sorgesse di qui aHa sera di domani qualche elemento per modificare questo giudizio lo te.legraferò. In tal caso sarebbe nel senso che

S. E., con appropriato pretesto, ~si faccia sostituire da uno dei Sotto Segretari di Stato, giacchè alla restituzione di visita siamo impegnati.

Certo converrà adattare a:l momento i dtscorsi, tenerli :cioè quasi esclusivamente nel campo economico salvo qualche opportuno accenno a auspicati legami politici rispondenti a quei veri interessi supe11iori che inducano ai due popoli la direttiva dell'accordo e dell'amicizia.

P. S.-Quel:che ho telegrafato il 21 (l) (disorientamento degli amici; sfruttamento di libertà d~ manowa dei nemici) è esatto anche oggi, dopo cioè il discorso di Milano. Del quale però si ammette che non ha aggravato ,Ja ·situazione. Questa resta delicata e diffidle, più delicata anzi che difficile. Ciò che mi preoccupa è ~che quegili irresponsabHi ·che a nulla s'anestano possano far sorgere un incidente per mutare la situazione da delicata in seria; mi preoccupa pure che la situazione possa andare in profondità nella cate:gorria degli • amici • tra i quali comprendo anche i • responsabili ». La visita ed i ·colloqui del Ministro Bottai potranno molto esser utili (2).

(l) -Il documento fu inviato per conoscenza anche al ministero delle Colonie, come seguitoal telespr. del 16 gennaio (serie VII, vol. VIII, n. 309), e all'ambasciata di Londra. (2) -Di questo R. si pubblica il brano seguente: « Ieri, nel colloquio col Conte di Saint Quentin circa l'eventuale ripre,ga dei lavori della Conferenza per le armi all'Etiopia, ho ripreso con lui l'argomento della preventiva intesa tra Italia, Francia e Inghilterra per l'eventuale applicazione dell'ultimo capoverso dell'art. 18 della Convenzione di Ginevra del 17 giugno 1925. (3) -Cfr. n. 32. (4) -Il 1° maggio Bottai aveva chiesto a Mussolini l'autorizzazione a recarsi in forma privata in Francia il 29 dello stesso mese onde restituire la visita recentemente fatta in Italia
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IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA 2487/1053. Belgrado, 27 maggio 1930.

Questi ci~r·co:J.:i poJd:tited ed dil Gov:erno hanno seguito con :Ia massimra attenz:ione ill recent~e vi:aggliJo dd S. E. MussoliiJni, le ,coLmsatlii ma[]Jidles:ta:z;toni del popolo tosaano e riflettuto :sui dltscoosli prolllJun:Cii:ati neLle V'a:PiJe occasioni, ·specitalimente su queililo di Lii:v,omo. La fu1a1se su:J.~a • feldel:e :amilciZJi:a » e :sÙilil.a • dum :illllimi:cizdia • è stata par,tilcooa~rmenrte ,J'illeV'ata, ed, in genere, ·l:a imp11essii<me S1Uil si:gnMì.ea:to de:l v1i1aggio e del,],e pa,ro:le di S. E. i;l Ga:po deil Governo è ·starta 1brt~sstima.

Mi si riferisce da ottima credibile fonte (ma ne informo V. E. con ogni mia ri:serva per quanto la cosa sia verosimile) .che questo Mintst.ro di Francta avrebbe tratto ,argomento dal disco!'so di Livorno per avvalorare i ~suoi passi diretti a premere sul Governo Ditta·toriale per una rapida ·composizione del dissidio C'roato che indebolisce la Jugoslavia specialmente dal punto di vista militare. Ma il Governo Ditta•toriale si vedrebbe invece ,iJndotto, dalle parole di S. E. Mussoilini, a consideraZJioni opposte e cioè a prendere in esame la scarsa convenienza per la

da Flandin. Il giorno 3 Mussolini aveva dato. il benestare. Bottai partì il giorno 28. (ACS, Presidenza del Consiglio dei ministri, 1928-1930, fase. 1/4-4/11134). Il 6 giugno ebbe a Parigi un colloquio con Briand (cfr. t. per corriere 1398/326 del 6 giugno, di Manzoni).

• Il periodo è delicato. Ogni incidente anche se piccolo, ogni atto o parola responsabile potrà influire sulla formazione dell'impressione definitiva. Prego informarne Ministro Bottai la cui visita si verificherà in un'atmosfera assai diversa da quella del momento in cui fu decisa •. II 28 maggio Manzoni fece un passo presso Berthelot relativo al negoziato per i confini libici. In questa occasione Berthelot disse a Manzoni che ··dopo i discorsi del Signor Mussolini, bisogna lasciar passare un po' di tempo per trattare questi affari" (T. per corriere 1303). Sulle relazioni italo-francesi cfr. anche il colloquio Grandi-Graham del 27 maggio

(DB, 111. 214).

.Jugoslavia di essere travolta in un temibile ·conflitto nel •solo interesse francese, e la utilità di un più dedso mutamento di rotta verso un definitivo ri:avvkinamento ~all'Italia, quando og;ni ragione di dissidio .con noi fosse chiarita, specialmente nei riguardi della questione dalmata ·che non ce·ssa di essere una delle preoccupazioni del govel'no di Belgrado, che anche in occa~sione delle cerimonie commemorative del 24 maggio ha notato delle manifestazioni pro Dalmazia (1).

(l) -Il t. non è stato trovato. (2) -Lo stesso giorno 26 maggio Manzoni aveva comunicato (t.s. 1253/132 delle ore 20,40):
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AI MINISTRI A BUDAPEST, ARLOTTA, E A VlENNA, AURITI

TELESPR. 21763,5-217636. Roma, 28 maggio 1930.

Le varie quest·ioni, che finora .rendevano difficile la ·conolusiooe di accordi intermaztonailii ~da :paJT!lle diell'Alustrlila e dJeLl'Unghe11ia 'con Baesi llimrut:rofi :per aStSicuransi vantaggi economici mediante compensazione e reciproco scambio deUa produzione sono sta.te ora eliminate in gran parte da·gH Accordi deH'Aja.

Il R. Governo ha pertanto l'intenzione di promuovere e (.per quanto riguarda i 'terniltorii :I1Ìiunltti ,aiJJl'I,tail:i!a) dii ·a,ccettBII'e esso stesso tlia ooncliUJsi.Jone dii silmili accordi atti a g~antke nell'orbita dell'economia dei territori già costituenti la Monarchia Austro-Ungarica •lo sviluppo de.t<la :produzione e del commerdo.

Si avrebbe di mira anzitutto l'assicurazione di una duratura ~e rea~e libertà dei traffici e dei transiti ora piuttosto teorica; un regolamento uniforme delle condizioni di trasporto e deU'esercizio delle imprese ferroviarie e di ,nav.igazione; un'applicazione l'azionale e ·corrispondente agU interessi generaH deHe tariffe per i ,tJra,sponti rter,rost:r:i, fluVI~ailii e ma11Wtimi, dei magazzini gleneratlii e deMte spese di piazza nei vari porti, mediante organi ·Comuni, in modo da rendere facile 'la circolazione dei prodotti negli Stati >in questione ·e la loro esportazione. Si potrebbe accertare succes,sivamente quali altri accordi internazionali dovessero essere necessari per raggiungere taH finalità.

Aggiungo per Sua .informazione ,ed eventuale norma di linguaggio qualora le sembra~SISe Qpportrmo .che 'seoOIIlldo 1~1 pensiero del R. Goveamo glii 'aioooroi prospettati dovrebbero eventualmente comprendere -magari d:n prosieguo di tempo -tutti gli Stati successori la partecipazione dei quali dsu1tasse utile come ad esempio Cecoslovacchia, Romania, .Jugoslavia e se del caso Polonia, nonchè fo,rse al11che la Bulgaria (2.).

(l) -Preziosi riferi (t. per corriere 1,328/1295, Bucarest 30 maggio) che Titulescu gli aveva detto • che Marinkovich gli è sembrato animato da un sincero sentimento di riavvicinamento all'Italia. Fra l'altro, il Ministro degli Esteri jugoslavo gli avrebbe fatto rilevare che mentre finora frizioni dipendenti da inesistenti cause di dissidio avevano inasprito i rapporti italajugoslavi, adesso invece la forza delle cose e la realtà degli interessi, avevano finito col determinare una divergenza itala-francese, destinata a produrre sempre più, sebbene indirettamente, una preziosa détente ed un desiderato riavvicinamento fra Roma e Belgrado •. (2) -Questo documento è identico all'appunto 23 maggio, redatto probabilmente da Brocchi e allegato 3 (non pubblicato) al n. 55, con la soppressione di un ampio passo contenente le istruzioni di prendere gli opportuni contatti con i governi di Budapest e di Vienna.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

D. RR. [2402]. Roma, 28 maggio 1930.

Ho letto attentamfnte ,Ja Sua lettera del 21 corrente (1), e mi son reso conto di tutta l'importanza dei nuovi atteggiamenti francesi che E·lla mi segnala. Le promesse di penetrazione di ·capita,le francese in Austria, ed anche 1e immediate proposte relative ad un contratto di lavoro a favore di ben quindicimHa disoccupati Austriaci, possono ·certo influenzare un Governo assHlato dalla questione economica e pr.emuto da una forte opposizione socialista.

Ma appunto per quanto maggiori ·sono ·le probabHità ·che l'Austria si induca a cedere alle proposte francesi, tanto più ferma e immediata occorre ·che sia la nostra azione nei riguardi di codesto Governo. È necessario quindi che EUa fa.ccia intendere chiaramente agl!i attual.i responsabili della politka Austdaca che l'Ita1ia in questo momento di particolare delicatezza dei suoi rapporti con ·la Francia, non potrebbe considerare come un gesto amichevole da parte del Cancelliere Schober la conclusione di un patto d'amicizia franco-austriaco, anche •se H valore spirituale di un siffatto trattato fosse ben diverso da quello concluso •con noi.

Non è tanto l'impressione che un eventuale patto franco-austriaco produrrebbe ·certamente nell'opinione pubblica internazionale queHa che dowebbe trattenere il Signor Schober, spede in questo momento, ma ·soprattutto la sostanziale impostaz;ione che abbiamo di comune accordo voluto dare al.la nuova fase dei rapporti italo-austriad. Tale impostazione potrebbe essere totalmente falsata daH'accava.Uamento di altri patti con altri Paesi, sia pure 'innocui nella forma, coskchè ne sarebbero probabhlmente troncati a·l loro nascere gH svHuppi di una situazione che abbiamo fatto tanta faUca a determinare e ·che può ave·re una reale importanza proprio a causa della possibilità che tali svHuppi abbiano a verificarsi.

Non Le nascondo, e conviene che EJ.la non nasconda a Schober che il Capo del Governo ed io siamo rimasti male impressionati dalle previsioni che Ella fa circa la debolezza del CanceU!iere di fronte a1le pressioni francesi.

Francamente il suo v;iaggio in Italia e le conversazioni da Lui avute col Capo del Governo avrebbero dovuto dimostrargli chia·r·amente quali vie di amicizia ·conviene all'Austria di ibattere, ed infondergli il 'coraggio necessario... (2) a preferenza delle altre, po1chè .l'amicizia ... sentimento che si può distribuire a dosi uguali per far contenti tutti.

Nè Schober può iUudersi di usare verso gH altri Stati gli stessi metodi che vuole adottare pei •confronti de:Jle Heimatwehren ·e dei partiti poLitici del suo paese, cioè di barcamenarsi fra gli uni e gli altri nella speranza assa'i incerta di portarli ad una concHiazione.

Anche nella questione deLle Heimatwehren del resto noi gli abbiamo fin qui fatto credito, ma ciò non vuol dire che approv.tamo pienamente i<l ·suo atteggiamento.

Mi rendo conto delle preoccupazioni finanZJiarie di Schober e degli adescamenti ·che e.gLi •trova dia péllrle f11an:cese, ma 'anche nel aampo eoonomiJco e finianziario l'Hali:a qualche ·cosa può fare e farà. Non è.iil ·caso di inoltrarsi con esplicite promesse, ma molto mi riprometto dai risultati del prossimo incontro BrocchiSchii1ler.

Il:punto ·Sul quale occorre tuttavia insistere ,soprattutto è di natura immediatamente e strettamente ·coil!legata ·al momento politi.ICo genera·le dell'Italia, la quale non potrebbe in nessun caso assistere d.ndiffereltllte a una presa di posizione francese in Austria. E perciò codesto Governo deve esaminare molto seriamente le proprie direttive di politica generale per non andare incontro a delle •conseguenze che potrebbero essere molto dannose alla sua futura azione politica.

Ho :ilnforma.to mdlrto 111Ìiservatamencte di [questo?] a•nche: ,ffi R. milnlista:-o dm. Budape•st (1), in vi<Sta della possibilità di qualche pressione di que·l Governo presso il Governo austriaco. Mi riservo di tenerLa 'informato (2).

Conto sulla sua opera come sempre pronta fede,le e Hluminata.

(l) -Cfr. n. 52. (2) -Questi e i successivi puntini sospensivi indicano delle lacune nell'originale che è molto deteriorato.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 1873/800. Londra, 30 maggio 1930.

T·eles\Pre:E:so di V. E. N. 215739/348 del 12 co11r., E.L.A. Hl (3).

Nel ringrazi•are V. E. de.Ua .comunicazione fa·ttami dei due rapporti dei RR. Mini,stni a Sofi.a e ad Aterne, r'el:ativi ~~)Jl'.attivtiltà tspilegaia ultimamente dali :rappresentanti diplomat•i<Ci bl'itannici in alcune •capitaH bakankhe, credo ,pot.er affermare, in base alle indagi:ni fatte, che ta.le attività non r·i·sponde ad un cambiamento di direttive politiche delil'InghHterra nei Balcani. H Governo Britannico continua a seguire attentamente ed obiettivamente ·lo svolg·ersi degli avvenimenti

Al contempo credo opportuno che Ella veda il conte Bethlen e lo informi riservatamente di quanto sopra chiedendogli che codesto Governo trovi il modo di esercitare a Vienna qualche efficace pressione atta a porre in guardia il Governo austriaco sui riflessi di un riavvicinamento politico austro-francese non solo nei riguardi dell'Italia ma nei riguardi della situazione politica generale dell'Austria anche verso l'Ungheria.

Una franca parola del conte Bethlen a Vienna potrà avere peso non indifferente sull'animo esitante di Schober, mentre d'altra parte una sua conversazione a questo scopo col presidente del Consiglio ungherese potrà servire a mettere lo stesso Bethlen sull'avviso circa il rischio di un analogo sviluppo di quelle correnti che nella stessa Ungheria si dirigono in questo momento verso Parigi.

A questo proposito, le trasmetto pure copia di un telegramma del R. ministro a Praga, il quale segnala notizie di stampa, sia pure false ed esagerate, ma pur sempre costituenti indizi di uno stato d'animo del resto comprensibile in quegli ambienti che più si preoccupano della necessità di trovare i mezzi per risolvere la situazione finanziaria e li ricercano in

Francia».

e delle tendenze ne'l VllCino Oriente Europeo, ma non ha intenzione di assumere una pall"lte pmedomiln;Mt1e 'e dii pamt~cOiklire dnfiuenz.a illleù.Le oO!lJtese rtra i VJami Starti, basando H prestigio che vuole mantenere -in questi paesi su una scrupolosa impar

z.ial~tà ~conciLiatrice.

Un funz,ionario del Fore,tgn Office al quale ho fatto pochi giorni fa aHusione ai commenti suscitati dal viaggio del Signor Henderson a Sofia e dal manc,ato viaggio del Sig. Waterlow ad Atene, mi ha ~candtdamente dkhiarato: • Abbiamo a Belgrado, a Sofia e ad Atene tre mintstri novellin'i che fanno naturalmente dello zelo, si appassionano ~ane questioni dei singoli paesi presso i quaLi sono accreditati, corri,spondono tra loro :pel tramite del Foreign Office ,e non sempre sono d'accordo nei giudizi che danno della situazione. Avevamo pensato ~che il farli incontrare per uno scambio di vedute sarebbe stata ~cosa utile ed opportuna. H Ministro Henderson era stato quindi autorizzato ad incontral'si col suo collega a Sofia. Ma non avevamo pensato a11a mentaLità baLcanica ~che gonfia gli avvenimenti e vuoi trovare dappertutto intrighi o recondite intenzioni. Quando ci siamo accorti del chiasso suscitato dalla vtsita ~a Sofia del nostro Ministro a Bel,grado, abbiamo pregato irl Sig. Waterlow d!i rinunciare aHa visita ~che era sta~to autorizzato a fare ~al suo collega ad Atene •.

Quanto a Sir Vktor W·ellesley egli si occupa a~l Foreign Office del1e questioni d'Estremo Oriente e il suo viaggio in Grecia è stato di ~carattere assolutamente privato. Egli del resto, quantunque, per anzi,anità, sia Deputy Under Secretary of State (,che oorrr.iJspO!lJde!'1ebbe a SegretaJ11io Generale agg,iunto) gode di ben ,scarsa influenza e ~considerazione al Foreign Office (1).

(l) Del dispaccio a Budapest si pubblica il passo seguente: « Ho... dato al R. ministro in Vienna istruzioni per un atteggiamento molto fermo e reciso nella questione, e le trasmetto qui acclusa in copia la lettera che gli ho diretta [cfr. il testo].

(2) -Il presente documento, quello citato in nota, e quelli di cui ai nn. 52 e 58 furono inviati da Grandi in visione al re. (3) -Cfr. n. 30.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A SOFIA, PIACENTINI

TELESPR. RR. 217950/SS. Roma, 31 maggio 1930.

Ho ,letto ·con molto interesse il suo telegramma-posta n. 1045/387 del 7 corrente (2), ~che etS/POne una situazione, effettivamente, di ;@ecialissirma importanza per la nostra azione politica in Bu}garia.

In J,inea di massima, ritengo desiderabile un nostro avvicinamento agli agrari bulga'l'i, ,e ciò per dare più solida base alle nostre posizioni in Bulgal'ia, contribuendo, nel tempo ~stesso, ad un consolidamento interno di codesto Paese, che a noi giova non sia esposto ad avventure pericolose.

Sono del suo avviso cir.ca H fondo conservatore, sano e bulgaro della grande massa di ~codesti agrari, 1i ~quali, in definitiva, saranno prima o poi chiamati a dire una parola dedsiva circa la crisi di una situazione governativa e parlamentare

Annotazione a margine: • Segue al 1931 " partito agrario bulgaro ". Vedi telespr. a Sofia 224290/129 dell"8 luglio 1931 •.

che non può fronteggare dei gravi problemi finanziari ed economici, ,]a cui mancata soluzione si ripel'cuote essenzialmente sopra la prevaJ.ente popolazicme agraria, che è l'ossatura dello Stato. Tale fondo dovrebbe rendere possibile, nella compJ.essa situaz,ione che il partito ag.rado attraversa e che lo espone ad influenze str·aniere, irrazionaE e deleterie, meno che per gli elementi poco scrupolosi, un suo orientamento verso l'ltaMa, che, oltre tutto, è, indubbiamente, più di ogni alrbl"'o, a:tta a comp11ernde1I1e e ad 'al~ufarre· 1l.e 1sue difficollltà, essa ahe è ill Ba1e1se che ha più org.alThicéllffiernte 'e poterlltemente d:imost11ato come 1le popoJaz:~ooii rull"'aÙJi poiSSiano e debbaJ:Jio II1apidamenrte assurgere 1a1i p['li-mi Panghii de1lil!a: vMa e deùlle, benemerenze della Nazione.

La S. V., quindi, potrà tener ,ciò presente in caso di nuovi approcci degli agra:ri, mantenendo, naturalmente, quella genell"ka [prudenza e riservatezza cl;le è indispensabHe fino a tanto che il terreno di azione non sarà stato esattamente riconosciuto nei suoi esponenti responsabili, nella sua 'solidità e .sarà stato sgombrato dagli elementi affaristici cui Ella accenna.

Intanto, quanto alla visita del gruppo del Deputato Popoff ho già telegrafato a(~l:a S. V. ,]a ·mila 1apptrtoV1azione ·e questo 1.\<liln~stero 'sta, ora, pll"Emdendo accordli coliLe Amministrazioni competenti per le richieste facHitazioni di viaggio e per la migliore assistenza dei visitatori nelle varie ·località.

Quanto al Signor Damianoff -e rispoodo, così, anche al suo telegrammaposta n. lOOH/367 del 3 ·corr,ente (l) -egli è stato SÌin1/PatLcamente rtcevuto ed ascol:ta1to 'a que.sto M1in~stero 'e messo 'in conta,tto ,coo per,somvliità rappresenta11:live del Ba1rtd1to e dlellllia nostra stampa.

Il Damianoff ha tenuto, anZ'itutto, ad esporre le sue idee circa ·la situazione ~nterr"IIlla buì!Jgall"a, ,11 suo ,s,ce1ttdteiiismo ,circa ,]a possrbdùiità pe,r g'lii uomilnd che !Sono o che potrebbero essere a,l potere di risolvere la complessa cri:si ·che attraversa il paese, la sua particolare stima per il suo amico Maliinoff, ~a speranza che egli nutre di poter fare utile opera di propaganda, per H consolidamento della situà2lione, ,cercando di ricondurre gli agrari bulgari, specie gH elementi sani della provincia, a direttive esclusivamente bulgare, avvicinandoli nel t.empo stesso all'Italia. ln sostanza H Damianoff nulla ha detto di più di quanto non fosse già noto a questo Ministero attraverso le più comp!lete informazioni pervenute dalla S. V.

Al Damianoff è stato risposto che il Governo ItaUtano, ,che desiderava essenzialmente H consoltidamernto interno ed estero deWamka Bulgaria, non poteva, conseguentemente, che considerare .colla dovuta simpatia ogni iniziativa, ·come quella che egli si accingeva ad assumere, diretta a contribuire efficacemente aH'orientamento naz:iona,le de1l più nume,roso pa:rrtJi,to bulgaro.

• assolutamente non vuole che i suoi giornali, sinora indipendenti e -caso mai -con tendenza italofila -cadano nelle mani dell'Istituto che è il maggiore e più potente esponentedella politica francese in Bulgaria», Damianoff aveva chiesto l'intervento della finanza italiana a Piacentini, il quale appoggiava la richiesta perchè i giornali di Damianoff, • opportunamente diretti e guidati -costituirebbero un efficace elemento d'appoggio e di propagandadella nostra politica balcanica in generale, e bulgara in ispecie • (t. posta r. 807/289, Sofia 13 aprile). La cosa interessò Grandi (telespr. r. 214191/65 a Sofia del 29 aprile), e Damianoff si recò a Roma munito di una presentazione di Piacentini per Guariglia (l.p. Sofia 1° maggio).

Quanto ad un'assistenza rper la sua ·situazione privata, il Damianoff non ne ha accennato ·come 'scopo princitpa•le della sua venuta ·in ItaHa. Tuttavia ne ha parlato.

Gli è stato fatto presente come la stessa ristrettezza del tempo dell:a sua permanenza 1in Italia rendesse difficile una pratica soluzione de,J:le sue aspirazioni, che, peraltro, .sarebbero state esaminate 'colla migliore buona volontà. G1i è stato 'consigliato, quindi, di approfondire l'argomento, rientrando a Sofia, colla S. V., iJ. quale non avrebbe mancato di studial'e, in •concreto, ·le possibHità ·che si offrono di venirg:Li in aiuto, soprattutto attraverso all'ist1tuto bancario di cui disponiamo a Sofia, anche .perchè ne·l suo stesso prec~puo interesse, la cosa apparisse siccome una normale contrattaz.ione di affari e non già di operazione •conclusa all'estero.

Effettivamente, tutto considerato e tenuto •Conto delle incertezze che possono ancora sussistere sopra H Damianoff, ho ·ritenuto meglio ·che anche quanto lo concerne pe11sonalmente venga accentrato dalla S. V., in modo che Ella possa di•spol're, a suo criterio, anche di questo mezzo per la deHcata azione da ·Condurre, secondo le opportunità, nella questione degli agrari.

È del,resto fuo:r1i luogo 1itl pensare ·dii poter ,inte!vessa,re effiaa,cemente un lstituto bancario italiano, aH'infuori della Commerciale, a favore della 'situazione del Damtanoff, sop11attutto senza poter disporre qui degli element.i necessari alla trattazione bancaria de1l'argomento. Sembra il caso, inve·ce, che l·a S. V. inviti la Commerciale Italiana e Bulgara a prendere 1in seria e sollecita considerazione la •cosa, riferendo qu&ndi dn proposito a questo Ministero, che, ove occorrerà, non mancherà di far premure nel senso desiderato presso la Direzione Centrale deHa Commerciale Italiana.

Attenderò, quindi, a questo proposito, ulteriori notizie dal•la S. V. (1).

(l) -Appunto di Guariglia: • I nostri Ministri hanno preso i Ministri novellini inglesi più sul serio di quello che non faccia il Foreign Office ». (2) -Cfr. n. 21.

(l) Non si pubblica. Il pubblicista bulgaro A. Damianoff, proprietario di giornali, qualificati a Sofia come « stampa gialla • « appartiene al partito nazional-liberale, è un sostenitore della politica italiana in Bulgaria, e i suoi giornali (specialmente l' " Utro ") sono stati sempreaperti a qualsiasi pubblicazione in nostro favore ». Un istituto bancario di Sofia, la BanqueFranco-Beige et Balkanique, mirava ad acquistare l'azienda del Damianoff, il quale invece

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. s. 1304/315/136. Parigi, 31 maggio 1930, ore 21,15 (per. ore 24).

Teleg1ramma di V. E. 522/204 (2). Sarà fatto. Il maggio;r servizio che il discorso di V. E. potrebbe rendere ai rapporti italo francesi sarebbe queHo di precisare e di ·chiarke al pubblico specialmente a quello francese ·la ·sostanza delle divergenze italo francesi. Capo del Governo nel suo discorso giugno 1928

si iLilmhl;ò 'ennndal'lle. Questo pubblico o non ~Le colll!osce o ile oonosce OOhlla €11'11""ata ve~sione della stampa anti fascista. Questo stato di fatto rende incomprensibile al pubblico francese ~tanto ~la situazione quanto i discorsi Capo del Governo: reTIJde tiilmildi ,ed dnce!"lti glii ramilci : fa i'l pi!eno giluooo dei Il!emilo1. [P~e,oilsa!l"le d. :flaltti e le nostre domande; divul,gare i documenti ufficiali che giustifichino] (l) le nostre r!ich1este e l!e lagnanzre; me,ttere ,insomma dil prubbiLilco dtinalnzd aillla realità documentata V1a11rà a :flargilJi 'compr,endel"le 'le no9We .l:agnan.ze (a full'gld o~IÌ.ire i discovsi del Capo del GoVierno) a far:e TliltoonaTe vemo noi i suoi a'lil!ffiilrnrtori e g~lii ramilci 'ed a rprepware rlra dÌIOOtta e :fiavo11evole 'solUZIÌIOil!e rbrra pemonaiLiltà oosponsabiJLi di tutto quanto illltrorrb1da o11amai pel"l1coliosame<Il!te ile ~el!aZIÌ!om :iltalio-:Drancesi ~con tutto vantaggio dei nos:td avve11sari di ogni ~camiPO o dei terzi (2).

(l) -Nonostante l'ordine impartito da Grandi a Guariglia di insistere presso Toeplitz, questi confermò il suo rifiuto di venire in aiuto a Damianoff (appunto ministeriale del 25 giugno). • Indipendentemente dalla convenienza dell'affare dal punto di vista bancario, la Banca Commerciale Italiana non crede di far luogo al mutuo di 1 milione occorrente alla azienda giornalistica del Damianoff, dato che i suoi giornali, secondo quanto alla Commerciale è stato assicurato da cospicui suoi clienti di Sofia anche a nome di qualche membro del Governo bulgaro, appartengono alla stampa " gialla " sofiota, disposti ad attaccare ed a difendere chi paghi il Damianoff, e quindi screditati, e che, dato che la Commerciale è convinta che il Damianoff finirebbe col non fare onore ai suoi impegni verso il nostro istituto, nel momento della resa dei conti non mancherebbe di rivolgere i suoi strali contro la nostra banca, che il signor Toeplitz considera il migliore centro di propaganda italiana in Bulgaria •. (2) -Del 30 maggio, ore 24: reciproco consenso italiano e francese a pubblicare i docu· menti relativi alla conferenza navale di Londra. Il 30 maggio Grandi aveva avuto una conversazione con Graham (DB, n. 190).
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1333/311. Parigi, 31 maggio 1930 (per. iL 3 giugno).

La tensione nel mondo finanziario francese vel'so di noi, mi dilceva stamane un banchiere italiano qui residente da varii anni, è stata dai discol"lsi di Livorno, :ffiiTen.ze, M:il1ano fino ra due g,i!Oil"IIlli :Ila mo1to iovte e ila più :fhrrbe che aibbila pll1ovato dacchè lavora a Parigi. Da due giorni, vi è un allentamento e si dice che provenga da intonazioni del signor Tardieu.

Per conto mio ripeto, ~confermandolo, H g,iudizio sintetLco già comunicato (3): dilsorientamento tra gli amici; nuova occasione di manowa pei nemici. I p~imi non si sentono tutti più in grado di svolgere azione ~ch1arificatl"lice, i secondi trovano occasione e base per seminare incomprensione, per denunciare il Fascismo come un pedcolo, per istillare odio ~contro di esso e denunziarlo al mondo ~come il più grave pericolo per la pace.

Vorrei togliere ai reSiiJonsabHi, se per caso quakuno la intrattenesse, l'idea che legga su qualche nostro giornale che qui si è cre,ata paur'a. Paura che possa

v. -E. di poche settimane fa sul bilancio degli Esteri. -I recenti discorsi del Capo del Governo, fatti in pubblico, agli italiani hanno certamente il loro senso anche per !"estero; non v'ha dubbio; ma devesi notare che essi essenzialmente eran diretti ad elementi ·· setta. partito, gruppo. individui ", ossia a elementi irresponsabili che si servivano della loro situazione per sfruttarla col loro spirito settario, truffando popoli e principì immortali. -I discorsi avevano dunque allargato il campo della discussione portandola nel pubblico, mentre prima era rinchiuso tra responsabi!li, alcuni dei quali però si erano mostrati, o per natura o per volontà degli inerti. I discorsi avevan fatto !"effetto di tuoni. precursori di tempo cattivo, di tempesta. _ Ebbene bisognava ormai che i responsabili entrassero in scena, mettessero redini alle sette e aglf altri irresponsabili, e con un atto loro, ben visibile. ben comprensibile dal popolo ormai svegliato e mischiato alla situazione, dess~ro a questo il senso che ~ .t~mpo cattivo era dileguato. Occorreva insomma, parlando figurativamente, un grande e VlSlbile arcobaleno •.

sol'g,we un 'confli~tto :armarto, 'SI; ma paum di ,1ncontmruo iEJe v;el'rà, illJO. B~sogillJa

completamente misconoscere la psicologia del popolo francese per credere altri

menti.

D1sgraziatamente è col senso del:l'offesa patita (e la maggioranza non sa

perchè od è stata trav;iata e la ritiene immeritata e dovuta a • violenza • fasc1sta)

che 'Si sta formando !'~impressione che si va ormai indubbiamente verso H dilemma

terribile, o accordo o ostil:ità, posto, del resto, dal Duce stesso ·con altTe parole

che qui sono state profondamente e sg11adevolmente sentite perchè non se ne

r,ende ragione, ignorandosi i fatti e non conoscendo che le falsità dagli antifa

scisti pmpal~ate (1).

(l) -Il passo tra parentesi quadre è incerto. (2) -Con r. 3184/1779 del 29 maggio, Manzoni riferiva su una conversazione avuta coll'ambasciatore del Belgio a Parigi, Gaiffier. Di questo documento si pubblica il passo seguente: « Riportata poi la conversazione sulla ripercussione qui avuta dai discorsi di Livorno, Firenze. Milano (quest'ultimo. ha detto il Barone Gaiffier, ha direttamente ferito il Signor Briand il quale si è sentito qualificare di lupo che finge di belare come l'agnello) ripercussione che il Barone Gaiffier ha detto esser assai sensibile in tutti gli strati politici francesi, io gli ho comunicato che pochi minuti prima ne avevo parlato col Signor Berthelot, come nella mattinata e nei passati giorni ne avevo parlato con diversi francesi. -Avevo osservato che i discorsi testo, e dei Ministri, sui quali ufficialmente si può discutere, sono quello del Presidente Mussolini Ministro degli Affari Esteri del 5 giugno 1928, e successivamente quello di (3) -Cfr. n. 61.
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IL BARONE ROMANO AVEZZANA AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. P. Roma, 31 maggio [1930].

L:e ,cose :che mi p11oponevo di di11le quail,ora EHa avesse potuto il1ilcevertmi stamane non hanno eccessiva importanza, trattandosi di nervosismi dell'opinione pubblica francese nelle sue ripercussioni finanziarie che sono destinate a calmarsi.

Tuttavia, l'Amministratore Delegato deHa Banca Commerciacre che ha rJcevuto le dette informazioni dai suoi corrispondenti ,in Francia, avendone dato comunicazione, ,ad ogni buon fine, al comm. Arna·ldo Mussolini, ho cTeduto profittare del mio passaggio a Roma per .renderne edotto anche V. E., senza dare ai fatti citati un peso eccessivo.

Unilsco [pel1ciò, qui unita la lettera ,confidenziale del 1sig. Toeplitz al comm. Arnaldo Mussolini, :con la :speranza 'ch'Ella J)Oss:l r~ceve11mi lunedì mattina, qualora avesse bisogno di maggJmi delucidazioni (2).

ALLEGATO.

TOEPLITZ A A. MUSSOLINI

L. CONFIDENZIALE. Milano, 30 maggio 1930.

Cvedo opportuno farLe sapere che in questi u1tilmissimi .giorni le corrispondenze che ricevo dai nostri col·laboratori in Francia sono piene di impressioni poco allegre circa l'interpretazione che il popolo dà ai rapporti franco-italiani.

Tale peggioramento dell'opinione pubblica si ripercuote immediatamente nei rapporti interbancari, e naturalmente nei rapporti della clientela depositante presso le banche italiane.

Il Capo della nostra Banca di Parigi mi scrive in data del 28 corrente che mai dacchè egli è a Parigi ha sentito preoccupazione ed eccitazione come oggi. Se negli ambienti responsabili tali sentimenti V"engono ·conditi con maggiore o minor riguardo, a mano a mano, che si scende nei ranghi si trovano manifestazioni più in~enrue ma più sintomatiche. Alla Bo~sa non 1si parla 'che della p:l'estmza di Weygand e di Pétain al campo trincerato di Nizza. Anche fra coloro che dovrebbero essere più illuminati non manca chi aumenta 'la tensione di spidto.

A Nizza vennero segnalati al nostro direttore di oolà, da parte di qualche direttore di banche francesi, i casi di depositanti che hanno chiesto l'immediato rimborso, annunziando la partenza da Nizza, città troppo vicina alla frontiera. Per quel che concerne la nostra dipendenza della Riviera, essa finora non ha sorpassato, per il ritiro di depositi attribuibile all'inquietudine politica, la cifra di due milioni, grazie al'la ·efficace opera di rasserenamento svoLta dai illOstrU funzionaTi nei confronti della clientela più pavida.

Un avviso telefonico di oggi prospetta la situazione come leggermente migliorata.

Io spero ·che l'effervescenza aumentata ne1la settimana corrente, andrà spegnendosi poco alla volta. Per evitare che si propaghi ulteriormente e crei un vero pànico con spiacevoli conseguenze finanziarie, sono certo che il Capo saprà trovare la via· p~ù ade·goo,ta. Certo !l'invio del Ministro dclle Corporazioni (l) non può II1JOil essere interpretato come una sintomatica dimostrazione delle errate interpretazioni che i nostri vic~ni hanno dato a!i. discorsi del Duce.

Ho creduto mio dovere di farLa partecipe della situazione cOIIlle mi si p~rospetta nel reparto bancario, e lascio al Suo giudizio se crederà le notizie sufficientemente interessanti per richiamare su di esse l'attenzione di Suo Fratello.

(l) -Con t. 1305/;!7, trasmesso da Ventimiglia il 31 maggio, ore 22, il console a Nizza. Lodi Fé, segnalava la campagna di stampa « avversa regime e tendente turbare pacifica convivenza popolazione francese italiana, facendo intravedere possibilità complicazioni, avendo scopo intimidazione cittadini italiani onde spingerli naturalizzazione o allontanarli dalle organizzazioni nazionali qui esistenti. Ripetuti continui attacchi hanno raggiunto parte loro scopocreando stato tensione e orientando opinione pubblica necessità scioglimento fasci che viene insistentemente richiesto. Frattanto domande naturalizzazione aumentate questi giorni». (2) -A margine due annotazioni: «Visto da S.E. il Ministro». • Atti».
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1311/316/137. Parigi, 1• giugno 1930, ore 13,15 (per. ore 14,55).

1\ILto te~eg<ramma 315/13,6 (2).

Sempre in vista discorso di V. E. Senato riferisco quanto segue:

Mi mi:suLta ,che 111e1i .ailrColl,i :flrancesi responsabi11i li qu:a1Li conJOiscono ~Sostanza delle divergenze italo-franc•esi del'livanti dall'epoca della guecrra enunciate nel diilsconso Mus:soiliimli Sen,a,to g1iugno 1928 'Si pensa che: l) dii fr<mte estenSione compenso coloniale datoei daH'InghHterra per il P·atto di Londra, del qua•le l'ItaLila 1sti è d1eihiilar::uta c<;<odd~s:flatta, iLa Fmanoi1a ha g,ià ooffioilentemente compensaJto l'ItaHa con la estensione terr·itoriale ·costituita dal,la rettifica di frontiera convenuta 1919; 2) che per ,suoi nazionali Tuni•si l'Ita1fa ha verso Ja Francia esigenze magg,iori che verso gli altri Stati per esempio quelli amerkani. Si ·conclude che Le esigenze italiane sono maggiori quando rivolte verso la Francia che verso l'Inghilterra per quanto l'InghiLterra abbia ottenuto dal Trattato di Versailles maggiore estensione mandati •coloni•ali ·che la Francia sulle colonie tedesche: per conseguenza domande itaLiane sono senza equità e senza base.

Il presente telegramma continua col numero ·SUC•cessivo.

(l) -Cfr. n. 61. (2) -Cfr. n. 67.
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1312/317/138. Parigi, 1" giugno 1930, ore 13,15 (per. o1·e 16,45).

Seguito telegramma pre·cedente. Ho osservato: Sul primo punto: l o Gr.ande differenza tra chilometri quadrati sabbia desertica e chd,lometri quadrati terra buona. 2o Grande differenza tra estensione comune confine ·coloniale tra Inghiltei1ra :Ltail~a e NJallia Frr"Tan,cia.

3° Si1ruazJron'e lst01l'ico geogmfica hinterland L:ibda e l'inunz,ila già fatta a favore della Francia accettando nel 1900 Linea sfera influenza anglo-fr·ancese 1899 che si è tentato modificare unilateralmente a nostlro danno nel 1923.

4° Il preciso impegno preso 1919.

Sul 1secondo punto :

l o Che per Tunisi vi è il .compromesso politico delle Convenzioni 1896.

2° Che si vorrebbe da noi una •cosa vergognosa ed 'impossibile ·che nessuno ci ha mai ·chiesto e cioè 'Che firmassimo noi stessi la snazionalizzazione automatica dei nostri italiani. 3° Gli impegni presi dana Francia con la nota Barrère 1918.

Infine come argomento generale ho rilevato ·Che J.a Francia ha già liquidato le questioni epoca guerra anche •Con tutti gli ex nemici e resi,ste inve·ce il:iquidarle con la sola ItaHa.

Quanto precede conferma uti.lità Hluminare pubbHco francese e .internazionale mediante pubblicazione corrispondenza diplomatica tra 'l'Italia e la Francia su queste questioni.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. U. RR. CONFIDENZIALE 2.94,2/506. Budapest, 3 giugno 1930.

Mi onoro confermare il mio te·legramma di :ieri, n. 65 (1), col quale mi sono aff11etta1to a dall'Le 'ass1ctwaZI1one di aver ll'1cevuto J.a le,trtera pe11sonal1e deH'E. V.,

n. 2403 del 28 maggio (2) .concernente gli approcci fatti dana Francia a Vienna nell'intento della conclusione di un patto di ami·cizia ·coll'Austria.

Il contenuto di tale lettera ha ·avuto la mia maggiore ·attenzione, e posso assicura!'e V. E. :che po[}Jgo ogni dHigenza nel •cemare di eseguime convend~ntemente le così interessanti i:struzioni.

Nell'attesa di vedere domattina personalmente il conte Bethlen il quale ritornerà questa ·sera dalla provincia dove attualmente si •trova, ho g.ià potuto ieri portare opportunamente la ·cosa in discorso col mini,stro Wa1lko, mentre, giusta quarnto riferisco più parUcolareggtatamente con rappor:to a parte numero 2943/'507, :esammavo COIIl lliui :i 11.1innova11Ji :armeggiii ad apparrenz'a economdlca e ad evidente substrato politico, che va ~intensificando la Francia in ,tutta questa zona europea, non esclusa affatto, se pur non in forma altrettanto preotsa di quanto faccia per la vicina repubblica austriaca, l'Ungheria, e ·contro i quali, a·lmeno fino a prova in contra·rio, 1i principali responsabili della polittca estera di questo P·aese, mi dtchiarano, devo riconoscere con tutto l'aspetto del,la sincerità, di essere decisi a resistere.

Il signor Walko, pur manifestandomi l'impressione che Schober sia ritornato da Londra sotto l'influenza di viv~ssime pressioni fattegli da quel Governo in senso democrati·co e perchè si decida ·a procedere al disarmo deHe Heimwehren, (m~sum òhe Schober dJowehbe ,s1Ja[1e :esamiln:ando IIlleJ.ile ,sue poostbdl1iltà pll."lopri.o iim questi gdmmii) bia eSipo:'esso Tecilsa ·c01Ilfbr1wiletà ·alla even:tuaile co!llla1UlSione dii un patto :WUJstll"o-:llra!lllcese, a;g,gÌIUngleilldo dii non Ll"iltenwe che 'l'I:nghi1tema (lo vedll"ebbe volentieri. Si è mostrato da par.te sua perfettamente disposto a fare avvicinare ufficiosamente e ·confidenzialmente Schober ne'l senso desiderato, e mi ha detto che H modo ne sarebbe stato concretato subito dopo la mia conversazione di domani con Bethlen.

Mi ha poi .confermato la prossima partenza di quest'ultimo per Londra, che

avverrà H 14 con permanenza nella Capitale Britannica pei tre giorni del 16,

17 e 18 corrente (1).

Ha rinnovato l'espressione :della assai viva speranza .che l'E. V., l'itinerario

del .cui viaggio imminente (2) gli era stato ieri stesso comunicato telegll."aficamente

da de Hory, :avesse potuto trovar modo di fare una svolta almeno di qualche

ora, sia pure m;iJncogn~to, ISIU Budiape1st, :tornando ,da V:alflsa~iJa per un gradil1li!ssdmo

scambio di idee col Capo di questo Governo e con :lui stesso.

Per l'eventualità possibile .che ciò non possa ve:rificru~si a ,causa della r~stret

tezz:a tdel tempo o dd. aiLtll"a ,conv.emenza ·che giudliJchi V. E., c:r,ede il'E. V. potell."mi

autoll"izzare a recarmi ad ossequiarla ... [par. iLl.] a Vienna, nella fo11ma più

strettamente p~rivata?

pretesto •· (2) In Polonia.

(l) -Del 3 giugno, che non si pubblica. (2) -Cfr. p. 91, nota l.

(l) Sul viaggio a Londra di Bethlen cfr. KARSAI ELEK, A magyar e!lenforradalmi rendszer kUlnolitikaia. 1927 Januar 1·1931 Augusztus 24, Budapest, 1967, nn. 239 e 240. Cfr. anche quanto -riferiva Arlotta a Grandi il 24 giugno: « ~alko mi .d~ceva stal?ane che dalle prime notizie ricevute. il disappunto per non avere potuto mcontrarsi Il Capo di questo Governo c~:m Lo.rd Rothermere (giusta i consigli confidenzialmente comunicatigli da V.E.) era stato poi subito mitigato dal fatto che questi aveva, subito doi!o la yartenza di Bethlen, offerto una col~~;zione espressamente in onore della Contessa Marghenta, nmasta a Londra ancora per qualche giorno, il che aveva eliminato H supposto che il mancato convegno col Conte fosse stato dovuto a un

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITl, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 2070/1179. Vienna, 3 giugno 1930.

Dispaccio di V. E. n. 2402 in data 28 maggio (1).

Sono andato dal Segretario Generale a parlargli della mia richiesta di una udienza dal Cance11iere; attendo l'a risposta.

Di,scorrendo di nuovo con il Signor Peter della proposta francese, eglci mi diceva credere sia stata un'iniziativa del Conte Clauzel, il qua1e non può non essersi in seguito reso conto della freddezza con cui la proposta è stata da lui udita. Ho risposto che avendone Clauzel riparlato qui al suo ritorno da p,arigi era evidente ne aveva ricevuto istruzione, e che in questo stato di ,cose poco importava l'origine della proposta stessa: se l'Austria l'accogliesse volentieri la F11anoila ne ISialrebbe più ~colllltJenrba; ma nre 'Sarebbe sempn~ contenta, oomunque l'Austmila ;J!,a,ccogl'i'e's'se pu~nchè I'~aocogiJ:i,e,sse. Quai1e porbeva e~ere ,i1l fine remoto della Francia non stavo ora a ri:cel'care; ,ma il suo fine pro:ssimo consisteva secondo me neil suo disegno non ,tanto di stvinge,re s,aiLdi ~in,coild cvn l'Aulsl1:ir1ia qual!l11JO dii mdeboli!re que[[Ji dia questa stretti con ,l'ItaiLia.

Il Signor Peter ne ha convenuto e dopo avermi anche questa volta ripetutamente assicurato che, nel suo recente colloquio con il Cancelliere, Ciauzel non aveva fatto alcuna aHusione al suo progetto, ha aggiunto • 'sperare • da ciò che ila Francia non sarebbe tornata suLl'argomento; a~l che ho repli:cato non credere.

Nella parola • sperare • si riassume la situazione: l'Austria non desidera concludere alcun accordo con l'a Francia verso cui ha minori simpatie che non verso noi; ma teme risponderle che non vuole, e preferisce pensare che la soluzione deHa difficoltà possa venire da un atto negativo della Francia e non debba inve,ce venire da un proprio atto positivo.

Paa:1Lerò ,con 'Ìil CanceLl:i'E~re secondo le ilstruz,ioni. di V. E., e rfureTlirò (2,).

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 2072/1181. Vienna, 3 giugno 1930.

Per tramite del signor Alexich, <l'ex maggiore Pabst mi ha fatto chiedere nei giorni scorsi, con preghiera di ,}noltrare eventualmente la domanda a Roma:

l) se fosse vero che S. E. il Capo del Governo durante il colloquio avuto nel febbraio scorso ,col Cancell:iere Schober abbia consentito all'opportunità di eliminare le « Heimwehren » austriache qualora non seguissero Schober (3);

(3 1 Il 4 giugno Egger fu ricevuto da Grandi per riferirgli sul viaggio di Schober a Parigi

e Londra. « A Londra Henderson gli ha domandato esplicitamente il disarmo interno. Schober ha risposto dicendo che lo farà ».

2) se l'LtaliLa :sarebbe diÌ!Sposta ad opporsi IÌIIl oono al COil!siJg1io del.illa SooLetà delle Nazioni alle richieste ·che eventualmente dovessero presentare Potenze straniere per l'invio di una .commicssione d'inchiesta in Austr;ia, qualora ·le • Heimwehren • riuscissero 'a •sottrarsi a·l disarmo;

3) se il giuramento di Korneuburg (mio teleposta n. 105·2 del 19 u.s.) ha fatto :suhl.'On. MusSlotlind. .l'~essilone dì un atto di pura :liede :lia:SICilsta.

Ho risposto evasivamente sul primo punto, facendo notare ·che ·le simpatie italiane non sono mancate alle • Heimwehren • tutte le volte ·che queste hanno mostrato di mirare energicamente •ad una restaurazione austriaca orientata amichevolment·e verso l'Italia. Ho fatto quindi notare come sia ancora troppo prematuro di parlare di possibHe intervento della Società delle Nazioni nelle questioni d!nter:n:e :dell'AU!srtmila e che è 'oompi!to deliLe • Heilmwehiren • di evMlalre silmJiiiJi. complicazioni. Non ho insistito troppo sulla terza 1ngenua rkhiesta, ma ho .informato H mio interlocutore che è più facile giudicare il carattere fascista da azioni concrete che non da programmi.

Morreale, ritornato a Vienna dopo breve assenza, ha r.ipetuto Domenica l o giugno direttamente al Maggiore Pabst queste mie •considerazioni. Il Pabst non ha insistito .sulle sue domande ed ha invece espresso il desiderio che si facci:a saper.e a Schober che l'azione da lui iniziata per il disarmo dell'organizzazione militarizzata di destra è ri!tenuta :in Italia superflua ed in ogni modo destinata ad indebolire il fronte antimarxista.

Come si rileva dall'accluso promemoria di Morreale (l) -richiamo particolarmente l'attenzione •sul punto che si riferisce ad un eventuale trasporto di armi -,le informa2lioni fornite da·l Pabst ·confermano l'incertezza dell'azione delle • Heimwehren •, spi•egabilissima, del resto, ove si tenga presente che fino a quando saranno gutdate da·l binomio Steidle-Pabst, altro non saranno se non la • longa manus • di Monsignor Seilpel, nè potranno darsi una linea di condotta che non corrisponda all'interesse di quest'ultimo. Vero è che Pabst sarebbe ben lieto di sottrarsi a tale .tutela, ma un elementarissimo dovere di gratitudine lo lega ancora, per spregiudi!cato ·che egli ·sia, ·allo Steidle, il quale ·lo protesse e gli :rifece una .eivica veDginità, quando, sotto l'imputazione di complicità nell'assassinio di Rosa Luxembu:rg e di Walter Rathenau, fu costretto a scalP~ pare dalla Germania e 'a r'ifugiarsi in Tirolo. Lo Steidle non ignora dal canto suo ·che .quel rpo' dii slap'i'el!lza po11i:ti:ca ·che .può di .tanto lilll 'tanto sfoggilare gli VlieDJe tutta d1a MOillistilgtrlO\T .Sed.pel, ,sLcchè sbacoal"lsene s1gnMoohei1ebbe fortse pen-,lJUi

(D Dell'allegato appunto di Morreale sulla conversazione con Pabst si pubblica qui di seguito solo l'ultima parte: « L'ultimo punto della conversazione è il più interessante: due ungheresi, che il Pabst esclude siano agenti provocatori poichè li conosce già come contrabbandieri di armi, un'ex " eccellenza" austro-ungarica ed un altro, dei quali non mi fa i nomi, si sono presentati al Signor Stocker, capo della sezione ferrovieri delle Heimwehren, per offrirgli un compenso di cinquecento mi~a s<;ellini qualora rie.sc~ a f~r passare ~a~la ~r«;mtiera italiana a quella ungherese un convoglio d1 quaranta vagon1 d arm1. La cosa e poss1b1le, a condizione che le Heimwehren sappiano che interessa i due rispettivi Governi poichè non vorrebbero arrischiare di compromettersi solo per far guadagnare gli speculatori. Se invece di cinquecentomila (gli faccio notare ridendo che mi sembran tanti) dovessero esser centomila vada anche per centomila chè anche quelli farebbero bene alle Heimwehren. I due unghe~esi avrebbero detto allo Stocker che. in !>enerale, dell'argomen~o armi Italia-Ungheria l'On. Mussolini si sarebbe occupato con Schober 11 quale avrebbe dato 11 suo consenso.

Rispondo: anzitutto mi pare di potere escludere che l'On. Mussolini e Schober parlinodi faccenduole di questo genere; in secondo luogo se da parte ungherese la cosa può interessare il Governo poichè si tratta di armi da guerra, da parte italiana può invece e soltanto interessare delle ditte produttrici; si rivolga quindi, poichè il buon collegamento con Budapest non gli manca, da quella parte per avere il riconoscimento ufficiale, o quasi, che va cer

cando».

l'accentuazione della propria pochezza e la rovina del suo avvenire politico. Se la condotta delle • Heimwehren • è molto più ondeggiante di quel che fu nell'estate scorsa, ed ora si pronuncia più apertamente intransigente ora rientra più rapidamente nella legalità, lo si deve attribuire ana circostanza che gli interessi di Monsignor Seipel non si identificano più con quelli del partito cristiano-sociale ma, :fiattos:i eglli làberro ~con ;}e sue dimiissioni da capo del pa.rrtito, pdù iibe'l'amente manovra i capi attuali delle • Heimwehren ».

In queste condizioni ogni ,impegno con le • Heimwehren • è un impegno senza ,speranza di contropartita, poichè non è possibHe sapere fino a quando esso sarà rispettato anche da chi regge realmente le fila del movimento militarizzato di destra.

Si d:ngmnd!isce, Vikìino a11r1o Ste1LcUc, 1a fi~a de1l Pr:iulcdpe Sta!r:hemberg :H qua,le, ~consumata già un po' del1a sua fortuna a profitto del movimento, più di una volta si è fatto annunziare dai suoi amici quale futuro capo supremo delle

• -Heimwehren •. Steidle, cui non manca certamente una nativa furberia da montanaro, è !riuscito però fino ad ora a tenerlo a bada: informazioni concordanti avute da ungheresi e confermate a Morreale in BavJ.era mi fanno sapere ad ,esempio che la formula del giuramento di Korneuburg -il monumento fascista delle • Heimwehren • rettificato poi da dichiarazioni fatte dallo Steidle ad Innsbruck, e modificato ancora da una nuova edizione (mio teleposta odierno n. -1157) -fu pll'opos:ta daWl:o Ste1Ld1Le lélli ,convenuti :per gliuocarr'le un ti:ro mélllltcdno al suo subordinato e competitore. Siccome infatti i capi radunati manifestavano una marggLore 'Sim.patila per H radi,cailiismo de~lo Sta!rhemberg, lo Steilichle rdevdò ia corrente accettando in pieno e facendo sua la formula che ne era l'espressione e che dallllo rstesso Sta!rhemberg era srta:ta ,reda1Jta con l'intoozdlone però che dovesse per il momento 'servire a uso interno e non essere resa pubblica.

Ad una V'1ttori,a delilo Starhemberg si oppongono, o1tll'e a queùile tinlteme, altre difficoltà di gran peso: egli è di antico lignaggio e dà ombra a coloro i quali temono che hl movimento delle • Heimwehren • possa, e con svantaggio, essere identificato con un movimento di restaurazione absburgica; non fa mistero dei suoi sentimenti antisemiti e costituisce quindi uno spauracchio per molti fra quegli industriali ebrei i quali finanzi1ano oggi, sebbene non largamente, il movimento delle • Heimwehren •. Morreale, di ritorno ora da Monaco, mi dice, a ,coni!e,rma di ,ta.Je Oll'!ientamento 'antisemita delilo Starrhemberrg, che questi è in buona relazione cogli elementi direttivi del partito socialista nazionale di Germania, con qualcuno dei quali deve aver conferito or non è più di una set

timana. Nè a.'aVV'ento derl:Jio Starrhemberg può eSS!We ,senz'aù:bro dtnrtrerso oome una liberazione deU'organizzazione militarizzata di destra dall'influenz,a di Monsignor Se1pel. La madre del Princirpe è ,la direttrice del movimento cristiano-sociale femminile austriaco, e, ,come il Principe è giovane, non è da escludersi ,che anche per quel1a v,ia l'ex Cancelliere riesca a riaffermare il suo predominio.

Credo utile aggiungere quanto mi si dice da buona fonte ungherese. A Budapest si vomebbe ,oostirtu1re con Starrhemberg tamo Steidile quanto Pabst deJJI.a poca onestà deil quaile ,si av;rebbero ~colà documenti. Si VOII'rebbe fom1re Starhember,g non so,~o 'di d1enall'i, d',arccordo ,con i RothschiiLd, ma anche di prromesse di ·a~rmi medli,antte M.amdl (l) (mio telespresso n. 841 d!n data 18 apriLe ws.) per poter11o poi ·.:fiare ,agire secondo wa volontà dei fornito~i. Starheunberg sall1ebbe :llavoreV1oile a runa pTopaganda per ~~1 \IJafforZJamento de11o lolpLriJto monrurchilco iJn .Arusltrila, ma [}Jcn parteggel'ebbe per gLi Alsburgo l'apprese,ntam,ti di nna conddzli,one di cose ormai finita per sempre. Intanto, per consiglio ungherese, egli 'se ne starebbe tranquillo attendendo che la presente situazione sia divenuta più chiara avanti di decidere quale azione svolgere.

(l) -Cfr. n. 64. (2) -Cfr. n. 78.
75

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA RR. 2073/1182. Vienna, 3 giugno 1930.

Il Segretario Generale Peter, che sono tornato a vedere ·stamane, mi ha detto 1che hl OaJillce'lwieTe mi lt1iceverà d!omaJilli o domaJilli il'awtl'o (2). Mii. ha dLch.dirurruto che nessuna nuova ·comunicazione o rkhiesta è stata fa.tt·a dal Mini·stro di Francia, il che ha secondo lui tanto più importanza in quanto Clauzel pal'l,andogli del suo progetto di trattato gli •aveva detto di averlo già pronto. Continua a ripetere di sperare che H Mini•stro di Francia non tornerà sull'argomento.

Ho osservato che queno che Clauzel non fa oggi potrà fare domani, e che a noi preme avere una dichi,arazione chiara e netta del Cancelliere su ciò che egH risponderebbe il giorno, vicino o lontano, in cui il progetto g.J:i fosse presentato. Non potrebbe brusta11ci l',assieuraz.~one ·che per o11a non l(loncludierebbe n'lillala, pe~rchè le conseguenze dannose di una stipulazione non sarebbero evitate .con H semplice rinvio di questa. Occorrerebbe che H Cancelliere mi autorizz,asse a dkhiarare esplicitamente a1l R. Governo ·che se o quando il Conte Clauzel gli presentasse una proposta di un patto di amicizia, o trattato d'arbitrato o simili, egli risponderebbe di no.

Ho poi 'comunicato 'a'llsi,gnor Peter ·che ~l R. Addetto nhlili~a111e e~ra sta,to chiamato d'urgenza a Roma. Non ne sapevo la ragione, ma non mi avrebbe meravigliato che il R. Governo volesse riconsiderare .le promesse qui già fatte di forniture di armi, in relazione al fatto nuovo della possibilità dell'accettazione austriaca delle proposte francesi. Ove, nella attuale incertezza del ·contegno che Schober seguirà se non nel presente nell'avvenire, noi non avessimo creduto dare più seguito alle forniture, sarebbe stato facile al Cancelliere intuirne la ragione e sapere a ·chi darne la colpa.

Peter si è mostrato impressionato e ha detto sperare che la ·Chiamata dell'Addetto m~~iJtare ·ab bila rutll'e :m.g:ioni. Eg:Li ha :fiartJtO e fa tutto dii suo poSisliJbdile per evitare che H progetto di Clauzel abbia a effettuarsi. Gli .sforzi per giungere ai presenti rapporti fra Italia e Austria sono stati lunghi e ardui, i risultati ne sono stati più che soddisfacenti, ciò che gli è confermato anche dalle notizie che gli giungono continuamente da Innsbruck; bisogna evitare che tutto ciò possa

essere compromesso.

Ho poi inviato il Tenente Colonnello Fabbri al Ministero degili Affari militari a dar noti.zia del•la sua partenza, a spiegare queLlo •che dò 'PUÒ si~ificare, a ch1ede['e ·se· Vaugroiln non 1avesse oredUJto di fa['gl1i ib!'larsmettoce qua•lche !OOIDUnicazione da riferire a Roma, circa il suo modo di vedere al riguardo. II Ministro gli ha fatto d1re ·che •egli ha la ferma opinione dover l'Austria :Ilare una poliUca di 'Più stretti accordi ·con J.'ItaUa, che ·dati i suoi rapporti con Schober, :parecchio tesi, egli non può chiedergli di agil'e secondo le proprie idee, ma che si proporrebbe fermamente di attuade il giorno in cui assumesse 11 Cance1lierato. (Anche in quel ministero si ·crede ·Che ciò avveiTà .subito dopo ·la conclusione del prestito: e vi si è anzi domandato al R. Addetto militare se S. E. il Capo del Governo non potrebbe ·affrettlil'ne la conclusione).

Il Tenente CoJ.onnello Fabbri mi ha anche riferito che, avendogli un generale, stato oca a Budapest, manifestato la propria ammirazione 1per quello che, dal punto di vi,sta mHita.re, l'Ungheria è riusci·ta già a fare grazie all'a,iuto dell'Italia, egli ha osservato che lo stesso avverrà •anche in Austria quaJ.ora l'Austria segua verso l'ItaHa la medesima poiLitica dell'Ungheria.

Da parte mia, avendo incontrato H facente funzione di Segretar.io generale del Ministero degli affari militari, gli ho riparlato a lungo di queste faccende. Mi ha ripetuto le assicurazioni date in sua presenza da Schober a Vaugoin (mio telespresso 1144 del 2.8 u.s.); e dichiarato consentire in tutto con noi nehla nostra decisa opposizione ad una qualsiasi stipulazione austro-francese.

(l) -Mandl em direttore della fabbrica d'armi di Hirtemberg. (2) -Cfr. n. 78.
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PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON L'AMBASCIATORE TEDESCO, NEURATH

[Roma], 4 giugno 1930.

ConversaziJorre 1Ìillt00ressante. Von Neurath IOOinrtla notevoLment'e dtn q~.s/tlo momento. È il beniamino di Hindenbu11g. È stato NeUII"ath, così egli mi d1ce, che ha designato .il Consigliere Von Biilow come •suecessore di Schubert. Tanto Neurath quanto H sottoscr.itto abbiamo convenuto che ne1l'•attua1e momento non è nell'interesse della Germania e dell'Italia dare speciale accentuazione amichevole alle nostre relazioni. Bi.sogna .saper aspettare molto prudenti e quieti. Il tempo Javora, fatalmente, per ·l'amicizia itala-tedesca. Non affrettiamo, poichè sarebbe un errore, i tempi di questo ·cammino che è negli eventi .e nelle cose.

Siamo rimasti d'accordo che resteremo in •Contatto personale, attraverso Bordonaro, quando egLi ·sarà a Londra {1).

(l) Cfr. quanto comunicò Orsini Baroni con t. 1360/371 del 5 giugno: «Direttore ministeriale Koepke mi ha detto che discorso di V.E. Senato è stato salutato da questo Governo con soddisfazione assoluta, concordando esso per quanto riguarda Lega delle Nazioni questionedisarmo e sicurezza con pensiero Governo Germanico -e che istruzioni erano state date alla stampa di intonazione proprio linguaggio nello stesso senso».

77

PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON IL MINISTRO D'UNGHERIA A ROMA, HORY

Roma, 4 giugno 1930.

Il Mini·stro di Ungheria De Hory viene a domandarmi notizie. Egli crede che neH'attuale situazione dei rapporti italo-francesi una complicazione di guerra è posrsibile, e mi domanda i1l mio paii"ere.

Rrovvedo ra •crall!marrllo, plii"•erganrdo di oalma1r1e ill suo GOVIeii"no. Bilsogna avme la forza di attendere, pazientare. L'avvenire sarà di chi avrà avuto più pazienza.

De Hory mi rin:fol!'ma suilll'opeii"a svoUa dia Loooherur, suWle sue off.mtle di denaro, prverstilti, •COJlwaborrra•z:ione pror]irtrtca. Mi dilce ailltresi •che iii. GornrtJe Beth1en ha 1asatarto ~cadere ogni prvoposrta. Mra ag.giunge 1che [il. Conte Berthlren speii"a sempre nerl pl!'estilto • miil:itra1r1e • prvorme1::1so da tanto tempo darl Oapo dl~l Governo. Hory vOii"ii"ebbe anzri rma ·rdisrposrta ·sru questo punto.

GRANDI -Cerco di prendere tempo. Lo consiglio intanto di rispondere in senso negativo al progetto di Briand.

Circa n presUto il Capo del Governo mi conferma stasera quel,lo che già sapevo. Non essere c.ioè il nostro Tesmo nella condizione di falle qualsiasi prestito all'Ungheria (1).

78

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 2077/1183. Vienna, 4 giugno 1930.

Sono stato ricevuto in udienza dal Cancelliere sta•sera. Per brevità non ripeto quanto gli ho detto, giacchè non ho fatto che tradurre o parafrasare, con opportuni adattamenti e commenti, le istruzioni impartitemi da V. E. con H Suo dtspraocri:o n. 2402 de'l 2·8 magg'io (2).

Mi sembra poter affermare ·che le pressioni su Schober, esercitate sia dir·ettamente da me sia indirettamente da Vaugoin e da Peter, non .sono rimaste senza effetto. Il Cancelliere ha mostrato rende·r·si meglio conto deWimportanza che la cosa ha e che noi giustamente le diamo. Dopo avermi risposto che spettava piuttosto a lui di rammarical'si ·che noi facessimo tante insistenze per una questione nella quale ce ne mancavano •le ragioni, mi ha dichiarato e ripetuto, autorizzandomi a riferii'lo a V. E., che, pur continuando a •Credwe ·che Clauzel non riparlerà più del suo progetto accolto qui così freddamente ·ai primi accenni fattine, qualora questi si decidesse a presentarglielo egli risponderebbe • non poterlo accettare per non danneggiare i vapporti dell'Austria ·coH'Italia •, facendo

sue alcune considerazioni ·che contro iJl progetto stesso io gli avevo esposte nel nostvo pveoodlente ,coliloquio. Ha ag,ginnto non avll'ebbe difficoltà a d!~chiiJalrarre a Clauzel che, se fosse posto nell'alternativa di scelta tra I'ItaHa e la Francia, egli non esiterebbe per la prima. Ma .11 prestito non ancora concluso ·lo tnduce ~ad alcuni riguardi di forma, ne'l che segue il consiglio • del suo amico Mussolini • il quale gli raccomandò di assicuvarsi materialmente il prestito prima di agire liberamente. Quando egli lo avrà ottenuto, potrà regol·arsi a suo modo.

Avendogli io tra l'altro genericamente accennato .che ci riservavamo considerare se e che cosa avremmo potuto fare per ·aiutare economicamente ,J'Austria, ha aggiunto rallegrarsi assai delile nostre buone disposizioni e ·sperare in esse.

Non ho oltre insistito pevchè H Cancelliere è assai sensibile e anche permaloso; e per oggi non potevo chiedergli di più. Ma sono si·curo che la prossima visita di V. E. (l), la quale lusingherà molto H suo amor proprio, varrà a ottenere da lui nuove recise assicurazioni.

Lo scopo di garantirci per il prossimo avvenire mi sembra raggiunto. Convevrà 'attendere \lo sv;o[gel'si degilti avveniJmenrbi pr1tma di diec1derre la darba deLla visita ufficiale di V. E. la quale, secondo me, dovrà essere effettuata ~soltanto quando si potrà avere la sicurezza che, o Schober, o verosimi:lmente un suo non molto lontano successore, si trovino in condizione da restare a lungo al Governo, in modo da poter noi fare affidamento anche per un futuro remoto sulle ·assicurazioni ·che in quella occasione ci saranno rinnovate.

Mi ·consenta V. E. che, pnima di •chiude11e quesrto rapporto, ~o La rJJng1mzi delle lusinghiere parole con le quali ha voluto giudicare ·la mia opera. L'E. V. sa che al servizio della Patria volgo tutte le forze del corpo e tutto H travaglio dello spirito nel quottdiano tormento di fare quanto meglio ·SO e più posso. È mio dovere servire in questo modo, e non chiedere come non ho mai 'chiesto nè mai chiederò, che me ne sia dato un qualsiasi riconoscimento. Tanto più preziose quindi le lodi di V. E., e tanto più profonda la mia gratitudine.

(l) -Nei colloqui segreti avvenuti a Milano nell'aprile 1928 fra Mussolini e Bethlen, questi aveva chiesto un prestito di 300 milioni di pengo per scopi militari. Nonostante le reiterate promesse, il prestito non fu concesso (cfr. ORMOS, L'opinione cit., pp. 298-299). (2) -Cfr. n. 64.
79

IL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. RR. 63976. Roma, 4 giugno 1930.

Tra le misure adottate dal Generale Graziani, Vicegovernatore della Cirenaica, d'aecor:do con me e con S. E. il Maresctiallo Badoglio (2), vi è l'arresto e 11eiativo 'confino dii ·tutti 1i .capi ZJaVIi:a 'senussilti de,~lia OiJve,naiiJoa; nonchè H sequestro di tutti i beni di 'Pertinenza della Senussi,a, provvedimento quest'ultimo ·che pre

lude alla ·Confisca di questi beni, g,ià decisa in via di massima, e successivo indemaniamento.

Nell'adottare siffatti provvedimenti, questo M1n1stero è stato gu~dato dal concetto che tra Senussia, organizzazione religiosa, e quindi coperta in certo qual modo dalla nostra promessa di rispetto della religione e delle istituzioni islamiche, e Senussia, organrsmo politico, ila quale ci combatte •con le ·armi ·alla mano, avendo di mira il conseguimento di scopi puramente temporali, non è più ledta nè possibile alcuna dtstinzione. Così come non può farsi akuna distinzione fra i ribelli che, ~capeggiati da Ornar Muctar tengono il campo ·contro di noi, e Idris che dal Cairo muove la fila della Confraternita, non solo nel campo spirituale, ma ·anche in queno politico.

Basta :ad e~Ìimiiiliéll~e qual~:òrila•si dubbio in prroposilt:o, un'attenroa considerazione degli avvenimenti che si svolsero lo scorrso anno in Oirenatca, e che dimostl'arono come Idris sia arbitro assoluto della volontà dei suoi seguaci; ·e che ·la rottura della tregua e la ripresa delle armi fu dovuta principalmente al :suo intervento. I rapporti del!la nostra Legazione al Cairo .confermano del resto la •stretta dipendenza che vi è fra Ornar Muctar e Idris: e basterà qui citare l'ultimo di tali rapporti, del16 maggio u.s. n. 1610.

Qua•nt1o •sop~a ho voluroo ila:r presente a V. E. perr.chè non è da elsc,luJCilelfe che i provvedimenti di recente adottati a ·carko della Senussia, :allor,chè ne giungerà notizia ·in Egitto, possano fornire pretesto ad una delle solite campagne di diffamazione della nostra azione coloniale, in .cui misure di guerra o, •se si vuole di rappl'esagUa più che giustiftcata dallo stato di guerra, saranno fatte passare come manifestazioni di una nostra ostilità verso la religione musulmana, del tutto insussistente. Nella quale ,i.Jpotesi è necessario che la nostra Legaz.ione al Cairo sia pronta a replicare nei termini :che saranno ritenuti più opportuni in ·relazione al tono ·che dovesse assumere la polemka: dimostrando come sia assurdo pretendere un definitivo perpetuarsi, a tutto nostro danno, dell'equivoco di cui si è sinora valsa la Senussra per mettere la propria organizzazione in Cirenaica al riparo dalle misure di rigore ·che il Governo Italiano ha .indubbiamente il dir1tto di adottare, in conseguenza dello stato di aper.ta ribellione e di extralegalità in cui la Senussi:a si è essa st,essa collocata.

Sembrami anche ·che non sarebbe fuor di luogo ricorrdare ·che ·aUorchè Ahmed Scerif, a1lora •capo della Confraternita, atta,ccò nel 1916 i posti angloegizl~all1li ~a1La front~era., gilri :i111JglleSii 'l'e:aglirrono ·con una se1t1ie di mi!sUTe che andarono smo ,arlJLa dlirEJtTuz~one ma•teriraJ.re derl•1e :llavie e1s~sten1li 1!1Jell'E,griltt:o, 1Che furono d111 quel tempo rase al suolo.

Indipendentemente poi dalla necessità di repUcare a eventuali ·attacchi aUa nostra azione in Cirenai.ca, sembmmi opportuno che la R. Legazione al Cairo trovi il modo, beninteso det tutto indiretto, di far sentire ·a Idds tutto il peso deUa responsabilità che egli ,si assume prolungando la res~stenza dei 11ibe1li in C~l'enalica nelli1a Va1na sper:anza dii pot& con ciò rpdiega1re iil R. Governo a tr'arttare con lui: mentre questo ,suo atteggiamento non può avere altra ·conseguenza che quella di un sempre maggiore ·rincrudimenrto della nostra azione repressiva.

Si tratta insomma di far sentiTe a Idris tutto il peso morale dell'attuale situazione cirenaica. Azione questa molto delicata, ma che l'On. Cantalupo saprà

certamern:te ccmdurre •CO[ rtailJto che 1lo ditstmgue. E pe'r quarnto· io norn abbÌia molta fiducia che ldds possa essere indotto a sottomettersi dalla considerazione del sangue vrer1sarto dai .suoi ,SietgUJaai ,m_ Cwena1oa o demle soff€rrernze che J.a riheJiliorne fa durare a quelle popolazioni, tuttavia sembrami non sia il caso di trascurare neppure questa forma di pressione morale, come ne•ssun altro mezzo per valorizzare nel campo politico la nostra azione militare.

(l) -Allude alla visita in incognito, per la quale cfr. n. 54. Sulla visita non si è trovata documentazione. (2) -Cfr. una lettera di Badoglio a Graziani, Tripoli 20 giugno, con la direttiva di mettere in campo di concentramento tutti gli arabi sottomessi e, sul piano militare, di eseguire non già rastrellamenti bensi puntate offensive (ACS, Carte Graziani, cassetta l, fase. 2, sottof. 2).Nel consiglio dei ministri del 18 giugno De Bono, su richiesta di Rocco, riferi sulla situazione in Libia e • garantisce che, fra un anno, la Cirenaica sarà tranquilla » (ACS, Verbali del consiglio dei ministri, ad diem).
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PROGETTO DI TELESPRESSO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO (l)

RR. ..... (2).

Concordo con V. E. (3) nel ritenere che sia ancora prematuro procedere ad un approfondito esame della .situazione dagli ultimi avvenimenti etiopici; come pure concordo nella constatazione di un aumento -nel momento attuale dell'influenza francese verso il neo Imperatore. Ed un altro elemento può, allo stato delle cose, ·considerarsi a mio avviso con molta verosimigHan2a accertato: la consolidata situazione dell'Imperatore .ste·sso, il quale, seppure ha dovuto nel col'so degli ultimi avvenimenti appoggia11si ad alcuni fra i Capi più potenti ed UIS'Ufrwe die[we !loro for~e per v.incere i'l Ras Riheilile ( 4) -~itltorfua detell'mlinata del il'esto ·dagli 'affi'opl:anli e· da,lllie bombe :firanoesi -sembra a~e ora -com il:a morte deiLl'lmperrailri,oe, e con 1il ·com'seguente indeholl,i~rSii del partliito che a Lei :fia:oeva •capo, nolrliOhè IOOJ IIliUJ~O p~re;sti,g,]o deri\natogll.ii. ~w:ttor.ÌJa -(Le marnfr più liibe!l'e per pl'ooedere neiliLa ooa wenta ma 'costante poliitioa dii !l1afformmern1o del potere •ceiilltralle.

Non vi è dubbio che le direttive della nostra politica verso l'Abissinia, rias

suiilite ll1€1Cen,temern:te iilJel iflelespil'esso di questo Minrrs•tero in data... (5), rJisuiLtano

al lume delle sueSIPoste constatazioni di sempre più difficiJ.e applicazione; que

st·a dovrà a mio parere essere ancora più cauta e guai'dinga di quanto sia stata

finora, per non incorrere nel pericolo di alienarci inutilmente e totalmente

l'animo dell'Imperatore e di convincerlo che nell'Italia esso ha una dichiarata

Potenza avversaria, dò che potrebbe spingerlo, alla prima favorevole occasione,

contro di noi.

È ·anche pe~ciò 1c:he ho rirtenuto dove'r !11chJi,ama:r1e (vedi •te,le:spre•Sis:O n....

in data ...) (5) la !più seria attenzione di V. E. e del R. Ministro dell'Aeronautica

su]l'oppolr'tuniiiJ:à dd. avvdl9all1e fin d'•oll1a ,aiJive milsu!le ne:c:es1sarie per ;a,pprestare rneUe

nostre Coi!.orn,ie SJuffidenrbi mezz,i aere1i di difesa ed offesa.

La situazione che si va delineando in Etiopia, rpur riserV1andosi questo Ministero un dlefìlniltivo giuditziLo ~Uii suoi ;sviJLuppr, è ceflta,mente taJle dia meriltare, oggi più ·che mai, ogni più attenta considerazione sia da pal'te di ·codesto Ministero per i riflessi coJ.oniali, sia da parte di questo; 'il quale deve· tuttavi'a osservar.e 'come ,essa [)JOIIJ. possa 'eiSisel'e 'avulsa, nelile sue· determtinlanti: po,ld.ltliche, da[ quadro generale dei nostri rapporti con la Gran Bretagna e con la Francia, e debba neces1sa1riamente rilsentiJrne gli effetti (1).

(l) -Il documento non è stato spedito. (2) -Il documento. privo di data, fu sottoposto a Grandi il 4 giugno. (3) -Risponde a un documento di De Bono che non è stato trovato. (4) -Gugsa Oliè. (5) -Il telespresso non è stato individuato.
81

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL CONSOLE A NIZZA, LODI FÉ

T. (P.R.) 55215/75. Roma, 5 giugno 1930, ore 24.

Approvo pienamente istruzioni impar·tite a V. S. dal R. Ambasciatore a Pa.rigi (2). ·In questi momenti a~sai delicati occorre mantenere ma:ssima calma e serenità per non dare pl'etesto alle a.Jtrui intemperanze. Controlli ogni attività del Fascio e della ·colonia, esigendo discilplina fasdsta.

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PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON L'AMBASCIATORE DI SPAGNA A ROMA, DE LA VRAZA

[Roma], 5 giugno 1930.

Vr&AZA -(Ambasciatore di Spagna) domanda a nome del suo Governo il mio avviso sul iPI"ogetto Briand (3). Glielo dico, e sconsiglio la Spagna dall',a!ccetta:ve ·l'idea. H fPI'Ogetrbo 'ilnteressa li!Ilfatti tve Paesi .sopl'a<tltutto, Ltatliìa, Spagna e Germania.

La Spagna non ha alcun ,interesse ad anontanare da sè, favorendone .J'avv.icinamento agli Stati Uniti d'America, gli Stati iberici del Sud America. La Spagna è un pae,se intercontinentale. L'Ualia ha come l'Inghilterra troppi intere,ssi nei paesi .dell'Africa mediterranea e nel prossimo oriente ~asiatico per non essere perplessa ad accettare l'invito di Briand. Così la Germania.

Bisogna continuare quest'azi"one sugli Stati amici.

(l) -Cfr. anche il t. rr. 1420/136 del 4 giugno, col quale Cora osservava, a proposito dell'invio al Negus di alcuni aereoplani da parte del governo francese, che • conseguenze mutamento attitudine Governo francese verso Imperatore si dimostrano anche più importanti di quanto già segnalato • dallo stesso Cora col rapporto di cui al n. 14. (2) -Lodi Fé aveva proposto di presentare denuncia giudiziaria per gli articoli italofobi dei giornali francesi e per la espulsione da Nizza di un cittadino italiano. Manzoni l'aveva frenato. (3) -Sul progetto Briand di unione europea cfr. p. 10, nota l.
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PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON L'AMBASCIATORE DELL'URSS A ROMA, KURSKY

[Roma], 5 giugno 1930.

L'Ambasciatore dei Soviet è estremamente sorridente, pressante. Lo raffreddo un poco.

Prropone l'd.mmerd:iata venuta a Roma di un per:sonaggio ,sovietico (vi:ce-commissario per il Commercio estero che trovasi attualmente a Berlino) per essere ricevuto dal Capo del Governo.

Gli dico di sì.

Propone l'inizio di conversazioni per la stipulazione di alcune convenzioni commerciali ecc. Gli dico di sì. Kursky aggiunge ~che queste trattative saranno la base per qualcosa di più concreto nel ~campo politico.

Non gli rispondo.

Ma è evidente che la penso anch'io così. Però deve essere la Russia a domandarcelo, parecchie volte, e nella forma la più chiara ed esplicita (1).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1386/323. Parigi, 5 giugno 1930 (per. l'8).

Situazione evolve ma lentamente. Nel fondo essa rimane quale già descritta, ossia di,sorientamento (aggiungerò • disillusione •) degli amici, maggiore e allargata libertà di manovra dei nemici. Tra i primi vi sono molti che dicono : potrete aveT 'ragliJone nel fondo, ma a'V'ete sbag,lJ~arto 1a forma: non 'Conoscete l'a ps;kolog1ila

Il 12 e 19 agosto il principe russo Vladimir Eristavi d'Aragvi Tchicherine ebbe a Roma colloqui con un funzionario di Palazzo Chigi, per poter ottenere udienza da Mussolini e ricevere aiuti per la restaurazione zarista. Guariglia, in una relazione a Grandi del 21 agosto, scrisse: • L'impressione personale della persona in questione è favorevole ma date le premesse politiche, l'Ufficio non ritiene opportuno assumere la responsabilità di appoggiare la sua richiesta •; tuttavia « non sarebbe forse inopportuno che egli venisse ricevuto personalmente dal Capo di Gabinetto •· Grandi dispose che il principe si incontrasse con un funzionario del suo gabinetto, Rossi Longhi (appunto Rossi Longhi per Ghigi, 30 agosto). Pochi giorni dopo il principe fu ricevuto da Fani, che scrisse un promemoria per Mussolini (s.d. ma archiviato il 9 settembre). Fani era contrario a far ricevere il principe da Mussolini. « Il programma è grandioso, ma date le nostre premesse politiche ritengo opportuno che non dando un diniego assoluto occorra temporeggiare • (Serie politica, busta 1559).

del popolo francese: se gli si dicono le cose chiare non brutaLmente, ma sostanzialmente ,chiare, ossia prectsando i fatti che esso non ~conosce, precisando e qu1ndi persuadendo ~che av;ete ragione, esso, 'che è fatto di ~chiarezza e di logica e di buona fede, vi darà ragione, 'anche ~contro i propri governanti: ma se usate solo violenza, esso si impenna e diviene quel • mauvais ,coucheur • ~che può essere; nè alcuna battaglia lo spaventa, giacchè vi è abituato da secoli e da 'seco1i ha vinto.

Dei nemici è inutile che io descriva lo stato di animo e di mente. Fiutano la vittoria, vedono 'Che i loro inganni hanno turbato ,l'ambiente a meraviglia, e hanno perfino 'turbato ,alJcune V1ilsiloni rll11a gl!i avv,ema['IÌ. Hanno quindi din~eso a manovrwe più sordamente; non danno più ospitalità nei loro giornali a fuorusciti. Non è p,iù il ~caso di agire imprudentemente; oggi bisogna intrigare e imbrogliare più sapientemente, più abilmente, più na,scostamente. Solo ~così essi si lusingano di sfruttare talmente la sttuazione da portarla ~alla vera ~crisi, guadagiillando ,alJl:a parte J.oro ,anche ,a,l!cuni ,e moLti dii quegl!i • tamkli •, quei • fi[tiJgti • del Regime Italiano, che essi vogliono abbattere ~con una cri:si estera, se non possono riuscire a far scoppiare una crisi interna, e ~che essi vogliono poter dimostrare ~come ~cieco, brutale, nemico della l.ibertà e della pace.

Quanto al popolo francese, esso è stato svegliato improvvisamente, ina,spettatamen:te, ad una 'si:tuazilone ~che igno11ava sia di :fiatto 'come dii sostanza. È come colui che si ,gente dare un pugno ad una ~spalla, si volge ve11so ~chi gUel'ha dato e vedendo persona ~che ha sempre considerato amica, si domanda: perchè? mettendosi in guardia per esser pronto a reagire. Se non gli vien data spiegazione di fatto, mostrandogli che c'è torto, almeno una grande parte di torto a suo carico, egU rimugina l'offesa, ribolle, e si prepara a riprender la rivincita anche in malo modo.

Il giornalismo non indipendente naviga sulle direttive ufficiali; quel,lo di sinistra si espone meno (non accetta più dacchè io me ne ,l,agnai ~conversando dopo il di,scorso di Livorno ,col Milnistro P. Reynaud e col Sotto Segretario Ricol:lii, arUcoli di fuorusciti, lo stesso H. Barde, il maggior ~esponente di tale parte della stampa, da varì giorni ta~ce) con rattacchi frontali, ma intorbida più subdolamente, attendendo di poter riprendere in chiaro ila sua ~campagna. Quello sociali-sta per questioni interne e di partito og,gi domanda ,spiegazioni al Briand circa l'offerta italiana di parziale sospensione delle costruzioni navali del 1930, e parimenti, ~circa le questioni costituenti il dissildio italiano (vedi articolo Rosenfeld dell'odierno Populaire).

Il Gove,rno sente che il popolo francese può da un momento all'raltro chiedergli ragione sia deHa situazione sia del suo ~contegno di fronte alla minaccia: intende mantenersi e dare la sensazione di mantenersi ,calmo, di avere tranquillità di diritto e di fatto; non può non des~derare e anche non volere che la situazione si ,chiarisca ma, dopo Ia violenta scossa, non ~solo affetta un contrario metodo di azione, ma sostanzialmente deve dare e intende dare al popolo la sensazione di una completa gelosa cura del prestigio della Francia ed una sensazione di dignitosa fermezza di fronte a qualunque eventualità.

È in queste varie particolari atmosfere che situazione evolve, ma lentamente, verso queUa cessazione di tensione ·che deve realizzarsi prima che divenga possibile una distensione di animi ed un obbiettivo, tranquillo esame delle questioni.

Il discorso di V. E. al Senato, la firma (l) delle convenzioni di stabilimento e di ·esecuzione deù:J.e sentenz:e, 'sono eV'en1Ji ·che molito .contribu1scon:o a questa evoLuz;iJone. Ma non .ai .si famJila dJLh~s1iJoni; .La si!tua2'lione è ancora sempl'e del1iJoata; non si può nè si deve escludere che misure diplomatiche ed anche miHtari (quest'ultime, per quanto non straordinarie, ma giustificabili anche in base a anteriori decisioni adottate in momenti di atmosfera calma) .siano in corso per ogni eventualità; occorre da ·ambo le parti molta padronanza della situazione.

Quanto alla posizione del Gov·erno francese, dal lato persone, dal lato parlamentare, v'è da .tenere presente che se vi è ·chi accusa e chi combatte il Briand e tende a l'aff'Orz,arr-e ,j,l ~a[1dJi,eu, que1srbi è, 'e resterà fon;e fino a'l 1932, fino a,l,le

elezioni, .parlamentarmente più debole del Br.iand. È questi dunque che ha in mano la padronanza della situazione parlamentare, e non v'è una probabilità in Francia -dico una -di Governo che possa governare senza o contro il Parlamento. Questa è la situazione dei due uomini; e di fronte a questa situazione in tanto H Tardieu può manovrare nelle cose interne a proprio favore in quanto lascia nelle faccende estere mano direttiva al Briand. Ora quest'ultimo è •sensibilissimo agli attacchi, sensibilissimo alle adulazioni; è alla fase finale della sua vita politica; ciò che gli interessa è sostanzialmente passare alla •storia come il correttore di Versaglia che cogli strumenti mal forgiatigli dai suoi predecessori (uno è oggi suo collega) ha saputo dare, anche se non effettivamente, il volto di pacifismo e di europeismo alla Francia. A chi lo ostacola, opporrà tutta la sua abilità di manovra, che è molta, che gli è facile, e che può azionare anche senza scrupoli.

Mi sono già permesso suggerire di dare reale pubbl·icità documentaria alle nostre •tesi, alle nostre domande, alle nostre argomentazioni. I giornali socialisti e filo-sodaUsti •stamane la i:nvocano. Non per fare il giuoco socialista contro H Gabinetto Tardieu-Briand, ma per iHuminare il popolo italiano e quello francese, per controbattere tutti ;i pubblicisti nemici in mala fede o in ignoranza, o senza scrupolo di manovra; per illuminare i terzi che ormai sono stati investiti delle divergenze itala-francesi e vogliono o devono formarsi un'opinione per giudicare, persisto nel mio suggerimento. Da una base inequivocabilmente conosciuta e accertata a favore nostro, il pubblico mondiale trarrà anche la base a più equa comprensione di tutte le nostre •posizioni politiche sia verso la Francia che verso a1tri e nei probiemi di poiHtli:aa g'enei1a'1e e mondi,ale (2).

(l) Il 2 agosto fu firmato un accordo commerciale itala-sovietico. Testo in Dokumenty Vnesnei Po!itiki SSSR, XIII, n. 279. Sulle relazioni itala-sovietiche cfr. un colloquio, avvenuto a Mosca il 12 agosto, fra l'ambasciatore tedesco von Dirksen e il diplomatico sovietico Stomoniakov, ibid., n. 287.

(l) -Avvenuta il 3 giugno. (2) -Sulle reazioni dell'opinione pubblica francese ai discorsi di Mussolini del maggiocfr. anche la relazione di un informatore del ministero dell'Interno in data Parigi 4 giugno.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, A PARIGI, MANZONI E A WASHlNGTON, DE MARTINO

T. RR. 542. Roma, 6 giugno 1930, ore 24.

Per sua personale conoscenza ed in relazione all'accenno contenuto nel mio discorso al Senato relativamente alla proposta italiana di ~sospendere esecuzione del programma navale del 1930-1931 (l) informo V. E. di quanto .segue: Pochi giomi pnilma deLl'a mta part1enza per Gilnev:11a e dloè ne~La pmilma settilmaJilla scorso mese Mac Donald mi indirizzò messaggio pe11sonale (2) ·Col quale esprimeV'a preoccupazioni ingl·esi per corsa armamenti navali che potesse ~stabili'rsi fra Italia e Francia. Ri,sposi (3) spiegando che progr·amma itaHano per prossimo esercizio non era ·che applicazione degli stessi criteri applicati già negli ultimi anni e conformi alla nostr.a tesi dell'equivalenza. Aggiunsi ·che Italia era tuttavia disposta a sospendere, ridurre o rallentare esecuzione del suo programma di costruzioni se Francia si dichiarava disposta fare altrettanto.

A Ginevra durante riunione ultimo Consiglio ·confermai quanto sopra ad Henderson il qua·le si assunse incarico di parlarne a Briand (4). Mi risulta che Govel'no Francese è stato messo al corrente della mia proposta, suHa quale però non ho ricevuto finora alcuna comunicazione.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ANGORA, KOCH (5), AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 1643/597. Angora, 6 giugno 1930.

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha intrattenuto sulla nota iniziativa deLl'Ufficio lntern,az1onal,e degrli .Ami,ci deliLa p,a,ce dii G1neVl:'a (vedlmi da rulitùrrno telegmamma per •COI1r.ilere di S. E. Allodrsi n. 115 del! 17 aprille) (6) d:ilrertrba a ..,ÌIUin.ÌJI'e una Conferenza degli Stati balcanici per studiare la forma di una loro unione, in conformità del voto emesso dal Congresso della Pace che per iniziativa dello stesso uff1cio ebbe luogo nello scorso settembre ad Atene.

'tewfik Rmrscdi bey mi ha m:fiormato che glli IÌillvli'Ìii sono starti già ilarnoilarti per la riunione in parola convocata per H prossimo settembre nella •capUale greca; che egli è stato direttamente interessato ad appoggiar·e tale iniziativa e a facilita·rne la realizzazione con la partecipazione delia Delegazione turca che sarebbe g:radito si •componesse di trenta me,mbri. Mi ha detto ,che 1l'iJn[,ZI1at:iVTa del • Bureau •

(5l Aloisi, chiamato da Grandi per ricevere istruzioni, si trattenne in Italia nel mese di giugno.

di Ginevra ha preso ormai una paternità greca. Il Governo di Atene vorrebbe che si desse allia [,drmilone?] 1]1 (la["lalttere di una g~r~ande mandfulstaz[,one. Il Sdg!llJO!l" Exindaris gU ha domandato di fare delle dichiarazioni al riguardo per il suo giornale l'• Elefteros Vima • e domanda analoga gli è stata rivolta da giorna.Iisti di Belgrado. A questi ha fatto rispondere di rivolgersi al Ministro turco in quella dttà, mentre che non ha creduto rifiutare al Signor Exindaris di dar corso alla sua domanda, dato che trattasi di personalità politica che egli ha ben conosciuto personalmente. Mi ha detto che mi avrebbe dato copia delle dichiarazioni che egli gli manderà accennandomi intanto ·che esse svolgono soprattutto la tesi che è diffici:le afferma1re qua1l:i \SiLano esattamenrt:e g1Li S1Ja,ti ba<lcan1i1oi; ,se effettivamente la Rumania lo sia; ed in tal caso perchè non lo è anche l'Ungheria. Egli sosterrà anche ·che non può parlarsi di ·conferenza_ fra Stati balcanici in vista di una Unione, finchè alcuni di detti Stati si manterranno legati con un sistema di alleanze ad altre Potenze non balcaniche; alludendo naturalmente alla Piccola Intesa.

Continuando la conversazione su questo ·tema ho parlato della cosa, seguendo la falsariga di quanto g<ià ebbe a dirgli S. E. Aloisi (citato telegramma

n. 115) ed egli mi ha assicurato che concluso il laborioso accordo con la Grecia che mette fine a1le ~annose vertenze derivanti dallo ·scambio delle popolazioni (ed egli considera ormai la firma imminente) e assicurato così n patto politico turco-greco che dovrebbe seguirlo, le Potenze balcaniche amiche dell'Italia si troveranno in 'sensibi·le maggioranza in detto Congresso. Egli si adopererà perchè esse si presentino con un fronte unico per sostenere le vedute della Grande Potenza amica, ~che è l'Italia, sulle quali egli domanderà tempestivamente sugges<tioni e direttive all'E. V.

Per concludere ha ·convenuto però con me (che gli parlavo a titolo puramente personale) ·che se può essere vero .che è meglio mostrarsi presenti anzkhè assenti, nel caso che la Conferenza dovrà effettivamente aver luogo, migliore pol,ttica è forse quella di adoperarsi pe'I"chè fallisca una iniziativa ·che ha una palese paternità france,se e che incontra tante simpatie in quei numerosi circoli greci che si mostrano se•mpre così prontamente sensibili a queste manifestazioni pa'I"igine. Ho dcordato il progetto federativo di Briand rilevando la necessità di vedere quald. ISv,iil:uppi esso prernderà prLma d'i mostrarsd troppo so1leoìti alle iniziative dei Signori Amici della Pace di Ginevra.

Mi ha ripetuto che su tutto questo è sempre intenzionato di conformare la sua politica alle vedute di Roma.

(l) -Il discorso fu pronunciato il 3 giugno. Testo in GRANDI, op. cit., pp. 73-117. L'accenno alla pvoposta avanzata da Grandi, p. 98. (2) -Cfr. n. 25. Grandi avrebbe voluto citare nel suo discorso al senato il messaggio di Mac Donald (DB, nn. 210, 211, 212). (3) -Cfr. n. 27 allegato. (4) -Cfr. n. 39.

(6) Cfr. p. 3, nota.

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IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA 2646/1145. Belgrado, 6 giugno 1930.

Attiro la attenzione di V. E. sul telegramma posta del R. Console Generale in Za.gab!l"'ila n. 1847 d:el 30 u.s. i1eri pervenutomi (1).

Vi si riproduce l'articolo che ha de>terminato la soppressione del • Dom • e s.i consiglia che l'a nostra stampa lo riproduca.

A mio subordinato avviso la dedsione di tale pubblicazione come di ogni altra relativa alla questione >Croata sta in rapporto alla possibilità o meno che la questione stessa possa costituire un elemento determinante e decisivo del futuro della Jugoslavia. Poichè, malgrado le dsultanze del processo Macek e tutte le voci più ,singolari che ~continuano a ,ckcolare, segnatamente negli ambienti croati, tanto di Belgrado che di Zagabria, tale persuasione mi sembra ben lontana dal potersi formare, 'a mio ~remissivo parere, non conviene alla noStra stampa forzare il ~suo attegg~amento in senso ·croato. L'articolo del • Dom • è, se mai, bene utitld,zZJabi~e da[1l1a !Stampa stDa[)Jiel'a o dia gl~cmna:H come la • Macédo~ne • o quelli anti ~serbi ~che si stampano in America.

(l) Non si pubblica.

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IL MINISTRO A BUCAREST, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. u. RR. 1381/69. Bucarest, 7 giugno 1930, ore 15.

Mio telegmmma 68 (1). Generale Averesco giunto oggi mi ha stamane informato che Ministero attuale resterà in carica fino a che ,i due rami del Parlamento non si sarebbero riuniti ,ifi Assemblea costituente. Questa riunione avrà luogo nel tardo pomeriggio di oggi. Giusta mie informa21ioni assemblea si limiterà a dichiarare nullo atto del 4 gennaio 1926 >che convalidò rinunzia del Principe Carol ai suoi diritti ereditari. Stante importanza questione, mi permetto richiamare l'attenzione di V. E. sul mio telegramma n. 274 del 2,1 ottobre e su queno in risposta di V. E. 188 (2). Tali precedenti non potranno che avere favorevole ripercussione sui rapporti italo romeni (3).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A SOFIA, PIACENTINI

TELESPR. RR. 218857/90. Roma, 7 giugno 1930.

Suo r1Jelleg11amma-:posta n. 1162/43,8 del 20 magglio u.s. (4).

Ho effettivamente ~letto col magg,ior ,intere~sse il suo rappor,to e V. S., ove lo ritenga opportuno, può darne conferma a Monsignor Stefan, facendogli ~sapere che quanto egli Le ha esposto cir.ca quanto ha fatto e si accinge ancora a far·e

per una ·Situazione profondamente dolorosa, che mi è perfettamente nota, è stato assai utile e sarà tenuto nel ·conto .che mer.ita.

Monsignor Stefan deve essere ·convinto che, ·essendo canone fondamentale del:~a p01lrlit11oa 1irt~iJana nei Bal1c:an1i, l1a valoriz:?JaZJÌI<mie e J:a liind~penden:?Ja effettiva, integrale, della v.i•ta statale e nazi0111ale bulgara, in ogni suo fattore, elemento ed attiv.ità, il Governo ItaUano non può che considerare •con tutta la simpatia una iniziativa, pat:dottica e cristiana, che .sta a provar.e la stretta adesione della Chiesa bulgara, la cui storia è ·così intimamente legata a quella del•la nazione bulgara, ai sentimenti ed aU'autonomia politica del popolo bulgaro, contro ogni tentativo e manovra ·in ·c0111trario, sia pure condotta a mezzo di altra Chiesa ortodossa.

Ritengo utile che la S. V. ·continui a mantenere con Monsi•gnor Stefan l'iniziata cordialità di rapporti, non solo in •considerazione deila possibilità che egli abbila 'ad •e/31Sffi1e e'le:tto :aUlla Presidenza d!ll:terilnale del Santo Slilnodo, ma a1nche pe,rchè un dedso orientamento verso l'Italia dell'influenza di cui :può disporre il clero ortodosso bulgaro, potrebbe efficacemente completare, per l'assetto delle posizioni italiane in Bulgaria, l'opera di avvicinamento degli agrar•i di cui Le ho gùà :scrd:t•to (1).

Sarebbe ilnt:anrt:o :i:nteressa:nte •che Mom1ilgnor Ste:lian Le 'comUJnltcasse, pos:sibilmente, il testo preciso del processo verbale della Conferenza di Avignone che riconosce ·come gli abitanti delle Regioni occidentali siano bulgari.

(l) -T. 1370/168, pari data: notizia che il principe Carol è arrivato a Belgrado. (2) -Cfr. serie VII, vol. VIII, nn. 94 e 109. (3) -Con successivo t. 1380/70 del 7 giugno Preziosi comunicava: c Principe Carol insiste in modo perentorio per ottenere sua proclamazione a Sovrano. Soprattutto in vista questaultima ipotesi, prego V. E. telegrafarmi d'urgenza istruzioni per mio atteggiamento qualo·ra Corpo Diplomatico venisse convocato dal nuovo Sovrano. Città è tutta imbandierata. Regna comunque massima calma •. (4) -Con questo documento Piacentini riferiva su un colloquio avuto con mons. Stefan. metropolita di Sofia. Questi, • irrequieto, ambizioso, di ingegno pronto, di una certa cultura,
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1389/327. Parigi, 7 giugno 1930 (per. il 9).

La notizia data da alcuni giornal·i francesi che, nella situazione creatasi in FI"anoi:a •oome 'rilpwcussil0111e dei. :dJLscoi1si dii l.Ji!vorno Fful'enze Milano, si oonst1alta·và il fatto di un aumento di domande di naturalizzazione francese da parte di cittadini italiani, è purtroppo avva•lorata dalle informazioni che mi sono pervenute da Autorità Consolari e da connazionali degni di fede. Il movente pr·i:ncipale, quasi unico di questo fatto è la salvaguardia degli interessi privati costituiti in Francia. Il movimento non è limitato a una classe di connazionali piuttosto che ad altre, coinvolge elementi di tutte le classi. Indubbiamente però esso è dovuto :anche

si è in questi ultimi tempi grandemente avvicinato all'Italia, dimostrando di comprendere come, soltanto con l'aiuto di essa, la Bulgaria può intravedere la possibilità di realizzare le sue aspirazioni •. Piacentini concludeva: « nulla fa prevedere che i rapporti delle Chiese bulgara e serba abbiano ad avviarsi su una strada, non dico di unione, ma di semplice avvicinamento: per quanto il nuovo Patriarca Vamava abbia iniziato la sua missione invitando il Santo Sinodo alla collaborazione canonica, per quanto gli avvenimenti sopra ricordati abbiano resi frequenti i contatti fra le due Chiese in manifestazioni " ufficiali ", il livore che esiste fra i due popoli, non è meno forte anche fra i rappresentanti del clero dei due Paesi •.

alla campagna snazionaHzzatrice degli elementi francesi. Essi hanno in questa occasione moltJ~p]Jtcato ile Jo['o 'atrbi~iltà 'sotto ogmri. forma. Le mog:li :i<ba'liimre d'orig,ine francese ~sono le agenti 1le più attive e quelle che raccolgono il maggior numero di successi.

(l) Cfr. n. 66.

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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, AL MINISTRO A BUCAREST, PREZIOSI

Roma, 9 giugno 1930, ore 15.

Suni telegrammi n. 69 e 70 (1). Notizie ritorno Principe Caro! 'in patria e sua assunzione trono romeno sono state simpaticamente accolte in Italia.

Nella eventualità convocazione collettiva del Corpo Diplomatico da par,te del nuovo Sov11arno V. S. potrà 1imirtR['sli ad ,aJm:ioheVIOrli dlilohia['aZJioni gernerlilche nonandooi IID malssirna 1a quellie dei rsuori ,ooilJ1eghi. Se <rriloevuto, come è da rprevedlersi, tn udternm pR['Ì~colia'r'e Ehla vorrà, te,nendo pres:ente :iJSifu-uZJoonoi e C()[}JMeria!Ztornli contenute nel mio telegramma n. 2084/188 in data 25 ottobre u.s. (2), far conoscere a SUJa M'aes:tà che ,l'Irt:,élllia pl'ova,1a amtoa del!lta Romand,a non può che vedle<re con fiduciosa simpatia suo avvento al trono.

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L'INCARICATO D'AFFARI AD ANGORA, KOCH, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1410/191. Ango1·a, 10 giugno 1930, ore 17,06 (per. ore 21,45).

Mio telegmmma n. 190 (3). Ogg'i or~e 14 ·e :b11enta è stata firma1ta convernzJione tUJr,co-g['€,oa ( 4) ·aHra pr1esenz,a Commilssione milsta e ralti fUJnZi:on,ami del Mdnilstlero degli Affari Esteri. Il Ministro degli Affari Esteri ed il Ministro di Grecia e il Presidente Commissione mista hanno pronunciato discorsi d'occasione. Tutti e tre mi hanno fatto pervenire l'espressione dei loro vivi ringraziamenti per l'aiuto dato costantemente da questo R. Ufficio nel corso del laborioso negoziato. Tewfik Pascià Russdi bey, che mi ha dato subito telefonicamente notizia della avvenuta firma, mi ha pregato di far pervenire a V. E. espressioni deUa sua ri-conoscenza per ,hl V1i~o ~eflkace i:nterreSISlamen<bo de1l R. Go'V'emo ~]J]Ja sollJuZJtone deillla verlienza. Egli ha tenuto anche a farmi sapere che nel suo discorso ha ricordato le intese del convegno di Milano per la di cui realizzazione vennero iniziate le trattative diplomatiche oggi felicemente concluse. Egli mi riceverà quest'oggi per darmi più ampie notizie sull'odierno avvenimento.

(l) -Cfr. n. 88. (2) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 109. (3) -T. 1406/190 del 10 giugno, ore 5, che non si pubblica. . (4) -Testo della convenzione, sullo scambio delle popolazioni, in MARTENS, Nouveau recue•t générat de traités, III série, XXVIII, pp. 654-664.
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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO

T. PER CORRIERE 556. Roma, 10 giugno 1930, ore 24.

Ll R. ConcsotJ.,e Gen~<:l!lre a MalJta te1egra,:fia qu1mto 1segue dill data 9 corrente:

• Dimostrazioni avvenute ieri in seguito a omelia pronundata Arcivescovo nella Chiesa S. Giovanni servirono pretesto soliti ·agenti provocatori emettere grida ·Contro Italia Fascismo. Furono insultati e malmenati anche i giornalisti italiani Cellini Pascazio e Sofia partiti ieri sera per Roma.

Ho subito protestato energicamente presso Commissario Polizia specialmente per attitudine guardie completamente passiva.

Egli naturalmente difende azione suoi dipendenti scusandola con confusione del momento. Mi asskura che similri dimostrazioni non si rd1petemnno rendendosi ·conto della gravità delle conseguenze che potrebbero derivarne.

Non dò alcun valore questa assicurazione dato che Polizia è agli ordini Strickland che ·Cer~ca ogni modo creare torbidi per giustificare rinvio elezioni.

Non nascondo che situazione si aggrava ogni giorno di più causa ripetuti insulti contro Italia e Fascismo. Italiani ~dietro mio avviso ·continuano mantenersi calmi e disciplinati ma atto inconsulto uno di essi basterebbe provocare conseguenze ·serissime. Sarebbe necessario questa situazione venisse prospettata Governo LOilÒII'a sot1o capace limpedirr'e ,ag1tazJLone l;;lbr1tckiandim:ra •.

Prego segnalare amichevolmente quanto precede a ·codesto Governo rappresentando ~convenienza di evitare incidenti che potrebbero essere anche sfruttati contrr'o 1i nostlìi comuni linr1Je,vesSJi, ed ~assilcumnido ~che da par,te del R. G~no sono 1sta:te darte .iJstrnziJonÌI al R. Goil:lisol!e GeneraJle di: ~adopel'a,rsi efficacemen,tre per mantenere calma e consueta ~correttezza nella colonia italiana (1). Ella potrà inoltre far rilevare corretto atteggiamento stampa italiana.

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA 2113/1208. Vienna, 10 giugno 1930.

Segnalo a V. E. le dimostrazioni di particolare cordiale consideraz.ione che

mi SO!l:liO ,fatte dai .generall!i di que,sto M:in~stel'O per g1~i Afiatiìi mi<ltta,Iìi din. quoonn

que ~circostanza mi incontrino.

A un tè .in cui ieri li ho visti, tanto il facente funzione di Segretario Generale del suddetto Ministero quanto altri due generali, i quali erano tutti ,stati ,informati delle mie difficoltà ad avere da Schober una promessa netta e predsa di non accettazione del patto francese e si erano adoperati a nostro favore, mi hanno premurosamente chiesto se fossi soddisfatto deHa dichiarazione finalmente avuta: e che essi avevano .già él!PIPireso (2). Alla mia .risposta affermativa, si sono mostrati

particolarmente compiaciuti e hanno detto trarre i m~gliori auspici da questo rasserenarsi dell'orizzonte per la nostra collaborazione militare. Hanno aggiunto ch'io sapevo le opinioni e la fermezza di Vaugoin e che potevo quindi fare affidamento su di lui per il presente e anche più per ,l'avvenire, alludendo con ciò alla possibilità della ~sua non lontana successione a Schober.

Mi hanno rinnovato le espressioni della loro ammirazione per :il lavoro che va compiendo l'esercito ungherese, ove H Generale austriaco che ci si è recato nei giorni ISCOI'Isi... (l) aver avuto accoglienze tali da fW"gli credere [tornati?] i tempi d'avanti guerra. Nulla ,gli è stato celato anche degli ordinamenti più riservati, ed egli ben sapeva qua,le ,contributo ~avesse dato l'Halia a un così grande progresso.

Si progetta una visita di qualche generale ungherese ,a Vienna, senza con ciò escludersi la nuova visita di qualche generale austria,co a Budapest; ciò appare da una lettera di ringraziamento che è ~stata mandata a Gombos e di ~cui ho avuto sommaria 'COmunicazione (2).

(l) -Con t. 555/25, pari data. (2) -Cfr. n. 78.
95

IL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 44528. Roma, 10 giugno 1930.

Rimetto, qui allegato, per opportuna !Conoscenza dell'E. V., il telegramma

n. 3106 del lo ~corr. (3), con cui S. E. Corni m'informa delle occUIPazJ.oni disposte nel territorio Ogaden lungo il nostro confine ~con l'Abissinia e dello spostamento verso ovest di alcuni nostri posti di bande irregolari del Nogal.

Tali movimenti sono stati disposti dal Governo della Somalia, ,come V. E. ben può rilevare, in diretta relazione con i recenti ,risultati delle nostre trattative per la delimitazione dei 'confini tra la Somalia ed il Somaliland (4).

Per quanto si 11iferisce allo spostamento dei nostri posti di banda, nulla ho da osservare, essendo gH spostamenti stessi avvenuti in località per cui esula certamente ogni questione di pertinenza territoriale.

Circa le temporanee occupazioni effettuate da gl'uppi di nostri armati ~ndigeni, in veste di pastori, 11ilevo che e~sse si svolgono in una linea arretrata di qualche poco da quella individuata daHe locaUtà: Ferfer, Lammahar, SciHave,

t. 552 del 20 marzo: « Restando beninteso esclusa recisamente nello stato attuale delle cose una nostra occupazione di Uarder, è però opportuno porsi in condizioni di assicurare un miglior controllo da parte nostra del territorio tradizionalmente Migiurtini in modo da ripristinare di fatto l'antica situazione di pascolo Migiurtini nella zona ad ovest di Galadi

6 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

Ghoologubi, UaTdecr, Gaciadi, Ourmi1s, Damot; che 'occupò !i!n •p!I1imo tempo -e cioè nell'anno 1925 -S. E. De Vecchi, nel ·corso delle operazioni ·contro i Sultanati; linea, che egli dovette poi abbandonare verso la fine deH'anno 'suddetto, in obbedienza agli ordini impartiti da questo Ministero, pcrevio ·Concerto con codesto, ad evitare incidenti che avrebbero potuto avere -allora -spiacevoli ripercussioni nei nostri rapporti con l'Etiopia.

È da notare però •che la cosa ·si presenta oggi con caratteri, se non sostanzialmente, formalmente ben diversi, trattandosi di occupazioni che avvengono da parte di ·piccoli gruppi di pastori e senza il rumore e l'aUarme che accompagnarono ·invece la cennata prima occupazione di carattere nettamente militare.

È questa la ragione per cui può agevolmente ritenersi non inopportuno comportarsi in modo che le cose abbiano il naturale lo-ro corso, salvo eventualmente ad intervenire e provvedere ove, in seguito, si delineasse qualche avvisagl1a, o sorgesse qualche protesta da parte Etiopica.

Penso di avere in ciò pienamente concorde l'E. V.

(l) -I puntini indicano una lacuna nell'oriE;inale che è molto deteriorato. (2) -Cfr. il t. posta rr. 2114/1209 di Auriti in par,i data: « Non appena avuta da Schober la dichiarazione desiderata circa la non accettazione del patto austro-francese, sono andato a darne comunicazione al mio collega di Ungheria, affine di ottenere che, qualora egli avesse avuto istruzioni dnl suo Governo di fare qui le pressioni indicatemi da V.E. e non avesse ancora eseguito le istruzioni stesse, se ne fosse astenuto. Ambrozy non aveva ricevuto alcuna istruzione e non aveva quindi nulla fatto. Mi ha ringraziato della mia comunicazione della quale si è molto rallegrato come di un risultato di cui anche il suo Paese avrebbe tratto beneficio ». Per le istruzioni a Budapest cfr. p. 91, nota 1. Sulla questione cfr. anche KARSAI, op. cit., p. 402, nota. (3) -Non si pubblica.

(4) Ual Ual (compreso nella zona di Uarder) fu occupato nella primavera del 1930 secondo quanto afferma G. W. BAER, La guerra itato-etiopica e la crisi dell'equilibrio europeo, Bari, 1970, p. 61. Sul problema cfr. quanto aveva comunicato Cerulli a De Bono con

96

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, AL MINISTRO AD ATENE, BASTIANINI

T. 559/80. Roma, 11 giugno 1930, ore 24.

H R. Incaricato d'Affari ad Angora informa (l) in occasione firma avvenuta 10 corrente della convenzione greco-turca, quel Ministro degli Affa·r,i Esteri ha esplicitamente ricordato nel suo di.scor,so di occasione J'.in:l1luenza che hanno avuto sul risultato raggiunto i ·convegni di Milano ed ha segnalato la cooperazione efficace della R. Ambasciata in Turchia. Mentre tale riconoscimento, che rappresenta la esatta verità delle cose, deve indubbiamente essere •condiviJso anche dal Governo greco, non mi risulta ·ancora che analoghi sentimenti ·siano stati manifestati ad Atene. È invece indubbiamente desiderabile ·che tale manifestazione abbia luogo e ·sopratutto nella forma più adeguata alla ·Oir·costanza e più

e diritto di accesso ai pozzi di Uarder comuni con gli Ogaden • (ASMA!). Concetti analoghi ripetè Cerulli nel t. 620 per De Bono del 12 maggio (ibid.).

Il negoziato fra il delegato italiano, Cerulli, e quello inglese, Stafford, per la delimitazione dei confini tra Somalia e Somaliland si era concluso con' l'assegnazione all'Italia del c territorio a sud dell'Bo parallelo e propriaménte a sud del tratto di questo compreso fra i due punti d'incrocio col 4B0 e col 47• meridiano...

Ciò era, evidentemente, nel nostro interesse, poichè ci poneva in una condizione favorevole rispetto al Governo Abissino, per il giorno in cui si fosse dovuta delimitare la frontiera fra l'Etiopia e la nostra Somalia. Ma che la possibilità di proseguire la delimitazione fino al 47° meridiano, con il cennato futuro vantaggio. dovesse convertirsi senz'altro (come oggiavviene) nell'ammissione esplicita che il territorio al sud dell'Bo e fra i due detti incroci appartiene alla Somalia Italiana, la quale pertanto viene a confinare, su quel tratto, col Somaliland: ciò è un di più che, ripeto, va, a rigore, al di là delle premesse, nonchè delle nostre migliori previsioni. È un di più da cui, nei rapporti con l'Etiopia, la nostra posizione verrebbe evidentemente ancora migliorata ed assai più rafforzata; e che ci giova pertanto non sia in alcun modo menomato, o rimesso in discussione...

Ora, in vista di ciò, sarebbe assai opportuno che -ove l'E.V. convenga -il R. Ambasciatore a Londra fosse tempestivamente e minutamente informato della questione e si preparasse a controbattere efficacemente le eventuali osservazioni britanniche » (telespr. r.u. 44677 di De Bono del 6 giugno). Con telespr. 219345/383 dell'H giugno, Fani rispose concordando sul fatto che c l'accordo ad referendum Cerulli-Stafford è per noi della più grande importanza, in quanto, se definitivamente accettato dal Governo di Londra, consacrerà, nei riguardi della Gran Bretagna che il territorio, a sud dell'Bo parallelo compreso fra il 47° ed il 4B• meridiano est Greenwich appartiene alla Somalia italiana, formandoci nei rispetti del Governo abissino un nuovo, valido argomento alla nostra tesi, per quando si dovesse con esso addivenire ad una delimitazione delle frontiere fra la Somalia italiana e l'Etiopia ».

utile alla stessa Grecia di fronte agli eventuali svRuppi della nuova situazione, e cioè ,con una comunicazione telegrafica ,che Venizelos dovrebbe dirigere personalmente a S. E. il Capo del Governo, inizi:atore da Milano della politica che ha avuto fra i suoi effetti il trattato di Angora.

Pregola quindi di adoperarsi in modo cauto ed opportuno perchè la cosa possa avere possibilmente un pronto seguito.

(l) Cfr. n. 92.

97

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ANGORA, KOCH

T. 560/86. Roma, 11 giugno 1930, ore 24.

Suo ~telegramma n. 191 (l) e telegramma stampa n. 193.

Mentre mi ,compiaccio vivamente avvenuto accordo greco~turco ed apprezzo accenno fatto da :codesto Ministro degli Affari E~steri aH'influenza che su tale felice risultato ha avuto il convegno di Milano e l'opera della R. Ambasciata, rimango in attesa che, ~secondo le assicurazioni a suo tempo date, ed in conformità delle direttive generali stabHite, giunga da costà una telegra:tiioa comunkazione a S. E. il Capo del Governo, destinata a confermargli direttamente ed adeguatamente tale riconoscimento (2).

98

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

T. PER CORRIERE 5:57. Roma, 11 giugno 1930, ore 24.

Teileg1ramma per :comet-e :di V. E. n. 327 d~l 7 ~coorente (3). Riiilgrezliio V. E. per le notizie fornite di'ca Je ripercussioni dell'attuale stato delle relazioni italafrancesi nei confronti delle nostre colonie nella RepubbLica i:n materia di naturalizzazioni. La prego favorirmi, anche in base ai dati documentati dei rispettivi

R. Consolati dipendenti, un rapporto statistico sull'argomento del quale si interessa personalmente S. E. il Capo del Governo, che ha preso visione del sopracitato telegramma di V. E.

(l) -Cfr. n. 92. (2) -In un primo tempo la minuta così proseguiva: « Richiamo sua attenzione sul fatto che considero tale manifestazione essenziale alla realizzazione delle intese replicatamenteintervenute ». (3) -Cfr. n. 90,
99

IL MINISTRO AD ATENE, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1447/122. Atene, 14 giugno 1930, 01·e 20,10 (per. ore 22).

Milo te:leg!'amma 120 dii derrci (1). MiniJstro Oall'apa~najO'tlis ha comunìi'cato ail.:la stampa locale di aver dato particolare annunzio deltl'avvenuto accordo grecoturco, ,sia pel tramite mio sia per quello di codesto Ministro di Grecia, al Governo italiano, che si era sempre vivamente interessato alle laboriose trattative. Come 'segnalato con mio telegramma 118 (2), giornali in genere ·continuano ad essere molto misurati nei commenti suHa portata dell'accordo, facendosi eco forse di una notevole corrente di opinione pubblica che eS!prime alquante riserve al riguardo e di un'altra che si è fatta addirittura iniziatrice di vere e proprie proteste. Per tali ragioni forse non sarebbe opportuno far sottolineare maggiormente per ora qui la parte che l'Italia si assunse di: aJutarne la ~conclus1one, ad evitare ·che altri giornali seguano esempio dell' • Imerissios TYJpOs • il quale fa colpa al governo di Roma di aver spinto i due paesi ad un accordo che favorisce la Tur,chia a tutto danno dei profughi e dell'erar,io greco. I commenti di questa stampa agli articoli dei gciornali italiani auspicanti una collaborazione italo-greca non (dico non) sono favorevoli a questo punto di vista mostrando preoccupazione greca di non impegnarsi in patti che potrebbero apparire volti contro altri paesi. Segue rapporto.

100

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1467/241. Londra, 16 giugno 1930, ore 20,45 (per. ore 1,50 del17).

Strickland è atteso prossimamente a Londra via Tunisi-Marsigl:ia. In un colloquio avuto con Vansittart questi mi ha fatto capire che Strickland non gode molte simpa:tie :in questi ~oiTcolii pul:Ltiloi ed è critenuto :in pail."'te vespOiliSiabillie dell'attuale :situazione a Malta, ma n Governo deve sostenerlo dopo gli attacchi troppo violenti e l'atteggiamento assunto dal clero nell'isola. Vansitta<Tt mi ha anche ricordato 'con quanta facilità l'opinione pubblica e il parlamento si eccitino

• La firma dell'accordo greco-turco raggiunto attraverso lunghe discussioni, dopo un'altalena di parecchi mesi fra il pessimismo e l'ottimismo, non è statf! accolta come un avvenimento di tale importanza da dar luogo a manifestazioni di gioia... Non credo che il Signor Venizelos troverà difficoltà in Paese per realizzare gli accordi politico-navali che ha in animo di stabilire con la Turchia e che ha riconfermato ieri telegraficamente a Russdi Bey di voler concludere allo scopo di " dm· ~uogo ad una collaborazione effettiva e sincera tra i due Paesi e di servire la causa della pace nel bacino orientale del Mediterraneo, nei Balcani e per conseguenza in Europa". Questo accordo greco-turco è stato il punto centrale della politicadel Signor Venizelos, quello per il quale egli ha in varie occasioni fatto dichiarazioni esplicitealla Camera o nei comizi, il solo per il quale egli non ha temuto di compromettersi •.

ancora in Inghilterra contro hl Papato. Nei riguardi dell'Italia il tentativo Bartolo e ·compagni di associare attuali avvenimenti maltesi ad una azione irredentilsta può dillrsi 'comph~tamente :liathl,~to e non awà 1ailJcnna l)["'esa se srbampa !iitaJliilana continuerà ad astenersi dal commentare acremente avvenimenti stessi (1). Nuovo vice-gover~nartore Luke è .figLio di un eb11eo un1gherese 1111aturalldzzato dopo la guerra.

(l) -T.u. 1435/120, col quale Bastianini comunicava che Venizelos gli aveva fatto esprimere la sua riconoscenza verso Mussolini per l'azione svolta in favore dell'accordo greco-turco.Il telegramma fu mostrato a Mussolini. (2) -T. 1425/118, del 12 giugno, col quale Bastianini avvertiva « che alla firma accordo greco-turco non viene attribuita in questi ambienti ufficiali una eccezionale importanza •. Cfr. anche il t. per corriere r. 3446/126, Atene 17 giugno, del quale si pubblicano alcuni passi:
101

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE P. 1488/397. Berlino, 17 giugno 1930 (per. iL 19).

Come V. E. può bene immaginarsi, il problema dei rapporti poLitici fra ltalia e Francia è uno di queHi 'che formano oggetto della massima attenzione e del massimo studio da parte del Governo del Reich.

Momento per momento, si esamina, si discrJmina ogni parola, ogni atto di Roma ail.il>a ilcUCie e dai!. punto di vdista deHe maa 111JaiSCOste asplira~i:olllli dii qUieiSita ge1111te ve11so :l'aJuiSIPkwba resta1ura•z1i:one.

Fra i Capi milssione accreditati presso que,sto Governo, il Ministro d'Ungher.ia è quello che, per H suo passato (al BaUplatz in Vienna), per la sua lunga permanenza in BeT'lino, per le sue personali relazioni, ha più intimi contatti con le persone che dirigono la politica estera del Reich. Il fatto di rapp~resentare qui l'Ungheria, e la sua intelligenza piena di risorse, gli perrmettono, con quelle persone, una libertà di linguaggio, che ad altri non è concessa. Egli, im. passarto, non :liu 'amko deil.ll'Irtailiia -e finchè ha Vltssurto ILa Dup®re Monarr,chia, egli fu uno dei più attivi combattenti contro la politica italiana nei Balcani, in Oricente, nell'Albania. La fine della Duplice Monarchia è stata, per ilui, il cominciamento dii nna rmova ir1otltla -ungherese, ·ami:oo e 'ammiiDarto~re dii '.Disza, fudeile seguace della polttica del Conte· Bethlen, si è, a poco a poco, abituato a guardare con aUDi occhi l'Italia e a seguire, con mutato .interesse, la politica di Roma. Ciò mi risulta non 'solo da sue dichiarazroni, dal linguaggio che egli tiene con terze pm1SOille, aù M,illlliJstevo degllli E.srbwi ·e ·con ~imm,ai!Jilsti, specia1lmellllte dei!. Centro. La parola sua, qua!.che volta, ha servito -come a me consta -a ·chiarire certe situazioni, a correggere giudizi sulle cose nostre e sulla condotta dell'Italia in senso 'spassionato, privo di ingiusti risentimenti.

In una conversazione ,confidenz,iale avuta ieri, il Signor von Kanya mi ha detto avere avuto, in questi giorni, ·colloqui con Curtius e Schubert, per indagare quale fosse il pensiero •loro circa la politica estera verso l'Italia. Con molta riserva, ·come è conforrme al naturale suo temperamento, il Signor Curtius, con maggiorre franchezza e calore, il Signor von Schubert, lo hanno assicurato essere

nell'illn,tenzione del Governo ·attuarle del Re1ch di •co11Ji:varre, appa:-ofondlitre gradatamente i rapporti politici verso l'Italia, ben rendendosi conto del valore del coefficiente Italia nella politi·ca continentale, .specialmente nei riguardi della Germania. Il Signor von Kanya credeva, però, farmi avvertito che, nel pensiero de·l Governo germantco è fissa tuttora l'idea che, per quanto gvave sia il contrasto fra l'Italia e la Francia, a S. E. Mussolini riuscirà un giorno a metter d'accordo le due soreHe laHne, -e che questa idea che quasi è in questa gente convinzione, pesa ·sui calcoli delle previsioni che qui si fanno in ordine alle loro •maJl nasc01ste 'aspirazd!orni per un migLiore futuvo, come di1ce hl Mare:>ciahlo von Hindenburg (1).

Ho portato poi H discorso sulla recente visita dell'Ar·ciduca Alberto all'Arciduca Otto -ed alla rinunz.i,a ad ogni parvenza di aspirazione aHa .suc·cessione della Corona di S. Stefano (2). Il Signor von Kanya mi ha detto non aver su tutto alcuna recente precisa notiz.ia da Budapest. Pare che alla dedsione dell'A!l1cidUJca Alberto abbia contribuito il suo amo!I'e per la Signora von Rudinay, moglie del Ministro d'Ungheria a Sofia, amore che dovrebbe condurre l'Arciduca a sposarla, dopo il divorzio. Quanto a·1l'eventualità che presentemente, in vario senso, forma oggetto di conversazioni in numerosi salotti dell'Europa Centrale, dato l'approssimarsi del 18 novembre, giorno in cui l'Arciduca Otto diventerà magg~wenne, [che] sira per esi.S1ere •compiuto qua,lJche atto oa[palce dii pregiudicare lo :stato rarttualre delilie cose, hl Si.g~nor von Kany,a esc[ude ognli •sorprresa fino a che viva il Conte Appony e sia al Governo il Conte Bethlen.

(l) II ministro maltese Bartolo aveva pubblicamente denunciato le asserite aspirazionidell'Italia su Malta, cfr. t. 1268/207, Londra 27 maggio. E cfr. anche la risposta di Grandi a Chiaramonte Bordonaro (t. 534/131 del 4 giugno): « Non mancherà a V. E. opportuna occasione per parlarne col Signor Henderson, il quale del resto ha egli stesso recentemente riconosciuta correttezza della stampa e della politica italiana nell'attuale più aspra fase della questione maltese ».

102

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1483/246. Londra, 18 giugno 1930, ore 14,20 (per. ore 20,50).

Morning Post pubblica fonogrramma Parigi in data di 'ieri in cui è detto a p!'Oiposilto di una VliisiJta !lìatta ti'e11i mattina da Ty~eltl a Briand (3): • Convell'sa:z;]one a qua~nto uffio~a1lmente 1si di~chia~ra, ·si è 'svolta semp.hlJCemente li.a::JJIJO!l1no affuri correnti, ma ho ragione <di credere che scopo visita Ambasciatore britannico sia stato quello discutere situazione creata da recenti discorsi Mussolini e da altri sintomi rari di Ià... {4). Menrtme non v:i è 'a1ouna illntenziJone dii fa~e una déma~rche a Roma, non è improbabile che ~conversazione di stamane abbia avuto in v~sta ques1JI(ll!lJe di 'Come rmfoa:ZJarre nelilra ·capttale iltaliilarna ll'accermo igià :fiatto ai!rl'A:mbasciata d'Italia a Londra ne·l senso che preoccupazione suscitata dal suo Governo irn materura di rpoH1:ltoa ,e,ster<a non è di natura da 1aSS1ilcmmrre g:1i ailtri paesi europei. Da parte france,se si attribuisce minore importanza ai recenti incidenti

di Bari, diove studenti italiani bruciarono bandiere dai colori fu"ance,sli (l) che al

l'attac,camento Duce verso affari Europa ~centrale. Secondo opinione pubiblicanon

si tratta soltanto delle simpatie di ,carattere espresse da Mussolini per Ungheria

e per certe aspirazioni ungheresi, ma capo fasdsta non ha e,si<tato ,ffi parlare

forte a Milano... (2) francesd res[ponsabili sul soggetto del corridoio di Danzica »,

Ho chiesto di vedere oggi stesso Henderson o Vansittart. Tutta la corrispon

denza può essere una fantasia come lo è l'allusione ad accenni che mi ,sarebbero

stati fatti delile preocoupaZiionli 1susaitate da~Ll!a poldltioa estera dei!Jl'Ltalliia. Come è

noto a V. E., tali accenni sono inesistenti. Mi risulta che fonogramma ricevuto

d!a Morn1ing Post termin1a 'con queste frasi che sooo ,state OOpipii'eSSJe dalJa reda

z,ione: • Circa Bari si crede che qualche forma di scuse dovrà presto seguire.

Una grande importanza può essere attribuita odierna visita Ambasciatore d'In

ghilterra come segno che attenzione di Downing Street si è svegliata.

Si dtce 'che Ty;rrehl prepa,rò te'l)l1eno per enit;rare in arg:omenito dn nna Vi1si1ta

fatta a Briand settimana scorsa e che da allora è stato fortificato da istruzioni

da Londra"·

(l) -Dal verbale della riunione del consiglio dei ministri del 28 giugno (ACS): « Fino a quando Grandi non sarà a Ginevra la politica con la Germania dev'essere di simpatia... Si rileva che la politica colla Germania riprende una intonazione di simpatia; si discute sulla politica di Budapest e su quella di Vienna, che può finire a Berlino •. Nello stesso periodo Mussolini pubblicò sulla stampa estera un articolo filorevisionista. Vedilo in <Rassegna settimanale della stampa estera», anno V, vol. III, pp. 1560-1561. (2) -Da parte dell'arciduca Alberto. (3) -Sul colloquio Tyrrell-Briand cfr. DB, n. 218. (4) -Gruppo indecifrato.
103

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, AL MINISTRO AD ATENE, BASTANINI

TELESPR. 220245/129. Roma, 18 giugno 1930.

Segnalo alla particolare attenzione di V. S. il rapporto qui accluso in copia del R. Ministro a Belgrado a proposito delle manife,stazioni cui ha dato luogo la visita dei commercianti greci di Salonicco a Belgrado, come indice di un riavvtcinamento politko dei due paesi (3).

Sulla situaz,ione accennata neH'accluso rapporto m'interessa conoscere la precisa O[pinione della S. V. (4).

104

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1484/249. Londra, 18 giugno 1930, ore 20,55 (per. ore 1,35 del19).

Mio telegramma odierno n. 246 (5).

Vansittart che ho visto poco fa ed al quale ho mostrato corrispondenza padglrnia MOII"nin:g Post mi ha dl~chLa:mto nu]la 'Sapell'e di nn cohloqu~o Tym1elilBriand intorno ai discorsi del Duce ed alla politka estera italiana, si è meravi

canica"».

gliato dell'accenno fatto nella corrispondenza a passo che sarebbe stato fatto presso di me ~ed ha definito la corrispondenza come pura spe~culazione giornalistica forse originata da notizie tendenziose pubblicate da qualche giornale parigino. Mi ha pregato di non attaccare importanza alla cosa, data anche scarsa diffusione giornale.

Provvedo però ugualmente a far rettifica falsa notizia per ciò che mi concwne (l).

A proposito del,le relazioni franco-italiane Vansittar~t, ~che ha ricevuto e letto p:w-memorila mandia1to da V. E. tram1te 'cotesta Amba,sciata B>rri~Cllilnfuoa (2), mi ha detto che Foreign Office segue naturalmente con attenzione ed interesse loro sviluppi senza volersi immischiare in questione ~che riguarda esclusivamente noi e Francia.

(l) -Gli incidenti erano avvenuti il 7 giugno. Per le reazioni francesi cfr., fra l'altro, un colloquio dell'ambasciatore di Francia a Londra con Vansittart del 13 giugno (DB, n. 217). (2) -Gruppo indecifrato. (3) -L'allegato, che è il r. 2713/1185 del 10 giugno e che non si pubblica, sottolineava che le manifestazioni di cui nel testo avevano assunto « un preciso significato politico di riavvicinamento dei due popoli che merita essere particolarmente rilevato e segnalato •. Esso andava inquadrato • nel maggior tema " I Balcani ai popoli balcanici " ed ·· Unione Bal(4) -Cfr. n. 125. (5) -Cfr. n. 102.
105

IL MINISTRO AL CAIRO, CANTALUPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 2079/556. Cairo, 20 giugno 1930.

La diffusione delle notizie concernenti la chiusura delle zavie ~senussite in C<Ìil'en:artoa (3), 10001 'iii cOilltempooaneo 1sequestro 'dieli ben:i e ~esto dei oapi zavia ha qui provocato notevole impressione. In primo tempo la agitaz1one è rimasta dstretta agli ambienti senussiti e Hbici. Successivamente il Saied Idris, da tempo in villegJgiatUU"a ad Amman, è venuto al Cairro e si è incontrato con il deputato egiziano Abdel Rahman Azzam e ~con altri agitatori nazionaHsti. Una riunione è stata indetta il 4 ~corrente presso la • Società della g,ioventù musulmana •, comprendente gli elementi nazional,isti più accesi, ed in essa è 1stato deciso di rivolgere un appello al mondo tslamico per protestare contro H procedere dell'Italia in Liilb~a. Detto appello (ailiL uno) (4) è sta:to dwetto ,ari~a • Sooileltà dei poprui oppressi • avente sede a Bruxel,les, e copie di esso sono state subito diramate allo sceh di El Azha,r, a tutti J. ~corpi islamici e religiosi egiziani ed orientali, nonchè ai governi musulmani indipendenti. H presidente della Società e firmatario dell'appello, Abdel Hamid bey Said, deputato wafd,i,sta al Parlamento, è noto quale agitatore panislamico avendo passato vari anni in Europa, principalmente in Germania e Svizzera, ove erasi aggregato a quel nucleo di intriganti formatosi intorno allo spodestato kedive egiziano Abbas Hilmi. L'Abdel Hamid Said avrebbe speciale avversione per l'Italia essendovi stato espulso anni fa quale agente di quella • Società dei popoli oppressi • che tuttora agi:sce a Bruxei

t. -1486/251 pari data, era del seguente tenore: « Apprendiamo da fonte autorevole che notizie da Parigi che l'Ambasciatore d'Italia a Londra sarebbe stato avvicinato in relazione recenti discorsi Mussolini sono false, che nessun cenno gliene è stato fatto e che discorsi Mussolini non sono stati discussi con l'Ambasciatore d'Italia ».

Lo stesso promemoria fu inviato il 7 giugno anche a Stimson. De Martino ebbe in proposito un colloquio, nel corso del quale Stimson gli disse che l'atteggiamento di Grandi alla conferenza navale di Londra « " specie nelle ultime sedute " aveva prodotto su lui stesso e su tutti la più favorevole impressione , (r. 3969/1214, Washin:;ton 27 giugno).

les, sovvenuta dai sovieti, che trovano .in essa mezzo efficace di propaganda nei paesi orientali. Un congresso cui hanno partecipato agitatori indiani, magrebini, turchi, e per l'Egitto Abdel Ham~d Said, ha avuto luogo a BruxeUes l'anno scorso.

Nei g.iorni succeS>Sivi alla emanazione dell'appello sono apparse le seguenti pubblkazioni riferentisi tutte agli ultimi avvenimenti politico-militari in Cirenaica e ile cui traduziJ0011i trasmetto qui ·Uiliite aùil.'E. V.:

• -L'opera degLi ditlrliialllli a Barce • -• Ahram • dell 3 gliugno (ailil. due); • -11 messaggio del Millti dii MosSUJl arl Papa • -• Eil Dadrak • dìeU. 3 griJugno (ailil. tre); • -L'opera de•gli riJtail.iatilli a Barroe • -• Ahram • dell 4 glrugno 0aii.J.. quattro); • -La quwta esposizrione m Tr,iJpoliiltanta • -• Eil SagJr • del 4 giÌJUgiDO (ailil. cinque);

• L'occupa:zJiOOlle ri!1Jar11a'llla. m Libia ·e Le rsue opere • -• Ka:u~ab erl Sciarq • del 9 giugno (all. sei);

• -AgitaZJiolllli rm Libli1a • -• El Silassa • derlil'll glilugrno (rarlil. setlte); • -Che rc01sa succede rin Dilbira • -• El Scilourra • del 17 giiugrno (ailil. otto); • -Fra gr1i arabi e glii :irbal1iJanli • -• Ell Scrioura • dei!. 17 giugno (railil.. ill!OVe).

Le suddette pubbHcazioni non escono dal ·consueto tenore degli attacchi, rivoltici .anche in passato, per la nostra pretesa oppressione in Libia. Un certo interesse riveste un solo articolo, quello del • Kaukab el Sciarq • del 9 corrente, per iii. parallelo che si fa in fine di esso fra due diverse politLche che l'articolista crede rilevare da parte nostra l'una di oppressione ver1so i popoli musulmani del Mediterraneo (i libici), l'altra di attrazione verso i paesi arabi del Mar Rosso ove La nostra politica tende a creare sfere di influenza e campi di rpenetrazione economica. La osservazione, ·che non manca di originalità, potrà essere ultedormente sfruttata per sollevare diffidenze contro di noi nella politica in Arabia.

Ho presente quanto l'E. V. mi ha significato con il foglio undi·oi corrente

n. 219429/127 circa una replka eventuale deUa legazione alle pubblicazioni tendenti a diffamare la nostra azione ·coloniale ed a travilsare i provvedimenti precauzionali testè attuati contro la ·confraterni·ta senussita come manife,stazioni contro la religione e le istituzrioni islamiche. Mi corre obbUgo qui sottoporre aH'E. V. alcune ·considerazioni.

Per chiarire localmente determinate situazioni secondo il punto di vista che più ci conviene io seguo hl mezzo normale dii ispirare arti·coli sul nostro • Giornale d'Oriente •. Tale procedere tende pdncirpa·lmente a forrmare l'opmtone pubblica degLi italiani d'Egitto ed a int·onare altresì quella degli altri europei e degli organi della loro stamrp·a. Avevo già provveduto alla inserzione di quelle particoLami notiZJiJe suLla nostra aziiolne polritiJoo~miJlitare 1m Oirenrallica che iil gen. Graziani direttamente mi ha mviato, e facendo riprodurre quelle app.arse sul giornale italiano ed arabo di Bengasi. Così ho fatto in seguito ad accordi personaU con il gen. Grrazian.i al mio g.iungere qui, ed ho già disposto l',invio dei ritagli del • Giorna~Le d'CM!ilente • ·contenenti all'tilco]i .intonaiti come ho so!p['a detto. Undlsoo qui i due più recenti m data del 17 e 18 corrente (allegati lO e 11). Intendo ora seguire ancora per qualche giorno le eventuali ulteriori pubbJ.icazioni sulla chiusura delle zavie per poi far inserire sul detto giornale un ·chiarimento dei motivi di ordine politico che hanno ,consigliato il provvedimento, attenendomi alle istruzioni di S. E. il Ministro delle Colonie daUa E. V. comunicatemi con il foglio sopra citato.

Per portare invece una campagna di stampa per ribattere le ,affermazioni a noi contrarie sugli stessi giornali arabi, la legazione incontrerebbe difficoltà non facilmente superabili. I maggiori organi dei vari partiti politici diffi:cHmente si indurrebbero a pubblicazioni sui loro fogl,i ,che disapprovassero e negassero solidarietà, almeno morale, ai correligionar,i combattenti in Libia. In un cl:ima politico come l'attuale, fortemente acceso di nazional,ismo arabo ad oltranza ed eccitato da ideali panislamici, a:lmeno nel campo teorico, nessun organo di una qualche importanza ed avente un certo seguito nelle ,correnti v,ive del paese potrebbe rinnegarsi in modo tanto palese. Minori difficoltà incontreremmo certamente ,in taluno dei numerosi organi secondari viventi di espedienti e di ricatti; ma l'E. V. può giudicare quale sca11sa efficacia avrebbero pubbHcazioni emananti da fonti tanrto equivoche :ed :affatto autorevo[d. In ognli oaso lsairebbero indispensabili per una ,azione di tal genere, in un ambiente ove le redazioni dei g:iornali ~sono abituate a inghiottire largamente fondi politici di tutte le potenze, mezzi finanziari dei quali, come V. E. sa, io ,sono tota,J;mente :sprovvisto. Devesi infine considerare che ogni replica da parte nostra, ,come si è già in passato verificato, ha il r:isultato di rinfocolare polemiche scarsamente utili nei riguardi coloniali e che risultano invece molto dannose nei r,iflessi della azione politica che di qui si svolge per la affermazione della nostra influenza in oriente.

Sono quindi :subo11diilnatamelllte di avv:1so :che ~conven,g1a dar ll"iiWiievo qui soltanto agli avvenimenti :che segnano successi concreti e definitivi nella azione politico-miHtare svolgentesi nella colonia J,ibica, trascurando invece di dare soverchia pubblidtà a provvedimenti repressivi, politici, e alle semplici operaz.ioni di polizia militare. Infatti hanno a suo tempo provocato favorevolissima e profonda impressione le comunicazioni concernenti H nostro schieramento sulla linea delle oasi del 29° parallelo e quelle successive per la occupazione del Fezzan, avvenimenti ila cui importanza decisiva nessuno ha potuto sminuire perchè costituenti di per se stessi la realizzazione di un risultato de:llinitivo per la occupazione integrale delilia ,cCJI1ond!a. Invece d. :comunicati che 1hl:1ustrano <Wioni :màllJi.;tJard, an:llche brillanti, ma di portata locale ed episodica, vengono sfruttati dai nostri avversari per dimostrare non solo uno :Stato di anormalità perdumnte nella vicina coloni1a, ma :aLtresì !Se :file rfmaggono deduzioni ,P& iLa :lìrequenza degld SOO!lltci, wa entità deHe forze da noi impiegate, e la viCinanza delle 1o:calità ove avvengono

fatti d'arme a punti costieri da noi presidiati, per concludere arbitrariamente e far credere che i pochi nuclei di predoni rimasti sull'altopiano cirenako sono invece fa,lang,i di armati che tengono in iscacco l'esercito coloniale.

Ho ritenuto doveroso esporre esaurientemente il mio pensiero, e prego l'E. V. :Sig'IllificaiTlli le :diJrettiv:e :che dil R. govell1Ilo dnltende 1seguii.Jre in argomento. Assicuro intanto l'E. V. che sulla stampa araba :io non manco di esercitare il più attento ~controllo e uso di tutta la mia infuenza perchè siano limitate per quanto possibile pubbli:cazioni ~avverse. Ho potuto infatti ottenere, mediante le amichevoli relazioni ~che intrattengo ,con le redazioni di quasi tutti i giornali, che l'appello ai musulmani non fosse riprodotto in alcuno dei giornali egiziani, e che fossero evitate pubblicazioni ostili sui quotidiani arabi di magg~o'r autorevolezza e diffusione; nessuna pubblicazione è poi apparsa sui giornali in lingua europea. In tali ,condiziooi, avendo i maggiori giornali arabi e tutta la stampa europea taciuto, ed i minori giornali sembrando aver esaurito i loro argomenti contro la chiusura delle zavie, un nostro nuovo intervento sulla stampa araba non potrebbe ,che co,stituire motivo per far riprendere la campagna che sembra al suo termine.

(l) -La smentita, pubblicata dal Morning Post del 19 e comunicata da Bordonaro con (2) -Si tratta probabilmente di un promemoria sulle trattative italo-francesi circa la questione dell'art. 13 del patto di Londra e le convenzioni tunisine, trasmesso da Grandi a Graham il 5 giugno per essere consegnato a Henderson, che non si pubblica. (3) -Cfr. n. 79. (4) -Gli allegati non si pubblicano.
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PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, BEAUMARCHAIS (l)

[Roma], 21 giugno 1930.

BEAUMARCHAis -Sono ,stupito di avere ricevuto ieri sera questa nota, in risposta alla nota da me inviata ieri mattina (2). Evidentemente voi non siete al corrente della cosa.

GRANDI -Sono al ,corrente. La nota l'ho scritta io personalmente. Sono io stupito per avere r~cevuto la vostra nota di ieri mattina.

BEAUMARCHAIS -In questa condiz,ione io sono costretto a domandarvi una formale >Spiegazione. L'Ambasciata di Francia non può accettare la nota da voi inviata.

GRANDI -La spiegazione trovatela nel cattivo gusto con cui l'Ambasciata di Francia dopo avere ricevuto dal Governo italiano una d~chiaraz,ione ufficiale di rincrescimento per gli incidenti di Bari, insiste con tma seconda nota, contestando la verità dei fatti esposti dal Gov,erno itaUano. Questo è cattivo gusto, per essere cortesi.

BEAUMARCHAIS -Evidentemente non vi rendete conto della gravità delle vostre parole. GRANDI -Mi rendo perfettamente conto di quello che di>co, d~cendo che la vostra nota è, per lo meno, una cosa di cattivo gusto.

Voi che siete così ipersensibile per gli ~ncidenti di Bari, avete l'arda di dimenticare troppo spesso che ben 83 -dico 83 -sono fra morti e fedti gli italiani fascisti assassinati ed aggrediti in Francia.

BEAUMARCHAIS -Da Italiani.

GRANDI-Da Italiani protetti dall'omertà francese. In suolo francese. Sotto

la legge francese.

BEAUMARCHAIS -In queste condizioni non mi resta altro se non di uscire. Voi vi assumerete la responsabHità di quello che può accadere (,si alza).

GRANDI-Buon viaggio, Signor Ambasciatore ~mi alzo anch'io).

Beaumarchais è livido. Io sono perfettamente tranquiHo. Dopo qualche esitazione Beaumarchais si rimette a sedere. Io ri.J?ango in piedi. Beaumarchais

borbotta: • C'est énorme, c'est énorme... "· Poi tace. Prende un'altra carta dalla bol'sa. Mi parla d'un altro affare. Allora mi metto a sedere. La conversazione riprende in un tono tranquillissimo. Essa dura dalle 11,30 alle 13. Nessuna conversazione fra me e l'Ambasciatore di Francia si è svolta tanto tranquillamente come questa, dopo ·la battuta trag,tcom:toa deLl'inizio.

La ·conversazione toeoa argomenti delicati. Beaumarchais mi parla di un Daprpo:r:to g1untog1i da Vamsawa da:l:l' Ambasci!atove Larr-oche sul mi10 Vii.lag:gio (1). Entra :per primo nell'argomento deHe trattative libico-tunisine. Nessun elemento nuoV1o. Uni:oa ·constataz;.ione: Beauma:11chails, con:liermando quanto Berthe1o:t ha detto all'Amba·sci:atore Manzoni tre o quattro mesi fa (2), si rimangia interamente la quasi-concessione fatta, nel senso cioè che le convenzioni del 1396 siano prorogate per la durata del Patto di conciliazione da conc,ludersi. Beaumarchais dkhiara -inaccettabile questa nostra proposta. Lunga discussione sulla questione della rettifica del·la fvontiera libica, note Bonin-Pkhon ecc. Passo in rivilsta tutta la letteratura dei precedenti africani. Beaumarchats conclude col dirmi che rle :sue :istl'uZ'.i!OIIl:i nOIIl ·sono cambiate. E<gli :si !I'iJc:iliiJamla COi!l una monotonia esasperante agli impegni che, secondo lui, il Capo del Governo avrebbe già presi con lui Beaumarchais •per•sonalmente. Io gli dichiaro, a mia volta, che le questioni libko-tunisine vanno inquadrate nell'attuale situazione generale dei rapporti itala-francesi. Cade !'·argomento delle questioni libko-tunisine. Beaumarcha1s è :curioso della mia vi!sita a Schober (3).

GRANDI -Schober ,sta bene. Tutto trra:nqui:11o i:n .Austri:a. L'Anehil:uss :lia progressi. BEAUMARCHAIS -Su questo punto, deHa ferma opposi,zi:oUJe a:Ll'.Ansch1uss, Fvancia e Italia saranno sempre unite.

GRANDI-Non so. La cecità della vostra politka ci farà un giorno riflettere anche su questo. Per mio conto l'Anschluss non è poi quella cosa •così brutta come è sempre apparsa. Ad un certo momento •l'Italia dovrà decidersi a ,scegliere il meno peggio fra due mali. Io non sono spaventato della Germania a Klagenfurt (? !).

Beaumarchais si agita di nuovo. Le mie parole gli hanno fatto una certa impressione. BEAUMARCHAIS -Ma il capo del Governo mi ha sempre dichiarato che egli non sarà mai favorevole, a nessun prezzo, all'Anschluss... GRANDI -Anche Briand ha dkhiarato a Washington che la Francia riconosceva all'Italia la parità.

BEAUMARCI!Ars -Ebbene anche se la Francia dovesse rimanere sola, la F.vancila ba•sterà da :sol•a, :msteme con .La Jiugos1aV1ila, :ad d::mpedi.lre F Anschluiss. L'Anschluss è per la Francia la guerra. Meglio lo smembramento dell'Austria che la unione dell'Austria alla Germania. La Jugoslavia sarà con noi.

GRANDI-Ma Francia e Jugoslavia non sono le due sole Naztoni in Europa. Beaumarchats parte in congedo per Parigi. Ci siamo lasciati nei migliori termini. È mia impressione che il Governo francese non voglia riprendere seria

mente la discussione delle questioni libico-tunisine. Le mie parole buttate così, come a casaccio, sul problema austriaco mi hanno confermato quanto sensibile è su questo punto 'la politica francese, e per riflesso, di quale importanza è il fattore austriaco nell'azione che l'Italia sta svolgendo e svolgerà.

(l) -Il 19 giugno Grandi aveva detto a Graham che le conversazioni con Beaumarchais non sarebbero più state tenute da Mussolini ma da lui stesso (DB, n. 219). Mussolini incaricò Manzoni di far sapere al governo francese che la presenza di Beaumarchais a Roma non era più desiderabile (ACS, Verbali del consiglio dei ministri, 28 giugno 1930, cit.). (2) -Si tratta di uno scambio di note, che non si pubblicano, relative alla manifestazione antifrancese avvenuta a Bari (cfr. p. 125, nota 1). (l) -Cfr. p. 74, nota 3. (2) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 406. (3) -Per la quale cfr. gli accenni al n. 54 e a p. 106, nota l.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

L. 220664/502. Roma, 21 giugno 1930.

11 teil,egr,amma quJi unito, 'col quawe La ,:imJcariloo d:i :lìa['e al!Sig\Ilor Brlliand una comunicazione (l) sulla nostra proposta di • vacanza navale • (comunicazione che oramai si imponè per togHere di mezzo ogni equivoco) è destinata ad appar,ire a suo tempo in un • Libro Verde • relativo alla questione del disarmo. Per questo deside:w che Ella lasci al signor Briand un appunto che sia una riproduzione integrale e letterale del mio telegramma : in altre parole una copia tradotta delle Sue istruzioni.

Appena fatta la comunicazione, me ne voglia dare ~conferma telegrafica.

P. S.-Desidererei che questa comunicazione venisse fatta prima della Sua partenza da Parigi.

ALLEGATO.

GRANDI A MANZONI (2) (Ed. in D B, n. 223, aJ.lega,to)

T. PER CORRIERE 584. Roma, 21 giugno 1930.

Nel mio discorso del 3 corrente al Senato del Regno ho fatto un accenno alla proposta avanzata dal Gov,erno italiano nel senso che Francia ed Italia sospendano l'esecuzione del rispettivo programma di costruzioni navali per l'anno 1930 fino a quando i negoziati interrotti a Londra, e che dovranno essere ripresi d'accordo fra i tr.e Gov.erni, non sal'anno .g1unti al iloro termine.

Ho già avuto occasione, prima del mio via,ggio in Polonia, di telegrafwe a V. E. qualche sommaria informazione circa tale proposta ma credo oggi opportuno di fornirLe maggiori raggua~ .sulla sua orig&ne ·e sulle dr.ClOStanz.e nelile quéili essa è stata fatta e desidero che V. E. ne dia comurucazione a!l Signor Briand in modo che il Governo francese sia messo direttamente e precisamente al corrente di tutto quanto si riferisce all'argomento.

Durante l'ultima fase della Conferenza di Londra, e precisamente la mattina del 14 aprile u. s. prima dell'inizio della 5a seduta plenaria, il Signor Mac Donald mi convocò ad un privato colloquio nel corso del quale egli mi espresse le sue preoccupazioni pel fatto che la mancata partecipazione della Francia e dell'Italia all'accordo sulle limitazioni navali poteva dar luogo ad una pericolosa corsa di

n. -225). Sul colloquio col ministro degli esteri francese Manzoni, recatosi a Roma per desiderio di Mussolini, riferì verbalmente (cfr. n. 127). Nel consiglio dei ministri del 28 giugno già cit. fu deciso che « condizione per discutere con la Francia dev'essere la parità navale •. Avendo Grandi riferito che a Parigi si attendeva un'apertura di Mussolini, questi rispose rifiutando, • tuttavia nessuna parola sarà detta fino a che il Ministro Grandi non sarà andato a Ginevra • (ACS, Verbali del consiglio dei ministri).

armamenti fra i due paesi e forse anche rendere inoperante l'accordo che la Gran Bretagna si accingeva a concludere con J.e altre due Potenze Oceaniche (1).

Parlando a titolo personale, dissi al Signor Mac Donald che il Governo Italiano, pur mantenendo fermo il principio sostenuto a Londra, e cioè il diritto per l'Italia di !raggiungere il livello della Potenza continentale europea più armata, non intendeva approfittar·e della libertà di azione che gli rimaneva acquisita, per iniziare una politica di costruzioni che potesse dare origine ad una corsa di armamenti fra la F!rancia e l'Italia.

Dichiarai al Signor Mac Donald che, al mio ritorno in Italia, avrei raccomandato al mio Governo di adottare questa linea di condotta: che cioè fin quando i negoziati rimanessero aperti, il programma di costruzioni italiane non superasse il programma francese, mantenendosi cioè nella linea adottata da sette anni a questa parte. Aggiunsi inolt!re che allo scopo di facilitare la conclusione dei futuri negoziati ero pronto a proporre al mio Governo che, pendenti le trattative, l'Italia si impegnasse a sospendere, rallentare o ridurre il programma di costruzioni nello stesso modo e misura in cui la Francia avesse accettato di far·lo.

Di ritorno a Roma, sottoposi la questione al Capo del Governo, il quale approvò le direttive di cui sopra. Intanto, nei primi giorni di maggio veniva reso pubblico il nostro programma di costruzioni navali per il 1930.

Il 9 maggio, e cioè due giorni prima della mia partenza per Ginevra, mi perveniva dal SignOT Mac Donald una •comunicazione (2) con la qua'Le iJ. PTimo Ministro britannico, nella sua qualità di Presidente della Conferenza navale e riferendosi alla nostra conver:;azione del 14 aprile, mi chiedeva se egli potesse interpretare le intenzioni del Governo Italiano nel senso che l'Italia era ancora disposta ad astenersi dall'impostare le costruzioni del nuovo programma per il tempo in cui rimanevano aperti i negoziati.

Risposi al Signor Mac Dona1d in data 11 maggio (3) confermando la proposta da me già fatta a Londra e cioè che ero sempre disposto a proporre al R. Governo che, mentre procedevano i negoziati per un accordo con la Francia, l'Italia soprassiedesse alla messa in cantiere del pì-ogramma del 1930, se la Francia avesse fatto altrettanto per il programma votato per l'anno in corso.

Il 16 maggio, a Ginevra, il Signor Henderson, nel ringraziarmi a nome del Signo!r Mac Donald per la mia comunicazione, mi disse che era stato incaricato dal Primo Ministro di rpar1lail'ne al Signor Br:iand (4). Più tardi nello stesso giorno il Signor Henderson mi informò di avere comunicato la nostra proposta al Signor Briand i'l quale gli aveva r:l1sposto di non essere in grado di prendere una decisione in merito ma che ne avrebbe parlarto col Signoc Tardieu appena .tornato a Palt'igi.

Il Signor Henderson aggiunse che mi avrebbe tenuto informato della risposta francese pel tramite dell'Ambasciatore Britannico a Roma. A tutt'oggi .nessuna uillteriooe comunicazione è stalta fa~a ,aJ. R. Governo su questo argomento.

Quanto precede espone in modo completo ·le circostanze nelle quali la nostra proposta è stata ·presentata. Per debilto di .cortesia desidero che V. E. ne dia conoscenza al Signor Briand, !asciandogli un appunto scritto della comunicazione che Ella vorrà fargli a mio norr:.e.

V. E. vorrà in pari tempo di·re aJ. StgnOII' B!riand che il R. Gove!l'no manrtiene ferma la proposta già avaru~ rpel tramilte del Signor Mac Donald e che sarà ilieto di conoscer·e i.! pensiero del Governo frMJJcese al dguardo (5).

• L'accettazione da parte italiana della " suggestione " Mac Donald (vacanza navale italafrancese per il 1930) è caduta nel vuoto.

(l) -La comunicazione ebbe luogo il 24 giugno (per un commento di Briand cfr. DB, (2) -Il documento fu inviato per conoscenza anche a Londra. (l) -Su questo colloquio cfr. l'accenno in DB, p, 354, nota 1 cit. (2) -Cfr. n. 25. (3) -Cfr. n. 27, allegato. (4) -Cfr. n. 39. (5) -II 16 giugno Mussolini aveva diretto a Sirianni la seguente lettera (copia in ACS, Presidenza del consiglio, 1928-1930, fuse. 1/2-2/8144):
108

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ANGORA, KOCH

TELESPR. R. 220747/140. Roma, 23 giugno 1930.

A suo telespresso n. 1643/597 del 6 corrente (1).

Dalle notizie fornite dal R. Ministro ad Atene, sia nei riguardi della preparazione della prossima Conferenza balcanica che in quelli deJ.le disposizioni colle qual.i è stato colà accolto il recente accovdo greco-turco (2), notizie che ho comunicato a codesta R. Ambasciata, può già aver,si un'idea dell'ambiente nel quale verrà a realizzarsi l'iniziativa dell'Ufficio Internazionale degli> Amici della Pace.

È evidente che la qualità stessa dei partecipanti ana Conferenza, a prescindere d.a;lila malter]a rOaortdoa 1e ,daJ111e rs~tUaZJÌIOilli iilJelttlamoorte WJJtagonfustiche SUJhle quali si dovrebbe discutere, non possono dare affidamento di ·concreti risultati, apprezzabili e di qualche serietà.

Tenuto ·conto, peraltro, degli ispiratori, apparenti e non apparenti dell'i:nizilativa, rohe 1segue, taùmelno 1iln orcLiJille di tempo, 1i pri'ogetti dd Brikmd, delille spec.ilalJi condizioni dei Governi di alcuni Stati balcanid, costretti a far .sempre m.aggiori concessioni alle ag.itazioni di pO!polazioni di mentalità primitiva, non è detto che anche riunioni del genere di quella progettata ad Atene, non possano lasciare seme di illusioni e di orientamenti, il •cui sviluppo futuro potrebbe portare a situazioni non esattamente ·conformi agli affermati scopi deU'iniz,iativa ginevrina, e, ad ogni modo, non giovevoli alla posizione partkolare della Turchia.

In questo ordlme rdi rtdee, Tewfik Russdi bey, flM"à ropooa rlml:to ·);)iù OIPPDrtuna, in quanto-come sembrerebbe •convinto •a fare -agirà nella circostanza, colla maggiore ponderazione e circospezione, senza farsi, •sopratutto, soverchie i11usilonli sopm 1'artt1eggilamento dii questa o dii queiTil:a DelegaziJone Baloallliiloa, che non impegneranno responsabilità dei rispettivi Governi, alla Confer·enza di Atene.

Se può essere meglio essere presenti, anzi:chè •assenti, occorre, ad ogni modo, che l'intervento adeguatamente preparato, ·sia preso in ·COnsiderazione soltanto

È necessario entro i prossimi mesi luglio-agosto procedere all'assegnazione delle unità bilanciate nel 1930 ai vari cantieri. In modo che sia predisposto per lavorare entro autunno e inverno.

Inverno che si annuncia da molti sintomi più pesante dello scorso. È necessario dare lavoro anche ai cantieri di media grandezza (Fiume, Ancona, Castellammare, Palermo).E ciò non solo per ragioni sociali, ma per evitare l'ingrossamento eccessivo e alla fine monopotistico dei maggiori.Le grandi industrie o piuttosto le grandissime industrie, pongono i loro problemi più sotto l'aspetto politico che economico. Ne facciamo la esperienza con la Fiat.

Senza considerare che i cantieri di proporzioni modeste, lavorano più diligentemente dei grandi e possono fare prezzi minori: L'unità che ha battuto il record di velocità è uscita dai cantieri di Ancona.

Occorre evitare la anemia economica dei piccoli centri e non provocare l'affollamento delle masse operaie in pochi centri o in altri termini l'elefantiasi urbanistica coi mali che ne derivano •·

In realtà il programma navale italiano per l'anno finanziario 1930-31 non venne eseguito. Cfr. sull'intera vicenda Survey for 1931, pp. 260, 262-263, 277-278; e anche, più avanti, n. 141.

come un minor male. M.a indubbiamente, varrebbe assai di pm, per la stessa Tul'chia, un fallimento dell'iniziativa o, quanto meno, ogni possibile diminuzione della sua anche solo ·appal'ente importanza.

ln questo 1senso, ~ed dn modo opportuno e lriÌis&Vato, V. S. vcmrà far valm-e, presentandosene occasion·~, i suoi consigli presso Tewfik Russdi bey, mentre è in ·corso la sua risposta all'invito -della quale gradirò, •appena possibile, aver notizia -e mentre i Rappresentanti diplomatici turchi prendono contatto (telespresso n. 220127/135 del 17 corernte) colla stampa degli Stati Balcanici (1).

(l) -Cfr. n. 86. (2) -Cfr. n. 99.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A BELGRADO, GALLI

T. 597/88. Roma, 24 giugno 1930, ore 24.

Suo 1Jeiliegramma n. 74 (2). V. S. :fìacata senz'a['IIDo ll'li[eV!M'e tlia cosa a oodelsto Ministero degli Affari gsteri. Peraltro sue dmostranze verbali dovranno essere intonate piuttosto che ad una formale protesta per .H caso ~singolo, ·col consueto infruttuoso seguito, a far •Constatare, ad ogni utile fine di fronte alle ripetute l:aginalllZe •Che •emaaliaDIO da Beillgr"lado per pretese nostre manHlestaZI~Oilli neldentiste e provocatri-ci, che indubbiamente non è costà che si è .senza peccato.

110

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1554/266. Londra, 25 giugno 1930, ore 13,40 (per. ore 15,55).

Persona fiducia di ritorno da Parigi dove si è incontrato con T·ardieu e val'ie pevsonalità politiche francesi mi ha detto che posizione Tardieu si è molto avvantaggiata da tensione franco-italiana sfruttata a scopo parlamentare per ottene·re appoggio opposizione opere difesa militare e approvazione re1ativi crediti. Partito socialista francese cercherebbe influenzare labudsmo inglese per una politica nettamente francofila. A Parigi correrebbe voce di un lungo congedo che verrebbe accol'dato a Beaumarchais.

(l) -II 19 giugno Guariglia aveva avuto un colloquio con Gemi! Dino per esporgli, su richiesta di quest'ultimo, il parere italiano circa la partecipazione dell'Albania alla conferenza balcanica (promemoria Guariglia per Grandi, 19 giugno). In seguito a questo colloquio fu inviato a Tirana il 26 giugno il telespresso 221161/284, del quale si pubblica un passo: c Poichè il Governo albanese domandava il nostro parere (e ci era particolarmente gradita questa prova di fiducia e di amicizia), non si esitava a dirgli che sarebbe stato conveniente che il Governo stesso non si fosse fatto rappresentare ufficialmente alla conferenza, ma che vi avesse inviato qualche perS()na adatta in veste di osservatore, con l'istruzione di prendere parte ai lavori senza dimostrare speciale attività od interesse e senza prendere delle iniziative. Che, se durante le riunioni le discussioni fossero scivolate su argomenti politici delicati, l'osservatore albanese avrebbe dovuto limitarsi a richiamare l'attenzione della Conferenza sulla convenienza di evitare tali problemi esorbitanti dalla propria competenza •. (2) -Manifestazione di irredentismo jugoslavo per Fiume.
111

L'AMBASCIATORE A MOSCA, CERRUTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1560/141. Mosca, 25 giugno 1930, ore 23,10 (per. o1·e 3 det 26).

L.itvinoff mi ha detto oggi che dichiarazioni fatte dal Re di Romania accennanti convenienza poliUca di maggiore ·concerto fra ·l'Italia, Romania, Polonia, AUJstJI'ia... (l) e mi ha chliesto se ciò dovesse sìignmcare IrtaWila awebbe vediUJto con piilacere T:afforzéliffienrbo aUleanm il'OililalJO polacca diJrettla oootro il.la Russda. Gilli ho risposto ·credeV'o ,potere osserva~re il'oppOisto, Ltailrlia sameibbe e"V!ellltua,J.mel!lJte starta prOll!ta merot~e 'ID opera sua !influenza per diil11ilmere per qué1il!lJto è possd:billie ll'ag,iJOI!lJi di sorez;iJo tll'a ~a Russila ·ed li suoi v1cirni gé1111an1Jelll1do così pace Europa nord-e1st. Litvinoff si è mostrato sodidlisfatto mia .risposta e disse constélil1gli Italia stava facendo sforzi per accor:darrsi ·Con Romania e Ungheria. Risposi essere notorio questo è un desiderato magg~ore dell'Italia ed è riprova suo sincero desiderio paai:ficail'e popoLi e dirimere conflitti (2).

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IL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Ed. in R. GUARIGLIA, Ricordi 1922-1946, Napoli, 1949, pp. 111-127)

Roma, 25 giugno 1930.

Per esaminare e comprendere la presente delicatissima situazione dei rapporti italo-francesi non basta riportarsi allo ~stato d'msoddisfazione dell'opinione pubblica italiana fin daU'immed1ato dopoguerra, determinato dai risultati poliUci della vittoria (dehla 'cui scariSità vien comunemente data gran parte di colpa alla Francia) nè l'i:llarsi a tempi più recenti in cui abbiamo in·contvata l'ostilità fr:ancese sia nella questione di Tanger,i sia rpiù tardi in quella di Tuni,si * e dei confìni ,JdJbilci * (3) ed illlfine nel!lia 'cos1dietta questilone delLa 'J)!Wità navai!Je.

Bisogna invece ·considerare che quello stato di insocldisfazione del nostro popolo e quel prepotente bisogno nostro (for:se più mol'ale che materiale) di seguire una pol1tica di movilmento e di attività, tesa da un indefinito destderio di maggiore .espansione e di maggiore potenza, hanno attraversato varie e * diver,se * (4) :liasi dail. 1919 ad ogg;i.

All'indomani della pace i Governi prefasdsti si adoperarono a contenere questi tumultuosi 'sentimenti e ,credettero di imporre la rassegnazione ai fatti compiuti, agitando lo 'spettro della disa,strosa situazione economica del paese.

in un mezzo di difesa e di offesa costituito dall'abusata immagine della testa di ponte albanese. Comunque, si aprì allora, con la sopravvenuta tensione dei rapporti italojugoslavi, l'era deltle ostilità aperte italo-francesi.

È da notare che, mentre l'Inghilterra si preoccupò assai più della nostra azione albanese e tentò in certo modo di arresta11la, meno .se ne preoccupò la Francia, dalla quale non rtcevemmo mai sollecitazioni in questo senso.

Ciò perchè dall'assopimento delle controversie italo-jugoslave poteva derivare alla Francia la diminuzione della pressione ,che essa esercitava contro di noi attraverso la Jugoslavi'a, mentre tale pressione era inve,ce aumentata dalla tensione italo-jugoslava, ,e serviva quindi agli scopi francesi, se fosse ~stata mantenuta entro certi limiti. E perciò, appunto in quei tempi, Francia e Jugoslavia arrivarono ailla firma di quella Convenzione militare che fino allora era stata ritardata. I francesi sostengono (e ne sono apparsi ·chiari accenni in questi ultimi tempi nehla loro ,stampa) che éssi ci offrirono di attendere ancora per la firma di tale convenzione ·che fossero sopite le questioni i.talo-jugoslave, e ~che noi lascilammo 'sen:zJa II'Iisposta Le lo~o off,erte. È questo un pnnrto al!liCora oscUiro llle~[a storia dei nostri ultimi tempi, ma il fatto in !'ealtà estste e le ragioni per le quali noi non raccogliemmo le offerte francesi furono quelle stesse che * ci indussero* (l) 1ad !ilnimatr~e lLa nostrn. ·energica a:zJÌ!Oille dn Mban1a, doè, m sostanza, il convincimento di non potere, da un lato, aver fiducia in una politica di accordi con la Jugoslavia e ·con la Francia, e, dall'altro, di non poter troncare quel movimento attivo della nostra polittca estel'a che cordspondeva alle aspirazioni geilleriiJche deLLe IIlléliSOO (2).

Fatto è .che noi non ci limitammo soltanto a portar 1'Albania nella nostra orbita, ed organizzarla politi!camente e militarmente, ma inizi,ammo ·contemponmeamente un'opera di denunzia all'opinione pubblka internazionale delle intenzioni aggressive della Jugoslavia, e portammo quindi al massimo la tensione dei rapporti italo-jugoslavi.

Nel frattempo le questioni propriamente italo-francesi che, come ho detto, erano rimaste in ,certo modo sopite da'l 1919 (tranne la questione di T·angeri che aveva speciale carattere ed a sollevare la quale non i!ntendemmo per iniziativa nostra ma perchè e'ssa venne posta sul tappeto dalla Francia e dall'Inghilterra all'infuori di noi), riarpparvero e si fecero più acute. Ciò forse perchè, per ragioni di tattica politica, si ·credette da parte nostra metterle all'ordine de'l giorno allo scopo di dimostrare la penosa situazione internazionale in cui si veniva a troval'e l'Italia non soltanto .per colpa della Jugoslavia ma anche della Francia. Certo è però d1e athle prime apertw-e :lìrantcesi * di accwdo * (3), il!e quali rnsaiLgono alle trattative precedenti Locarno e ·che furono anch'esse da noi l'asciate senza dsposta, susseguirono altre aperture nel momento ·culminante della tensione italo

jugoslava. Fu 'éllliLooa che ill Capo ·del Govei"IDJo .staibi'lì dJn una ~te di prunti {l) ciò 'che doveva formare l'oggetto di trattative con la Francia, e fra questi punti comprese non soltanto la questione libica •e ·la questione tunrsina ma anche la questJiJOJ.re ju,gosl,ava ,con lle sue ii'ilpevcuss10IJJi nelilia pOÙiiJtioo balkamca e *ile* (2) questioni centro-europee e danubiane. I primi colloqui ·svoltisi a questo proposito con gli Ambasc~atori francesi Besnard e poi Beaumarchais non sono noti pel'chè, allmeno per quanto dio sappila, non ne fu te[Luto verba1l1e {3).

Certo è soltanto che, ad un dato momento, il Capo de'l Governo rLdusse i punti delle trattatiV'e italo-francesi unicamente a due, cioè Tuni,sia e ·confini libici.

Sono note invece ampiamente a V. E. ·ed a me le vicende di queste trattative che si svolsero infruttuosamente fin quando al complicato problema delle re1azioni itala-francesi venne ad aggiungersi ,Ja questione del disarmo e della parità navale.

La situazione di questi ultimissimi tempi è però contemporaneamente caratterizzata dalla volontà del Capo del Governo di attenuare la tensione dei nostri rapporti con la Jugoslavia, volontà determinata in gran parte dalla nostra preparazione militare ancora inadeguata.

Riassumendo, d troviamo al momento .presente in uno 1stato di tensione politica massima ·con la Francia, che rende assai diffidle per non dire impossibile riprendere le discussioni tanto sui problemi navali che su quelli mediterranei. Tendiamo teoricamente, ma non praticamente, a un miglioramento dei nostri rapporti 1con la Jugoslavia, e, nello stesso teffiiPO, 'coiliStatiamo nel Governo jugoslavo una insofferenza, sia pur vaga, deHa politka francese. Ma, in l'ealtà, mentre *per quanto ·ilo sappi1a * (4) non si è cfaJtto moltllo 1per migiJJilorarre iLa noSfu-a prepamzione mi!litare, dobbiamo constatare di non aver avuto pLccola parte di responsabilità (mediante la nostra politica di violenta ed aperta ostHità) nel 'cementare l'unione dello Stato jugoslavo sotto il Governo dittatoriale e nello 'spingere la Jugoslavia ad accrescere i propri armamenti (armamenti che si vanno potenziando al massimo con la costruzione delLe ferrovie strateg,iche, mentre per noi si accrescono le difficoltà militari derivant.i anche dal verificatosi aumento della nostra fronte mediante l'aggiunta della fronUera albanese alle nostre proprie frontiere con un •esercito misto sempre pieno di incognite) e di avere anche dato pretesto alla Francia di accrescere i propri bilanci militari e le proprie forze di difesa sulle frontiere terrestri e maTittime.

Nè bisogna nascondersi che il momento in ·cui si fanno più tesi e delicati i nostri rapporti ·con la Francia, (specie dopo l'eco dei discorsi di Firenze e di Livorno) coi1ncilde ·co!l peT.iodo che ose~ei chiama'l'e de]Jl'a;pog•eo dei[ilia polllliti1ca francese in Europa. Potenza militare, potenza finanz,ia.ria indiscussa (di ,cui teme perfino la potente Inghilterra), :potenza J)Olitica infine, pokhè, mentre il signor B~iand cootinua ancora a :tiare :!1a 'Sllia 1ahHd,ssi:ma pa11te di 1slil"'enla paoifi:sta e democrotllica,

n. -3; vol. VI, nn. 68, 85. 167. Per una cronologia dei colloqui. ibid., vol. VII. p. 140, nota l. Ma i primi colloqui furono antenori alla stesura, da parte di Mussolini, dei punti.

al signor Poincaré, dal nazionalismo ormai invecchiato e passato alla storia, è succe:duto 1iil ,s,igm_or T:all'dieu, non meno naZJionaL1sta e non meno arutortirtrurdo dii lui, ma relativamente nuovo sulla scena politica, e, quindi, bisognoso di ,creare, con la propria, una più forte situazione internazionale della Francia. Mai il signor Poin·ca.ré aveva pa.r,la~o, come ha fa·tto ~l signor '!1a,Ix1ieu, a nome non di una Francia di 35 milioni di abitanti ma a nome dell'Impero francese, :florte di 100 milioni di uomini.

Un giornale italiano ha recentemente scritto che la Francia rassomiglia ad una bella signora giunta aila sua piena maturità, la quale teme che ogni suo successo abbi1a da esse.re l'ultimo. Ques,to non è esatto, pwchè se ~a F!Danclia è ginnta alla sua maturità essa è propr.io nel periodo in cui potrà avere i maggiori successi ed anche quando, in un tempo ·che sembra ancora lontano, sarà ·invecchiata, è da temere che ne avrà ancora di quelli determinati soltanto dal suo brillante passato.

Di fronte a questa situazione quali sono in realtà le armi di cui noi ci servLamo per affrontare la grande battaglia dei rapporti itala-francesi proprio nel momento in cui l'avversario si trova nel pieno delle sue forze?

All'interno assai scarse sono ancora le nostre forze finanziarie e militari, all'esterno ancora deboli ed incerte le nostre amicizie, poichè anche quelle che sembrano più sicure, come l'Ungheria, non soltanto non costituiscono delle forze, ma sono altl;che e1sse dn. ~certo modo ·sogge.tte aHe eiS11genze finanz,1a:rl1e che s:i trovano tutte in dipendenza della Francia.

Non è certo sulle amicizie austriache, turche, bulgare, sulla possibilità di svolgere una politka russa, sulla incostanza greca che noi possiamo contare, come forze alleate, in questo terribHe duello, e nemmeno su quella ancor vaga insofferenza che la Francia stessa ha creato nei suoi più fidi amici, come ad esempio nella Polonia.

Ad un sistema centro-europeo e balcanico nel quale noi potremmo inserirei e che si contrapponesse apertamente al sistema francese, manca infine tuttora la pri1ncipa~~e fo~rz:a dii coesione *e dii v1talld:tà * (l) dre è costituLta daJllia Germania.

V. E. sa che i tempi non sono ancora maturi per questo, e che la Germania deve :segud:re 'aiLt1re v.ie * (diver1se ed ~anche contr~astail1ti, .con •le rnost.re) * (2) pe1r reaLizZJarre 1i suoi immedlilarti prroblemi polii!t1ci dilpendenti da:I;lie modifiche che eSISia vuole 'int.rodruNe ,aiJ.rtr.art::tarto di Viersai,li].es, e V. E. ,sa pure 'che lia Gemnand.a è, forse, l'unico Paese in Europa veramente stanco, nella sua maggioranza, della guerra passata, e veramente restìo ad una prossima apertura di ostilità, pokhè, checchè se ne dica, i movimenti nazionalisti, da Hitler allo Stahlhelm, rappresentano una infima minoranza della popolazione (3).

Per detecr:minare una nuova situazione europea la Ge11mania vuole (l) dap

prima provvedere alla propria completa ricostruzione economica e pol.itica e que

sta, per quanto si vada compiendo raptdamente, non è ancora prossima nel tempo.

In tali ·condizioni noi d troviamo prati,camente soli e deboli ad affrontare

il problema * inevitabile ed inevitabiLmente tragi.co * (2) delle relazioni italo

franc$i.

Non è certo 'coi ststemi 1attualii che nOli possilamo ll1ilsolverlo.

Sebbene io non conosca esattamente il pensiero del Capo del Governo in questa questiJOIJJe, nè ·~Iii ,scopi immediati o ,lonJta[]Ji; 1che egil:i: 1si pvopone di ;m,ggliJungere, debbo supporre che egli creda di poter affrontare tale problema ponendo apertamente di fronte a.U'opinione pubbUca mondiale (e fo11se più 8pedalmente di fronte alla opinione pubblica anglosassone) i1l problema messo.

DerliUil2lilando !Cioè 11a po1iltLca r11ancese ooone pertUJrbaibrlilce del!la pace europea, come tendente alla ·creazione in Europa di un sistema egemonico diretto, è vero, alla difesa della Francia, ma pur sempre risolventesi in una egemonia di quest'ultima, e preparando al tempo •stesso il nostro popolo alla chiara visione di quei 1perilcoli 'che in un tempo iPiù o meno vilc[no * possono * (3) min~ciall'!Ci.

Null1a di ,più gliusto, 1i:n appa:ren2la, •che questa d~ila cmara ed alperta, corr1spondente invero alle ·concezioni e ai metodi poliHci del Capo del Governo, poichè analogo fu il sistema che egli credette di usare nei riguardi della Jugoslavia. Ma non bisogna nascondersi che tale sistema è in fondo un'arma a doppio taglio porchè, mentre acui:s>CJe il problema politico, offre ad un'abile politica francese lia possibiiliità dii atteggila1rsi a Vlilttilma di denunzie :liaillste ed e1sagerarte e di ritoT,cere contro i denunziatari l'aecusa di velleità di aggressioni e di perturbamenti della pace.

Non bisogna dimenticare, infatti, che la politica francese per ottenere i suoi scopi dal 1919 in poi, e forse anche dal 1870, si è tutta basata suUa denunzia del pericolo tedesco. Non bisogna quindi offrirle il modo di far credere ad un pedcolo italiano che servirebbe a giustificare ancora maggiormente la ,gua politica di difesa. egemonica, (frase che è una .contraddizione in termini ma è pure fedele specchio della realtà) col conseguente accrescimento della sua potenZJa militare e finanziaria.

Come ad un certo momento il Capo del Governo ha sentito il bisogno di cloroformizzare i rapporti italo-jugoslavi, ,così sembra invece che sia oramai n tempo di dorofo11mizzare quelli italo-:firancesi. ClOil'ofomnizzare il [Jil"oblema, ma non sopprimerlo, poichè in realtà esso non è soppi'imibile dato che fatalmente costituisce il perno della nostra politica futura ed una delle maggiori questioni daLia I(JUi s011uz,ilone ISaJrà dietermilnato ·ill ·cooso de,glli eVIenti ~storilci europei.

Ad affrontare un nemico tanto potente io credo ancora nel,l'utilità del vecchio consiglio di adoperare le .stesse armi ·che egli adop,era. Sarà forse della diplomaz·ia, ma io sono di quelli che ancora vi credono, e che sono anZii convinti che nell'attuale periodo storico europeo la diplomazia è l'unico mezzo per poter aflironta:re e rtilsolvere ·cerrtJe ISLtuaZJtQIIJJÌ, poilchè \l'uLtima ratio, cioè Jia gìUel1l'la, è per lungo tempo indubbiamente esclusa.

Mi sembra quindi ,che noi dobbiamo anzitutto cercare di calmare la situazione generale dei rapporti itala-francesi, calmarla nell'opinione pubblica e nella stampa, evitando manifestazioni che a volte vanno molto oltre i nostri de,sideri, come ad esempio rle ragazzate di Bar,i (1), e di cercare piuttosto di far comprendere ailil'opiinione pubb1irca mondi1arle che non esiste da palMe nostra a~cuna ver11elità di ofliesa e tanto meno dii aggressione ~contvo lia Eù'lancia. Cdcò dovrebbe induroi a sopportare con maggriore pazienza gli inevitabili attacchi che ci vengono e ci verranno ancora d'oltre confine dalla specialissima situazione in cui si trova la _Franda nei riguardi deHe forze ma,ssoniche democratiche e del fuoruscitismo, le

quali contribuirebbero sempre a turbare i rapporti itala-francesi anche se a Parigi

vi fosse una sincera e fattiva volontà di eliminarne le influenze. Ottenuta così

una relativa ~calma, noi -pur senza farci parte diligente -dovremmo cercare

di ,riprendere ~amichevoli discussioni con la Francia e perseguirle in un'atmosfera

di *apparente* (2) rooro1ailliltà, ma senz1a milslchÌiaa.'e con1liinUJamente ad esse ila foil1la

degli avanguardisti e dei balilla, e tanto meno quella dei nostri giornalisti che

per rla loro levatura mentale molto si avvicinano ai balilla. Bisogna persuadersi

che un problema così grave e delle discussioni così delicate debbono svolgersi

il più possibHe tra quattro mura e non continuamente sulle piazze d'Italia, poichè

la folla ,serve aHe battaglie militari ma non a quelle diplomatiche.

Una voil1a 1t1ip1rese tawi dirscussioni, portrà da;r,si che es1se sbocdl:Ìino * come non

sbocchino* (2) ad un accordo.

*Se ,ad una rconCil,UJs,1one quaJLsia,si si rsbocche~rà, que,s1la non potrà però avere

che un effetto transitorio poichè il corso degli ravvenimenti storici trascende la

portata di qualsiasi trattativa diplomatica con la Francia e ci porterà fatalmente

in un campo avverso ad un'epoca più o meno lontana. Ma queste discussioni po

tranno servire soprattutto a quella lontana cloro:flormizzazione della situazione

italo francese che credo ormai si imponga anche nel pensiero del Capo del

Gove,rno * (3).

Questo ls,copo portlrà resse~re mgg1iunto pe~rò rsoi!Jtanto a due cotilrdli:zlioni:

l) che il'eventuaile tratta1liJV1a rdirplomart1ca 'Sila aecmnpagnrata da una realre di

sten,si:one died 'l"a,ppor1J1 '~tarlo-:IÌI'alllJoesi, e rcrioè dailla oessa,ZJione d!i qUiarl!siJa,Sii opre~ra

di eccitamento delle rispettive opinioni pubbliche; 2.) che la trattat,iva verta non

soltanto sulla questione tunisi:na e su quella libka, ma che si tenti per lo meno

di affrontare la d1scussione delle questioni europee, e principalmente di quella

balcanica e di quella adriatirca.

L'aoc01rdo iPer la Tunisia non può essere realizzato altrimenti che con il

prolungamento dello statu quo, dò che costituisce un differimento della questione

tunisina nel tempo ed in reaUà una continuazione della gara italo-francese per

snazionalizza,re da una parte e difendere dall'altra gli ,elementi italiani. L'accordo

per ii! ~confine libico, anche se si realizzasse il nostro programma massimo di avvi

cinarci il più possibile al lago Ciad, non significherebbe altl'o per il momento

che una estensione di alrcune migliaia o centirnaia di migliaia di kmq. di terreno

deser1l1co, rche non. rprersenrtlano per noi una immediata. e reaJe utJilliiltà, ma che

importerebbero indubbiamente un enorme sforzo finanziario e militare per mantenere n territorio acquistato sotto la nostra effettiva ·soggezione.

Ed allora a che si r.idurrebbe un accordo con la Francia, basato unicamente su di una ~soluzione eminentemente provvisoria di ambedue le questioni? Io credo di non essere stato nel torto nell'avere più volte espresso itl mio personale pensiero, dicendo che un tale accordo lascerebbe profondamente i:nsoddis:tlatte l'Italia e la Francia e farebbe risorgere a breve distanza di tempo ambedue 'le questioni in una forma arnco!l"la più 'aeut,a. L1a questione tnn.~sina, ,come ho detto, Tlilsol,ta con il principio dello statu quo (e non c'è altro pdncipio da applicare in questo momento) protJ'a["!rebbe '1a 11otta per 1la crllallionaildltà. QuaJ.unque 'compen1so 'ci venilsse dato dalla Francia in materia ,coloniale (poichè naturalmente il nostro programma IDaiSisimo è ora IÌ!Tireailirzzlabille) ,sa,rebbe dia noi ·considerato IÌ!Illsuffic~ente e constdereto irnvece dalla Francia come un grave sacrificio, data la gr,etta ·ed aV'ara mentalità de'i colonialisti francesi, ora più che mai potenti sotto l'Impero Tardieu.

Ed allora bisogna aggiungere qualche altra cosa e bisogna, io credo usando appunto gli stessi metodi francesi, parlare apertamente con la Francia di un problema di ·sicurezza.

Questa parola sicurezza che è stata tanto abusata dalla Francia, la quale tenta di ddurre il problema della sicurezza europea al problema deHa 'sicurezza francese, deV'e essere da noi usa~ta appunto per mostrare che non è soltanto la Francia ~che ha bisogno di sicurezza in Europa, ma che questo problema si pone per tutti gli Stati, e che quindi può trovare la sua soluz,ione ·soitanto nel contemperamento delle sicurezze dspettive di ognuno.

Bisognerebbe quindi impostare chiaramente nei riguardi france,si .la questione delLa :nostra sicurezza addatka. ·Non è che io mi i.Uuda di r,iJsolve:rlo questo problema, perchè so benissimo ~che esso ·costituisce appunto uno dei massimi fattori della vertenza italo-francese, ma è la impostazione ,soltanto della questione, che 'secondo me, ci offre uno degli strumenti di difensiva in questa battaglia e proprio una di quelle stesse armi usate dai francesi. Cir.ca i modi rper impostarlo se ne potrà parlare più oltre, ove pensassimo realmente di farlo.

È evidente, poi, che da una discussione che trascendesse le questioni meditermnee e 'co1on~at1i de111iv:erebbe a~l,tresì La 'Illecessi!tà di aff,rontacr:"e con '!!a F['lélilllcla alitre dtscussio!I]i 1SUi .p~ob!lemi cenJt111o~europei ma liJo 'credo che sarebbe * possibdJ.e ed uti1Ie * (l) ,affr.onta,re ~~che questi, pur >senza il1innnziau·e aa,l'esrpiHcazlione di queM1a politti,ca da -no1i seg:udta finora nei riguwdi di a1Lcune P.oternZJe come il'Unghei'Ì!a e 1l'.&ustri'a ,e nJel,1a 'CUi ,necessi!tà isono perfer!Jt,amente d'accordo ~con V. E., come pure 1sono perfettamente d',a:ccondo nel * 'con1:Ji!nu1a1re * (2) queii.Jla :tur,ca e queUa greca e rnell,La * ~convootenZJa * (3) di * plasmar1e megliio ii.Ja po,lliìJ;ka xussa * (1), poilchè rnon so'l,tanrto non possi,amo Tecedere eenZJa dan~no d!aJI11e posi:n1oni cui Slilamo giunti, ma dobbilamo tendere a milgHorarle.

*Una* (4) eondJi]jione però indiispensa,biil!e per avvalleriC'i uti!lmente di taile polittca è que'l,1a di non crede1ne ~che eslsa sia i1l 'sollio modo dii ,affrontare Ja sirtUJaz]one europea, e per essa H problema itala-francese, e di non contare eccess,ivamente

su delle realizzaz,ioni che aUo stato attuale delle cose è purtroppo vano di attenderci da quegli Stati di cui ricerchiamo !',amicizia oltre la misura permessa dalle loro conidiz,1oo~ ,i,nt1e:rne e daWle ·nece'S'Siità finan~i:a~ie e poillilt~che * nei Tligua~rd~ deJ.

l!a * (l) Flranoila e de~hl'Inghill!terra.

Ove tali discussioni, così impostate, prendessero una piega favorevole noi potremmo anche 'COnsiderare l'opportunità di affrontare il problema coloniale con la Francia sulla base, non di ·cessioni terrHoriali insoddisfacenti pe,r l'una e per l'altra parte, ma sulla base di una offerta di reale collaborazione coloniale. Questa offerta che si inserirebbe molto bene nell'attua,le moda di collaboraZJioni economiche fra le Naziooi e di pacificazione e di progresso ecc., potrebbe assai utHmente ,incontrare le simpatie dell'opinione pubblica mondiale ed anche di quella :flrancese. C'è un grande problema in Africa, il problema dalla cui soluzione dipenderà lo sviluppo di tutta 1'Afric,a mediterranea ed equatoriale, quello che sarà gloria veramente della nostra civiltà di aver risolto e da cui potrà dipendere molta ,pa,rte deHa futura storia d'Europa e forse anche potranno derivare le future guerre. E' il problema delle ·comunicazioni ferroviar,ie transahariane. Anche qui ci troveremo fatalmente in concorrenza con ·la Francia, poichè in concorrenza sa.ranno i futuri punti d'arrivo sul Mediterraneo delle comunicazioni transahariane (Tripoli o la Tunisia o l'Algeria?), ed anche qui ci troviamo in condizli,o(!]i di Sltragmande infe[1toriltà di fu'oote ~a~~la F[1an1oia, sila pemhè noi non 'ahbdamo :llartto null1ia menrbre d. fra1ncesi hantno già OOilThitnCiiato ad Optea."l~, sia perohè manc'hilamo dd. mezZJi mentre i :llranroe,si ,ne hanno, ~sia perchè gili allitri punt1i termdn,a•l'i de~ile comunliroazti101I1i sono iln mano drellrla Franda. Ma non sarebbe forse utJiUe, tarnto a scop1i tJattidi *della v:e["lj)enza •ilta•lo-frali11oose * (2) quanrto a scopi ,:neaild., peo:-non pr,egi:udi,care un lontano avvend.!I"e, di affr•ootare chi.ammen.te questo probl,ema ,con 1a F'rali11ci,a, dii studila[i],o, di 'Ceo:-'cail."e se sia possi]bhle darrgl~ un p11in1Ciipd.ro dii attua~irone medri•a,nte ,oapirta<hl francersi e bra,cda rirtar1iane? Qua[e impre·Sisione non desterebbe nell'~pinione ,pubblica mondiale, quante silmpatie non creerebbe probab1i11menrte a'lil'Itali1a un gesto, pe:r •cui ~ilrinnz:irando ad nna Yal!]a lotta peo:-strappare ,aiJll1a FralllJoia w.ouni kmq. dii sabbia, noli off!!'IÌislstimo irnVJe1ce ad essa dii:nanzi 'al mondo •oivi1le 1la noL;ltra colliiaborraz1i:on'e ad rm'operra dii così grande importan~a perr !hl pl!'ogmesso umano, mentre tutto oiò, 11Lpelbo, serrvri:o:-eibbe neil contempo a noi ,stessd. per morfin1i:Zzall'e attr,averso dl~scussionti tecnd.che l!e ve~rrtenze coloni1ruri 'itawo-wanrcesi 'e peo:-premunirei dai reail!i perr.tcolli che de~riveo:-ebbe!I"o alle nos1J[1e •oololi11ie, ove 'l'a Fr,ailwira si deoirdersse ad afiront,are da soi!Ja (e ne avrebbe d. mezzii) iLa rea,I,izz1azd.one deliLe comunJircazioni tralilisa<harrriane?

In tema di collaboraz,ione coloniale si potrebbe anche affrontare con la Francia la questione abissina, per quanto è un problema che richiede una speciale trattazione, che sono pronto a fare ove V. E. lo giudicasse utile.

Io mi permetto, tuttavia, per ora, di sottoporre queste considerazioni e queste idee a V. E., sopll'atutto ,aiJ,lo scopo di orea1re * (quando fosse girmto i1l momento opportuno •che a noi, :rri,peto, non ,conV1iene dd. solileciitao:-e e nean1che di sembTare di fall'lo) * (2) del<la materrria di pacifiche dirscussi,ooi con 'la F'I'ancia 1n nn'atmo

sfera serena e consona a quell'aria ipocrita di pacifismo che spira oggi in tutto il mondo. Quell'aria ·che serve ai nostri nemici per preparare consciamente od iJncoUJsoilamente *la guerra in nome dellia pace* (1), m€Q:l/1IDe :noi, ébie abbilamo indubbiamente bisogno d!i pace, * IOi ,tlJludiamo di poterr pvepa!I'aJre ,co1UJosm mertodi pace illn nome delil'a guerra * (l).

L'attuale situazione del mondo, V. E., credo, ne sia ben convinto, non permette a ne1ssu:no e * !!11e,mmeno * (2) a noi di fare il1a guerra d>sotllélltamenbe.

Non lio permette * (1a :parrrte og!llli ailitlr:a ov~i1a ·OOIIlJSide!I'aZJi:o:ne di caJrialttere :fiiiJJanzLai'Iio 'e rpotl1i1t,i,co) anche * (3) per>chè :l1e attualii .genetra•z1Loni lin nessnn Pae\se, anche in Italia, non sono mature per la guerra. In tali condizioni le battaglie politiche non possono ave~e rpossi:b~liLtà dii :soi1UZJioni rtrag,iJche, ma :possono ;presen1Jarre per una de,lile parrti 1ill mi,sch!io di esser 'chiusa mnn viicolo ,ciJeoo che può aV1eve aiillche come sfondo l'umHiazione ed il ritardo deU'attuaz;ione di quegli scopi politki che io sono profondamente convinto si possano invece raggiungere attraverso un'abile opera di diplomazia, la quale può permettersi anche !'·audacia, nella misura che fortunatamente consente il rinnovellato e fervido spii~ito pubblico del nostro Paese.

Nulla ·c'è in sostanza da mutare neHe 'linee generali della nostra politka, ma molto c'è da fare per sottrarle aUe scosse degH elementi irresponsabili ed anonimi, e moltissimo ancora per contemperarle ·con una più abile e più saggia politica nei riguardi della Francia. A que•sto scopo son certo che gioverà del resto enormemente l'indirizzo *·che V. E. intende utilisslimamente di dare al nostro atteggiamento vemo la S.. d. N. e alla nostra attività in seno di quell'organi'smo internazJionale * (1).

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Sul riavvicinamento italo-sovietico cfr. quanto aveva detto Litvinov il 20 giugno: l'Italia era adesso sulla stessa posizione dell'URSS, la quale aveva sempre sostenuto la priorità del disarmo (Dokumenty Vnesnei Po!itiki SSSR, XIII, n. 227; e anche ibid., nn. 244 e 403). (3) -Le parole fra asterischi mancano in GuARIGLIA. (4) -«Distinte> in GUARIGLIA. (l) -• Indussero il Capo Governo • in GUARIGLIA. (2) -Altre possibilità di accordi ci furono, in realtà, offerte (almeno a parole) dalla Francia prima della conclusione del patto di Locarno (vedi le conversazioni del tempo fra Romano Avezzana e Briand) [cfr. serie VII, vol. IV. nn. 111, 112, 116, 120, 126, 129, 130] ma anche queste furono da noi lasciate cadere perchè, • a quanto io so •, [manca in GuARIGLIAl fu considerato utile giungere a quel patto senza previe compromissioni con la Francia e mantenendo impregiudicata la nostra posizione di garanti a fianco dell'Inghilterra per mantenerci anche le mani libere per ogni futura possibilità di scelta nella nostra politica europea. [Nota del documento]. (3) -Manca in GUARIGLIA. (l) -Cfr. sede VII. vol. V, n. 653. Tra i punti stabiliti da Mussolini non risultano esplicitamente nè la Jugoslavia nè le questioni centro·europee e danubiane. (2) -• Sulle» in GUARIGLIA. (3) -In realtà i primi colloqui furono verbalizzati da Mussolini, cfr. serie VII, vol. V, (4) -Manca in GUARIGLIA. (l) -Manca in GUARIGLIA. (2) -Corsivo in GUARIGLIA. (3) -Tralascio qui i problemi che inevitabilmente si presenterebbero al momento in cui si crederebbe possibile un reale nostro avvicinamento alla Germania, ma che pur richiedono la più seria attenzione ed offrono per noi seri pericoli. Tali problemi consistono infatti .nientemeno che nella nostra adeguata inserzione nel riorganizzato sistema germanico senza pericolo di asservimento. nel regolamento definitivo della questione dell'Alto Adige (per eui • si • [ • La Germania stessa » in GuARIGLIA] potrà invocare il principio • da noi stessi sostenuto • [manca in GuARIGLIA] della necessità di revisione dei trattati) e nella spinta del mondo tedesco verso !"Adriatico e verso il Mediterraneo attraverso Trieste. [Nota del documento, inserita in corsivo nel testo, in GuARIGLIA]. (l) -« Ad ogni modo • aggiunto in GuARIGLIA. (2) -Manca in GUARIGLIA. (3) -« Potrebbero > in GUARIGLIA. (l) -Cfr. p. 125, nota l. (2) -Manca in GUARIGLIA. (3) -L'intero capoverso manca in GuARIGLIA. (l) -Corsivo in GuARIGLIA. (2) -«Nella necessità di continuare la nostra politic'l balcanica , in GuA:UGLIA. (3) -Manca in GUARIGLIA. (4) -"Ma, in GUARIGLIA. (l) -• Subordinate alla » in GuARIGLIA. (2) -Manca in GUARIGLIA.
113

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DE VECCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Copia)

R. 1182. Roma, 25 giugno 1930.

Ho l'ono.re di trasmetterLe una breve relazione sulla situaz,ione degli Enti di Culto Evangelico in Ita·lia. Dalle note statistiche raccolte si può fadlmente rNevare l'organizzazione e la varia attività ·esplicata daUe diverse chiese protestanti, tanto nella cura ed assistenza degl.i elementi nazionali, quanto nella cura deg.li stranieri resident·i in Italia.

La Santa Sede va manifestando già, specialmente in seguito ai rapporti di alou:111i V'esoovi, serLe •appQ'enJsLoni ISUI1la .11ipre19a del movime~nto prrote>s1Jante mItaHa, mov:imento al(lcentuatosi ,iJn •segu~to aHe dilsposìZiioni de,ua • Leg~e su:i Culiti ammessi •, che praticamente viene a porre su un piede di uguaglianza ·catto1ki e protestanti. La Santa Sede preoccupata della situazione, che in base a ciò va creandosi, studia attivamente i mezzi .per opporsi a questa rinnovata attività

protestante, e va raccogliendo anche elementi ~che comproverebbero come tal,e propaganda viene alimentata ora, più che per i'l passato, da fonti e,stere di equivoca finalità, inquantochè sotto la rpropaganda Teligiosa ,si nasconderebbero scopi politici non ~certamente in armonia con lo spirito del Regime.

È mio ben deciso parere, formatosi seguendo passo per passo questi movimenti in un anno di studio intenso e di non facili ,rapporti con 1a Santa Sede, che su questo punto gli ,interessi della Chiesa e quelH del Regime concordino pienamente surllo ,ste!Sso lident1co p~ano. [Segue !l.'eil.enco].

(l) -Corsivo in GUARIGLIA. (2) -« Tanto meno » in GUARIGLIA. (3) -« Perchè troppo forte è il gioco delle forze finanziarie politiche internazionali che vi si oppongono, nè lo permette» in GuARIGLIA.
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APPUNTO DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 26 giugno 1930.

Dopo la caduta del Generale Primo de Rivera le nostre relazioni con la Spagna ISi ,sono ll!on d1co !!1aff,reddate ma c,ertamente aitlenlbate, ed dn re1aLtà noi non abbiamo più avuto occasione di alcuna conversazione politica col nuovo Governo Spagnuolo. Se ~la cosa è comprensibi,le data la s,ituazione interna di quel Paese e l'atteggiamento del nuovo Gabinetto spagnuolo H quale tiene a marcare, in poHtka interna almeno, una linea di:ametra,lmente opposta a quella di Primo de Rivera, non è giustificabile però ,che la stampa spagnuola alla quasi unanimità mantenga un contegno ostile ,in ogni questione poHtica che ci riguarda, e potrebbe a milo avviso essere dannoso lasciare troppo tempo interrotta ogni specie di conversazione 'COn quel Governo.

Ciò non per raggiungere rtsultati concreti di alcun genere ma unicamente per cercare dii rdip~renderve que'gilii ramtchevoli 11apporti ~che non si vedrebbe a1cnna rag,ione di mutare nè da una parte nè dall'altra.

Prendendo quindi occasione delle recenti dichiarazioni fatte dal Duca d'Alba al nostro l!llJcarrdicato d'affall'i rin marterrira dii strampa (l) !sottopongo a V. E. il'aceilUiso progetto di ,istruzioni aHa nostra Ambasciata a Madrid (2).

E poichè credo che noi non dobbiamo assolutamente trascurare l'unica forma di attivttà porlitka che sia possibile fare al momento presente in !spagna per controbattere la rinnovata ed aumentata influenza francese mi riserbo sottoporre al più pmesto a V. E. nn ptrogetto dii ilstirtuzrilonri e milssdorni sroientifiche litn l1spéllgna nella speranza che le eterne T'istrettezze del bHaneio non ci impedi,scano perfino questa forma di attività.

Parlandomi in linea generale, il Duca d'Alba mi ha fatto poi comprendere le particolaridifficoltà in cui si trova l'attuale Governo, costituzionale di nome, ma senza Parlamento, dovendo nello stesso tempo rivedere l'opera della Dittatura e preparare l'avvenire politico del Paese. Queste ultime dichiarazioni del Ministro degli Affari Esteri lasciano intravedere che anche nei riguardi della stampa locale il Governo del Generale Berenguer, mancante di una base popolare e parlamentare, non oserà dimostrare quell'energia che gli manca in tutte le sue altre manifestazioni».

(l) Cfr. t. posta 1096/552 del 12 giugno, col quale De Peppo riferiva: «Il Duca d'Alba che nel colloquio del 5 corrente mi aveva promesso di conferire col Generale Berenguercirca l'atteggiamento ingiurioso di parte della stampa spagnuola nei riguardi del nostro Paese e di riparlarmi della questione, mi ha oggi convocato al Ministero di Stato...

(2) Cfr. n. 138.

115

APPUNTO DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 26 giugno 1930.

L'Ambasciatore Aloisi mi ha riferito la conver·sazione avuta con V. E. a proposito deHa nostra politka in Turchia e deUe difficoltà che si manifestano spede da parte della Grec•ia alle possibirlità di sviluppo di un'.intesa generale italo-turco-greca (1).

Lo stesso ambasciatore mi ha parlato della sua idea di orientarsi piuttosto sugli sviluppi di un'intesa italo-turco-russa, cercando di influire suH'ambasciatore dei Sorvlieti ad ~g·ooa peo:-ifwe rin modo •che dailJa HUissia ci venga quaJche proposta in proposito.

Premetto ·che l'ambasciatore Aloisi non ha mai perduto le sue caratteristiche di ufficia•le di Marina, mentre il Ministro Arlotta, che pure dalla Mar:ina proviene, •se ne è subito spogliato, forse perchè la sua forma mentale lo portava congenitamente più ana diplomazia che alla Marina.

L'Ambasciatore Aloisi ha quindi minori disposizioni a considerare una situazione po<UUca nei suoi dettagli e nelle sue difficoltà.

Gli ho detto quindi che il programma da lui primitivamente esposto a V. E. circa un'intesa itail.o-turco-greca, •sia pure scaturente indirettamente da un accordo navale, presentava appunto grandi difficoltà prindpalmente da parte greca, ma forse anche da parte turca, poichè non bisogna prendere per moneta contante tutto ciò ·che e·sce dalla bocca del verboso Ministro degli Affari Esteri Turco. Ma H detto programma sembravami dovesse resta·r pur •sempre ·come un'·i·mpostazione di .scopi massimi a cui tendere nella nostra attività politica •sia .in Grecia che in Turchia, a patto che tale attività si svolgesse senza forzare la mano a nessuno rpeT evlirtJwe ·deilile ["ea2l~oni ·corntracie che potrrrebbero com:pvomerbtlere 'l'attuale <Soddisfacente andamento generale deUe cose.

Non era quindi il ·caso di buttare tutto in acqua per quarlche resistenza trovata in Greda che del resto noi qui al Ministero valutavamo pienamente e scontavamo senza fard troppe illusioni.

A mliio modo di V'edere rl'Ambasciatore Ailo&si avrebbe dovuto pur rsempre lavorare aUa conclusione di un accordo navale turco-greco sulla base della parità, anche se ·a questo accordo non ci fosse stato possibile accedere in un secondo tempo was:llormarndolo •in un':in•tesa navale ritaJ.o-turco-greca a sfondo iPOlllÌI1JÌJCo. Un buon risultato si sarebbe sempre raggiunto con un accordo a due che sarebbe stato perfettamente conforme alle direttive generali della nostra politica nel Mediterraneo odentale.

Pur contriJnuando dunque a rlravorare a quelslto srcorpo sarebbe stato certo u1li1e che l'Ambasciatore Aloisi mantenesse cordiali e stretti rapporti col suo collega

russo ad Angora. Ma senza premere su di lui per un'intesa ita,lo-turco-russa che al momento presente offre difficoltà assai più gravi di un'intesa itala-turco-greca, oltre a grandi inconvenienti che quest'ultima non presenterebbe.

Ciò ho detto non soltanto per smorzare gli ardori dell'Ambasciatore Aloisi che dato i1 suo carattere marinaresco possono essere ,pericolosi, ma soprattutto perchè io penso realmente che i nostri rapporti con la Russ1a siano ancora lontani dalla possibilità di determinare qualche accordo di carattere politico, e che seppure fosse a tal punto maturo un accordo di questo genere presenterebbe più inconvenienti che vantaggi ai fini della nostra politica generale.

V. E. sa che io non mi stanco di ripetere, fin da quando dal 1920 cominciai ad oocru:prarrmi 'al Md.OJJ1stero dlegl:i affavi detl.,La R;ussia, iLa ·coowen~enza per noi di mantenere buoni rapporti con i Sovieti, senza Hlusioni di carattere economico ma precipuamente dal punto di vista politico. Questa convinzione •SÌ è in me profondamente radicata e sviluppata da dieci anni a questa parte e spec•ialmente da quando rill nostro Gov•erno ha 'abbandonato 1La polirttoa di ailtLeanze de11La guretrn'a e dehl'immed~arto dopoguoora per flevcare am1oiz:ire fra gLi stati ma1cQ([l1iooti deii dsu1tar1Ji delrla guei!"lm .stessa. In questa diiffidLe ed audace nostra al'JiiOllle politica, se dobbiamo perseguìvla è nostro interesse cercare di avere nel nostro gioco la carta russa almeno come riserva.

Ma non bisogna illudersi che nella presente situazione generale europea questa carta possa a\l'ere un valore effettivo e nemmeno essere agitata da noi come uno spauracchio 'contro gli altri gio·catovi. Io penso insomma che i tempi non siano ancora maturi per andare direttamente ad un accordo ·con la Russia, così come ·del resto furrono ;lJa:soilate •cadere anJni O'I" sono iLe rpi'IiJme arperrture che venne11o :lìatte daLl'Ambasciatore russo a Roma a!l Oa:po del Govenmo (1).

Un accordo politico italo-turco-russo gettato in questo momento .fn faccia all'opinione pubbltica mondiale non farebbe che una transitorffi impressione giornalistica mentre avrebbe per effetto di radicare sempre più in Francia ed in Inghilterra quei sospetti che si nutrono ·contro di noi e di cui .spe·cialmente la Francia si giova per condurre vigorosamente la sua azLone :politica a noi contraria.

Io credo inV'ece che 1a nostra attività diplomatica verso la Russia tanto a Mosca quanto ad .A!ngora debba esser per ora ancora diretta a normalizzare la situazione dei rapporti ital,o-russi, a dissipare ogni pregiudiz:iale bolscevica, ed a rendere :i detti rapporti effettivamente cordiali ed intimi. In una parola noi dovremo soprattutto dare alla Russia :l'impressione (a parole ed a fatti) che ci rendiamo perfettamente conto di tutta l'importanza del fattore russo nella politica Europea e della vanità degli sforzi fatti da altri governi per tenere lontana la Russia da tale politica.

Il giorno in cui fatalmente il regime bolscevico evolverà verso una concezone più occidentale dell'organizzazione statale, permettendo H reingresso della Russia nella vita internazionale, sarà giocoforza rivedere molte se non tutte le soluzioni, date nel frattempo ai problemi europei.

A questo giorno noi dobbiamo prepararci fin d'ora, e dobbiamo fado mantenendoci fin d'ora in 'contatto con Ja Russia nello studio di tali problemi ed infondendole la convinzione che noi non vogliamo trattarli all';infuori di essa.

~we di più :sM"ebbe 1a mio 'avvilso, nelil'art:rtmail1e momento, difliciile ed Ml!che svantagg1ioso, come ho detto, 'ali fini deiliJ.a nostra po]iltica genera[[)e.

Nè 1si deV'e ·dimetnJ1l1care :mfine d11e li l'élipporrti rtur~co-mssd amvano fino ad un certo punto e non oltre, per·chè la Turchia pur essendo legata politicamente alla Russia più che la Germania, non intende lasciarsi trascinare dal Governo bolscevico alle estreme conseguenze della poliHca Russa. Ne è una deHe tante prove l'attuale contra·sto esistente fra i due paesi nei riguardi dei des1deri turchi di entrare a far parte della S. d. N. e delle pressioni ·contral'ie esercitate dal Governo russo su Angora.

Per concludere, un accordo serio italo-turco-russo oltre i summenz.ionati inconvenienti troverebbe delle difficoltà neUa stessa Turchia. Un accordo diciamo così b1uffisti,oo non fu.r·ebbe !l'eallie impressione 1ad 1a1Lcun Governo a noi oonrtr!hl"do ma gli darebbe il modo di sfruttarlo contro di noi (1).

(l) Aloisi si trovava in Italia. Non si è trovata documentazione diretta sul colloquio Grandi-Aloisi.

(l) Cfr. G. CARoccr, La 90litica estera dell'Italia fascista (1925-1928), Bari, 1969, p. 62.

116

PROGRAMMA DI AZIONE POLITICA IN TURCHIA (2)

..... (3).

Ho 1dato ·al R. Amba1soi'a'tor·e ad Angom ,]e ~seguenti dJilr,ertJtive circa la sua azione politica:

l) Occorre anzitutto che egli continui ad adoperarsi efficacemente per la conclusione dell'Accoil'do turco-greco che 'si trascina da così lungo tempo. A tale scopo ho approvato l'azione svolta dal Barone Aloisi nel senso di ~assumersi l'arbitrato per una delle due questioni rimaste in sospeso, cioè quella della nazionalità, a condiizi:one ·che le due pa["if)i si 1impegnino per liJsorl1tto ad a,,ccetrtarne la deciJSiione quale che essa sia.

2) Una volta ragg1iunto l'accnrdo dovrà essere attuata tanto da parte della Turchia che della Grecia una manifestazione (sotto forma di telegramma e reiativo comunicato alla stampa) verso i'l Capo del Governo italiano per richiamarsi ai prindpi posti da S. E. Mussolini nel Convegno di MHano e ·confermarne lo spirito, di guisa che apparisca ·chiaro che l'accordo turco-greco è ·stato fatto sotto l'ispirazione e gli auspici dell'Italia e che esso viene a completare i patti collaterali italo-turco e italo-greco.

3) Allo scopo di rafforzare la situaztone poHtica italo-tur·co-greca che verrebbe così a determinaDsi, il R. Ambasciatore dovrà spingere il Governo Turco ad intavolare con quello greco delle conversazioni anz.itutto di carattere riservato sulle questioni navali per attuare fra Turchia e Grecia il prindpio della parità che dal'ebbe loro piena sicurezza e garanzia nel Mediterraneo Orientale. Ove tali conv.ersazioni raggiungessero un soddisfacente risultato, egli dovrà fare in modo che l'Italia si inserisca in e•sse eome Potenza interessata al mantenimento dell'equilibrio nel Mediterraneo Orientale prendendo atto degli accordi !raggiunti fra Turchia e Grecia, e stabilendo l'obbligo della consultazione a ·tre nel caso di ·ca:mbiJamen1ti ,dJeJI1o st.atu quo. Così si 'I1aggiJun,gerebbe iJ il11SUÙI!Ja:to di strlin,ge~re con quei due Paesi un accordo ·che pur non avendo un formale carattere politico, assicurerebbe •sostam.zialmente la sistemazione del Mediterraneo Orientale col nostro effettivo intervento.

È da notare inoltre che questo accordo navale avrebbe anche importanza per ogni eventuale .possibHità di modifiche nel regolamento della questione degli stretti e negli svilU[J!Pi •che [potrebbe prendere l'aumento delle forze russe nel Mar Nero, dando a noi il modo di prendere accol'di su tali questiollli anche con la Russia, attraverso la Tuvchia, mentre d'altra parte nulla potrebbe obiettare l'Inghilterra poichè il principio di ·Consultazione a tre in caso di mutamenti dello statu quo, si richiama in sostanza allo statu quo determinato dalle Convenzioni di Losanna.

Ho naturalmente dato tstruzioni al Barone Aloisi di procedere in questa materia con la massima riservatezza e drcospezione per ·evitare che delle ~ndiscl'ez,ioni facciano sorgere opposizioni da parte di terzi.

Occorrerà sopratutto ·che l'Italia intervenga ufficialmente quando Turchia e Grecia ,siano già per:l!ettamente d'accordo.

Quanto alla contemporanea azione da esercitare sul Governo greco ho detto al Barone Aloilsi di non servirsi del tramite del Milnistro di Grecia ad Angora, H quale è di sentimenti jugoslavofili, e di riferire per il momento a questo Ministero ·che .provvederà a•l momento opportuno a far agire ,U nostro M'inistro ad Atene.

In ·attesa di un favorevole avviamento di tutte queste troattattve H Barone Aloisi dovrà adoperarsi a .persuadere il Mini•stro degli Esteri turco a rinviare a miglior tempo l'attuaz,ione di progettate Conferenze balcaniche (l) alle quaU eventualmente ci .potremmo presental'e in migliori condizioni quanto fosse raggiunto un più .stretto accol'do ·italo-turco-greco.

4) A11lo :scopo di 'ce!I"IC!all"e dii ellimina!I"Ie aanillcbiev;oLmente lLe que,Siti!oni tuttora pendenti fra la Turchia e l'Italia nei riguardi delle isole deH'Egeo, il Barone Aloisi dovrà rilprendere le trattative col Governo turco per la conclusione dell'auspicato Accordo di buon vicinato fra le dette isole e la Turchia e per l'indennizzazione delle proprietà dei dodecannesini in Anatolia (2). Il Barone Aloisi

t. -per corriere 1042/127. Ang.ora 25 aprile, del q'lale si pubblicano i seguenti passi: «Avremmo concluso, salvo naturalmente gli ordini contrari di V.E. cui sono incaric:1to di sottomettere le nostre proposte personali, nella seguente maniera:

l) Il R. Governo ratificherebbe subito il compro'l'lesso relativo alla sistemazione degliisolotti del Dodecanneso, e si negozierebbe allora e prima di andare al Tribunale dell'Aja un accordo per il regolamento di questa questione.

t01mando ad Angora passerà per Rodi e prenderà ,contatto con quel Governatore per la dpresa di tali trattative tenendo presente che drca la questione delle indennizzazioni ai dodecannesini egli potrà ,concordare una forma dilazionata di pagamento.

Nelle attuali condizioni finan:zJiarie della Turchia non è infatti di ,illudersi che il Governo turco possa assumersi l'immediato pagamento di forti somme per tale questione mentre a noi d'altra parte può convenire di mantenere 'acceso un credito verso di esso.

5) Avendo il Governo Turco ac,cennato di nuovo al R. Ambasciatore alla convenienza di risolvere la questione degli isolotti dipendenti da Castelrosso direttamente fra ntalia e la Tur,chia senza ricorrere all'arbitrato della Corte dell'Aja, ho dato istruzioni al R. Ambasciatore di accedere in massima a questo punto di vista prendendo anzitutto accordi col Governo di Rodi rper stabilire quali isolotti Co meglio scogli) si dovrebbero :in definitiva conservare per !>e necessità dell'isola di Castelrosso e dei suoi abitanti e quali altri ~si potrebbero lasciare alla Turchia. Resta però bene inteso ,che alla definitiva 's~stemazione di tale questione si potrà addivenire soltanto quando tutte le altre fossero soddisfacentemente regolate e fosse sopratutto realizzato l'accordo naval>e italo-tur,co-greco.

6) Ho autorizzato il Barone Aloisi a continuare a favorire la collaborazione fl'a il Conte Volpi ed il governo turco per la sistemazione delle questioni finanziarie (l) e specialmente per attuare se possibile la concessione di nn prestito italo-amel"icano (da negoziarsi naturalmente sul mercato americano) che possa prevenire le eventuali offerte ,che fossero fatte dalla Franc~a alla Turchia nell'intento di regolare la questione de'l debito pubblico ottomano. A questo scopo il Conte Volpi dovrebbe incontrarsi in settembre col Ministro delle Finanze turco in lsvizzera.

7) Ho autorizzato il Barone Aloisi a seguire nella questione delle nostre scuole in Turchia una linea di condotta ,che non contrasti colle ,tendenze nazionalistiche del governo tur,co.

Infatti, data l'irreducibile ~esistenza di tali tendenze 'Che rsi concretano in un'opposizione quotidiana agli istituti scolastici e culturali ,esteri in Turchia, speomwente dii ,carattJere rellligiO!so, 'sarebbe ben difficile per lll!O!i di: 111esi:s1Jervd, anche ~se a tale scopo volessimo solidarizzarci coi governi stranieri (Francia ed in minor grado Inghilterra). D'altra parrte qualunque favorevole transazione potessimo raggiungere con la Turchia in questo campo sarebbe •in definitiva più utile ai francesi rche a noi data ,la più larga ed antica sfera d'aZJione che la

Franci,a ha in Turchia.

Tale regolamento sarebbe destinato ad avere più felice effetto sulle relazioni itala-turche, perchè impedirebbe che la Corte dell'Aja avesse ad occuparsi di questioni riguardanti l'Italia e la Turchia ed influenzerebbe su negoziati ulteriori.

2) Si procederebbe nello stesso tempo alla conclusione di un trattato di buon vicinato tra la Turchia e il Dodecanneso...

Credo di aver potuto vincere la resistenza di questo Governo ad addivenire in principioall'idea di un accordo di buon vicinato con Rodi, solo perchè la soluzione di tali questioni regionali s'incastra nel quadro dei maggiori interessi politici tra i due paesi.

Da questo V.E. giudicherà, ammesso, come credo, il principio di venire ad un accordo, fino a quale punto converrà al R. Governo di venire incontro a probabili sacrifici finanziari nella questione dei beni, tenendo presente, sempre secondo quanto mi ha dichiarato ieri questoMinistro degli Affari Esteri, che questo accordo di buon vicinato e la Conferenza navale di cui al telegramma per corriere n. 115 [cfr. p. 3, nota l] potrebbero essere i punti inequivocabili sui quali dovrebbe basarsi l'accordo tripartito •·

7 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

E poichè al R. Ambasciatore risulterebbe che si verrebbe meglio incontro ai des1deri personali di Mustafà Kemal stabilendo diretti accordi fra la Società Turkogiak e la Dante Alighieri, l'ho autorizzato a regolarsi in questo senso anche ~n materia 'scolastica.

8) Ho autorizzato n R. Ambasciatore a riprendere i negoziati per il trattato di commercio con la Turchia, poi<chè la nostra intransigenza su alcune posizioni è ormai frustrata da concessioni che la Turchia ha già ottenuto in questo campo da altri Stati e specie dalla Germania.

(l) -Era stato preparato, in senso analogo, un telespresso per Aloisi, che poi non fu spedito. Allegati alla minuta due appunti di Guariglia: « Per il firma di S.E. il Ministro. 2 luglio 1930 •: «Atti. Parlato in questo senso ad Aloisi ». (2) -Il testo che si pubblica -non sappiamo se mutilo -è una minuta. in parte:autografa di Guariglia. L'originale non è stato trovato. Probabilmente si tratta delle istruzioni date da Guariglia a Aloisi C±r. n. 362. (3) -Manca la data. Si inserisce dietro l'appunto di Guariglia del 26 giugno. Non è del tutto chiaro se l'accordo turco-greco a cui si allude nel testo sia, come pare, la convenzione firmata il 10 giugno (nel qual caso il presente documento sarebbe anteriore a tale data) ovvero se sia il trattato che fu poi firmato il 30 ottobre. (l) -Cfr. p. 3, nota, e n. 86. (2) -La questione era stata oggetto di un colloquio tra Aloisi e Tewfik Russdi ':ley. Cfr.

(l) Cfr. n. 13.

117

APPUNTI SU UNA RIUNIONE TENUTASI A PALAZZO CHIGI

SEGRETO. 27 giugno 1930 (l).

Sono presenti:

S. E. DE BoNo, Minis,tro delle Colonie

S. E. LESSONA, Sottoseg~retrurti.o di Stato a1lile Ooloniie Comm. GuARIGLIA, Direttore Generale E.L.A. Comm. AsTUTO, Governatore dell'Eritrea Marchese PATERNÒ, Ministro ad Addis Abeba Comm. CoL ucc1, ,Capo UfficiJo I Af:l'ica Orienlbéllle, Mostero Colonie Cav. GUARNASCHELLI, dell'Ufficio IV E.L.A.

Miniere di Dallol

S. E. DE BoNo -Apre la riunione, in attesa di S. E. Grandi, ed espone la situazione delle miniere di Dallol, e le pratkhe svolte dal Ministero delle Colonie per evitare che la società esercente si trovi costretta a sospendere le sue attività, col pericolo che la concessione sia revocata dal Governo Abissino e passi eventualmente in mani straniere.

S. E. LEssoNA -Che ha condotto personalmente tali pratiche dà conto delle pressioni fatte sul Comm. Fagiuoli della Società Kosseir (2) per,chè questa si renda acquirente del1le azioni de'l Comm. Gualino. Le ~altre sono presso l'Istituto di liquidazione.

Un accordo di pr,incip[o era stato preso in considerazione daHe parti nel senso che la Società Kosseir avrebbe rimborsato il milione e mezzo cil'ca, vantato da[ Comm. Gualmo qUJa1e prop11Lo esbomo, a rete sdlrtanrto quando Ila ~a risultasse attiva e nella misura del '50% degli utili. La Kosseir chiedeva soltanto, prima di definire l'accoroo, di poter fare un sopraluogo, ciò che avrebbe necessitato circa 4 me,si di attesa. Nel frattempo però è sorta la eventuautà 'che la

Società di Kosseir sia portata ad interessarsi di un giacimento di rame nell'Alto Egitto. Si tratta di un g:rande intel'esse nazionale, ma eguale •interesse è quello delle miniere di Dallo!, e importa ·che non sia trascurato. È bene infine assicurare che ·al Minilstero dielhle OoJJonie ha dilseo11so diellil'a cosa iil Col!lliil. ~assi DÌI1'e1Jtore Generale del Tesoro, il quaLe ha esposto dei dubbi •sulla possibilità che la Società Kosseir disponga delle •somme necessarie per assumere la desiderata pal'tecLpazione nelle miniere di DaHol.

S. E. DE BoNo -Prospetta ill pericolo che le miniere ·siano [n definitiva abbandonate e possano passare in mano di alt!'i. Gli sembra ·che il Min~stero degli Estel'i dovrebbe interV'enire prospettando le ragioni politiche che consigliano la contilnuaz:ione dell'attività delle miniere.

Comm. GUARIGLIA -Concorda in ta•le opportunità, tanto più che Je miniere di Dallo! sono una deUe pochissime attività :italiane in Abissinia; e assicura che H Ministero degli Esteri richiestone interverrà nel senso desiderato da quello delle Colonie.

Banca d'Abissinia e Banca di Stato

S.E. DE BONO -rudllk!lna •Che non (lOndhdde iii p&rere de[ Mlinilstro Core (l) circa l'opportunità che l'Italia si ponga suHa stessa Linea della politica francese in Etiopia e contribuisca con capitali ed iniziative al rafforzamento del potere centrale.

Comm. GuARIGLIA -Dice ·Che anch'egli è del•lo stesso avviso. L'Italia non ha possibilità, dato l'aperto atteggiamento di favore assunto dalla Francia e dato che l'Inghilterra non intende esercitare alcuna pressione sugli azionisti britannici ed egiziani del:la Banca d'Abissinia onde evitare la cessione delle azioni di quest'ultima aU'Imperatore Tafari, di praticamente impedire che la Banca d'Abissinia venga liquidata, e che si crei una Banca di Stato etiopica. Se la nostra situazione finanziaria lo avesse permesso, avremmo potuto agire ad Addis Abeba offrendo al Negus un considerevole prestito, e praticamente impadronendoci della futura Banca di Stato. Poi-chè questo non possiamo fare, non rimane, a suo avviso, che tentare di partecipare alla Banca di Stato etiopica per quell'ammontare ·che •le azioni da noi possedute della Banca di Abissinia rappresentano. Questo è aLnJche i•l consigLio di S. E. Stringher.

I progetti grandiosi di carattere finanziario ed economico, che sono stati talvolta prospettati dal Ministro Cora e talaltra da privati, urtano in primo luogo contro la nostra 8ituaz.ione finanziaria ed ·economica ed in secondo luogo contro l'estrema diffidenza e riluttanza di banche e risparmiatori italiani ad ,impiegare .oapiJtaiLi i111. •aff•ari finanziia11i od ind:ulstriait.i del genere. Anche quando questi offrono le migliori prospettive, H capitale italiano si rifiuta di correre l'alea necessaria. La concessione Prasso per lo sfruttamento della zona platinifera è in proposito tipka. Prasso non ha potuto costituire una Società in Italia e s1 e dovuto rivolgere •al capitale francese. Tutto ciò è bene che il nuovo Ministro ad Addis A:beba sappia e tenga presente (2).

Ciò non toglie che ,sembra utile una nostra anche piccola ,rpartedpazione alla futura Banca di Stato, dove, pur non potendo costituire maggioranza ed avere quindi decisiva influenza, è meglio essere presenti.

Comm. AsTUTo -Concorda nelle considerazioni e conclusioni del Ministro Guariglia.

Resta in massima deciso che verranno fatte pratiche in AdcUs Abeba per cercare di ottenere ,che il capitale italiano attualmente impliegato nella Banca di Abissinia partecipi alla costituzione del capitale della Banca di Stato etiopka.

Incoronazione Imperatore Tafari

Comm. GuARIGLIA -E:spone che S. M. iii. Re ha deciso di inVItare ad Addis Abeba, in occasione dell'incoronazione del nuovo Imperatore, S.A.R. il Duca degli Abruzzi, al qua,le è già stato 'spedito un telegramma in questo senso. La scelta del Duca degli Abruzzi sembra opportuna in quanto il Duca è già ben noto ad Addis Abeba e gode la fiduciosa simpatia dell'Imperatore.

M.se PATERNÒ -Ritiene che la scelta del Principe Reale per tale missione dovrebbe essere fatta in relazione alla accentuazione ed al tono ,che vogliamo dare aHe nostre relazioni ,con il Governo centrale di Addis Abeba. Se tale tono dev'essere minore, sarebbe forse opportuno scegliere un Pdncipe meno in evidenza.

Comm. GUARIGLIA -Ritiene che la sceHa del Duca degli Abruzzi non pregiudichi l'eventuale 'atteggiamento di riserva che si dovesse dare ai nostri rapporti col Governo centrale in Etiopia, dato che S.A.R. è già stato una volta ad Addis Abeba. Ad ogni modo fa presente che può darsi che il Duca degli Abruzzi non possa accettare la missione a causa di un'operazione cui si vo11rebbe ,sottoporre in ottobre: in tal caso si potrebbe forse pensare a S.A.R. H Duca di Spoleto.

A questo punto entra S. E. GRANDI Ministro degli Affa1·i Esteri ed il Comm. GH'IGI Capo di Gabinetto.

S. E. Grandi viene messo al ,corrente di quanto finora discusso.

Comm. GUARIGLIA -Riprende, esponendo che il M1n1stro Cora ha prospettato l'opportunità che si ,profitti dell'occasione dell'incoronazione dell'Imperato;re per fare ad Addis Abeba una manifestazione aviatoria, onde fare 'colà un'affermazione di prestigio e di forza.

S. E. GRANDI -È contrario aHa proposta di Cora: una manifestazione del genere, ,in tale occasione, mentre prima abbiamo rifiutato ,al Negus nostri aeroplani quando 'Si trattava di ,combattere i r,ibe1li, sarebbe di pessimo gusto; ed è meglio 'che non ,ge ne faccia nulla tanto più che le difficoltà tecniche da sormontare sarebbero assai gravi.

antimeridiana della riunione del 9 luglio: « Osserva che dato e non concesso che il giudizio del Ministro Cora fosse esatto la nostra politica verso il potere centrale dovrebbe inquadrarsi pur sempre nelle nostre possibilità e nel programma che è possibile svolgere dalle nostre colonie. Se noi avessimo i mezzi finanziari ed economici di svolgere una efficace politica di penetrazione pacifica nell'Abissinia, potrebbe anche convenirci nella suddetta ipotesi una politica di rafforzamento del potere centrale. Ma oggi tali mezzi ci mancano. In tale situazione, anche se Ras Tafari fosse fortissimo, noi dovremmo certo con lui mantenere buoni rapporti, evitando tuttavia di rafforzarlo ancora di più •.

Aviazione nella Colonia E1·itrea

S. E. DE BoNo -Espone le pratiche svolte sinora per •costituire basi aeree ed un nucleo aviatorio nella Colonia Edtrea. Occorrono per ·l'attuazione del programma •concretato 10 milioni; di questi, tre possono essere forniti dal bilancio delle Colonie, e tre o quattro da quello dell'Aeronautica; i rimanenti tre erano stati chiesti al Ministero delle Finanze. Quest'ultimo ha rdJSposto ·che ragioni generali di bilancio non permettono ·l'assegnazione .straordinaria dei tre miHoni; d'altra parte il Ministero dell'Aeronauti•ca, con recentissima lettera, è ritornato sulle primitive decisioni, dichiarando di non potere ·per ·conto suo mettere a disposizione ·i 4 milioni promessi, ma soltanto dei materiali.

S. E. GRANDI -È d'accrn_.do che non si possa rinunciare alle necessità della nostra politica nel Mar Rosso.

Comm. AsTUTo -Teme che il non spende.re oggi i 10 milioni renda domani necessario, in ·caso di pericolo, di spenderne molti di più ed in una maniera improvvisata. Rtcorda la situazione creatasi nel 192:5 e le ·conclusioni -sia pur pessi.miste -cui gli.nnse Uill f§e~Irere[e linv:i!arto rc:Oil.à run milsSIÌ.Ollle (1). Pliù che arvere numerosi aeroplani in Eritrea si tratta di preparare colà deHe basri aviatorie.

Comm. GuARIGLIA -Ritiene che la nostra politica in Etiopia non sia che un aspetto della nostra politica generale e debba essere in essa inquadrata. Noi abbiamo la doppia necessità di agire al centro e di tutelare insieme i nostri rapporti periferici, sia per garantire la ~sicurezza deUa nostra colonia che per premunirei contro le vicende sempre incerte della situazione rpolittca abissina interna. Non potremo liberarci dalla contradizione di queste due politiche, ed è perciò che ci troveremo sempre in condizioni di dover contrastare l'influenza francese e di non poter usare degli stessi mezzi ·che usa la Francia la quale ha solo da svolgere una politica centrarle. È tipico il :fatto •che noi abbiamo dovuto appunto per le necessità della nostra politica rifiutare le offerte di Tafari perchè fussimo noi ad organizzare l'aviazrione etiopica e quindi incassare il successo francese. Il Ministro Cora questo non l'ha ·capito appunto perchè ha alquanto perduto di vista le imprescindibili basi fondamentali della nostra politica. Ora la costituzione di una nostra aviazione coloniale non è che un mezzo di espressi-one di questa doppia politica ed è altresì oggi imposta da ragioni di prestigio. L'Abissinia va diventando uno rstrumento che la Francia sfrutta nel suo gio·co politico contro di noi; occorre darle la sensazione della nostra forza.

S. E. DE BoNo -Riltiene .indirspenrsahille ottenrere i mezzJt per costrutui:re delle basi aviatorie in Eritrea, e propone che i due Ministri interes,sati investano della questione S. E. il Capo del Governo.

S. E. GRANDI -Coil1lcorrda il1le!l!lia nre1c:essiltà delilia cOS!ti.t;u~~orne di ba\Sii avli~rtooie coloniali. Per ·superare rla ristrettezza de1i mezzi si potrebbe pensare a dedicare una parte di dò che si spende attualmente per la base aviatoria di Lero alle basi aviatorie in Eritrea, trasportando pure in colonia le squadriglie che ora

G. RocuAT, La missione Mal!adra e la responsabilità del!a preparazione militare in Africa orientale nel 1926, in «Il Risorgimento», 1970, n. 3, pp. 135-148.

si trovano a Lero. Decide ad ogni modo che, insieme a S. E. De Bono, chiederà ordini al riguardo a S. E. il Capo del Governo (1).

Direttive politiche generali ve1·so l'Etiopia

S. E. GRANDI -Espone di ·avere informato il Capo del Govevno della riunione .che si •SOO'Iebbe og1gi rt€nuta <11l Milnilstetro degl!i Affatri E!Sitetri e dail.Jia qua·le egli si proponeva dovesse aver inizio un nuovo periodo dalla nostra attività politica in Abissinia ed in Arabia. Egli non ha nascosto al Duce la propria sensazione che, nel momento attuale, noi siamo in Etiopia battuti dall'influenza francese, e ·che in Arabia abbiamo in gran parte compromesso quei risultati cui

S. E. Gaspadni era ,giU!lllto •con il'a:llione da !Lui mi:lliart:a 'Ilieli: T'Ìig<Uaa:'dii dehl'ImJam Yahia; abbiamo dato agli inglesi l'impressione di poca serietà quando dopo avere per un certo momento cr·eato una velata minaccia ad una comunicazione imperiale, e dopo avere con essi raggiunto il concreto vantaggio delle conversazioni di Roma, abbiamo praticamente svuotato di ogni utile contenuto i nostri rapporti con •l'Imam Yahi•a, col quale ·siamo andati a fare una gretta politica di ricupero di crediti. All'Imam poi abbiamo dato la sensazione che ci manca la qualità del1la costanza nelle nostre direttive politiche. Tutto ciò si è principalmente verificato per due ragioni: mancanza di mezzi ed incapacità dei nostri Agenti. Ora è necessa11ilo •cambi1are uomilnli e 1s]stemi. Ad Asmara va un p!10:fiessLonilsta •coloniale; ad AdidiJs Abeba un Ministro •che conosee le questioni orientali. Questi deve avere ·Coscienza che la politica nostra verso l'Etiopia la fa sopratutto il Ministro ad Addis Abeba. H Ministero non ha sempre tutti gli elementi contingenti per vagliare le proposte del Ministro, nè possibHità di dargli Istruzioni tempestive. Ciò porta la conseguenza che Addis Abeba è un posto la cui importanza sostanziale è ben maggiore di alcune Ambasciate. Il Marchese Paternò che viene colà inviato gode la piena fidueia del Capo del Governo e del Ministro degli Eosteri. Naturalmente occorre che il Ministro ad Addis Abeba ed il Governatore dell'E.ritrea proeedano d'aceordo e che non si verifichi più il contrasto sino ad oggi esistito a tutto danno del Paese.

M.se PATERNÒ-Dichiara che egli si propone obbedire fedelmente alle direttive di S. E. •ill M•i.niostTo procedendo •sempre in piJeno aecordo coil Governatore dell'Eoritrea (2).

Comm. AsTUTo -Assicura che egli lavorerà in pieno accordo col Ministro ad Addis Abeba; anche se le loro azioni dovessero apparire in contrasto dovendo ciascuno svolgere il proprio compito particolare, l'eventuale commedia di pro

testare per gli occhi dei terzi contro la politica dell'altro verrà giuocata con intesa perfetta. Comm. GuARIGLIA-Riterrebbe a questo punto opportuno di fissare le direttive generali della nostra politi·ca verso l'Etiopia.

S. E. GRANDI -Dice •che si ·contenterebbe ·che venisse riguadagnato il terreno perduto e ripristinata la prees1stente situazione. La nostra politica verso l'Etiopia non deve essere isolata ma inquadrata neHa situazione politica generale. Il momento è delicato. La Francia ha ·contro di noi un nuovo fronte, quello abissino, •sul qua·le d può dare delle noie. Sarebbe desiderabile che la situazione fosse calmata, e che nel fronte etiopico ·Si ritornasse alla tranquillità. La parte proiettiva della nostra politica dovrebbe invece svolgersi verso lo Yemen. Non è da credersi ad una prossima di,sintegrazione dell'impero etiopico; non è da credersi a possibilità di accordi coll'Inghilterra per un eventuale attivo intervento a due: gli approcci fatti quakhe anno fa hanno dimostrato l'inutHità di tali tentativi. Noi dobbiamo accontentarci di ristabilire una situazione tranquilla e di :iimpost<m"e !iil ~oblema deti nootri II"appO!l'lti con il'Etilopli.ia mcondliz;~om di norma.Utà e di buon vicinato (1).

Comm. AsTUTO -Si permette di fare osservare ·che, in realtà, :non abbiamo noi sinora fatto una vera politica periferica. I ·sospetti di cui ha padato S. E. Grandi sono ·la conseguenza, più ·che di una estrinsecazione di tale ,politica, di un pr-Uncipio di essa ·abortito agli inizi sopratutto per la leggerezza di uomini.

S. E. Gasparin1i ha rsvollto una palJirtiJoa peri:liell'liica, speci.aJ.mente nel campo economico, ottenendo qualche buon risultato e senza sollevare 'sospetti. Ma :non è da •CII"edell"Si 'che ,si potll'à (!amoowe J.a ll'll€(!lrtaillità ablilslsina nei noSitrfu ri~uall'dii. Non potll'emo mai avere un'Abissinia amica. Da quando siamo dal!1a costa montati sull'ait~piano, occupando in realtà un pezzo di Abissinia, questa non si fida di noi. Nessuno potrà evitare che gli abissini, vittoriosi nell'uLtima guerra italaetiopica, temano ancora che un giorno noi andremo a domandar loro H prezzo del sangue. Noi potremmo avere l'Etiopia, non certo mai amica, ma almeno non sospettosa e difftdente, se riuscissimo a persuaderla della nostra incapacità ad agire contro di essa, ciò che è naturalmente impossibile. Ciò non significa però che noi non dobbiamo intrattenere con Tafari i migliori rapporti, ma la vera nostra politica attiva deve essere quella periferica, e la sftuazione attuale in

Etiopia presenta a tale politica qualche favorevole possibHità.

Il Governo centrale è più un nome che una sostanza. L'ImpeTatore è oggi più che mai prigioniero dei Ras. Oggi Ra•s Ca•s•sa ha potere su gran parte delle regioni etiopiche e i suoi comandi minacciosamente ·circondano le regioni dove domina Ras Hailù. Un urto tra questi due Ras o fra essi e l'Imperatore è sempre possibile. In ogni caso a noi non ·conviene rafforzare la situazione del potere centrale, ma cercare di non favorire il ritmo del progresso centralizzatore: e

Circa la decisione di trasferire dal Cairo Paternò cfr. la Lp. di Livio Borghese a Guariglia,Stambul 12 gennaio 1930: • A un momento dato si parlò qui che Ella sarebbe stato destinato al Cairo e, che al Suo posto al Ministero, sarebbe venuto Auriti. Vedo però che, per ora almeno, questo programma è stato sospeso •.

cw po•ssiamo fare con un'accorta politka verso i capi. L'attuare tale politica è assai difficile, in quanto si deV'e ·cercare di mantenere ·l'incerta situazione politica dell'Impero, 'Senza d'altra pa.rte farlo crollare, poi1chè noi non >Siamo per ora pronti a prenderne l'eredità (1).

Comm. GuARIGLIA-Ritiene che ·Se non possi·amo e\'itare che il potere centrale si rafforzi con l'aiuto francese, nè impedire che questo contribuisca alla progressiva centralizzazione politica deH'Etiopia, noi nulla dobbiamo fare per facilitare tale centralizzazione anzi agire con ogni cautela verso 'Ì Capi per tentare di mantenere l'Abissinia nello stato in ·cui si trova. Ritiene che per ogni eventualità futura noi dobbiamo tenere aperte tutte le possibili vie. È perciò che abbiamo voluto ·con l'accordo italo-inglese far riviv·ere e dare una nuova verniciatura all'accordo trtpartito del 1906 ·che è sempre alrla base della nostra azione diplomatica i:n Etiopia; è perciò pure che dobbiamo mantenere buoni rapporti col Governo Centrale, senza irafforzar1o beninteso, ma cercando d'altra parte di creare in Addis Abeba nuove attività ed interessi italiani (ospeda·le, scuola); ed è infine perciò ·che dobbiamo anche svolgere una prudente azione politica verso i Capi. Nell'incertezza del futuro tutte le vie devono essere la·sciate aperte ed è compito de1la diplomazia di ~creare e mantenere le var.ie ,situazioni diplomatiche che possano essere sfruttate a seconda del corso degli avvenimenti.

Ciò lo porta ad accennare che, a suo avviso, le necessità di difesa delle nostre colon1ie ed hl rperli1colio rche per esse ra:pprersenta un'&b~ssiniÌia potentemente armata consiglierebbero di far del tutto pevchè la conferenza deHe armi venga condotta ~con prudenz;a e 1con 1entezzra aU:1o !scopo dd maggiungerre i meno nocivi dsultarbi. Egli non è d'accordo col pareve dii S. E. Manzoni che vorrrebbe affidare in definitiva la questione deH'importazione delle armi alla Società delle Nazioni. A ·suo avVIiso :iii nostro a~tteggi1amento neli1a questl~one deve contlinuare ad essere per quanto possibHe ostruzionistico e dilatorio.

Ricorda che l'Etiopia ha >Sempl'e approfittato, come molti altri Paesi Orientali, delle divergenze di interessi degli Stati Europei. Sostenuta dalla Francia essa dliierse di en1lrialre nelil'a Sociletà rdie11e NraZ!Ìioni, ed InghlLteroa ed I>fiai!Jira per non assumere un atteggiamento ostile che avrebbe giovato solo ai francesi dovettero •aJcoonsentim. Lo •stesso avvenne quando IJ.'Etiopia chtese di essere 1Jolrta dalle zone proibite per l'importazione delle armi stabilite dalla Convenzione di San Germano. Ora non conviene per parte nostra continua,re eternamente in questa politica di debolezza poichè i ·pericoli maggiori sono per noi.

S.E. Gasparini -Conferma che occorre dare a Negus la sensazione che l'Italia potrebbefar ciò ma non lo vuol fare. Il Negus ben sapeva che tutti i Capi periferici si incontravano col Govematore dell'Eritrea ma ad ogni rientro dei Capi questi abbondavano in manifestazioni di lealtà verso il Negus. Il Governatore dell'Eritrea deve apparire come il più grande amico del Negus in modo da costituire un alibi morale alla propria politica verso i capi •·

L'Inghi,Ltwl'a ,in_ que!Sito momento ,si mostra 'Piiù benevola pe'I" la qtreiSiti~one del contingentamento delle armi da importare in Abissinia perchè spera di ris-olvere la questione del Lago Tsana. Noi abbiamo fatto giungere più volte a Londra amichevoli richiami, ma ci si è risposto che val meglio sapere quanto l'Abissinia impo~rrta d1 a!l"mi Colò che Sii ortterl'ebbe con ilia ~conveneJi,OIIlle) pdrurttosto che iliasciru"il.e mano libera.

D'accordo, ma è questa una magra soddisfazione poichè :le armi potranno essere eventualmente rivolte in massima parte verso di noi. E' quindi del parere che occorre non preoccuparsi ~sempre di non urtare H Governo Etiopico, anche se il contrasto non gioverebbe che ai francesi.

La questione della sicurezza delle nostre colonie è troppo grave per essere influenzata da vaghe considerazioni di opportunità politica e si deve far di tutto per non comprometterla.

Potremo anche andare in definitiva alla firma della convenzione, ma senza fretta e quando avremo fatto tutto il possibile per renderne il contenuto i,l meno dannoso possibile.

M.se PATERNÒ -Conco!'da circa le direttive generali della politica verso l'Ehlo1pi;a; r'irtieiJlJe anch'eg!Li •conv;eniente una ~caiUta azwone periferica \11e["ISO i Capi: ins~eme oc,cm~re manltei!Wre buone rel:azdonli. con ilil Governo Oe,ntraiLe e da~re incremento ad dlnrtere1ss1i e ad attlivi!tà :iJtall~aJne :iJn E:tdopia. Sd: lbraltta. di ooeare una situazione italiana ·che og:gi non es~ste, a quanto appare dalla discus'sione. Desidererebbe a tale ~~guardo •conoscere ·Che si drnroende di fa~re a proposito de!J.Ila questione della camionabile Assab-Dessiè.

Comm. GuARIGLIA -Espone lo ·stato attuale della questione della strada. Bisogna pa!I"t~ d!aìlila pvem~ssa che non lsiÌiamo lllioi che aibbliamo ch.ilestla ìla strada, ma è il Negus Tafari. Ricorda i precedenti ultimi della questiJone dello sbocco al mare. Quando in un primo tempo non accedemmo alla richiesta di Ras Tafari per tutto il porto di Assab fattaci durante il suo viaggio in Italia, e poi incoraggiammo ed accogliemmo quella della zona fu-anca. I facili critici dimenti,cano che è un evidente nostro interesse di attirare l'Abissinia al mare attraverso la nostra colonia. Nessuno si può far Hlusioni ~che con ciò noi possiamo oreare una veva ~con,coll"!I"em.za atLla Gi!burtd-&didiis Abeba.

Questo lo dicono i giomali con la sottita superficialità. Ma si tratta di una delle sca11se pedine del nostro giuoco politko (sia in funzione anti france,se che di attrazione dell'Etiopia ver,so le nostre Colonie) e quindi non possi:amo scartarla. Una volta quindi stabilita la convenienza di acce,ttare ·la richiesta ad .&ssab di uno 'sboc,oo ,er!JiJop:Lco, è ev;Ldente che lia str1ada non poteva pa~ssa~re che per la via più diretta che è appunto sopra Dessiè. Questo in principio. Si è però da parte dei nostri Agenti e tecnici errato nei primi passi per l'esecuzione del pvogramma, tanto che noi siamo venuti a trovarci ne!J.la parte di solledtatori della costruzione. Bisogna a suo avviso dimostrare all'Etiopia ·che la costruzione del!La ,strada è .pDinc,LpaffimeDite un :suo e non un nostro in1Je!re,s'se. E.gJi non condJvtde 'Ìll pa1re1re e:spa.,esls:o OC"eoentemente da S. E. Zoli: 'che convenga oiloè, visto che 'la ,camionabUe ve:nr1ebbe eol!lega:ta a m1ezzo dii 1ai!Jtre ,s1JI1ade con la fe!I"II"ovia di Gibuti, dò che per ora è 'ancora dubbio, :in modo ~che questa :in definitiv:a !l'lLu

scirebbe a frenare il tmffico della zona di Dessiè, di abbandonare il progetto della costruzione della camionabile e di chiedere invece ,la ,concessione di un'altra stDada, qua11e qu~~La Omhager-GOillida,r. Noi 1S1iamo :i.Jmpegna,hl con nn rpatto aù:la costruZJiJone delil' Assaib-Dessiè e non possiamo :IJW!lll"'ci dind~etlro, ma è il'Imperatore che deve :fiall'si pa.trte d:iili1gente, 'ed è 'con [UJi. 'che dobbilamo cil;]rurlire :fralnaameUJte le questioni del resto assai gl"avi che prospetta ora il Governo dell'Eritrea, per regolarci 1n modo da addossare unicamente al Governo Etiopko la colpa dell'e\llentua[e iÌin!ademp1mento d:el!l''élJCCol"do per :La strada Assab-Dessiè e ch~edere quindi al momento più opp0111tuno dei compenisil., fua i quali p!r11ncipale que:rrl!o deilila concessione d:e111a 1straida dii Gondar, che 'certo per noli 11.1app!I'esenta un wmfla,ggio immediato assai maggiore della strada Assab-Dessiè. Sarà appunto questo il compito del nuovo Ministro ad Addis Abeba (1).

Per intanto prega di essere autorizzato a chiarire la preesistente situazione, eliminando le pendenze esistenti col Sindacato italo-etiopico, previa opportuna revisione dei conti.

S. E. GRANDI -Autorizza la liquidazione dei conti ed incarica H Ministro Guariglia di agire secondo le suesposte direttive sottoponendogli di volta in volta i provvedimenti del ~caso. Per chiudere questa dtscussione sulle direttive generali politiche verso l'Etiopia, egli assente allo svolgimento di una cauta politica periferica, ma con questa riserva che deve costituire precisa norma nell'azione da svolgere: l'AbiSis:inia non deve ,costituire ,per noi l'origine di un procNìiSO infiammatorio ·che possa. causare compUcazioni di più vasta portata.

S.E. ASTUTO -Osserva che ad ogni modo il patto si presta ad una doppia interpretazione per quanto riguarda l'uso della camionabile da parte degli abissini, i quali la vorrebbero considerare quasi un corridoio che unirebbe l'Etiopia al mare.

M.se PATERNÒ -Chiede se i due trattati, patto di amicizia e accordo per la camionabile, siano connessi fra di loro.

Comm. GUARIGLIA -Nega siano connessi. Essi furono solo firmati contemporaneamente.

La convenzione stradale non è una concessione fattaci dall'Etiopia in relazione al pattodi amicizia, ma è invece un corrispettivo chiestoci dall'Etiopia a cui noi abbiamo consentito in relazione allo sbocco al mare che era nostro interesse di dare per diminuire sia purein piccolissima parte il valore di Gibuti, unica porta, per la quale l'Etiopia comunica con gli altri Stati •.

In una lettera al barone Franchetti del 24 maggio Guariglia aveva scritto: « Senza voler entrare in una discussione con Lei circa le ragioni politiche che hanno condotto alla stipulazione del Patto di amicizia con l'Etiopia ed alla Convenzione per Io sbocco di Assab e perla costruzione della strada Assab-Dessié, debbo confermarLe che lo sbocco ad Assab non fu da noi offerto alla Etiòpia ma da questa chiesto al Governo italiano. (Per quali secondi fini e con quali effettive intenzioni, e questione che è qui inutile affrontare). Fatto è che a noi non conveniva opporre un rifiuto. Ma se anche questa non fosse la Sua opinione, Ella non può certo disconoscere che la costruzione della strada era un corollario indispensabile della concessione dello sbocco. Se quindi il Governo etiopico voleva realmente utilizzare quest'ultimo, la costruzione della strada era più un suo che un nostro interesse».

Nel corso della riunione serale del 9 luglio Paternò chiese « a quali realizzazioni immediate può tendere la sua futura azione ad Addis Abeba. Comm. GuARIGLIA -Ripete che per mancanza di mezzi noi non possiamo tendere a realizzazioni di vasta portata.

M.se PATERNÒ -Si domanda allora quali mezzi noi possiamo svolgere verso Ras Tafari per cercare di ristabilire la preesistente situazione di relativa tranquillità, o per Io meno di procedere a quell'azione che S.E. Grandi ha chiamato di morfinizzazione della situazione. Gli sembra che noi non abbiamo alcun mezzo da impiegare a detto scopo.

Comm. GUARIGLIA -Abbiamo da far valere il patto di amicizia, che ha per l'Etiopiavalore rilevantissimo in quanto le assicura lO anni di tranquillità •.

Per quanto ,riguarda la ripresa della ~conferenza delle armi concoTda col MimJistro Gua,rJigliila !nell'opportunità dii una nostra aZiione ostruz,ion~stdica (1).

YEMEN

Comm. GuARIGLIA -Espone l'opportunità di riprendere l'azione politica nello Yemen riallacciando i contatti con l'Imam Yahia. Occorrerebbe far capire all'Imam che il Gove,rnatorato che sta per cessare è stata una parentesi, e che noi desideriamo riprender le antiche cordiali rela21ioni A tale scopo era anche starto progertJtaitlo nn viaggliio a Sanaa de1l R. Console ad Aden, v:iag~iro ohe sarà però opportuno sospendere, ma che dovrà uti:lmente fare il nuovo Governatore dell'Eritrea, appena le circostanze ed i doveri del suo uffi,cio Io permetteranno.

S. E. DE BoNo -Ricorda che per riprendere l'azione politica è necessario avere i mezeli. occorxe!OJtJi. E,siJstono due millillonrl. prersso dJ. Mim~ste['O E,srt;e['d. perr la politica nello Yemen, milioni che sono stati però già spesi dal Governatore dell'E:I"i<trea -cUli ade!sso dovvebbell'o e1ssere TlimbOII'Sati.

Comm. GuARIGLIA -E' d'avviso che il deficit rimanga, e che i due milioni servano invece per la ripresa dell'a2!ione futura.

Comm. AsTuTo -E~spone che per svolgere una efficace azione politica nello Yemen occorre che vengano fornite da tm lato un'assegnazione straordinaria che si potrebbe fi,ssare in un milione e mezzo da destinarsi ali'acquisto di due navi per l'attuazione della più volte progettata navigazione italiana di cabotag~gtiJo nel basso Mar Rosso, e daU',affitTo un'assegna~OIIle C<>IIltilnua<ti.va per il.'ammontare di un mHione e mezzo all'anno che dovrebbe servire per l'azi;one politilca e d:i pe!IletJrazi,oillle 'OOOilllomtco-eommerciailie nehlo Yiemern. La illlavd.gla2JLorne rneil. basso Marr Rosso dOV1l1ebbe ~essere eserdt,ata da nna Soetietà da cost~tuirre tilil Eritrea possibilmente anche con elementi arabi cui H Governo noleggerebbe con nolo minimo le due navi da acquistare. Anche per la politica periferica etiopica occOII"l'erébbe uno ,stanziam.ento ~annuo di mezzo m~lJi,OIIle.

S. E. LEssoNA -Crede necessavio che venga prospettata al Capo del Governo la necessità di ottenere detti fondi.

Comm. GuARIGLIA -Solleva la questione dei-l'atteggiamento da tenere ne'i riguardi dell'azione ~sovietica nello Yemen. Due tesi possono sostenersi: o cercare, d'accordo con 1'InghHterra, di eliminare gli Agenti Sovietici; ovvero tentare una collaborazione di lavoro con essi. Egli propende per questa seconda soluzione, quantunque non si illuda circa le difficoltà di essa dal punto di vista commera~aJle perr iil dumping eserrci1lato dai TUSSii (2).

« Direttive PoLitiche Generali -In Etiopia la nostra politica deve essere anzitutto

inquadrata nella nostra politica generale. L'azione francese in Etiopia ha sempre costituito

un fronte coloniale contro di noi, oggi lo ha rafforzato e domani potrebbe potenziarlo anche

maggiormente se ciò le occorresse ai suoi fini europei. Occorre quindi far di tutto affinchè

la situazione sia colà calmata e si ricostituisca un ambiente scevro di sospetti contro di noi.

Tale la direttiva fondamentale dell'azione del nuovo Ministro ad Addis Abeba...

In riassunto: politica di normalità e di buon vicinato con Addis Abeba; creazione di

interessi nostri in Etiopia; prudenti contatti periferici svolti dalle nostre Colonie, tali da non

provocare in nessun caso complicazioni che possano dare origine ad un processo infiammatorio

di vasta portata •.

• Comm. GUARIGLIA -È d'accordo col Sen. Gasparini nel ritenere che si debba cercare di dar corpo alle conversazioni di Palazzo Chigi facendo balenare agli inglesi l'utilità di una

S. E. DE BoNo -Riassumendo la discussione per quanto riguarda i fondi, sulla neceessità dei quali sarà richiamata l'attenzione del Capo del Governo, ritiene ~che si potrebbe chiedere un'assegnazione straordinaria di un milione e mezzo per l'acquisto delle navi, ed in più un'assegnazione annua continuativa di due milioni dei quali uno e mezzo verrebbe destinato all'az1one politica nello Yemen e l'altro mezzo all'azione politica in Abissinia. Tutte queste somme dovrebbero essere assegnate al Ministero degli Ester,i fra le spese segrete, ~e sarebbero !spese dal Govemo deilil'Elrirbrea che ll"'enderebbe a'l R. Mii,n]ste!l'o degilii Aff,ari EsteTi li ~conti !l'e1aJtivi.

S. E. GRANDI -Consente.

Comm. GuARIGLIA -Deve aggiungere un',éillJtro ~i,cbJi,esta di :flondi per i sussidi da dal'si aHa stampa araba in Egitto. Tali sussidi erano già stati concessi a1hla R. Legazlione 1a1l 0a1Ìll1o, ma successivacrnente ~1e :flUil'ono rtolLtL Ora tutta l'azione di stampa ~che deve accompagnare la nostra poHUca non può svolgersi altrove che al Cairo.

S. E. GRANDI -Assicura che i fondi a tale scopo verranno forniti dal Ministero degli E1ster[ nelùia srt;,essa misura rin mlli li aveva già :ill Matr'chese Paiber:nò, semprechè essi ,giano utHmente impiegati.

Comm. GuARIGLIA -S>i permette rkh~amare ugualmente 'l',attenZJione Bllllle voci di • fughe • che es1sterebbero nei servizi di cifra e ~cordspondenza del Governo de1l' Asmal'a, dove Vi1 ~sono troppi impiegati ~ndigeni che sbrigherebbero anche le questioni riservatissime. Gli inconvenienti sono stati segna1ati in occasione dell'ultima spedizione Franchetti.

S. E. GRANDI -Ha l'impressione che l'ambiente della nnstra Legazione ad AddiJs Abeba non rsila ~con:flacente al nostro prestigio, e ~che si siJan:o da tempo colà annidati elementi che non ispirano alcuna fiducia. Dà espresso mandato al Marchese P~atemò di fargJ;i, :t'esosi conto de1la ,siJtuaZJione, tutte l1e proposte ne,cessarie per far piazza pulita di quanto di equivoco esistesse alla Legazione.

S. E. GRANDI -Incwi!ca 1]1 Cav. Guama~sche11':!Ji di ~erba(l!izz:alr'e 1e eonclu

sioni cui è giunta la riuninne e di esporre in una breve ~relazione per il Capo del Governo le richieste che occorre presentare alla finanza. La seduta è tolta alle ore 19,30.

nostra azione nello Yemen diretta ad eliminare i russi. Egli vuole però prospettare alcune considerazioni e difficoltà. Come possiamo noi oggi concludere intese con gli inglesi ed assumere in certo modo impegni con essi? Le nostre relazioni politiche con lo Yemen non sono attualmente buone: la nostra situazione colà è certamente peggiorata; speriamo che in seguito all'azione del nuovo Governatore dell'Eritrea potrà migliorare, ma è ora prematuro affermarlo con sicurezza e d'altra parte è da tener conto che è interesse dell'Iman di poter continuare a giocare " !"atout " russo e di non eliminare quindi totalmente i bolscevichi dallo Yemen. Dal punto di vista commerciale noi ci troviamo rispetto ai russi in evidenti condizioni di inferiorità. I russi hanno adottato anche nello Yemen la politica del dumping e ci hanno così tolto quei pochi traffici, petrolio, zucchero ecc. che eravamo riusciti ad accaparrarci. È evidente che da questo punto noi ci troveremo in condizioni di inferiorità.

Ma vi è un'altra considerazione più generale da fa.re. Le enigenze della nostra politica generale iinpongono di non metterei contro la Russia. anzi di avere con essa rapporti tali da poter dar luogo domani ad eventuali sviluppi. Dobbiamo mantenere con i sovietici relazioni normali a dare loro la sensazione che nelle nostre relazioni internazionali noi non vogliamo astrarre da essi. L'applicazione di questo principio generale nello Yemen porta alla conseguenza che se dobbiamo e possiamo opporci localmente all'azione dei russi e cercare di neutralizzare la loro influenza politica, e di far concorrenza ai loro traffici, dobbiamo far ciò entro certi limiti che non conviene oltrepassare >.

(l) -La riunione iniziò alle ore 17. (2) -Sui precedenti della questione, cfr. serie VII, vol. VIII, n. 407. (l) -Cfr. n. 14. (2) -Nelle settimane successive furono tenute varie altre riunioni interministeriali per discutere le stesse questioni africane. Si pubblica qui un intervento di Guariglia nella seduta

(l) Allude evidentemente alla missione del generale Giuseppe Malladra, per la quale cfr.

(l) -Già il 26 giugno Grandi si era rivolto a Mosconi (telespr. u. rr. 221244), unendosi a una precedente richiesta di De Bono per ottenere i fondi necessari a realizzare il programma concretato dai ministeri delle Colonie, dell'Aeronautica e degli Esteri e inteso a creare in Eritrea « un'efficiente aviazione militare... per ragioni di prestigio e per dare la sensazione agli abissini che siamo pronti ad opporre ai loro quegli stessi mezzi aerei, che oggi, specialmente nei paesi coloniali. vanno diventando i principali mezzi di guerra». Il ministero delle Finanze sollevò obiezioni all'entità della spesa e la questione era ancora aperta alla fine del 1930. (2) -Nel marzo precedente Grandi aveva convocato a Roma Paternò per interrogarlo circa l'intenzione del ministero di trasferirlo dal Cairo a Addis Abeba. Paternò, nell'assenza di Grandi, ebbe colloqui con Fani e gli precisò la sua opinione che il punto nevralgico dove si doveva agire per rilanciare una politica attiva in Etiopia era l'Asmara e non Addis Abeba. Paternò avrebbe dovuto· partire per l'Etiopia da Genova il 5 agosto. Ma, intorno alla metà di luglio, fu deciso di rimandare la sua partenza ai primi di settembre. Nel frattempo, durante agosto, proseguirono a Roma le riunioni interministeriali.

(l) Nella riunione serale del 9 luglio Guariglia disse: « Occorre osservare che nella politica generale noi siamo oggi così impegnati in numerose zone che non possiamo portare anche in Abissinia i nostri sforzi. È perciò che il Ministro Grandi, riassumendo la nostra direttiva politica verso l'Etiopia, raccomandava che la nostra azione ad Addis Abeba ed alla periferia dovesse in ogni caso esser tale da non provocare dall'Etiopia un processo infiammatorio che potrebbe condurre a conseguenze di vasta portata •.

(l) Nella riunione antimeridiana del 9 luglio Gasparini affermò di ritenere • che dopogli ultimi avvenimenti il potere centrale come è oggi sia meno forte del binomio preesistente Imperatrice-Ras Tafari •. Secondo Astuto « la situazione attuale rende possibile una cautissima azione periferica da parte nostra... ; lasciando così le cose la situazione non potrà, col graduale rafforzamento di Ras Tafari, che peggiorare ai nostri danni •. Astuto aggiunse che questa cauta azione periferica c ci darebbe anche un nuovo ·· atout " da giocare nelle nostre relazioni politiche col Negus poichè questi dovrebbe considerare che un suo atteggiamentoantitaliano può creargli difficoltà da parte dell'Italia anche nelle zone periferiche del suo stesso Impero.

(l) Cfr. due passi del verbale della riunione dell'8 luglio: • Ministro Guariglia -Crede opportuno che venga... presa in esame la situazione che si verificherebbe nel caso nessun accordo venisse raggiunto ad Addis Abeba, ovvero nel caso che il Governo etiopico continuasse nel suo atteggiamento ostruzionistico. In queste eventualità non si dovrà piatire, nè insistere : occorre capovolgere la situazione che si è andata creando e far risultare che in realtà è il Governo etiopico che ci ha chiesto la costruzione della camionabile ed è suo principale interesse che a ciò si addivenga perchè possa da essa essere sfruttato il punto franco di Assab. Occorre però far ben risultare chiaramente che la colpa della inesecuzione del pattorelativo alla camionabile resta al Governo etiopico, sia per trarre da ciò le conseguenze al momento opportuno, sia per eventualmente negoziare per un'altra strada, che ci interessa piùdella camionabile Assab-Dessié, cioè per la Setit-Gondar...

(l) Le direttive circa l'Etiopia emerse nel corso deHa riunione del 27 giugno furono riassunte da Grandi in una relazione per Mussolini, della quale si pubblicano due passi:

(2) Si pubblica qui un passo del verbale della riunione serale del 9 luglio.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1592/274. Londra, 27 giugno 1930, ore 21,20 (per. ore 2,40 del 28).

lV.Ho tel:egmmma 2.66 (1). Mii è stato il'idìel'irtJo che F.ooeign Office è dnliorrmato ultimo ·colloquio di V. E. ·con Beaumarchais (2). Inforrmazione gli sarebbe giunta non da Parigi, ma da Roma, in base a quanto Beaumarchais •stesso avrebbe rHerito a Graham dopo il colloquìo. Foreign Office è preoccupato tensione italo-fran·cese, ma non osa per ora prendere .posizione temendo di oompromette~si in un senso o nell'altro. Tendenza governativa fa,cente capo sopratutto a Sottosegretario di Stato Dalton, sarebbe favorevole sostenere punto di vista francese, mentre tendenza della quale è esponente Vansittart sosterrebbe necessità pcr"Uldiente 1atte1Sla. Si depLorerebbe però ·dia 'ambo (Le parli .che Fral!lJcia non abbia crisposto all'ultima nota italiana (7 ottobre 1929) (3), nè alla [J'r"oposta di sospendere attuazione pr.ogramma navale 1930. Nessuna allusione •SU tutta la questione è stata fatta personalmente a me, nè da Vansittart nè Henderson nè da altri che ho avuto oacasione di incontrare.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO

T. PER CORRIERE 621. Roma, 28 giugno 1930, ore 19.

11e1egramma di V. E. N. 274 (4).

Nella riunione ·Con Henderson e Briand avvenuta il 13 Maggio ·scorso a GmevJ.ìa (5) (dii .cui ho ,comnntoato a 1suo tempo dll100sooonto a V. E.), Henderson aoaennò <aille 1a11t~e questioni pendenti rra !I.'Hallia e il!a :F'rMcia oltre •la qUlelsrtliooe navale ed alla convenienza che le parti interessate si mettessero d'accordo sul modus procedendi per la loro tmttazione allo scopo di rendere più facile la detta questione navale.

Venne allora da me fatta presente l'opportunità che le conv;ersazioni in proposito fossero iniziate in un ambiente tranquillo pÒssibHmente difeso contro le indiscrezioni della stampa, ed io proposi anche di dare l'incarico ai nostri collaboratori più 1ndicati allo scopo di fare un esame preliminare delle questioni stesse e della possibilità di accordo.

Briand si risenrò di riflettere e darmi una r.isposta l'indomani, ciò che effe<!Jt:iVlamente fece a1Ll'Hotel des Bergue,s di,chlila,r,ai!lJdomi (6) prerf&ire J'ordlinm-!La v1a d1ploma!tli!oa ai!J1a tDattatiVla diretta. Aggiunse <che avr·ebbe dato istruZI1ond

all'Ambasciatore di Francia a Roma di venire a Palazzo Chigi per riprendere il negoziato interrotto e che una volta condotte a buon punto le trattative sulle questioni libiche e tunisine sarebbe stato agevole riprendere in un'atmosfera chiarificata le discussioni .sul pl'oblema navale.

Io naturalmente non potetti sollevare obiezioni e mi Hmitai a dichi,arare che dò che più importava era lo spirito ,con cui si sarebbero svolte le trattative.

Di tutto ciò Hende11son fu da me rstesso informato a Ginevra (15 Maggio) (l) ed egli non mi nascose il suo di,sapptmto per il modo 'COn cui i francesi tiravano a lungo le cose. Successivamente egli ,ternrne parola a Briand dello scambio di lettere fra me e Mac Donald per la ,cosiddetta vacanza navale (2).

Ora è bene che H Governo Britannico sia dettagHatamente informato di ciò che è accaduto o meglio di ciò 'Che non è accaduto dopo i colloqui di Ginevra, affinché si renda esattamente conto del nostro atteggiamento e di quello frarncerse.

Brego pertanto V. E. 1di vo!loosi recare poosonalmente da Hoodersorn, e, dopo aV'&g1ld. i!'lilcwdato d 'suespostJi p!'eoedem, comrunÌieairgl!i. da parte mia che, appena tornato in Italia, eredetti o,pportuno e~pol're al Senato nel mio discorso del 3 Giugno la sostanza dei detti >colloqui e far nota anche la proposta da noi fatta al Governo francese pel tramite di Mac Donald per il programma di costruzioni del 1930, allo scopo di dare la· ,chiara dimostrazione delle nostre effettive intenzioni di giungere ad un accordo su tutte le questioni. Ma pritma deHa mia partenza per Var·savia attesi invano qualche ·Comunicazione da questo Ambasciatore di Francia circa la l'ipresa delle trattative, 'secondo le istruzioni 'Che Briand aveva promesso di dargli.

È stato solo dopo il mio ritorno dalla Polonia e precisamente il 21 Giugno corrente >Che 1tl Sirgnor De Beaumarcha1s md ha ,chiesto udienza (3) prendendo occasione dai noti incidenti d Bari per drammatizzarli e gonfiarli malgrado che io ,g1i aV'essi dilrreirtJa [una nota] esprimendo VIÌV'O mcxesoitmento del Govemo !Italiano per J.'acoaduto, 'che ,in fondo si miduce a del]ffie schiamazzalbe gricovamillJJi.

Dopo es1sersi riscaldato a freddo .su tale ar:gomento 'che si poteva dire ommai sorpa,ssato, il'Ambasciatore ahbomdò le questionli. 11biiche e tun:1sine, ma per diiNili che dopo i discor·si fatti da S. E. il Capo del Governo a Firenze ed a Livorno non era il momento per riprendere le conversazioni. Analoghe dichiarazioni aveV'a fartto motdenta,Imente ,a1ouni g~~ornJi. pl'ima 1J. Signor BertheU,ot a1l R. Ambasciatore a Parigi, accennando anche che l'attesa doveva durare qualche mese. Mi accennò poi all'impossibilità per il Governo francese di prorogare le convenzioni del 1896, e mi rtpetette le solite argomentazioni suHe questioni coloniali che si basano ,sulla situazione diplomatica >anteriore al Patto di Londra del 1915, così ,come lo stesso Ambasciatore le aveva esposte 'altra volta per eludere l'impostazione da noi data al problema suHa base dei compensi coloniaH dovuti:ci dalla Francia per H detto patto. Finì col dirmi che le sue istruzioni non erano cambiate.

Nessun accenno mi fe,ce alla questione navale e tanto meno alla nostra proposta di vacanza >per n programma di costruzioni del 1930, civca la quale del resto non abbiamo più avuto alcuna notiz~a né da Parigi né da Londra.

Nell'info11ma:re di quanto. precede Hende11son, V. E. non mancherà di fa['gil!i :conV1en~ffili1Jemente T>illiev:are :come be1n. div&~sa <sli:a :La nos1IDa llinea di . condotta da quella francese, la quale mi -conferma nell'im{pressione, già da me fatta conoscere allo :stesso Hender.son, che .i francesi non abbiano reali e sincere intenzioni di addivenire ad un accordo almeno pe!r ora, e cerchino mascherare con dei pretesti la loro scarsa volontà. Briand non soltanto rifiutò a Ginevra la mia proposta di tr-attative dirette che affidate ad una commissione di esperti avrebbeTo pvoceduto soHecitamente e preferl la via diplomatica, ma ova anche :hl GovernJo FIDancese tenta di prienidere p!I'Ieltlesto dati dltsco!l"siÌ. del Capo del Governo per procra,stinare ancora il negoziato. A parte il fatto che dopo i d1scorsi di Firenze e di Livorno c'è stato quello pronunciato da Tardieu a Digione, ben altrimenti grave e veramente preoccupante per la sua fredda sostanza, :a parte anche l·e recenti rivelazioni sul bilancio :lìrancese e i recenti provvedimenti per gli armamenti sulla frontiera, è facile replicare :al pretesto addotto del turbamento dell'atmosfera politica dete!rminato da quei discorsi, osservando ·che :appnnto iLa prOIIllfJa ripresa delile con:V1&rsaziiJOilli iWo-fmncesi futta con spirito di conciliazione e ·con <sincere e leali intenzioni sarebbe stato il miglior mezzo per disstpare rapidamente le nubi e chiarire l'atmosfera ~stessa.

N Governo Italiano per suo :conto ha la coscienza di aver fatto inve-ce quanto po1JeV1a Pffi." 1aflìret:taTe rbailie ll'l~esa e non dubtidla che dJJ. Govem:o BTirtannico sarp['à esattamente giudkare da quale parte si trovano la buona fede e la buona volontà.

(l) -Cfr. n. 110. (2) -Cfr. n. 106. Per la conversazione Beaumarchais-Graham cfr. DB, n. 220; sui rapporti itala-inglesi, ibid., nn. 221 e 222 (conversazioni di Graham con Mussolini e con Grandi). (3) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 49. (4) -Cfr. n. 118. (5) -Cfr. n. 34. (6) -Cfr. n. 36. (l) -Cfr. n. 38. (2) -Cfr. n. 39. (3) -Cfr. n. 106.
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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. GAB. 15/35:5. Washington, 28 giugno 1930, ore 15,50 (per. ore 23,50).

Telegramma di V. E. N. 232 (1). Pregola comuni-care a S. E. Capo del Governo. Articolo del • Boston Transcript • fu da me segnalato con mio telegramma N. 273 del 27 maggio liinisieme 1lll'l1liooili del • Boston Hemld ~, deal'• Evenlirng Star • e deHa • Herald Tribune • che si possono utilmente mettere a raffronto. Essi sono parte di quell'enorme straordinaria pubbHcità che ebbero i discorsi di V. E.. a E1i:renZJe e Milliano. Come risulta dali. mieli v~i ~gmmm!iJ (NN. 243, 2!65, 266) la scossa :subìta da questa pubblica opinione fu violenta ma secondo la mia impressione e 'secondo l'impressione di molte personalità americane che posso nominativ:a:mente inilicare la reazione fu assai meno contrada di quanto sarebbe occo11so 3 o 4 anni addietro. Motivo di ciò fu anzitutto l'ascendente personale della E. V. In secondo luogo ~·a ~saggia politica seguita vei1so questo paese. Ln 1lerzo ilruogo :iJl ,fuibto che durante ila Conferenza di LOIIlidra quelslfla pu:b

blica opinione si orientò :contro la Francia, la quale in generale negli ultimi anni ha perduto qui molto :terreno. In quarto luogo perchè discorsi di V. E. vennero :subito dopo la proposta Bri:and la quale per quanto presa poco sul serio fu ,considerata diretta contro gli Stati Uniti. E indice assolutamente :significante sta nel fatto che nessuna voce ostile si elevò nel Senato e neHa Camera dove ,come l'esperienza insegna vi sono alcuni pochi, ma rumorrosi parlamentari che non trascurarono mai occasione di attaccare n regime. Moltissime furono le esPI'essioni :indJividuaiLi ,di consenso a me man'itf!e:state. Tuttavia :come msulrba dai mieli tele:g,r~ammi :in dJJila:ro g,Ji ,artiilooiLi ,conrtealenti aJSjpre :criltdJche :furono numerosi. Per quanrtlo [ giiOilmiaJli ,tecn:i:ci :liinanz:ilari mailllteillesse:ro un rSiignijlilca[}Jte Slilllenzd!o è un fatto che la duvata attuale ,cdsi finanziaria rende H mondo degli affari ed il pubblico più del solito sensibili a tutto quanto può apparire minaccia alla pace del mondo. E di questo stato psicologico hanno tratto profitto quegli ambienti ,che in principio sono e furono sempre ostili all'Ita:li:a ed al regime. Forrti influenze dall'Europa :sono entrate in .giuoco e sopll·atutto l'azione dei fuorusciti in combutta ,col centro ma:ssonioo di Parigi, [come] dimostra :l':artilcolo del • Boston Tl"aalliSiorript • [:che] corstiltuilsce appuiJJto una mootfestazione di questo genere. H R. Console Gooerrailie a Boston, dopo p!1eil.i:miln:ari ind!agilni esegud.te, m'tinforrma di ri,tenerre che 'Ìispirra:tore de1l'amtlioo1o sila stato ihl. noto Sa!l:vemini ~l quaiLe è m costanti :reliazdc<mi. col cenrtro pa1!1ilgtino. Oiò spiega aJILche la speC!iat1e pubhltclità ottenuta da:l!l'arrrtd:oOilo a Parr~gi. N. • Boston Tran:sc:ript • ha Ulilia circoiLazrione liimi:tata da 40 a 50 mhla co'pie. Ma è un giorn:aile di buona !reputazd:one e:sponente deiLle antiche tradizioni protestanti, anticattoliche della nuova Inghilterra. Atteggiamento del giornale fu ,costantemente ostile al Fasdsmo e notizie tendenziose

da esso pubbltcate glii vra1sel!'o ilertterre di cond:utazrione che pubbil'Loaronsi ayan,tie:ri da parte giudice Leveroni e di altre personalità, secondo ho riferito con speciale rapporto. Ino11me ,l',au:tunno soorSio LeV'eronli ferce :fiare ~imostranzre a[ detto g:ilornale da uomini d'affari americani con minaccia di ritirare inserzioni. È da osservare che l'ispiratore dell'articolo là dove affel'llla, ,citando Nitti e Sforza, che il Governo che ,succedesse al Fascismo non manterrebbe gli impegni finanziari del regime, ha dato prova, 'Come altri della sua rrisma, di deca incomprensione. Difatti ho personalmente più volte :constatato che la suddetta ,affermazione degli antifa,sc1sti agisce efficacemente a danno della loro propria serietà e suscita l'avversione del pubblico connesso alle operazioni finanziarie.

(l) T. (p.r.) 6281/232, del 26 giugno ore 24, con cui Grandi trasmetteva la seguente richiesta di Mussolini: ·c Mi dica che cosa vale il Boston Transcript e come si spiega l'articolo pubblicato in data 26 maggio riportato compiacentemente dalla stampa antifascista parigina •·

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

T. 623. Roma, 28 giugno 1930, ore 24.

Com'è noto a V. S. il Cancelliere Austriaco Schober si recherà a Budapest il 9 luglio prossimo per incontrarsi col Presidente del Consiglio Ungherese. Ritenendo che le relazioni fra l'Austria e l'Ungheria siano ormai giunte ad un punto tale di cordialità e di intimità da pel'lllettere lo sviluppo di una

poilWtllioa dii aooordli fl'a i due P,a,es.L da no'i ~sempl'e auspi,oarta, S. E. itJ. Oapo deil. Governo desidera che venga efficacemente prospettata dalla S. V. a Schober l'utilità di addivenire in questa occasione a qualche atto poUtico che ~confermando il soddisfacente stato di tali rapporti ~serva sostanzialmente ai fini comuni delle loro direttive politiche ~convergenti con quelle italiane. Nel ,ca,so che fra l'Austria e l'Ungheria già esistesse un patto di concHiazione e di arbitrato, converrebbe studiare la possibilità di st~pulare ora una convenzione di più marcato carattere polirtico. gssa potrebbe concretarsi in pochi articoli che riaffermando la amkizia fra i due Paesi, 'stabilis,sero dei principi generali armonizzanti coll'esistente Patto e che potrebbero essere ad esempio quelli della non aggressione ed anche queililo, convenietntemenrte ,gtiJI,ato, deilllia :reoLpa:'oca consruil.rba:z<iJOine fun ma,tJeri1e d'interesse comune.

Prego quindi V. S. far presente in modo opportuno tale ,suggerimento a codesto Governo adoperandosi efficacemente per farlo accettare e collaborando nello studio della forma concreta in cui esso potrebbe venire realizzato (1).

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IL MINISTRO DEGLI IDSTERI, GRANDI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(AOS, Segreteria Duce, fase. Grandi)

L. p. Frascati, 29 giugno 1930.

Mea culpa. Evidentemente questi 6 mesi di fatica particolare cominciano a farmi giuocare sui nervi dei cattivi scherzi.

Qualche giorno fa, in un momento di irritazione contro le bestialità pubbltoate sUJl Giornale d'Italia (2,), m'è capirtato fra mano il. Regime fascista. Così, c'è SO!liPpata ... 11a Mtea:'a! (3).

E dire che io ho una certa triste esperienza a proposito di lettere.

Non avrei mai pensato che l'on. Farinacci (delle cui faccende non mi sono mai interessato e di 'CUi non sono ,che molto imperfettamente al corrente), fosse l'autentko buffone quale egli risulta di essere.

Ho voluto dirglielo subHo per telegramma stamane.

Mi compiaccio veramente con te, caro Farinacci, e ti prego di continuare su questa strada».

La lettera fu pubblicata sul Regime fascista del 28 giugno, seguita da un corsivo pienodi elogi per Grandi: • La sua opera nei consessi internazionali, opera irta di difficoltà e che si svolge tra ostilità, insidie ed invidie d'ogni sorta, ha bisogno di essere confortata non con articoli a base di paroloni o di insulti contro questa o quella Nazione, ma, così come facciamo noi, con argomenti e ragioni che illustrino e sviscerino i problemi con saggezza e probità ».

ALLEGATO.

GRANDI A FARINACCI

T. Roma, 29 [giugno 1930].

Leggo paochiana pubblicazione Regime fascista. Evidentemente hanno ragione coloro che sostengono che tu non sei una persona seria. Pubblica anche questo.

(l) -Ad analoghe istruzioni inviate a Budapest (t. per corriere 622, pari data) Arlotta rispose di aver ottenuto dal governo ungherese « accoglimento dei nostri desiderata e verrà avanzata fra qualche giorno relativa proposta • (t. 1685/81 del 5 luglio, ore 3,55, per ore 5,40).Questa risposta fu comunicata ad Auriti il 7 luglio. Sulla questione cfr. la documentazione ed. in KARSAI, op. cit., nn. 245, 246, 247, 248, 250, 252. (2) -Probabile allusione alla campagna contro gli armamenti francesi, condotta dal GiornaLe d'ItaLia. (3) -Grandi aveva scritto a Farinacci la seguente lettera: «Io sono un lettore assiduo del tuo giornale. Ebbene, voglio dirti che per quanto concerne la trattazione dei problemi internazionali (la parte che mi riguarda) il Regime fascista è fatto MAGNIFICAMENTE: sobrio, equilibrato, sempre intonato.
123

APPUNTI DELL'ADDETTO STAMPA A VIENNA, MORREALE

Vienna, 30 giugno 1930.

1!1 Sign01r Col. BM-o, :li~dudariJo del! Governo Unghevese, mi ha ridierirto come appresso ci punti più ,saHenrbi di una ,conversaz,ione da lUJi avuta oggi stesiSJo col Principe Starhemberg ,e de11a quaile darà ~conto am.che ai suoi superiOl'i a Budapest, ove si reca in giornata.

In un abboccamento Starrhemberg-Schober ehe ebbe luogo ~m 24 c. m. H Cancelliel'e informò il suo interlocutore che già durante la conferenza dell'Aja da paJ:'te !inglese e fuanloese gli ,eremo state fatte prressionli perchè :flossero diJSaxma,te le organizzazioni mHitarizzate di tutti i partiti e tendenze austriache. A tal proposito il Cancelliere fece tenere ai governi di Francia e di Inghilterra due d'istinti memoil"andum in cui, sostanzialmente, si rrko~davano i meriti conseguiti dalle Heimwehren nella lotta contro il Marxismo, iSi riconosceva 'Che mercè il loro appoggio il governo aveva potuto nello ~scorso autunno così bene consolidarsi e ~si faceva infine notare ~che questa organizzazione militarizzata costitui,sce in Austrri,a, 1in mancanza del serv,iz,io miillirt:Jaocie obbllilgatOII"Il!o, una Yallvola a,tltraverso la quale trova sfogo Io 'spirito mi:litaresco della gioventù. La 'legge sul dilsarrmo è stata pooaùltro un g~esto oompiuto nei !l'ligl.lro'cH di potenz,e stram.iere.

Cir,ca l'es!Pulsione di Pabst il Cancelliere ha dichiarato che il !JJrovvedimento è starto prreso per,chè 'si è ~reso :reo di fu"ladiimenrto del paese (LiandesVel1rat), avendo nell'autunno ~scorso ed a'ssieme allo Steidle ~chiesto al Ministro d'Italia a Viilenna di ,spmgooe ,iJI ,gOV'elno !Ìita~liano a 11iltarda,re :La ~conoessiorne de!! rnrulla osta al prestito qualora Schober fosse 'sceso a compromessi ~coi social-democratki sulla questione della riforma ,costituzionale.

Lo Starhembell"g aVJrehbe quilnidi eercato dii ottenere da1l Oa:nc:eli:LÌie!I1e che a'l Pabst venisse concesso un tempol'aneo rimpatrio, ma i tentativi in questo senso rimasero per quel giorno vani.

11 gliorno appresso, e 'cioè jJ. 215 gliugno u.s., [o Starhemberg vellliva nuovamente rLcevuto dal Cancelliere e stavolta assieme al capo dii S. M. delle Heimwemoo, Rauter. Iii mÌIIllistro deglii I:ntemi Schumy non em p!I1eseni1Je ail. coNoquio, si intratteneva bensì in una stanza accanto. Entrambi i capi delle Heimwehren chiesero a Schober che egli diramasse un comunicato per affermare pubblicamente che, in linea di marssima, nulla vi era contro un temporaneo ritorno di Pabst. Dopo un primo tentativo di resistenza, il Cancelliere si recò ad interpellare sull'a~rgomento il ministro Schumy e ne r1tornò sostenendo ancora l'impossibhliità rche d!l ,govrern~o emanasse il eomuniroato \I'1chi,esto. Lo StM"hemberg fece allora presente al Cancelliere che altro non gli rerstava se non dimettersi dalla carica dii ,capo proV'inoiaJie de11e He1imwehren deltl1a Ailita Austroia e di dec,Lilnare hl mandato a ilui afiidato di trattM"e egld. srtersrso col Oanceililiere; da pa~rlbe delle Heimwemen di tutta rl'AustT!i:a d sarebbe starto arlrtlresì da aspettami quailche perturbamento dell'ordine pubblico per H giorno appresso. Schober, recatosi a pa~r!Laxe con Schumy ne tomò portando dil ~consenso. Il rcomun~oaito fu d!nfatti dirr-amaito }a steSI.iU sera (te1epos1Ja delrla R. Lega~iorne N. 132r3 del 2,6 ~iug!Illo).

Il 27 giugno, in una rconferenza dei capi delle Heimwehren dell'Alta Austria un gruppo dei capi avanzò la proposta di dichiarare decaduti dalrla loro carica di ~capri :lledeOCiailii. •lo Steidle e P:lll'imer e di mette1rre ai!. loro posto ilo Starhembe,rg (1). La proposta fuUì, a vantaggrio di un'ailitro, p& ,:La quale parteggmva lo stesso Starhemberrg, di lfii'V'olgere un r,ingra:zJ~amelll!to a rtutti i capri deilile Hed.m

wehren e uno pra0Ciil1co1a~re ai!JJio Starb:emberg per rle ~trattative da ilud: c01ndotte co[ capo del governo. Nella 'Stessa riunione si discusse sul modo di prestar giuramento sul p:rogramma di K'Oirlleuburg e si dedse 1che esso sarebbe rstato fatto per semplice alzata e ~seduta ed escludendo dal programma la formula che sv:incola J mi.liJti delile Hieimwehr:en daUa ddtscipwinra verso i partiti porliirt~ci neti. quailii fosis1e1r1o evenrtuwlrmenrte IÌiself!itti.

Lo Starhemberg ha ~n:lìine ma,nriferstato ail Goll. Bitro J.'impre,ssirolllle che Schobex voglia disfarsi di Schumy (2)_.

La nomina del Principe Starhemberg a dirigente federale è accolta con qualche riserva, esprimendosi il pensiero di attenderlo, immaturo di anni come è, alla prova dei fatti e qualche preoccupazione sull'orientamento politico verso il nazionalsocialismo e i legami con Hitler, che gli si attribuiscono e che, in Tirolo, non sono fatti per accrescergli simpatia e spianargli

il cammino ».

Un compito le Heimwehren potrebbero ancor oggi darselo, ed importante: quello di preparare la popolazione antimarxista ad evitare che le prossime elezioni dieno nuovi vantaggi ai socialisti, poichè è dei mezzi parlamentari che bisogna parlare visto che esse non hanno finora mostrato di saper sfruttare le occasioni avute per risolvere altrimenti la situazione politica interna. Ma prima di considerare se sia il caso di aiutarle ed in qual modo in questa loro propaganda, sarà bene attendere che esse stesse chiariscano in modo approssimativamente definitivo, in qual modo intendono svolgerla e con quali direttive •.

(l) Sulle dimissioni di Steidle e di Pfrimer e sulla successione di Starhemberg cfr. quanto comunicava Ricciardi (t. posta 5410/425, Innsbruck 4 agosto). « La causa occasionale delle dimissioni... si fa consistere nella fondamentale divergenza di vedute che in seno alle Heimatwehren si sarebbe prodotta nei riguardi dell'attitudine di quell'organizzazione verso i partiti borghesi. Sarebbe prevalso il concetto di continuare, fino a più ampia chiarificazione della situazione politica in Austria, a mantenere l'indipendenza delle Heimatwehren dai partiti borghesi, mentre il Dr. Steidle ~arebbe stato di avviso di gettare ormai le basi della collaborazione coi partiti stessi...

(2) Cfr. quanto comunicava Auriti con r. 2946/1700 del 19 agosto: «Purtroppo, la crisi di comando esistente nel movimento delle Heimwehren -come è noto a codesto R. Ministero dalle numerose relazioni da me inviate e come si rileva anche dalle informazioni confidenziali qui trasmesse in copia con telespresso ministeriale n. 226514/205 dell'B c.m. -è tutt'altro che risolta. Manca inoltre alle Heimwehren, ed è questa forse la causa fondamentale della sterilità della loro azione, quel fiancheggiamento politico consapevole dei propri fini e deciso che possasfruttare il peso dell'organizzazione militarizzata. Non è di fucili Mannlicher o di bombe a mano che, a parer mio, le Heimwehren hanno attualmente bisogno; a tener testa, eventualmente, agli armamenti dei socialisti si deve ritenere oggi sufficiente l'esercito regolare.

124

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

T. GAB. (P. R.) RR. 75/116. Roma, 2 luglio 1930, ore 24.

Trasmetto seguente telegramma di S. E. il Capo del Governo: " ComunJLchi Priìllcipes1sa Starhemberg 'che sarò E1eto di ricev;e,re i1I P:rincipe. Mussolini ».

Per Sua 'ilnformazi1one a,g_g~iungo ,che tale dJimLto viene il1ivo1to -in se,guito a I'ichiesta :fla1J1Jal!lJe ,da1J1a Prd!llJcipessa Fanny Starhembe~rg a S. E. ciii Capo del Governo con lettera 26 giugno (1).

125

IL MINISTRO AD ATENE, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 3716/517. Atene, 2 luglio 1930.

Riferd:meìllto: T·e1espresso dii V. E. N. 220245/129 de!l 18 gLugno u. s. (2). Ho letto con la massima attenzione il rapporto del R. Ministro in Belgrado, trasmessomi in copia col sopraindicato telespresso.

Invero non trovo in esso elementi tali che possano accentuare una situazione che io avevo già rilevata e segnalata all'E. V. col mio telespresso N. 303 del 24 aprile u. s. e, ancora più particolarmente, con il successivo N. 3069/427 del 29 .magg~io u. s. (3).

La mia opinione sull'attuale stato dei rapporti tra Grecia e Jugoslavia si può tuttora sintetizzare nella frase con la quale iniziavo appunto il secondo dei citati telespressi. Dicevo allora: «Il riavvicinamento greco-jugoslavo, che dopo il trattato di amicizia del 1928 sembrava cristallizzarsi nelle formule protocollari, viene invece prendendo, da qualche tempo a questa parte, maggiori sviluppi, i quali non costituiscono tuttavia, almeno per ora, elementi definitivi di una situazione nuova ».

Indubbiamente tali sviluppi meritano di essere seguiti quotidianamente, e l'E. V. può essere sicura che io non manco di farlo. Ma oggi ancora, a poco più di un mese di distanza da quel rapporto, non potrei dire di aver notato qualche indizio veramente determinante di un nuovo atteggiamento politico da parte del Governo del sig. Venizelos.

Pur attribuendo il V·alore più prudenziale alle dichiarazioni ripetutemi, anche recentissimamente, da questo Presidente del Consiglio ed intese a con

n. -319; e E. R. STARHEMBERG, Between Hitler and Mussolini, London-New York, 1942, pp. 20-27.

fermare la decisa sua volontà di mantenere la Grecia in rapporti di cordiale amicizia con l'Italia, ritengo obiettivamente che egli ~sia uomo troppo abile e lungimirante per commettere l'errore d'impegnare a priori il suo paese in una determinata orbita politica, privandolo della fortunata situazione d'indipendenza dii 1cui ha goduto fino['la e ,ohe gLi perme~ebbe, aJ momento opportuno, di scegliere a suo agio quello dei due piatti della bilancia nel quale ravvisasse l'esistenza delle maggiori ~convenienze per i propri interessi.

Che in Jugoslavia si cerchi di sopravalutare ogni manifestazione di amicizia fra i due Paesi confinanti e che si prendano iniziative per rendere sempre più frequenti e rumorose simili manifestazioni, è ovvio e naturale; come ovvio e naturale è che, da parte dei greci, specialmente del ceto interessato di Salonicco, si accetti e si appoggi ogni iniziativa ~che possa dare incremento al traffico commereiale in quel porto. Ma ~che tutto ciò sia indice di un fondamentale e per noi preoccupante nuovo atteggiamento politico della Grecia, sarebbe -ripeto -azzardato affermarlo, almeno per ora.

(l) -Questa lettera non è stata trovata. Starhemberg venne in Italia il 7 luglio e fu poi ricevuto da Mussolini. Sul colloquio non si è trovata documentazione. Cfr. ad ogni modo (2) -Cfr. n. 103. (3) -Non si pubblicano.
126

IL MINISTRO DEGLI ESTERI INGLESE, HENDERSON, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Ed. in D B, n. 224)

Londra, 2 luglio 1930.

As you will remember, I took advantage of my visit to Geneva in May to participate in a conversation between yourself and Monsieur Briand, which resulted in an arrangement whereby the outstanding questions as regards Tunis and Libya should be further considered through the usual diplomatic channels (1).

I do not know whether you are in a position to intimate what progress, if any, ha~s been made as a :result of these diplomatic efforts. Though these matters directly concern only France and Italy, there was agreement with you and Monsieur Briand that the settlement of these outstanding questions would create such an atmosphere as would enable further discussions to follow on the naval position in those ~countries.

Perha,ps I ought ,to 'Say thart my own Prli1me Minilster, as Chairr-man of the London Naval Conference, is anxious to hear that such an understanding has been reached as would assist the objects of the Conference over which he presided.

His anxiety and my own has not been lessened by the use which the opponents of the Naval Treaty in the British Parliament are making, as you will possibly have observed from the debates which have taken piace, of the programmes of naval construction in contemplation by France and Italy.

Our difficulties would not be lessened, but possibly increased, should the present relations between France and Italy not undergo improvement and lead to the naval building programmes which have been announced being proceeded with. Might I venture to suggest as a temporary arrangement that a decision should be made not to lay down any part of the new programme before the meeting of the Preparatory Commission in November next?

You wiilll remember thart irt was rmdertstood when we met at GeneVIa rthat if my services at some moment might be useful, they were placed unreservedly at the di:..9Posal o:f yourself and Monsieur Briand.

I have addressed a similar letter to Monsieur Briand.

(l) Cfr. nn. 34 e .36.

127

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1663/381/179. Parigi, 3 luglio 1930, ore 11,35 (per. ore 14,45).

Agenzia Havas e diversi giornali riportano intervista Briand al corrispondente Daily Hemld. Intervista è una risposta di Briand al messaggio del corrispondente romano del Daily Herald 30 giugno scorso riproducente intervista con V. E. nella quale affermasi che Francia non ha finora risposto alla proposta di V. E. (1).

SignoLr Bmand awrebbe a·ffermato di ave~rmi dettto pochi giorn<i :fa "prdma d!eHa mi1a partenza rpe1r Roma" (2) .che "oorntinruazdone dei negoziati dipende interamente dai!. Signor Grtai1.1Jdii ".

Signor Briand non me lo ha detto e non vi è stato nè questione di ripresa di negoziati ne1l •COt1loqudo dle·l 24 ·giugno (3) ii.1Jè conve!I1saz:1oil.1!e litn propos1to. Come ho riferito a voce colloquio fu breve e Signor Briand dopo aver letto documento da me consegnatogli circa le nostre proposte vacanze programma navale 1930 si limitò a comunicarmi, senza precisare alcun particolare, che vi era stato pochi g1orni pDima un •ColiloquiJo ( 4) iiiDa V. E. e codesto Ambasoi:atore di Francia che non era andato bene ed a esprimere due volte e marcatamente il suo molto vivo desj.de~r:io d1i rego1are !le div;ergenze tra i nostri due Paesi. Oggti. vedrò Berthelot e glielo dirò.

L'intervista di Grandi provocò anche una risposta del senatore americano Borah, pubblicata sull'Herald Tribune. De Martino commentò (t. 1704/376 de~ 5 luglio): • Tali dichiarazioni di Borah se saranno confermate sono in armonia col punto di vista costantemente tenuto dal senatore stesso e sono destinate ad avere qui una ripercussione... Mi permetto per documentazione di archivio richiamare mia lettera a S.E. Mussolini del 26 dicembre 1927. Quanto all'opinione dei circoli ufficiali cui accenna il Herald occorre fare molte riserve. Conosco alcuni funzionari che in colloqui personali si sono espressi per la revisione dei trattati, ma s=o espressioni che non involgono la politica ufficiale ».

La lettera De Martino del 26 dicembre 1927 non è stata trovata.

(l) Con successivo t. 1677/384/184 del 4 giugno, Manzoni comunicava: « Consiglierei nostra stampa non rilevare errori stampa francese, ma invocare in base nostre buone ragioni e sicura tesi che eventuali conversazioni a cui Francia affermasi disposta siano lasdate agli ambienti responsabili senza turbamento polemiche ».

(2) -Sul viaggio a Roma di Manzoni, che ritornò a Parigi il 3 luglio, cfr. p. 131 nota l. (3) -Cfr. n. 107. (4) -Cfr. n. 106.
128

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1665/382/180. Parigi, 3 luglio 1930, ore 20,20 (per. ore 22,40).

Mio telegramma N. 381/179 (1). Ho parlato col Sig. Berthelot precisandogli i parttcooa["li deil co,lloqrno del 24 giugno (2) ed alssllicUII1Mlld!og,lii che Sig. Blrdiand non mi ave~a detto che lia oonbtnuaz;ione del !111egomato dipende~a mte~amente dal Sig. Grandi. Se me lo avesse detto lo avrei riferito a V. E. cosiì. ·come ho scrupolosamente riferito tutti gli altri particolari del colloquio, ed inoltre avrei subito replicato che V. E. era stato l'ultimo a parlare con la nota del 3 ottobre u. s. (3) e con i!Ja pl'oposta di va,canza dii progl'amma navat!Je che io avevo confermato quella mattina stessa consegnando la traduzione del telegramma di

V. E. (4). Sped!tsco .per cot1d1ere 'ai1tl1a parte del ool,loquio odterno (5).

129

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI

T. PER CORRIERE RR. P. 647. Roma, 3 luglio 1930, ore 24.

Suo 1Jei!Je,g!1amma 430 e Suo rapporto N. 2054/1086 (6).

Condivido apprezzamenti di V. E. circa il recente discorso di Curtius, e circa le convenienze di politica interna e di politica estera che hanno determmato la sua prudenza •nei ·riguardi del>l'J.ta,lJia e detecr:mi,nel1Mllllo rpecr: lungo tempo ancora questo stesso atteggiamento nelle direttive generali del Governo tedesco.

n. -49.

(t. 657/167 del 4 luglio) con le seguenti istruzioni: • Desidero che anche Signor Henderson sia messo al corrente delle cose e prego quindi V.E.: l) di comunicarg'li contenuto della comunicazione fatta da Manzoni a Briand in conformità del mio telegramma N. 584 speditoanche a V.E. per conoscenza. Sebbene di tale argomento io abbia già intrattenuto questoAmbasciatore d'Inghilterra importa che rimanga traccia presso Foreign Office della nostra comunicazione al riguardo; 2) di dargli conoscenza di quanto Manzoni ha riferito circa suo colloquio con Briand coi due telegrammi sopra riportati; 3) di fargli sapere che la pubblicazione della mia intervista con corrispondente romano del DaiLy HeraLd (nella quale del resto fatti sono riportati con sufficiente esattezza, come avrà potuto constatare anche Signor Henderson) è stata fatta senza mia autorizzazione e che di ciò mi sono doluto con Direzione del giornale •. ·

La verità è proprio che per ora tutti sono d'accordo soltanto « nel valersi dell'attività diplomatica dell'Italia in quanto può essere utile agli interessi germanici ».

Ma se noi siamo costretti, per le imprescindibili necessità della nostra politica generale, a rendere questo servizio gratuito alla Germania, è appunto perciò che dobbiamo tenere verso di questa lo stesso contegno di indifferenza e di freddezza, cercando sempre di dare ai tedeschi la netta sensazione che il problema delle relazioni itala-tedesche non è in dipendenza di quello delle relazioni itala-francesi nè viceversa. Dobbiamo cioè cercare di evitare che in Germania si pensi tanto che noi ricerchiamo l'amicizia tedesca per farcene uno spauracchio contro la Francia quanto che il contrasto generale della nostra politica con quella francese ci debba indirettamente servire a preparare una nostra futura necessaria intesa con la Germania.

Ci rendiamo perfettamente conto che nell'attuale situazione politica europea, la Germania non ha altro modo per raggiungere i suoi fini che di adoperarsi a calmare i sospetti sulle sue possibilità di pronta rinascita a nuova e più energica vita politica e quindi non intendiamo affatto cercare di forzarle la mano per rendere più intimi i suoi rapporti politici con noi, giacchè ciò oltre ad essere irrealizzabile contrasterebbe coi nostri stessi interessi.

La situazione itala-tedesca deve ancora maturare nel tempo, e per ora essa si riduce ad una vigile attesa, durante la quale noi dobbiamo tendere non soltanto ad evitare che la Germania sfrutti più dell'inevitabile, a suo esclusivo vantaggio, quegli aspetti della nostra politica estera che ad essa sono per necessità di cose favorevoli, ma a cercare di infonderle nello stesso tempo la ,persuasione che lo sviluppo delle sue relazioni con noi -quando le circostanze lo permetteranno -costituisce un reale interesse per le due Parti e non solamente per noi.

A questo gioverà il mantenere il più possibile costì una fondamentale in

certezza e destare anzi opportunamente delle preoccupazioni circa le reali in

tenzioni e le finalità prossime e lontane della nostra politica estera, poichè

sarebbe veramente assai pericoloso se il Governo tedesco si illudesse di poter

contare su di noi, senza alcun corrispettivo, in ogni e qualsiasi occasione.

Nelle linee generali di questa nostra direttiva hanno certo avuto buon

effetto le ri1PerCus1sioni 'che il mio viaggio in Polonia ha rprodotto su co

desta opinione .pubblica, a quanto ho potuto rilevare dalla stampa tedesca.

Esse corrispondono appunto a quell'incertezza che ci dobbiamo proporre

di determinare costì nei nostri riguardi, e quindi, !ungi dal preoccuparcene,

dobbiamo registrarle come utili, proponendoci di agire nello stesso senso anche

in altre eventuali opportune occasioni.

L'azione di V. E. costà dovrà continuare a svolgersi pertanto secondo le

suesposte direttive (1).

(l) -Cfr. n. 127. (2) -Cfr. n. 107. (3) -Sic, ma si tratta evidentemente della nota 7 ottobre 1929, ed. in serie VII, vol. VIII, (4) -Il presente telegramma e il precedente furono ritrasmessi da Grandi a Londra (5) -E' il t. per corriere 1715 del 4 luglio. Manzoni disse a Berthelot che in Italia • in tutti i circoli, avevo trovato serenità, sicurezza, calma realizzazione degli eventi, desiderio di veder rimossi gli ostacoli non creati da noi che venivan posti a una chiarificazione tra i due paesi senza la quale il sorgere di complicazioni avrebbe potuto avere conseguenze non desiderate; ero in grado di dirgli che nella situazione creatasi le questioni libica e quella tunisina avevano assunto posto di seconda linea di fronte a quella navale. La soluzione della questione navale era oggi divenuta quella essenziale senza regolare la quale il regolamento delle altre non avrebbe risolto la situazione •· (6) -Coi quali Orsini Baroni aveva riferito sul discorso pronunciato da Curtius al Reichstag il 26 giugno.

(l) La Vossische Zeitung pubblicò in quei giorni la notizia, subito smentita dalla Stefani, che l'Italia avesse offerto una alleanza alla Francia e alla Germania. Cfr. Il Giornale d'Italia, 9 luglio, • La Vossische Zeitung mentisce sapendo di mentire ».

130

RELAZIONE DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 3 lugLio 1930.

Il Consigliere di questa Ambasciata di Francia, che avevo fatto chiamare per cercare di ottenere la revoca dell'espulsione di ben tre nostri connazionali da }Nizza, ill1i ha segnalata l'acclusa ,copia del Popolo d'Italia (l) protestanido vivamente per il tono di una corrispondenza da Magonza circa lo sgombero della Renania.

Nessun giornale tedesco ha scritto in questa occasione delle parole così inutilmente aspre ed offensive come il Popolo d'Italia. Ma gli italiani rendono dei buoni servigi alla Germania spontaneamente e gratuitamente! È sempre la solita storia (2).

131

PROMEMORIA DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 3 luglio 1930.

Come è noto, il 20 maggio u.s. il Presidente del Senato di Danzica ha rimesso all'Alto Commissario della S.D.N. una nota ricorso sulla questione del por;to poLacco di Gdylll~a iJn costruz;1one, aff,EIDmcmdo che esso crea nna situazione di concorrenza con grave danno del porto di Danzica.

In proposito, e coll'unito rapporto, il Marchese Paulucci dopo aver ricordato che in base all'art. 3o della Convenzione di Parigi l'Alto Commissario può anZJ1chè p!"onuno~allisi eg1li stesso, lii.m:11l~Wsi a ri:nviJar!"e iLa COOJJtroversm aiJ. Consiglio, fa presente che negli uffici del Segretariato della S.D.N. già si delinea una tendenza a contenere la controversia nel terreno prevalentemente tOOilJLco, IS\Pmgendo i'All:to Oomm~ssario a emettooe egl:i stesso UHJa decisiÌIOne, prev<ilo 'avVIilso, se neoessarvLo, di esperti sui Jartll tecniloi de,lilia qwe1st1one. Talle soluzione sembrerebbe patrocinata dal Foreign Office, coll'intento di opporsi alle manovre tedesco-danzichesi per riportare sul tappeto tutto il problema delle frontiere orientali. E, secondo si sarebbe lasciato intendere allo stesso OoiiJJte GDaVIina nel suo <r-eoente sogg,iorno d.n Ingl:lihltoora, quest'Uiltima, d'aJccordo colla Francia, non sarebbe disposta ad una revisione delle frontiere orientali.

Per ,contro è possibile che il Governo germanico, col quale è da ritenersi sia stata concordata l'iniziativa del Senato di Danzica, propenda a considerare appunto la questione dal punto di vista prevalentemente politico.

La tendenza polacca invece, quale è stata manifestata dal Commissariato polacco a Danzica e dal Delegato permanente polacco presso la S.D.N. è quella di dare alla cosa una soluzione giuridica, insistendo perchè la questione sia senz'altro deferita alla Corte dell'Aja per attenerne un parere consultivo.

Queste le 3 soluzioni dalle quali dipenderà in gran parte l'azione del delegato italiano al Consiglio, ove, come non è improbabile, l'Alto Commissario rinvii ad esso la questione.

In tale previsione, l'Ufficio scrivente esprime l'avviso che la soluzione più confacente ai nostri interessi sia quella di attenersi al lato giuridico della ve11tenza e di patrocinarre perroiò H deferr1mento di essa allla Corte del:l'Aja, lasciando così impregiudicato il Iato politico e mantenendo almeno per ora piena libertà di azione sia nei confronti della Germania che della Polonia (1).

Prima, comunque, di fare le eventuali opportune comunicazioni al Marchese PauluciCi, e al Conte Grav:i:na, col qua:Ie ~1à 1hl Governo brtirfJa!11illiLoo s1i è posto in ll'a[JIIJorto, l'ufficio attende in proposito le decisioni dell'E. V.

(l) Allude al Popolo d'Italia del 1° luglio.

(2) Annotazione a margine: • Visto da S.E. il Ministro. 4 luglio •·

132

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1748/208. Angora, 3 luglio 1930.

Nella prima ,coiWersazione con Tewfik Rus1edi appena qui arrivato (2), ho voluto mettere in chiaro come e fino a qual punto il Governo turco avesse partecipato a quel ,cambiamento dell'ultima ora che ha dato a V. E. la sensazione di una minore sincerità da parte di questi governanti nei riguardi della politica di Milano. Ciò mi è parso indispensabile di fare con speciale urgenza ed interesse, in quanto la prima fase dei nostri negoziati formava appunto, secondo l'opinione di V. E., la mia e quella del Presidente della RepubbHca e di questo stesso Ministro degli Affari Esteri, la base di tutto il programma successivo da svolgersi, onde è necessario fin d'ora vagliare esattamente il valore dei diversi fattori morali sui quali possiamo contare.

Il Signor Tewfik mi è venuto incontro esprimendomi il piacere di avere soddisfatto in pieno i desideri di S. E. il Capo del Governo e domandandomene, con non dissimulata attesa, le notizie. Ho risposto che data l'ispirazione e l'azione che il R. Governo aveva svolto per l'inizio ed il proseguimento di tale felice politica esso non poteva che essere vivamente soddisfatto della conclusione di questo primo patto sulla via tracciata ma poichè questa era lunga ed irta di difficoltà, mi pareva mio dovere profittare dell'amicizia che egli ci dimostrava per richiamare la sua attenzione sullo svolgimento dell'ultima fase dell'accordo,

che, a mio parere, era di natura a creare sensazioni non conformi alla .(ìducia con la quale avevano sempre lavorato. Ed entrato a fondo dell'argomento gli ho richiesto franche spiegazioni:

0 ) sulle ragioni che lo avevano indotto a perfezionare l'accordo senza ricorrere al mio arbitrato, da lui richiesto, a differenti riprese; 2°) su quelle che gli dovevano aver consigliato le doverose manifestazioni da farsi a S. E. il Capo del Governo e per lui all'Italia;

3°) sull'idea di aver associato il nome del mio ,collega De Chambrun Ambasciatore di Francia al mio, nella distribuzione di superflui elogi che egli aveva creduto di fare al momento della firma.

Ho sottolineato queste mie domande mettendo in rilievo che tutto questo, accompagnato dalle manovre dell'Agenzia Havas, che, more solito, ·aveva amputato i comunicati per svalutare l'azione italiana in questo accordo sostituendovii queaJa :lìran1oose, ~oiò ~che è a:ssurdo, doveva esse111e approfondito p& ilo svolgersi degli avvenimenti ulteriori. Ed ho forzato la mano perchè a me interessa di esagerare ·ora la portata di questo incidente per valermene onde paralizzare le manovre che inevitabilmente continueranno a prodursi.

Tewfik, conscio dell'importanza che attribuivo a tali discussioni, mi ha rispOisto 'con documenti e dati preoLsi. Ed an2lirtutto ha .tJenruto a dJLchliiall1all1mi che non aveva subìto alcuna pressione estera e che malgrado le forzate variazioni avvenute aveva seguito i desideri di Roma.

Circa il punto primo mi ha dimostrato che il mancato arbitraggio era dovuto ad una comunicazione ricevuta da Venizelos, tramite il Ministro turco ad .Atene, del 24 ma,ggio; :lla1tta venire da1l CaJpo de]l'UffidiJo oompetellli1Je !balLe comunicazione, me l'ha tradotta ed essa è del tenore seguente: « Venizelos preferisce di finire direttamente, perchè se per caso la redazione d'arbitraggio dell'Ambasciatore d'Italia non corrispondesse al punto di vista della stampa greca, questa pubblicherebbe articoli che solleverebbero delle difficoltà nelle relazioni tra l'Italia e la Grecia che egli vuole evitare a qualsiasi costo perchè tiene in ispecial modo a tali relazioni». A tale comunicazione Tewfik ha dovuto rispondere annuendo, mettendo però in rilievo ,che scartava qualsiasi altro arbitraggio, e ciò per rispondere all'idea ventilata in altra comunicazione del Direttore degli Affari Politici del Ministero degli Affari Esteri di Atene che proponeva di affidare l'arbitraggio ai neutri. Cosicchè, cito testualmente le parole dettemi da Tewfik, e che corrispondono a quanto ebbi l'onore di manifestare verbalmente a V. E. a Roma: «è stato l'arbitrato che ha determinato l'urgenza con la quale è stato conchiuso il patto turco-greco».

I documenti mostratimi da Tewfik, fanno seguito a quelli che mi fece vedere questo Ministro di Grecia prima della mia partenza, circa l'esistenza delle trattative per il mio arbitraggio, per cui mi sembra di poter concludere che le ragioni che hanno indotto i due governi a stipulare l'accordo senza ricorrere al mio arbitraggio sono da addebitarsi unicamente al Governo di Atene. Se questo abbia subito o no una pressione francese mi è difficile dirlo: tanto Tewfik quanto questo Ambasciatore di Russia, che con me lavora, e che è vigile e duro censore di qualsiasi atto filofrancese di questo governo, credono di poterlo escludere. Nè il Ministro Bastianini, al mio passaggio ad Atene, ha potuto darmi elementi di giudizio sufficienti. Riferirò solamente se del caso,

quando avrò potuto fare un'inchiesta supplementare e parlare sopratutto con questo Ministro di Grecia che si trova ora a Terapia.

Sul punto secondo il Signor Tewfik mi ha ripetuto quanto ha già riferito tempestivamente il R. Incaricato d'Affari, aggiungendo che, dopo aver parlato dell'azione del R. Governo al momento della firma ed aver disposto per la visita a S. E. il Capo del Governo dell'Ambasciatore turco a Roma, venuto a conoscenza delle manovre dell'Havas, ha tenuto a parlare alla Grande Assemblea Nazionale soltanto dell'azione di S. E. il Primo Ministro d'Italia ad esclusione di qualsiasi altro.

A questo proposito giova ricordare che l'accordo turco-greco testè firmato, non è la contropartita dell'accordo politico italo-turco, quello cioè che dovrebbe completare l'accordo tripartito. V'è come V. E. sa, un altro acco::-do politico turco-greco che si sta negoziando. La conclusione di questo dovrebbe, a mio parere, marcare ancor più quelle manifestazioni che dovranno far risaltare l'iniziativa che di tale politica ha preso S. E. il Capo del Governo.

Circa il punto terzo Tewfik mi ha detto che ha infatti ricordato nel suo discorso fatto alla firma del Trattato il nome del Conte di Chambrun, ma neLla :stessa mani:era come ha ri!cor·dato Surr1ttz e ihl. Mi'llJÌJSltro d'Ungheo:-ia. Se non ha dimenticato il mio collega di Francia, Tewfik mi ha detto francamente che lo ha fatto solo in considerazione delle trattative che si svolgevano in quei giorni e si vanno ancora svolgendo per la questione del Debito Pubblico Ottomano. «Noi -ha proseguito il Ministro -abbiamo bisogno di una certa arrendevolezza del Governo Francese e mi è sembrato che data la chiara impostazione dell'azione svolta dal Governo Italiano, nessuno poteva pensare ad esagerare l'importanza della parte svolta dal Conte Chambrun in tale affare». E a proposito di ciò mi ha ricordato che l'Ambasciatore di Francia effettivamente ad un momento dato ha esercitato presso il francofilo Rivas Vicuna, Presidente della Commissione Mista, un'azione conciliatrice quando circa tre mesi fa egli Tewfik, ·si era messo in condizioni difficili con la Grecia per la conclusione dell'accordo. Fu allora appunto come ricorderà

v. E. che Tewfik stesso emise e propugnò l'idea d'interrompere tutte le trattative dirette greco-turche e di affidare la risoluzione non della redazione di una formula per una piccola pendenza, come è stato il mio caso, ma bensì quella del complesso di tutte le questioni, all'arbitrato di S. E. il Capo del Governo d'Italia. Ciò che, si può comprendere, non era nelle vedute della politica di Parigi.

In ogni modo posso assicurare V. E. che queste modificazioni non hanno per nulla alterato l'opinione che questi ambienti diplomatici e politici si sono formata sulla conclusione della reeente Convenzione, che considerano come un puro trionfo della politica del R. Governo in conseguenza delle direttive date dal Primo Ministro a Milano. Che se il trucco dell'Agenzia Havas ha potuto fuorviare l'opinione pubblica francese, non così è stato per quella di altre grandi nazioni, come ad esempio in Inghilterra, ove il Times ha messo in perfetta luce il tributo dato dai governanti tm,chi all'azione del Capo del Governo.

Aggiungo che ne1la prima conversazione svoltasi fra me e Tewfik Russdi bey ho pure cominciato ad illustrare le istruzioni che V. E. si compiacque di impartirmi per il seguito da dare al programma politico, conversazione che si protrae in questi giorni e su ·CUi riferirò in ulteriori telegrammi. Il Ministro si è dimostrato sempre più convinto e fermo nei propositi della più stretta collaborazione con l'Italia.

Da tutto quanto ho avuto l'onore di riferire qui sopra a V. E. devo dedurre che per quanto concerne la Turchia non v'è alterazione alcuna in tutti quei sentimenti e Vléll1ol!"li mot11a!Li di questi governlllillrbi da me descr1tti nei tellegrammi precedenti, sui quali V. E. ha basato le istruzioni che si è compiaciuta darmi verbalmente a Roma (1).

(l) -Appunto di Grandi: • si •. (2) -Aloisi era stato in Italia per circa un mese. Cfr. p. 113, nota 5.
133

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'INCARICATO D'AFFARI FRANCESE A ROMA, DAMPIERRE (2)

Roma, 4 lugtio 1930 (3).

Il Governo Fascista ha esaminato con la maggiore cura il «Memoriale su.!Jl'o[1ganlliz.zaz~one di un t11egilme di Un1one Federale Europea • ( 4) che tiJl Governo della Repubblica Francese gli ha fatto pervenire, e che rappresenta il primo atto di quella procedura di consultazione, che i rappresentanti dei ventisette Stati europei membri della Società delle Nazioni fissarono nella riunione di Ginevra del 9 settembre dello scorso anno. A questa procedura il Governo Fascista è pronto a dare, come ha dato a tutte le iniziative dirette all'opera della pace e della ricostruzione materiale e morale dell'Europa, la sua volenterosa ·collaborazione. Intanto è grato al Governo della Repubblica per l'occasione che questo gli ha offerto di pronunciarsi fin da ora sopra un progetto determinato e di formulare alcune osservazioni per quel lavoro preliminare di chiarimento dei principi della cooperazione europea, il quale deve, come lo stesso Governo della Repubblica ha riconosciuto, precedere qualunque discussione ·collettiva.

1

Il Governo Fascista ritiene anzitutto, e in questo concorda col Governo della Repubblica, che qualunque sistema di unione europea debba essere inteso come un sistema di cooperazione degli Stati d'Europa « fondato sull'idea di unione e non sull'idea di unità » e nel quale dunque la sovranità assoluta e l'indipendenza politica di tutti gli Stati membri siano pienamente rispettate. Esso anzi è d'avviso che la formula impiegata nel memoriale del Governo della Repubblica -«l'Istituzione del legame federale non dovrebbe intaccare per nulla alcuno dei diritti ·sovrani degli Stati membri di un'associa

1'8 luglio. i3l Il documento fu consegnato a Dampierre il 5 luglio.

zione di fatto » -debba avere un'applicazione integrale, ed essere diretta sopratutto a garantire la protezione dei diritti degli Stati minori, cancellare qualunque ultima demarcazione fra popoli vincitori e popoli vinti, favorire lo stabilimento di condizioni di assoluta eguaglianza fra tutti gli Stati.

Non meno convinto è il Governo Fascista della necessità che qualunque progetto di Unione Federale Europea debba essere armonizzato con la struttura e con ,l'opera della Società delle Nazioni: ed anzi, come sarà detto più oltre, sembra ad esso :che questo problema sia di importanza così essenziale da dover essere risolto prima di ogni altro.

Il Governo Fascista non condivide tuttavia l'opinione del Governo della Repubblica che, ad assicurare la coordinazione o la subordinazione dell'Unione Federale Europea alla Società delle Nazioni, ,sia necessario riservare, per lo meno in origine, ai soli Stati membri della Società delle Nazioni, il diritto di entrare a far parte dell'Unione.

Questa riserva, che è certo inadeguata al complesso e delicato problema dei rapporti tra l'Unione Federale Europea e la Società delle Nazioni, sembra al Governo Fascista in contraddizione con i principi stessi dell'Unione Federale Europea, ed è ,certo in contraddizione ,con gli scopi che sono definiti e indicati nel memoriale del Governo della Repubblica. Secondo quanto è detto nel memoriale del Governo della Repubblica, l'Unione Federale Europea dovrebbe proporsi lo sviluppo delle possibilità di coesione « nell'aggruppamento delle forze materiali e morali dell'Europa » e un «riavvicinamento delle economie europee »; dovrebbe proporsi di riparare alla dispersione di forze, agli effetti del frazionamento ,economico che i trattati di pace, con lo stabilimento di nuove frontiere politiche e nuove barriere doganali, hanno aumentato; dovrebbe propor,si ilnfin:e 1a soluz:ilone comune di probl,emi tecru'ci e • l'organizzazione razionale dell'Europa » fondata sopra «una solidarietà di fatto alla quale le Nazioni d'Europa a causa della loro posizione geografica sono chiamate a partecipare». Ora, sembra al Governo Fascista che a questi fini sia necessaria, o almeno desiderabile, la partecÌ!Pazione di tutti i Paesi tra i quali questa solidarietà di fatto esiste, e che tale partecipazione sia anzi necessaria

o almeno desiderabile appunto perchè di una solidarietà di fatto si tratta. Il Governo Fascista prospetta pertanto al Governo della Repubblica l'utilità di proporre agli altri Governi interessati che il Governo dell'Unione delle Repubbliche Sovietiste Socialiste (l) e il Governo della Repubblica Turca siano invitati a prendere parte alla procedura di elaborazione del progetto di Unione Federale Europea, e precisamente alla riunione che avrà luogo a Ginevra in occasione della prossima Assemblea della Società delle Nazioni.

A questa proposta il Governo Fascista è mosso anche dalla considerazione che gli Stati Europei, i quali certamente desiderano la ,collaborazione nel sistema della Società delle Nazioni, dell'Unione delle Repubbliche Sovietiste Socialiste e della Repubblica Turca, debbano fare il possibile per non pregiudicare l'adesione di questi due Paesi alla progettata unione, mettendoli davanti al fatto compiuto di una procedura iniziata senza di loro.

Il Governo Fascista ritiene che l'Unione Federale Europea è concepibile solo come l'unione di tutti gli Stati d'Europa, o almeno di tutti quegli Stati la cui potenza e,conomica e politica sia uno dei fattori determinanti della vita dell'Europa. Perchè, se così non fosse, l'Unione Europea diverrebbe un sistema di uno o più grandi Stati coordinati a un gruppo di Stati minori e rappresenterebbe non un regime di coordinazione, ma un regime di secessione europea, la divisione dell'Europa in gruppi e in sistemi contrastanti. Solidarietà europea deve significare solidarietà di tutta l'Europa; un principio che, se non può essere spinto fino alle ultime conseguenze della logica, deve essere tuttavia rispettato e praticato nella misura più larga che le condizioni obiettive permettano.

(l) -Per queste istruzioni cfr. nn. 115 e 116. (2) -Il documento fu pubblicato dalla stampa. Vedilo nel Corriere dena Sera del

(4) Cfr. p. 10, nota l.

(l) Sull'atteggiamento sovietico cfr. Dokumenty Vnesnei Politiki SSSR, XIII, nn. 208, 227, 230, 244, 366, 482, 489.

11

Tuttavia anche più vasto e complesso sembra al Governo Fascista il problema, che potrebbe chiamarsi ~costituzionale, dell'Unione Federale Europea. Non si tratta soltanto di definire un sistema che sia perfettamente inquadrato in un regime di solidarietà e ~coesione mondiale.

I vincoli che legano tra loro Paesi di continenti divevsi non sono infatti di una importanza minore di quelli che legano tra loro i Paesi d'Europa. L'Europa rappresenta, è vero, una unità geografica che può essere presa come base per la soluzione di problemi tecnici specifici dei Paesi europei tra loro, ma essa non rnpPQ"e,senta UJna unità oiviÌile che poiSISia e1ssere :i:sollata nella soluz,ione dei pl'obLemi deLl'orglaillli,zzaziOll!e poLirtJioa ed econom~oa dei!. mOilido. La ciwltà moderna non è scompo111ibi!le. I prog,ressi ma<tecialli~ e morail.ii. dia essa compiuti, hanno determinato, sopra basi effettive e complesse, una solidarietà di fatto intercontinentale fra le Nazioni. E precisamente sopra questa solidarietà di fatto, che ha carattere universale, si fonda la Società delle Nazioni.

L'opera della Società delle Nazioni non è che ai suoi inizi. Per quanto notevoli siano i risultati da essa raggiunti in questi dieci anni di vita, la Società delle Nazioni ha davanti a sè ancora un vasto, complesso, difficile lavoro da svolgere. Per compiere la sua opera essa deve essere protetta contro ogni pericolo che possa indebolirne l'efficacia, o diminuirne l'autorità e il prestigio.

Ora il progetto contenuto nel Memoriale del Governo della Repubblica è destinato ,secondo le stesse parole del Memoriale a costituire un «regime permanente di solidarietà convenzionale per l'organizzazione razionale dell'Europa» e un «vincolo di solidarietà che permetta alle Nazioni europee di acquistare alfine la coscienza dell'unità geografica europea». Esso definisce insomma un aggruppamento continentale il quale, ove at,tuato, potrebbe rivelare col tempo la tendenza non soltanto a infirmare il principio di universailiità e di 'ÌIIllterditpoodenza dei fenomen1i e !I',arppotrti poil.lttiJci ed eOO(!)jomiJCi esistenti fra tutti i popoli del mondo, ma anche a determinare la formazione di altri aggruppamenti continentali, compromettendo in tal guisa l'unità organica della Società delle N azioni.

Nè sembrerebbe comunque possibile al Governo Fascista che l'Unione Federale Europea riproducesse la stessa organizzazione materiale della Società delle Nazioni. Secondo il Governo Fascista l'Unione Federale Europea, riproducendo in scala minore la Società delle Nazioni aggraverebbe anzichè risolvere il problema dei suoi rapporti con la Società stessa. Il Memoriale del Governo della Repubblica sembra essere invece impostato proprio sul concetto che l'Unione Federale debba essere una riproduzione europea della Società delle Nazioni.

Secondo il Governo della Repubblica, l'Unione Federale Europea dovrebbe infatti avere un'organizzazione costituzionale simile a quella della Società delle Nazioni e cioè: un'Assemblea annuale, alla quale tutti gli Stati aderenti fossero rappresentati, un Consiglio del quale facessero parte solo alcuni dei membri dell'.Aissemblea e un Segretariato. Tale organizzazione che molti e giustificabili motivi hanno •Consigliato per la Società delle Nazioni, non sembra al Governo Fascista adatta per un organismo quale l'Unione Federale Europea dovrebbe essere.

Poichè si domanda agli Stati che dovrebbero entrare a far parte dell'Unione F1ederale Europea di costituire fra ·loro un regime permanente di solidarietà, è giusto che si garantisca ad essi, nessuno escluso, una perfetta e permanente partecipazione nel funzionamento costituzionale dell'Unione. La creazione di un Constglio nel quale siedano, sia pure alternativamente, i rappresentanti di akuni solamente degli Stati, mentre la rappresentanza assoluta e totale rsarebbe limitata alle sole Assemblee annuali, non dà, secondo l'opinione del Governo Fascista, questa garanzia e mette g.Ii Stati minori in una posizione di inferiorità.

È evidente infatti, che, per restare sul terreno della realtà, non si potrà evitare che, a somiglliÌ!anza dii quanto è avvelllJuto nel1a coSitirtuzr]ooe deJ.[a Società delle Nazioni, i maggiori Stati europei abbiano, di diritto o di fatto, ciascuno un posto permanente nel Consiglio, gli altri posti restando oggetto di contesa tra gli Stati minori. Ne nascerà una classificazione gerarchica degli Stati che il Governo Fascista ·ritiene sia utile evitare perchè importerebbe un indebolimento di quel principio dell'assoluta integrità dei diritti sovrani, che il Memoriale del Governo della Repubblica ha dichiarato di porre alla base stessa del progetto di Unione Federale Europea.

Il Governo Fascista è quindi di opinione che tutti indistintamente gli Stati che entrassero a far parte dell'Unione Federale Europea dovrebbero avere un rappresentante permanente nel Consiglio, H quale dovrebbe a sua volta essere l'organo unico, deliberativo ed esecutivo dell'Unione Federale Europea.

111

Come fondamento delle direttive essenziali dell'Unione, il Governo della Repubblica ha posto alcuni principi che investono la concezione stessa dell'Unione e sui quali il Governo Fascista ritiene indispensabile un chiaro accordo preliminare.

Il Governo della Repubblica sembra voler subordinare qualunque azione per giungere ad un ·coordinamento europeo, ad una precisa unione raggiunta nel campo politico, subordinazione questa che, secondo il Governo della Repubblica è « rigorosamente determinata » dalle esigenze del problema della

sicurezza. In altri termini il Memoriale del Governo della Repubblica sembra voler stabilire una rigida consecuzione logica tra sicurezza, unione federale europea e regime di solidarietà economica dei quali elementi l'uno seguirebbe, rigorosamente e in quest'ordine, l'altro.

Ora il Governo Fascista non .crede di poter dare la stessa interpretazione delle premesse e dei propositi dell'Unione Federale Europea, quali sono esposti nello stesso Memoriale del Governo della Repubblica. È evidente che il problema deHa s101l1hbr'i'e'tà economd,ca ha pll"eme!sse essenzi.a,lrnente po[li1Ji.che, ma è altresì vero che se l'Unione Federale Europea deve essere inquadrata nel sistema del}llra Sooie1tà delile Naz;i:onii, quels\te pTremesse rpoil,itiohe non pogsono essere se non quelle che sono a fondamento del Patto della Società delle Nazioni, e che non sono solamente premesse di sicurezza.

II Patto è un insieme organico nel quale tutti o almeno i più importanti elementi e i metodi che devono ·servire al mantenimento della pace sono considerati. Il Patto precisa che questi metodi sono la limitazione degli armamenti, la garanzia contro le aggressioni, il regolamento pacifico delle controversie internazionali, e coordina questi metodi in un organismo di pace, che si presenta così come un sistema organico basato sul disarmo, sull'arbitrato, sulla sicurezza. Da1lo sviluppo armonico di questo sistema dipendono l'organizzazione della pace, il funzionamento della Società delle Nazioni e quindi anche le condizioni fondamentali per qualunque progetto di Unione Europea.

Ora il Governo Fascista ritiene che questo sviluppo, nella fase di organizzazione internazionale alla quale l'Europa è giunta, non debba consistere in un irrigidimento del sistema della sicurezza, ma nell'attuazione dei precisi impegni al disarmo ·contratti dal Patto della Società delle Nazioni, dagli Stati che lo hanno sottoscritto, impegni che fino a quando restano insoddisfatti minacciano quello stesso sistema della sicurezza così penosamente costruito. Il sistema della sicurezza, o almeno un sistema della sicurezza già esiste ed è costituito dal Patto della Società delle Nazioni, dal Patto di rinunzia alla guerra e dai Trattati di Locarno. Questa triplice garanzia può costituire, se integrata da un'effettiva riduzione degli armamenti, una barriera giuridica politica e morale contro la guerra, mentr·e non rappresenta alcuna effkace garanzia se aperta alla gara degli armamenti e alle competizioni di forza.

L'idea della sicurezza, presa in senso assoluto, determina l'idea della necessità degli armamenti, e gli armamenti hanno sempre determinato in tutti i tempi la preoccupazione, il sospetto, lo stato di non sicurezza di tutti e di ciascuno, la mentalità del pericolo e della diffidenza, .lo spirito di guerra.

Se il fine ultimo degli sforzi che si vogliono .compiere nella direzione di una Unione Federale Europea, consiste veramente in una più stretta cooperazione tra le Nazioni d'Europa, bisogna dunque risolvere anzitutto il problema della riduzione generale degli armamenti. Il disarmo, questo essenziale principio che nel memorandum del Governo della Repubblica non è ·espressamente o incidentalmente formulato, costituisce, secondo l'avviso del Governo Fascista, il punto di partenza fondamentale per un'efficace opera di coesione morale fra le Nazioni, per la soluzione integrale del problema generale della sicurezza, per dare pratica consistenza ed elementare ragione di essere a qualsiasi progetto di Unione Federale Europea.

8 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

134

IL MINISTRO AL CAIRO, CANTALUPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Copia, ACS, Carte Graziani, scatola 6, fase. 11)

TELESPR. 2257/615. Bulkeley, 4 luglio 1930.

Rispondo all'ultima parte del telespresso di V. E. dell'll giugno c.a.

n. 219429/127 e precisamente alla parte in cui mi si informa che il R. Ministero delle Colonie riterrebbe « opportuno che la R. Legazione in Cairo trovi il modo, beninteso del tutto indiretto, di fare sentire a Idris il peso della responsabilità che egli si assume, prolungando la resistenza dei ribelli in Cirenaica, nella vana speranza di potere con ciò indurre il R. Governo a trattare con lui» (1).

Ringrazio vivamente s: E. il Ministro delle Colonie per le benevoli espressioni usate a mio riguardo: a tale fiducia in me riposta ~corrisponde il mio dovere dì e1sporre con la più assoluta franchezza il mio punto di vista, frutto de!Ie constatazioni che mi è dato fare qui, a contatto con la realtà senussti.ta che agisce in Egitto e dall'Egitto.

Data la situazione determinatasi recentemente tra il Governo Italiano e la Senussia, specie dorpo la chiusura delle zavie, qualunque maniera --anche più vaga e indiretta -io duscissi a trovare per esercitare sul Saied Idris la pressione morale che il Ministero delle Colonie riterrebbe non inutile esercitare, non potrei mai garantire di non esporre, così facendo, la nostra azione militare in Cirenaica ad un rischio serio: quello di dare a Sidi Idris la sensazione che noi siamo preoccupati e cerchiamo un avvicinamento.

Troppo lungo sarebbe indicare tutte le ragioni rper le quali sono pervenuto a questa conclusione, e del resto S. E. De Bono taU ragioni ben conosce o intuisce: ma in complesso posso dire che l'attività svolta dal Sidì Idris negli ultimi tempi è di tale natura e di tale carattere, che anche un minimo ed accortissimo gesto da me compiuto nel senso progettato, sarebbe immediatamente sfruttato dalla Senussia e in Egitto e in Cirenaica per far credere che l'Italia domanda la pace.

Devesi poi considerare, come giustamente si afferma nel telespresso cui rispondo, che un'azione morale non avrebbe il minimo effetto, poichè le sofferenze e la miseria delle popolazioni della Cirenaica non interessano affatto il Sidi Idris dal punto di vista sentimentale, essendo egli un perfetto cinico, volto solo alla cura dei propri interessi materiali. È sufficiente a provare l'asserto da me fatto, che cioè il Sidi Idris sfrutterebbe subito a nostro danno anche una vaga parola che io gli facessi arrivare, la seguente recentissima comunicazione del Vice Governatore della Cirenaica (telespresso di V. E. 200006/133

[sic] dell 16 gl1ugno): • ... Idr,~s ~scrivendo a Omar Muktarr ~comun;ka che è ail c:orrente dehlre ~sure dii 11igore attuate dal GoV1err'l11o, ma 'COIIllsL~lia a non limpress1onrarsi per,chè questo m ef1:1ietto è assai stanco ed ha ~ià doma1nda:to a lui per ~tre volte

la pace che egli non ha accettato .perchè non garantiva sicurezza e benessere popolazioni Cirenaica ... ». L'ex emiro vanta cioè i contatti con questa Legazione, dall'epoca deUa rottura degli accordi sino all'ultimo incontro con il mio predecesso~r:e (1), ,per m'ant1ene~r'e v:iva nei 5'UOIÌ adepti que,lilia spe~anza d!n un accordo poli:1J]co :E1~a Governo e SenUI:>si!a la cui possib~'Lità si intende esci.Luderre defin:,tivaanen,te con ·i provvedimentli testè a•ttuatli in Oi!ren1ak~a.

Pel'ciò ritengo che nessun vantaggio ma solo danni potrebbero derivare da una presa di contatto col Sidi Idris, sia pure la più indiretta possibile, sul terreno diciamo così morale.

Poichè invece non è impossibile ·che la espropriazione delle zavie, che

V. E. mi ha annunziata prossima, possa provocare da .parte del Saied Idris nuovi rpassi presso di noi, mi riserverei di far sentire a •costui solo in tale eventuale <Circostanza la grave responsabilità che egli si assume, protraendo uno stato di guerra che non può portare se non aH'inasprimento finale della nostra azione repressiva. Solo in tal senso sembrami si possa esercitare questa pressione mo-rale, diretta a valorizzare politica·mente l'azione militare che va svoJ.gendosi in Cirenaica-: e così mi regolerò, salvo contrarie istruzioni di

V. E. (2).

(l) Cfr. n. 79.

135

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO, E ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO

TELESPR. R. 2,22406/456 (3). Roma, 7 luglio 1930.

Seguito rbeilespresso mill1iistel'iaJlie del 3 oo11rente ( 4). Il Consigliere di questa ambasciata d'InghHterra ha diretto in data 4 corrente al Direttore Generale E.L.A. la seguente lettera:

• I •reported home the subsrtJaiilce of our oonve~r,satiorn of the other day about the Abyssinian Arms Traffic Treaty. But I have just received an uvgent telegram from the Foreign Office, despatched before my letter had reached them, which emphasises the u~gency of the matter.

S. -E. Cantalupo non ritiene ciò opportuno; perchè qualunque nostro passo in questo senso, anche il più indiretto, anche il più accorto, potrebbe essere interpretato come un ge.sto di pace; e quindi anzichè valorizzare la nostra azione in Cirenaica come si propone questo Ministero, finirebbe per svalutarla.

Di fronte a quanto fa presente S. E. Cantalupo, il quale ha la diretta sensazione dell'ambiente, ed è quindi il miglior giudice della cosa, questo Ministero non può che rimettersi alle conclusioni del suo rapporto 2257/615.

Questo Ministero, convenendo nelle conclusioni cui perviene il R. Ministero delle Colonie, approva la linea di condotta che la S. V. si propone seguire nella questione •. Cantalupo rispose assicurando: • Mi manterrò ...rigorosamente nell'atteggiamento approvato » da Grandi e De Bono (telespr. 27061722 dell'S agosto, ibid.).

Both the French and Abysrsinians have asked when it will poosible to sign the draft treaty and further delay will arouse their suspicions both of Italian and British good fa[th. It iJs the view of His Majesty's Government that while some limitation of Abyssinian imports of arms woold be advantageous, the treaty would be valuable even without any such limitation.

I did not fail to ifeport your reasons fOif desilring to temporrise on the matter of signatUJ!'e, but it would now seem that delay i:s iffi!PI!"acticable. The last thing the Foreign Office desires is that the Italian Government should appea:r to be in any way i:srolated in the matter. I a:m therefore asked to ascertain :lìrom you without delay whether you would be prepared to a·ccept the AbY'SSiinrirarn fi.gtlifels for arnn:ual ·imports of arms or, itf not, what wouJrd be the highest figure that you would accept. I very much hope that you may be able to let me have an, answer on this point a t an early date ».

P1:1egarsi iii R. Ambarscrilatore a Londra di vorletr farr conosaetre d'Uifgenza al ForedJgn Oftke:

0 ) -che, come già oomrmilaato con i!l oirtato telesrprresso, iJl R. Go~no trow,si per ora nerlr1a d.unporssihH:i!tà di invc1all'e irl proproo deiliegarto a PrarigJ. per la ripresa della Conferenza per l'importazione delle armi; ma che la discussione a:l rig:ua:rdo potrebbe conhlinUJa:re per mezzo di q:ue·l R. Ambascrilatore;

2°) -che irl R. Govermo non può arace:ttaTe ile proposte etiorpl1che che anche ad un solo esame superficiale appaiono esagerate in relazione a.Ue necesrSÌJtà mWl!1tai1i deH'Imperro, come Io stesso FoTelign Office ha l"li:corroociuto (terlespresso di codesta Ambasciata 804 del 31 maggio);

3°) -che questo Ministero ha già incaricato gli organi tecnici competenti di studiare quale potrebbe essere la quantità massima accettabile di armi da importare in Etiopia annualmente; ma che non è ancora in grado di fornire precisioni su questo punto, ciò ·che richiederà ancora qualche tempo;

4°) -·che drl R. Governo, mentre apprezZia l'atterggi!ametnJto amichevole del Governo britannico che desidera evitare un isolamento del Governo italiano nella questione, confida che lo stesso governo britannico, interessato come noi ad evitare pericolosi eccessivi armamenti dell'impero, non vorrà spingere ad un'.1munediiata .c~onc~uJsione derl trattato, per rla quarle del!. resto non si scrorge alcuna urgente necessità.

Fregasi a,J.tresì nel contempo .iil R. Minrilsteil'o deHe Co1onie di voler fornire cortese riscontro a quanto chiedevasi col telesrpresso n. 219581/391 del 14 giugno (1), specificando particola:mnente quale sarebbe, a suo avviso, il quantitativo massimo accettabile di armi da importare in Etiopia, sul quale potremmo basarci nelle ulteriori discussioni sull'argomento.

• L'Ambasciatore Bordonaro ha posto in chiaro il punto saliente della questione, quando ha scritto che nelle sue conversazioni con il Signor Murray "si è urtato sopratutto alla difficoltà... di non potergli proporre una soluzione positiva del problema in sostituzione di quanto fu concordato nell'ultima conferenza di Parigi" [cfr. p. 52, nota 1]. (A questo punto però è bene ricordare che gli accordi di Parigi furono ad referendum).

Invero, ripetendo in poche parole quello che è stato varie volte scritto in proposito. occorre non dimenticare che la questione della introduzione delle armi in Etiopia è stata già regolata dalla Convenzione di Ginevva e che una regolamentazione più severa (e quindi più favorevole o meglio meno dannosa ai nostri interessi) potrebbe attenersi soltanto, e con notevoli difficoltà, da una stretta intesa fra Italia, Francia, Inghilterra. Ciò che si cercò di raggiungere, inutilmente, fin dal 1925; e ciò che è certo ancora più difficile ottenere nell'attuale

(l) -Per questo incontro cfr. serie VII, vol. VII, n. 337. (2) -La risposta del ministero delle Colonie fu trasmessa a Cantalupo da Guariglia con telespr. 225310/181 del 29 luglio (copia in ACS. Carte Graziani, scatola 6, fase. 11) il quale diceva: « A questo Ministero è sembrato utile che a Idris fosse tolta ogni illusione in prop.osito, e fosse messo bene in chiaro che ogni ulteriore resistenza non può avere altro effetto che quello di rendere sempre più severa la nostra azione repressiva, con conseguenze, specie nei confronti delle popolazioni, delle quali la Senussia sola deve essere considerata responsabile. (3) -Con questo numero i!l doc. fu inviato a De Bono. Col. n. 222407 fu inviato a Londra e col n. 222408 fu inviato per conoscenza a Parigi. (4) -Non si pubblica.

(l) Si pubblicano qui di seguito alcuni passi della risposta di De Bono (telespr. rr. 45038 del 4 luglio, evidentemente non ancora pervenuto agli uffici di Palazzo Chigi quando fu minutato il doc. pubblicato nel testo):

136

IL MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCESE, BRIAND, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI (Ed. in traduzione in D B, n. 228, alLegato l)

Parigi, 7 Luglio 1930.

A JJa date du 24 Ju:in dem1etr S. E. le Comte Manzolllli a bren voulu OOililmuniquer à M. Briand la traduction d'une dépeche, en date du 21 juin, de

S. E. M. GralllJdi (1). H :réSIUil:te de cette oommulllliaaJtion que Le Gouvffi"ltlement Royal, pendant la durée des négociations à mener entre les deux Gouvernements :cOililffie 'CO!lllséquenJCe de la Conféven,ce· de Londll'I€1S, pil'opose de SUI'Iseodr à la mrse swr ca,}e dlels con:sllruct1on's prévue1s dan1s son récent pa:ogvamme si Le

clima politico, in cui 'la Gran Bretagna (per tacere della Francia) sembra stia subordinando tutta la sua azione nel campo della politica etiopica alla esigenza di raggiungere un qualche accordo per il Lago Tsana....

Non so se si possa escludere che la Francia, di fronte a nostre eccezioni defatigatorie, stipuli con l'Abissinia un trattato per l'importazione delle armi attraverso Gibuti....

Occorre definire quali sono i fini, che le forze militari e di polizia etiopiche debbono proporsi : ordine interno e difesa dei confini. Ma per questo secondo punto va ricordato che nessuna aggressione l'Etiopia può temere dalla Francia, dall'Inghilterra e dall'Italia (Società delle Nazioni, Patto Kellogg) e che quindi la difesa dei confini deve limitarsi ad impedire sconfinamenti e razzte da parte di piccoli gruppi briganteschi: ipotesi del resto quasi inverosimile, dato l'ordine e la disciplina che regnano in Eritrea, nel Sudan, nel Kenya e nelle tre Somalie. Resta l'ordine interno, ma questo potrebbe assai meglio garantirsi, spendendo i 30-40 milioni di franchi annui nella costruzione di strade e ritirando il mezzo milione abbondante di fucili sparso fra la popolazione. In base a questi principi, e prendendo ad esempio la nostra organizzazione militare in Eritrea e Somalia (che è nota a chiunque voglia conoscerla) basterebbe all'Abissinia una forza di 20-25 mila uomini; e su questi effettivi e in base alla durata media delle armi dovrebbe essere stabilito il fabbisogno annuo di armi e di munizioni. Un fabbisogno maggiore dimostrerebbe che l'Etiopia si propone con le sue forze militari e di polizia

fini internazionaLmente non leciti...

È altamente improbabile che si riesca a introdurre in un trattato da stipulare con l'Abissinia il limite di un contingente annuo. La convenzione di Ginevra non lo contempLa, e, anche se noi riuscissimo a portare Francia ed Inghilterra completamente dalla parte nostra, il concetto del contingentamento potrebbe essere affermato soltanto in un accordo segreto da stipulare fre le Tre Potenze per l'applicazione del trattato. Questo è del resto, mi sembra, il punto di vista di V. E. Per quanto risulta al no·stro delegato, il punto di vista di Murray era a Parigi che -fissato un contingente annuo -questo potesse servire come criterio per giudicare -Italia Francia e Inghilterra d'accordo -se per avventura le importazioni di armi e munizioni fatte dall'Etiopia in un dato periodo (la cosa si lega con le pubblicazioni statistiche previste dal progetto di trattato) non fossero esagerate; e fare in tale ipotesi un passo a tre ad Addis Abeba per chiedere spiegazioni, giungendo eventualmente fino ad una applicazione concorde dell'ultimo comma dell'art. 18 della convenzione di Ginevra.

Ciò che avrebbe per noi importanza, ma che non potrebbe, mi sembra, costituire una

garanzia sufficiente, almeno fino a quando la politica francese in Etiopia [continui a] seguire

l'attuale orientamento.

È interessante ·notare che nei renseignements presentati dalla Delegazione Etiopica si parla dell'acquisto di auto-blindo-mitragliatrici, destinate ad un paese che non ha strade rotabili e in cui le stesse mulattiere sono spesso malagevoli e qualche volta pericolose persino per i muletti abissini. Ma è facile intuire che le auto-blindo sarebbero destinate a garantire a Tafari il possesso di Addis Abeba in caso di torbidi. Del resto nelle condizioni attuali le armi da acquistare servirebbero non a rafforzare l'Impero, ma a dare all'Imperatore i mezzi per tenere a freno i suoi turbolenti vassa!li, salvo poi, dopo raggiunto questo scopo, a rivolgerle contro qualche vicino •.

Circa gli scopi della politica inglese in Etiopia cfr. le considerazioni rispettivamente di Gasparini e di Guariglia nella cit. riunione serale del 9 luglio:

« Per concludere circa la politica inglese può dirsi che oggi l'Inghilterra non vede in Etiopia che la realizzazione dei suoi progetti ne'Ilo Tzana; ed ecco perchè l'Inghilterra si mostra su altri punti remissiva sperando di avere in questo dello Tzana una contropartita. Noi quindi non possiamo pensare per ora ad una politica comune coll'Inghilterra, poichè non ci conviene unirei ad essa nella questione dello Tzana nella quale dobbiamo salvaguardare i nostri interessi del retroterra Eritreo •.

• Nei rispetti dell'Inghilterra non dobbiamo oggi rivolgere ad essa proposte per un'eventuale azione comune data la tendenza attuale della di lei poHtica polarizzata verso lo Tzana; ma soltanto tenerci con essa in contatto profittando delle occasioni favorevoli per fare eventualmente risultare gli sterili risultati della sua politica di favoreggiamento che finisce per l'essere a vantaggio soltanto degli interessi francesi •.

Gouvernrement :frança1i1s est dlisposé à agk de meme en ce qui concerne l'exécution de san propre programme pour l'année en cours.

Le Gou\"ernement RoyaJl n',igno_ve cer,talinement pas que la « tranche • du Statut Naval correspondant à l'année 1930 a été votée par le Parlement français dès le mois de décembre dernier, soit avant l'ouverture de la Conférence de Londres; d'autre part, au cours de cette conférence, alors que demeuraient inconnues rle1s intentions du Gouvernement ita'l'iren en ce qui concerne son futlllr programme naval, la Délégation française saisit l'occasion de souli.gner que son Gouvernement ne pourrait renoncer à l'exécution de 'constructions que le Palt'lement a déoicdées et qui s:o!nt destinées, pour une grea,nde pa,rt, au re,mp~aceme~nt, reoonnu ilindii!s:pe,nsabl1e, d'uni:tés vie,hlles.

En dépit de cette situation, Ile GouveTnement de la Républlique, qui ne souhaite assurément pas moins que le Gouvernement Royal le suocès des futures conversat1ions ~et qui dé.:;1ire Ies vok s'engager dans des ~corndi;b~ons favorables, s'était déjà préoccupé des mesures qui permettraient d'atteindre ce résiUil>tat, e't M. Bl'i,and :e,st heureux de pouv,olicr 1in,former S. E. le Comt1e Marnzon,i que JJe GouveDnement fr,ança,is, en ce qui J1e ~concerne, ne fera p!'Océder avant le mois de décembre 1prochain à aucune mise sur cale de bàtiments oompris dans le progu-amme voté à ~a fin de 1929.

Le Gouveil:m:ement de :La République 'se p:Vait à espérer que, dans ce délai, se trouveront réunies les conditions qui permettront de réaliser l'entente si souhaàtabl'e des deux Gouvernements.

(l) Cfr. n. 107, allegato.

137

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1783/219. Angora, 8 luglio 1930 (per. il 14).

Nelile l(~iffer'en,ti 'conversaz~oni che ho avuto 'col Signor T~ewfìk abbi1amo insieme esaminato la miglior applicazione da dare al noto programma politico fimato a Roma da V. E. (1).

Attualmente la Turchia e la Grecia stanno negoziando ad Atene il trattato pol1tilco 'che, :fa,cendo seguM.o 'aJhl'accoDdo turco-,greco testè firmato, dowà formare la contropartita dell'altro stipulato con noi dal Governo d'Angora. Pertanto le clausole politiche in esso contenute dovranno essere se non identiche, per lo meno e'guall!i 1in ,sos:tanz;a, a que11e delil'accordo ~ta,Io-turoo, rn:en'tr'e che rper quelle di conciliazione e di arbitraggio non vi sarebbero difficoltà a lasciare una certa libertà ai desideri del Governo greco.

In questo sen.:;o si sta adoperando il Ministro di Turchia ad Atene, ed il Signor Tewfik ~sta appunto àn questi g1i01rni 'lavoDando per ottenere che B Ministro degli Affari Esteri di Grecia adotti questo punto di vista ed egli spera che l'accordo interverrà tra non molto.

Abbiamo convenuto che occorreva attendere il risultato di questo secondo negoziato prima di iniziare qualsiasi lavoro per I'uccordo tripartito e ciò per due ragioni:

l) per,chè wa 'Somiglianza del11e e"Lausowe poliirtilche dellrl'a<:~~cordo turco-g,reco a queLlo d!talo-turco 'Siacrà un'efficliJente prepa,razdone del tlavorro; 2) per ra's'sLicurall'e una magg1ior1e r1Lse,rvrartezz,a alle ruiJ.t1edorr:i conver1S1azlionL

Abbiamo quindi discus:so il mo,dus pmcedendi [per iniziare le conversazioni per ,l',arocordo t!I1Ìiprèlil't1to. Ho esprres9o al Signor Tewfik, ~che è rsemprre orttimdlstra e fiducioso nelle sue speranze, i miei dubbi o per lo meno la necessità assoluta di molte cautele nel trattare col Governo di Atene tale questione e ciò per ovvrie Tag.ioni rnote arlil'E. V. e l'ho i:ndotto a prrel!lJderr:e egrlri l'Ì'!lJLz-ila,tiva detl negoziato con un sondaggio riservato da farsi presso il Signor Venizelos. Siamo pertanto T1imasrtJi d'rarcoorrdro ehe egrlri :llarrà ;batle passo aprpren1a i due goverrn,i si saranno definitivamente intesi sull'accordo greco-turco.

Il Si,gnoil' Tewfik desidererebbe, a differrenza di quanto fu concordato con

V. E. a Roma, che l'accordo tripartito venisse innestato subito sui due accordi politici, anzichè su quello della parità navale, al quale però vorrebbe pure interessare l'Italia. Poichè l'importante è di ottenere prima di tutto il consenso di \lenizebs ad entrare in massima nel nostro ordine di idee politiche, a me sembra che è indifferente o per lo meno prematuro di decidere ora su tale q:1estione. In ogni caso sarei grato a V. E. del Suo alto avviso al riguardo (1).

(l) Cfr. nn, 115 2 116.

138

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DE PEPPO

TELESPR. 222802/60. Roma, 9 luglio 1930.

Suo t:elespresso N. 1096/5'5'2 del 12 giug1no 1930 (2).

Prendo atto delle dichiarazioni fatte a V. S. dal Duca d'Alba circa le sue intenzioni di prendere eventualmente qualche provvedimento nei riguardi eU quegli organi della stampa spagnuola che trascendono ogni limite nella loro campagna ingiuriosa contro l'Italia ed il Fascismo.

Ma in realtà non è soltanto questo ciò che noi dovremmo aspettarci dal Governo amico col quale non soltanto mancano ragioni di contrasto ma invece sembrano esistere, almeno al nostro modo di vedere, interessi generali di azione comune nelle direttive della politica europea.

Se questi int:ere3,sri sono ogg,l meno ,sentliJti ~n !spagna dopo ,11a ,cadut:a di Primo de Rivera sia per l'orientamento del nuovo Gabinetto e sia sopratutto per la debolezza della situazione interna che rende difficile alla Spagna avere più attivi contatti con quei paesi che, come il nostro, hanno assunto una linea decisa nella politica internazionale, non è men vero ·che tali interessi esistono e che nessun Governo spagnuolo potrebbe ignorarli ·senza rischio di pregiudi

care una futura più larga parteoipaZJione de]la Spagna ailla wattaz,ione degli Affari di Europa.

Ora, per quanto da parte nostra non vi possa essere alcuna ragione di freddezza ,oo~ nuoV'o Gabinretto 1s,pagnuolo, è ce["to che daaJJa caduta di Primo de Rivera è venuta a determinarsi un'assoluta mancanza di contatti politici e, quello che più conta, una quasi unanime ostilità della stampa spagnuola che si manifesta in diverse gradazioni, daH'indifferenza all'ingiuria. Solo oggi ho potuto leggere con soddisfazione ,!'articolo di Juan Pujol nell'ABC (suo telegramma stampa del 24 Giugno) che dice cose dettate da un elementare buon senso.

Ma codesto Governo, seppure non è in grado di fare altro per ora dato il suo raccoglimento, dovrebbe cercare almeno di infondere questo buon senso alla propria stampa, non limitandosi a reprimere e punire le eventuaU ingiurie contro di noi, ma spiegando un'opera più attiva di persuasione per far comprendere all'opinione pubblica spagnuola quanto poco corrisponda agli interessi della Spagna un atteggiamento ostile ,contro l'Italia.

Noi non intendiamo chiedere alcunchè al nuovo Governo spagnuolo ed assistiamo senza risentimento ma con rammarico alle risorte sue preoccupazioni di rendersi gradito alla Francia anche oltre quel tanto che è richiesto dall'interdipendenza di alcuni interessi franco-spagnuoli. Non possiamo però non deplorare che questo atteggiamento sia alle volte spinto nella stampa o nel pubblico fino alla creazione di un'atmosfera a noi ostile.

Il Governo spagnuolo quale che esso sia dovrebbe pur sempre sapere che esistono interessi comuni alla Spagna ed all'Italia nel Mediterraneo ed in Europa come noi ,stessi rabb~amo più V'Ol:te riconoso1ut:o porgendo rhl nostro a.Jiuto aitJa Spagna in parecchie questioni.

Non dubito rche rJ,a rinnovata :fì11anoofiHra spagnuola finirà per tr:ovarre le sue remore nella stessa Francia in qualche difficile momento politico ma il Governo spa,gnuolo è bene si renda conto fin d'ora che la nostra amicizia e le nostre simpatie per codesto Paese rimangono immutate e che aspetteremo pazientemente il giorno in cui esse troveranno costà quella corrispondenza che meritano nel comune interesse dei nostri due Paesi.

Prego pertanto V. S., in occasione di qualche suo prossimo colloquio col Duca d'Alba di inspirare il suo linguaggio ai concetti più sopra esposti, i quali del resto dovranno servire a regolare la sua linea di condotta nell'attuale situazione spagnuola.

(l) -Con successivo t. per corriere 1787/220 del 9 luglio Aloisi riferiva sui progettati incontri intemazionali di Russdi bey per i prossimi settembre-novembre: in settembre viaggio a Mosca, in ottobre visita ad Angora di Venizelos e di Bethlen, in novembre viaggio a Ginevra, a Roma e Atene. (2) -Cfr. p. 146, nota l.
139

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE R. 1824/222. Costantinopoli., 10 luglio 1930 (per. il17).

In una lunga conversazione avuta con questo Ambasciatore di Russia abbiamo passato in rassegna gli ultimi avvenimenti politici ed esaminato particolarmente le influenze estere che si potevano manifestare su questo Governo, oontrall'1e rul~e dilrettive che lita1ila e Russia per,seguono in Turchi1a.

n Signor Sur:Ltz, ~ene~railime[l;te più p~r.eo•C'CUiParto di WSOI1é11I'e ~a poildibka tUJI'ICa a vantaggio di quella moscovita, che di creare invece un ambiente favorevole alla loro collaborazione, mi ha detto che era rimasto contrariato dalle ultime

• avances • fatte dal Governo francese e accettate da questo Governo, quali i viaggi dei Generali Gouraud e Mougin, e che ne aveva tenuto pa·rola al Signor Tewfik.

Ber 1niZJLal'e l'az1one di ~rLavvto:namento fra ·l'Ital'Ì'a e La Russ~a, che entra nell'ordine di idee che V. E. ha voluto espormi a Roma (1), ho rinforzato la sensazione del mio collega russo, dicendogli che dal canto mio ero rimasto sfavorevolmente impressionato del mio mancato arbitraggio nel recente accordo tu11co-.gl'eco ed adde:bita!llJdo pertanto a'l SiJgn,otr Tewfik un atteggiamento ati nostri riguardi meno deciso (la mia vera opinione l'ho esposta nel mio telegramma n. 208) (2) ho messo in rilievo che tali tentennamenti sarebbero evitati quallio!ra wa Turchlia [1]Cievel~se u:n'im.pre,ssione più pveiCii:sa de,]JlJa C'Ol'rualltiltà de•i rapporti che si andavano stabilendo tra i Governi di Roma e di Mosca e che per conseguenza sembrava opportuno che l'affiatamento italo-russo si estendesse, oltre alla Turchia, alle questioni generali europee ~che interessano i due paesi. Essendosi il Signor Suritz addimostrato molto favorevolmente interessato a quanto gli es[primevo, ho continuato proponendogli, .come mia idea personale, di lavorare insieme qui ad Angora per creare un'atmosfera più amichevole tra i due Paesi.

Il mio collega russo si è dichiarato convinto fautore di tale riavvicinamento, l'unico rispondente in questo momento agli interessi della Russia, ha detto 'che .da vari md1zi, quaile queLlo de1lila comnnkazlione fatta :Ilare da V. E. a Mosca del progetto di risposta che Ella intendeva dare al memoriale di Bl'i,and (3), aveva compreso che 1e reilaziloiJJii lirtaiLo-rusSI€ dovevano avvia,l'sti verso un maggiore sviluppo, che bisognava lavorare per cer·care un ambiente di maggiore cooperazione internazionale tra i due paesi, ed accennandomi di sua iniziativa ad una lontana possibilità di accordo politico, mi ha dichiarato che si era perfettamente reso conto delle ragioni che avevano indotto il R. Governo a declinare di prendere degli impegni quando tempo fa il suo Governo gliene aveva espresso o fatto intendere il desiderio.

Di fl'onte a taLi dtohtruraZJLond ho eh~amamentle spteg~arto aa. Signocr:-Sur!iltz d~ nutrir fiducia che questa mia iniziativa potesse entrare nelle maniere di vedere del mio Governo, che l'importante era di dare in Europa la sensazione di una più salda affermazione delle relazionl tra Roma e Mosca, ciò che valeva ora molto più di un accordo che non si spiegherebbe; e che infine tale sensazione sarebbe ,s1Jata più effioa,ce quaJ1ora &i svilluppasse dia Angora arttmve~rso la

Turchia, anzichè tra conversazioni dirette.

Avendo il Signor Suritz approvato completamente queste mie idee, e specialmente il significato di una cooperazione italo-russa che traesse origine e quasi :liosse ·sortto l'e•!51ilda tll!roa, ho oreduto dd. farn,e un cernno a'l Sig. Tewfik H qua•le dal suo canto se ne è addimostrato altrettanto entusiasta di Suritz.

Preso tale orientamento, ora cerco di lasciare al mio collega russo, col quale mantengo stretto contatto, l'iniziativa degli ulteriori sviluppi.

(l) -Cfr. n. 115. (2) -Cfr. n. 132. (3) -Cfr. n. 133.
140

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 4006/2200. Parigi, 10 luglio 1JSO.

Il signor de Beaumarchais che viaggiò meco il 2-3 corrente da Roma a Parigi è venuto jeri a salutarmi perchè torna a Roma dove vuole esse:'e presente alla ~cerimonia rper la festa nazionale del 14 luglio.

Nei pochi giorni qui passati è stato ricevuto dal Presidente della Repubblica e dal Ministro degli Affari Esteri.

Nella conversazione intervenuta jeri siamo entrati un poco nell'argomento politico dei rapporti tra i due paesi. Gli ho detto della preminenza ormai acquisita dalla questione navale sulle altre (1). E rpoi, rispondendo a una sua osservazione, ho spiegato che nello scorso autunno, prima ed in vista della Conferenza Navale e prima delle conversazioni navali iniziatesi in Parigi il 19 novembre, avevamo indicata l'opportunità della previa soluzione delle questioni in negoziato, appunto per sbarazzare il terreno e renderlo più facile pel buon risultato delle ·conversazioni navali: ma la nostra intenzione e la nostra nota scritta del 7 ottobre (2) eran rimaste senza riscontro da parte Francese. Oggi la questione navale prende la preminenza non solo per ragione intrinseca ma anche pel fatto ~che nel settembre prossimo avverrà a Ginevra un incontro tra i due. Ministri degli Affari Esteri e che nel novembre prossimo dovrebbe avvenire a Ginevra la ripresa dei lavori della Commissione Ginevrina pe,l disarmo. Avevo già inteso una voce nel senso che, in vista del dissenso navale Franco-Italiano, potevasi prevedere un rinvio della riunione di novembre. Fossevi riunione, o fossevi rinvio, dovevasi prevedere che la Germania, di fronte a disaccordi tra ex Alleati, data la nuova fase di situazione creatale dall'evento del 30 giugno scorso (3), potrebbe cominciare ad invocare a suo favore il preambolo della parte quinta del Trattato di Versaglia .colla quale essa si è impegnata ad osservare strettamente le dausole militari navali ed aeree del Trattato « en vue de rendre possible la préparation d'une limitation générale des armements de toutes les nations »: non «la limitation », ma 'la « préparation d'une Iimitation ». Era dunque necessario, od almeno opportuno se non nece,ssario, metterei in posizioni chiare pel novembre e render possibile la riunione del Disarmo. Risolvere ~1a r'ettlifìoa del .c:lonfine Lib1co, I'IÌisdlve~e J.a questione del:le Convenzioni Tunisine era certo cosa opportuna, ma non era cosa che, senza la soluz,1one de11Jla queSitione ,nava,le, chiiari:fioasse 1l!a .si,tuazi,one tra i n01s1tri due Paesi. Lo avevo detto al signor Briand ed al signor Berthelot, in termini molto chiari, aggiungendo che la soluzione della questione navale non poteva avvenire che

(sotto il titolo • I rapporti franco-italiani in una nota del Temps ») che a Parigi fu considerata ufficiosa (t. 1747/399/19 del lO luglio). Cfr. anche, in senso revisionista. n Popolo d'Italia del 10 luglio, articolo di fondo « La Storia che passa • a firma A. M. (Arnaldo Mussolini).

accettando le linee tracciate nella mia conversazione col signor Briand del 19 novembre della quale gli avevo lasciato il testo scritto (1).

Ho accennato poi alla continua campagna anti-Italiana di certa stampa Francese. L'ho fatto sia per invocare la cessazione reciproca di queste campagne intorbidatrici dell'opinione pubblica, sia per poter,gli dire che tra i nostri due atteggiamenti vi era il mio di molta tolleranza, ed il suo di continua protesta diplomatica: e per suggerire che egli mutasse linea di condotta. Mi ha detto che agiva in base ad istruzioni dirette da Parigi: che sarebbe stato assai desiderabile che la nostra stampa si occupasse meno, anzi nulla, della Francia: che sarebbe stato assai opportuno che essa quando penetra in situazioni interne che non può conoscere a fondo, non confondesse alcune manifestazioni personali con manifestazioni di partito e rendesse quindi possibile, ad esempio, a certi deputati personalmente favorevoli alla buona convivenza Italo-Francese di poterlo fare pel fatto di non sentirsi neutralizzati da attacchi al loro partito. L'osservazione vale essenzialmente pel partito radicale e radica-socialista che la nostra stampa tratta in blocco come anti-Italiano. Devo dire che questa è un'osservazione che merita riflessione: prego comunicarla al nostro Ufficio Stampa n:el rse~so che rsi tenga presenrt1e, quando sri ctr~edla opporlnno e~:tlrarre in argomenti Francesi, che i gruppi dell'ordine borghese riuniti sotto la guida Tardieu-Briand, prevedendo un futuro aggruppamento tra gruppi borghesi e gruppi non borghesi, mirano a provocare, rper rafforzasi, il disgregamento del partito radicale e radica-socialista per crearsi alleati nella lotta contro i partiti non borghesi rohe oarattetrrirzzrerrà, perr quanto oggri posrsa prevedetr~i, \Le e1ezrLoi!lli del 1932. Questi particolari potranno meglio indicare al nostro Ufficio Stampa quale linea tracciare ai nostri pubblicisti.

Nella conversazione del signor de Beaumarchais ho notato, stavolta, un più caldo avviamento verso un possibile chiarimento Italo-Francese delle volte pre.::edenti. Ho notato che egli ha detto che la differenza di regimi interni dei due paesi non doveva costituire ostacolo alla loro intesa, così come non costituì ostacolo a quella, che fu anzi un'alleanza, tra Francia e Russia Zarista: bastava che le due opinioni pubbliche e le due stampe se ne rendessero freddamente conto.

(l) Cfr. p. 173, nota 5. Briand scrisse a Henderson il 9 luglio: dal linguaggio di Manzoni credeva di capire che, • revenant sur la solution à laquelle s'était rallié à Genève M. Grandi, c'est la question navale que M. Mussolini voudrait voir piacer maintenant au premier pian des conversations • (DB, n. 225). Il Giornale d'Italia pubblicò sui rapporti italo-francesi una nota

(2) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 49. (3) -Allude allo sgombero della Renania.
141

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

(Ed. in ttraduzione in D B, n. 228, ail.rlegato 2) (2)

T. 674/292. Roma, 11 luglio 1930, o1·e 24.

Ho ricevuto nota :banoersre derl 7 co!!"rr. (3) che V. E. mi ha tr'arsmesso rerla:tiva alla sospensione della impostazior.e delle navi del programma del 1930. Prego

V. E. voler consegnare subito al signor Briand il seguente promemoria:

governo inglese.

« In data del 24 giugno u.s. il Conte Manzoni ebbe a confermare al signor Briand la proposta del R. Governo di soprassedere, durante il corso dei negoziati per un accordo tra i due Paesi, alla impostazione delle navi dei prDgrammi fvancese ed dltaJliicmo del 19 3 O (l).

Il signor Briand in data 7 luglio ha fatto conoscere al Conte Manzoni che il Governo della Repubblica per suo conto non procederà prima del mese di dicembre prossimo alla impostazione delle navi comprese nel programma per l'anno 1930 votato alla fine del 1929.

Il R. Governo, confermando la sua proposta per una sospensione della impostazione delle navi dei programmi del 1930 durante l'intero corso dei negoziati, è intanto lieto di prendere atto di quanto il Governo della Repubblica ha voluto comunicargli e, per suo conto, non farà procedere alla impostazione delle navi comprese nel suo programma del 1930 fino al dicembre prossimo. Esso spera ,che entro questo termine le conversazioni tra i due Governi potranno giungere a un favorevole II'isultato •.

(l) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 171. (2) -Il 12 luglio quzsto documento e la nota Briand del 7 luglio furono comunicati "

(3) Cfr. n. 136.

142

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 4070/22,42. Parigi, 12 luglio 1930.

La situazione per quanto riguarda le relazioni col nostro paese è in pieno stato di movimento. Per quanto facile possa essere lo sbagliarsi, credo tuttavia poter dire che nell'ambiente Governativo vedo segni di avviamento verso un esame a fondo dellle quest10011i nostre e seglJJi di destder>iJO di ii'11solveii':l,e: nélil'ambiente avversario vedo segni di irritazione che mi sembrano provocati dalla sensazione che malgrado tutto si teme l'alba di un'intesa tra i due paesi, o se non di un'intesa, di un miglioramento di situazione. I nostri avversari sono i fuorusciti, da una parte, tutti i germanizzanti, dall'altra. Tanto gli uni che gli altri vedono ~comp>romes>so il locarnismo dai fatti renani e dalle imprudenze giornaJJtsrti>che dei Sauerwein e compagni, 'Che hanno perso J.'equiillibrio e lasciato intravedere dove voglion portare le cose a favore della Germania, e vedono che la questione Italiana si impone, per giustizia e per buona tattica, nel senso di una soluzione equa e favorevole.

Due miei Colleghi che seguono molto la situazione Italo Francese mi hanno annunziato che il Presidente della Repubblica si occupa personalmente della faccenda Italiana ed ha chiesto i dossiers. Entrambi giudicano la situazione in via di miglioramento.

D'altra parte, la situazione resta però sempre molto delicata e difficile perchè i nostri avversarii sono disposti a far di tutto per impedire la nostra vittoria, e perchè il gran pubblico che ignora le questioni e intrighi è sotto l'im

pressione di esser stato minacciato, si sente offeso e, quindi, non è pronto a riconoscere che chi era nel torto era il suo Governo.

Mi permetto quindi, in queste circostanze, di raccomandare il massimo riserbo, la massima calma, da parte della nostra stampa. Trascuri questo paese più 'che può: non si lasci trascinare a polemiche: lasci dire: aspetti con la calma di colui che sa di avere ragione.

Dal 1punto di vilsta dei fatti episodici posso dirLe che giorni sono parlai col signor Pietxi il quale mi la,s;ciò 'coiD[prendere 'che la soluzione pel T~besti era !POSsibile. Il signor Briand mi ha detto due volte ne,gli ulti:mi 'colloqui avuti ,che !Per la questione Tunisina la soluzione gli pare pure possibile. Il signor Briand ha, secondo le notizie dei giornali, parlato jeri alla Commissione degli Affari Esteri della Camera nel senso che per la fine dell'anno si possa intravedere il chiarimento delle relazioni Italo Francesi. Quanto ai Capi radicali e radko socialisti, tra !i quaJ1i stanno 1i 'PI'mc~palli espoll€n:tJi massoni1oi, due, ii.'Rerr,iot e lill Painllevé sono, 'speoi1ailmen1Je jil. pr1imo, deoilsamente a noi oontrarii, ill OaJiM,aux, hl Chautemps ed iJl Da1adli'er invece non lo sono.

Questo è quanto di più recente posso scriverLe per informarLa sulla situazione.

(l) Cfr. n. 107, allegato.

143

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. R. 1543/116. Addis Abeba, 12 luglio 1930.

T,elJespr. di V. E. N. 21H614/54 E.L.A. dleil. 6 giugno (1). Al rapporto del Governo dell'Eritrea N. 241 del 28/4/30 ho risposto col mio foglio N. 296 del 27 maggio u.s. di cui accludo copia ad ogni buon fine (2).

Confermo quanto ho riferito allora. I rapporti tra il Governo etiopico ed il convento del Bizen (fondato nel XIV0 secolo) sono continuati sempre dopo la nostra occupazione dell'Eritrea. Occorre anche tener presente che il convento del Bizen, se non erro, ha delle proprietà in Tigré e nomina i priori (s,cegliendolii tra 'i prop~ili mona,oi) dii alcuni oonVlenJti. ol<t:r·e confine.

Come ho già informato i1 Governo dell'Eritrea, dopo le mie osservazioni, il Negus mi ha recentemente partecipato sua intenzione di fare una elargizione al convento del Bizen in occasione della sua incoronazione, comunicandomi al tempo stesso il nome dell'ecclesiastico incaricato di recarsi al Bizen a compiere questa missione e chiedendo di trasferire la somma di 5100 Talleri

• Ho attirato già in passato l'attenzione del Negus sulle ripetute ablazioni sue e di personaggi etiopici al convento del Bizen. S. M. mi disse allora trattarsi di un uso antichissimo e di essersi sempre personalmente limitato a sussidi di carità come per altri conventi, più frequenti forse in questi ultimi anni a cagione dei danni arrecati dalle cavallette •.

a mezzo di questa R. Legazione. Ciò avveniva oltre un mese fa ed il messo si

è presentato in questi giorni per avvertire che partirà alla fine di luglio.

Come l'E. V. vede qualcosa si può ottenere anche di fronte ad episodi come

questi, non astante i dubbi espressi dal Ministero della Colonie.

01rC'a ,le .conslliderazioni d'ordine gener1aJ,e espr1esse in fine aUa Nata dello stesso Ministero trascritta nel telespresso a cui rispondo, mi consenta l'E. V. di fare in via subordinata, le seguenti osservazioni: la logica conseguenza di quelle considerazioni dovrebbe essere una nostra politica assolutamente negativa in Etiopia. Se si deve attendere che l'asserito contrasto fondamentale fra l'Italia e l'Etiopia sia superato -e non potrebbe esserlo che con una guerra dato che si attende sempre l'atteso sfacelo dell'Etiopia -dobbiamo forse rimanere nel frattempo spettatori dell'accanita lotta fra le altre potenze per la penetrazione pacifica in questo Impero? E si può sostenere ciò dopo la firma degli amJordi 'italo-ettiopid, dopo tre ·anni di rapporrbi amLchevoil!i che hanno dato de,i risultati innegabili, pubblicamente riconosciuti ed invidiati dai nostri concorrenti? 1\.Ton posso che ripetere ancora una volta: ben venga una soluzione diversa che superi il contrasto, in altre parole la rivincita di Adua. Questo è il voto di tutti gli italiani d'oggi ma, in attesa di quel giorno, si continui a creare degli interessi ed a sviluppare dei rapporti che potranno poi provocare e giustificare un nostro intervento e non ci si limiti ad una politica negativa che sembrerebbe la sola possibile secondo le parole del ministero delle Colonie.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Del breve rapporto 928/296 si pubblica qui il seguente passo:
144

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 2563/1484. Vienna, 12 luglio 1930.

Ho avuto oggi un colloquio con Schober.

Circa il suo recente viaggio in Ungheria (l) mi limito a riassumere quanto egli mi ha detto, nella convinzione che V. E. sia stata particolareggiatamente informata in proposito da quel R. Ministro, con il quale del resto il Cancelliere mi ha accennato di aver colà parlato. Il presente trattato austro-ungarico sarà sostituito da un trattato di amicizia. Si farà contemporaneamente uno scambio segreto di note per la redproca consultazione in questioni politiche di comune interesse. Sarà costituita una commissione mista con il compito di studiare e risolvere, entro tempo relativamente breve, recipro.che difficoltà economiche. Egli ha fornito a Bethlen importanti informazioni circa la Piccola Intesa e Benes; e anche per tale questione i due uomini di Stato hanno stabilito di scambiarsi le informazioni di cui fossero in possesso. Circa infine la

domanda di Bethlen, per il passaggio attraverso l'Austria di treni con materiale di guerra per l'Ungheria, il Cancelliere vi ha acconsentito, a condizione che ciò avvenga fra qualche mese quando si potrà essere sicuri che la situazione nelle ferrovie federali austriache sia tale da dare pieno affidamento di segretezza di trasporto. Schober mi si è in complesso manifestato soddisfattissimo delle accoglienze avute e dei risultati ottenuti e ha concluso: «meglio di così non avrebbe potuto andare ».

Richiesto da me sul fondamento delle voci di suoi futuri viaggi a Varsavia e a Praga, mi ha risposto che ne ha avuto invito dai due Governi. Per Varsavia vi andrà in seguito certamente, e quanto a Praga si riserva parlarne con Benes che incontrerà a Ginevra; dalla sua intonazione ho capito che non rifiuterà di fare anche questa seconda visita.

Si è mostrato compiaciuto dei negoziati di Schilller a Roma, del quale mi ha letto una lettera confidenziale ricevuta. Anche più compiaciuto si è manifestato per il nostro appoggio, mediante Alberti, a Londra nelle trattative per H pmsti,to, e mi ha pr:egato esp11~me['e i •suoi rtin.grazmmenJti a1l R. Govemo (1). Ha saputo che il Governo francese si propone pubblicare lunedì un comunicato per spiegare pel'chè quelle banche si astengano dal partecipare al prestito austriaco. Il Ministro Federale delle Finanze gli ha telegrafato da Londra affinchè prepari una adeguata risposta a tale comunicato. Egli ha telegrafato oggi al Ministro d'Austria a Parigi dandogli istruzioni di dire a quel Governo che gli sembrerebbe preferibile si astenesse dalla pubblicazione di simile comunicato ad evitare la risposta austriaca e le conseguenze non favorevoli per le relazioni tra i due paesi. Lo ha invitato anche a far notare al Quai d'Orsay come questo contegno della Francia non corrisponda alle assicurazioni dategli spontaneamente da Tardieu e Briand, nel suo viaggio in quella capitale, sull'aiuto economico che la Francia avrebbe prestato alla ricostituzione austriaca.

Quanto awle Helirrnwehren, est~e mostralllJO dii V'Oil,e~r torn,acre a essere ragionevoli e a lavorare con lui. Occorre che .circondino, per così dire, i partiti bol'ghesi della maggioranza, li tengano uniti e li spingano contro i socialisti nella prosecuzione della lotta. Questi ultimi si manifestano parecchio remissiV'i, appUl'1Jto per li!l •contegno mode11ato e :fiavoll"eV'où.e aJ. Gove,rno che le HeimwehDeill vanno it1Ì:pll"·eilldendo.

Quanto infine alle manifestazioni irredentiste dei ginnasti a Innsbruck, e al contegno debole di quelle autorità governative, egli riconosceva le mie rimostranze di ieri in questo Dipartimento Esteri completamente fondate, e aveva già stamane scritto colà in termini energici per richiamare i rappresentanti del potere centrale al loro dovere.

Durante il mese corrente, dopo 1a chiusura del Parlamento che avverrà mercoledì, egli prenderà due settimane di vacanze, durante le quali però, pur non risiedendo a Vienna, continuerà a dirigere gli affari. Ai primi di Agosto tornerà qui per preparare il prossimo bilancio da presentare in autunno alla Camera.

(t. 1763/317, Londra 11 luglio, ore 14).

(1) Cfr. n. 121.

(l) Alberti aveva telegrafato da Londra che «prestito austriaco praticamente concluso dodici milioni di sterline... Francia tuttora assente. Contratto banchieri sarà firmato lunedì.

145

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

T. R. 684/296. Roma, 13 lugHo 1930, ore 14.

S. E. Capo Governo, dopo dichiarazioni Dumesnil (l) che hanno per verità raffreddato un poco favorevole impressione prodotta dichiarazioni Briand ha ritenuto più conveniente non fare comunicato che le avevo preannunziato (2).

146

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

L. 3163. Roma, 13 luglio 1930.

Le invio copia di una lettera dii Henderson e m1a ri1sposta (3), nonchè copia di un telegramma pervenuto sull'argomento dall'Ambasciatore Bordonarr-o (4).

Ho dato ~struziinlll!i ali!'Ambasoi:ato111e Bo['ldonaro ( 5) di ·tenerL'a ail 'c0l1relllte di tutto quanto possa esserLe utile, e così pure desidero Ella faccia altrettanto colla nostra Ambasciata di Londra. Ciò per evitare perdita di tempo, e per facilitare la, dico così, sincronia fra l'azione ~he Ella svolge a Parigi e l'azione che Bordonaro svolge a Londra.

Approvo interamente la linea della Sua azione tale quale risulta da recenti rapporti da Lei trasmessi. La questione navale fa passare in seconda linea le altre .particolari questioni libico-tunisine.

Desidero infine informarLa che domani io parto da Roma e starò assente, in congedo, per circa un mese. Ho pensato sia opportuno affrettare la mia

(;3) Cfr. nn. 126 e 147, allegato.

• Vengo informato riservatamente che 2 luglio scorso evidentemente dopo la mia visita Henderson mandò lettera a Briand per spingerlo a sollecitare la risposta a V. E. circa sospensione programma navale 1930. Per il tramite di questa Ambasciata di Francia fu rimessa ieri mattina lettera di Briand a Henderson comunicante testo risposta data a V. E. in data 8[sic, per 7] corrente con accettazione sospensione costruzioni programma 1930 sino alla fine dicembre. Lettera Briand piena di espressioni di amicizia per Henderson conterrebbe anche chiara dichiarazione che accettazione proposta italian::t vacanza navale non dev'essere considerata come implicante accettazione principio parità o del punto di vista esposto dal memorandum italiano alla conferenza navale; ciò spiega origine frase aggiunta dal Times in calce al fonogramma del suo corrispondente da Parigi •.

Per la lettera di Briand a Henderson, cui allude Bordonaro, cfr. p. 192, nota 1. Per l'allusione al Times cfr. il numero dell'H luglio, p. 14.

partenza prima del ritorno di Beaumarchais a Roma. Non è assolutamente possibile continuare i negoziati coll'attuale Ambasciatore di Francia. Il Capo del Governo ha dichiarato esplicitamente di non riceverlo più. I miei contatti con lui sono estremamente difficili. Quando egli domanderà di vedermi gli sarà risposto che io sono assente per H normale congedo e che egli potrà rivolgersi per le comunicazioni ordinarie al Sottosegretario di Stato o al Direttore Generale E.L.A.

È evidente che la ripresa delle trattative itala-francesi non può avvenire per questo tramite, se non imperfettamente, per ragioni ovvie.

Io vorrei profittare di queste circostanze per incanalare il complesso delle trattative a Parigi fra Lei e Briand. Anche per non dare l'impressione che io me ne vado da Roma al momento giusto del ritorno di Beaumarchais Ella esamini se non ,sia, come ritengo, opportuno che Ella, nella forc.ma e nel modo più conveniente, dica o faccia sapere a Briand che, data la mia assenza da Roma per un mese e dato il mio desiderio che questa assenza non costituisca un motivo di ritardo nella ripresa delle conversazioni, Ella ha istruzioni di tenersi a disposizione del signor Briand per la ripresa delle trattative, sempre che beninteso, Briand desideri che queste trattative siano riprese prima della prossima Assemblea di Ginevra.

Invio copia di questa lettera confidenziale anche a Bordonaro.

P. S. -Le raccomando di tenersi molto a contatto con Lord Tyrrell, che vorrei Ella salutasse a nome mio esprimendogli il mio desiderio di incentrarlo prossimamente.

Le accludo anche una lettera inviata a Bordonaro (1).

(l) -Dumesnil avevca dichiarato alla Camera dei deputati francese hl 12 luglio che la accettazione da parte del governo francese di non mettere sullo scalo unità del programma 1930 fino a dicembre non avrebbe ritardato l'esecuzione del programma navale. Cfr. rapporto 25 luglio dell'addetto navale a Parigi, capitano di vascello Radicati di Marmorito, il quale comunicava anche che un ammiraglio francese aveva dichiarato all'addetto navale inglese « che effettivamente nessuna delle unità del programma 1930 sarebbe stata messa sullo scalo prima del dicembre p. v. ma che ciò non impediva la preparazione del materiale nelle officine perla costruzione del naviglio progettato, che d'altra parte l'impegno sia da parte dell'Italia che da parte della Francia si riferiva al solo fatto controllabile de!lla impostazione sullo scalo e che in conseguenza non potendosi impedire né controllare che nelle officine dei cantieri italiani la preparazione del materiale avvenisse, cosi per non trovarsi arretrati in confronto della nazione vicina, anche in Francia tali lavori di approntamento si eseguivano e si sarebbero continuati, salvo poi a pmvvedere in conseguenza del risultato delle trattative che stanno per a!)rirsi fra i due Governi •· (2) -In un primo tempo era stato deciso di pubblicare la nota ed. al n. 141. (4) -Allude con ogni probabilità al t. 1761/319 dell'H luglio, ore 17, per. ore 21,35, che si pubblica qui di seguito:

(5) Cfr. n. 147.

147

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO

L. 3164. Roma, 13 lu,glio 1930.

Le ,inV'io copia dii una !l!e<tte[1a (2) pervelllJurbami da Hende[1son (r!IDamd.lte Ambasciata Britannica) e la mia risposta che prego recapitare al signor Henderson. La lettera Henderson e la mia risposta sono state naturalmente superate dal

Sullo stato delle relazioni italo-francesi cfr. quanto diceva Guariglia in una delle riunioni interministeriali per determinare la politica africana, quella tenuta la sera del 16 luglio:

• Espone che le trattative italo-francesi procedono con lentezza, anzi nessuna comunicazione ci è pervenuta dalla Francia in risposta all'ultima nostra nota dell'ottobre scorso; ma, potendosi verificare la necessità di dovere da un momento al['altro riprendere le discussioni, egli ha tenuto a convocare la presente riunione per chiarire la nostra tesi nella questione dei confini meridionali della Libia, tesi che è variamente prospettata da alcuni scrittori colonialisti....

Egli ritiene che ai nostri argomenti basati su trattati e convenzioni la Francia possa opporne altrettanti di buoni; e che, !imitandoci noi a richiedere dei compensi sulla base dell'art. 13 del Patto di Londra, il massimo che potrà esserci concesso dalla Francia non giungerà a soddisfarei.

Egli ha già prospettato a S. E. che i negoziati italo-francesi non è opportuno vengano limitati alla trattazione delle due relativamente poco importanti questioni della Tunisia e dei confini libici, ma che queste due questioni debbono essere inquadrate in una trattazione più vasta e potranno allora essere risolte non sulla base di argomenti giuridici, ma nell'ambito di una generale negoziazione a sfondo politico.

Ciò non toglie che egli desidera in questa riunione esaminare un po' più dettagliatamente gli argomenti giuridici prospettati sia da noi che dai francesi •.

l'ultimo scambio di comunicazioni fra il Governo francese e italiano circa la nostva propos,ta dii vacanza n1avcaie (1).

La prego di aggiungere a voce a Henderson che qualsiasi intervento da parte sua per rendere più spedita ed efficace la ripresa dei negoziati italof1.·:mcesi, e parimenti la loro conclusione, mi sarà sempre gradito. La prego altresì di confermare ad Henderson che, nell'attuale momento, la questione navale fa passare in seconda linea le altre questioni particolari itala-francesi, e che perciò io rimango del parere già espresso a Ginevra e cioè che la questione navale dovrebbe essere affrontata senza indugio e senza attendere l'esito del negoziato particolare, al quale il problema navale, così vasto e complesso, non può essere naturalmente subordinato.

La prego, caro Ambasciatore, di tenersi molto a contatto col Foreign Office in questo momento. Ho pregato il conte Manzoni di tenerLa direttamente a1l cor•rente di tutto quanto po::,s•a :iJnrteve1ssare J.a sua az:ione costì (2), e così prego Lei di fare altrettanto col conte Manzoni. Occorre che le nostre Ambasciate di Parigi e Londra lavorino con sincronia.

Dalla lettera ·che ,sp·ed~sco al •conte Manzoni, qui allegata in copia (copia di questa va anche al conte Manzoni) Ella vedrà come io faccio il possibile per spostare presso la nostra Ambasciata di Parigi le trattative itala-francesi, lasciando da parte Beaumarchais, la cui azione, come Le è noto, non ha mai agevolato nè è suscettibile di agevolare un'atmosfera di reale comprensione fra i due Paesi.

Sarà anche utile, a tal riguardo, che Ella informi a nome mio Henderson

della mia temporanea assenza da Roma, dicendogli altresì che, poichè desidero

che nessuna circostanza possa essere interpretata come .pretesto per ritardare

la ripresa delle trattative ho dato incarico al conte Manzoni di tenersi, du

rante il periodo della mia assenza, a completa disposizione del signor Briand.

P. S. -È superfluo aggiunga che sarà utile far rilevare ancora ad Henderson come la nota francese di risposta alla nostra proposta di vacanza navale abbia un contenuto molto ristretto. L'Italia ha offerto la vacanza per la durata dell'intiero negoziato. La Francia la limita a sei mesi. Praticamente non concede niente.

ALLEGATO. GRANDI A HENDERSON

Roma, 13 luglio 1930.

Ho ricevuto la Vosi;Q'a lettera quando avevo già dato istruzioni al signor Bordo

naro di comunicarVi la risposta che ho dato ·al signor Briand sulla questione della

sospensione deHa impostazione dehle navi comprese nei programmi del 1930.

Come sapete io avevo proposto di soprassedere, durante il corso dei negoziati

per un accordo fra Francia ed Italia, alla impostazione delle navi dei rispettivi

programmi del 1930.

Avant'ieri ho ricevuto una comunicazione da parte del signor Briand nella

quale è detto che il Governo francese per suo conto non procederà prima del mese

di dicembre prossimo alla impostazione delle navi comprese nel programma navale

votato alla fine del 1929.

Ho risposto con un promemoria che conclude con queste parole:

• Il R. Governo, confermando la sua proposta per una sospensione della impostazione delle navi dei prog,rammi del 1930 durante 'l'intero corrso dei negoziati, è intanto lieto di prendere atto di quanto il Governo de1la Repubblica ha voluto comunicargli, e, per suo conto, non farà procedere alla impostazione delle navi comprese nel suo programma del 1930 fino al dicembre prossimo. Esso spera che entro questo termine le conversazioni fra i due Governi potranno giungere ad un favorevole risultato •

Come vedete, la questione di un rinvio della impostazione delle navi del programma 1930 a dopo .la convocazione deB:a Commissione pr,e!pa:ra1toria è già favorevolmente risolta.

Quanto alle questioni particolari itala-francesi (statuto degli Italiani in Tunisia e frontiera meridionale della Libia), ho fino dal 28 Giugno, (l) incaricato il signor Bordonaro di farVi conoscere che questo Ambasciatore di Francia, nella sua ultima conversazione con me ebbe a dichiararmi che riteneva oppOTtuno attendere ancora qualche tempo prima di riprendere le trattative, aggiungendo che, del resto, le sue istruzioni non erano cambiate. Dopo tale comunicazione il signor de Beaumarchais è partito da Roma e le cose sono rimaste a questo punto. Ma io spero che i negoziati, al cui proseguimento il Governo italiano è stato ed è sempre favorevolmente disposto, siano ripresi dal punto al quale si era giunti con la nota italiana dello scorso settembre (2), e conclusi al più presto.

(l) Cfr. n. 147.

(2) Cfr. n. 126.

(l) -Cfr. nn. 136 e 141. (2) -Cfr. n. 146.
148

PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

Roma, 14 Luglio 1930.

I1l Capo del Governo mi ·res1Jitu:~31ce g1i 'Ullii!Ìii apprun,tli de,l Ministro Gail!lli (3) e mi comunica quanto segue:

« Sono disposto a fare colla Jugoslavia anche un'alleanza, alla condizione

che la Jugoslavia rinunci ai suoi ·legami colla Francia, e, naturalmente prenda

atto della situazione creatasi in Albania in seguito all'alleanza itala-albanese.

Però niente patti di amicizia ecc. o una cosa seria, o niente».

• -Nel colloquio del 13 luglio mattina a Palazzo Chigi. S. E. il Ministro degli Affari Esteri ha informato il R. Ministro a Belgrado di aver comunicato a S. E. il Capo del Governo il memorandum da esso Ministro rimessogli circa gli accenni fattigli da autorevoli personaggi a Belgrado per la ripresa di conversazioni fra i due Governi, nonchè gli altri documenti relativi a tali accenni (conversazione Cosmelli-Avakumovic, lettera Galli a Guariglia). S. -E. il Capo del Governo si è riservato di esaminare a fondo la questtone e di far cono:;cere le sue decisioni in rapporto alla politica generale italiana.

In considerazione: l) del fatto che dopo i colloqui fra S. E. Grandi e Jeftich a Roma e

quelli a Ginevra fra S. E. Grandi e Marinkovich, si era rimasti d'intesa che si sarebbe conti

nuato a conversare a Roma col Ministro di Jugoslavia Rakich, ma che ciò non era stato

possibile dato il succedersi degli avvenimenti internazionali che hanno impegnata tutta l'atti

vità di S. E. Grandi e data la consecutiva assenza di Rakich;

2) che, anche ad esplicito parere del R. Ministro a Belgrado, non è opportuno lasciar

trascorrere il presente momento politico senza dare segno della continuità delle disposizioni

di buon volere manifestate da S. E. Grandi negli incontri con i detti uomini di Stato jugo,slavi,

in conformità delle direttive di S. E. il Capo del Governo tendenti a cloroformizzare l'attuale

situazione dei rapporti itala-jugoslavi;

3) che per potere sottoporre a S. E. il Capo del Governo più precisi elementi di giudizio nelle decisioni che Egli vorrà prendere circa il futuro delle dette relazioni coordinate

Faccio osservare al Capo del Governo che fra la Francia e la Jugoslavia vi è un'alleanza militare difensiva. Ciò mi è stato confermato anche dall'Ambasciatore Beaumarchais. Il problema quindi ,posto così come lo ha posto il Capo del Governo non si presenta di facile soluzione. Altro elemento da non trascurarsi sono le simpatie dell'Ungheria verso la Jugoslavia, troppo evidenti ormai, simpatie frenate solo dal timore di farci una cosa sgradita.

È certo che nessun momento si presenta più favorevole per concretare qualcosa di permanente nei nostri rapporti colla Jugoslavia. La crisi italafrancese è giunta al diapason. O si va alla guerra, o si va all'intesa. Po~chè alla guerra non si va, e gli jugoslavi hanno timore di essere coinvolti nella guerra, è evidente che bisogna cogliere il momento attuale per trarre profitto dal panico jugoslavo. Io credo che bisogna portare i serbi al riconoscimento della famosa dichiarazione di Parigi del 1921, che rimane tuttora lo Statuto adriatico dell'Italia.

È annun,oia:ta 'ill'lla mterv1sta del Co-rriere della Sera con Ma!I'\inkov.ich (1). A settembre io m'incontrerò con Marinkovich. Per ora il nostro Ministro Galli potrebbe tenere in caldo... la situazione. Gli ho dato istruzioni di mantenere i contatti con Marinkovich e di dirgli che a settembre mi riprometto di conti!Iluare le convemsaztioni delJ.'tapl1i!1e u.s. (2).

Il Capo del Governo ha approvato queste linee. Egli mi ha confermato che è disposto ad un'intesa stabile, permanente, solida colla Jugoslavia. Egli mi dà istruzioni di studiare la procedura da seguire a tale scopo, e di sviluppare nei miei prossimi incontri con Marinkovich a Ginevra la nostra azione diplomatica.

Questo colloquio di oggi col Capo del Governo e nel quale il Capo del Governo mi dà per la prima volta delle istruzioni concrete sull'azione da svolgersi nei riguardi della Jugoslavia, è la terza tappa in que~st'anno del lento svolgersi di questo nuovo inizio dei rapporti itala-jugoslavi. La prima tappa è coSilJLtuitt'a datlJ'inccntro GrandJi-Jeftli,c de[ geilmado u.s. (3). L'a seconda tappa dailtl',incontro Gcrandi-Ma111nkovd1ch de[ maggio u.s. (4). La teTza tappa dal colloquio Mussolini-Grandi di oggi. Attendiamo settembre.

alla politica generale italiana, è utile conoscere più precisamente e direttamente in che cosa effettivamente si concretino gli accenni fatti ulteriormente a Belgrado, anche pel tramite del Ministro d'Inghilterra,

S. E. Grandi ha dato istruzioni al Ministro Galli di cercare il mezzo più opportuno e non impegnativo per provocare tali precisazioni, facendo in modo che il Ministro Marinkovich si apra direttamente con lui e gli faccia conoscere quali sono e fino a quale punto arrivino le reali intenzioni del Governo jugoslavo circa i suoi rapporti con l'Italia.

Per ciò fare il Ministro Galli potrà o prendere lo spunto dall'intervista Marinkovich al Corriere della Sera o sondare Marinkovich pel tramite Cosmelli-Avakumovic.

Nell'attuale fase il R. Ministro a Belgrado dovrà regolarsi con la maggiore prudenza e col massimo tatto, evitando di assumere il carattere di sollecitatore e limitandosi soltanto ad ascoltare quanto gli verrà detto per riferirlo a S. E. Grandi, senza lasciarsi andare ad esposizioni, sia pure personali del punto di vista italiano, e tanto meno ad accennare a qualsiasisoluzione pratica della questione.

S. E. Grandi ha ritenuto anche opportuno che il Ministro a Belgrado non parli per ora della cosa col locale Ministro d'Inghilterra. Nessuna azione speciale converrà d'altra parte fare per ora né sulla stampa italiana né su quella jugoslava per modificare il loro atteggiamento consueto.

Quanto all'azione economica, il Ministro Galli e gli organi competenti del R. Ministero degli Affari Esteri hanno avuto istruzioni di dedicarvisi il più alacremente possibile per assicurarne ogni maggior sviluppo in relazione anche ai nostri progetti d'intese economiche fra l'Italia, l'Austria e l'Ungheria, da estendersi alla Jugoslavia •·

(l) -Cfr. n. 119. (2) -Sic, ma [a nota è del 7 ottobre 1929 (cfr. serie VII. vol. VIII, n. 49). (3) -Gli appunti allegati mancano. Con ogni probabilità si fa riferimento a loro nel seguente documento, s. d. ma che prende lo spunto da un colloquio Grandi-Galli del 13 luglio: (l) -Non risulta pubblicata. (2) -Sic, anzichè maggio. (3) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 302. (4) -Cfr. n. 29.
149

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, E A PARIGI, MANZONI

TELESPR. U. R. 223316/525 (1). Roma, 14 luglio 1930.

Seguito telespresso ministeriale del 7 corrente (2).

D'incarico del Foreign Office questa Ambasciata d'Inghilterra ha svolto presso questo Ministero nuove insistenze perchè si addivenga ad una rapida conol,usione del progert:tato t~attato per ~la 'ianpor;tazilione dell.e armi dn Etiopia.

Per quanto questo Ministero, come è già stato dichiarato a questo Consigliere britannico, continui a non vedere alcuna necessità di una immediata ripresa della Conferenza nè alcuna urgenza di giungere alla firma del progettato trattato, si è confermato al Sig. Osborne che, per far cosa grata al Governo britannico, il R. Ambasciatore a Parigi viene autorizzato -come con il presente telespresso lo si autorizza -a riprendere le discussioni con le Delegazioni britannica, francese ed etiopica sulla questione della importazione delle armi. E pregasi il R. Ambasciatore a Londra di voler confermare quanto precede al Foreign Office.

Nel riprendere i contatti con le delegazioni anzidette, pregasi il R. Ambasciatore a Parigi di voler tener presenti, oltre tutte le precedenti comunicazioni sull'argomento dalle quali risultano gli intendimenti del R. Governo, i punti seguenti:

l) que3to Ministe11o conoo~rda <CJol Foreign Office nei!. riltelllJerre ecoe,ssivamente esagerata la somma di 30-40 milioni di franchi annui che il Governo di Addis Abeba si proporrebbe di destinare all'acquisto di armi;

2) questo MinJi1stero non è tuttora <irn gmdo di lirr1d1ca,re (né ai conv,iene

d'wltra pa["j)e i<nck,oado) a qu:a1e ~~1mite min:j,mo pot~ebbe esser T'idortta wa somma

stessa perr i!'enderl:a a~ccettabi:le;

3) occorre d'a1tra pal'te notare in Vli,a pre.gtudiz:ia,Ie che, pe<r poter ap

prezzare se un determinato fabbisogno di armi sia o meno ragionevole, bisogna

non solo tener conto dell'elemento spesa, ma altresì dell'elemento effettivi

(esercito e polizia) a cui le armi stesse sono destinate, nonchè avere più precise

indicazioni sulla qualità e quantità di armi che il Governo di Addis Abeba

desidererebbe importare. A meglio illustrare tale punto si invia qui unita copia

di una esauriente nota del R. Ministero delle Colonie N. 45038 del 4 corrente.

Questo Ministero gradirà esser tenuto al corrente dei dettagli delle con

versazioni di Parigi, onde poter impartire quelle istruzioni che si rendessero

necessarie a seconda della piega che le trattative prenderanno.

Nel contempo, pregasi il R. Ambasciatore a Londra (e di ciò si dà comu

nicazione al R. Ambasciatore a Parigi soltanto per sua riservata personale cono

scenza) di voler conferire con Murray per conoscere come il Foreign Office

considererebbe una nostra proposta tendente a concludere, contemporaneamente

al trattato in progetto, un accordo particolare fra le tre Potenze, tendente in

sostanza a determinare che il quantitativo di armi da importare annualmente in Etiopia sia ripartito in parti eguali fra le tre Potenze confinanti, ciascuna delle quali ne fornirebbe un terzo. Lo scopo di tale accordo, che attuerebbe un vecchio progetto del Foreign Office rimasto senza seguito, sarebbe di meglio disciplinare, uniformandosi allo spirito dell'accordo tdpartitC> del 1906, l'importazione delle armi in Etiopia, eliminando fra le tre Potenze una concorrenza per accaparrarsi le forniture che risulta in definitiva dannosa sopratutto agli interessi britannici ed italiani; e ripartendo in modo equo ed a vantaggio delle tre Potenze i benefici che dalla fornitura di armi all'Etiopia si possono ricavare.

Nè d'altra parte un tale accordo offenderebbe o diminuirebbe il diritto dell'Etiopia di importare annualmente una certa quantità d'armi, trattandosi solo di distribuire fra le tre Potenze il quantitativo annuo da importare.

Questo Ministero si rende ben conto che, anche se il Foreign Office entrasse in questo ol'dine d>i 1iJdiee, ben difficiLe 1sar~bbe ortroen,er [11 con~S,en,so de[ Governo francese; ma crede di dover tentare anche tale via, onde, ove dovessimo nostro malgrado giungere alla firma della Convenzione per l'importazione delle armi, avere la coscienza di aver fatto tutto il possibile perchè ad essa si giunga col nostro minor danno.

Si attendono al riguardo comunicazioni dal R. Ambasciatore a Londra.

(l) -Il documento fu inviato a Parigi col n. prot. 223317/587 e, per conoscenza, al ministero delle colonie col n. prot. 223318/494. (2) -Cfr. n. 135.
150

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, AL MINISTRO A SOFIA, PIACENTINI (l)

TELESPR. 223419/11 (2). Roma, 14 luglio 1930.

Accludo a V. S. un interessante rapporto del R. Ministro a Bucarest sulla questione della costruzione del ponti sul Danubio, romeno-jugoslavo e romenobulgaro (3).

Come la S. V. rileverà gli elementi foTniti dal Ministro Preziosi confermano e completano quelli risultanti a codesta R. Legazione col chiarire il punto di V'ista e le aspettative romene nei rigua!l:'di dei due diversi progetti, che, per scopi completrunente divel'si, converrebbe, evidentemente, al Governo di Bucarest che veniJssero entrambi realizzati.

Risulta, peraltro, altrettanto evidente che, appunto per le finalità politicomilitari che la Romania si attenderebbe di assicurarsi col ponte colla Jugoslavia e che sono, oltre tutto, dirette ad una garanzia antibulgara, la attuazione del

Fino allora il governo italiano, pur annettendo grande importanza alla questione che interessava « le posizioni economico-politiche italiane, presenti e future, specie nel Mediterraneo orientale » (telespr. r. 218080 del 31 maggio a Varsavia, Bucarest, Atene). non aveva voluto prendere posizione per riservarsi « piena libertà dl apprezzamento e di eventuale azione» (telespr. rr. 221365 del 27 giugno a Atene).

progetto jugoslavo appare suscettibile di presentare possibilità di situazioni così gl'lavi 1siJa per ,l'effic~.e:nz:a poliitioa :che per ,l'i.nàlipen:dernz,a e ilo sV1iiluppo e'oornomi!co della Bulgaria, che logicamente ,sarebbe da attender.si che codesto Governo cercasse tempestivamente di precisare un suo programma e di far sentire la sua voce.

Richiamo, anzi, a questo proposito, l'attenzione della S. V. sopra l'ultima parte deil :mppor:to all11e:g:ato (1), nel qua'le stamo rposti :d!i,reMlamente, ed a giiU!sto titolo, direttamente in causa. È indubbiamente, nostro interesse precipuo che la soluzione pros;_Jettata possa essere tradotta in atto ed in tal senso conviene che la S. V. agisca costà opportunamente comunque se ne presenti l'occasione.

Converrà, però, altresì, che, specialmente in considerazione delle note speciali tendenze politiche che esistono in seno all'attuale Governo bulgaro, la nostra azione sia condotta con particolare abilità e prudenza, in modo da non poter esser fatta apparire.. come un'·iniziativa italiana, e da non fornire argomenti, come tale, a chi abbia interessi in contrario.

(l) -Allegato un appunto di Guariglia dell'8 luglio: «Per la firma di S. E. il Ministro. Richiamo specialissima attenzione •· (2) -Il documento fu inviato per conoscenza anche a Varsavia col n. prot. 223420/155. (3) -È il r. 1604/522 del 25 giugno, relativo alla questione se convogliare il traffico ferroviario romeno e polacco verso Sofia e Salonicco, con la costruzione di un ponte sul Danubio fra Giurgiu e Rusciuk (Ruse), ovvero se dare la preferenza alla linea BucarestBelgrado. La Romania propendeva a favorire entrambe le linee: quella verso Belgrado per considerazioni di ordine strategico militare; quella verso Sofia per evitare il predominio della Jugoslavia nei traffici del nord Europa verso l'Egeo.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO DELLA GUERRA, GAZZERA

TELESPR. RR. 223353/574. Roma, 14 htglio 1930.

Fog1i!o di V. E. n. 11338 del 9 coNen,te (2).

Ringrazio V. E. di avermi reso edotto delle preoccupaz·ioni del Generale Pariani, da Lei condivise, circa la situazione economica che verrà a crearsi in Albania con l'assottigliarsi e con l'esaurirsi del programma di opere del prestito

S.V.E.A. La prospettiva di dover far fronte nel prossimo avvenire al disagio economi.co albanese è già da gran tempo tenuta presente da questo R. Ministero, che ha anche avuto occasione di intrattenere lo stesso Gen. Pariani; e, a tal

armonizzare gli interessi polacco-bulgaro-greci; per intervenire eventualmente essa stessa

(Italia) nella costruzione del Ponte Giurgiu-Rusciuk, nel caso che essa avesse deciso la ferrovia Durazzo-Salonicco, giacché realizzerebbe cosi una sua efficace penetrazione nella vita economica di questa parte d'Europa, nonché un collegamento il più diretto ed il più sicuro fra il sud della Penisola ed i Paesi Balcanici che le stanno a cuore.

Detto mio interlocutore ha poi aggiunto che se la Bulgaria, cosi convinta, proponessenell'ottobre prossimo al Governo di Bucarest un concreto progetto di finanziamento e di costruzione di detto Ponte, non solo potrebbe risultare assicurata tale importantissima arteria, ma scongiurato così il pericolo che l'altro ponte verso la Jugoslavia potesse venir nel frattempo deciso, rimandando all'infinito o per sempre l'avviamento dei traffici in parola verso

l'Egeo, via Bulgaria».

Mi permetto perciò di insistere su ciò che già ho avuto occasione di rappresentare e cioè: che occorre sin d'ora pensare a ciò che dobbiamo fare per il momento, non lontano, nel quale il prestito S.V.E.A. cesserà di alimentare la vena benefica.

Ho la netta sensazione che qui cominciano preoccupazioni in proposito e che tutto il

nostro sforzo sarebbe vano se noi non provvederemo in tempo a risolvere il problema.

Poiché non credo che il Governo voglia assumersi nuovi grandi carichi diretti e che occorre quindi determinare nuove correnti, ritengo che non ci sia tempo da perdere, anche perché, per muovere grandi capitali privati necessita facilitarne la destinazione e provvedere ella loro sicurezza •.

uopo, si va studiando un piano di lavori che dovrebbe succedere a quello S.V.E.A. Comunque, la comunicazione citata in riferimento mi offre l'occasione di esporre a V. E. il punto di vista di questo R. Ministero sulla questione.

Premetto che il problema non ha ancora carattere di urgenza, e ben diversamoote va dnterpa:-etato • :i.Jl fenomeno De Kay •, lill quale, lung1i dal !rarppa:-esentare un indizio delle preoccupazioni albanesi per il loro immediato avvenire economico, è stato, se mai, H prodotto della puerile illusione di quei dirigenti di ave:r trovato la maniera di :sot1Jrarsi all'esclusiva influenza italiana (1). Gli organi tecnici prevedono infatti che la gestione del prestito S.V.E.A. durerà ancora almeno tre anni, e che per questo ulteriore periodo farà sentire, con lievi variazioni, i suoi effetti benefici sulla vita economica albanese.

Questo Ministero ha in mente di basare sullo sfruttamento della terra il nuovo piano di lavori, che potrebbe anche assumere una portata più vasta di quello attualmente in corso di esecuzione. Ed è appunto con que,sto obbiettivo che si è adoperato ad 1indirizz,a,r,e 1a prepa>Dazi~Oil11e ilegi,Siliativa de,hla ;rcid'orma aglr'alrlia in un senso che rendesse possibile, anzi necessario, il concorso italiano nella fase esecutiva della rifornna stessa. I risultati della mi:s:s,ione Lorenzoni (2) possono ritenersi soddisfacenti da questo punto di "vista. È noto a V. E. che la riforma agraria, se integralmente attuata, comprende un programma minimo (distribuz1one del!Jle tewe aJi >ContaddinJi e migHoramooto deiLle cuilture) ed un plt"oglrWilma massimo (bonifica integrale, incanalamento dei fiumi, canali di irrigazione, ecc., nè è da escludersi lo sfruttamento di forze idroelettriche).

Se gli albanesi si illudono di poter attuare con le sole loro forze il programma minimo, sanno, d'aUra parte, che devono far ricorso al capitale, ai tecnici e alla mano d'opera italiani quando si porrà mano all'attuazione del programma ma:ssimo.

Questo R. Ministero crede però che ~la preparazione del piano di concorso italiano dovrà puntare :sull'iniziativa privata, sì che non derivino nuovi oneri all'Erario Italiano, e, in ogni ~caso, questi non assumano le propor;doni e la forma degli oneri che derivano dal prestito S.V.E.A.

D'altra parte è da prevedere che, perdurando la attua,le fase dell'economia nazionale, non potrà subito farsi la mobilitazione di quelle forze italiane il cui impiego sarebbe richiesto dall'attuazione del programma suaccennato. In previsione di ciò, sono stati avviati, e sono in via di essere concretati, gli opportuni

«La notizia di un particolare ;nteressamento dell'America all'Albania venne portata qui dal sig. De Kay il quale sembrerebbe, fra l'altro, aver fatto intendere qui, di avere una speciale missione del suo Governo il quale mirerebbe a crearsi, in questo paese, una base

mediterranea ».

Pur minimizzando il pericolo dell'eventuale concorrenza americana, Quaroni così concludeva: « Certo non mancano qui le possibilità, anche in certo modo se modeste, di interessare capitale ed imprese americane. Ed è questo un pericolo di cui dovremo sempre tener conto specie se, anche per l'avvenire, l'imiziativa privata italiana sarà cosi restia ad asse~ondare lo sforzo del R. Governo. Le difficoltà che le autorità albanesi oppongono ad ogni nostra iniziativa sono sempre enormi, ma non posso nascondere a V.E. che anche noi facciamo di tutto per assecondarle nella loro opera: grosse imprese si affidano qui ad intermediari poco abili od addirittul'a squalificati, pretendono profitti favolosi, conducono trattative senza serietà e senza spirito di continuità: V.E. ne ha deJ. resto pur troppo numerosi esempi. Se l'iniziativa privata italiana fosse stata qui veramente improntata a serietà e a patriottismo oggi molte delle ricchezze potenziali albanesi sarebbero in nostra mano ed avremmo assai meno da temere dell'eventuale attività americana o di qualsiasi altro Stato •.

studi per un prr-ogra:mma di costruzioni edilizie nei maggiori centri albanesi (1), programma che dovrebbe appunto permettere il trapasso dal piano S.V.E.A. a quello in istudio senza forti depressioni economiche.

Del resto non sarebbe forse male che una certa depressione si avvertisse all'atto della cessazione dei lavori del prestito S.V.E.A.: gli albanesi, dei quali non si può certo dire che abbiano apprezzato al suo giusto valore lo sforzo finanziario e tecnico che l'Italia prodiga sul loro territoil.'io, avrebbero così modo di constatare come basta che il nostro Paese rallenti il ritmo deHe opere in Albania perchè essi ne risentano le conseguenze. S'intende che una tale depress1one sarebbe solo momentanea, e cioè limitata a quel minimo di tempo che servirebbe a provocare l'invocazione d'aiuto dall'altra sponda dell'Adriatico e a fare accogliere il denaro e il lavoro italiani, non come sfruttatori di miserie, ma come benefiche forze di progresso.

Da quanto sono venuto esponendoLe, V. E. potrà rilevare che questo R. Ministero ·segue attentamente gli sviluppi dell'economia albanese e si è posto tempestiv·amente il problema del suo prossimo avvenire, non nascondendosi la necessi·tà di metterla in condizione di sopportare le spese richieste dall'organizzazione amministrativa e militare che, per rag.ioni politiche, andiamo svHuppando in Albani~.

Ma poichè l'occasione si presta, debbo anche aggiungere che, oltre ad un progr.amma positivo per H futuro, si potrebbe e dovrebbe anche perseguire in Albania un atteggiamento di mi1gliore valorizzazione politica di quella parte del programmi iniziati le cui spese sono oramai accollate al passd.vo del bilancio italiano e non hanno probabilità di essere mai recuperate. La iscrizione di tali spese in conto a debito del Governo albanese non giova in nulla -sostanzialmente parlando -alla finanza nostra, mentre dal punto di vista politico fa credere e direi quasi temere agli albanesi che noi affastelliamo ragioni di credito per esercitare un gi.orno una politica iugulatOI"'ia. Questo semplice sospetto nuoce molto all'atmosfera di collaborazione che occorre mantenere in Albania.

E poichè, le maggiori di tali spese riguardano le forniture militari, sembra a me che, mentre cerchiamo possibilità di sempre maggiori sviluppi del·la nostra politica di accattivamento dell'anima albanese, prevedendo di farlo anche a costo di nuuvi sacrifici, l'atteggiamento più logico e più immediato che si possa intanto adottare sia quello di servirei, per lo meno, a questo scopo, dei sacrifici già fadi.

Avendo avuto uno scambio di vedute a questo ·riguardo con lo stesso Generale Pal"iani, che si esprimeva verso di me in questo senso, lo ho autorizzato a marciare su questa strada e gli ho p:reannunziato che il nuovo Ministro a Tirana, Marchese Meli Lupi di Soragna, averà istruz,ione di concedere, al momento in cui

S. -E. Grandi" un suo appello personale, perché intervenisse con tutta la sua autorità affinché il capitale italiano e più precisamente il Gruppo Finanziario per l'Albania si facesse promotore di un Istituto di Credito Immobiliare sul quale, oltre che operazioni di credito edilizio in Tirana ed altri comuni, a favore sia di privati che di enti pubblici, si imperniasse la soluzione finanziaria del problema edilizio di Durazzo.

La proposta è seria; i ministri condividono pienamente le vedute del Re. L'appello personale a V. E. ha pure una importanza rilevante. È indubbio che siamo di fronte alla prospettiva di un nuovo passo avanti nella nostra penetrazione nell'economia albanese •.

egH ne veda la maggiore opportunità, ai fini della pm ampia valodzzazione di que:sto gesto, la nostra rinunzia ad ogni convenzione che consolidi in un debito albanese la contropartita delle forniture militari già fatte le quali potranno dunque figurare, oltre che essere, delle vere, e proprie contribuzioni gratuite e benevole dell'Italia all'Al:bania (l).

Sono sicuro che V. E. condividerà pienamente queste vedute.

(l) In questa parte del rapporto Preziosi riferiva su di una apertura confidenziale fattagli da Gafenko, sottosegretario alla presidenza del consiglio, secondo il quale « l'Italia potrebbe spendere una "preziosa" opera per convincere la Bulgaria ad accettare lo sbocco di Salonicco e la costruzione di una ferrovia a scartamento ordinario Sofia-Salonicco; per

(2) Del 9 giugno, col quale Gazzera trasmetteva, appoggiandone le considerazioni, un rapporto di Pariani in data Tirana 26 maggio, del quale si pubblica un brano. « Se noi non pensiamo in tempo a nuove provvidenze, avremo creato in Albania una vita fittizia, che dopo breve tempo, lascerà al posto del benessere iniziale semplicemente l'aumento di costo della vita e l'amarezza di aver conosciuto nuove necessità senza aver modo di soddisfarle.

(l) Sul presunto interessamento americano per l'Albania e sulla attività del discusso finanziere De Kay cfr. il telespr. 1816/898, Tirana 2 agosto di Quaroni, del quale si pubblicano i due brani seguenti:

(2) Cfr. serie VII, vol. VIII, p. 398, nota l.

(2) -Cfr. un appunto di Lojacono per Grandi dell'B maggio, relativo a un colloquio fra Sola e re Zog sul problema delle costruzioni edilizie a Durazzo. Secondo Sola • senza provvedimenti legislativi che garantissero il servizio del prestito sulle entrate municipali, non era neppure il caso di pensare che un ente straniero mettesse mano alla borsa. Il Re si affrettò a dargli ogni affidamento in proposito: e lo pregò di trasmettere personalmente '· a
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IL CONSOLE AD ALEPPO, GIURIATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 708/140. Aleppo, 14 luglio 1930.

Ritengo mio dovere seg,na1are atlJl'E. V. quanto ho potuto stirn,or,a ossre['Vare attrave:nso a1i :contattd: ~che lrtisorvatamente e oautamenrte vado stabiìlendo com le perso:na,J,1tà più ,in:fluern:ti d!ed looa1i ~oL~r~cotl<i po,JJilt,itai ed iLrn d:spec,ile con li nazdJcmaìlli!sti.

Questi, com'è noto, sono per la grande maggioranza mussulmani e farmo capo in Alerp:po ad Ibrahim Bey Hanan, al Dottor Abdul-Rahman-el-Kayali, ed a quakhe membro delila :liam1gHa Giabr~: a'lt,rli, di mi!rl:Oire autor.iità, gravitano attorno a questi, ma non sono mer'itevo1i di particola,re considerazione.

Per neutna1izz:a:re :l',atthn1tà del pa,rtd,to nlaz1oi!1Ja,lrilsta, l'autodtà Mandalta:nia cerca da una parte di accrescere prestigio al nuovo partito che fa capo al nominato Sda~er Namat Soiaban1i (Vledi mio mpporto n. 594/112 in da'ta 24 giLugno): questi è IE:tato recen~emenrte autorizzato a pubb]1ca~re un g,i!Otri!1Jat1e, che sin10ra però è uscito ~assali 1ilrrego1armente. Lo Scilakea-Namat Scliaban:r, ex Co,l:onn1ehlo turco, è perso111'a abb;vstanz1a ~influente, moilito :capa1ce e, come tut:t:i i poìlirtlka:nti

« È infatti interesse politico capitale che l'Italia moltiplichi, di fronte all'Albania, i suoi titoli di credito, anche se tali titoli siano per il momento inesigibili. Se è vero che l'armamento e l'assetto dell'esercito albanese sono di diretta competenza di codesta Amministra

zione, non è men vero che, sia nell'insieme. sia nei metodi con cui si compie tale opera, essa

riveste un carattere politico, per le ripercussioni che può avere ed ha nei rapporti politici e

finanziari fra i due Stati non solo, ma anche di fronte all'estero ».

Ma Gazzera aveva già avuto l'approvazione di Mussolini. Cfr. nota di Gazzera a Grandi del 19 marzo, in margine alla quale Soragna ha annotato: «Dato che il Ministero Guerra

si è già fatto approvare preventivamente dal Capo del Governo, non c'è più nulla da fare >}.

Cèr. il telespr. 201583/35 del 16 gennaio 1931 indirizzato da Grandi a Mosconi e per

conoscenza a Gazzera. «Da quando, ai primi dello scorso anno, si era convenuto fra le RR. Am1ninistrazioni interessate di richiedere al Governo albanese il riconoscimento del

debito di 26 milioni di lire per cessioni di materiale bellico, nuove circostanze sono affiorate> che hanno fatto riconsiderare l'opportunità di insistere per ottenere il riconoscimento fo':'male di un debito ormai definitivamente accollato al passivo del bilancio italiano.

Da una parte l'inasprirsi della crisi economica, che coincidendo con la progressiva

smobilitazione dell'attività SVEA, viene in buona o in mala fede, fatta risalire all'Italia; dall'altra la penosa situazione del bilancio dello Stato albanese, il cui deficit viene attribuito <:Ile spese militari, ritenute sproporzionate agli interessi e alle possibilità albanesi. e agli impegni derivanti dal prestito SVEA, hanno creato in basso e in alto una tale atmosfera di sfiducia e di r-ilassamento che il R. Governo ha creduto di dover accentuare la politica di confortevoli provvidenze nei riguardi dell'Albania, politica questa che. mentre è destinata a cattivarci sempre più l'animo albanese, risponde alla direttiva da noi costantemente perseguita di ribadire la dipendenza di quel Paese dall'Italia. È naturale che, in previsione che questa po-litica potrebbe costarci nuovi sacrifici, non ho esitato a pormi sulla strada di una migliore valorizzazione dei sacrifizi già fatti.

Istruzioni in tal senso furono da me date al R. Ministro a Tirana Marchese Meli Lupi di Soragna, il quale fu, fra l'altro, autorizzato a non insistere per il pagamento delle mensilità previste nel piano di moratoria del pre-stito SVEA, prepa11ando se del caso, il terreno per una nuova moratoria, e a rinunziare, nel momento in cui egli ne vedesse la maggiore opportunità, ad ogni convenzione diretta a consolidare in un debito albanese la contropartita delle forniture militari già fatte ».

sir:iél!I1i,, aEJ82ci ambiz:ioso : rin queste uH:rme sett:imane e:g:lri ha inrten:siiJicato la sua attività po:l!it:k:a, mascherr-ando ab11mente :i suggerwen:tii r:kevut:i da[rl'aurto.r:ità IVIanJdata~ira: •lo Soi:ab:::"1ii ncrn neg·a IÌI!lfarttri ill diilt'litto de:i Sill':ianii a governnars'i senza l'aui~::I:;o fran·eeose, ma 'S.os1Jiene che per :a'ClClacrnp:alt'e qUJe>s:to dlir:it.to siia necessar:io che ,i si:ri:anri ma•tmrino le loro ·eognriZJ1oa1i e la r:Lo!ro pirarN:ca dii cose amminisuative.

Mentre questa attività semina la zizzania nel campo nazionalista, l'autorità Mandataria cerca di ter..ere tranquHH i nazionalisti facendo loro intendere, attraverso a confidenze sussurrate con aria di mistero a mezzo di autorevoli intermediari, che fra breve -e forse prima del ritorno del Signor Ponsot -il Governo della Repubblica soddisferà in gran parte ai desiderata dei nazionalisti: si parla di amnistie e di liberalità, di autonomie, di provvidenze non precisate.

. Così i nazionalisti si lasciano cuUare dalle più rosee speranze e non denotano affatto di preoecuparsi delle prossime elezioni, dimostrandosi più pavidi del solito nei confronti dell'autorità Mandataria, della quale hanno tutta l'apparenza di non volersi alienare le buone grazie, anche se hanno l'aria di protestare platonicamente contro le dichia.razioni del Sig. Ponsot mediante un indirizzo alla Società àelle Nazioni. Mi risulta infatti che un indirizzo di questo genere è st2.to inviato a Dan1!a,seo per -essm·e t,r~arsmesso, pe!l ·tlt'amlirte deil:l'autordctà MandJa,ta;rd'a, a<l:la Società delle Nazioni. È quindi assari diffkile in questo momento stringere ra)porti còn i capi nazionalisti mussulmani, con i quali tuttavia mi mantengo :n relazione per interposta persona di fiducia. Sono così venuto a conoscere che oltre alle considerazioni sopra esposte, un'altra ctrcostanza di fatto trattiene i nazionalisti dallo stringere -sia pure in forma riservata -rapporti con Rappresentanti di Paesi stranieri ed in ispecie con il sottoscritto.

Le recenti operazioni di polizia compiute in Libia, e le solite sconfinate mire imperialiste che si attribuiscono al Fascismo, sono state svi.sate ed artifiziosamente ingrandite da gran parte della stampa mussulmana: in Aleppo ha prodotto inoltre vivissima impressione la lettera aperb che il Mufti di Mossul ha indirizzarto a Sua Saa1t1i:tà irl Ponrtefice peorchè vogll,La dnfl'ena,re i rrigorli deili1a :nost<ra po1Lt1ca :col1onli.a<lre. .AJl,lego 'Clopia di quersta 'lertrt:m'a (l) 'che ha formato il.'oggeltto dei commenti di tutto [il ceto inte,lJ:Lerttuale dffiwa cirttà.

Nonostante queste difficoltà di ambiente, che hanno tuttavia valore transitorio, conf1do di poter gradualmente e con ogn:i prudenza coltivare cordiali relazioni con i nazionaHati di Aleppo: per facilitarmi questo compito proporrei di voler considerare se non sia opportuno far regolarmente spedire da Tripoli alle persone indkate nell'allegato elenco (2) qualche giornale arabo a nori favorevole, che tratti della nostra .politica coloniale e dei progressi realizzati dalla Libia sotto l'amministrazione italiana.

Ritengo che ques:to pvovvoedlimern.to (grià oad:otrt,ato mnrui addiietro), porSiòla sortd,re uti!Li ,rilsulJt.ati e pert,élJnto mi pel'metto :r,a,ceomandarilo earldam-ente allrl'a,ttenzione derH'E. V. (3).

l~ l Cfr. 1:1nche H r. 19631741, Angora 15 luglio: « La Siria è il punto di frizione sulle relazioni franco-turche, destinato, secondo il mio avviso a servire il favore·;ole sviluppo dell'accordo tripartito » italo-greco-turco.

(l) La questione del debito militare dell'Albania nei confronti dell'Italia aveva dato luogo a una divergenza di vedute tra Gazzera e Pariani da una parte. favorevoli alla rinuncia di fatto del debito stesso, e il ministero degli esteri. Cfr. il telespr. 208898 del 13 marzo, indirizzato da Grandi a Gazzera e per conoscenza a Mussolini e alla legazione di Tirana:

(l) -Manca. (2) -Non si pubblica. Annotazione a margine: «Alle Colonie segnalando la proposta circa invio giornali e pregando provvedere a mezzo Governatorato Tripoli ».
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IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

T. 689/299. Roma, 15 lt~glio 1930, ore 24.

Sino da ieri ho dato istruziol1Ji alla stampa italiana circa il tono da seguire nei confronti della Fmncia ma è urgente che eguale tono sia adottato dalla stampa parigina. Osservo che la r:ota Havas (l) è tendenziosa perchè attribuisce a GoveDno francese una tniz,iativa che è unive11salmente conosciuta come presa dal Go\llerno irtailii1ano. Non meno antipat1ca è lia nota del Matin ne,l!la quaàe si vuoi far vedere un Mussolini molto preoccupato per le conseguenze dei suoi d~scor~1i meniwe V. E. ,sa che è per:fìettarrnente dil. oonWall"'io. GH artruoolii !i01Joendiiari della stampa italiana sono uno scherzo a paragone delle sistematiche campagne ili calunnie di dispregio e di menzogne cui si abbandona la quasi totalità della stampa francese. Anche più deplorevole è l'annuncio delle diserzioni italiane. Avverto V. E. che se mancherà ·la redprocità i giornali itaHani avranno il diiritto di ribattere le polemiche sempre altezzose e offensive dei giornali francesi.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

TELESPR. 2.23444/5,92,, Roma, 15 lugEo 1930.

Questa Amba•sctata di F:randa ha pii"etso da tempo l'abdtudine di segna1lare, a stillicidio e ad ogni circostanza, pubblicazioni ed articoli di giornali del Regno H cui contenuto !1i,tenga offensivo pel suo Paei3e.

Così anche recentemente, quando, come già fu riferito a V. E., l'Incaricato d'Affari di Francia fu convocato presso questo Ministero perchè l'attenzione del Governo della RepubbHca fosse seriamente ·richiamata sulle spiacevoli ripercussioni che nei rapporti itala-francesi non può non produrre il susseguirsi a brevissima distanza di e.spulsioni d:i nostri connazionali (Fiocca a Nizza, ecc.) le quali non trovavano alcun motivo di seria giustificazione, il Conte Dampierre aveva avuto la precauzione di porsi in tasca, quel giorno, un numero del • Popolo d'Italia » che poi sfoderò per segnalnrne la corrispondenza da Magonza Gall'evacuazione Renana (2).

No"1 perchè ci facciamo illusione alcuna sull'efficacia di analoghe proteste da parte nostra, delle quali non ci rpuò davvero riuscir difficile trovar frequenti occasioni, ma per documentare, a nostra volta, l'atteggiamento d'autorità, stampa ed in genere di pubbLicisti francesi, sarà bene che anche V. E. trovi modo, quando l'occasione se ne presenti propizia, di documentare tale atteggiamento a code3to Governo.

Cosl oggi ne può offrire il destro il volume di Georges Valoi·s • Fi:nances italiennes » (l) che Le a·ccludo, e ·che con dati parziali ed incompleti, ·con deduzioni arbitrarie, e sulla falsa·riga evidente di vi:ete pretese documentazioni di Francesco S. Nitti, è un modello caratterisHco dei libelli che nella Repubblka si pubblicano, a getto continuo, contro il nostro Paese.

(l) -Del 14 luglio. (2) -Cfr. n. 130.
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IL DIRETTORE GENERALE PER IL LAVORO ITALIANO ALL'ESTERO, LOJACONO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

L. P. Roma, 15 luglio 1930.

Tempo fa furono inviati a codesta Ambasciata dei pacchi contenenti opuscoli (2) da impostare a ParJgi, destinati a metter male tra F•rancesi e Corsi.

L'opuscolo era stato approvato da S. E. il Capo del Governo che si era compiaciuto di leggerne le bozze e di autorizzare lo spunto « antimussoliniano » contenuto nell'ultimo 'capitolo.

Lei mandò in quel tempo un telegramma proponendo di sospenderre il viaggio della persona che doveva materialmente impostare gH opuscoli e promi1se un rapporto esplicativo. Sono ne'l dubbio che tale rapporto sia andato al Gabinetto e non ·sia stato sm1stato verso di me; infatti io l'ho atteso per molto tempo; ed ora mi decido a chiederne notizie a Lei.

Se potesse mandarmene una copia mi farebbe piacere perchè sono pressato di domande intoTino all'esito degli opuscoli e non so che dire.

Col Suo rapporto alla mano potrò sollecitare ulteriori dedsLoni che tengano conto del Suo punto di v.ist·a e del momento attuale; e così la ·cosa o resuscita o si seppellisce del tutto (3).

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI (4)

R. R. 4105/2267. PaTigi, 15 luglio 1930.

La stampa :llrancese odierna che ho riassunto in due telegrammi speciali,

n. 8208 è n. 8209, è mar·catamente calda verso una chiaDifkazione di rapporti tra Italia e Francia. Ma lo fa attraverso una manovra Lngannatrice per l'opilllione pubblica francese, ed anche mondiale, tendente a far credere, come scrive il Temps (5), che la «sérieuse détente » intervenuta è dov'iUta ad una «initiative

française ", a un " geste de bonne volonté fait une fois de plus par la Fr,ance , ; e tendente a fa:r figur:a:r:e ['ltalJ~a come "demGndel'esse , neihle questionli de>lla 11ettiHoa L1~bka e del:le Convenz:ic:ni Tunis1ne, e :come c'Oilpevole ,se di t:ali questioni non fu raggiunto il regolamento due anni fa. Il Tem7)s ed in p::1rte anche il Petit Pm·isien, ossia i due organi che più rlspecchiano la Enea àirettiva tmccla:ta alla s,t:>m,pa da:l Qu2:i d"Orsay, tendono anche a fa:re cred:e:re a:U'op::n:ione pubblica che e3senzialmente si mira a riprendere le conversazio:2i per regolare le cosi.dette divergenze Italiane consistenti nella rettifica dei confini Libici e nello statuto deg'lli It:a:l::,ani eLi Tunbia, ,r:on " à dli:s:cuter l:e primc:ipe de la parité

nava!e '>.

Quali sinno il contenuto e lo scopo esatti di questo atteggiamento di stan'l:}a, che è ev,:deil1iteme:;.'lte t:ra:cda:to daH'a,J.,to, Io '!:.'i vedrà piiù avan:t:i, quando i fattli vc:rranno realizzati. lVIa non si può fin d'ora escludere che sia un attc;;giamento dl necessaria manovra verso l'opmione pubblica Francese per preparar·la a quelle soJuz,~on:i con.tr:a!de a t:utto quanrto le si è :fia,trto :c:rederr~ e pl'eV'edere finora, che l'esame equo delle questioni comporta.

Perciò, a parte akune obbiettive rettifiche, che potranno, senz'indicare un giornale francese od un altro, consistere in sempHci « mi,ses à point » di fa:tti esatti, allo scopo di evitare polemiche, la nostra stampa può astener3i, dichiarandolo ed :i[)jdikranrd:orn:e irl mot:ivo, da:l fare dJi più. La dooume:ntaz,ione ed i lVI•inistri responsabili preciseranno tutto a suo tempo.

Nella questione della ,chiarificazione dei rapporti Itala-Francesi .entrano in g:iuoeo, di2cba :la :Eiitua:~1on:e, an:che questioni dii polritica inte:rna, e que3timt:i min:is~~e:z,i:aiLi interne f11anroerS1i. H Signor Br1and ha pe:rrs:o te:r,r:eno, d~l'l 30 griugno in poi: il Signor-Tardieu ne guadagna. La politica estera briandista sta dal 30 giugno andando verso l'insuccesso. La rottura del negoziato della Sarre, per non aver voluto i Tedes,chi :a:mmettea.'e ~a ·co:11abor:azione Fr:anco-german:iJoa ~n af!Jcune minie::e, è un colpo as5'ai grave che l'inabilità germanica ha in:fierto al germanofilismo francese basato sul:la cooperazione economica franco-germanica. Il Signor Briand oggi è portato a cercare ripal'i anche contro l'accusa di aver tutto sacrificato, perfino l'Ita1ia, al germanofilismo; ed a promuovere la chia:rificaz:ione !taio-Francese. Per arrivare a ciò, però, egli sa che dev;e regolare la questione navale. Questo è il punto difficile. Quanto al Signor Tardieu non si può escludere che :manrovr:i ,in modo da l~asdare ,ancora al B11~and tutrta J!a !l.'e:~po:ns:abHJità e tu:tta l'azdone estera, per potersi trovalf più tardi (os:sita quanrdo potrà aver aggrega:tti a sé !i rad1ca:1i e [1adJi:co-rsocia1isti non :ittallJim:wd'obi e non ca:rrtéli1~stofi1i e quando potrà sbarazzarrsii del Signor Br:i:and) ,in ·COI1JdiZJiorne di aJS.ilumerr [,ui la direzione completa della sua maggioranza pa:rlamerntare e della polttica estera del Gahin:etto rsenZJa ehe po.'ls:ano esser rivolte 'a :Lwi ['espon:s:abill:ità d~~ert;t~e ,che Jo imbarazzino. E'eco forse perchè da una parte il Signor Tardieu ha nella politica interna attaccato a lVIontbrisson, il 12 corrente, i carte:l1isti puri, e perchè, dall'altra, lascia ancnra al Briand tutta la manovra della politica estera. Sono

quç:::;ti d:eg:l1i :aspe:tti 'C~i ~co:lrl:e.gamento attua:l:i tra p'Oilrirtlitcra esterr:a e po1irtica inrterna

della Francia che, nella situazione odie:rna, e per quel che ci riguarda, vanno

tenuti presenti. Così come va tenuto presente che nella questione navale Italia

e Fr,anc:iJa non 1sono :isoJ:a~e, ~ma ~entl'a ,con esse arnche 1'Inghhlterra, e che il:a dichiarazi:O\ll!e Dume.sm:iil (l) circa 1a reaLizzazione de\1. prrogmmma nava:le deve eS1sere considerata anche ·in confronto dell'Inghilterra. V'è anzi chi crede che essa sia stata diretta più verso l'Inghilterra che verso l'I,talia.

(l) -Paris, Librairie Valois, 1930. La prefazione è datata Parigi, 20 giugno 1930. (2) -Non è stato trovato nessun esemplare dell'opuscolo. (3) -Il 23 febbraio 1931 Lojacono inviò al consolato generale di Marsiglia 65 opuscoli da spedire per posta a persone residenti a Parigi, e 55 opuscoli al consolato generale di Nizza da spedire per posta a persone residenti in varie località della Francia. (4) -Si mette come destinatario dei documenti in arrivo Grandi, sebbene questi fosse assente in congedo per circa un mese. (5) -Cfr. Le Temps del 15-16 luglio, p. l.
157

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, LODI FE', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1818/58 Nizza,, 16 luglio 1930, ore 21 (per. ore 22,55).

Segnalo passaggio colonna ch·ca 300, dico 300, carri militari diretti frontiera italiana e condotti da truppe annamite. Erano carichi munizioni. Notasi questa stazione ferroviaria passaggio lunghi treni miUtad. Vuo,lsi abbiano transitato alcuni reggimenti attualmente stazionanti fra Col di Nizza Col di Braus Col di Brui:s.

Sarebbero in ~corso all'E:sterel lavori per impianto linee telefoniche. Pas.. saggio truppe ha de,çtato nuovamente vivo allarme popolazione (2).

158

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1816/409/201. Parigi, 16 luglio 1930, ore 21,45 (per. ore 23).

Telegramma di V. E. 689/299 (3). Prego far leggere d'urgenza Capo del Governo mio rapporto 2267 (4) spedito per corriere ie·ri :sera che tratteggia ambiente politico francese attuale e atteggiamento stampa francese in relazione attuale fase rapporti italo-francesi.

Annunzio diserzione italiani mi risulta pubblicato in breve tele•gramma da Nizza •a:l Quotidien g1ilo:riJJ:a:1e rn:o<tmoiamen:te an:1lilf1a:Siaiist:a e di o:ppos:lzriJOine a Tarrdieu. Capo del Gover:no ha pien:amente 111agione :c:tr:c1a Ag:e,nz:i:a Hava:s e 'femps e d01nani farò debiti rilievi. Tutto quanto succede non è che l'effetto di imbarazzo h'1 eu: sono stati qui posti dall'azione nostra che li ha obbligati doverci riconoscere ragione, ma a dover in pari tempo manovrare per sa:lvarsi la faccia di fronte all'opinione pubbHca francese. Conviene atteggiamento nostra stampa, pure scoprendo manovre, non sia •tale renderla più difficile e da motivare polemiche che forniscano ai nostri avversari arma per riprendere loro campagna diretta a persuadere che Mussolini non vuole la chiarificazione dei rapporti italo-fTancesi.

12) I passi in corsivo sono stati sottolineati da Mussolini.
(4} Cfr. n. 156.
(l) -Cfr. p. 198, nota l. (3) -Cfr. n. ·153, trasmesso tramite il ministero degli esteri.
159

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, ALL'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI

T. l'ER CORRIERE 696. Roma, 17 luglio 1930, ore 18.

Suoi telegrammi nn. 219 e 220 (1). Le ,]dee di Tewfik Russdli ,clima un eve[}Jtua,le e cosiddetto arc1corrdo tni1p3,rtito (definizione del resto assai impropria) non risultano chiare.

Occol'rerebbe ,sapere se ISii rt11atta di nn ,accordo IT'ioapli·toLartivo de1i ·tre patti d~ amidz1a (:ilta,1o-gooco, llita1o-turr·co e greco-·tu11oo ancoll'a in fi•eri) oppure di qualiche cosa dii più. In queSito ul!ti-mo 10aso b~~ognerr•ebbe sta,pere arlJl'at,to prrartilco qua.li clau&ole codesto governo penserebbe di proporre.

Quello ·che in linea generale si .può dire fin d'ora, a conferma delle direttiVle (2) perlsontalmenrte dartle qui 'a Roma a V. E., è c:he .tutta quetsrtla faccenda per essere condotta a buon fine e pel'chè 'SIÌia produtthna de,g,lli. effetti che se ne Rittendono, data ILa ~~ma estl1ema de,JJ~oartezza, deV'e e1sserre condotta da parte tul'c1a colla necessal'ila prudenza e 11ÌiserVlartez:z;a dd a:z.ioillJe e tcol1La ma,ssdma ponder,azti,onle di opporrtun1tà di rtempi e di ·CIÌil'cmtanze, •Specile :in .reùJazdone ati compllJe,sso momento politico internazionale, ed aUa situazione particolare della Grecia. V. E. sa che H chiarimento delle relazioni turco-greche, di molto fresca data, norn è avvenuto senza contrasti da patrte ellenica, e che è ben lungi dal potersi ancma considerare co,me nn dato di :Eatto su cui .si possa fa~re ·sicuro aJssegnamento perr iLa potllit,i.ca italo-turca. V. E. sa anche, per personale esperienza in occasione della conclusione del recente accordo greco-turco, come Venizelos, fedele alle sue fondamentali te:111denze politiche di conservare le mani l'ibere per evitare di-fficoltà ed ottenere le maggiori utilità alla Grecia, abbia voluto evitare un pa,lese intervento :iJtatl:tano nel[e trattative (3). Non 'sembre,rebbe qwilndi ,chJe il.'affr,erttarre ci tempi per una eventuale conclusione del proposto tripartito insieme a quella del patto politico greco-tur·co possa costituire il mezzo migliore di riuscire nel nostro intento, che non può essere solidamente ragg,innto che procedendo accortamente e per gradi, anche per non concentrare attenzioni ed azioni contrarie.

Tutto sommato, anz,ichè farlo sondare ad Atene, ove intorno a Venizelos si agitano influenze ostilissime a qualunque deciso orientamento poEtico della Grecia speci1e nel 'sensn da noi detstderato, sembOC'el'ebbe ffiiÌ1g:Uilorr consdrg[do che Tewfik Russdli s.i. intenda di-rretttamem.,te e pel'sonall.menlte :con ~m:uizetl·ol.s" qrwando e~]i Vlera:-à ad Angora per il Patto turco-greco.

È, ad ogni modo, il caso che V. E., pur continuando ad assistere eventualmernte oon opportuni 1Consigl1i l'azlior:ue di Rrussdi bey, 1o 1tatsci in iliilnea ~nerra[.e e almeno pel momernto agire da solo. N ella questione il nostro dntervento è bene non avvenga 'che se e quando la situazione sarà ben chia.ra e concordata tra greci e turchi.

(l) -Cfr. n. 137. (2) -Cfr. nn. 115 e 116. (3) -Cfr. n. 132.
160

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1832/415/206. Parigi, 17 luglio 1930, ore 20,45 (per. ore 22,45).

Berthelot mi ha annun2ltato che la risposta francese alla nostra IIliOta 7 ottobre scorso (l) a codesta Amba,sC'iata di Francia cir·ca rettifica di frontiera libica e ·convenzione Tuni•si è stata spedita al Signor De Beaumarchais con incarico consegnarla (2). Consegna avverrà verosimilmente 19 corrente. Invece per questione navale poichè noi la consideriamo quella di prima Hnea conversazioni avranno luogo a Parigi (3). Lo ho informato che S. E. il Ministro degili Affari Esteri era partiito in congedo. Segue rapporto per cordere (4).

161

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. 2561/1175. Londra, 17 lugLio 1930.

Col oorntel'e d1i li1ell1i ,s,era ho r1k~evuto 'la Sua we!ttera dJel 13 COil're[lte n. 31164 (5) ed oggi ste,sso ho •consegnato al si1gnor Henderson la risposta di V. E. alla lettera che ~e~l:i ebbe 11JJd ;iJndiJrd:zz:ar\le m data del 2 liuigl!Lo (6).

Dopo avergli tradotto verbalmente 'i!l contenuto della r1isposta di V. E. perchè egli ne fosse subito edotto, ho detto ;;tl signor Hende11son, •seccmdo le istruzioni da V. E. impartitemi, che V. E. avrebbe sempre grad~to ogni intervento da parte sua per rendere più spedita ed efficace la ripresa dei negoziati italofran,cesd e J:a i!Jol'o ~conciluSiione. GLi ho :liatto trtil1evall1e, ,cosa •che d!e1l 1I1e1Sito aveva ~à fatto la stampa inglese qua~si unanime, lo scarso va1ore pratico dell'ac:cettazione francese dicendogli che, tuttavia, V. E., pur di avere un appiglio per la ripresa sollecita delle eonve~rsazion1i, non aveva voluto tenerne conto nel promemoria di risposta, limitandosi ad una breve conferma della più vasta offerta italiana. Ed ho colto l'occasione per attirare l'attenzione del signor Henderson, a dimostrazione del,lo spirito che anima certa stampa fra'llJcese, su un recente articolo del • Temps • che inve,rte ~le parti e fa crede~re ai suoi lettori che :ta proposta di una vacanz1a navalle <SIÌJB ~pair'tita da B11tand ed aceettatla dia V. E. (7).

La separazione delle sedi delle conversazioni, col fatto che quella più importante avviene in Franc>a, potrà facilmente fornirci materia ed opportunità di chiederne l'unificazione, aggregando il meno al più importante, e facendo prevalere la sede di Parigi su quella di Roma •.

9 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

Il Si,gJIJJor Henderson si è mostrato molto soddisfatto della lettera di V. E. Quando gli ho detto che V. E. era del parere che la questione navale dovesse nelil':attua:1e momento ~etsere affrontata :senza liindugio e senza artter11den:"e d!l a:1iJsul.rt::arto de:i negoz;i:ati ,sulile :ailrtre questioni pa~r,ti:col,ari irtailio-:fir<mcesd, d1l Signo!I'" Hendernon ha osse1rva:1Jo :che nell ma:g.gio scorso, a Gmevra, V. E. aveva OOI!lVIenuto suna opportunità di :cercare di ,I'isolvere prima le questiO!lli parttcolari (Tunisi e Libia), conchiudere un patto di amidz:ia Ha-lo-francese e riprendere quindi le conve~rsazioini sul problema navale (1). Ma ha aggiunto che si rendeva conto dell'urgenza di dare ora la precedenza alla questione navale, visto che sono passati p!iù di due mesi senza che si sia fatto un passo avanti.

Ho annunciato aJ signoil" Henderson la ~temporanea ass:enza di V. E. da Roma e gli ho detto che iù. Conte Manzoni aveva ricevuto incarico di tenersi, durante tale periodo, a ~completa disposizione del signor Briand, affinchè nessuna circostanza possa ~ess&e interpretata come pretesto per r1tardare la ripresa delle trattative. Il Signor Henderson ne ha preso atto ·con soddisfazione, ma mi è sembrato scettico sulla prati:ca possibilità di u:na efficiente ripresa di trattative durante questo pe~rdodo Ì!ll ,CIUii 1Jut1Ji vanno in Vlacan:za, e mi ha detrto che dubitava che si potesse sperare in seil:"!ie e concludenti conversazioni prima degli incontri di Ginevra a settembre.

Il Signor Henderson stesso conta assenta:rsi f:ra una settimana, per le sue vacanze, che, :salvo qualche breve interruzione, dureranno sino ai primi di settembire, fino 'a qua:ndo, otoè, eglii ~si rech&à ra Gmevrra petr troVIamsi prersenrte ail.ilra riunione del Consiglio, che sembra sarà fissata per il giorno 5.

Nell'assicurare V. E. ~che non manche!Tò di tenermi a contatto col Foreign Office e :con la R. Arrnbasieiata a Parigi ...

(l) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 49. (2) -Cfr. n. 172. (3) -Berthelot propose che le conversazioni si svolgessero tra Rosso e Massigli (t. percorriere 421, Parigi 19 luglio). (4) -È il r. 4206/2315 del 19 luglio, del quale si pubblica l'ultima parte: c Se la risposta francese alla nostra nota 7 ottobre 1929 ora in viaggio per Roma è, come dovrebbesi sperare, sconfessat!'ice della prima fase del negoziato conclusosi colle proposte Beaumarchais del luglio 1929, non è male che questa sconfessione risulti da un atto eseguito dallo stesso signor de Beaumarchais. (5) -Cfr. n. 147. (6) -Cfr. n. 126. (7) -Cfr. p, 211, nota 4.
162

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 4143/2287. Parigi, 17 luglio 1930.

Segno, TJ!oevuta de[:l:a •lert:tem confidenZJia[e n. 3163 del 13 corlrellllte (2), gdiu.ntami ieri. La ringrazio delle notiZJie e delle i~struzioni con essa inviatemi, e pure La ringrazio della approvazione data a quanto ho operato dal mio ritorno a Parigi.

Stamaine ho :flalj)to ,colaZJione :con Lord Ty=e~l e Stil" Ror11a,ld Gr:aham. Questi prosegue stase,ra per Roma. Gli ho detto che V. E. era partita in congedo il 14 corr. Egli spe~ra, ciò nonostante, di vederla, ma ha subito, spontaneamente, osservato che ~con que~sta parlenza viene resa più :flacile la non continuazione di eventuali negoziati col Signor de Beaumarchais quale intermediario.

L'incoi1Ji1Jro di :stamane eTa •stato :JJdeato da LOii"d Tyrii"ei!Jl, cori qUJale, prr-evenend.o ill suggea:1imento di V. E., .io ho preEJo 'contatto 'aocen>tuarto g1ià pirirrna di VleiiiÌI'e a

Roma, per tenerlo informato, e per essere infopmato, della fa,ccenda n1avale, e terrò ~consimili contatti cin seguito. Egli stesso <li desidera. In un momento in cui ePo sol1o con l1ui ,giLi ho :lìarbto 'i Suoi saLuti ed ho 1aJUg'Uil'a1to che fosseVIi tra ilKXt'O un prossimo incontro. La ringrazia e mi ha detto JJa stima che ha per Lei e, che egli pure sarebbe molto JJieto di vederLa.

Riassumo ora il complesso della •conversa~ione.

Sttuazi:one generiaie i!taJ1o-fr<IDcese. -Mi,g.!Jiomta ma tuttom diifficdJle e dellicarta. Sttu,a,z,iJoni mte:rn1e m F~rancia, ed 'aill!Cllle :in Italliia, sUuaz:ioni rpe;rsormàli lin F11runc1~a devono ·esse11e nwnoW'Ialte e po!'tlaJte a non coSJtHudll'e più osta•cotli ad una chi,rudficaZJione dii il1eWaWOt1li. Signor Briland ha detto a Lord Tyr:re.!Jl che dtl mag.gioll'e ostacolo potrebbe venire dalla stampa: nuove polemiche, nuovi eccessi impedirebbero la preparazione pel chiarimento ed 'i'l ·chiarimento ,stesso. Questa è condizione indi,spensabile dalle due parti, ,sia tPer permettere le trasformazioni interne presso le opinioni pubbliche dei due paesi, 'sia per permettere i negoziati. E su questo punto ·si insiste ~come uno dei punti più delicati di tutta la situaz,ione.

Procedura. -Signor Briand ha comnnicato a Lord Tyrrell che 'ÌO avevo annunciato che ormai la questione navale era divenuta quelLa di prima Nnea. Ma avrebbe osservato che nè lui nè io eravamo ,in grado dii discutere di tecnica navale. Ho detto a TyNelil che l'osse,rvazione era giusta, ma che non doveva fare sorge;re 1alcun ostacoLo: [)Jon VIi e11a che inc:aricar1e d:ei :Jinnz,i,Q[)Ja;ri e1speritli dii • déblayer le terrain », come di<ce il Signor Briand: Rosso e Massigli potevano !incontrarsi: ho suggerito ehe si incontrassero a Parigi, dove era più faci1e che ciò avvenisse senza che lo Sii saJpeSise, o ~che lo si dicesse, perchè l'ambiente era pliù largo 'che a Hmna (V. E. 'comp11ende che ·con ~c'iò ho teso ad all!LOIIltaJillare de B.[eauma,rc:halil.:l]) 1ed ,egLi ne ha ~convenuto: per we questioni Li:bi1ea e TUJ[)J~Siina per ~Le qUJa:H Str ROII1Jai1d (~che è ri:sulit1ato molto meno 'élll 'COPrente di Tyr~relil e a1quanto sotto Je !imrfulrmaz,ioni unii1Ja,te1r1a'1i del! dre B.[,eaumar,chalils]) sembrava stab~li!re •conne's~,ioni, ho detto 1che poteVJarno esserre wartrbalte rbra me e chL li.1l srUg[)JOII" Br,irand ii,nc:a['ilcéllsse, ma ~che ~an,dJaVlano riso1ute serieJa 'conn,esslicmi, ed ho aggiunto a Sir Rona1d che rSemb~a'VIa tConstderarl1e di'VIenute dii diiflkri~re Goilruz:Lone, dle invece, data 1a ,chia11ezza de1.1Ja 1wo ,tmpost,azlione prall"'evano a me dii dorver esse~re di ,Iogi:camente n:Oill ,dJifficiile rsolu2'Jilone. Mri han chtesto • qUianrto vorgliiJarmo no:i dJeil T,ibesti » , ed ho rts:posto • tultto • : SiJr Ronailrd ha detto, che dora la solru:zlione era diffic11e 1ed ~~o ho in'VIece detto che a me erano griluntli segn1i che non iJio ell"a più, perrchè g:Li eventi hanno obb.!Ji!gato a studiÌlatre dieù. rpalfl1:JirC'Oi1al'i che pil"IÌJma erano stati dleil tut1to 'tll.'ascooati. Da parte mira ho 'eomuni:catn 'che sba:sera m•r'eù. v,iJSJto liil Signor Berthel'ort e :che g1!i avrei, tra l'al,tr:o, deltt:o dd milnnovarr-e ail Si,g1Ill01l" B;riiaa:Ld l,a dichJira,mzli'OIIle :fia,t:tagi]_i [)J€1lil'uJitilmo co]loqUJio 1che :ilo mi tengo a !SUa diiJsposiz!tone per e qUJando c;rederà.

Vacanza prog:I1amma naVJa1e. -Lord TY!IT'elll ha pall1l,ato con liil SiJg. Dume,snhl delil,a ISUia rdiirchtaraZJione lail Pal"Lamento, 1'11 ICOrrrente (1). Ji]_ Dumesndtl gli ha :rdsposto nel senso che è stata una mossa politica interna. Poi vi è stato un colloquio dii questo Addetto NaVJale brlttannilco ~col Miln.,ilstlro Dumesndtl. Come riJsu1tarbo di tutto si pensa che la r.tsposta francese all'Italia era necessaria, ed e11a diretta,

essenzialmente per dare all'atmosrfera oscura un ·colpo che aprisse uno spiraglio a possibili .conversazioni: che navalmente parlando essa c~octa solo due fatti, il primo che non vi potranno esse,re messe rsu scalo fino al dicembre (e le messe su scalo ha detto Lord Tyrrell sono fatti ·controllabiLi) ed hl rsecondo che non vi potrà essere accelerazione di esecuzione di programma. Questo è par.so ben soddisfacente, per ora, a Londra.

Previsilo!lli. -0COOI1!1erà rarncorra una o due se:ttlimane pll"d:ma !Che po~S1sa matura['Si l:a rsi1tuaZ1iJone ·Ioc·a1e e possa pensa.rsi a dinconrt:ri destlinati a • déhlayer le terr.alin • ed a p['eparave ll'inoon:tro di Ginevra che, a ISIUJa vooiLta, p~r;epall"mà queilJo del novorembll"e plllll'e a G~vra.

E con questo mi pare di avell"Le riassunto tutto l'essenziale.

(1) -Questa osservazione era stata suggerita a Henderson da Briand. (Cfr. DB, n. 225). (2) -Cfr. n. 146.

(l) Cfr. n. 145.

163

RELAZIONE DELL'UFFICIO IV EUROP A E LEVANTE PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI (l)

Luglio 1930.

Il Mandato per ·la Palestina impone alla Potenza mandat·aria due obblighi essenziali :

l) In base aUa dichilar.azione Balfour del 2 novembre 1917 (dkhiaraz.ione alla quale hanno dato il loro assenso le Potenze vincitr1ci nel convegno di San Remo dell'aprile 1920), espressamente consacrata nel testo del Mandato, l'InghilteNa ha assunto l'impegno di favorire la •costituzione in Palestina di un Focolare nazionale ebraico, senza però recar alcun pregiudizio ai diritti civili e religiosi delle comunità non giudee;

2) d'altra parte l'Lnghil1te!'ra, sempre dn base <:Ul Mandato, deve, come pell" tutti g,]i •rutri Mrandati A, curare l'istituzione wn P:ai1e,SJtllina d\i nn Self-Gove;rnment.

La Potenza mandataria ha sinora •cercato di procedere man mano alla realizzazione di ambedue dette obbligazioni. Ha riconosciuto in Palestina come Agenzia ebvaka, p!'evoilsta da:l Mrandato, l'Esecutivo ·s1ollllilsta, un oomitJa.to ciloè che l'o;rglandzzaz.ione sionista mondiale aveva colà appositamente stabilito; e tale Esecutivo ha agito in Palestina come una specie di Ministero a lato dell'amministrazione ang.lo-prulrestlilnese, per tut.to quanto ha ~riguardo aLla ristiìtuz.ion:e dci Focoilare Nazionale ebrako. Sopratutto l'Esecutivo sionista ha promosso su vasta scala l'immigrazione ebraica, ed ha, ·con ·l'acquisto di terre, ,con il sussidio di capitali, preparato localmente le ·condizioni economiche per trattene.re in Palestina tale immtgrazione e per promuovere l'ulteriore inc:rem.ento.

Pe1r dare poi un prlmcipio dd app!l.iiiCaZJirone alhla 1Jstituz1ione di nn Govrer:no autonomo, e pe,r rcal1mare 'g1l1i ·allarmi 'che l'·aztone dehl'Eìsecut.ivo s1onùìsta aveva

suscitato lllielilJa magg,iJoDarnza 1ai!'aba de11a ,popolliaZJiJOillJe (conv,iJeille lli~oordlatre che né!. 1917, cioè all'epoca della d~chiaraztone Balfour, la Palestina exa abttata da H50 nùla arabi, da 85 mila cristiani e da soli 60 mila israeliti; mentil'e nel 1928 vi si contavano 660 mila arabi, 79 mila cristiani e 150 mila israeliti), l'Inghilterra aveva dapprima costitu1to un ConsrgHo ·consultivo formato in parte da funzionad ed :in pacr,te ·dia me:mbtri 'scelti fua 'le comuooà m:uiEISiulman,a, cri,s1Ji1ana e gd.rudiaJ~oa, al quale però gli arabi non vollero partecipare; istttuì poi un ConsigHo legtslat,ivo con più ampi poteri del primo, composto di una minoranza di funziona.ri e di una maggioranza elettiva, ma .gli arabi si astennero daUe elezioni; off·rì infine agli arabi la costttuzione di una Agenzia araba, simile a quella sionista; ma neppure questa offerta venne ac,cettata dagli arabi; sicchè è rimasto in carka in Gerusa!lemme 1iil ConiSiig,ltiJo colllisUltivo, fOirma,to dlali sollii. funZILOill'all'li govffi'lllia1livli.

La contraddizione teorica, già evidente ad un solo esame ,superficiale delle disposizioni del Mandato palestinese, fra la istituzione di un Focola·re nazionaile ebraico da un lato e 1a istituz;ione di un Governo autonomo dall'altro, che implica necessariamente una pre.pondera,nza deH'·elemento arabo formante la maggioranza della popolazione, si è ri'V'el·ata ancor più chi,firamente nel>la rea,ltà in questi dieci anni di azione della Potenza mandatacr.-ia. È fallita la speranza del Governo britannico di pote•r pervenire in Tel'I'a Sa1nta a:d una fusione, o almeno ad una intesa delle diverse razz.e e fedi, malgrado il tentativo del Govemo di Gerusalemme di creare una nazionalità pa,lestinese indipendente daUa razza e dal credo. Anzi le rivalità fra i due elementi oggi preponderan,ti, H mussulmano e nsraeHta, si sono sempre più acutizzate, e le rispettive posizioni si sono fa,tte sempre più intva:nSiigellliti. Lo 'dimostrano 1i dJi,sordini ,che hanno a ~arr'ie T'iptrese !Ìt111SIM1g,umato la Palestina, e ~che hanno assunto sempre maggior gravità. Negli ultimi conflitti dell'agosto 1929 si sono avute 820 vtttime fra morti e feriti, cioè Il quadTuplo circa delle vittime dei disord,ini del 1920 e quasi il triplo di quelle dei moti del 1921.

Della contraddizione fondamentale dei due obblighi che il Mandato impone alla Potenza mandataria s:i è avuta un'altra prova nelle conclusioni dell'ampia re1azione ·che la specia1e Commi,ssione 1incari!cata dal Governo laburista dii studiare ,le ·cause ~immediate dei di.sordini palestinesi dell'agosto 1929 ha pre,sentato al Governo brttannko (1). La Commissione, so11passando i l'imiti del compito

Tutto sommato, le nuove direttive politiche adottate dal Governo britannico in Palestina, costituiscono un nuovo caratteristico documento de1la mentalità con la quale il laburismo al potere affronta i problemi imperiali. Mentalità che nasconde l'impreparazione sotto una maschera di tergiversante timidità. Cercando rifugio nella duplice natura del compito affidato dal Mandato alla Gmn Bretagna (salvaguardare gli interessi delle popolazioni esistenti in Palestina, incoraggiando allo stesso tempo l'organizzazione dell'Home nazionale ebraico) il Governo laburista non fa oggi che rovesciare, o non dà oggi che l'impressione di rovesciare -ciò che in pratica è pressocché equivalente -i termini del problema. Mentre prima aveva accentuato l'interesse ebraico ai danni degli arabi, oggi accentua gli interessi arabi ai danni degli ebrei. Nonostante l'insistenza con cui si proclama che i due compiti hanno

assegnatole, non ha solo ricercato 1e cause immediate dei disordini, ma è risaUta a motivi più lontani ed :indiretti, concludendo col condannare sostanzialmente la politica sinora seguita dal Governo britannico per J:a installazione in Palestina di un Focol,are naz~onale ebr,ako, ~chiedendo che il Governo di Londra emetta una formale dilchiamzione del come intenda procedere alla pratica a:ppli:cazione del duplice ~compito impostogli dal Mandato, ~e prospettando in fine deUe misure tendenti a Hmitare la immigrazione :sionista, nonchè l'acquisto di terra da parte dell'Agenzia ebraica. Ed è in reLazione a tali conclusioni della Commissione che il Governo britannko ha deciJSo di non dar .oorso, almeno per ora, ad alcune centinaia di permessi di immigrazione di sionisti in Palestina, permessi che aveva già ·conce:ssi.

Questa misura può costituir~e il pdnc.ipio di una modificazione de>lla politica inglese filo-sionista sinora svolta nei riguardi del mandato palestinese; ed a ciò l'Inghilterra può essere spinta sia perchè va constatando la impossibilità di appHcare integm·lmente i termini del mandato, che impone ad essa due obblighi contradldittori, sia dalle necessità della sua politka axaba, sia da ragioni contingenti (opportunità di non alienarsi le simpatie dei mussulmani dell'India).

Di fronte :a tale stato di cose, quaLi potranno essere le intenzioni del Governo laburista per uscire da questa situazione? E.sso potrà tendere ad una modificazione dei termini o ad una trasformazione del mandato; o potrà anche ce,rcare di costituire un qualsiasi Governo palestinese.. quindi con prevalenza dell'elemento arabo, per concludere :con esso un trattato di alleanza simile a quello di recente concretaJto 1con tll Governo dell'Iirak, per ,g1ung'eo:1e a1LLa cessaz:ilone dlell mandato pa1estinese, garantendosi col trattato di al1eanz,a la tutela dei suoi :interessi imperiali.

Quale potrà essere l'azione politka italiana nei rispetti dell'attuale situazione in Palestina.. nonchè della eventuale ~azione del Governo britannico per uscire dall'« impasse , in ,cui si trova? (l).

Sembra convenga a noi, allo stato delle cose, di tendere, opportunamente agendo in seno aUa Soeietà delle Nazioni, a:cchè ~la Potenza mandataria ri:spetti i 'termilni del MamKl!a:to, ma:l,grado La contT1ad:it1Jo1rLetà d!i essi. Si tra:ttJa dii ~rendm<e

eguale importanza e sarebbe dunque cosa errata porne uno soltanto al primo piano. non è tuttavia possibile alla lettura del Libro Bianco sfuggire infatti all'impressione che il Governo britannico intende subordinare l'organizzazione dell'Home ebraico agli interessi della popolazione locale.

Come non è d'altra parte possibile non collegare l'attuale accettazione delle esigenze meno estreme del programma arabo coi sanguinosi disordini dell',anno scorso. E considerare in conseguenza gli attuali propositi laburisti come un fortunato processo di intimidazione, da cui le popolazioni orientali potranno probabilmente trarne insegnamenti proficui e frutti ulteriori.

Di queste e di altre preoccupazioni si fanno interpreti Baldwin, Sir A. Chamberlain e Amery, in una lettera pubbicata dal • Times. odierno...

Concludere come fa il • Times • con la sua caratteristica tendenza verso le soluzioni medie e cioè, molto spesso mediocri, che l'ostilità con cui la nuova politica palestinese è stata accolta da ambo le parti, è sintomo della fondamentale imparzialità delle sue direttive, è probabilrriente inesatto.

E parrebbe più agevole sostenere che cotesto tentativo .di riavvicinamento britannico al mondo arabo, non è probabile dia (come le già segnalate delusioni arabe dimostrano) quei frutti positivi che se ne aspettruno, ma lascerà piuttosto sulla bilancia il certissimo peso di un generale, pericoloso, universale scontento ebraico •.

Allude all'articolo L'inchiesta sui tumulti di Palestina ed un nuovo pericolo. Secondo una Lp. di anonimo, probabilmente Guariglia, a Theodoli, del giugno 1930, l'articolo svolgeva dei concetti che rientravano nelle direttive del governo circa il mandato in Palestina.

sempre più acuta l'attuale si,tuazi:one in Palestina, in modo da spingere l'Inghilterra a chiedere una, trasformaz10ne del mandato stesso. Ove a ciò si addivenga, sarà H •Caso di studtare (lome ottenere che detta trasformçtzione tenda sostanz1almente a subordinar'e le esigenze sion1ste, come pur.e le pretese arabe di costituire in Palestina un al1tro Stato arabo Ubero ed ·indilpendente, a quello che è il vero carattere predommante deHa rewione, terra bensì di tr·e fedi; fra le quali però la cristi·ana, che ha tanti milioni di credenti di.etro di sè deve avere la prevalenza, terra che per mot1vi spidtuali, politki, storici deve avere una indiscutibi'le preponderanza europea. Occorrerebbe .tendere ad una tél'asformazione del mandato palest1nese ne'l senso di istituir·e in Palestina un vero e proprio regime i:nternaZJionale, nel quale fossero preponde11antì le Potenze europee cristiane. È solo con la introm1ssione di questo terzo elemento, 'CUi verrebbe affidata l'autorità in Palestina, ·che potranno essere calmati i contrasti, mantenute in giJUsti limiti le pretese, •coordinate 'le a'spir.az,ioni degli aLtri due elementi esistenti nel Paese, il mussulmano e l'israelita.

Nè si ritenga che s~a oggi prematuro n prospettar,si la necess1tà di determinare da parte nostra le direttive politiche generali sulla questione; e ciò spedalmente per due ord~ni di 'considerazioni:

l) In sede di Sooi1età dellilie Na:zruoni \.'.li tratterà fra br,e\"e dell'l'a ce~sazlione del mandato britannico sull'Irak. V. E. ha già dkhiarato in Consigl:io della Società che l'Italia 'considererà con benevolenza le proposte ·che al dguardo verranno presentate, ma ~che nel determinare la cessazione del mandato irak~ano dovrà tenersi conto dei dirittt acquisiti.

Ora la determi1nazione di tali di111itti dovrà essere da noi considerata non soltanto in relazione ai limitati nostri interessi nell'Irak, ma sopratutto in relazione al fatto che essi costituiranno un ~invocabile precedente per la Potenza mandataria e per la stessa Società delle Nazioni, da applicare in casi analoghi, qua·le quello ben più importante per noi della cessazione del mandato palestinese. Occorre insomma che le riserve che verranno da noi formulate in rapporto aHa cessazione del mandato irakiano siano taH da non compromettere la tutela dei nostri interessi in Palestina, e precipuamente l'istituzione colà di un regime internazionale.

2) L'eventuale cessazione o trasformazione del mandato palestinese, con tendenza a perseguire l'istituzione di un regime internazionale con prevalenza europea e cristiana, consiglia a far fin d'ora del tutto per potenziare g11i interessi italiani esistenti in P.alestina e pe'r possibi1lmente crearne dei nuovi. Tale opera non si improvv1sa, ma esige una ·costante diretthna per lunghi anni, e dovrebbe fin da ora essere da noi per,segui.ta, sia creando nuovi istituti italiani (scuole, ospedali, etc.) sia dando incremento alla installazione in Pa,lestina di missioni religiose itaLiane, sia facilitando in ogni modo l'aumento dei nostri inteTessi economici, specialmente del traffico marittimo, nel quale abbiamo già una notevole situazione di preponderanza.

È opportuno infine osserva,re che 1o svolgimento deHe linee politiche più sop11a aoeennart:e Vliene 1a ·co:lnc1idere con l',]nteil1eiSISie de[aJa Chi!e1sa oarttol1tca fun Pailestina; e d darà modo di ,continuare ,con la Santa Sede quella collahoraz1ione che è stata già in atto abbozzata, sopratutto in occasione delle, dis,cussi!oni per la costituzione della Commissione dei Luoghi Santi, prevista dal Mandato ma mai costituita, e più recentemente in occasione della proposta britarm.i:ca per la nomina di una Commissione speciale destinata a studiare la questione del Muro delle Lamentazioni.

La DiJrezione GenEmaJLe E.L.A. (IV) rarHende di rcono~Scere se V. E. appii1ocva le suaccennate direHicve generali poliUche; in modo da potere ecventualmente ad esse rÌisprirl1all1Si JJJe]llo rscvo1gime!l1lto del quorti:diall1o suo rcomprito.

(l) Il testo rinvenuto è privo di firma e con la data incompleta. Si inserisce sotto il giorno 18. tenendo conto di un appunto marginale: • L'originale al Ministro Guariglia il 18 luglio 1930 ». Con ogni probabilità firmatario del documento era Guariglia. Pare che lo stesso Guariglia fosse l'autore di un articolo sulla Palestina nel Giornale d'Italia del 20 giugno a commento di una corrispondenza da Gerusalemme sotto il titolo • Nuova agitazione in Palestina •· L'articolo si riferiva ampiamente a quello di Tritonj.

(l) In seguito ad un'altra successiva inchiesta il governo inglese pubblicò il 20 ottobre 19:'10 un Libro Bianco con le direttive politiche che intendeva seguire in Palestina. Sull'argomento riferi Bordonaro con r. 3836/1914 del 23 ottobre 1930, del quale si pubblicano qui alcuni passi. « Sono... da rilevare tutte quelle parti della relazione [di sir John Simpson] che insistono con evidente energia e determinazione sugli errori commessi nel passato e sulla conseguente necessità di raddrizzarli. Tutta la politica agraria sin ad oggi seguita è, ad esempio, sottoposta ad una critica serrata che culmina con l'asserzione essere ancor oggi i contadini arabi in condizioni di assai poco migliori di quel che fossero durante il regime turco. Nessuno sforzo è stato d'altra parte fatto per accertare la reale entità della disoccupazione araba; nessuna efficace politica di sviluppo agricolo è stata adottata, al di fuori di quel che riguarda la comunità ebraica...

(l) La situazione attuale in Palestina e le possibilità future sono lucidamente esposte in un recente articolo del Comm. Romolo Tritonj, pubblicato nel fascicolo l giugno della Nuova Antologia. [Nota del documento].

164

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1873/421. Parigi, 19 luglio 1930 (per. il 23).

Prego prendere cognizione di quanto segue e 'Comunicarlo a S. E. H Capo del Governo:

Milo 'telegramma n. 409/201 (1).

Ho fatto i debiti rili,evi parlando al Signor Berthelot la sera del 17 corrente. Dettogli che H calmo ratteggiamento attuarle deila stampa itar1iana risultava chiJaramente daUa affermazione di un testimone di non fadle oontentatura in questa materàJa, quaJJe 'iii Sirgnor Gentizon 'COII'l'ilspocrlidernte romano derl Temps (vedi r1l Temps derl 16 ()Orrr.); det:togl!i rche rul contegno mode~rato ed obirettricvo delle due stampe italiana e fmncese, era considerato elemento essenziale nella attuale fase pel chiarimento delle relazioni !tarlo-francesi, ho lamentato lt:; rpubblicat!iJoni deformratrrid derlil'Agenzrira Havas e deil Temps, orsrsrervanrdo che lra cOcrl!tiinuazione di tale atterggiamento avrebbe provocato giustificate reazioni italiane e minacciato il suceesso deH'azione degli organi responsabili. Non e~sdudevo anzi che la stampa itahana avesse già g.iudicato opportuna una messa a punto cirea le due pubblicaz,ioni suddette.

Il Signor Berthelot ne ha preso nota facendo però la più ampia riserva in relazione al regime di legale libertà della rstampa in Francia. Da tre giorni questa stampa tiene atteggiamento retto e calmo.

165

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 235,2/1225. Berlino, 19 luglio 1930.

Mentre, nelle ultime settimane, dopo l'evacuazione della Renania, assistiamo, presso il popolo germanico, ad un reale riJsveglio dei sentimenti nazionali, da parte della Francia e dei suoi amirei, in questo Paese, si è andata intensifì.cando l'azione a fav;ore della intesa franco-tedesca. In questa azione, una grande

parte del clero cattolico dà la mano al deputato sodal1sta, al banchiere isvaeHta, aU'industriale bisognoso di credtti. V. E. avrà avuto dilretta notizia della :r1unione, a Lovanio, tra rappre,sentan.ti del ·centro ·tedesco e dei cattolici be1lgi e :flrancesi, per promuovere quella ,intesa, riunione ·che ha avuto un seguito domeni1ca scol'sa, ad A1tenbetr,g, presso Co11ocr1ila. E11la 'avrà 1et:to wl !I'ap:potrrllo de1l ConsoJe Ge!ne!raille in Dresda, con H quale rifedsce deUa confeLrenza, in quella città, de1l'Abate de la Vacquère, Presidente dell'Associaz,ione fra gli studenti universitari cattolic.i di Parigi. I recenti disco111Si del deputato Breitscheid, eterno aSipirante, col :favo!re de11a F·r,anCiia, allùia di:reZILorne del Min,i,ste!ro de,g.I,i Es,t,eri, giri a!I'ti:cowi dleliLa stampa socialista e di si:ni,stra, :Danno la pari con l'attività del Centro. Da parte francese, si osserva lo stesso. Il mio Collega ~de Margerie mi ,diceva ie,r·i, essere rimasto meravigliato daJ progressivo aumento dei suoi ·connnazionaU di ogni clJa,sse, che sono in Germania peLI" studiare, fal'e opera di propaganda e per concludere affari.

Questa attiv,ità dimostra, anzitutto, quanto forte sia 'la pressi.one nervosa, in certi ambienti parigini, specialmente dopo l'evacuaz,ione della Renania. La Francia si sente posta dinnanZii ad un'incognita, vede prospettar•si sull'orizzonte, da una parte, l'Italia fascista, dall'altra, gli spettri della revisione dei Tratta,ti, del disarmo, dei confini orientali del Reich... ed arma. Agli amici tedeschi che domandano • ma 1se voi1ete esse,re li nosrb11i 'amtci, se valete lilrlltecr1derv1i ·con OCl!oli, petrehè ii Governo :lìrancese continua a spendetre tanti milioni per armamenti, anche sulle fronti:e11:1e dell R1ei:ch? », dia ;p1a1rte franoe1se, 1Sii :r,~sponde (1così mi as1slioUI1a peìri~IOII11 a dii fiducila, 'che hla pa11:1Lato 'con un francese, venuto a Betrl!ino, dn questi g~omi):

• la Francia arma, è vero, ma non contro la Germania. E~ssa prepara a difendersi contro un •attacco dell'Italia e nessuno ci garantisce, oggi, che questo possa avvenire anche attraverso H territorio germanico ».

Senon,ohè, questa 111ipr:es1a avvilene, in Gevm.an1i•a, lin un'a,tmosl:lietra pol:1ttoa, ben differente da quella deg'li anni passati. Le truppe straniere hanno abbandonato, quasi •Completamente, il territor:io germanico. Oggi, quello che profondamente divide la Germania dalla Francia non è tanto H Reno, quanto la Polonia e la questione dei confini orientali. Ai fautori tedeschi deHa intesa con la Franda son venute a mancare l'abHità diplomatica e l'.autodtà di capo-partito che distinguevano Str·esemann. Il ,suo suecessove, Signor Curtius, ·che si dice detentore del pensiero del defunto suo amilco, non ha nè molto prestigio nè s~cure amicizie, nemmeno tra i suoi più diretti coHaboratori, che Io considetrano come un coscienzioso avvocato. Curtius, però, sente ehe, sotto i suoi piedi, il terreno si va modificlando e che 1la 1~ma funz11one è una funz1ilone tvanseunda, di pr:epa!I'azi10ne, nell'attesa di quell'ora in cui, egli o a1ltri a'l suo posto, dow:à decidere di un nuovo orientamento del1la poHUca estera del ReLch, ve,rso la liberazione di questo dai rimanenti vincoli de1l T·rattato di Versaglia, verso la restituzione dei confini naturali all'Est, vevso il recupevo dei territori coloni:a1i.

Queste sono le a1spirazioni di quel ristretto gruppo di persone che, intorno al Maresciallo e dietro le quinte, muovono le fila direttrici della poUtica germanica (1).

P vesso quersto gvuppo, il :fiartlt011'e • itailli:a » , I1ilnv:igo11.1i1ta dal regi!me :fia,sc~sta, dall'alta autorità e arte di Governo di S. E. Mussolini esercita, oggi, una gTande attrazione. Contro di questo, lottano, però, la sfiducia, H sospetto, conseguenze della dtsillusione sofferta, da questa gente, nel 19·14, e la insufficiente conoscenza del Fas·cismo come eJemento di azione nel campo militare e nel campo interna~10illJale. T:anto prer.;ISo èrl M,jmlilstevo degrl:i E:sterni [quanto :pr:esso] ili Comando de:lila Rekhswehr, ·oo:s:taJilite, pvofolllldo è lo :studio deme cose norstre, per aJrr:ivall'e a farsi un'•tdea, quanto p~ù possibli:1e •ersatta, de:lJa :l'eaJ1tà :i!tra:Li:a:na, :per COJilrO<sQeil'e quale sviiliuppo .sLa :rriusrc:Ji•to ·ari FarsroLsmo di oonseguLI"e, im Fit"anc:ia, e se wl medesirmo sria al'riv:arto a pecr11etil'ane netlll'orgranilsmo f11a:noese ·ta:nto a fondo da causall.1lle •l'tinqebolimento. Da Pai!'i:gi, rper boc:ca anche dello stesso Hoesch, Almbasciatore di Ger:man1a, ve:ngorno qui :avv:e:rìtime!I]tt di non l!asoi!a111si .prende:l'e dalr}e parrVle:nze, da~àe paro~:e di S. E. M~~lso~,mi -pori:chè tutto è • br1uff ». invece, dai tedeschi numwosi!ssimi, che 'ÌOnnano diarhl'I•tall:i:a, 1Ln partli:colrar modo, dag:H Uffi.CJi:aJ:i derll:a Re:Lchswehr, delliLa Maricr11a, de1l' Ae:ronautiica vengono riJnfoll'mazd:OJil,i, impreSSJLorni totalmente eontr>ar11e a quei]l:e da pall'te fvancese.

Mi risulta che, per avere un quadro dell'efficienza del Fascismo, in Francia, nelle regioni del Mezzogiorno, il signOil' Curtius, di accordo oon il Comando delrla Reichswehr, ha l'intenzione di inviare nei prossimi mesi, una personaUtà tedesca -già militare prima e durante la guerra -oggi alto funzionario e pubb1idsta, abbastanza addentro alle cose di Francia. È a lui che si deve l' • Unbekannte F.vankJveirch », ·,pubbld:oata n1e>l '28. VaPi col::Loqu:i SO/IlO già avve:nut>i :fir>a lui, Cwrltrius ed il Ministro F1reytag, Capo della • Kultur Abteilung • del Ministero degU Esteri. L'informatore che mi ha dato notizia di questa missione aggiungeva che, oggi più ·Che mai, il fattore • Ital-ia • rappl'esenta l'assillante problema per la Re1chswehr ed H Ministero degli E•stel'!i. L'Ae:reonautka e la Marina hanno già risoluto la pretesa incognita in senso a noi favorevoie -per gli a:ltri due centri rimane un ogg.etto di studio benevolo.

Necessariamente, questo prudente e lento accostarsi all'Ha1ia è esposto aUa azione dei fattori interni ed esterni. Supe.rfluo è l'enume.rarli. Basta aecenn:atre aH'influenza del Presidente deUa Repubblka, a quella delle petr.sone che sono al potere, a-Ha situazione poliUco-parrlamentare. Da questo punto di vista, lo scioglimento del Re1chstag rappresenta, per quel movimento, un momento di arresto e le nuove elezioni una pericolosa incognli>ta. Sarebbe puerHe tfare oggi previsioni sul dsultato de>He elezioni. Si può dire, però, >che se esse doves>sero portare come le recenti, in Sassonia, un aumento deHe due ali estreme, con la permanenza deJ.l'attua•le rappresentanza sodal1sta e un indebolimento dei parloiti

Secondo questa informazione il Governo francese avrebbe fatto o starebbe per fare a Berlino le seguenti proposte :

l) Il Governo francese offre al Reich un mandato coloniale e la neutralizzazione della ferrovia del corridoio -da porsi sotto il controllo della Lega delle Nazioni -in un secondo tempo sarebbe disposto anche a tratt•are del corridoio stesso e dell'alta Sle.sia. Di più sarebbe disposto a concedere che la Reichswerh fosse portata fino a 200.000 uomini e a permettere a questa di aver tanks, aeroplani e a tenere guarnigione nella zona demilitarizzata.

2) In compenso domanda un patto di amicizia e il permesso dalla Germania di traversare con le proprie truppe il territorio del Reich. È chiaro che questo permesso dovrebbe servire alla Francia per portare truppe non solo contro la Russia ma anche contro l'Italia. E che questa sia la reale intenzione lo si vuol desumere dalla circostanza che il generale Franchet d'Espérey è andato ultimamente a ispezionare la linea strategica BrunnVlarapas. Lo stesso informatore dice la Francia starebbe lavorando anche a Vienna e a Parigi per mezzo di quel Ministro austriaco per attirare l'Austria nella propria sfera d'azione con mira ultima : l'Italia •.

mediani, noi rivedremo 1la ~ancetta deHa buSISola german.Lca fortemente spostarsi verso l'Ovest e l!a po.J!i,tioa fran'cese. Ana incecm,ezza, derivante daWazLone di quest1i fatto'l1i linteirn[, portil1anno 'reoal'e pruxe rm ~co~r~rettivo i :llatrt:,oll'li estel!.'!i., peli" esemp~o :in oocaiSIÌIOOl'e dJeilG,e dilslc:uiSIS1oni, a Gilllie'VI!1a, neil plt'OISISiirmo sel"brtlemb~re, O!PP'ltlrle come 'cons,eguena:'a deil 'ehi<aa:-lilflsli dei rappoa:-t1i polhltli,cli, iim. un 'senso o n,e[il'ailltro, tra l'Ir!Ja,1~a e lia Fx,ancila.

Ma, ir'ipeto, dal punto di vista dei rapporti Ltalo-germanid, ~o sciog!Umento del Helichsiag e ll'mcerr!Jezza ,el:IJe :s1i è venuta a p111odlunre neilll'aVV'eni111e diell tentaroivo di un Governo • ,dJe,srtooggilaiillte •, qua1le era que1l1lo del si1gnor Bruning, rappresentano un momento di arresto. Per 1~1 che, sempre più opportune appadono le i'struzion,i di carattere g:ene~rale che EU.a mi ha voluto impartire, nei giOirni passati (1).

(l) Cfr. n. 158.

(l) Si pubblic•a qui un passo del r. Orsini 2238/1169 dell'H luglio: • Corrono... molte voci, sparse dalle solite persone ben informate. Mi limito a raccoglierne una perché mi viene confidata dal nostro Addetto per l'Aviazione che ha l'informazione da un ufficiale superiore con il quale ha da tempo intensità di rapporti.

166

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI (2)

TELESPR. 25<82/1189. Londra, 19, LugLio 1930.

Tel,espresso di V. E. n. 223316/5<215 detl 14 co1rr. (3).

Ho vi,sto Murray stamattina ·e gl!i. ho detto 'Che V. E., pUlir cont!i.nuando a non ravvisare 1a necessità e l'ul'genza di giungere a1la conclusione del tmttato per l'importaz,ione del<le armi in Etiopia, ha autorizzato il R. Ambasdatorre a Pal'igi -per faT 'cosa grata al Governo britannico -a riprendere ~e discussioni in proposito con 1e delegazionli bdtannica, francese ed eUopka.

Il Sig. Murray, che di ciò era già stato 'informato dal Sig. Osborne, ha dimostl'a,to di moil.,to applt'ezza,re Ie buone d!ilspo~li,ZJi,onii del!. R. GoveTno e m1i ha detto che anche l'Ambaseiatore Britannico a Padg!i aveva ricevuto rstruzioni nello stesso senso.

Ho chiesto quindi al Sig. Murray come il Foreign Office cons1idererehbe la proposta di concludere contemporaneamente al tl'attato in progetto, nn accordo particolare fm Inghi,Iterra, E'mncìa e Italia tendente a determinare che ~l quantitativo di armi da importare annualmente in Et.iopia ,sta 'I'Lpartito in parti eguali

Sulle relazioni franco-tedesche cfr. anche il r. Manzoni 4822/2600, Parigi 12 agosto, del quale si pubblica l'ultima parte. • È indubbio che quanto succede dalla fine di giugno in poi agita, e sempre più intensamente. il mondo politico e militare francese (non la borghesiadella provincia). tende a poco a poco le relazioni tra Francia e Germania. pone a serio repentaglio la politica locarnista del signor Briand, mette sulla sellette tutti i francesi germanizzanti. approfondisce il fosso politico che separa all'interno i socialisti ed i comunisti dagli altri partiti, aiuta la disgregazione interna nel campo radicale e radico-socialista. La situazione del signor Briand non diventa facile: dei nodi le si stringono intorno ogni giornopiù manifestamente.

Vi è una riflessione da fare su quanto avviene dal 30 giugno tra Francia e Germania. Prima del 30 giugno, il Signor Stresemann ha ritmato in sostanza decisa, in forma relativamente lenta la sua azione; ed il Cancelliere ed il Signor Curtius l'azione loro con lo stesso ritmo; -dopo il 30 giugno il ritmo si è accelerato. Se ne dovrebbe dedurre che a Berlino si abbia la sensazione che gli eventi marciano ora con una rapidità maggiore di quella di prima».

fra le tre Potenze, ciascuna deile qua;l:i verrebbe ·così a fomirrne un terzo, e gli ho ,spiegato quali sarebbero dal punto di vista itaHano, gU scopi e i van.taggi di tale proposta, la quale era oltre tutto anche un tentativo di ce·rcare ogni via perchè se alla Convenzli!one •si dovesse giungere,, vi sd giungesse col minor danno possibhle.

Il Sig. Murray ha ri.cordato perfettamente che la proposta era stata un tempo carezzat1a dal Foreign Office e che non aveva poi avuto altro seguito per }e obbiezioni ~che tuttora sussistono. Infatti, se anche si riuscisse, 1cosa molto dubbia, ad ottenere il consenso del Governo francese al particolare accordo, come impedire al Governo abi,ssino di forntrsi di armi presso altri Stati che non siano la Fr,anc,ffi, l'Inghilterra e l'ItaU,a? E ~se anche si ottenesse dal Governo abi,ssino un impegno fol'male a non fomirsi d'armi altro ~che dalle tre Potenze con cui firmerà la Convenz,ione, non sarebbero 1le tre Potenze costrette a pagare tale impegno con delle conce3s1ioni sul quantitativo annuo di ,armi la cui importazione verrebbe consentita?

Il problema è, secondo Murray, uno di quelli che non guadagna con l'essecre diLaz,iona~to. Bisogna tener eonto non ,solo del numero di armi da importare, ma a~IJJche de!J!l'elemento effettivo a cui le armi stesse devono essere de,slbinate. In sol::;tan.za 1la polliirtJi,aa deglli a1r,mamenti etiJopi,ai deve esse>I'e considerralba come diretta essenzilalmente aHa dife,sa del potere centrale e de11a persona e dell'autorità deH'Imperatore. E, sempre ~secondo Murray, i ardterri abbozzati durante l'ultima conferen.z,a di Pavigi ,sono anco!'a i più a.U.i ad offrire qua,lche garanzia con la pubblicità che contemplano sia attrave'r1so periodi1che riunioni dei rappresentanti delle tre Potenze 'ad Addis Abeba ,sia attraverso la Società delle Nazioni. E, ha concluso Murray, H trattato pe'r l'importazione delle armi in Abissinia dovendo avere un carattere temporaneo (cinque anni) si potrà ~sempre vedere come funziona e apportarvi quelle modificaz:ioni che saronno ritenute necessade quando si tratterà della sua revi,s.ione o del suo rinnovamento.

(l) Queste istruzioni non sono state trovate. Il documento reca il visto di Mussolini. A margine annotazione di Guariglia: « Accusare ricevuta e ringraziare dell"interessante rapporto. Comunicare riservatamente a Parigi e Londra •.

(2) -Il doc. fu inviato per conoscenza anche a Parigi. (3) -Cfr. n. 1~9.
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IL MINISTRO A TIRANA, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI (Copia)

R. S. N. Durazzo, 20 lugLio 1930.

Con due rapporti del marrzo scorso (l) io riferivo a V. E. :la mi,a sensazione, non appoggi·aoo però a nessun,a prova concreta, che tra Tirnna e Belgrado si stesse cercando un'a presa di -contatto. Avanzavo anche talune ipotesi, di cui una più precisa, drca i molbivi che inducevano i due Governi a tentare un T'iavvicinamento e circa la finailità ~che ciaSicuno di essi voleva conseguire. Ho continuato durante questi mesi 1e più attente indagini e sono ora in grado di riferire a

V. E. che dopo le due udienze senza testimoni aocordate dal Re al Mi,ni,stro di Serbta, e delle quali è cenno nel secondo dei miei rapporti, non c'è stata fra

loro nessuna altra •possibilità di scambio di conversazioni segrete, rpo~chè a tutte le altr:e udiLenze, :sucoes1s:ivan11ente conoe1sse dai!. Re ai!. sig;nor Nast!alssievioo, è struto sempre presente hl Ministro della Cor:te.

Nel giugno scorso è giunto iii1 AJbania il noto ex ColonneHo, e giorna,Hsta sig. Mi11os1Lav Yeùdrtlch, ·am~co 1pel'1sonal,e dlel Re e ,strumento di dntrrrugl11i serbi ;in Alban]a. E·g,lli. ha vi:~rto ii!l Sov111ano un pado dii. volrte, poi è rdJparlLto rp'er Belgrado. H Re mi ha parlato di ·lui senza :saper ·Ce1are un forte 111sent1mento: ebbi l'impressione ·che i ·loro contatti avessero l,a,sc1ato Zog !irritato e disilluso.

Nel frattempo i ra:pporrti ufficiaLi fm i due pae,si mostravano e mostr:ano tuttora, speciaLmente da :pa11te serba un desiderio persino troppo ostentato di più :mtJima .colllabor1"az1on:e. Ll Mli'l11iistro di Serbia non ilJaisCJm tr,a:sco!I"tretre occa:sione per raccontare tutto quanto egLi :iia per impedke ogni movimento di fuorusciti aLla frontiera e la portata delle a:sskurazdoni ·che per 1ncarko del suo Governo egli offre a quello di Tirana. .Mlo stesso tempo egU molt]pHca mruste11iose corse nel •paese, che percorre 'in tutti •i sensi da Kodtz.a a Valona e da Acrgiroca:stro a Pogradez, e ·che, secondo ho potuto accertar·e sono mosse da una so1a p!I"eoccupazione: quella dii rilevare se in Albania vi sia passaggio di bulgaro-macedoni.

Le indagini del:l'Anastassievkh lo hanno potuto finora convincere che hl Govecrno albanese non è compUce di taH passagg,i, che egU però considera un fatto skuro, attribuendone la comp'lici,tà ai nostri organizzatori militari.

La netta delimitaz.ione di questa attività rpol:~tica de·l ei:gnor Nastassievich 1n Alban:ia mi ra creder'e che io non ero .1ontano dal vero quando avanzavo l']potesi che uni:co risultato tangib11e delle .conversaz:i<Oni segrete serbo-·albanesi era una inte:,la peQ· :cui '1a Serbira si rimpeg;nava ad aJ.il1enrtare li suoi in!Wigl11i ailila fl'onlt1era albanese e l'Albania a non consentire ·H passaggio di bulgaro-macedoni ne'l suo territorio. La Serbia deve aver doma:ndato anche affidamenti ci!I"·oa la cessaZJione di ugni propag,ail1:d!a e :aZJione albaneòle neil. Kossovo; e fomre i!Ji ha ool!lise:g:uilti. Ma .in questo campo Zog non ha mantenuto le sue p!I"omesse, perchè mai come 1n questi ultimi mesi eg1i ed il suo Governo si sono compromessi in una politica irredenti:sbca che •sebbene appena sbozz:ata, diventa tuttavia ogni giorno più tra,spa:ren.tle. Ba~sterebbe l'1i[lJVIio a Gilnevra ,dei rty,e pr:eti pl'ofugl11i del Kossovo, e la loro petizione •alla Società delle Naz.toni. Hiferrii a V. E. che i detti sacerdoti prima della locro partenza, furono rrieevutti. dal Sovrano; fatto questo che è notorio in tutta l'Albania.

R1assumo:

l 0) Confe!'mo .che fra Be.l.gr.ado e 'Di:r:al!lia 1C1i sono 1srt:arti cònrbattrtd.

2o) Escludo che.essi abbiano anecato un quailrmque risultato apprezzabile neUa condotta genemle della pol:itka fra i due Paesi.

3"') Confermo che hanno avuto un risultato tangibile: a favore dell'Albania, mettendo un freno ,a.Jcl'organizzaz.ione serba di bande alla frorutier,a, e a favore del1a Secrbia dandole la S'~CU!'ezza ·che il Governo albanese non incoraggia il movimento bulgaro-macedone.

4o) Come rcont!I"opaTiti:ta agLi affidamentli. da [rui sper:art,i e che per 1l1a stab:ill:ità della sttuaz,ione albail1.ese sono preziosi, Re Zog, ha Hnirto, praticamente, per non concedere nulla; perchè da cinque anni e mezzo, come ho illustrato in miei numerosi l'apporti, egli avev.a g:ià messo un freno all'attività bulgaro-macedone tn Albani:a; .ment.re nei dguardli de1H'aH1ivi:tà irrredenti1srbi:c:a a1lbanese ne:l Kos1sovo

non solo eg1i non ha mantenuto i suoi eventuali impegni ma anzi va pronunciandola.

5°) La Jugoslavia, che ceirltamenrte a1ltribui,sce alla questione bul,garomacedone una ~tmportanza più immediata e quindi prevruente, sta facendo, a:lmeno fino ~ad ogg1i • biOinillJe mine • aJlil'arbteggtamento al1bane1Sie, li!l quaJ:e peit"ò a[ momento stesso che contribuisce a smussare ce~rti attriti va rprepa,rando cause più pil"ofonde di separazione spidtua'le fra i due popoli.

Quali siano i moventi vki1ni e lontani delil'attuale linea po:Utka serba la quale con uniica e ·comprensiva parola può defini!I'si come • ·moderata », certamen:te io, da questa pa,r:te del :confine, non sono dìl più auto!rizz:ato a prooiSait"e. Influiscono senza dubbio sul Gove,rno di Belgmdo motiV'i di oa.mtte~re interno, di poHti:oa estera, la necessità di eUminare ·compltoazioni durante i negoziati ora interrotti, ol'a r1presi, per 1a eonclusione di un prestLto !inte,rnazionale, la s~ensazione che i rapporti Ita:lo-albane,si non si>ano più così intimi come nel 1928 e neli1a p1r1ima pail"'te del 1929, e ,che essi s:ono :destlinati fa,ta:lmetnte a guaJSJtairiSÌ. H delitto di Scirocca può tcrov;are iJ suo inquadr-amento in questa ultima sens:a~ione e [,a srua ragiOillJe dii e/.;islere·, come io srubirto man,ife:SJta,i a V. E. a Roma, nella sper:anza di provocare una forrte crepa nei rapporti italo-a:J.banesi.

È noto a V. E. come nulla io abbia trascurato nei tre anni e mezzo durante i qua:l:i ho dil'e:tto ques:ta R. Rappresen:tanza per oerca:l'e di e:limin:all"e ogni più remota causa che potesse comunque turbare i l'apport:i di padfka convivenza italo-albanesi. Al ~termine de:lla mia missione non ho da cambiare nemmeno una parola a quanto ho scr:itto tn rapporti innumerevol·i circa le conseguenze che potev;ano avere, ed hanno av:uto, ·cert:i ·em'O':rli dewl:a Ban,c:a, del'la S.V.E.A., dell'E.I.A.A., dell'A.G.I.P., ai quali si è all'ultimo momento aggiunto il triste e:ptsodio della Madonna del Buon Con:siglio, nel qua,le io stesso non sono immune da ogni responsabilità. La malafede albanese, insita neH'animo del Re, i suoi tentennamenti, la di lui 1noa,padtà a comprendere i suoi stessi interes.si, hanno fatto sì ·che eg:lri pennetteiSBe, e, mot~te v:o:lrte, p!1omov;essre [,a campa:gna dii staiTl[Jla che ha letteralmente avvelena:to .i rapporti fra la comuni:tà irtaUa>na e quella a~banese.

La tlragedia di Sciroc:ca, che nelle :speranze se:rbe doveva segnare una svolta per>icolosa nei r'appo["ùi :fil'a Rorna e Tillian:a, è foc,9€ ve>nuta, :i:nv;e:ce, a capo'V'o1ge~re la situaz:ione. Drl!co fomse per:chè nessuna preV'Ì:51Ì'O!ne 'Sikur>a è qui poss~b~1e avanzare. Io ho puntato fol'temente, energicamente sul trieste fatto, pe,r invitarre il Re ad aprire gU occhi, .e per premel'e con prugno fermo sopO'a [, suOli Min!Lstci. A que,sti ho detto:

• L'Italia vuoi far di voi una Naz'Ì'One; ma ad un patto: che lo meritiate, che vi mo,striate cioè degni di essere gli al[eati del Popolo ItaHano. Mediante il patto di Alleanza, che ha equiv;alenza di dov:ed e di di<r'itti, Mussolini v:i ha p1:azzati nello ete:sso piano ove si erge Ja Nazione ~italiana: ma se voi continuerete a disconoscere l'altezza del suo pens:iero, e la nobi·ltà dei suoi propositi, verrà il giorno in cui egU capovolgerà la sua poiitica, e farà di v-oi un popolo di schiavi ».

Al Re ho detto ~che la situazione di disagio di cui hanno tentato approfittare i nemiei interni od esterni del regime albanese e dell'lt:a1i,a, non si sarebbe creata se egli avesse imposto la sua volontà a due o tre imbrattacarte e, se necessario, ne avesse fatto penzolare uno ,sulla forca.

Durante •tutto questo mese di lugllio io ho vibrato colpi sodi, che non hanno certo a'ocresciuto 1a mia popolar.ità fra i poéLiUoam.ti, ma che mi ilusingo a·bbiano sgombrato H cammino ad una feconda opera di pacifica2lione da pall'te del mio suocessoél.'e. Devo dconoscere che tanto il Re che i suoi Minist1."1i hanno dimostrato in queste ultime settimane una ~ande volontà di collaborazione. Moilte' questioni che si traseinavano da tempo sono state risolute, altre sono, state dichiarate chiuse. Questo nel ·campo prn.tico. In queililo meno afferrabile delle r·eciproche disposizioni di animo, si nota una vera covsa a1la • détente •. Nell'udienza di congedo, H Re mi ha detto •Che av·ev•a fissato :un'udienza, per hl di•ed agosto, a tutti i giomailli!sti di Atl.ban.ia, per signdficall'e personalmente ad essi !La sua volontà ·che i rapporti ita1o-albanesi, su cui poggiano i de,stind. della Nazione, non devono più e•sseTe atl1a mer•cé dell'opera deleteria de1la stampa.

La mi·a partenza riuscirà utile aJ.l'ini~io di un perriodo meno agitato dei rapporti con gli uomini pold,tilci albanesi. Io ho ·smascherato troppa gente (compreso il Re) ho ferito t·roppi i,nteressi, ho frenato troppi abusi, e, colpa magg.iore, non ho dato nessun • bakshish » dal settembre 192.8 ed oggi, ·cdoè da due anni. Mentìl'e nel fmttempo ho stmppato la concessione AGIP, ho fatto iniziare e por.tall1e a buon punto g1ran parte dei 1avOil'li pubblilloi, rsem.za che lllesl~o potesse rubare un soldo, ed ho conseguito numerose a11Jre 'con,cersrsionii a favore di imp·rese i·taliane. Tutto dò ~sta per gli albanesi al mio passivo. Sono sicuro che il mio •suc-cessore non vedrà intorno a ·lUi che soTrisi, di cui sapTà senza dubbio tr'a'r11e .profitto per condur.rre ~1a barca de:i Télipportli. iJta'ilJo-ailbanesri im. acque chete.

La bonaccia, naturalmente, non durerà ·che pochi mesi, ma questa è, e continuecrà indefin1tivamente ad essere, 1a sorte delle nostre relaz·ioni •con questa gente.

(l) Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 431.

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IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, A HENRI DE MAN

(ACS, Carte MussoLINI, Autografi, busta 6, fase. VIII; ed. irn DE FELICE, pp. 33-34, nota)

Roma, 21 tugtio 1930.

J.e vtilens de iLi.re Le 'Pr'emiler volume de vobr:e il'tvre Au delà du Marxisme, dans l'éditi<On ita'1ienne Il superamento del Marxismo (EdizLone Laterza 1929). H m'a fmtement intéressé. Votre criiHque au marxisme e~st pénétra;nte et j'osera1s ,éhl!I're défini;lliv•e. I...<ffi événements dep;ulirs 1914 ont fait 1e ~e,ste.

Mais H y a à pag. 143 de votre l!ivre une affirmation que ma conscience m'obli.g•e de 'veatifier. En ll''epoil'rtalllt un jugemremrt de Trotsky '.SIUT ma pemon~ne ett sur 1a Révolution fasdste vous d1tes que • l'esprit du Communisme russe est celui de sympathiser avec toute espèce de rivolution, méme si elte a de visées nationalistes et v eu t po1·ter au pouvoir une caste militaire et féodale ».

Or, la Révolution fasdste n'a pas porté, ne veut pas porte,r, ne portera j2ma;s a·1 pou•r"ir une caste militaire et féodale, pour ~ces trois bonne:s rai:sons': pr'mo: ie3 chef:; de ·l'a Rév,olu.t~on fasoi,ste ne 1sonrt n.ri mi[;~tadres, 'llJi féodaux; se

,c0111Jdo: le programme de la Révolution fasciste n'a jamaiJs eu rien de semblable; terzo: 1a matière première nous manque pour ee qui concerne ces deux catégories sodales.

Evidemment je doi's const,ater que vos renseignemen.ts sur la Révo1ution fasdste ne sont pas up to date: une révoluHon comme celle fa1sci13te qui a à son adif:

a) 1a légisiation soda1le la plus avancée, selon le témoignage noa suspect de M. Albert Thomas du B.I.T. de Genève; b) la loi 3 avri1l 1926 ~sur le règlement juridique des conflits conectifs du travaH;

c) la Carte du Travail du 21 avriJ. 192,7;

d) la loi ~sur le Conseil NaHonal de1s Conporation:s où 1es représentants du Ca,pital et du Travail siègent à la méme table en [)arfaite parité de devoirs et de droiJts -éli1mina[l't ~aette di1stanee psych01log>ique dans }aqueHe, plus que dans r,antithèse des intéréts, vous voyez ~le germe de la lutte des dasses.

Une Révolution qui ,a ses 1oils fondamentaies ne peut pa,s étre exécutée en quatre mots comme un retour au moyen-age (dont les ~systèmes de travail sont, du rre1ste, 'a1s1sez bénéV"o[ement jugés par vous qui [es comparre'z à iLa méoan,irsation outrée de ce,rtaine,s hi'anches de I'industdaiisn1e moderne).

Celà dit, je vais >lire [e deuxième volume de votre ouvrage.

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RELAZIONE (l)

Parigi, 21 luglio 1930.

Putroppo debbo ~constatare ·che la tendenza a compiere gesti audad va accentuandosiÌ, e non tanto per lo stato di e~saspeit'azione in ~cui dovrebbe trov'a11si la massa anrtifasdsta, che anzi è più rassegnata sia a Parigi. •come in Provtneia, quanto per i,I desiderìo di lintorrbidare le ~acque in questo deUcato momenrto di pi'obabile r1pres:a dii 'trattaHve fra Govevno 1ta[iano e gove,mo francese. Per intra,ldare queste trattative gli antifascisti spareranno tutte Ie !loro cartuoce.

ModigHani e Nenni (che sono i due megHo ~informati ed i più autorevoli mesta,tori dn marterrtLa) •sono Slilarti espliioilt;,i di,chia>ra>ndo: « S>1amo 'cerrti1sS1imi che Bdand non legherà ma.i ii>l 1suo nome ad una inte>sa oon J'ItJa,l1i1a dii Mus:soMnli. Bn1and ,aspi~ra 1a1llia P11esidenza della Therpubbl1ioa e >Sia ohe potii'à arrmivarvi dopo [,e eie,zioni del '32 che segne~ranno sicuramente una nostra vittoria. Briand è troppo inteili>gente e troppo ambizioso, pe,r laseiarsi stronca,re sulla soglia della Presidenza, da un voto sfavorevoLe ~slllil'la poilirtica estera nei riguardi deH'ItaHa. Tras'Cinerà, percdò, iJ can per l'a,ia, ma non assumerà alcun i·mpegno conereto che serva ~a togliere di imbaTazzo e quiindi .indirettamente a valorizzare iii governo fascista •.

Oramai quellia che ~oons,idle,rano una IS:kl\1/!'a vilbtorda ne~l>e eae~ioni del '32, con conseguente assunzione del potere da parte dei socialisti, 1i rende più rassegnati.

Se 1in p<llSstako, ~anche ree"mte, Modig11anll ed li !~tuoi amk~i hanno ilnisilst~to tanto

presso BLum pe:r i!Ja part:ec~paziLone al pote1re 1con un bù.om~o di sLn~sti'a, oggi, accedelll!do 1al v;ecrchiiJo p["ogr1amma di Léon B1um, di ,a,sswme'I1e, ·cioè, da so,Jii ill potere, si !1.'1a1ssegnano a que::ka attesa, sperando a~S'S'ai più dai soda'l'i!sti fran(~es•i, di quanto non hanno ottenuto dali eompagn~i ing·le.:li. A p~r•o:p,o151i:to di quest1i e de1l [iO['O albteggtamento verso iù. Goveu.""111o ,iJt,aiUano, sono ben poco ,soddliJsfatti. Tan1to poco contenti che Modig]i1ani urn po' d',iJnd:z.iJarbiva sua, urn po' P'elr !ÌillJC,alrd,co dei ·co,mrp1agn1i, voileva andare a Londra a Ttchtamare al dovere... antifascista H compagno Snowden. Non c'è andato perchè si è preferito fare .svolgere questa azione aH'On. Rondani che doveva già ~essere a Londra, se non fosse stato trattenuto a Nizza da beghe locali, riguanlan:ti an,che 'la sua persona, essendo stato a1ccusato de,11a preparazione dei diversi attentati ISI\lllla Costa Azzurra. Al contrario l'odio dei sodal,isti fra'lll!ces!i, ·OOt!l Blum. e HeillJaudel al1a 1Jei3ta, V'elriSO wl Fa151Ciismo, e parrbkoù.a=ente ve11so iJ Capo de1l Governo è •tale da dare ai socialisti e fuorusciti italiani in genere, le più gr.a:rJJdi g:ar,an~ie di protez.tone e di assistenza. E.ssi poi ritengono che un Governo sodaH.s:ta non dsolverà mai i problemi che tengono divi!Se l'ItaHa e lla Fr'a111Joi1a, e che 'anZJi :lìHrà dii tutto pe~ :aumentaJrle 11a co::li:ddetta asfì:ssia nei confronM del Governo fasctsta.

(l) Questa anonima relazione fu trasmessa da Arpinati, sottosegretario all'interno, a Mussolini, il quale annotò a margine: • S. E. Grandi •·

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PROMEMORIA DEL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, SUL COLLOQUIO CON L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, GRAHAM

Roma, 22 lugLio 1930.

GRAHAM -Sono venuto a trova.rv1i pel'chè !l'ILen,t!l''ando dia Lond11a a Roma, mi sono fermato a Parigi ove ho avuto dei coUoqui importanti con Manzolll!i e con TyNehl (1).

Innanzi tutto debbo dkv,i che il Ministro Hende:rson ·con •1a lettera 1che scrisse a Grandi ed a Briand il 3 \Luglio (2) si è non direi ufficia1lmente, ma quanto meno ufficioSJamente, messo netla posizione di intermediario tra IrtaHa e Fl'anda ne1la quesUone nava,le. Dovete 'credere ai nostri buoni intendimenti po~chè francamente VIi ..dJi,co •che è un :Lnte,resse egCJI!,slbico 1che ci spinge a :flavorlire l'a,ccu~rdo italo-fraincese.

FANI -l·l Minicstro Grandi rispondendo àn data 13 luglio al Mtnistro Henderson (3) gH ha detto ·chi·a!'amente quaili sono i nostri tntendimenti, trovare cioè una vi1a d'accordo ·con la F·ra!ll'Cia, rimanendo fermi sulla questione de11a parità ed augurandoci che ·lla Francia vogHa addivenire a·1le nostre giuste conclusioni ·su1Jl,a questione del Tibesti e ~sullo Statuto degLi LtaHani ·in Tunisia. Grandi ha ringraziato Hende11son delil'a1pporto che egli darà a queste intese.

Capisco quanto voi dite di'ca 11 vostro dnteresse a che fra FmniC:ia ed Ita.lia si addivenga a1l'a,ecordo. Gli armamenti francesi sono oggi contro ii.'Italia, ma

(,3) Cfr. n. 147, allegato.

ìn un secondo tempo, se eventualmente Ia fortuna non dovesse arriderei, si volgerehb~o contro l'Inghilt,erra. Voi inglesi avete capito assai bene come la Francia abbia di mir:a di stabili["€ :la sua egemonia nel Mediterraneo, per poi contrastarv:i !l'egemonia europe~a o meglio mondi,a,le. Henderson ha dconosciuto che ,le mire imperiaUst:iche :lìrancesi svel:ateg:li da GPandi a Londra co["rispondono a verità.

GRAHAM -È giusto quanto voi dite, ma tornando all'argomento di carattere generaJe e doè a quello dei r~apporti it,alo-francesi, io posso sinceramente diirvi che in questo momento Briand è ben disposto verso l'Italia, mentre confidenzialmente debbo dirvi ~che 'altrettanto non lo è Tardieu. Questi, è rpreoccuparto deUa guerl'a ~che g:li fanno le sinistre, che sono antifasc1ste e quindi cerca di acca:ttivall1si, 1petr ragiloni parlamentari, le correnti avverse.

FANI -Que1sto è in cerili momentli « il paft[",iJottdJsano • di rucmni uomini po1irtJici ftrancesi, disposti a ,sa,crifi,car'e le intese ~covdiali tra i popol,i per le opportunità par1amentad!

GRAHAM -Però, vi ri1peto ~che Briand è sinceramente dtsposto a studi,are la possibilità di aecocdarsi con J'HaLi.a. Vedete, in un primo momento voleva che Ie questioni importanti e1sistenH tra Italra e Francia (questione navale, frontiere del:la Libia e questione tuni,sina) fossel'o trattate unitamente. Oggi ha accettato quanto IÌJl Govermo iitaHano ha des1del'ato e ICioè di wattatre di~sglill.llilrbamente taWi questioni. È venuto persiJno neil.lla dedsione di attendere il dicembre per impostare le navi nei cantie1:1i, ha fatto quindi un altro pa,sso notevole; inoM,re ha frenato ,a,ssali :hl J1inguaggio dle~La 1sta:mpa fmn:cese ,più 'Impor,tante, non pm,1o !11Jaturalmente di que1l,la di s1ntstl'a sUJ1Ia quale iJ Gov€'11!lo francese non può lette·ralmente nuHa.

FANI -Per quanto ri:guarda le due questioni a,fdcane il Governo francese ha capito come dorvessero esse["e separate dalle altre e che dovessero preva<lentemenie 1a1ppoggial'sd :con11e .tl'artltative lsu di una attiVILtà dia svo1Ig:e:rsi rbrla BI1iland o chi per e,s,so e Man,zoni.

Quanto alla vaeanza navale l'effetto che e1ssa può avel'ci fatto è :stato assai dim1nuMo da1hle di,chilal'az,ilonli fa1t1te ,ffi Pa!'l<armento da Dumesnill! (1).

GRAHAM -Si, certamente queste dilchiarazioni sono 1state un errore.

FANI -Quanto aJ. 'linguaggio della stampa debbo fanri notare come pur essendo meno agg.ressivo nei nostri rigua'l:'di, non è tuttavi1a meno ve,lenoso. Pensa,te, ad esempio, al Temps che è il giol'nale così detto più serrio della Francia, ebbene 'con ar:HeoH di apparente .serenità non cerca forse di spostare le responsabilità di una ~situazi,one tesa facendole r'i'Cade!'e su di noi?

GRAHAM -AV'ete l'agione, però debbo dkvi chi:ara:mente che se gJ,i a,rtkoli de'l Temps possono ~imptressi·onare l'opinione pubbli:ca francese, non impressionano nè l'opinione deil Governo inglese, nè l'opinione pubblica dell'Inghilterra, pokhè gli Inglesd sanno bene che [e responsabilità del:l'attua,le ~situazione non sono vostre.

Debbo dirvi inoitre che an:che il lilnguaggio della stampa italiana ha m questi

ultimi tempi fatto buona iimpre,ssione in Inghhl,te!'ra. Io sono convinto che se le

due ·stampe s1i mantermnrno imanquil1le, ciò dtnflui1rà, gll'andemente su[l~a !t11soltmione

detlcLe questioni. Henderson preg,a soprattutto il Governo itaUano -e probabilme[}Jte uguaLe pil'eghi,eo:la è ~r1Ja1ta :rli'V'o>lta al Gove!l"no :JWa[JJaese a mezzo dli Ty;r!r'elil di moderare sempre p:iù i1l linguaggto deltla stampa. Inoltre è oppor,tuno, io rttengo, che 1n ,ag'o'sto, ,come ,certamente vi a'V'!l"à scriilbto Manz:oni, si dinc()[l:tlrino Rosso e Massigili a Pa,dgi (l) per :EacH1itare poi, colle J:oro intese preliminatri di carattel'e tecntco, H lavoro di Briand, di Gr,andi e di Henderson a Ginevra. So che vorreste tenere de Bearurnall'chais un poco in di1spaxte dalle trattative. Oredete a me, se fa,te questo non fate bene, poichè de Beaumarchai'S è anrimato dalrle miglio!l"i intenzioni.

FANI -Di quest'ultima vostra affe,rmaz,ione pevmettetemi di dubitare, pokhè ogni vdl,ta 'Che di questi fondamentali argomenti ~~i è parlato con de Beauma,rchais,

S. E. Grandi lo ha trovato 'sempre di una durezza eccessiva. GRAHAM -Bi,sogna scusail"e chi è più funziona,rio che diplomati,co. FANI -Ma a1p:punto pe'r'chè è :funzJ:ona,rio il signor de Beauma,rchars sarebbe

foTse in questo momento as1sai meglio piazzato 1al Quai d'Orsay che non 'a Roma.

GRAHAM -Questa rser1a pra,rlle!l"Ò probabliiJJmerllte 'con de Belauma~rchaJil:> e :mi adopererò nel persuadeT,lo aJd us,are nei contatti con Parl,azzo Chi,g<i una tattica più conci:Hante.

(Ho ~avuto lla certezza d1e tra Gmham e de Beaumarchais ci sia una discreta amidzi,a).

FANI -Se,condo voi quaH ~sono i ,rapporti personali ima Tal'dieru e BDiand?

GRAHAM -Indubbiamente qualche punto li divide, ma per lunghi mesi per opportunità poEtica 'continue:ranno a 'lavorare insieme e vi :dpeto puntate su Brriand perchè ~egli è disposto a venire aLl'a,ccordo con voi.

FANI -Certo Bdand vuole tentare di V'arare la sua Paneurropa, però mi sembr,a che le disposte avute si,ano state cooì e"V"asive che prohabtlmente vocrà preparare megl:io d1 terreno prima di porta,rla a Gi1nevra.

GRAHAM -(so!rdde assentendo e aggiungendo): Dav"V"ero che le rjrsposte più ev,asive di così non potevano essere.

FANI -Vi ripeto, signo1r Graham, •che l'HaUa è grata ad Henrde:rson s'egli potrà esercitare 'sulla Fm,ncia una efficac·e az,ione persua1siva. Quello che noi vogliamo ormai lo si è ripetuto in tutte 'le liingue vive e morte: è la parità na"V"ale ,con ess'a ed al minore tonnrelrlaggio poosibitle, è quanto doè conviene anche a voi inglesi.

GRAHAM -Certamente e vi dico in via amkhevole e del tutto personale che ,se non si giungerà a questo, in effetti credo ,che ,cadano nel vuoto anche gli accordi già stipulati a Londra tm noi, gli Stati Uniti ed il Giappone. Voi potete quindi consta,ta:re quanto si'a grande iJ. nostro interesse a ·che ,si addi"V"enga all'accordo ,irtJaLo-:lìl'an,ce,se.

FANI -Speriamolo.

GRAHAM -Voglio anche p~regarvi di ringmzi,are i!l Capo del Gove:rno pe~r l'azione svolta sul1a stampa nei ri:guMdi deLl'lnghilterra. La stampa italiana qualche tempo addietro si era fatta un poco • ~cattiva • nei nostri riguardi (1),

specie il giornale La StamJ)a di Torino, vedo che il tono ora è mutato ed è di questo che vi rprego porgere i sensi dehla mi!a dconoscenza al Ca1po del Governo.

FANI -Lo :liarò oggi stesso. Pokhè siete qui voglto dirvi che ci ha sol'preso come il libro del ni1pote di N1tti sui confi:nati politici abbia avuto una maggiore diffusione in Inghilterra e negli Stati Uniti d'Amedca, che non ad e1sempio 1n Francia che è hl ~covo dell'antifascismo, e ·che abbia quindi molto impressionato come d è noto le opinioni pubbUche dei due paesi anglo-.sassoni.

GRAHAM -Ammetto quanto voi dite, potchè a mo' di esempio di questo libro mi ha parlato mo:Lto anche ill Re Giorgio il quale ha voluto e'sse,re informato da me su quanto il lib!ro ha affermato (1).

FANI -Spe1ro ~che gli ~avrete detto quello che 1cer1Jamente vi è noto e cioè che i confinati polit1ci sono in numero esiguo e che :sono tra,tta.ti assad. bene nelile isole, ove, tanto per darvi un esempio, l'ex deputato M~su!I'i di'ce di trovarsi in villeggiatura. Voi d'awtra parte 'sapete assad. bene che 1a qua1si totalità dei confinati oggi sono dei ,souteneurs o dei parassiti de11a società e dei reoidivi, e sapete altresì che in Italia domina un senso umanitario 'che 1n molti alirr-i paesi è sconosciuto (,a buon intenditor... ) e tanto petr darvd. un a!l.tro esempio vi dkò quanto del resto pure ,sapete, che dal giorno in cui ill PaJ"lamento ha votato 1a pena di morte e ,cioè da1l é!JJOVembre 1926 sono state e1segu~e due soille sentenze capitali, ~a prima a Lucca e 1a seconda a Pola.

GRAHAM -Si; tutto questo mi è noto e tutto questo ho naT:rato. Del resto si capisce che nel libro del Nitti oi sono delle esagerazioni notevoHssime e sono queste che 'speote per i popold. anglosassoni 'S'CII"·edlitano ile cose ~che si asserdlscono.

FANI -Tuttavia voi mi d1te 1che ill. Ebro ha :llatto molta impressione. GRAHAM -Si, ve 1o ·Confermo, ma non ·certo su quanti conoscono a fondo il vostro paese!

FANI -Io mi auguro che questi ultimi se sono veramente amid de1l'Ita11ia vol'J"an[]Co adopell"ait'lsi per togJ,ieTJe a que1li 1che wgno!'1ano l'NJa:lllia FmSicilslla ta1e ingiusta impll"essione.

GRAHAM -Voglio 'pregarvi 'ancora di una cosa: io vado 1n con,gedo ai primi di agosto, peli" quell'epoca des1der·erei fosse r:iJsolta :llavol'1evo~mente l:a questione deLlo soa,lo deg1Li a'erropl1arni ing1esi a Napolli. BalLbo è assai ~contrlail'lio a ciò per divergenze aeronautiche tr,a Inghhlte!I'ra ed Italia. Voi però non dovete dimenticare che noi vi abbiamo offerto gli scaili di Cilpro, di .A!lessa1I1!drila, dd Malta, di Gibillteua e siamo dLs:posti a favorirvi nel Mair Rosso e ad Aden qualora stabili'Ste una linea coLle vostre colonie deihl'Africa o~rient:ale, quindi mi pare che voi ci potre,ste concedere lo scaJo di Napoli.

FANI -Mo.lte vostre ·concessioni non ci sono ~servite a dke iil V'ero, se voi ci deste gH scaH del Mar Rosso e di Aden potrebbe essere cosa ben diversa, in og-ni modo riparlerò de1Ua que,stione con S. E. Ba,lbo.

E con questo H .cotloquio è finito.

(l) -Cfr. n. 162. (2) -Cfr. n. 126.

(l) Cfr. n. 145.

(l) -Cfr. p. 215, nota 3. (2) -Sull'atteggiamento di Mussolini e della stampa italiana ostili all'Inghilterra. cfr. DB, nn. 221, 222.

(l) Graham deplorò con Guariglia l'impressione fatta sul re d'Inghilterra dal libro di F F. NrTTr Escape, New York, 1930, per quanto era scritto sui confinati politici in Italia. Per controbattere gli effetti provocati dal libro, Ferretti incaricò Bordonaro di fargli pervenire degli articoli del giornalista Morgan della United Press e fu deciso di far fare una o~-;~ d' ~r+ic.-,ll d9. Munro, corrispondente dall'Italia della Morning Post. (Cfr. la documentazione, dell'agosto 1930, in ACS, Ministero Cultura Popolare, parte III, busta 158, fase. 5).

171

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE RR. 192,5/1487. BLed, 23 Luglio 1930 (per. iL 23) (1).

Premetto che hl miniJstvo ing1lese Henderson dimora ail. mio stesso albergo e prende i ,suoi pal.srtli ,affiLa tav·dlla V'Laino a!llla mira. Starrnane dopo ool1aZÙJone egld. mi ha spontaneamente, e senza akuna mia rtchtesta, detto che subito dopo la mia pa,l'tenza :per •costà aveva rivisto Marinkovich e gli aveva narrato quanto mi aveva esposto dtl.'ca 'Ì 'SUoi precedenH ,coLloqui con Re A1essandtl.'o e con 'lui. Gli aveva poi chiesto se eranvi novità cil'ca i :progettati incontl'i di V. E. ~con Raki,c. Marinkovk avevagH ri1sposto che non vi e11a n,ulJLa di nuoV'o, 1che, secondo wui, era La JugoslaV'ta che attendeva di essere chiamata, pel'chè pi.aco1a Potenza, e pe,rchè doV'eV'a 'esse111e ,s.iJOUJra ~che [)JOn 'avrebbe ttl'oV'ato J.a porrt.a dl!Lusa. He[}jde:r1son avendogli osserrvato ~che dopo gli in,contri di V. E. con Jeftilch pri:ma e con lui stesso dopo (2), non ell'a 1iil 'oaJso dii ISoffermal'si a :liormaJl,iJsmi perr continuall'e i contatti, Marinkovkh aveva promesso che sol'iverebbe personalmente a RaroLc perehè domancl!arsse dii ~esse111e rlicevuto da V. E. Henderrson gJti ave'Va rerpLi,oa;to che ad ogni modo ,io ,sarrei prr'esto toi'nato da Roma 'e 10he egLi avrrebbe potuto intrrattenermi di tale argomento. Mi sono limitato ad ~ascolta~re. Soltanto a'•'endomi Hendel1son ·chiesto insistentemente se avevo vi,sto V. E. e 'se la poi'ta sa,rebbe stata aperta, ho risposto ·che ritenevo che l,a ma~ncata ~contin,uazione dei colloqui fosse dipesa soltanto da di'costanze mateda:li (indi,sposizione di V. E. ail ritorrno da Lond11a, a,s,senza di Raki<c da Roma quando V. E. vi si trovava e viceversa, conferenz,e ,.iJnte,r'I1JaZJton,aù,i etc.) ed 1avevo l'i<miWesiòlironre, tenendo rpTesentle d!l tenoTe dei due primi col<loqui, che J.a por~ta rnon sarebbe stata chiusa.

Hende·rson ha chiuso i!l coorloquio ripebendomi che tornerebbe ad insistere con Mar,inkovitc perr ia rtpresa dei contatti.

172

L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, BEAUMARCHAIS, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

N. 190. Roma, 23 LugLio 1930.

L~es pourpariliers engagés entre 1a Fr,ance et il'ItaJliire et l~es converr:sart~·oos qui se ,gont rpOUJriSUJivites entre V. E. et mdi-mèrne en 19,28 et 1929 (3) ont été intenompus pax l,a convooa:tion de la Conférence nava~le de Londres, qui a mis au premier plan ùes questions navailes.

Les échan,ges de v:ues à <CJet égai'd ont pe['m~s de constater il'a,ccorrd des deux Pays pour que ila mirse ·sur ~caùe des batiments à construke pa,r les deux Gouver

nements en exécution de le\Es programmes pour l'année en colEs n'ait rpas lieu av1anrt :le m.o,js de décembire prochatn.

L'aacord ainl.::1i bieur,eusement tn.tervenu :fiacdllllite •la re:prise simu:ltanée des pourparlers sur la question navale et de ·la négociation dLplomatique engagée depuis deux ans à Rome.

En ce qui concerne ·cette dernLè11e, V. E. ava1t bien voulu, par sa note du 7 oatobre derniler (1), me :fiailre •con[llaitr.e qu'E111Le IIle pour!rait se railil.iller aux vues du Gouv•ell'nemetllt wanç,ails •eXiposées dia!Ils ma I!JetJtre du 2.2 jUiiil!Let 1929 (2) et s'en •te,na1:t aux ·conCÙIUJSiions de Sa 1ettlre dlu 29 diu mfune mo,ts (3).

L•e Gouvernemeill1t RoY'al, m'a-t-eilJJ.e déal,aré notamment, n'a j'amails ccmsidéré et ne pouvaH jamats ·constdérer les deux quest1ons • du statut des itahe'llls dans la Régence et de la ~ectifi·cation de La frontière de Libye oomme liées entre eUes •stnon paTce qu'e1le1s :se présentent en méme temps pour étre résoJ.ues d'une manière :satilsfai•sante pour 1es deux pall'ties •. V. E. ra1ppe:latt à ce sujet les termes da•ns le•squeils M. Barrère avait notifié 1le 9 septembre 1918 au Gouvell'nement Royal la dénonciation des conventions de 1896.

Sans vouloir examiner id les .cond~t~ons de cette dénonciation, j'ai l'honneur de Vous raprpeler qu'à notre avi.s la question a été modifiée par les eonver:sations que j'ai eues avec Vous depui1s mon a1rrivée en ItaUe. Au •oo~s de ces conve•Dsations, qui s:e •sont piOrursiUiicvliels pendant t.out1e 1'1année 1928, ·iil avruift été convenu que les deux Gouvernements 1amis étudieraient •La conclusion d'un traité d'arbitrage et d'amitié auque1l seraient annexés ·trois aocords: l'un portant rectifioation de :la frontièr.e entre ilia Tr~politatne et les Posse1s:s~ons françaises d'Afrique, l'autre concernant le Statut des Ha1iens en Tuni•ste et •le trotsième Declatif au statut de Tanger. Il avalit été envisagé, dans nos premiers entretiens, qu'aux trois annexes indiquées d-dessus •se11aH joint un Accord reconnaissant au Gouvernement Royal un droit de préférenc.e sur un des Man:dats qui v1endraient à étre vaeants. V. E. se souvient sans doute qu'à la suite des e~phoations que je Lui ai fournie::; sur la façon dont 1es Mandat•s a\"a,ient été répartis par les prinaipwles Pui,ssances AHiées et Assodées, EUe n'a pas ins,is·té 1sur sa demande.

Je n'ai pa•s manqué de faire connaitre plus ta1rd à S. E. Grandi que nous ne pouv.ions da~m, •Cles ·Oondiit'ilons pl'endre, dès madnrben,an•t, aue~UJn engag:e,ment, mais qu'il n'étai·t pa.s douteux, dans l'esprit du TraHé dont la rédaction est à l'étude, que si une drconstance ffW•O["'able venait à .se pll'ésenter, une demande du Gouvernement Royal •serait Fobjet d'un examen partkulièrement a·mieal.

En ·ce qui ·conce!'ne ·la question du Statut de Tanger, le Gouvernement de la République a conscience d'avoir, dans un e'sprit d'amitié vis-à-vis du Gouvernement voisin et ami, dépassé 'les obligations que lui imposaient Ies Traités. En effet, Ie•s A·c,eor:ds :tranco-,irt;a[d,ens des 16 décembre 1900, 10 juhllet 1902 et 28 ootobre 1912 sont aussi génémux que pos,sible et s'appliquent au • Maroc », unité géogra:phique et hi,sto["ique dont Tanger ni auoune autre partie de l'Empire chérifien ne •sauraient. étre .exelus. Cela d'autant moiJn,s que Ie demier de ces accords, qui c10nsa•cre l'équiilibre Maroc-Libye, est antérieur de quelques semaines à l'Accord franco-e•srpagnol du 27 novembre 1912 qui, tout en respectant l'inté

grité et l'unité de l'Empire •chérifien, prévoit des zones d'adminLstra.tion sépaTées et un Statut spécial à la VHle ·de Tanger. Le Gouvernement italien ayant traité pour 1e Ma.roc tout entier n'étai:t donc pas fondé, à notre avis, à revendiquer une intervention dans les affatres de <lette v1iHe. Toutefois, le Gouvernement de la République a été heureux de ·lui donner, par avance, une preuve manife,ste de •ses diispos~tions am~caies. Sans doute V. E. a-t-•eli:Le falit va.lotr que iLes ooncessions faites par la France :Le 25 juilJ.et 1928 ont été communes aux deux autres grande•s Pu~ssances signataill'es de ~a Convention du 18 décembre 1923. Mais c'es·t justement parce que ·la Frall!ce ava>it obtenu le désintéressement de l'Ita'lie au •sujet du Maroc tout enti:er, y ·com.pris Ta:nger, qu'en fai,sa:nt à cette Puissance une place privHégiée dans ile Statut, elle a ·consenti un sam1H1ce supérieur à celui de ·l'A!nglletevre et de l'Espagne vis-à-vis de.squeHes l'Italie n'avai:t pas •les memes engagements.

Nous 1ne pouvons non plus, à notre grand r.egret, etre d'aocnrd ave•c la lettre du 7 octobre 'lo11squ'e1l1le affirme que le Gouvernement Royal aurait eu, rpour l·a première foi•s, « ,Je 22 juLl!let dernier », •connai·ssance du désir de la France de poursuivl'e en Tuni1s:i,e ,l'ex>tinction gl'aiduéHe des :pr1Ì'v•illèges na•tLonaux qui sont de:s .survivances du régime capitulai,re. Dès ·mes premiers ·entrebens avec V. E. je n'avais nullement dissimuJé que la France ne pouvait consentirr à envisager de nouve1les •aHénations territorliales que contre la levée à terme, avec tous ménagements pour les situations aocqui:ses, des hY'pothèque:s qui rpèsent 'sur 3Ja Régence.

Par tous les renseignem,ents et par toutes le's précisions que V. E. a bi•en voulu me demander à •ce 1s1uj•et, je n'raV1a1s rpas •l'etiré il'impression que cette demande ilud.. parut une e:JQLgenoe irr"lréaliisabloe.

Le Gouvernement :llrançai1s persiste à oroire qu'en ce qui concerne les disrpositiorns de l'Arti:ole 13 du Pacte de Londr·es, il a équitablement satirsfait aux sUpulat.ions des Tmités. Bien que les Colonies allemandes d'Afrique n'aienrt été réparties qu'à titre de Marndat, forme de Gouvernement qui ménage tou:s les intè:èts des Puissances non mandataM·es, et bien que la Fran•ce ait été ionfinimenit mo1illis :lìavorilsée dans ·oette •réparrbii1Jion, qu'une .autr:e Pu~ssarnoe ai!Mée, •l'értendue des ·concessions qu'el1e a consenties à l'Itarlie :s'élève à 120.000 koilomètres carrés envkon. Une puissance plus favodsée dans •la répa.rtition des ancienrne's Colonies allemandes n'a fait abandon à l'ItaUe que de 90.000 killomètres carrés.

La cession que nous avions envisagée au sud de 1a frontoière Tripo!Htaine comprenait approximativement 43.000 ki,lomètres carrés. E:lJie m'avait sembilé d'~a~lilieur's répondDe aux :demandes que V. E. pwai•ssait ·estimer suffisantes lors du ·commerncement des négodations.

Le Gouvernement de •l'a RépuhLique, déskeux une :foi1s de plus de témoignerr au Gouvernement vo~sLn et ami rses dilspositions condlian.tes, accepte toutefois d'env1sager la r~eche,rche d'un nouv.eau terrra:in d'entente dans l'esprit des conversations qui se son.t pour.suiviers entre nous en 1928 et 1929. Ces entrertiens pourraient avoi·r lieu ~entre M. Gr.andi et moi-meme conformément au désir que Vous avez bien voulu manifester.

D'autre pa.rt, V. E. ayant, a1i•nsi que l'Ambassadeur à Paris •l'a :lìait connaitre à M. Briand, manifesté S~s préféren·ces pour un examen préaJ.able des questions nava,les, le Ministre de1s Affaires Etrangères de la République a déjà marqué au Comte Manzoni qu'H ne fah:~ai:t pa·s d'objection à ce que, comme suite à la Conférence de Londres, ·1a 'conv,ers,ation navale fùt reprise patr priori:té, c'està-dke en tete des négociations. A cet égard, M. Br:iand a dit à S. E. le Comte Manzoni que si l'on V10Ulait bien, au lieu de discuter sur des prin!C'ipes posés dan1s ,l',a:b:;,oilu, ,:;e bor.rum· à nn eX!amen objecttif et pil"1atique del3 tréail.1iités présentes, on devait pouvoir 'abouUr à un a.ccord, au moins de durée H1mirtée, c'est-à-d!ire pom· les lftix pru.chatilnes années ·oomme on l'a fia,it à J:a Coniétretrwe de L:oill:d:res entre l'A.,."lg'leterre, les Etats-Un~s ert le Japon. Le Gouvernement de la République accepterait d'aiJ:Ieurs que, tandis que les convevsations d':oifldre poHHque se poursuivraient à Rome, les entretiens d'ordre naval eussent l,ieu à Par·is enrtre

M. Briand et le Comte Manzoni, au besoin ave'c le concours des expetrts qui ont

déjà suivi l'affake à Londres. Je se,ra!is très ·reconnat1sstatnt à V. E, de me !lìa,ke oonnaitre sa réponse par

M. Grandi (1).

(l) Sic.

(2) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 302; e nel presente vol. n. 29. (3) -Cfr. serie VII, vol. VI, nn. 68, 85, 167; vol. VII, n. 121 e nota. (l) -Cfr. serie VII, vol. VIII. n. 49. (2) -Cfr. serie VII, vol. VII, n. 557. (3) -Sic, per 29 giugno (cfr. serie VII, vol. VII, n. 515).
173

IL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI (2)

L. p. Roma, 23 luglio 1930.

Mi scusi se vengo a turbare il Suo dposo ma la questione su cui debbo richiamare la Sua attenzione è di grande importanza, ed io d'altra parte cercherrò di essere il più breve possibile.

Da~>La letteora personale dirrettaLe dal:l'Ambasciatore a Parigi, di cui EHa si ·compiacque di darmi vitsione prima deHa Sua partenza da Roma, e da una lettera posteriore deHo S'te,sso Ambasoiatme a Lei pure dirretta: e comunicatami da S. E. F'an:i (3), ho Tihl,ev1albo ·che a Pa~rtgi 1si 'comilncia a parùJact1e del TllibreiSibi e della eventualità di cessione a noi di tale regione.

Neil'ultima 'lettera del Conte Manzoni anzi c'è il seguente dialoghetto con Sir Rona1d Graham che ha un po' l'aria in verità da • Corriere dei Piccoli • ma è pur sempre in,tere~ante:

GnAHAM: Ma vo:i volete p!'oprio H Tibesti?

MANZONI: Si, certo.

GRAHAM: Ma lo volete proprio tutto?

MANZONI: Si, tutto.

Ora la questione non è co,sì se,mpHce, e direi quasi irnfantile come l'offerta ad un bambino di tutto o pa.rte di una torta di frutta.

Come V. E. ben sa, neU'ultima lettera di S. E. il Capo del Governo a Beauma1vchai,s ( 4) 1si tr,itchJitese come ·confine me'!"dtdiona~e dieilt1a Libica iii 18° patrailil:elo, e ·si de,ctltste fra di noi 'che :irn 'Sede di negoziÌIMli awemmo poturto [télJSCiitaiDe a1i fira,rlJOesi

tutto H Bo<rcu, segnando un rienkante al disopra di detto paralleLo per esc,ludere da1le nostre eventuald. front1ere future appunto tutta quest'ultima regioG.'le neHa sua unità geog.rafica ed amministrativa con la sua capitale Ain-Gail.ac,ca. Unisco per Sua memori-a una carta espl!iJcativa.

Ma questo confine geografico del 18° parallelo fu fatto per chiarezza e semplicità di trattazione. In realtà quanto re,almente ci inte~ressa non è • tutto » il Tibesti ma una linea si,cura del confine mer,idi:onale che può fermarsi benissimo al displuvio mertidiona,le delle monta,gne Tibestane.

Ciò che a noi importerebbe di più potrebbe essere la r,egi:one delil'Unianga per ragioni derivanti dana nostra futura occupazione dell'Oasi di Cufra, come è risultato da converstazioni cui ho p:mceduto in questi giorni coi nostri uffici tecnLci coloniaH.

Ora, 1se 1le ·trattative deltla questione Libica dov.essero cominciare fra breve a Parigi per H •tr·ami:te del Conte Manzoni, sarebbe ne•ces:sario che que,sti conoscesse bene 1a questione (di ,cui 'Sa •solo le grandi ilinee) per potersi convenientemente regolar,e ne•l •seguito del negoziato.

È perciò che io mi 11ivo1lgo a V. E. ·Chi1ede1I11doL!e ll.',ruutorruz.za:zJ~one di inlformare di quanto precede il R. Amba:scia•to,re a Padgi, a nome e per incarico deU'E. V., e di pregarlo ail momento opportuno di fare una corsa a Roma per prendere in proposito deglli acco11di pwliminami (1).

In secondo luogo mi incombe H dovere di ricovdare pure a V. E. che il regolamento definitivo deHa frontiera meddionale de:!Jl,a Libia implica non se'ltanto una tmttaHva coi francesi ma anche un'altra •con gli 1ng1esi rpokhè se i1l confine dovesse e,sse,re stabilito <l'l 1,8o rpar.allelo od anche più :in su vi sarrebberro sempre compresi dei terrritori appaiftenenti alla Gran Bretagna e vi sarebbe semprG da trattare ,con questa la questione della convenZJtone anglo-frarnce,se del 1919 contro la quale noi abbiamo protesta~to e continuiamo a protestare sia a Parigi che a Londra.

EUa non avrà dimentkato che fu questo uno degli argomenti deLla :famosa conversazdone Musrs'ol1.inJi-Beaum,::tlrdmis, dn ~~eguirto a1l1la quaJ.e ebbi ameh'do un COillloquilo con que:~rt'uHGmo (2). Quando à'AmbalsClilato!'e di Frtall110Ìa rrnpetette a me c1ò che aveva detto atl Capo del Gove,rno : « Voi ehiedete anche dei terrirtoirl che non appartengono ana Francia, ma bensì a:1l'Inghilterra » io gli risposi: • Lo sa.ppia,mo beni1Sls1mo, ma non manch~e,remo di rtivo[geDc.i a Londra qUJando av.rtemo raggiunto un atcco!'do con voi pe1r l'a pa,rte, che vi riguarda ». Ora, in base al memorandum eonfidenziale ·che abbiamo inviato al Governo Inglese per iJ tramite dii Vanrs,irbba1rt (3), g111i riJng1eGi sanno ehe noi abb1amo ,obJiesto ai :llrancesi ii[ confine a•l 18° paraMe1o nel quale 'sono compresi i territorii britannki. Mi rparèrebbe quilndi .il caso di non più dilazionare qualehe nostra più precisa a~pertura ~col Governo Britannico, approfittando delil'attua!l·e momento in ·cui esso sembra avere favorevoli disposizioni ver:so di noi ma sopratutto (quello che più importa) esso ha un reale intmes,se allta favorevole conclusione delile nostre trattative co,Ha Franda per cui lo stesso Henderson ha fatto r•1petute volte a V. E. offerta dei suoi buoni uffici a questo scopo.

Vorrei pertaillJto chiedere a V. E. l'auto['izzazione di avere una conversaz:i10ne con Graham (:ritornato ieri a Roma) :sia pure • Info~rmal way » (1), ma sempre in nome de:ll'E. V., ~~no ~scopo di predsa:re COIIl lui i!l no:st!'o punto di vi!sta e di far sondare a 'SUO mezzo ll'opinione del Governo Britanni:co. Il momento, ripeto, mi pa,re favorevole per prendere ,i due p1ccioni ad una fava (mi scusi se pa:ragono il d1sarmo navale a questo volgare legume) ed in ogni caso rper non dare a~i fran,cesi H modo di aumentare le loro resistenze cumulandole con la difesa degli itnteressi bri:tannici.

D'altra pa!'te la nostra :richiesta della ,regione del,l'Un1anga potrebbe anche non essere ma:lvista a Londra poi:chè v,e,rrebbe :così ad e:ssere dimitnuita ~a srpinta francese ve~rso :l'est, e predsamente verso il Sudan che in realtà determinò a suo tempo H ~confii:tto di Fascioda. Gli inglesi ·Come amano pur sempre me:tteTe fra loro e la Francia una Manica :senz,a tunnel, pl'eferilscono anche tener la Francia il 'più lontano possibi:le da[ Sudan e daH'Afdca Ol"lientale e potrebbeTo anche preferiTe di aver come vicina I'ItaJia piuttosto che l:a Francia.

In atte:sa delle istruzioni di V. E....

P. S. -Avevo già :scl'itta questa :l:e:ttera quando 1S:i sono verillca:tli due fatti nuovi:

l) la :ri:t:lpa:sta di de BeaumaDchais (2) consegnata oggi a S. E. Fani, la quale dopo aver ripetuto i soliti argomen~H (già da noi refutati e che oecorrerà, a mio 'éWvi:so, refutare ancora ne1la nostra repli:oa) ed essersi r1chiamato ancorra una volta aHe conver,sazioni deillo stesso Beaumarcha:i,s con S. E. ill Carpo del Govemo (ed è questa 1a ragione per cui ~la lettera è i:ndkizzata a quest'ultimo) propone :sost,anZJ~allme,nte di :I11prendel'e rl:e oonvce:I1Siaz:ionli a Roma con V. E.

Se ElJI,a ac:oet1ta t:arlJe rpr'Oiposta, rcontrari~am:e:n:te a quanto è detto n:eaJl'u:Ltima lettera di Manzoni ~che vol'rebbe negozia,re a Parirgi, cade la necessità di infmmare ,subirt10 :lo ·:~lt:ersso M,alllZ:on:i ,dJi quanto le ho più s:op~'a e:spos:to, .ma 'I"'elsrta sempre la convenienza di ·avere una o preventiva o contemporanea conversazione con gli .inglesi e su questo punto La pregherei vivamente di farmi ave:re arl più presto le Sue i1struz:ioni.

2) Stamane, essendo andato al Ministe,ro delle Corlonte per altri affari, ho saputo àJarl Dkettore Gener:aiLe deg1i Aff:a:r>i derll1a L,tbila ,che S. E. De Bono nel suo :recente viragg,i:o lin ColonJi:a 1avceva avuto deiHe esraiUJr,ient,i conve~sazlirolllli con hl Ma,resc'i,allo Badog:lio e ~si era persuaso che a noi non conviene avere da:lla Fvancia il Tibesti, 'POichè questo, mentre sarebbe un confine assai difficHe a man· tenere mi:Htarmente, ci obbli:ghe:rebbe ~tn sostanza a fare per i frances1i il servizio di pol:izia dei :loro possedimenti del:!'Africa Centrale ecc.

Non Le na~scondo che :sono i1irma,sto ~a:::,s:a:i merlaVJiglli:ato di oiò e 'sorprre:so che que:sto punto di vi~ta (il quale evidentemente è un discutibile concet:to militare del Marescialllo Bardog1lio) d venisse esprresso soltanto ora dopo che da tanto tempo ci affanniamo a negoziare la questione colla Francia.

Ho chiesto quindi subito di essere rircevuto da S. E. De Bono e g:H ho esposto le mie 'impressioni generaii. E.gli ha finito per ~convenirne (specie quando gli ho

anche il'~appresentato che 1a trattativa del confine Lib~oo non è nè isolata I!1Jè fine a se stessa; ma fa parte di tutto 'il ,comp11esso deUa nostra politica verso ila Francia) e mi ha detto rche il prredetto punto di vista di carattere puramente miil:itareco1orn~ar1e erl'a natur:ar!mJente del tutto ~subo11dlinaìto ~Wlilie necessità derlilia po1iltùlca estera.

L'ho prega,to ar11orra di far mettere per i:scritto le nuove proposte deil Min~stero derlile Om1onre, e V. E. '1e <broverà esposte IIlJerlJl'acdusro rp~omemor,ira (1), dii cud trattengo presso di me l'origi:nale firmato da De Bono.

Ella vedrà rche H Ministero deUe Colonie si è ~perrò astenuto per pudore daU'aocennare in detto documento a quellle ~ragioni miHtari rche secondo H Marescialrlo Badoglio renderebbero pe~r noi graVJoso e fo11se anche pericoloso il possesso del Tibesti. Ersrso fonda piuttosto Ja sua argomentazione suH'oprportunità di mantenere la riserva di 'insoddisfazione perr i compensi derivanti dal patto di Londra, regolando al di fuori di tali compensi la questione del confine meddionale Libico. Ciò ~che rsarebbe «in voHs » ma il'argomentazione a me sembra alquanto sperciosa ed assai difficile a sostenere col Governo Francese. In sostanz~a per irl confine oD~enrtar1e (2.) ( olrtre Tummo) noi non dorvremmo roh!iede:re rpiù nrtlllrlra artternendooi a quanto fu :cornVJenuto ne'lilla 'convenz,Lone Bornri:n-P,ichon dierl 12 Settembrre 1919, ma Lnvece dovremmo regolare la questione del confine meridiona,le 'l1isolvendo la divergenza sorta fra noi lra Frarnda e l'InghiUerra per la convenzione ang~ofrarncese del 1919.

Ma ta~le divergenzra permane tuttnra con la stessa intensità, che anzi nell'ultima nota francese si avanza una tesi ancoro più estremista nei rigua~rdi del confine melri'dionale della Libia e deHa interpretazione degli aocoel'di Pri:nettiBarrère. A mio modo di vederre 'la Franda potrà conserntke forse un giorno a dsolvere tale divergenz~a, ~ma lo farrà sempre esigendo una nostra dichiarazione di sodd~sfazione per i ~compensi dovuHci in barse al Patto di Londra.

Ad ogni modo tutto dò offre sempre materria di discussione coi francesi, lasoiandod poi la pnssibiUtà di adotta,re quelle soluzioni che saranno ritenute più opportune per la chiusura o per il prolungamento del negoziato ItailoFrancese a seconda della nostra convenienza politica genera,le.

M'a quanto Le ho ,egposto conferma Ira necels:Slirtà rche per questa rpa["I1Je iLe oonverrsrazirornli ritra!lo-:liran1c:e'si 1si rsvrolg::mo in un ambiente tecnico e ~con 'l',assilsrtenz:a di

Contrariamente a quanto affermato nel promemoria del 22 luglio De Bono mantenne il suo punto di vista, analogo a quello di Badoglio contrario a occupare il Tibesti. Cfr. l'appiUlltO

n. 3079 riservatissimo di De Bono per Mussolini del 2 ottobre, del quale si pubblica il passo seguente: « Confermo il parere verbale già espresso alla E. V., presente S. E. Badoglio, per quanto riflette i confini meridionali della Libia.

Questo parere è il risultato della pratica acquisita in questi ultimi anni, dei nuovi dati positivi potuti raccogliere in seguito all'allargamento della nostra occupaztone in Tripolitania e anche per i contatti avuti coi funzionari e specie con gli ufficiali francesi di confine.

In ,sostanza, pur rimanendo indiscusso il nostro diritto alla. sovranità dei territori che erano prima di pertinenza dell'Impero Ottomano, praticamente all'Italia conviene non occupare né il Tibesti, né il Borku.

Queste due regioni vastissime, di nessuna risorsa e di nessun interesse, neppure per il commercio carovaniero, sono abitate da popolazioni che non esercitano altro mestiere all'infuori di quello dei !adroni. Essenzialmente a questo sono dediti i Tibù •. Lo stesso giorno 2 ottobre De Bono trasmise a Mussolini con l. 3080 il parere scritto di Badoglio. A margine Mussolini annotò: « S.E. Grandi. Importante •.

tecnici, poi·ché aUrimenti si ri•schia da parte nostra di prendere deUe posiz.i:oni che sono s1ir'Uttarbe dagJii aVV1errrSiaa.'Ti. Ella •sra qua11]1JO rabbi!ano comprlr1cato i!Je rcose le • conversazioni generkhe preliminari • avvenute •a questo .prorpos:ito fra il Capo del Governo e il S.i,gnorr de Beaumarrcha·is e come i francesi ne abbiano approfittato per •imbrogliare le ·carte e per trasformare in co!tlsenso H benevolo silenzio •coil quale S. E. Mussoil:ini aveva ascoltato le argomentazioni tecnirche dell'Ambarscilat'Otre di Frall]dra. Ne è pl'ova 1a l'ecenlb~SSiima nota de Bearuma~rrcharns in cui questi sri rri!chrirama w:oora a queillle COillVelrfmZJiorni.

Sia che si voglia giungere ora ad un risultato e sia, a più forte ragione, che non si voglia giungere, non possiamo rischiare ulteriori compromissioni.

E perciò io La prego vivamente di volere ·considerare la necessità che se la ripresa delle conver•sazioni debba aver luogo a mezzo del Conte Manzonri, questi dceva istruzioni di venire previ,amente 1n Italia per prende,re opportuni accordi con g11i Uffici te•cnid de•l Mini,sterro Esterri e di quello del!le Colonie (da concretare i!n una speciale 1'iunione in cui si dedda una buOilla volta ciò che si vuorle ottenere

e .J.a mig:lior via per averlo) e sentire da V. E. rle direttive generali deU'azione da svolgere in rel,azione an·che a tutto il problema deLle relazioni itaJo-francesi di cui la questione dei confini li:bki non è che una pi:ccola, pri:ccoLirssiana parte.

Se poi V. E. deciderà, •come forse mi parr-Tebbe più opportuno, che le conversazioni debbano aver :luogo a Romra, se·condo l'ultima proposta francese, sarà anzitutto ugualmente indispensabi·le avere la detta 11iunione con le Coilonie e poi converrà che le conve'l'sazioni stesse si svolgano aUa presenza dei tecnici.

Le rsarei as.sai grato •se Ella trovasse H modo di farmi sapere· al più presto, senza troppo Suo disturbo, le Sue decision1i al! rtguardo, tenendo presente anche l'•aLtva questtone da me più •sopra prm;pettat1aLe (e J1ibardttra drel ~resto nre1lll'a.cciluso promemoria delle Colonie) drc:a la •convenienza di avere delle convei!'sazioni preventive o magari anche eontemiPoranee •Con gli inglesi.

Le tra•smetto a parte alcune ·considerazioni (l) !SUll'ultima nota di Beaumarcha1s e sui termini in cui dovrebbe essere redatta a mio parere la nostra l"isposta per J.a parrle riguardante le questioni Libka e Tunisina.

(l) -A questo documento non fu risposto. Da un appunto del 21 settembre 1934 ri,ulta che • esiste tra gli Atti del tempo la minuta pronta ma non spedita». Tale minuta non è stata trovata. Cfr. comunque n. 187. (2) -Grandi si trovava in Alto Adige. (3) -Cfr. nn. 142 e 162. (4) -Per l'ultima lettera di MussoUni a Beaumarchais cfr. serie VII, vol. VIII, n. 49. Ma le richieste circa il confine meridionale della Libia sono nella lettera precedente del 29' giugno 1929, ed. in serie VII, vol. VII, n. 515. (l) -Cfr. n. 187. (2) -Cfr. serie VII. vol. VII, n. 560. (3) -Documento non rinvenuto. (l) -In margine a queste parole Ghigi ha annotato: «S.E. il ministro è favorevole •. (2) -Cfr. n. 172.

(l) Il promemoria, in data 22 luglio, non si pubblica. Sulla falsariga della opm10ne di Guariglia, contraria a rinunciare al Tibesti, fu minutata una lettera per De Bono, che però non risulta spedita.

(2) Sic, ma presumibilmente deve legg~ersi: • occidentale •.

174

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA

L., P.

Bled, 24 luglio 1930.

Durante il mio ultimo soggiorno costà mi furono fatte da S. E. irl Ministro a11C'une osservazioni circa J,a impressione che fa·cevano i miei rapport.i (incertezza) (2), da •te mi furono, rdopo amÌIChevolli a~pprun:hi. ~rtiferentiJs,i specie a:l caso Morandi, dati a~cuni utilissdmi consigli, ed IndeUi anche si soffermò su vari dettagli della mia azione qui.

Mi pru-e nece>ssario predsare e ch~arire per ogni utile ne>cessacria futura memoria.

L Incertezza. Già !ri,spo>s>i, ~come l'~cordi, a S. E. il MinLstro. Non sapevo a quale ,specifko punto egli voleva rifer,ksi. Ma ~se a1ludeva al giudizio generale mio >suJllia s1i1tuaz;tone poilJHic:a ~nt,erna jugoslava, e!l'a per me necessa.a:IÌio r:Lcordare come passati i rp·rimi sei mesi di Gov.erno Dittatoria1le 'La cui prima esistenza dovevasi accettar,e ed e~samina·re 'con o,g'i-'li riserva, da o1tre un anno e ad ogni possibile occasione ho-ripetuto che ·la situazione interna era immodificabiile, che il Governo dittatoriale perseguiva i suoi scot_nd ~con ferrea volontà secondo direttive ben chtare e predse. Quando 'Cominciò ,:iJl processo Ma,cek, nelle prime tre o quattro setHmane vi scrissi sempre che, contrariamente a quanto sarebbe avvenuto :iJn molti <J!ltri paesi, esso non avrebbe avuto a1cuna influenza sul>la siltuaz;ione i!lltell'lna jugoslJaVla (1). E continuai a dirilo maiL~do llie voci più singolarli. che correvano in quel momento. Al 20 maggio, avvenuto il rimpa,sto che chiamava al Governo quattro oroaH, pokhè questo fatto confe,rmava una delle molte voc>i in corso, ebbi un momento di esitazione, e vi scrissi che la situazione ruppariva in movwento, .che OCOO>rreV1a >attenderne illa fi.ne per pl'OilliUìlJJC•ilall'SÌ (2). Nulla :L..TJ:vece è avvenuto e le dichiarazioni di ZivkOIViJch hanno posto fine ad ogni dkNia, confeTmando una volta di più la vacuità effettiva del1la opposizione croata, che è, ripeto per la ennesima volta, i·mmanente permanente costituzion&>le endemica etc. etc.: ma >s:osrtJanzlica!Lmente statica iiJJOll di!llamlica. Non giJUdico li fattù di una • famigliuo1a » -e non ho amici di Govel'no su1la cui • sincerità » pos.:;a assolutamente conta>re.

IL Caso Morandi. Non sono in g:mdo di citare numeri e date perchè gli ilnc<wtamenti sono a Belgrado. Ma quando egli venne a sostituirre Sertoli scrhsi subito che non prendevo al:cuna responsabiHtà delle sue corrbpondenze. Iniziatosi i!l processo Macek ,gli feci ta,le una inteme~rata per le prime sue corrispondnze, invtate mentre mi trova:vo in Dalmazia, e per 11 suo dncomposto agitarsi che ~se ne uscì dal mio ufficio sbattendo insolentemente 1la parla. Dehla intemerata vi informai. Poi riferii deWavvertimento datO>gli dall'Ufficio Stampa degli E,ste.ri ed aggiunsi che Morandi malgrado ogni constglio ed ammonimento continuava nel suo rtenorre P[''irmo e si l;;la,rebbe esposto ad ognd. p!lù g,rtave con1se.guenz1a. Mostratami una corrispondenza fantas~osa vi scrissi che non mi pareva tdonea per H Corriere deUa Sera. Ciò non01stanrte la vdidli pubblicata dopo una die:cina

o dodic>i giomi. Avvertii che ,}a nostra stampa dava 1i!ll genere troppa i·mpor,tanza al pr01cesso Macek induceiiJJdo così 1'01pinione pubblica nostra ~tn er~rorre. Oontinuai invece a vedere titoli e titoloni fantasmagortci e cata,strofici.

Tu dici le difficoltà di fare obbedire la stampa. Sta bene. Ma io da lontano non posso sape<re bene tutto quesrto, e quando scrivo tre o quattro volte la stessa cosa, e vedo ciò nonostante continuare quello che vi ho fatto rHev.are debbo fare queste due riflessioni:

a) è inso,Iente ed ini>spettoso da parte mia continuare a scrivere cose già dette, e che non hanno effetto;

b) vi è forse .indirizzo dive~so daHe istruzioni che a me sono state date, che io continuo a cercare di fare c.ispettare da qui, perchè le i1struzioni a me non sono modificate. ma che poi non mi riguavda se nel fatto la stampa ha tenore divecl'so da quello che dov;rebbe.

In ogni modo se è a voi difikile farvi obbedire, e siete al centro, immagina a me con uno ,scerve11ato come Mor·a:ndi.

A proposito del quale fu fatta allusione da taluno (mi pa,re Renato Piacentini) che la espulsione di Morandi poteva colpire me perchè egli aveva da me incadchi. Ciò nego cin modo assoluto. Egli può essersene vantato, ma non è vero. Una sola volta sentii quanto Macek avevagli detto (primi gennaio 1929) ve lo telegr,afai ed ebbi in r1sposta un così sonoro • mi me,ravigHo » da ~evare il pdo (1). Immagina se avrei dato un incavico qualsiasi a Morandi!! Anz,i e•ssendo egli tornato alla carka durante H processo Macek per comunicazioni riservate etc. etc. gli dissi di astenersi da qualsiasi attività di ta·l ·genere che non rientrava nei suoi compiti.

III. Nota verbale per le manifestazioni irredentiste dei sokol.

Chiarii con Indelli che o H vostro telegramma era part~to ma:l cifrato da costà od era stato decifrato male a Belgrado. Sul mio ·tavolo venne un testo che diceva di presentare una • nota verbale », non • rimostranze verbali ».

IV. Attitudine generale. Essa non si muove più tutta in nero come nel primo periodo del mio arrivo a Belgrado, e non è ancora tutta nel bianco. Ma IÌn un grigio che ha infi1nite gradazioni.

Devo tenere presente: a) un non dubbio de,sidel"io che scende dal Re in giù, di trovare un punto di a·ccordo che. sottragga la Jugoslavia a11a oggi necessaria tutela francese; b) le vostre .istruzioni di doroformizza,re. Ma al cloroformio ci si abitua e bisogna aumentarne le dosi .se si. vuole che la effi·cacia continui;

c) uno stato rdli :llatto ostirle che conìtinua p!I"1essochè immutato. L:a stampa non reca più articoloni di fondo che ò attacchino, ma ogni giorno, ed ogni giornale, e di ogni regione jugos1lava, ha notizi•e tendenziose insolenti bugiarde offensive, inspi-rate a singo}are perfidia. Eld ogni poco l'aUeggiamento delle aUJtOil'ità, e lnon solta:nlto iLe periferiche provinqiali, urta nostri iinlte:re,ssi ed autorità, e non soltanto le periferiche provinciali, urta nostri interessi ed trattati e ·Convenzioni vigenti etc. etc. E la opinione pubblica è pevco11sa taloca dalle voci le più singolari. Pensa 'che fino a poche settimane addietro qui in Slovenia tutt1i, ripeto « tutti », ind1stintamente parlavano di guerra imminente fra Italia ed Jugoslavia, •che d'ord1ne de1le autorità milita11i si sono fatti censimenti straovdin.ari di bestiame e oar·riaggi, che i gendarmi sono andati di porta in porta a chiedere dove fossero appareochi radio avvertendo che i possessori potevano continuare ad adoperarli tranquillamente, ma al primo cenno di ost,iHtà con ,l'Italia ogni uso di apparecchi radio doveva immediatamente cessa!I"e, sotto mina,ccia di sanZJioni etc.

Pe,r le manMest,azioni •concrete di cui alla prima parte del punto presente, vi è un limite di sopport.azione al di sotto del quale non si può scende,re, pena

La 'nostra dignità ed :il •sa<c•rifioio di interessi essenziali. Tut•tavi·a mi muovo cautamente e senza pre•c~pitazione e senza a•1cuna tra. E queste •manifestazioni io non posso non vedecre, nè debbo lasdade ignorare a voi.

Ma nel gr1gior,e e neihle conrbmddliz:ion[ Le artt~tudmi, 1lre dooirS'Iilom, le a~ioni possono v•ariall."e indefinitamente, e variano ancoLr più se si guardino da qui o da costà.

Nel giudi·call."e quello •che dico o faecio o scrivo, nel va1utare una eventuale domanda d:i i.struzrioni è questa situazione grigia e contreddiJttoria che non' bisogna obliare. E se talvolta l'animo sia in sosp~so ed incerto il terreno infido sul quale mi muovo parmi lo possa giustifi·caLre.

Del resto io so di avere ·costà giudici amici e benevoli ed è sorprattutto questo che mi tranquiJ:lizza e confocrta, oltrechè la sicura coscienza di dare, come noi tutti del resto, ogni mio respiro a questa nostra passione ed a questo nostro dovere.

(l) -Quest'allegato manca. (2) -Cfr. già serie VII, vol. VIII, n. 182. (l) -Cfr. p. 53, nota 2. (2) -Questo documento non è stato pubblicato.

(l) Cfr. serie VII, vol. VII, n. 146.

175

APPUNTO DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL CAPOGABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRIGI (l)

Roma, 25 Luglio 1930.

Vedo nel Temps di ieri (articolo di fondo • L'Angleterre et l'Egyp•te •) che si •ins1inua •che ·l'ltoar1ia ha :fìa.tto •sapere •arl Governo Irn.g:l.erse che avrebbe volwto mandare una nave da guerra ad Alessandria, e che per evitare ciò H Governo di Londra vi ha mandato le sue navi (2).

Ciò è farlrso. Sarebbe opportuno far rs:mentire categorkamente il Temps neil'inte~:~esse delle nostre buone relazioni sia con l'Inghilteil"ra che con l'Egitto (3).

d'Italia ieri sera, ma si limitino augurare pacificazione. Si annunzia ufficiosamente arrivo

due unità britanniche forse per domani» (t. 1825/194, Ale.ssandria 17 luglio). Cfr. H Giornale d'Italia, 16 luglio, sotto il titolo « La crisi costituzionale egiziana •. Cfr. anche Il Popolo d'ItaLia, 20 luglio, articolo di fondo «Italia ed Egitto», siglato G. P. (Gaetano Polverelli).

Del resto noi abbiamo in questo momento un solo interesse: mantenerci amici tutti e profittare dell'abbassamento di prestigio che sta verificandosi a danno dei maggiori attori del dramma, per far rialzare -giuocando sulla neutralità le simpatie per noi. S. M. il Re si è compiaciuto di farmi ringraziare per la mia condotta personale e per l'amichevole atteggiamento del Governo Fascista.

Propaganda contro l'Italia. Durante i primi giorni di rivoluzione. strani segni di propaganda anti-italiana apparvero qua e là: trattavasi delle solite voci contro il Fascismo perturbatore della pace mondiale: l'Italia sbarca ad Alessandria prima degli Inglesi; diecimila beduini entrano dalla Cirenaica per occupare Sollum; gli aeroplani di Lero vengono a pren-· dere Fuad; le navi italiane erano già partite da Siracusa per Alessandria, ma l'Inghilterra le ha fermate e ha fatto arrivare le proprie. Fandonie: ma che in un momento di fanatica eccitazione potevano forse indirizzare verso di noi le antipatie dei wafdisti, sempre alla istintiva ricerc•a di un obbiettivo europeo per il loro odio, e potevano danneggiare l'atteg

(l) Annotazione a margine: «Comunicato all'on. Ferretti •. L'appunto di Guariglia si riferisce alla agitazione nazionalista in Egitto.

(2) A Cantalupo, che aveva posto la questione, Fani aveva risposto: • Non sembra il caso di inviare nave da guerra se non assolutamente indispensabile • (t. 690/149 del 16 luglio, ore 18,35). A sua volta Cantalupo. ringraziando per le istruzioni. aveva risposto: « Raccomando vivamente contegno neutrale giornali italiani che non ripetano inesattezze Giornale

(3) In un primo tempo Cantalupo aveva comunicato: « Mi adopero per mantenere intatta la libertà della nostra condotta per il caso che V. E. di tale libertà intenda servirsi» (r. 2318/625del 9 luglio). Tale atteggiamento neutrale fu costantemente seguito. Cfr. il r.s. Cantalupo 2502/663 del 25 luglio, del quale si pubblicano alcuni passi. « Null'altro ho da aggiungere, per quanto tocca la nostra neutralità, se non questo: che essa ci procura la simpatia delle due parti...

176

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO

TELESPR. 224904/535. Roma, 25 LugLio 1930.

Il telespresso di V. E. n. 43627 del 23 maggio (l) è stato portato a conoscenza dei R. Ambasciatore presso la Santa Sede, a~ggiungendo quanto segue:

• -Questo Mdni31tero condliv:idie rill pave~ dJeH'E. V. (2,) nel dteiillere non conveniente, allmeno per il momento, che cotesta Ambasciata fo!'muli presso la Santa Sede un passo formale pe;r concoroare con essa una speeifica in<bensifi,cazione di propaganda cattoHca in Edtrea soprattutto perchè esso potrebbe portare a una trattazione del rpiù generale problema deLle Mi,ssioni che non sembra a,l,lo stato delle cose il ~caso di abbordare; ma, tenendo presenti le conolusrioni espresse neH'uni<ta nota del R. Mini:stero delle Colonie, orpina che V. E. possa uti:lmente continuare, pre,sentandosene l'occasione, ad intrattenere 'suM'argomento la Segreteria di Stato e gli altr'i ambienti eoclesi,astici competenti, sia :per assodaTe le \"eali intenzioni della Santa Sede in materia di politica religiosa in Eritrea (il fartto nuovo de1l diisrtarooo dei copti ei"1:rtJre1i datlJLa giunisdJZJione s,pirdtua,lre di Addis Abeba, del qua<le questo Minisrtero ha tenuto 'a:d informare dettagH.atamente V. -E., potrebbe essere forse utHmente fatto valere), sia per vedere a qua<li altri punti potrebbe essere in 'pratii,ca est,esa quellia ~o01li11abomzione ,che si può già ritenere in <linea di ~Iarg~a massima concretata per quanto riguarda le scuole.

Quersrto Mi<nristero gradirà a suo tempo 'oomuni,oazioni •.

giamento di neutralità assunto. Ho accertato -e ho copia dei telegrammi, letti nel testo originale dR. persone di mia fiducia -che le voci arrivavano da Londra. donde le telegrafavano qui gli estremisti del Wafd che hanno accompagnato Makram Ebeid. Essi sono a stretto contatto con l'ala estrema del laburismo: le cose di cui sopra venivano dette a Makram Ebeid dai laburisti accesi, e dai fidi di Makram telegrafate qui. Ho provveduto a smentire in vi~a

indiretta, mai servendomi della stampa perché non ne valeva la pena. Devo concludere

mettendo in luce gli aspetti pericolosi di questa campagna contro l'Italia: essa ha alimento anche nel continuo richiamo che (a scopo anti-laburista) i deputati conservatori inglesi fanno, alla tendenza italiana a sostituirsi all'Inghilterra in Egitto: questo rassomiglia alla campagna che, sempre contro di noi, fu fatta tra il 1925 e il 1928, allorché si stampava a Londra che l'Italia sbarcava in Anatolia •.

Cfr. infine quanto comunicava Bordonaro con r. 2943/1398 del 14 agosto, a commento di questo passo sulla «propaganda contro l'Italia» del documento di Cantalupo: «Non parlo delle voci tendenziose e fantastiche che circolarono in Egitto nei primi giorni delle recenti sommosse e che. se anche partite da Londra, non sono state qui né messe in circolazione, né raccolte da alcun giornale o da alcun parlamentare. Ma voglio alludere alla credenz·a, diffusa e talvolta anche pubblicamente espressa di una tendenza italiana a sostituirsi all"Inghilterra in Egitto. Più che una credenza è questa una convinzione. radicata non tanto nelle sfere governative e socialiste quanto negli ambienti conservatori e in piena buona fede, non come una mossa antiitaliana. ma come una conseguenza logica, degli eventuali errori dell'Inghilterra da una parte, e della lungimirante e seria politica del Governo Fascista dall'altra.

Poche settimane fa mi trovai ospite in una casa di campagna con Lord Brentford (già Sir William Joynson Hicks) che fu Ministro dell'Interno nell'ultimo Gabinetto Baldwin e che è uno dei più fieri oppositori dell'accordo anglo-egiziano alla Camera dei Lords e nella stampa. Lord Brentford, che ha fatto un viaggio in Egitto e nel Sudan lo scorso inverno e che al ritorno, passando. da Roma, fu ricevuto in udienza da S. E. il Capo del Governo, parlando della crisi egiziana mi chiese se ci preparavamo ad occupare l'Egitto. Alla mia risposta che ciò era ben lungi dalle intenzioni del R. Governo e che, se anche il campo fosse libero, il Governo fascista avrebbe dovuto prendere in considerazione tanti elementi prima di arrischiarsi in un'avventura che non sarebbe stata cosi facile come lo fu per gli inglesi nel 1881, Lord Brentford osservò che se l'Inghilterra abbandonasse l'Egitto, l'Italia non avrebbe potuto fare a meno, per l'importanza della sua colonia, per la sua posizione geografica e nell"interesse della sua politica nel Mediterraneo, di prendere il suo posto. E aggiunse: E se non ci andate voi, ci andranno i Francesi •.

(l) -Cfr. n. 57. (2) -Cfr. n. 5.
177

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI (l)

T. PER CORRIERE 1898/452. Londra, 25 LugLio 1930.

Mio telegramma per corriere n. 441 del 21 corrente (2).

CvaigJie, che ho vdisto dieri, mi ha irltpeturto desidlerio di questo Governo che ad un'eventuale :rdipresa di conversazioni tra esperti itali:ani e francesi per la questione navale possa asststere anche un esperto inglese per mantenere aUe conversazioni quel carattere trjjpartito .che ebbero qui a Londra e per poter, in ca.so di btsogno, agire utilmente da mediatore.

Oraigie mi ha anche :liatto lcapWe ·che, secondo iii •suo modo dii veò,e[oe, un accordo ,suaJ:e questioni navali sarebbe grandemente faciHtato da un preventivo regolamento delle questioni po!l.itiche d'aJ:tro ordine pendenti tra Halia e Fil"ancia. Ha ·avuto J.'ada di non approvare la precedenza che il R. Governo intende dare al problema nava•le.

178

IL CAPOGABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GHIGI, A ..... (3)

L. P. 28 Luglio 1930.

Ho potuto vedere il Ministro e mostrargli i documenti di cui alla tua lettera del 25 (4). Rtmandando a domani minori cosette, mi limito oggi a scriverti sul più importante argomento, poi,chè fra poco deve partire Ricci.

Secondo J.'autoriz:z;azione di S. E. il Capo del Governo, -si può ilncarkare Manzooi di far .sa:pe•re a Parigi che il Governo Italiano è disposto a fare incontrare RoSiso •con Mass:i.glli (5). Puoi a questo propostto dire a S. E. F1ani ·che ove Rosso fosse •a·ssente prima di Ginevra, basterà ·che ci sia Buti. Mi sembra che della comuni:cazione a Parigi ·circa 'le nostre disposizioni sarà bene informare Londra con favorevole iudtcazione a1l'eventuale intervento dell'esperto ing·lese.

Per predtsporre poi le ,cose, sarà bene tener presente che sa·rà necessario che Ruspoli accompagni Rosso. Con l'occasione t'informo ehe S. E. il Ministro desidera che sia comunicata a Graham, nonostante il ri.tardo, la nostra dsposta a•lla nota comunicazione di

10 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

Henderson, risposta che fu trasmessa a mezzo del!la nostra Ambasciata a Londra (1).

Infine, dJ Mir1!1stro ha letto i1a lettem d!iu"ettaglJi dal MiDJistro GUJa.l'ig1~a (2). Egli autor.izza una conversazione • ~nformal way • di Guariglia con Graham (pag. 5 della Lettera Guariglia).

Dal complesso delle carte (telegramma Manzoni 415/206 del 17, rapporto 4206/2315 del 19) (3) sembm ormai ·che le •conv·e!'lsaz:i:oni sulle questi:oni afrli!cane avranno luogo a Roma. Il Mffij,stro de,sidera che il Ministro Guariglia prepari un progetto d1i ll'1sposta da nota frencese (ciò che sta facendo) (4). Guamigwia stesso potrà poi assistere aHe .conve:rsazioni che seguiranno e prende:rvi parte.

Quanto alla risposta, essa è ferma, evidentemente, fino aJ. ritorno del Ministro, date le .comunkazioni di S. E. H Capo del Governo, di ·cui mi riferisci. E si potrà quindi fare la riunione con Ie Colonie, che giustamente GuarigHa ritiene necessa~ria.

Mi pare di aver risposto ai quesiti principali. Scusa la fretta, ma non è stato facile combina·re tutto, nè vogl:io pe:rdere tempo 'se no dovrei dtavda.re un giorno. Se in qualche co'sa non sono ·sta·to chiaro, mi domanderai spiegazioni. Così pure ti prego di dire al Ministro Guariglia, cui vorrai leggere i miei sgorbi affrettati. Il Ministro m'incarica di inviare i suoi saluti a S. E. Fani. GH scriverà daUa

montagna. Egli saluta te pure. Presenta i miei cordiali ossequi a S. E. Fani, i miei migHori auguri a Guariglia.

P. S. -Io vado clinicamente assai meglio. Solo H braccto è ancora assai dolente. Ma verso il 10 o H 15 >spero di essere al •lavoro. E tu preparati a partire per tale data.

Restituisco per sicurezza i documenti. Tienili pe'l mio ritol'no. Sono un dossier da ave:re aggiornato. Restituisco la lettera di Graham. Non occorre per ora risposta. Tieni per il ritorno.

(l) -Il telegramma fu inviato per conoscenza anche a Parigi. (2) -T. 1897/441, che non si pubblica in quanto la sostanza del suo contenuto è ripetuta nella prima parte del t. pubblicato. In calce al t. 1897/441 una annotazione di Fani: • S.E. il Capo del Governo ha approvato l'incontro a Parigi •. (3) -La lettera è indirizzata a c Caro Franco •· Con ogni probabilità J'acomonl. l'l) Non rinvenuta. (5) -Cfr. p. 215, nota 3.
179

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. CONFIDENZIALE 2437/1260. Berlino, 28 luglio 1930.

Ho l'onore di trasmettere, qui unita, a V. E. ·copia di un mteressante rapporto, con H quaJe il'Addetto NavaJe riferisce circa una proposta della Marina tedesca per uno scambio inHmo di vedute e di consultazioni suHe questioni più importanti, riguardanti le due Marine.

Cosi 'la Mavi.na tedesca viene, in nn certo senso, i.nlcontro alle ripetute richieste di informaziooi della nostra Marina, marnifestatesi anche mediante il frequente in.v,io di ufficiali in Germania.

Vedrà V. E. se, conformemernte alle direttive general,i di S. E. il Capo del Govevno, ,sia H ~caso di favorire il'acco:rdo in parola. Naturalmente, ove esso possa essere realizzato, occorrerebbe attua~e le cautele che il caso comporta (1).

ALLEGATO.

TREBILIANI A BURZAGLI

RISERVATISSIMO. Berlino, 26 luglio 1930.

A prosecuzione del mio foglio n. 17 I. S. del 12 c. m. informo V. E. che ho avuto oggi il colloquio preannunziato col capitano di vascello Boehm, Capo del reparto operazioni della flotta alla Marineleitung ed incaricato d1 entrare con me in conversazioni confidenzia-li sugli argomenti cui è fatto cenno nel suddetto mio foglio.

Egli ha cominciato col premettere di esprimer~e nettamente il pensiero dei suoi caJpi, i quali ritengono che gil.i interessi delle due Mm-ine, italiana e tedesca, covrano sopra Unee parallele e pertanto stimano di potetr far sussistere, ove ,la iMaTina itaUana pensi in ugual senso, uno scambio intimo di vedute e di consultazioni sulle questioni più interessanti, il cui carattere di riservatezza dovrebbe venire attenuato dalla fiducia reciproca.

Nel trattare delle varie questioni mi ha consegnato temporaneamente in comunicazione alcuni documenti, come riferisco in seguito, chiedendomene però il contraccambio. Ho ~evita,to di fwe promesse con quaiche pretesto.

Mi ha detto che mi rilasciavano ugualmente i documenti, che per me erano stati preparati, ma che la Marina tedesca ad ogni modo ll'iteneva che uno scambio migliore di quello dei documenti potrebbe avvenire con la visione reale dei sistemi in uso, mediante la partecipazione reciproca a manovre ed esercitazioni navali.

La Marina ~tedesca ~avanzava a suo mezzo 1a proposta uffki:ale di dar cocso a questa partecipazione, giudicata la più proficua e la più adatta, oltre che a rinforzare le buone relazioni esistenti, ad unire negli stessi intendimenti le due marine.

Sarebbe particolarmente gradito alla Marina tedesca poter assistere ad attacchi di aerei alle navi sia con bombe, sia con ~siluri, ad attacchi di siluranti ed alla difesa contro tali attac,chi.

Questa richiesta di partecipazione non viene espressa ad alcuna altra nazione, ma solo alla Marina italiana in considerazione della buona intesa esistente e degli interessi comuni.

Si ritiene che l'attuazione della proposta non sarebbe tale da far sorgere difficoltà o ~complicazioni, pel'chè rnon si tra,tterebbe di à.rnrvio di pa-sonalità, ma soltanto di qualche ufficiale del grado di capitano di v~ascello o di fregata.

La Marina tedesca potrebbe offrire la visione di attacchi alle navi da parte di siluranti e della difesa contro questi attacchi ed anche contro attacchi simulati di sommergibili.

Gli ufficiali della Marina tedesca sarebbero ben ilieti ,di poter mostrare con l'accoglienza sulle navi la loro simpatia per gli ufficiali della Marina italiana.

Ho risposto che, pur apprezzando molto i sentimenti espressi verso la Marina italiana ~e gli ufficiali, niente potevo dke in merito aHa proposta, prima di aver ricevuto 1i,struzioni daJJ.e autorità dalle qua!li dipendevo.

Mi riferisco a quanto ho già fatto presente nel mio precedente foglio sopracitato ed in ogni ·caso pregherei V. E. mettermi in grado di dare una risposta alla Marina tedesca e se possibile di contraccambiare le informazioni ed i documenti !l"icevuti in temporanea consegna almeno con qualche altro docwnento simile, onde mantenere aperta una via che sembra essere di apprezzabile utilità.

Riferisco negli allegati che seguono circa le questioni di carattere tecnico trattate (1).

(l) -Cfr. n. 147. allegato. (2) -Cfr. n. 173. (3) -Cfr. n. 160 e nota 4 allo stesso. (4) -Cfr. n. 172 e p. 238, nota l.

(l) Annotazione di Guariglia: « Protocollare e chiedere il parere del Ministero della Marina •.

180

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. 2422/125,1. BerLino, 28 luglio 1930.

Eccomi Tientrato a BeD1ino. S.A.R. (2) è rimasta un po' sorpresa <fuihla mia partenza prima deilll.a Sua-ma come :!1are? Non avrei potuto rdmanere più dii cinque giorni !I:ontano dall'ufficio. E poi, ora, là, tutto è sistemato, procede regolaxmente -anche l'affare Toscanini è stato ben definito. Il Maestro ha domandato di essere ricevuto da S.A.R. -questa rha v~sto davanti a t1Wto H pubblico -poi l'ha rinvitato a cena per ierser.a. La Principessa è soddisfattLssima e produce in tutti la migliore imprerssione, per la Sua affabilità unita a gr.ande, regale dignità.

HitleT è stato a Bayreuth -io non ·l'ho v~sto. Federzoni. ha avuto con lui, segretamente, una lunga rcoiwersazione (3). A me non ne ha parlato, nè !Prima nè dopo -ma so che è rimasto • entusiasta •. Anche ~avina ha avuto, con Hitler, un lungo colrloquio, che mi ha riassunto come appresso:

• Piano Young è inattuabile perchè Germania non è economicamente in grado di p·agare peT 50 anni da 2 a 3,5 miliardi di maDchi all'anno. La Francia stessa .sa, meglio che chiunque aiLtTo, che Piano Young è inattuabile, ma la sua poli:tka è rd.uscita nondimeno a :!1wlo imporre. La Francia mira all'annientamento deli1a Germania; perch.è solo con la distruzione del fattore di partenza germanico essa può 'imporre a1 Continente la sua egemonia nella forma di una "pax galli~oa ". Ed a[,Lora anche :l'ltal1ia !sarà a~sservli!ta senza pOissilbilhlltà dii reazione.

Pessime condizioni economi,che della Germania e pessime condizioni europee in gene·re, 1dacchè produzione amerri:cana e assenza di un mel'cato russo tpTemono

L'addetto militare a Belgrado, tenente colonnello Amari, riferirà a Gazzera, con rapporto del 16 dicembre. circa colloqui da lui avuti con membri della legazione tedesca ed aventi per oggetto un possibile concorso te'desco in caso di guerra franco-italiana. Amari così concludeva il suo rapporto :

c Quanto mi è stato detto può cosi riassumersi:

l) La Germania non è pronta ad una guerra colla Francia, né ha interesse a farla ora;

2) È prematuro parlare di 1m appoggio militare tedesco in caso di conflitto franco

italiano ed è molto pericoloso fare affidamento su di esso;

3) Occorre lasciare tempo alle cose, né è conveniente procedere a mosse premature!. Non è escluso in avvenire che la Germania, acquistata la sua libertà negli armamenti, poosa stringere un'alleanza coll'Italia: ciò sarebbe anche ben visto in Germania;

4) Oggi in caso di conflitto franco-italiano il contegno della Germania non potrebbe essere altro che di attesa. pronta a ncendere in campo solo in un'opportunità favorevole>. Nel trasmettere a Grandi copia del rapporto di Amari, Galli cosi commentava: «Malgrado l'interesse di tali colloqui ritengo però che essi potrebbero indurre Berlino in errori

-o fallaci ipotesi su nostre intenzioni belliche, sicché sarebbe mio avviso, qualora V.E. lo approvi, raccomandare al col. Amari di evitare di entrare ancora in siffatto ordine di conversazioni •.

{3) In luglio-agosto Federzoni ,con la moglie compì in forma privata un viaggio in Germania e Polonia.

sull'Europa. Germania si avvia a catastrofe economica: i disoc,cupati sarliranno nel prossimo bienn'io da 2,5 milioni a circa 4 milioni; e questa massa r,ivoiluzionaria passerà ail. comuni1smo e a[ nazionalsooialismo.

Hitle'l" è assolutamente sicua.-o del suo trionfo, ma lo spaventa l'eredità, che troverà, del potere. Vuole che la inattuabilità economica dei trattati risulti prima del suo avvento, in modo che <la iloro revisione risulti ne<C·essaria prima. Egli vuole, <poi, il rispetto ai trattati. L'orientamento della sua rpoliti!ca sarà orientale e nord-orientale. Con l'Italia, nessuna divergenza, e quindi cooperazione, nel farle conseguire, in Mediterraneo, l'influenza e le fonti di maggiore ri!cchezza, cui essa ha diritto di asph:arre. Riconosce frontiera Brennel'O. Rkonosce siJStemazion,e con Fl'a,ncia, a occidente, purchè Francia cessi di costituire un pericolo di distl'UZIÌ!one rpe'l" ila Ge!l'ma[[)Jia e di costituire per ilied. una pell'(ID[le mlmaocdia.

Ma si dia possibilità di e<spansione a Germania vel'so itl Bailtì<co, delile cui provincie produttrici di grano la Germania ha bisogno, pe'l" nutrire 20 mi.lllioni di tedeschi, per 1i quawi si deV'ono importa1re d. vive'l"i. Se Germanda si liaiscia espandere verso BaltiJco, non vi sacrà neanche bisogno di colonie. Ma se COIIllP'ressione economica attuail.e dUirerà a:ncora, allora Germania dovrà rovJnarsli con dumping delle sue industrie, che creerà rovinosa concorrenza e impilicherà rovina delil.'industl'ia anche negli alltri stati europei.

AHe prossime eilezioni Hitler ·conta entrare nel nuovo Red1chstag con oltre

50.seggi (contro ad. 12, :che ha oggi). Ne guada~à 20 -25 alJla socia<1democrazia, 20-25 ai palrtiti mod.eil:"ati, 2, 3 o 5 a1l Ge!llltro. La socialldemocrazdia sii dJi,sciogliierà con passa'ggio al comunismo e al nazional1sodaUsmo •.

Non 1so 'se V. E. divide l'a mia impressione -ila quale può essere riassunta come appresso: -Hitler parla come se già ave,sse iii. potere neHe mani. n suo luogotenente Fri<ck, poi, ha dichiarato che, dopo il successo, li nazJonaili socia1l1sti domander,anno, nel Reich, il Ministero delll'Interno. Ora, Hi,tler e i suoi avranno il successo elettorail.e -conseguenza di questo sarà che il nuovo Reichstag sarà, ancora meno deiJ. passato, capace di lavorare e di far fronte ai gravJ,ssimi problemi, spedalmetllte economici, che pesano e peseranno ancor più gravemente suil,1a Germania, nel prossimo invevno. Ma sa.rebbe molto azza~rdato hl prevedecre che Hitler arrivi 'a prenderre H potere. Quindi, intoosificaz.ione delila [otta inte'l"na. Prima che il Reich tTovi un a,ssetto stabile, dovremo attl'aversa,re un periodo bUirra:scoso.

A Gravd.na è moilto dispiaciuto il :fatto che MaTtin Franklin, dumnte la sua assenza -secondo quanto dke Gravina -è riuscito a Danzi,ca e a Roma a tener lontani da'l concorso ippiço di Zoppot (nei prossimi ,giomi di agosto) gli uffidaili iJtai1iaru che avevano promesso di intervenirvi privatamente. Gil.i è dispiaciuto, non 'soilo perehè i nomi ufficiali V'i avrebbero fatto ottima figura e avrebbel'o <cOtilltribui<to ail. prestigio de<l nostro esercito -ma anche pe'l'chè a Berllino, questa ,alttJiVIità del R. Amba~ctatore a Varsarvtia, SV'oilta a Danz~ca dn senso eocesSiivamente polacco, darà impressione di pa,rzialità (1).

Mii scusi 1La 1Lnnga 1ettem -ma ho 'cr,eduto miLo dOV'We di informa~rLa di tutto que·l che p'l"ecede.

(l) Gli allegati mancano.

(2) -La principessa Maria .Tosè di Piemonte.

(l) Annotazione di Guariglia: « Questo non è vero. Gravina aveva avuto delle false informazioni, e, come al solito, aveva avuto il torto di parlare senza controllarle •.

181

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 4438/2391. PaTigi, 28 luglio 1930.

Qua1ttro ~~iorn<i :Ila Lord T)"'''I'ell venne ,a vedel'mi per ~avere notJi:zie stlille nostre fa,ccende con 1a Francia. Doveva vedere Berthelot H giorno dopo e voleva essere ai corrente.

Gli dissi che io aveva v1sto il l 7 corrente Berthe1ot H quale m'aveva annunciato ~che era stata inviata a de Beauma11chais la risposta alla nostra nota dello 'SCOI'So ottobre: 'Che, :Ln più, BertheJot m'aveva annunzi,ato che le conversazioni navali avrebbero avuto 1sede a Parigi e ,che per esse prevedevansi preparatorie conver1sazioni t1ra i Funzionari esperti Ro.:;so e Massigli. Non aveva indicato l'epoca (1).

Dunque, conclusi, tutto sembra e~sser stato rimesso in moto, ma con qual r1tmo, con quale defi1nit:hna vri1sione, mi resrtJava tuttora :ignoto. Sa1rebbe un buon segno, gJJi diss1i, se ,:iJI documenrto che il ~signor de Beaumarcha1:Ls ICOnJsegnerà a Roma (2), fosse intonato verso una equa e rapida soluzione deLle questioni cui esso si :rùferisce.

Lood TYil'r,eiLl, si ~compiacque de!lwo stato di 'Cose ri!suitau,te dalJle mie not~ie,

mostrò di pensaJ1e ~che esso IS1gnifi,casse non ,siJcmrezza di avvenire, ma 1Slo,11Jan,to

inizio di avvi,amento fidudoso verso possibile soluzione. Si espresse poi nel senso

che aUe conver:sazi,oni Rosso Massigli pall"tecipasse anche i!l funzionario esperto

Oraiglie. Quest',em ne1l desidedo di Londm (3). G1i risposi ~che Londra porteva

in proposito ,sentire direttamente Roma.

Ier,i ~sel'a vidi Lol'd Ty~rrel1l poco pri:ma deHa sua ~pavtenza per dieci giorni

per Brides-Les-bains. Mi dis1se aveva parlato il giorno precedente con Be:rthelot,

i,l quaJle ~lii aveva detto ,che Beaumal'cha'i's aveva oonsegn,arta ,a Roma iiJa m~sposta

a:11a nostll'a Nota dell1o scoriSio ottobre. Lond Tyr>:r,el'l :flece all<ooa rimaJrCiélll'e che

la Francia aveva tandato 9 mesi a dspondere e Berthelot ammise che v'era stato

rita11do; lasciò capire che si el'a voluto rompere il :liatto del ritardo; e, su do

manda, disse 'che 'la 'l1Ì:sposta aveva tono 'concHiante. ,

Ho chi,esto 1a Lord Ty;l1l'e1Jl,se aveva pacl1ato con Bel'theiot nel senso del desi

derio inglese che d'l S1gnor Craigie partecipi alle convel1saz1oni Rosso Massigli

e mi ha ~risposto di no. La cosa non è aill'Cora matura, ha detto: data ora, questa

idea può ancora fa'I" sospettare ~che noi Inglesi si voglia intrometterei troppo e

può :flar nascere qual,che diffidenza: coi F~rancesi biso~na aver pazienza e Ja,sciare

che il tempo e ·g[i eventi fadHtino que,lle tnasformazioni di posizioni che sono

necessa11ie per pel'mettere al Governo di evolvere e di scendere daJJ.e posizioni

prese. La questione nava!le è fOl'temente sentita in Parlamento, disse Tyrrell; ii

Governo avrà non poche diffircol:tà a ,persuadere il Padamento. Io gli dissi allora

che il Stgnor Henderson aveva già parlato a S. E. Bordonaro del desiderato

intervento del Signor Omigie.

Quanto aUe previsioni di procedura e di 'tempo, le mie conversaz,ioni con Berthelot e con Lord TyN"ell, le ,convel'ISazioni di Lor,d Tym·elil con Berthelot portano a queste previsioni. Bisogna preparare iii. terreno in modo che V. E. e il Signor Briand possano avere a Ginevr'a in settembre una pr;tma conversazione sostanziale: tra settembre e novembre, quando vi sarà l'altro :Lncontro Gmevrlino pel disarmo, ll.e conversazioni dovrebbero essere intensificate m modo che prima del novembre, e prima ,che scada ila vacanza del progr,amma di costruzione navale 1930, i due Ministri possano trovare :Ll terreno chiarito per l'auspicata conclusione.

Questo è un programma a previsione assai otttmistka, come si disse tra me e Lord TyrreH, ma bisogna lavorare 'sempre con ottimi,smo, ailtrimenti non si conclude nrul!l.a.

Qua~o1alila si!tuaz:Lone genera,le, v'i è 1ill senso de,lila détente troa i due Govern,i: non v'è 'ancora détente 'nei circoli politi>ci parliamenta,ri, rper quanto mi si dica che la CommissLone pa:damentar,e de~i Affari Esteri :Eu unanime nelJ'arppl1ovare l'.ilntenz,ione ,e dl pronostico del Signor Briand di 1risolve11e :fìelic,emente tutte le divergenze Ita,lo-Francesi prima deilla filll!e 1del 1930: non v'è ancora da rpa11te del s.ilngolo indivdduo, >che può non essere ita1ianolfobo ed è spesso ita>Uanofi1o, ma ancora si 'sente offeso dal come è stato investito ed ai!lJcora masti>ca male. Nel complesso però la faccenda... va evolvendo, ~lentamel!lJte :ma va... (1). Fol1tunatamente le due stampe (salvo ,gli arrabbiatilssimi tra ,gli anti-fascisti) sono calme. Btsogna che :restino così ed a J:nn,go; senza per ora, nessun accenno dii affrateLlamenti: Cll"onaca, e niente altm. L'antidlascismo :tiuoriuscito si sente... (l) coLl'acqua aHa ,goJ.a.

Mi pennetta V. E. di attka~re ,la sua memoria su un punto deLle faccende Ita,lo Francesi Ì:H ,cui non si ~parla più da tempo: ossia sruhla r~chiesta froo,oese, ammessa ,dall. Capo del Governo 'nel suo dtsoOII'ISO del 5 giugno 1'928, dd nn patto, largo patto di 'amicizia. Si pensa che questo patto sarà verosimilmente invocato dal S~gnor Briand, anche per trova,re la soluzione delJa quest~one navale, soluzione 'che ,secondo una frase del Si,gnoil' Briand già da me a V. E. riferita, egli sembra escogitare per ora 'Come temporenea, limitata doè ad una intesa fino al 1936, quale preveduta nel Trattato navale di Londl1a. H patto d'amicizia potrebbe assumere sostanza di patto di non aggressione; in tal caso, se conterrà promessa reciproca di neutralità ove 'l'altra parte sia aggredita, ,costituirebbe, od almeno figurerebbe ,cost1tuire una tranquillità Hali<ma di fl"onte ailila Jugoslavia ed una limitazione del patto Franco-Jugoslavo.

Moodo IOQP~a di tutte que1ste m~e oorrJspol!lJdenze al R. Amba,soiarllor·e m Londra, in con:llormLtà de/llle d!stlruZJioni di V. E. (2); 'così ~come già r[,cevo da ~u:i cop~a deLle ,sim~La>I'Ii sue CO['['i'SPOndenze.

P. S. -Ho chi:esto a Lord Ty,rre1l ,se prevede 111~ta11do 1re1lla I'linnìOI!lJe del Oonsiglio a Ginevra per causa delJ.e elezioni Tedesche. Queste saranno H 14 settembre; il l'1sultato sarà 1def1nitivamente noto ,iJl 16; poi vi ,sarà la crisi Ministeriale; dunque dowebbesi tardare la riunione ginewina al 24 o a[ 26. Lo~rd Tyrrell è d'opinione che non debba esservd ritardo, e di tener 1a riunione alla

data ab1tuale della prima diecina del settembre. Egli non crede (come credono qui, ~inom) che le elezioni del 14 settembre cambieranno marcatamente la fis1o>nomiJa d~l nruovo R~e~cblstag.

P. S. -V. E. 'avrà ,Ietto (teleg. 1s1Jampa n. 8217) l'·edirtoniail.e dellia • Républtque •. Il gioma,le è ma,sson&co; ma è tl giomale del Signor Daladier. L'articolo, ·Che non può esser a1ppal'so senza l'espresso consenso del Daladier, comproverebbe quel,che in mia precedente lettera Le ho riferito (1), che questi non è più cOllltl'ario ad un'intesa ltalo Francese, a ·causa del Fascismo : no: ora la ·ammette ·così come nel tempo la Francia si legò collo Zarismo.

(l) -Cfr. n. 160 e nota 3 allo stesso. (2) -Cfr. n. 172. (3) -Cfr. n. 177. (l) -I puntini sospens1v1 sono nel testo. (2) -Cfr. n. 146.
182

IL MINISTRO A BERNA, MARCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3674/762. Berna, 28 luglio 1930.

11 volo antifascista su Miàano per opera del noto Bassanesi, volo che ha trovato nel Cantone 'llidno una 'sapiente e ,siJlen~iosa complicità, mi obbliga ad esporre a V. E. alCU!ne cons1derazioni pe•:nsonali dedotte da un'accu11ata osservazione deH'ambiente svizzero, durante questi miei primi ·cinque mesi di permanenza.

T:na i paesi d'Europa in cui ill sovversivismo inte11nazionale ha trovato sempre la più Jarga e indisturbata ospitalità, la Svizzera tiene indubbiamente il primo posto. Sovver,sivi,smo e antifascismo trovano dn questo paese i:l proprio vivaio, un ambiente, c.ioè, ·costituzionalmente e quindi .stabhlmente adatto agli sviluppi della prop!da 1ntemperanza. In altri ·paesi, a base ·cosidetta democratica

o liberale, gU 'estremismi di tutte le forme ·sono, in fondo, ail.la mel'cè dei mutevoE governi e possono godere o11a una tollerata e baLdanzosa !Licenza, ora essere sottoposti a du11i momenti di Tepressione. Ma ne11a Svizzera l'~deologia dell'individualismo, che diminui,sce il concetto moderno dello Stato e ne riduce le manifestazioni poliHche ad innocue forme TudimentaU, costitui·sce per J'estremismo di ogni colore e di ogni tendenza Ja più 'sicura garanzi,a d'incontrastata libertà.

Il fuoruscit1smo i·taHano ha, nell'a Svizzera, ilil più importante quartiere generale, e sotto le bandiell"e dehla concentrazione antifasci>sta il."aocogHe comuni,sti, socialisti, massoni e tendenze affini. È nella Svizzera che si pubb1kano l'Avanti, Falce e Martello e 'l'Allarme, oograno de~11a concentrazione, per parlare solo di giornali redatti in Ji!l11gua itaLiana. È attraverso Ja SvJzzera che si dif:fionde ·iJl Becco giallo. N lbempemmenrto svi'ZZJe,ro è di per se stesso • buon conduttore • ver.so l'Italia, come, del resto, da epoche lontane fino ad oggi, fu conduttore di 11ivolgimenti politici ne]ile v~wie nazioni europee. Senza andare troppo lontano, potrei citare la tragedÌ>a reale serba e relativa sostituzione

dinastica, l'avvento del bolscevismo in Russia, qui accuratamente preparato da Lenin, e, ultimo, perfino U ritorno di Re Carol al trono di Rumania.

Quando, nel febbva,io scorso, assunsi J:a direzione del:la Legazione a Bel'lla, la nostra s1tuazione d~pliomaUca era tutt'altro che rosea. Alcuni avvenimenti, ahl:ma ["ecenti, e a!Lcrmli n101swi e["["oo-i avevooo fatto hl. giJUoco dleglli antiifulsoilstli. n complotto di Gmevra (l) e J!e iliste dii cos:ide<1Jta p["osaruzdJone (a1ttadiillli svd!zzieri da respiJilgersi aila frontiera) avevano alimenltato contro il Regime uno stato d'animo di diffidenza che, 'presso moil.ti, arrivava ad nna netta avvevsione. Vennero poi i damorosi avresti e ile susseguenti e,S[pulsioni, rper il preteso spionaggio italiano, d'una dozzina d',individui di bassa lega, presi ,colle man!i. ne'l sacco, scoperta ·che danneggiò non poco Ia nostra reputazione.

Tuttavia, affrontando la situazione con molta ca,lma, e diminuendo l'importanza di tali incresciosi avvenimenti, si è ristabilita col Gove!'no Svizzero una situazione diplomatica di eccez,ionale cordialità, che, data la natura vorrei dire giuridica del paese, non :lirena, però, nè attenua l:a campagna antifascista condotta contro di noi. Anzli, 'in questi uiltimi tempi, ,l',antifascismo ha cooDdi:nato e regolato la sua azione, lasc1ando al,la parte più estrema di: esso -i comuni'Sti di FaLce e MarteLLo -Ì'l oompito di eccitare fino aH'inverosimhl.e la pubblica opinione contro personaw1tà del Regime, contro i suoi vappresentanti all'e,stero, raggiungendo, perfìLno, l'incoraggiamento all'assassinio, cosa per la quale dovrei protestare rp!resso il Dipartimento Politico.

In modo particolare sono prese di mi!ra le nostre co-lonie operaie, in mezzo aJle quali si diffondono artificiosamente ile più 'strampalate notizie. A tuttt gli operai 'stagionaili, quelli che fanno la spo~etta tra l'ltlilia e ila Svizzera, giungono giomaili sociali>sti, comunirsti, foglietti VJ01anti. Dovunque esiste un, rp!tccolo reparto di ~lavoratori italiani, talvolta in ~locali-tà ne,hle quali i Consoli. è impossibile arrivino per mancanza di mezzi e di tempo, arriva però un agente d~la concentrazione antifasc1sta. Si aggiungano le difficoLtà ambie~i in mezzo alle quali si muovono i nostri ope!rai, i quaLi, nnche se buoni, debbono narscondere i loro rsentimenti pe'r non trov:arsi esposti alle we di compagni di cr,avoro e a successiv,i ~Lcenziamenti qua,Li... pe!rturbato~i occasionali. I pochissimi che re,ststono sono bersaglio a tutta rla rCl!'icminoLogia antifascista, che culmina spesso con atti di violenza, di sabotaggio, di assalto bi11gantesco, ~come a Zurd!go, per !il solo fatto di porrtare il dtstintirvo fa,sci:sta.

Intanto si ·c!reano eolonie comuni,ste e socialiste per i fanciulLi, scuole come a Ginevra, dove querl Gove!rno cantonaJe offre ospitalità ne,IJe l(l["Oprie auile, ospitalità negata alle scuole deUa Dante; intanto, pezzi grossi, medii e pi!ccoli del fuorusciti1smo scorazzano per 1a Sv!i.zze!ra, vi 'si fermano e vi trovano aiuti. Il Cantone Ticino è divenuto un vero alveare m proposito, e valg,ano rpe!r esso, i rapporti inviati dal R. Console Genera~e a Lugano. È l(l["Op!rio nel Ti,cino che si stampa l'unico quotidiano sodail,1sta deLla Svizze!ra in Hngua ita!lriana.

La necessità di fronteggiare, nei limiti del possibile, questa situazione, mi apparve subito da un dupUce punto di vista: a) da quehlo pol,itico interno, per tutelare il Regime dagLi atta,cchi che possono venirg1i dalla Svizzera, e, sorp!rart

tutto attraverso la Svizzera; b) e da un punto di vista più vasto, cioè internazionale, per agire e t:reagire dailila Svizzero, su quella opin~ooe pubbli:ca mondiale che trae aUmento da questa :wna d'mcontro e d'incrocio di interessi economici e politLci europei (territorio dehla Confedera:cione-Lstituto g1nevrtno-Uff~cio InternazionaJe del Lavoro, ecc., ecc.).

Per la difesa del Regime, dn senso stretto, in primo luogo, è da evcitare in modo assoLuto i:l ripetere gli ervori sopra accennati, errori che hanno una portata ultra episodica, inquantochè òascwno di essi, mentre rafforza l'antifascismo già in atto, orienta 1n senso sempre più divergente da!Ja nostra eUca statale e dai nostr!i. interessi immed1ati que:hle zone dell'op1nione pubblica elvetica per l'innanzi agnostiche o soltanto diffidenti. La pubblJtca nozione deH'eststenza di lJilste :di :cittadimd. svizzeri • proscvitti • da:ltl'ItlalJta, e ti suoceSISivti aJTTe'S'tli peJ cosidetto spionaggio fascista, fecero scendetre apertamente in campo cOilltro di noi anche gli organi più gravi e p!i.ù cauti della stampa elveUca, organi che a seguito di un lavoro tacito e inavvertito, sono stati indotti, invece, a protestare per l'incuvsione aerea su MHano.

Que:i grossi incidenti dtipesero da insufficiente conoscenza e da inesatta valutazione dehl'ambiente svizzero, e da grossolani errori di tattica. Non consta ahla

R. Legazione da :chi ricev~ano ovdini od istruzione i IllUffierosi agenti che esercitano in Svizzera una sottoSipecie di servizio polittco e di polizia pe:r conto dell'Irbama. La pvesenza di :costovo si sente però dll~mente diappertutto, e si ha pure la sensazione che essi dÌipendono da mandanti dive11si al di ~là del1a frontiera, ~sensazione determinata daLla contradittorietà, interfer~enza e, sovente, animosità reciproca dell:le llovo manifestazioni. Dai fatti emersi si deduce che la loro opera è stata ~assai più nochra che uti:le atl Regime.

Ora è indispensabile ed urgente che questa attività sia rricOilldotta ad un s~stema piiù :sano :e ,più :J:og.lco: l) e.Limilnando, dil più possibiiiJ:e, l:a molitep11cità dei mandanti; 2) esplicando tale attività polit1ca e di polizia peL canaLe deHa R. Rappresentanza in Svizzera, ~a quale soLa può avere tutta la necessaria sensibhlità dei momenti e dell'ambiente.

In ~secondo luogo, occor:re mantenere tn stato di efficienza e in assetto di difesa le numerose nostre colilettività in Svizzero, per fa!T si che esse da una patrte possano resistere all'azione corrosiva dell'antifascismo esercitato neUe svariate forme dianzi accennate, e dall'altra possano costituire di per sè, per la loro compattezza, un polo di orientamento deHa civcostante massa di indigeni.

I mezzi.

Pr~ima di tutto H DopoLavoro. Questa è ~l'tstituzione :che, nella pratica di due anni, :si è rivelata un potente mezzo di coesione delle diverse collettività. H dopoliavoro, ne:lile :sue diverr:31e fovme, sporidlve :e :CU!lturali, :a:glisoe sui giovani e sug11i adulti; li trattiene e l:i attacca acràa collettività ita'l:iana, materia,lmente e spiritualmente; riprende a poco a poco, ma quasi fatallmente, alla circostante massa svizzerra, quegli elementi che con essa stavano per confondersi, o si erano già confusi. Queste sono constatazioni di fatto; questa è Tealtà. Ma H dopolavoro, l'istituzione più suadente che H Fascismo abbia saputo dare ane masse lavoratrici italiane :a:l:l'estero, è agonizzante, perchè gli sono stati di un colpo tagl•iati i viveri, dopo i:l primo anno. Nell'esercizio 1928/1929 i dopolavoro nella Svizzera :ricevettero complessivamente da'l Mostero degH Affari Esteiri un assegno sufficiente, che doveva essere continuativo, come da assicurazioni scTitte. Nell'esercizio 1929/1930 non hanno ricevuto ancora mlilila, mentre H Ministero degli Affari Esteri preannunziò una JJarghissima falcidie suhl'assegno ,precedente. Da qui, iniziative stroncate, debiti, malumori, delusioni. Non siamo in tempi di prosperità, quindi non si devono chiedere ~stanziamenti magg,iori, anche se evidentemente utili; ma è indispensabile ai dopolavoro nella Svizzera ~·a,ssegno che fu stabilito nel 1928/1929 con carattere continuativo.

n Giornale. Cos~detto organo deHe coHettiv~tà italiane neLla Svizzera è attualmente 11 sethlrnanale SquilLa Italica. Per vecchie tare del passato, esso mena una vita grama, pure essendo diventato un giorna1le che dovrebbe poter vivere da sè. Occorre toglieirlo dai vecchi ceppi, dargli libertà di respiro, e quindi possibilità di maggiore penetrazione nelle nostre coHettività, diffondendolo, ove occorresse, anche gratuitamente. E occor,re, senza indugio, riportare vicino alla R. Legazione la sua redazione, ammmistrazione e tilpog,rafia, sottraendolo aH'ambiente ticinese che ne spia e ne controlLa ogni movimento anche interno.

Le Scuole. Data l'obbligatorietà delmstruzione elementa:Te ~ocale, le nostre

Scuole 'in Svizzera hanno esclusivamente finalità na:llionaU. Sono per fanciulli

(veri e propri doposcuola) e per adulti, i,ta>liani e svlzzerd.. La loro impostaZJione

gener~e è >Soddi,sfacente. L'ispettore scola,stico, di recente addetto aLla R. Le,ga

zione, potrà, con azione un~forme, rivolgerle sempre meglio a,l,la suddetta finalità.

Asili d'infanzia. Devono 'servire a prendere da1la famiglia e a trattenere per

tutta la durata del >lavoro giornalie~ro i rp~ccoli d:taliani non ancora soggetti al

l'obbligo dehla scuola.· Esplicheranno una dupHce funzd.one: educativa per i

bambini ed a~ssd.stenziale per le famigHe operaie, rper [e quali essi, nelle me del

lavoro, sarebbero un impaccio ed una preoccupazione. I pochi as1!li che esistono

sono molto apprezzati dane !Il!O'stre masse ,operaie, e sono deside>rati>ssimi. Oc

corre moltiplicaTne H numero, con un onere relativamente modesto.

Per queste vie, accortamente battute, J.a efficienza :liasci>sta delle cohlettività

italiane in Svizzera potrà essere ass1curata.

L'azione di portata internazionale deve avere pex-strumento una Agenzia

di informazioni g~ornalisbche. Bisogna tener pre~sente che l'i.nformazioo.e data

a Gine,vra ha x-arpida e'co in tutto il mondo, rperchè a Ginevra si trovano corri

spondenti di tutti i notevoli organi de,l!l'opinione pubblica mondiale. Da quel:J.a

fucina o ,cucina di politica internazionale nessuna voce italiana, o amica del

l'Italia, si irradia sinora.

A forgiax-si questo ~strumento 'si può senza molte diffi,coltà arrivare peli'" vie

e per combinazioni diverse. Queillo che impor~ta è di non ~tardare a difendeTe il

Fascismo anche dal risonante centro ginevrino.

La finitima Svizzera è, dunque, un punto strategico di eccezionale ~mpor

tanza per ,Ja difesa del Regime. È zona di difesa, e quindi zona di perico1o. È

anche sotto l'aspetto poHtico un cuneo che si interna nella compagine itaHana.

I mezzi idonei a questa difesa sono stati accennati; ma perchè conducano allo

scopo bisogna che essi siano armoni,camente adoperati, con unità di criteTio, e

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con unità di condotta. PerduDare nella molteplicità delle in,iziative e dei metodi può essere esiziale aH'alta finalità che deve essere raggiunta.

Signor Ministro, dopo quanto ho esposto, ho il dovere anche di accennare all'assoLuta mancanza di mezzi finanziari a mia disposizione. Per tutto qllall1to 11ig:ua!I'da lrli!~che, ~investligaillloni, :stampa, giJOII1Il,aJ.Iils1li, Jia LeglaZii!one dii: Bemm :non ha un ~centesimo, dico un centesimo, a disposizione. H :llatto è ,strano perchè si tratta proprio deHa Svizzera! L'opera mi'a peDsonaJ.e e quella dei RR. Consoli è, talvoLta, laT'rei.511Jaita o :p11essata dalilie duDe necet.Sistìà finalnziatr1ie, :impehlieniti. alll'opera stessa. H nostro lavotro è, così, monco e impossibilttato a :llrontegg,i,are avversari che dispongono di mezzi da noi nemmeno sogiilati. Mi permetto di insistere per quest'ultima parte che rimane J.a chiave di volta di ogiili nostlra possibilità presente e futura.

Rilassumendo, pDego V. E. di votl!etr ~consiJdeDare, ~con l'lllrgenz:a che J.a questione ,sembra comporti, se, per adempiere adeguatamente atl!la funzione di vedetta del Fasc1smo in una dellle :posi:zJioni più deHcate, ~la R. Lega:zJione a Berna debba essere dotata:

l) dei mezzi finanz,iari per: a) tenere in efficienza il Dopolavoro, i:l Giornale, e le opere a'ssistenziali, in genere, in que,ste nostre coliiettività; b) in quanto rpossibHe ed opportuno, coordinare, controllare e, talvolta, eseguke direttamente il Servizio di polizia in difesa del regime; 2) de11a 1Libera facoltà per l'utilizzazione dei suddetti strumenti.

Sarò grato poi all'E. V. di volel"lsi compiacere farmi conoscere se ritenga debba anche attua,rsi, come ,:penserei, !hl servizio di informazione giornalisttca in Svizzera, nel qual caso ~stuldierei :proposte ~concrete da ~sottoporre a V. E., contando eventualmente, anche in patrte, su queLle disponibil1tà che si renderanno liquide per Ja fine del noto contratto col Oentl"lo Internazionale di studi sul Farscismo, a Losanna.

(l) Cfr. n. 142.

(l) Cfr. il commento del «Corriere della Sera" del 3 gennaio 1930, sotto il titolo c Da Parigi a Ginevra >.

183

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1905/515. Berlino, 29 luglio 1930, ore 13,55 (per. oTe 16,50).

Rilevo in questa stampa sociaHsta e di sinistra r1prese notizie tendenziose r.iguaxdanti Regime e situazione interna Ha1ia, date come provenienti da Parigi

o dal confine.

Si annunz1ila per esempiJo: l) ~aumentarto a1rrrivo din Franeia e in COI"IS1ca fugwLaschi poll<iitilci e diJserrtorri mi!lital'li; 2) rbraisferrrimento Questore Milano in seguliito al voiLo Bassanesi ,su querlila città; 3) 'si rHeva dilsorwanizz,azione li:n tutte le organizzazioni fasciste provata dal fatto che non erra possibile far levare un aeroplano in tempo per mseguire Ba,ssanesi e come ~tutte 'le autorità avessero pel."lduta ila vesta; 4) rSi olslse!rV1a <Che ri fog1ietti tlancd!alti a nome ArssociaZiÌIO!llJe seg1l'eta Giustiz,ia e Libertà sono serviti come esplosivo morale attraverso Italia dove situazione va ogni giorno peggiorando (1).

(l) Il telegramma di risposta, certamente di Mussolini non è stato trovato. Ma cfr. n. 192.

184

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

T. 731/325. Roma, 29 LugLio 1930, ore 24.

Telegramma di V. E. [per corriere n. 421 del 19 luglio (1).

Confermando quanto già S. E. Grandi ebbe a dilre al Signor Briand a Ginevra (vedi allegato a telespresso n. 217034/386 del 22 maggio u.s.) (2), Ella potrà dichiarare al Signor Brian:d ·che i:l Governo ital:iano vedrà con piacere l'ini~io di conversa~ioni preliminru'i suLla questione navaJ.e a Padgi durante H mese di agosto tra Massigili e Rosso. Ellla potrà aggiungere che R. Governo è stato informato del desider.io del Governo inglese •che un esperto britannico assilsta 1aùùle convemsaZii!Qillli: tiil. R. GoV'erno, che non aVI11ebbe obi!ezJiom al riguardo, gradirebbe 'conoscere il pensiero in proposito del Governo francese che risulta essere alt 'Corrente. Conv.aJ.ido H parere del Signor Bri!and che convenga per ora a:steneTsi daJ. daTe pubbHcità a quanto precede. Data •l'assenza di S. E. hl Mi!nistro e ·la necessità che Rosso ne abbia istruzioni non mi è possibile ora proporre una da.ta .predsa per l'·mcontro. La pregheTei intanto di presentire il Governo francese ,su]ila <convenienza ·Che gH esperti siano assistiti da tecnici della R. M<all'IÌillla ·che p& l'I.ta,Lta powebb&o ~esse["e ·i!l Comandante RuspoLi e il Comandante Raineri Biscia (3).

185

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI (4)

TELESPR. 272•21/1273·. Londra, 29 LugLio 1930.

In risposta al tele<sp.resso n. 224057/544 del 19• corrente (5), ho l'onore d'infol'mare V. E. che dopo matura ·considerazione e sentito anche il parere di persona di fiducia qui residente, molto addentro neLle questioni maltesi, mi sono astenuto dal. fa;['e un vero e proprio passo presso questo Governo in merito a!lla introduzione deHa lingua maltese nei procedimenti giudiziari e negli atti notarili.

Mi sono Limitato ad intrattenere, N1 una conversaZJione .amkhevoile, Sir Robert Vansittart, fa,cendogli rilevare 1a penosa imp11essione che .produce in Italia

Sarebbe assai opportuno trovare il modo di far presente a codesto Governo alla prima favorevole occasione penosa impressione che non mancherebbe di produrre in Italia una tale misura la quale potrebbe apparire come intesa a contrastare lingua italiana consacrata nell'isola dalla più antica e fin oggi ininterrotta tradizione •.

la convalida di una legge, già contestata, fatta esclusivamente in odio aJla lingua italiana, contro le più antiche tradiz,ioni culturali deH'isola e contro il voleTe della grandissima maggioranza dei maltesi stessi.

Sir Robert ne ha perfettamente convenuto, ma ha nel,lo stesso tempo mostrato di non dare nessuna importanza pratica alla legge in parola, destinata a non durare e certamente a non compromette.re ll'uso della lingua italiana a Malta. Un mio passo,,anche semplkemente ufficioso, oltre che esse,re interpretato come indebita ingerenz,a negli affari iinterni di un Governo coloniale britannico, non avrebbe certamente alcun esito, perchè l'ordinanza che convalida tutte le legg·i contestate del governo Strickland ha un carattere di ordine generale e transttoil'>io, un Ca['artteTe di in,ter.esse pubbl:Ìico, che €1Siclude dii :peil' se stesso l'ammissione di singole eccezioni. Ancora minoil'e probabilità di successo a.vrebbe, per ovvie ragioni, un tentativo da parte deH'Ambasdata d'Italia di fare intervenire nella questione S. M. il Re d'Inghilterra, per una • legale disapprovazione • delle due lleggi in que1sttone secondo il diritto che l'Ordinanza stessa gli conferisce. Sarebbe una mossa >sbagliata che, non solo dimostrerebbe un interessamento da parte nostra che darebbe nuova esca alla tesi di coloro che accusano l'Italia di a.spirazioni su MaJ.ta, ma potrebbe anche sembrare un esagerato ·timore del danno che un dialetto come la cosÌidetta • lingua ma:ltese , può arrecare al,la secolare cultura italliana entro i confini stessi deU'isola.

La legge suU'uso dehla >lingua malte1se dettata daJ.l'Halofobia di Lord Strickland e dei suoi seguaci è destirnarfa, 1Se·condo il parere di quanti qui cono,scono le condiz:ioni dell'isol>a, a restare più o meno llettera morta per 'l'opposizione stessa dei magistrati e dei notai che dovrebbero servirsene, e sarà probabtlmente una delle prime ad essere revocata dal futllil'o Parlamento.

La tendenza qui, in tutti i cir,coli •politici, è di mettere il [più !POSsibile in tacere la questione maltese. La 'soddisfazione data a Lord Strickland è stata sopratutto ·causata dall'atte,ggiamento, giudkato e·ccessivo, del Vaticano e dal risveglio del tradizionale sentime,nto antipapista di questo Paese. Se ne è fatta una questione di dignità naziona~e e di protestantesimo. Ma alla poLitica di Lord Strickland H Governo di Londra non ha mai dato appoggio e ragione. È ormai accertato che l'improvvisa visita a Londra di Lord Strickland H 16 giugno u.s. è stata originata daHe notizie che gli erano pervenute ,che la ·sua posizione fosse qui ·pericolante. Egli è riuscito a vaddrizzarla provvisoriamente e non è escluso, secondo aJcuni, .che hl ~saJvatagg,io g'li •sia ·oostato anche quaJche migliaio di stedine. Ma egli continua ad essere ~assai impopolare e lo stesso Gove·rno gliene vuole per gli imbarazzi che gli ha ·creato. I suoi stessi seguaci accennano a distaccarsi da lui, persone della sua stessa famiglia si sarebbero espresse in senso .poco simpatlco nei suoi riguardi e, se sono vere le notizie che mi sono state riferite, anche H pic·colo partito socialista maltese minaccia di abbandonado.

Strickland è tornato da11a srua ultdma mp1da gita a Malta .con 1e ali moilto

abbassate ed è molto riservato. Bartolo è ancora qui, ma non fa più parlare

di sè e fiuta il vento che 1spim per vedere se è il caso di modificare il suo atteg

giamento. Sulla visita di Mons. Dandria si è mantenuto il più gran rise·rbo.

Si spera che il tempo, H periodo deUe vacanze, il regolare funz>ionamento del regime provvisorio ora instaurato, finiranno per smussare gli angoli della situazione, conchl:iare gli ,animi, permettere :le elezioni fra qualche mese e regolare ,la vertenza col Vaticano senza che l'una rpavte o !':altra abbia bisogno di cedere.

Questo potrà accadere se le fazioni locali sapranno cal,marsi, se i naziona:lii!std so~atutto, saipQ"Ianno :in quelslto pel'iodo dd ~ttesa e di :prepariazione moderare 'le loro passioni e U linguaggio de11a loro stampa non raccogHendo le provocazioni avve11sarie e se nessun pretesto, da qualsiasi parte, sarà dato ai sospetti di un pveteso irredenti:smo j,taliano, che gli stricklandiani fanno di tutto per ac,creditare senza riuscirvi (1).

(l) -Cfr. n. 164. (2) -Non rinvenuto. Ma si riferisce evidentemente al n. 34. (3) -II telegramma fu inviato in pari data anche a Bordonaro, il quale ebbe in proposito un colloquio con Craigie (t. per corriere 474, Londra 2 agosto): • Ad una mia domanda circa quanto gli risultava delle disposizioni francesi a consentire che anche un esperto britannico assistesse alle conversazioni preliminari di Parigi, Craigie ha risposto avere ragione di credere che in massima i francesi non sono favorevoli e preferirebbero conversazioni a due. Ma non escludeva che avrebbero finito per accettare la presenza di un esperto britannico ». (4) -Il documento fu inviato per conoscenza anche a Malta. (5) -Non si pubblica. Ma cfr. il t. 635/160 trasmesso a firma Grandi a Londra il 1° luglio, relativo alla • introduzione uso lingua maltese procedimenti giudiziari e atti notarili, e ciò a pregiudizio della lingua italiana che ftn oggi gode posizione lingua ufficiale entrambi casi...
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PROMEMORIA DEL CAPO DELL'UFFICIO PERSONALE, TUOZZI, PER L'UFFICIO ALBANIA

N. 11445/624. Roma, 30 luglio 1930.

Con telegramma in data 17 ,corrente, H R. Ambasciatore in Angora ha riferito quanto segue:

• Il Signor Giagiul:i, ex Incari:cato d'Affuri d'Albania, è venuto a vedermi per mettersi a mia disposizione onde collaborare col R. Con:sole Genel'ale d'ItaHa a Stambul per ciò che (lonoerne la protezione dei sudditi aJbanesi in Tu:r~chia.

In conformità degli ordini impaxtitimi da V. E. (2) ho indirizzato a questo Ministero degli Affari E,steri, del quale il R. Incm-icato d'Affari si era assicurato

« Ritengo che a Malta non esiste irredentismo. Il partito nazionalista, che, fra i capisaldi del suo programma pone in prima linea la difesa della lingua e della cultura italiana e le più cordiali relazioni coll'Italia, nella sua grandissima maggioranza non è irredentista: solo una parte minima, che fa capo all'an. avv. Enrico Mizzi ha tendenze irredentiste, ma non solo non è seguita, ma è anche deplorata dalla maggior parte dei componenti il partito, che ritiene che l'attitudine del Mizzi serva a giustificare l'appoggio incondizionato che Strickland trova presso il Governo Imperiale ed i suoi rappresentanti a Malta....

Militano nel partito nazionalista i migliori elementi fra i professionisti e le persone colte di Malta, laddove il partito costituzionale si basa specialmente sull'attività scaltra e tenace di Lord Strickland e sugli strati inferiori della popolazione formanti il Labour Party.

In quanto alla lingua italiana, contrariamente a quanto affermano i giornali italiani non si può dire che oggi sia di uso comune. Se nella città di Valletta il ceto colto e commerciale capisce e parla più o meno correttamente l'italiano (come avviene in quasi tutto il bacino orientale del Mediterraneo), l'uso dell'italiano si va perdendo sempre più nelle relazioni sociali venendo sostituito dall'inglese; è sconosciuto dalle classi operaie, dai contadini, al pari dell'inglese....

Da quanto precede si possono trarre le conclusioni seguenti:

1) La guerra senza tregua che si sta facendo alla lingua ed alla cultura italiana a Malta è voluta dal Governo Britannico del quale Lord Strickland è soltanto un agente per quanto convinto e pieno di zelo. Sarebbe quindi senza valore l'affermazione che Malta avendo ottenuto il Governo Responsabile, nessuna ingerenza in tale materia è possibile da parte del Governo Imperiale;

2) che la lotta fra i due partiti che si contendono il potere essendo imperniata sulla quistione della lingua italiana, è facile, ed i fatti lo hanno dimostrato, che tale lotta per opera del partito costituzionale, od in seguito a campagna di stampa a Malta od in Italia, esca dal campo politico locale per assumere una forma di campagna antiitaliana tale da generare incidenti che possono assumere un carattere di gravità tale da creare nell'opinione pubblica uno stato di malessere pregiudizievole ai rapporti Italo-Britannici;

3) che in siffatte condizioni è consigliabile la stabilizzazione della lingua italiana a Malta mediante opportune modifiche alla Costituzione, modifiche che il Governo Imperiale può apportare perchè ogni disposizione concernente la lingua è, secondo la Costituzione, a lui riservata ».

La notizia che Giuseppe Donati era stato chiamato da Strickland a insegnare italiano in un collegio di Malta, comunicata a Mussolini da un informatore, fu trasmessa il 18 novembre da Chiavolini al ministero degli Esteri e da questo ritrasmèssa a Malta il 26 dello stesso mese.

preventivamente il consenso (vedi te1egr. n. 171 del 28 maggio u.s.) una nota per richiedere il nuUa osta di questo Governo a che i RR. Consoli ita,1iani in Turchia vengano incaricati d'ora in avanti della protezione amministrativa dei sudditi a,lbanesi.

Consegnando la nota al Signor Tewfik, questi ha dichiarato che non aveva nulla da eccepke al riguardo e che me J.o avrebbe confermato subito per iscritto in risposta ahla mia nota.

Ne ha preso motivo per ripetere :che il Governo turco mantiene efficiente la sua Legazione a Tirana non desiderando dare J.a sensazione 'Che vi sia una soluzione di continuità nel,le relazioni diplomatiche fra i due paesi, fiducioso che la ,situazione non tarderà ad essere regolarizzata (mio tel. per corriere n. 121 del 22 aprile). Intanto J.a notizia del:la nostra protezione amministrativa degli interessi albanesi essendo ,apparsa sui giornali quotidiani qua:1che collega ha voluto :scorge:rvi un signdfi:cato ~che non ha, e o~oè un inizio di dngerem.za dJta~ilana neile rappresentanze estere albanesi, ed è venuto a trovarmi per avere evidentemente qualche spiegazione.

Mi sono affrettato a povre la questione nei suoi veri termini, e ne informo immediatamente V. E. perchè neUa prev,isione che una sensazione simi:le possa risvegliarsi in altre capitali, EHa possa mediante un'apposita circolare ai nostri rappresenltanJti st:abriiLire tempestivamente l'esatta poooata della protezione qui assunta degli interessi ail.banesi •.

L'Ufficio del Per,sonale che, con telespre.sso in data odierna, diretto per conoscenza anche a codesto Ufficio ed al:l'Ufficio III E.L.A., ha comunkato a:1la

R. Legazione ,in Tirana quanto al,Ja prima pa,rte del telegramma sopra trascritto, lascia all'Ufficio Albania i:l giudtcare sull'oprportun,ità di dare un seguito a quanto

S. E. Alo:i:si ha segnJail:ato C!Ìirlca :1e relazioni diiplomatlilche tUl'co-rulban:esi (l) ed una non esatta intevpretazi.one che potrebbe eventualmente essere data a.J,l'estero al fatto che, d'ora innanzi, i RR. Consolati dn Turchia assumeranno ila protezione dei sudditi albanesi colà residenti.

(l) Sulla questione della lingua italiana a Malta cfr. il lungo rapporto r. 878/203 del console generale Rey di Villarey, in data 25 ottobre, del quale si pubblicano alcuni passi:

(2) Con telespr. 1049/51 dell'H luglio.

187

IL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

L. RR. P. Roma, 30 lugLio 1930.

Aderendo ben volentieri a1 desiderio espressomi nella ultima sua gradita lettera (2), :},e mV1iO-qui :ac:Cilusa-cop:ila de[Ja Nota CO!Illsegnata dail!l'Ambasciatore De Beaumatrchadi3 ~il 23 lu~Lio covrenrte, a questo Mi!llri:stero (3).

Come ella vedrà, la Nota oltre a riesumare questioni ormai rancide come

quella di Tangeri, cerca di giuocare ancora sulle • conversazioni preliminar,i •

avute dallo stesso De Beaumarchais con S. E. il Capo del Governo.

A questo proposito, ho già inviato a S. E. H Ministro (che trovasi in Allto Adige) un progetto per ila r.isposta che, a mi-o parere, si dovrebbe inviare a De Beamn:M"·cha,i•s. Gli1ene tra1s[netto -qui uni·ta -un;a copi1a a tiltolo oooodOO!Ziiale e pe11sonail.e (l).

E<lla vedrà che la nota De Beaumarchais propone che 1e conve11sazioni su:J.tle questioni africane si svolgano a Roma contrariamente a ciò che iii. Mini,stro aveva pensato in un primo momento nel desiderio di lasciare da parte questo Ambasciatore di Francia, trattando direttamente, per il tramite di V. E., col Signor Briand. E ciò per ile ragioni che a lei sono note.

Anche questo Ambasciatore d'InghHtena, che ho messo stamane a1l corrente del contenuto deHa nota francese, mi ha mostrato la sua sorpresa rper la rp•roposta di tenere a Roma le conversazioni afr.i:cane. Gli ho detto che non avevamo ancora dato risposta all'Amba·sciatore di Francia, ma che ad ogni modo mi sembrava difficile rifiutare la proposta in questione poichè in tal caso avremmo :fatto quasi un'offesa poosonale a1l De Beauma111chafus.

In ogni modo sono in attesa delle istruzioni di S. E. Grandi.

A questi ho seritto però che se si decidesse di proporre Parigi invece di Roma, occorrerebbe assolutamente che V. E. :facesse una corsa a Roma per avere uno scambio di idee con questo Ministero e con que1lo delùe Coilonie.

Ciò sarebbe indispensabile per del•le ragioni che è troppo lungo spie·garle nella presente lettera, ma che sono detelfiiilinate da • sopravvenute in1certezze coloniali • (2) e dalla necessità di meglio chiarire l'impostazione della nostra tesi nei riguardi dei confini mer.idionali deil.la Libia.

Nel caso quindi che si decidesse per Parigi, mi riservo di pre,garla telegraficamente di fare una scappata a Roma. Ma tutto mi fa credere che dovremo in definitiva sorbirei ancora le conversazioni con Beaumarcha.is.

(l) -Annotazione a margine di Lo Faro del 1° agosto: • L'equivoco non ci nuoce. È interesse dell'Albania eliminarlo. Naturalmente ogni qualvolta fossimo interpellati, bisognerebbe spiegare la vera portata della cosa. D'ordine di S. E. Lojacono. Atti •. (2) -Del 28 luglio, che non si pubblica. (3) -Cfr. n. 172.
188

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA R. 1396/716. Madrid, 30 tugLio 1930.

Ho l'onore di rispondere ai te1e,spressi del 9 iLuglio corrente n. 222802/60 Ufficio Europa I (3) e 17 ·Luglio corJrelllte n. 2238312/64 E.L. I PosizdJone Spagn'a I (4).

Nel 'lungo co1loquto avuto 11efli col Duca d'Mba, di cui ai!. mto :teil.eg:ramma riserv•ato n. 276 (5), ho, :fm 'wltri argomenti, fartrto oadle:re a,a ·conversazione suilila quesUone del,la stampa loca·le, prendendo a pretesto altre pubblicazioni insulse

-o volga~i ·come ~la caDk,atui1a apparsa sul • Sol • del 26 ~cor,rente e l'artdcolo

• ItaLia y ,J:a beli~cosidad » appanso sUJ111a • LiJbertad • del 26 covrenrlle, etll!trnmbi trasmessi a codesto Ministero con i miei quot1diani telespressi stampa. Ho anche mostrato al Duca d'Alba i ritagli della stampa catalana del mese di giugno, apertamente ostili aWitaHa.

Il Duca d'Alba ha riconosciuto e deplorato l'atteggiamento deHa stampa di sintstr,a verso ~l'Itailiia, facendomi peralitvo osse,rvare che esso è dovuto a pl'leiConcetti dottrinali e che persegue p11indpalmente scopi di politica i:nterna, ma non ha eco profonda nena opinione pubblka spagnola. Non ha riscontrato neHa caricatura pubb11cata da!l • Sol • (di cui pwa~lltro non gli e!'a s:fuggi,ta iLa baJssa volgarità) gli estremi per una segnalazione al Ministero di Grazia e Giustizia e mi ha ripetuto ~che ~se per disgraziata ma non improbabile ilpotesi quaLche giornaile trascendesse ancora nei nostri riguavdi fino all'~ingiuria, egli non mancherebbe, dietro mia segna}azione, di provocare le misure adatte per una sanzione esemplare.

Passando dal particolare aHa questione più generale della comunanza degli interessi che Italia e Spagna hanno nel Mediterraneo ed in Europa, in vista de1la quaile il Governo Spagnolo dovrebbe non soltanto limitarsi a rElp['imere eventuali eccessi della stampa di sinistra ma spiegare nn'opera più attiva per impedire che l'opinlione pubblica sia fuorviata, mi sono espresso coi!. Duca d'Alba nel senso indicato da V. E. col telespresso del 9 IugUo di cui anzi gU ho letto aknni brani come quello i:n cui è scritto: • la nostra amicizia e le nostre simpatie per la Spagna rimangono immutate e aspetteranno pazientemente il giorno in cui troveranno quelila corrispondenza che meritano •. Ho insistito sul concetto che quali che siano le contingenze della politica interna de,hla Spagna, nessun Governo potvebbe e dovrebbe ignorare che fra i nostrJ. due Pae,si non vi è aknna ragione di contrasto ma sussistono invece e si affermeranno sempre più nel futuro intere~ssi generaU tali da consigliare un'azione comune nelle direttive della pol,itica europea. Ho anche doo['dato al Duca d'Alba quanto sia stato amichevole l'atteggiamento dell'Italia in questioni che interessano Ja Spagna e più .specialmente nelle trattaHve per la ,soluzione del problema tangerino.

Il Duca d'A,lba mi ha confe,ssato che i~gnorava l'appoggio dato daH'Italia alle Tivendicazioni spa,gnuole neUa questione di Tangeri, ha convenuto che gli interessi generali dei due Paesi non soltanto non discordano ma coinddono, mi ha reiterato dichiarazioni di grande stima e simpatia per l'ItaLia ricordando, fra altro, che egli è Conte di Mod1ca.

Ma per quanto concerne l'atteggiamento del Governo, mi ha ripetute tutte le riserve già manifestatemi in precedenti coHoqui: principi J.iberali cui si ispira l'attuale Governo, abolizione deHa censUTa sulla stampa, impossibilità in cui si trova hl Gabinetto Berenguer di fare una poEtica forte senza nna base parlamentare e popolare, necessità di rivedere tutta l'opera della Dittatura. Su questo punto anzi egli si è espresso in modo categorico dicendomi testualmente • voi sapete come la Dittatura era impopolare in !spagna •, al che io ho risposto che avevo invece avuto oc,casione di constatare pareechie volte come la persona di Primo de Rivera fosse amata dal popolo.

A mia volta debbo insistere su conce<tti che ho già espressi in pre,cedenti rapporti. In po1Htica intern,a questo Mind1stero non rappresenta ~ehe una sola tendenza: reazione aLla Dittatura, e non ha che una sola preoccupazione: apparire J:ib€,rale e ,costituzionale; in politica estera come in poHtka economica ri,sente le defrcìenze ~assolute della sua intrinseca incompetenza ed impreparazione e della mancanza di autorità e prestigio. Quello che avviene nel campo economico è s1ntomatico del discredito e della sfiducia di cui è cir,condata questa infelke improvvisazione politica ,che è H Gabinetto Berenguer: ad ogni provvedimento che il Governo pocende per ~cercare di far rialzare il corso del!la peseta, succede un ribasso della medesima (dopo gli ultimi decreti la peseta è scesa a 44 sulla sterlina).

È un Governo questo che vive giorno per giorno cercando di ardvare come può alle elezioni general,i. In :politica este,ra non ha e non può avere nessuna direttiva. Il Duca d'Alba è ,una persona sicmpatkissima ed un gran signore con cui si discorre sempre volentieri, ma come Ministro degli Affari Esteri è un dilettante che non dedica 'Che quakhe ora al giorno, e non 'Sempr,e, al:le cure del suo Dicastero. La sua ,prima ri:sposta ad ogni questione di cui gli si pada è invariabilmente questa: • mais mon cher ~ami, je n'en sais rien •. H Sottosegretar,io agli E<steri, Sr. de las Barcenas, è uomo acido ed ambizioso che aspira (e me ,lo ha confessato) ad essere Ambasciatore di Spagna m Roma e perciò avrebbe tutto l'interesse a seguire una politica di simpatia verso il'Itallia, ma non può svolge<Tla sia per non anda,re contro Cl.a corrente antidittatorirue dell'attuale momento, sia per non mettersi in ,contraddiz,ione con ,la sua riconosduta e prepotente francofilia.

Bisogna rassegna11si a lavorare oggi in l'spagna su un terreno instabile e, molto probabilmente, ~sarà così anche dopo le elezioni generali. Perchè nella assoluta mancanza di va,lori che caratterizza il mondo politico spagnuolo, non si vede ,chi possa da'l caos attuale far sorgere ,i]. nuovo ordme di cose. Quasi certamente il Governo app01ggerà nelle elezioni il partito conservatore che fa capo a1la modesta rper,sonalità del Conte di Bugalla<l. Anche questo partito è stato avverso aHa Dittatum, ma, come gl'i altri, non ha nè uommi di prestigio nè forze sufficienti., skchè è presumibile che si alternerà al potere con altre combinazioni mintsteriali di tinta Hberale capeggiate da Romanones o da Santiago Alba. E ,così la Spagna ritornerà ai sirstemi che precedettero e giustificarono la Dittatura; fino a quando vi saranno margini sufficienti perchè il popolo sopporti pazientemente, come ora, le gravi cri<si erconomkhe e finanzia\l.'ie che l'instabilità e ~a leggerezza dei Governi favortscono ed inaspriscono.

Restituisco i documenti annessi al telespresso del 17 lugUo.

(l) -Si tratta evidentemente dell'allegato, che manca, al n. 17.3. (2) -Per le quali cfr. n. 173. (3) -Cfr. n. 138. (4) -Con quest'ultimo telespr. veniva inviata a De Peppo la relazione di un anonimo informatore sull'atteggiamento antiitaliano della stampa catalana. (5) -T. r. 1911/276, del 29 luglio, che non si pubblica.
189

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 3770/1139. Bled, lo agosto 1930.

Dopo il mio ritorno da Roma, e dopo incontratomi col Barone Indelli a Venezia ho avuto occasione di parlare un paio di volte con Marinkovich, ma in entrambi i colloqui il discorso, anche perchè il tempo a nostra disposi

zione era ristretto, non aveva preso la piega voluta. E non mi era perciò stato possibile entrare nell'argomento clie ci interessa e conforme le istruzioni di

V. E. Solo ,i,l 2,4 lugliio u.1s. Vii fu :flugace accenno agl]ii liiiJJoont:l'li di V. E. oon Malrlinkovich; il che mi dette occasione di toccare di sfug,gita, rammaricandomene, le varie circostanze di fatto che avevano tenuta V. E. lontana da Roma proprio quando vi si trovava Rakich e viceversa.

Ebbi, come comunicato con telegramma per corriere n. 1487 del 23 luglio

u.s. (1), una breve ,convoosazd;one con Henderson ehe mostrò dJl consueto liiiJJteresse alla continuazione delle conversazioni itala-jugoslave. Anche il Principe Paolo (dal quale fui a colazione la settimana scorsa) mi chiese con insistenza quale fosse la situazione attuale fra i due paesi; al che risposi che occorreva solo che il pensiero jugoslavo fosse esposto chiaramente.

Attribuisco a queste due circostanze precedenti la facilità con la quale il mio colloquio con Marinkovich del 30 corrente, dopo un preél!illbolo costituito da ricordi storico-politici della ·guerra, delle trattative diplomatiche, sul Patto di Londra, su conoscenze comuni, su mancate occasioni di accordo per l'Adriatico ec·c. ecc. è passato alla situazione presente e agli incontri che Rakich avrebbe dovuto avere con V. E. Di qui facile e naturale il trapasso alla utilità che comunque Marinkovich esponesse per il mio tramite a V. E. quanto voleva farle sapere tramite Rakich.

Dal momento in cui la esposizione di Marinkovich ha preso un carattere di maggiore precisione, di alto significato politico sul quale occorre non equivocare, ho preso degli appunti in base ai quali ho ricostruito la esposizione fattami. Pertanto la trascrizione qui allegata si avvicina, quasi anche nella forma, a quanto detto dal Ministro degli Affari Esteri e destinato a V. E.

Il tono mi è sembrato sincero; la esposizione era facilitata dal fatto che in sostanza Marinkovich affermava ripetere quanto aveva già detto a Rakich. Ma la quadratura di essa, il filo che la riunisce, la abilità stessa di certe espressioni fanno ritenere che Marinkovich fosse deciso a parlarmi prima ancora che il colloquio scivolasse quasi insensibilmente sul voluto argomento.

Poichè le mie istruzioni ·sono di non apparire un sollecitatore, di non esporre alcuna opinione neanche personale, di !imitarmi ad ascoltare e riferire, e lo scopo della fase attuale dei rapporti itala-jugoslavi è pur sempre quello di cloroformizzare e guadagnare tempo, non solo non ho esposto alcuna mia opinione, ma non ho neanche rivolto qualche domanda, che pure mi era venuta alle labbra, per meglio precisare il pensiero di Marinkovich. Ciò se mai potrà essere fatto in seguito.

Quanto Marinkovich mi ha detto esce ancora di poco dalle generalità, meno che per la questione antiasburgica; tuttavia fissa almeno i primi punti che domandano una discussione e possono se mai concretarsi in una formula di accordo o di compromesso. Solo per quanto si riferisce all'Albania parmi necessario rilevare che egli ammette una nostra prevalenza politica e una nostra espansione economica in quello stato. Ammissione importante anche se il concetto dell'aspetto balcanico della questione albanese non sia stato maggiormente precisato e definito ma lasciato solo intravedere quale esso sia. Importante parmi

anche l'ammissione che per l'aspetto adriatico la questione albanese interessa l'Italia; il che può equivalere ad un riconoscimento all'Italia della sua priorità adriatica. Vi è infine limite ai nostri interessi albanesi là dove Marinkovich afferma che la maggiore influenza politica non deve costituire una tappa.

La :parte .che 1si ii'Iiferd;sce 1ai pa•s:salti col11oqUJi .wa M~ilnkovt1ch e Ahmed IZogu si presterebbe anche a molte considerazioni e osservazioni, ma esse sono di tale evidenza che .parmi superfluo qui esporle. Come superfluo esporre in dettaglio quanto possono suggerire gli altri punti.

Resto adesso in attesa delle istruzioni di V. E. per l'eventuale seguito da dare a questo colloquio, e le eventuali comunicazioni che V. E. mi ordinerà di fare a Marinkovich che resterà a Bled per tutto il mese di agosto.

ALLEGATO.

DICHIARAZIONI DEL MINISTRO MARINKOVIé AL MINISTRO GALLI NEL COLLOQUIO DEL 30 LUGLIO 191.30 A BLED

Credo sia indispensabile che discutiamo fra noi dei nostci reciproci :rapporti. Si afferma che essi siano di assoluto d:isselllso .e Lr>recondUabiilii. Ciò nOIIl giova che a chi intende specularci su. E vi .speCUiLano inemici e amici, nemici che cointano su un facile e poco oneroso appoggio per sostegno delle J.oro tesi e pretese, come anche amici che credono rendere più preziosa la loro amicizia per l'affermato dissenso. In questo ultimo anno quante volte sono stato intocrogato sui rapporti coll'Italia, ho risposto che erano noo.-maH, ed ho notato ne~ intel'llooutori una impressione di incredulità e di diffidenza, quasi volessi ingannarli, perchè ripeto la convinzione generale è che i nostri di.sseinsi sono irrimed1abhli. Io credo itnvece alla loro conciliabdlità. Ma aggiungo anche ·che se fosse vero ·Che essi non sono conciliabili, ci converrebbe celarlo e negarrlo per non rendere il dissenso ancora più grave, e non permettere su di esso una facile speculazione, che torna poi a nostro danno.

Ritengo che se si debba fare una discussione, essa debba esser·e profonda e completa per arrivare ad una intesa generale fra noi. Non è però essenziale che su tutti i punti si debba essere interamente d'accordo e che il nostro pensiero coincida sempre perfettamente. Vi sono questioni non essenziali sulle quali il punto di vista può essere diverso senza che ne venga danno alla intesa generale. Importante però è sapere quale esso sia. Fra i punti non essenziali cito l'Anschluss.

Av;evo dato determinate dstruzioni •a Rakich. E~awebbe dovuto espo·rre il mio punto di vista a Grandi ed attenerne subito risposta. Sarebbe stato quindi un dialogo, vantaggioso perchè avrei subito conosciuto il vostco punto di vista sulle varie questioni. Ma se le circostanze fanno si che invece di un dialogo io debba fare un monologo, lo f·accio volentieri per guadagnare tempo.

Ecco quanto ·Raldch aveva incarico di dke a S. E. <kandi.

L'accordo del '24 contemplava due gruppi di questioni:

I. H primo gruppo di questioni contemplava l'Europa Centrale. Ed eravamo in massima d'accordo sullo stato quo, sulla difesa dei trattati, sulla questione asburgica, sull'Anschluss. Oggi non conosco più il punto di vista italiano.

Noi siamo in massima oggi per lo stato quo. Ma non è tanto J.a intangibilità dei trattati che ci interessa, quanto che nessun cambiamento avvenga a nostro danno. E' chiaro (sorride) che se ci venisse dato nuovo territorio non ci opporremmo davvero. S. E. Mussol:ini e .S. E. Grandi hainno due o tre volte dichia·rato che i trattati non sono eterni. Queste dichiarazioni non ci hanno turbato. Anzitutto non so a quali trattati si pensava nel fare queste dichiarazioni, e poi noi stessi vediamo il trattato di Versailles mutato. Esso è già rivisto nelle clausole economiche con l'a•ccettazione del piano Young .e nelle politiche con lo sgombero della Renani.a. Ad una revisione dei trattati si può consentire quando si sa dove si va. Ed una revisione non ci disturba purchè non tocchi le nostre frontiere.

An:schluss -Conside!l."iamo che esso non sia favorevole nè ahl'Italia nè alla Jugoslavia. E se si debba fare è interesse che esso avvenga il più tardi possibile. Il movimento dell'Anschluss non finirebbe in se stesso, ma la Germania sposerebbe immediatamente le vecchie tendenze austriache e le attuali che l'Austria non può perseguire solo perchè troppo debole.

Vi sono inoltre paesi e punti più sensibili di noi alla questione dell'Anschluss. Lasciamo che essi stiano al primo piano della opposizione. Ma dobbiamo essere sicuri che pur tenendoci in riserva dobbiamo essere pronti a sostenere quelli che sono i primi e maggiori avversari dell'Anschluss, perchè ne sarebbero i più direttamente colpiti. Del resto anche in Austria non tutti sono favorevoli all'Anschluss e certo non vi è favorevole il partito oggi al potere.

Per la questione degli Asburgo siamo decisamente e irrimediabilmente contrari.

Non per sentimento antimonarchico. Magari vi fossero due monarchie, una in Austria

e una in Ungheria; ma non della famiglia degli Asburgo. E' mia opinione che

anche in Ungheria i gruppi monarchici non sono tutti per gli Asburgo; non credo

lo siano nè Horthy inè Bethlen. Solo che non dichiarano la Joro opinione peTchè sanno

che altre forze si opporranno irrimediabilmente al ritorno degli AsburgÒ, ed è quindi

inutile che essi prendano questa posizione e facciano questa parte. Noi siamo con

trari agli Asburgo in modo assoluto. Nel 1911 ero a Venezia in Palazzo Ducale con

mia moglde. Sopraggiunge una COII1!1tiva di tedeschi, di quei tedeschi ingombranti

e presuntuosi, non rispettosi del ·luogo dove si trovano. Ci mettemmo in disparte, ma

tuttavia udimmo che uno diceva ,con tono di rammarico: e dire che ciò ci ha appar

tenuto!!! Rilevammo che non erano austriaci, ma germanici, di quei germanici che

considerano gli Asburgo come dei principi che dominavano in nome e per conto

della Germania. Se gli Asburgo tornassero sul tròno porterebbero seco il loro ba

gaglio di tradizioni e di potere, e cercherebbero in ogni modo di ricostituire l'an

tico dominio ùnJperiale. La Croazia e la Slovenia facevano parte dell'Austria. Non pos

siamo avere gH Asburgo come vicini.

Quale è l'attuale punto di vista italiano su queste questioni? Quale la politica

comune che potremmo perseguire, o quale non identica ma che non si ostacolerebbe

reciprocamente?

II. Il secondo gruppo di questioni si riferiva ai Balcani. Noi abbiamo bisogno dell'Italia per mantenere le attuali nostre posizioni. Ciò non deve impedire aU'Italia di avere la sua politica balcanica e di sostenervi i suoi interessi e non chiediamo davvero che essa ci sacrifichi i suoi interessi. Ma non vedo che i nostri ed i suoi si escludano.

III. Albania -DeN'Albania non :si è mai parl,ato interamente e chiaramente. Nel patto del '24 questo punto essenzia,le dei nostri rapporti non era chiarito. Vi era solo un riferimento generale relativo all'Albania in quanto essa avrebbe potuto divenire punto di partenza di incursioni nel nostro territorio, o di agitazioni irredentiste. Fu errore non esserci spiegati chiari. La spiegazione non avrebbe potuto essere che utile, e nulla si sarebbe potuto mettere poi attraverso noi per l'Albania. Essa ha due aspetti, uno balcanico ed uno adriatico. Per il primo interessa noi, per il secondo interessa voi. Bisogna accordarsi nel senso che gli interessi di entrambi siano salvaguardati. Noi vogliamo la indipendenza albanese e vogliamo che l'Albania ci lasci tranquilli ma comprendiamo che la indipendenza albanese può rappresentare un pericolo per gli interessi italiani ed è perciò naturale che ,l'Italia voglia avere in Albania una influenza politica. Ciò che noi vogliamo è che questa non rappresenti una tappa.

Io ero in ottimi rapporti con Ahmed Zogu quando egli era ancora privato cittadino a Belgrado. A quel momento non ero neanche ministro degli Esteri, cioè molto di più. Gli dissi: • se andrete in Albania vedrete che vi è colà la convinzione che l'Albania ha due nemici. Ciò è uno sbag-lio, ma se fosse vero che essa ha due nemici deve rallegrarsene. Se ne avesse uno solo sarebbe per lei molto peggio, perchè non potrebbe più sfuggire. Ma abbia o no due nemici, sola sua politica ragionevole è quella di essere in buoni rapporti con i due paesi, tanto più che i due paesi non domandano la stessa cosa. L'Italia cerca in Albania una espansione economica del·la quale non sappiamo che farci perchè abbiamo molti e maggiori bisogni per i quali necessitano tutte l.e nostre forze. La Russia poteva permette[1si •con i •presUti :lìrancesi una politica asiatica e cinese trascurando i suoi bisogni interni. Noi non possiamo. E dovete stare bene con entrambi, perchè la vostra speculazione sui nostri dissensi non tornerebbe che a vostro danno. Abbiamo troppi interessi altrove perchè non sia impossibile in extrema ratio non intenderei sulle vostre spa11e •. (A questo punto Marinkovich ha però aggiunto una frase .che non sono in grado di riprodurre testualmente ma che voleva alludere all'errore ed al danno ·che la Jugoslavia avrebbe se essa v;enisse in possesso del!l'Ailibania serttenrtriooale).

Sono •sempre dell'opinione che non abbiamo ·che da ·guadagna!fe se ci spiegheremo con voi su questo punto.

Siamo poi pronti a darvi qualsiasi spiegazione vorrete su qualunque altro argomento. Abbiamo sufficiente indipendenza politica per poterlo fare. Già accennai a S. E. Grandi che nulla poteva impedirrci di dare una assicurazione che non siamo istrumento militare antiitaliano in mano di una terza potenza.

Saremo lieti di esaminare ogni altra questione e problema che vorrete, come ogni questione economica.

Posso .assiouvarvi ·Che nessuno starà a sentive que:lilo •che ci diremo. È già tanto difficile mettersi d'accordo in due che se facessimo intervenire un terzo forse non ci riusciremmo più.

(l) Cfr. n. 171.

190

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1971/252. Angora, 2 agosto 1930 (per. iL 7).

Seguito mio telegramma n. 247 (1).

Il Conte di Chambrun ha susseguentemente fatto visita al signor Nadolny, Ambasciatore di Germania, per ripetergli gli stessi al'gomenti già esposti al signor Suritz circa la Paneuropa; soltanto in questa seconda conversazione, l'Ambasciatore di Francia non ha parlato che del mancato invito alla Turchia e non di quello alla Russia.

Il signor Suritz ha voluto avere con me un colloquio per discutere sulla situazione. Egli è con me d'avviso che l'azione che sta qui svolgendo l'Ambasciatore di Francia sarà molto probabilmente seguita da un fatto nuovo (che per ora non siamo in grado di prevedere) diretto a guadagnare la Turchia aUa tesi francese del Paneuropa.

Esaminando pertanto la possibilità di un eventuale passo francese per permettere alla Turchia di essere presente alle discussioni di Ginevra, o più probabilmente, come io credo, facendo precedere tale passo da promesse di facilita

Il signor Suritz mi ha riferito che il Conte di Chambrun senza fare il minimo accenno all'Italia, ha svolto nelle conversazioni avute con lui tutti gli argomenti in modo da far risaltare che di tale situazione aveva approfittato il R. Governo nel dare la sua risposta •.

zioni per l'entrata della Turchia nella Società delle Nazioni, Suritz mi ha detto quanto segue:

«Nel caso la Francia si adoperasse a spingere la Turchia ad entrare nella Società delle Nazioni, tale pressione potrebbe essere paralizzata dal mio Governo al quatl:e ho te:legcl':afato una quindicin~ di .gliomi or sono per linformatrtlo del:le ass:iCW'az:ion:i f01rmaJ.i datemi da Tewfik Rus:sdi bey di consutlrtare Mosoo neil caso che questa eventualità si verifichi. Poichè -come è noto -Mosca è assolutamente contraria a che la Turchia faccia parte di quel consesso, così resta preclusa la probabilità che la Turchia partecipi alle assise di Ginevra>>.

Resta così da prendere in esame il caso di un invito francese, provocato sotto altra forma, alla Turchia a prendere parte alle discussioni di Ginevra, possibilità questa che deduco anche dall'affermazione recisa fatta dal conte di Chambrun al signo'r Nadotlny quando g'l:i ha detto che « ceute affa,we de il.'invitart:ion sera siì.rement réglée entre l:a Fr:an:ce et l:a Turquie ».

Sembrerebbe logico che tale invito dovesse essere rivolto ·in pari tempo alla Russia, la quale, secondo quanto mi ha detto il signor Suritz, rifiuterebbe senz'altro. Si presenta allora l'incognita della linea di condotta che seguirebbe il Governo turco in questa circostanza.

Ma Suritz mi ha pure :lia:tto :conosceQ'e •ill pe:nsliero del stgnor Thwfik RulSìSdi al riguardo, pensiero che avrebbe manifestato in una conversazione avuta con un alto personaggio della Repubblica ed alla quale egli era presente: in sostanza Tewfik RuSisdi ha detrto che :interpretando g~wtdliloomente Jo spirfuto e ila lettera dell'ultimo trattato turco-russo, egli dovrà consultarsi con Mosca nel caso che H Govemo :tur.co 'I1i,ceva un invito da pa:r:te :lirancese di prendere p!m"!te aiNe d~c:ussioni di Ginevra.

Ora, poichè scopo della politica russa, secondo il pensiero che Suritz mi ha manifestato confidenzialmente è quello di ostacolare in ogni maniera il progetto francese della Paneuropa, l'unico dubbio verte sull'interpretazione del trattato e se cioè un rifiuto della Russia vincoli anche la Turchia a non accedere all'invito.

In ogni modo ho detto a Suritz che l'azione che sta svolgendo il nostro collega di Francia potrebbe creare una nuova situazione che domanda dal canto nostro una accorta vigilanza e che era consigliabile:

l) r"ammentare a Tewfik l:a nota di r'Ls;poS'ta (l) de:l R. Govemo ail memorandum Briand e specialmente il punto di vista da noi sostenuto sul mancato invito alla Russia e alla Turchia, ciò che detta al Governo turco un deferente ed opportuno dovere d'intendersi prima con Roma di fronte a qualsiasi cambiamento che :abbLa a prr-odur1>1i neHa sttuaz:ione;

2) mantenere il contatto, specialmente in tale questione, fra i tre Gabinetti di Roma, di Angora e di Mosca; e come seguito alla conversazione che io ebbi con lui 'Oill'oa ~le vea:azioni ~italo-rus:se (vedi mio te1legramma n. 2,22 dell 10 lugl:io u.,s.) (2) :gl:i suggerdv;o personalmente di t:elegrafa:re a'l 1sruo Governo di mettersi all'uopo in relazione con Roma.

Il signor Suritz ha pienamente approvato ed appoggerà questa mia azione

presso M 1s:ignor Tewfik, tele:grafando 1subi,to a Mosca 1n tale senso.

(l) T. per corriere 1952/247 del 30 luglio, col quale Aloisi riferiva su due colloqui avuti dal francese Chambrun con Suritz e con Tewfik Russdi bey per giustificare il mancato invito all'URSS e alla Turchia a partecipare al progetto di Briand di unione europea. Aloisi commentava: « Ci troviamo in sostanza di fronte ad un ripiego del Governo francese diretto a dimostrare che fin dall'inizio esso è stato favorevole a prendere in considerazione la Turchia come Potenza europea della progettata federazione, ma che il mandato ricevuto a Ginevra gli ha impedito finora a dare seguito a tale suo intento.

(l) -Cfr. n. 133. (2) -Cfr. n. 139.
191

IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Copia)

L. RR. Budapest, 2 agosto 1930.

La lettera che l'E. V. mi ha fatto l'alto onore di indirizzarmi personalmente il 24 luglio (1), mi è regolarmente pervenuta.

Giusta quanto ho già sommariamente riferito per filo il 28 luglio, tramite Ministero Esteri, col mio telegramma n. 85 (2) fu mia prima cura, non appena di ritorno in questa capitale dopo il mio recente viaggio a Roma, prendere contatto ~col ~es~denrte del ComJsigiJJilo, per 1a pUIIlrtualle esecuzione degil.Ji ordliiilli dall'E. V. impartitimi nell'udienza che si degnò accordarmi a Palazzo Venezia (3).

Il Conte Bethlen, temporaneamente assente da Budapest per la sorveglianza del raccolto granario nelle sue terre di Inke, fece qui ritorno per un brevissimo periodo di 24 ore, fortunatamente proprio in coincidenza dell'arrivo delle istruzioni complementari di cui alla anzidetta lettera dell'E. V., e mi ricevette subito, colla consueta cordialità e colle più calde espressioni di grata simpatia per l'Italia per V. E. e pel Governo Fascista.

Pur dimostrando chiaramente di non prestare alcuna fede alle tendenziose fandonie di certa stampa, si interessò molto alla salute dell'E. V., e fu lietissimo di sentire che avevo avuto la recentissima e fortunata occasione di trovarLa come mai sereno, vegeto e florido fino al punto da vederLa io stesso sollevare e spostare sorridendo un .pesante seggiolone antico, nel Suo salone da lavoro...

Mi confermò, mostrandomi il telegramma proprio allora giuntagli dall'E. V. in risposta 1a que]lo di 11UJi ~nvilatoL·e dopo lill 00nt1emoto (4), iJJa viv'a pll!rteoipazione del Governo e del popolo ungherese al nostro dolore, e mi ripetette quanto già espressomi da Walko in merito al sincero apprezzamento del gesto ponderato e virile con cui il Governo Fascista aveva deciso senza esitazione di declinare ogni ausilio dell'Estero, provvedendo immediatamente, con risorse proprie, a tutta la necessaria assistenza alle popolazioni duramente colpite.

Gli trasmisi fedelmente la comunicazione dell'E. V. concernente la richiesta rivolta alla nostra Casa Reale dall'ex Imperatrice Zita tendente ad ottenere il permesso di •soggiorno alle Pianore, ed avendo io insistito nel chiarirgli come, pur non essendo Ella in linea di principio contrario alla cosa, avesse l'E. V. espre•ssamente desiderato consultarlo preventivamente in proposito, dandomene espl1Laito IÌIIlloa!I"Iiloo per 'conoscere se da parrte dii ,iJJui e di questo Goverrno vi si vedessero obbiezioni di sorta, mi pregò con marcato calore di esprimerLe in suo nome tutto il suo grato animo per questo atto così amichevolmente cortese. Aggiunse quindi con pronta dichiarazione, non soltanto di non avere alcuna dif

ficoltà aJia ·concessione in paro1a, ma addJ:Lr.itturr•a di augurarsi v•ivamente che il soggiorno alle Pianore potesse assumere carattere di permanenza definitiva. « Giacchè in tal modo », rilevò testualmente il mio interlocutore, «nonostante le chiacchiere e l'intreccio di arzigogoli che se ne scatenerà quasi certo in un primo momento, l'ambiente in cui verrà a trovarsi l'e.x Sovrana, sarà certamente assai meno favorevole agli intrighi di ogni genere che la Regina Zita va tessendo da:Ha •sua a.ttua•le res:idenza nffi Belgio • (•si•c). « E poi, in ItaJ1ia •, a•gg,iunse sempre Bethlen «sarà anche assai facile sorvegliare i suoi movimenti».

Trovandosi così a parlare della questione Absburgica, mi chiese se V. E. fosse informato delle categoriche dichiarazioni da lui fatte al riguardo, nel r•ecente suo di:sco,r•so pol!i111co di Debreczen (1), •con 110 s.copo preoiso dJi far pubblicamente conoscere il concorde punto di vista del Reggente Horthy, di lui stes,so Bethlen e del Generale Gombos, sul dovere di questo Governo d~ OIPIPorsi con la maggiore fermezza a qualsiasi eventuale tentativo inteso a turbare comunque, specie nel periodo tuttora delicato .che attraversa l'Ungheria, il regime e l'ordine delle cose attualmente vigenti in questo Paese. Fu assai lieto di sentire come di tutto avessi trovato perfettamente al corrente l'E. V., e, più ancora, del Suo alto consenso.

Mi disse ripetutamente di non ritenere egli probabile il prossimo effettuarsi di « putsch » nel vero senso della parola aventi di mira l'immediata ascensione al trono del giovane Otto. Giacchè era convmto, egli aggiunse -e ciò dovrebbe dedursi anche stando alle analoghe affermazioni fattemi assai di recente direttamente dai principali capi legittimisti quali il Conte Alberto Appony, il Conte .Janos Zlilchy ed ,jJ cOillte Si~vay -, che speoie i prfuni due deg1Li orra detrtli sllignori, coi qual,i non manoava dii mant•enere gH opportrmii eonta:ttd, • 11i0!!1 ~ OOII."ebbe·ro lasciati trascinare a simile insanité in un momento come l'attuale» (sic).

I1l Mlilntstro degùi ES1te11."1i Walko è forse anche più dnteressato da,to che sO!llo note le sue opinioni professate senza reticenze circa la successione legittima alla Corona di Santo Stefano, da lui considerata, pur senza speciale simpatia personale per gli Absburgo, come unica soluzione definitiva possibile, qualora e quando •sia divenuta tempestiva, de1la questiJOne dffi regime in questo Paese.

L'italofilo Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Monsi.~nor Va1ss, coi quali ho anche disco:I'Iso se:paratamente mi espil"essero lo stesso avviso sulla nessuna opportunità e quindi sulla poca probabilità di un prossimo tentativo di

• pUJts,oh • ma non esclusero 'Che quall1che ma[]Ji,festaz,ione più o meno tumulltuosa possa venire inscenata specialmente da elementi giovanili in contatto con organizzazioni all'estero (vedasi ad es. il pellegrinaggio tirolese condotto da Monsignor Weiz, ex precettore e confessore del defunto Re Carlo, già segnalato dal nostro consolato di Innsibruck, e del quale lo stesso Monsignor Vass, suo vecchio conoscente, mi ha pure parlato come di elemento non troppo fido) in occasione delle imminenti feste giubilari di Sant'Emerico che vi sanno approntando come è noto con gran pom!Pa in questa capitale per la metà del corrente agosto.

L'Are1duchessa Isaibeùila intanto (mentre dali. canto suo ·l'Alrcdduca Giuseppe se ne sta, col suo consueto atteggiamento di tranquillo osservatore a vii

leggiare con la famiglia sul Balaton continuando a nutrire pazientemente in seno la serena attesa di qualche fortunata circostanza che possa eventualmente present~si ra r]orro favore) sempre at1liVIa ·e :liat1liV13 an~i.!malbr·ioe propr.i!o di queste feste da lei stessa ideate ed organizzate a recondito scopo propagandistico familiare, rsi è tosto TLpDesa daJl foi'te coLpo .sublilto per l'dtna•ttesa lsottom~ssiQine dichiarata rad Qt,to nelLa •SCOtr:sra primaV-eDa dJaJ.Il'.Ardduca .AlbeD'\Jo, e mi ha detto ultimamente lei stessa che attende ansiosamente il ritorno del figliuol prodigo «qui devrait enfin comprendre une bonne fois tous les tourments de sa pauvre mère... » (sic). Personalmente con Bethlen, con Walko ed anche col Genera.le Gombo•s (dopo un rprimo mome[]Jto di fuTLoso dtspett:a di quest'·Ulitl1mo da lui stesso confidenzialmente confessatomi, subito dopo la sottomissione di Albrecht che ne buttava all'aria di colpo tutte le combinazioni che aveva tanto carrezzate) 11'Archluchessa Isabe]lra sa :scaU111amerli1le destregg]arsn., dn guilsa che riesce a stare sostanzialmente in amichevoli termini.

Dell'Arciduca Otto dirò ancora che mi ha pure parlato questo Incaricato di Affari del Belgio, Visconte Davignon, affermandomi che gli consterebbe avere il giovane Principe superati assai bene e .per effettivi meriti personali i difficili esami cui venne sottoposto nel Belgio, dove, sempre al dire di Davignon, egli sarebbe fermamente intenzionato di ritornare, dopo il periodo di vacanze estive, sempre che nuovi avvenimenti di più vasto stile non abbiano a verificarsi nell'intervallo.

Ho poi esposto al Conte Bethlen, nei termini prescrittimi dall'E. V., e coll'appoggio dei dati da me assunti a Roma, a conferma di alcuni particolari tecnici, secondo i di Lei ordini, direttamente rpreSISo S. E. G. lo stato della nota questione (l) che involve il ;pensonale intel1Vento del Govematore, tuttora indisposto. Bethlen, riconoscentissimo, ha mostrato di essersi perfettamente immedesrimarto di tutto e mi ha pregato dii rmforl1illlrLa ·che è s·tato moJ.to J.deto di apprendere essersi l'E. V. compiaciuta esaminare e decidere personamente il modo delrl'oprerra.zlione, ·agg~un.gendo lra rreLterrata •espressione de1lrla sua più viva gratitudri[JJe. EgU mi ha ars::rircmrato che av·rebbe rsub~to dlarto l~.sltruzio[JJi ati suo delegato Scitovszky attualmente in villeggiatura in Austria, di rimandare al settembre il suo progettato viaggio a Roma, e, qualora ciò dovesse rendersi necessar!1io, cercherò ·i1l modo opportuno perr fare porsSiih~lrmoortre procraisHnare, entro tale mese.

Ho poi anche visto personalmente de Hory, qui venuto in congedo, ed anche a lui ho avuto cura di chiarire l'attuale situazione in modo ·che anche con lui siamo rimasti intesi nello stesso senso indicatomi.

Il Conte Bethlen, il quale ha preso atto col ma,ggiore piacere del compiacimento con cui da parte dell'E. V. e del di Lei Governo .si era visto il contributo apportato dalla recente visita a Budapest del Cancelliere Schober, all'efficace consolidamento delle cordiali relazioni tra Ungheria ed Austria sotto l'amichevole egida dell'Italia, mi ha ancora espresso la propria soddisfazione per il ·bene auspkato risultato della 'recente ·conferenza a~raria di Bucarest non nascondendomi di essere particolarmente lieto, dal punto di vista politico

internazionale, della partecipazione -prima incerta, poi decisa quasi seduta stante -della Jugoslavia, partecipazione che, portando ad una -conferenza a tre ciò che era parso in principio doversi limitare ad una semplice conversazione a due tra Ungheria e Romania, veniva implicitamente a costituire un successo ungherese nei confronti della Cecoslovacchia.

Come riferisco d'altra parte con mio ra.pporto diretto a S. E. il Ministro degli Affari Esteri (1), il Conte Bethlen mi ha poi anche detto di non essere, invece, almeno per ora, favorevole ad una partecipazione pura e semplice dell'Ungheria alla nuova conferenza indetta dalla Polonia a Varsavia per l'autunno prossimo, in conseguenza dei troppo discordanti interessi economici, e certamente anche politici dei numerosi Stati che, con troppa larghezza, vi si vorrebbero dal Governo promotore adunare.

Ancora nei riguardi della Romania, il Conte Bethlen mi ha pregato di far cortesemente ·conoscere tJa[]to ailil'E. V. ,cbJe a S. E. hl MinJistro Gl-andi, come g:Ii tornerebbero particolarmente gradite tutte quelle notizie, informazioni, o semplici apprezzamenti di cui eventualmente si venisse da noi a disporre, in base ai nostri contatti tanto con gli organi ufficiali romeni quanto con quei circoli privati o sociali, e che, col compiacersi fargliene confidenzialmente parte, possano comunque valere di utile elemento a formarsi un concetto -per ora ancora assai vago ed incerto -sugli intendimenti e sull'effettiva influenza personale de[ Re Carr'lo II :nellil'atte,gg~i-amento 1r10meno lin quanto concerne le grandi direttive di politica estera ed in primo luogo beninteso, le relazioni con l'Ungheria.

Il mio interlocutore ha concluso l'interessante colloquio riaffermando ancora con effusione i più alti sentimenti di considerazione, di amicizia e di devota riconoscenza personalmente per Lei, pel nostro Regime Fascista e per tutta la Naz;ione Ital1iana (2).

(l) -Non rinvenuta. (2) -Non rinvenuto. (3) -Il 14 luglio. Su questa udienza Arlotta stese una relazione, che non si è trovata. (4) -Che aveva colpito la regione del Vulture nella notte fra il 22 e il 23 luglio.

(l) Pronunciato il 7 luglio.

(l) Allude alla questione del prestito militare (cfr. p. 105, nota 1).

192

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 1947/525. Berlino, 3 agosto 1930, ore 13,30 (per. ore 15,55).

Ri,sposta a t'elegramma !nilservatissdmo (3).

Prego aiSSIÌICI\lll.'~aXe S. E. Oa:po del GoVIermo che smentite R. Ambasclia,ta a notizie tendenziose non mancano nè tardano come provano odien1i Berliner Tagblatt, Vossische Zeitung, Tag, ecc.; ed rrnforTU~arr'lo che neil.[a cooonuarta assenza dei dirigenti di questo Ministero Affari Esteri in un colloquio avuto con M1ndistro Trevd.ranus, uomo dd. fiducia di Hitndenburg e di Briin1itr1g, gilii ho ruevato rifioritura nel servizio radiotelegrafico e nei giornali notizie antifasciste

provenienti dalla Francia e dalla Svizzera. Treviranus mi ha ringraziato di

avergli fatto rilievi. Ritiene rifioritura cosa fortuita favorita dall'assenza per

congedo e per elezioni dei direttori dei grandi giornali. Egli però interverrà

oggi per a:sskurare mag,giore controllo :sul ser:vizio Neuen. Quanto ai giornali

GoVler:no pooo può :fa11e, ma mi ha tl.alsoi,ato •CO!mprendea.-e che stampa migll.tio

rerà tra breve per il fatto che a lui ed ai suoi amici è riusdto allontanare

dall'ufficio stampa Ministero Affari Esteri dottor Zechlin socialista; si sta cer

cando [d11i] mettere ru suo rposrto, 17 sono ,i >elonoorll.'eil.'lJti ma finora noo è sta,to

possibile trovare il più adatto.

Treviranus, che domani lascerà Ministero delle terre liberate soppresso per a1ssumere direZJiJone aSISiiStenza pll'ov,in·ctie ,mdJenta[,i, linlte!IJ.de far!Sii dlare dia Briining anche direzione servizio propaganda all'estero e sorveglianza stampa. Se ciò avverrà ammirazione che il Treviranus ha per il Capo Governo, per regime e sua profonda convinzione convenienza per la Germania rendere più co11d~a11i Xlappmti ·con lta[!ia, d sono gaimntlli per d·'l liinguagg~o stampa ;tedesca

meno eVlidentemente di queliLa ,soda,1comun~srta.

(l) -Non rinvenuto. (2) -Annotazione a margine di Guariglia: « atti nell'incartamento relativo alla Questione Absburgica •. (3) -Non rinvenuto, col quale Mussolini rispondeva evidentemente al n. 183.
193

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI

TELESPR. RR. P. 226105/386. Roma, 4 agosto 1930.

Mio telespresso n. 212086/169 del 9 aprile scorso (1). Trasmetto qui acclusa a V. E. copia di una relazione che il signor Renzetti ha inviata direttamente a S. E. Turati in data 15 luglio corrente.

La prego di farmi conoscere se lo stesso Renzetti abbia o meno data previa visione di tale relazione a V. E., giacchè pur avendole questo Ministero impartite istruzioni col citato telespresso di far mantenere per il suo tramite qualche contatto con gli « Stahlhelm » non sarebbe ammissibile ·che il Renzetti non tenesse minutamente informato l'E. V. della sua attività, ·specialmente poi perchè sembra dalla relazione acclusa che tale attività cominci ad oltrepassare i limiti

opportuni.

V. E. che conosce le direttive generali del Governo fascista per la nostra attuailie rpolttka verso :J.1a Germania (mio tele,gl1am!ffia 3 corr. (2) n. 647) dowà fare in modo che l'azione del Renzetti (sia pure privata) non venga a nuocere all'applicazione di tali direttive.

Prego assicurarmi in ,proposito.

.ALLEGATO.

RENZETTI A TURATI

(Copia)

CONFIDENZIALE URGENTE. Berlino, 15 luglio 1930.

L'intervento di Hindenburg a favore degli • Elmetti di Acciaio • dimostra come fosse esatto quanto io affermavo vari mesi fa, essere cioè tale Associazione ben gradita al Presidente della Repubblica, possedere forza non lieve ed avere altresì mezzi per esevcifm'e irn1iluenza sul .corso della politica tedesca. Ritengo di essere neil. vero, prevedendo che anche il Presidente del Consiglio della Prussia, il socia·ldemocratico Braun, cederà alla volontà di Hindenburg e farà togliere il divieto agli Elmetti in Renania. Significherebbe ciò una vittoria significativa dato il desiderio socialdemocratico di procedere aHo scioglimento delle varie Associazioni e dei partiti di destra e un rude colpo inferto al demoliberismo oltre che ai francofili e ai rpolonofili. C'olme è noto dai rapporti miei precedenti, gli Elmetti di Acciaio si sono dichiarati per un accordo con I'Halia. Posso aggiung.ere che essi ha.nno esercitato in:Jlluenza sensib~le sul Ministero degH Esteri e verso l'Italia. Tutti i carpi con cui sono in frequenti ed intime relazioni mi hanno lasciato comprendere tale iloco azione. L'•aHontanamento del Capufficio stampa dott. Brauveiler, troppo centrista, è da attribuirsi all'atteggiamento italianofilo e assolutamente contro ·la politica cattolica (si ;ritiene qui che il Vaticano non intenda saperne di Fascismo e contrasti decisamente le destre: forse, ritengo io, per timore del protestantismo) voluto.

Tutto dò può spiegare pEIDchè io abbia 'sempre insistito, organizzando i noti viaggi, che si facessero cordiali accoglienze ai gruppi degli Elmetti. Le ripercussioni favorevoli all'Italia non si sono fatte attendere. Con ciò si permette la formazione in Germania di una atmosfera di viva simpatia per l'Italia e si contrasta l'azione che altre Potenze con enormi mezzi qui conducono.

In questi giorni Hugenberg mi ha fatto delle dichiarazioni per un giornale italiano. E' la prima volta che ciò succede e debbo attribuirlo -mi si perdoni la immodestia -aH'oDera di rpevsuasione da me compiuta. Le di1chiarazioni, per mio suggerimento, sono state tenute moHo modemte.

Il fronte nazionale: Hug·enberg, Hitler, Se1dte-Dusterberg, non è lontano e noi dobbiamo più che mai mantenerci con esso in ·relazione. Le nuove elezioni sono da pr.evedersi per i•l prossimo autunno e H .gov•emo ·Che ne verrà [conrterra?] certo elementi di destra. Ma a parte ciò vi è la possibilità di qualche movimento rivoluzionario favorito dalla disoccupazione che nel prossimo inverno sarà decisamente più forte dell'attuale. Vi saranno allora da quattro a cinque milioni di senza lavoro. Orbene le destre si preparano anche per questa eventualità onde impadronirsi eventualmente del potere.

Non è ancora oMa!l.'a la posizione di Brtining. Ad ogni modo confermo quanto ho avuto occasione di dichiarare a suo riguardo. Esso è un ex combattente, protetto da Hindenburg. Non è improbabile che si distacchi presto dal centro per portarsi a destra. E' certo che esso conosceva la intenzione di Hindenburg a riguardo degli Elmetti e a riguardo altresì della coalizione gov·ernativa !prUJssiana. E' un elemento che a noi non conviene molestare.

È necessario attualmente intensifi·care, naturalmente col dovuto •tatto e pDivatamente, la nostra azione per far diminuire il numero di coloro .che vogUono l'accordo franco-tedesco, per ostacolare l'azione di altri Paesi, per far accrescere le schiere dei simpatizzanti per l'Italia e per il Fascismo. Ho passato alla stampa ed ai partiti i vari articoli che sono apparsi in questi giorni sui nostri giornali e continuerò anche in questa forma di attività che a me pare di indubbia utilità. Si capisce che io agisco valendomi delle mie relazioni personali e in forma assolutamente privata.

(l) -Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 478. (2) -Sic, ma si tratta del n. 129.
194

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA

L. P. Parigi, 4 agosto 1930.

Ringrazio vivamente per la sua del 30 luglio (l) e per la comunicazione dei documenti annessi.

La nota francese del 23 luglio (2) mi fa essenzialmente l'effetto di un documento redatto, come più decentemente lo si poteva dal Quai d'Orsay, per arrivare a dire la frase del terzultimo capoverso «envisager la recherche d'un nouveau terrain d'entente». La connessione, nello stesso capoverso, di questa frase coll'altra « ces entretiens pourraient avoir lieu entre M. Grandi et moi mème ~conformérment au désli.cr.-que vous a~vez bten vO'll!lu me manlifemecr.-• è un principio di spostamento della sede della conversazione. Qualora da noi si voglia, non v'è che collegare questa prima accettazione di spostamento con quella del capoverso successivo in cui si accetta Parigi ·come sede delle conversazioni navali, e, per l'obbiettiva ragione dell'unità della trattazione, fissare Parigi come nuova sede generale delle conversazioni tecniche. Resta sempre inteso, che il negoziato vero e proprio avrà luogo tra i due Ministri di Stato, alla prima occasione propizia, dopo preparato il terreno tecnicamente.

Trovo che Ella ha pienamente ragione di ribattere, come chiusura della ormai passata fase, le affermazioni della nota francese la quale vorrebbe lasciar credere che 'sia srbato da noi accetta,to uno 'SPOI3tame[}jto del1lia sostanza deil negoziato. La nostra risposta dovrebbe, a mia sensazione: l 0 ) ribattere la nota francese nel senso lP'redetto; 2°) semplificare il negoziato cr.-iducendolo alla sua vera sostanza iniziale. Dato il discorso 5 giugno 1928 di S. E. il Capo del Governo si potrà aggiungervi su richiesta francese il negoziato del patto d'amicizia e su richiesta nostra quello pei mandati coloniali; aggiungere, ma non connettere, giacchè non sarebbe giustificato di connettere un nostro nuovo onere qualsiasi per ottenere l'adempimento dalla Francia di impegni pei quali noi abbiamo già ~saldato la contropartita; 3°) aocettare la 'conve["Sazione navale tecnica a Parigi e suggerire, in tal punto della risposta, di spostar a Parigi la sede dell'altra conversazione diplomatica. Questa è l'occasione favorevole per impostare il suggerimento su ragione obbiettiva.

Personalmente mi auguro di non avere anche questo maggior lavoro: ma pure di eliminare la nefasta azione del mio collega francese di costà mi assumo anche questo peso.

Domani spero risponderle circa la carta relativa alla linea di divisione sfere influenze inglese e francese 1899 per l'Africa centrale e nord.

(l) -Cfr n. 187. (2) -Cfr. n. 172.
195

PROMEMORIA DEL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, PER IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (l)

Roma, 5 agosto 1930.

In seguito al recente aggravarsi della situazione in Cina invitai il R. Minlistro dn Pe:ch!i!llJo a TlitOOI1itre ·oivoa le mtsure prese per ila tUJteiLa deilila V'i!ta e degli interessi dei nazionali ed a tenersi nel più stretto contatto coi suoi colleghi.

Inspirandorni agli impegni assunti dall'Italia, quale Potenza firmataria dell'Accordo di Washington, detti alle RR. Rappresentanze in Londra ed in Washington istruzioni di riferire circa l'atteggiamento di quei Governi nei riguardi della Cina, e al R. Ambasciatore a Londra detti anche l'istruzione di chiedere al Governo britannico a quali negoziati avesse inteso accennare il signor Henderson nel dichiarare alla Camera dei Comuni che delle trattative erano state iniziate con altri Paesi per una collaborazione in Cina.

Come è a conoscenza dell'E. V., il R. Ambasciatore a Londra ha riferito che Iii ·FOtl'le•i:gtn Offioe ha futto dei paJssti a Na!llJchimo per conoscere: cosa intendesse fare quel Governo per arrestare l'opera devastatrice delle bande, e dei passi a Parigi, Tokio e Washington per conoscere quali misure quei Governi intendessero di prendere.

Dal canto suo il R. Incaricato di Affari in Washington ha riferito che il Governo degli Stati Uniti ha comunicato al Governo di Nanchino che esso si riserva di far valere tutti i diritti eventualmente derivantigli dalla perdita di vite o dalle lesioni degli interessi americani.

Tali passi, compiuti a nostra insaputa, devono farci prospettare la possibilità che, qualora noi rimanessimo inerti, le altre quattro Grandi Potenze firmatarie dell'Accordo di Washington si mettano d'accordo sulla linea da seguire nei riguardi della Cina !asciandoci isolati con evidente menomazione del nostro prestigio di Grande Potenza.

Potrebbe sembrare che un nostro atteggiamento di attesa, pur presentando questo pericolo, offra, d'altra parte, il vantaggio di farci conservare una maggiore ind1pendenza che potrebbe permetterei di cogliere, liberi da impegni, l'occasione di sfruttare qualche favorevole combinazione che avesse a presentarsi.

Ma non mi pare assolutamente ·conveniente accettare oggi una perdita sicura, come la menomazione della nostra posizione in Cina riconosciutaci dai Trattati, in vista di una •semplice lontana possibilità di vantaggio.

Perciò, nell'intento di mantenere la nostra posizione di parità nei riguardi delle altre Potenze, sarei di avviso che l'opportunità di una più intima collaborazione si facesse presente a Londra esprimendo in pari tempo il nostro rincrescimento per i passi fatti a Parigi Tokio e Washington, dimenticando Roma, dato che tali passi mal si accordano col Trattato di Washington.

Riterrei poi che tale opportunità si debba far presente altresì a Washington, Tokio e Parigi.

Nell'attesa di conoscere con maggior precisione la portata dei passi compiuti e le misure prese dalle altre Potenze, considererei infine opportuno di limitard per il momento a dare al nostro Ministro a Pechino istruzione di mantenersi in stretto contatto con i suoi colleghi e di riferire facendo al tempo stesso proposte sulle misure che egli riterrebbe opportuno fossero prese.

Ho pertanto l'onore di sottoporre all'alta approvazione dell'E. V. i qui uniti telegrammi indirizzati alle RR. Rappresentanze in Londra, Washington, Parigi e Pechino (1).

(l) A margine annotazione dello stesso Fani: • Importante •.

196

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 1975/33. Vienna, 5 agosto 1930 (pe1·. il 6).

Ho parlato con il Cancelliere secondo le istruzioni del telegramma di V. E. pe:r corrdiere n. 697 in darba 17 <Luglio (2). Schober ·si è mostrato rammard,cato dell'impressione destata nell'E. V. dal suo comunicato, sul quale gli avevo del resto fatto dare notizia dal suo Capo di Gabinetto delle mie riserve già prima di ricevere le direttive di V. E. La nostra interpretazione non corrispondeva alle sue intenzioni, e come prova di ciò egli si proponeva di cogliere la prima favorevole occasione per fare qualche pubblica dichiarazione che disstpasse il malinteso e confermasse il valore da lui dato ai rapporti con l'Italia. La manifest,az~one di Innsbruck ea:1a 1a sola avvenuta dopo la sua asoeJSia a>l Governo ed essa era accaduta dopo dieci mesi da quando aveva assunto il potere. Sperava che di ciò noi volessimo tener ·conto e volessimo essere convinti degli sforzi che egli ha finora fatti e che continuerà a fare perchè, come in tutte le altre provinote austmi'a,che, <anche nel Ti,rolo •si pl'oduoa uno <stato d'animo e si

Giappone a Pechino aveva present,ato al Governo di Nanchino una nota per richiamarne l'at

tenzione sulla gravità della situazione in Cina e per chiedergli quali misure avesse adottate

o intendesse di adottare.

La Direzione Generale A.A.A. non ritenne opportuno proporre che il R. Governo si associasse a questi passi: l) perchè, non essendone stata informata tempestivamente, e essendo essi stati evidentemente concertati tra Londra, Tokio, Washington e forse Parigi, dimenticando Roma, (che ne fu informata spontaneamente, ma a cose fatte solo dal Governo Giapponese, mentre il Governo britannico e quello americano ce ne informarono soltanto dietro nostra richiesta), il nostro associarci ai passi in parola sembrava alquanto tardivo ed avrebbe troppo pedissequamente seguito la azione concertata dalle altre Potenze interessate a nostra insaputa;2) perchè i passi erano evidentemente di un'efficacia molto problematica essendo ben note le condizioni di assoluta impotenza in cui la rivoluzione pone il Goverru:> di Nanchino , .

Il promemoria proseguiva dicendo che il 9 agosto erano state inviate istruzioni a Varé, « non avendo noi potuto partecipare tempestivamente ai passi delle altre Potenze, per trarre almeno un vantaggio da tale nostra forzata astensione, ... di far notare al Governo di Nanchino (e non già comunicare da parte del R. Governo), quando se ne fosse presentata l'opportunità, che il R. Governo si era astenuto da qualsiasi passo che potesse riuscire poco gradito al Governo di Nanchino, avendo piena fiducia che sarebbero state prese tutte le misure necessarie per la tutela dei nostri nazionali e per il risarcimento di nostri eventuali danni >.

Più tardi però il governo italiano accettò la richiesta di quello inglese di collaborare « per solidarietà nella tutela comuni interessi in Cina ed ancor più ...per affermare obblighi derivanti dall'accordo di Washington a tutti i firmatari di comunicarsi reciprocamente loro attività nei riguardi Cina > (t. Fani a Varé, 859/171 del 10 settembre 1930).

il -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

segua un contegno corrispondenti alle relazioni fra i due Governi. Egli si vale di qualsiasi propizia occasione per convincere i dirigenti del Tirolo che la sua politica di cordiale amicizia con l'Italia è la vera e l'unica che possa essere seguita •anche per l'·a:vvea11ilre. Così ad ·e,semp>io eglti. non manca di comunicrure a Stumpf tutte le soddisfacenti notizie che gli vanno pervenendo sulla situazione in Alto Adige dopo la conclusione del patto di amicizia. Sulle recenti manifestazioni di Innsbruck ha ripetutamente scritto a quel Capitano Provinciale richiamandolo energicamente al senso del dovere e delle sue responsabilità, e ricevendo una risposta, Iettami in parte, nella quale Stumpf, mentre cerca di attenuare i fatti, si dichiara ossequiente ai di lui ordini e consapevole dei superiori interessi della repubblica.

Da parte mia ho tenuto a stabili.re la glmvità di quei fatti così ,pea:-se stessi, come per i personaggi che, spettatori o anche oratori, hanno preso parte a quelle manifestazioni, richiamando in pari tempo .l'attenzione di Schober sulla possibilità che altre dimostrazioni possano avvenire in seguito con un pretesto

o con un altro. Ricordavo che era nella buona stagione che i tirolesi solevano negli anni scorsi o11ganizzare cortei e manifestazioni irredentiste per valersi delle favorevoli condizioni del tempo le quali facilitavano il concorso del pubbLico e per approfittaa:-e ·de[la presen·2la di lsflmlroilel!'li in que[,le pro~iii1Cie a fine di -compiere verso di essi opu" di propaganda.

Schober mi ha rinnovato le sue assicurazioni tranquillanti, e, nell'intento di darmi nuova prova dei suoi sentimenti amichevoli per noi, mi ha comunicato che il trattato di amicizia austro-ungherese da noi desiderato sarebbe qui stato sottoposto all'approvazione del prossimo Consiglio dei Ministri. Mi ha detto inoltre, dopo avermi dichiarato considerare il prossimo convegno agrario convocato dal Governo polacco ·come diretto contro l'Italia, l'Austria e la Germania quali Paesi industriali, che attendeva il ritorno dalle vacanze di Schiiller per conoscere con esattezza il contenuto degli accordi economici segreti, presi a Roma su proposta di Brocchi. Mi ha infine comunicato che si riservava farmi conoscere il numero di munizioni mandate dalla Cecoslovacchia alla Jugoslavia attraverso l'Austria, nonchè inviarmi uno studio riservato sull'esercito francese.

(l) Appunto di Mussolini: c Sta bene». I telegrammi non si pubblicano. Cfr. invece un promemoria ministeriale, a firma Balsamo, per Ghigi del 19 agosto: c Il 3 agosto questo Incaricato d'Affari del Giappone comunicò verbalmente a questo Ministero che il Ministro del

(2) Non si pubblica.

197

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI

T. R. 1963/465/236. Parigi, 6 agosto 1930, ore 19,24 (per. ore 22,30).

Ho fatto a Berthelot la comunicazione di cui al telegramma di V. E.

n. 731/325 (1). Ne informerà Briand. In attesa delle decisioni del signor Briand, Berthelot mi ha detto che Massiglì dovrebbe ancora prendere qualche giorno di congedo. Non crede vi siano difficoltà serie da parte assistenti tecnici delle

due Marine; che Henderson finora ha chiesto a Briand soltanto di tenerlo informato di ciò ,che Briand ha fatto e farà. Non crede che Governo francese abbia obiezioni presenza di un esperto britannico, ma potrebbe essere anche che al princilpio delle conversazioni sia meglio essere a due « giacchè può esserci più facilità di parola senza testimoni». Vi è accordo drca convenienza di non dare ancora pubblicità all'inizio delle conversazioni. Mi pare che sempre più situazione si concreti nel senso che le conversazioni potrebbero cominciare tra il 15 ed il 20 agosto subito dopo ritorno di S. E. Grandi a Roma. Iniziate a Parigi potranno continuare Ginevra dove Rosso Massigli potranno entrambi precedere i due Ministri quali facenti parte delle due Delegazioni.

(l) Cfr. n. 184.

198

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI (l)

T. POSTA 379<!/1552. Bled, 6 agosto 1930.

Mio telespresso n. 2810/1226 del 18 giugno u.s. (2).

Nel colloquio del 30 luglio u.s. (3) Marinkovich mi ha con curiosa sincerità detto che aveva chiesto a Zivkovich l'allontanamento di Anicich da Veglia, ma che poi tale domanda aveva incontrato le resistenze della burocrazia perchè il Zivkovich imprudentemente aveva detto le vere ragioni del richiamo anziehè cwcare a trovarne di amministrative. Per il momento quindi .Anicich !'esterebbe a Veglia ma fua due tre mesi eg1llic ms~sterebbe nuovamente.

Intanto egli aveva incaricato Fotich di far chiaramente intendere al Ministero dell'Interno che nell'interpretazione e nell'esecuzione delle convenzioni fra l'Italia e la Jugoslavia non dovevano essere portate innovazioni senza consenso ed adesione del Ministero degli Affari Esteri, e che il signor Anicich doveva in ogni caso moderare il suo zelo.

Fotich mi ha confermato di aver parlato in questo senso al Ministero dell'Interno, ed, a mia richiesta, mi ha assicurato risponderebbe in iscritto al mio memorandum del 21 maggio u.s. tanto per l'uso della lingua italiana, come per l'applicazione alle nostre scuole della legge sull'insegnamento privato.

Non appena avrò questa risposta per Veglia, me ne varrò per far ,mettere fine ad altri inconvenienti segnalatimi dal R. Console Generale in Spalato e relativi a quelle nostre scuole ed alla Lega Culturale.

Non ho ancora intrattenuto il Ministero degli Esteri di queste ultime segnalazioni per risolvere caso per caso gli inconvenienti, ed evitare che la questione prenda aspetto generale che sarebbe di più difficile soluzione.

impressione ».

Nel suddetto colloquio il signor Marinkovich nel dirmi il dettaglio delle raccomandazioni fatte al Ministero dell'Interno è uscito in questa interessante dichiarazione che riproduco, per quanto mi è possibile, testualmente: « Ho detto ai funzionari del Ministero dell'Interno che essi devono considerare gli ita<Hand d!el~a Da,lmazila 'che vivono colà dia islecoilli, 'come nostra milnocr'lanza con tutti i diritti delle nostre minoranze, quindi in tutto e per tutto equiparati a,i nazionali per quelilo che ,si rifell"i1sce aLia lo~ro vdlta ed attivi,tà c:Wtu~raid ecc. OQ[l la differenza che è una minoranza di sudditanza non jugoslava».

Questa dichiarazione che indicherebbe una tendenza di singolare liberalità, se applicata sinceramente, potrebbe rendere molto meno difficile la vita degli italiani della Dalmazia ed essa del resto corrisponde al concetto fondamentale che ha ispirato le convenzioni di Santa Margherita e di Nettuno (1).

(l) -Il documento fu inviato per conoscenza anche al consolato generale a· Spalato. (2) -Col quale Galli riferiva su un colloquio avuto con Marinkovié sulle vessazioni cui il capitano distrettuale di Veglia, AniCié, sottoponeva le locali istituzioni italiane. Marinkovié aveva dato • sostanzialmente ragione • alle rimostranze di Galli e aveva detto • che era sua opinione che una responsabilità potesse ricadere sull'Anicié e che quindi potesse convenire di sostituirlo. Mi ha pregato di tenere tale suo pensiero riservatissimo. Ma questa era la sua

(3) Cfr. n. 189.

199

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Copia)

R. 2780/1609. Vienna, 6 agosto 1930.

Credo dover segnalare a V. E. due piccoli fatti per le deduzioni e le considerazioni che se ne possono trarre.

Un mio amico, legittimista ungherese, mi diceva giorni fa che il ,suo governo prima di dare alle « Heimwehren » i sussidi da queste chiesti voleva essere sicuro che esse non fossero sotto l'influenza dei pangermanisti ,germanici (mio telespresso n. 2278/1283 in data 24 giugno corr.). Tale diffidenza verso 111 pangel!'m,anes:imo e }e sue m!LI!'e ISUilrl'AUIStria non deve memV'igi!Jilare quando si pensi che la stessa persona, richiesta se la possibile ascesa dell'Arciduca Otto sul trono di Ungheria non sarebbe stata facilitata da una sua esplicita preventiva rinuncia al trono austriaco, aveva risposto che l'Arciduca non avrebbe fatto una rinuncia simile.

L'ultimo manifesto delle « Heimwehren » (mio telespresso n. 1587 del 2 corrente), pur non esprimendo alcuna idea chiara e precisa sulla questione dell'annessione, contiene alcune frasi di indubbio valore pangermanista. Le « Heimwehren » hanno sempre asserito di volere, almeno per il momento, lasciare da parte la politica estera, essendosi formate per la ricostituzione

Dare la prova all'autorità jugoslava di possibili dissensi in rapporto ai nostri maestri, di lotta fra la Lega Culturale ed i suoi dipendenti sorretti dal fiduciario del P.N.F. non puòche fare il giuoco jugoslavo....

Non faccio qui questione se o no sia opportuno che siano nominati nelle città dalmate fiduciari del P.N.F. Tale questione di massima è già stata sottoposta all'alto esame di V. E. Ma è in ogni caso assolutamente indispensabile che detti fiduciari non svo~gano alcuna attività, che non sia quella puramente amministrativa, senza previo accordo e consenso delle autorità consolari alle quali in ultima analisi risale la responsabilità intera del funzionamento delle nostre istituzioni come della vita delle nostre collettività ».

dell'ordine interno. Resta però il fatto che questa volta le allusioni appaiono più chiare, in quanto accennano ad una comunanza tedesca che sembra presupporre la convinzione di una futura unione. L'importanza della cosa sta in questi innegabili più precisi accenni; poco monta se essi siano o no dovuti a una mag;g.iorre 1influenza de,l[o Starhemberg e ra'l['a iportelti,ca esistenza d.i nn qualche suo consigliere tedesco (mio telespresso n. 1575 in data 31 luglio u.s.).

Questi due episodi paiono legittimare la supposizione che, ove l'Austria non fosse destinata a restare quale il trattato di San Germano l'ha costituita, vi sarebbero due possibilità, o quella dell'annessione alla Germania, o quella dell'unione all'Ungheria, sia pure mediante il semplice legame personale con un futuro monarca del vicino Stato. Nessuno è naturalmente in grado di prevedere, o·ltre che l'epoca, il modo con cui, se ciò avvenisse, potrebbe avvenire, e cioè se lo svolgimento dei supposti avvenimenti sarebbe tale da consentirci un qualsiasi intervento per dirigerli in un senso piuttosto che in un altro. Tuttavia mi sembrerebbe utile che fin da ora esaminassimo quale delle due soluzioni ci sarebbe più utile o meno dannosa. Tanto più che, ove questi mutamenti dovessero avvenire, anche se in un tempo relativamente lontano, potrebbe accadere che le circostanze si presentassero in modo da richiedere che alcune premesse per l'una o l'altra soluzione fossero poste fin da ora, e che pertanto noi dovessimo già essere in grado di sapere quale decisione definitiva prendere in seguito, e quale appoggio dare da ora alla costituzione dell'una o dell'altra delle premesse stesse.

Devo osservare incidentalmente che, mentre la possibilità di un'annessione è considerata da tutti, assai meno si parla di un'unione dell'Austria con l'Ungher'ia dopo che nn monarrrca :liosse tor:nato ·SU!l rtrono dii Santo Ste:lia.IIlo. Se è vero che molti legittimisti ungheresi non vogliono ammettere tale eventualità, dicendo che l'esperienza passata fa escludere a Budapest qualunque ritorno, sia pure modificato, a una situazione in qualche modo analoga a quella dannosa d'avanti guerra nei riguardi di Vienna, ve ne sono altri, e non il mio solo interlocutore su accennato, che parlano altrimenti. Ma, più di quello che gli uni o gli altri possano ora dire, tmporta esaminare quali effetti aw:ebbe in avvenire ·così a Budapest come a Vienna l'avvento di un nuovo Re in quello Stato. In Austria certamente ciò addurrebbe un risveglio ed un rafforzamento del Partito Legittimista e dell'idea legittimista. Di fronte a ciò rimarrebbe un'Ungheria con un nuovo Re, specie un'Ungheria ancora impiccolita qual è uscita dal trattato di Trianon, completamente indifferente?

Il R. Ministro a Budapest potrà con maggiore conoscenza di causa riferire sulla situazione e sulle previsioni che si è oggi in grado di fare da quella Sede. M~a quailii rche possano esserre gH errorà di giudizio di d1>i come m.e pa~ril.a dell'Ungheria stando a Vienna, mi pare che l'ipotesi meriti ogni nostro più attento esame. Del resto, che nelle mie supposizioni vi possa essere qualche cosa di vero mi sembra sia confermato da un recente articolo apparso in un giornale ceco e telegrafato alla Neue Freie Presse in sunto. L'articolo considerava le due ipotesi suddette, cioè l'unione dell'Austria alla Germania o all'Ungheria, come possibili, e concludeva dover la Cecoslovacchia esaminare quale delle due le sarebbe riuscita di minor danno. Da un simile punto di vista mi sembra converrebbe ci ponessimo anche noi.

Tanto una più grande Germania quanto una piccola Austria-Ungheria sarebbe["iO alnJti-:Wanlce!~li e 1ant1i-,SJ1ave; e un'AusrtJri'a ~an,che ,se unita non eon lia Germania beiliSÌ con l'Unghe["ia non svoLgel'ebbe una poliiJt:iJca anJtigerman,Lc,a. Ma una Germalllia ~che si spingesse fino agLi attuarlii ,confinJi <austriaci ,si farebbe a,ssa<i più sentire sulla nostra frontiera; mirerebbe, se non ad impossessarsi di Trieste, a farla morire d'anemia; sarebbe assai pm v1cma alla penisola balcanica e vi farebbe più agevolmente una energica efficace ed escludente politica di penetrazione.

A questi danni, che per primi mi vengono in mente, altri potrebbero aggiungersene per una delle soluzioni; come potrebbero trovarsene altri per l'altra. Non sta a me fare un esame approfondito e completo della questione, anche perchè essa si riconnette con problemi di politica generale che non è dato conoscere esattamente da qui. Mi limito quindi a una parziale esemplificazione e mi rimetto al superiore giudizio di V. E. (1).

(l) Sulla situazione degli italiani in Dalmazia, con particolare riferimento alla azione del fiduciario fascista a Spalato, Bonavia, cfr. il t. posta 3511/1474 di Galli, in data Bled 23 luglio: « Invero la inopportunità dell'azione del Signor Bonavia, secondo le di lui stesse asserzioni dirette ad invigilare i rapporti fra datori di lavoro ed i loro dipendenti, cioè fra i maestri della Lega Culturale e la Lega stessa, che è la forma indiretta con la quale lo Stato mantiene le scuole italiane in Dalmazia, appare la più inopportuna in considerazione della delicata situazione in cui si trovano le nostre scuole....

200

PROMEMORIA DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI

Roma, 8 agosto 1930.

A V. E. è già noto un progetto per complesse intese economiche italaaustro-ungheresi diretto ad affermare gli interessi e il prestigio italiano nell'Europa centro-danubiana di fronte alle direttive e all'attività di ispirazione francese che nella stessa materia si stanno facendo strada in quella parte d'Europa, e che rischiano di lasciare isolata l'Italia. Tale progetto formò materia prima di una conversazione segreta con il negoziatore austriaco Schiiller che 1in proposi1Jo s1i dJimosilrò :liavorevolmente OII"Iientato, e che doV!I"à a sua volta interessarvi il Governo ungherese (2), indi di una presa di contatto con le varie Amministrazioni tecniche dell'interno che devono esaminare il progetto di cui trattasi nei suoi dettagli e nelle sue possibilità pratiche di realizzazione.

Di fronte al rapido sviluppo della suaccennata contrastante attività nell'Europa centro-danubiana, in questi giorni unanimemente segnalato dalle nostre RR. Rappresentanze in quegli Stati, dalla stampa e da informazioni di varia e attendibile fonte, si rende urgente un'intensifìcazione di attività anche da parte nostra (3).

(2} Il 7 giugno Guariglia aveva scritto una lettera, non rinvenuta, a Volpi, che aveva in programma di recarsi a Budapest ai primi di luglio. Cfr. la risposta di Volpi a Guariglia, Roma 11 giugno: • Cercherò, per quanto possibile, di fare da contrappeso alla visita Loucheur • a Budapest. Volpi ha aggiunto di suo pugno a questa frase due punti interrogativi.

avrai potuto seguire gli sviluppi della situazione nell'Europa centro-danubiana. Si rende più che mai urgente un atteggiamento conclusivo da parte nostra.

A parere pertanto di questa Direzione Generale E.L.A. occorre sollecitare delle pronte conclusioni da parte delle Amministrazioni tecniche interessate, e iniziare non appena possibile delle aperture nei riguardi dell'Ungheria, la quale in tutta la complessa situazione che si va delineando potrebbe essere costretta ad aderire sia pure in parte e con riserve alle direttive seguite dagli Stati che la circondano.

Pertanto la Direzione Generale E.L.A. si onora di sottoporre all'approva_zione e alla firma di V. E.:

1o) LeHere di ,sowLeoi.to per detlile pronte tCOIIllolusionti a<l\lte LL. EE. ti Ministri, capi delle quattro amministrazioni interessate alla questione e cioè: Finanze, Comunicazioni, Corporazioni e Agricoltura.

2°) Telegramma al R. Ministro in Vienna per premurare il progettato colloquio fra il negoziatore austriaco Schiiller e il Presidente del Consiglio ungherese Conte Bethlen colloquio che dovrebbe segnare l'inizio dell'apertura di conversazioni con l'Ungheria.

3°) Telegramma al R. Minilstro in Budapest per preannunziare le prroosime proposte italiane, a fine di indurre quel Governo a soprassedere per il momento ad ogni altra proposta che in materia possa venirgli presentata.

(l) Cfr. il seguente biglietto di Guariglia per Ghigi del 22 agosto: « La prego di richiamare la speciale attenzione sull'acclusa lettera di Auriti (che non so se S. E. il Ministro abbia già vista} e sulla lettera di risposta da me preparata». Cfr. n. 233.

(3) In pari data Guariglia aveva scritto a Ciancarelli, in ferie: • Anche dalla stampa

201

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, AL CONSOLE A GEDDA, SOLLAZZO (l)

TELESPR. 226448/47. Roma, 8 agosto 1930.

Riferimento suoi rapporti nn. 313 A/9 e 350 A/9 del 26 giugno e del 10 luglio.

Per quanto le dichiarazioni fatte alla S. V. da Mahmud Nedim circa i di lui colloqui col Re vadano accolte con largo beneficio d'inventario, sembra potersi dedurre dal loro complesso, come pure da altri sinto·mi (quale la richiesta di codesto Governo per ottenere -che nel trattato di amicizia italohegiazeno (2) sia inserita una clausola secondo la quale ciascuna delle Parti contraenti si impegna ad impedire con ogni mezzo ·che i propri territori siano usati -come base di atti ostili verso i territori dell'altra parte), che il Re Ibn

In seguito a premure fatte da Brocchi il Ministro ha perciò dovuto indire per il 19 corrente alle 11 di mattina una nuova riunione per l"organamento del nuovo progetto, che sia veramente conclusiva, per poi poter iniziare le conversazioni.

Altrimenti si rischia di arrivare troppo tardi •.

Lo stesso 8 agosto Marinkovié aveva messo Galli al corrente del progetto di unione doganale fra gli stati della Piccola Intesa. Avendo Galli osservato a un certo punto, a proposito dell'interscambio italo-jugoslavo, che la bilancia commerciale era passiva per l'Italia, Marinlmvié rispose che egli deplorava questo fatto, pericoloso per la Jugoslavia, « in quanto da un momento all'altro l'Italia potrebbe trovare la sua convenienza di acquisto in altri mercati. Invece se i rapporti commerciali fossero fra loro meno distanti di quello che sono oggi, tale pericolo di diserzione dell'Italia dal mercato jugoslavo sarebbe minore. Perciò egli sarebbe lieto se, al momento opportuno, con opportuni accordi l'esportazione italiana in Jugoslavia aumentasse in relazione ai già esistenti forti acquisti italiani sulle piazze jugoslave •.

Saud e il suo Governo siano animati da una eccessiva diffidenza verso l'azione politica italiana nel Mar Rosso, e sospettino che l'Italia abbia mire di acqmsrziOOlli rberr"l'i!torila[i nelil'Assi!r e fomenti l'inimi!cizi!a de]lo Yemen vefl"\SI() l'Hegliaz.

La S. V. avrà avuto modo, nei contatti mantenuti con codesto Governo per la discussione dei noti schemi di trattati, di controllare se tale atteggiamento di diffidenza verso di noi sia reale; o quanto esso sia stato esagerato da Mahmud Nedim Bey per i suoi scopi personali.

In ogni modo, ove la S. V. lo ritenga opportuno, Ella è autorizzata, presentandosene la favorevole occasione, a calmare le eventuali apprensioni di codesto Governo, dichiarando sia al Re Ibn Saud che ai suoi Ministri, che l'Italia non persegue nella penisola arabica alcuna mira di occupazione territoriale nè diretta nè indiretta, fomentando cioè dei moti di ribellione in qualsiasi territorio dipendente dal Re Ibn Saud. L'Italia, legata da un trattato di amicizia con l'Imam, desidera consolidare con l'analogo trattato in discussione con codesto Governo le proprie cordiali relazioni anche con il Re Ibn Saud, contribuendo al mantenimento dello statu quo territoriale e alla pacificazione fra gli Stati della costa orientale del Mar Rosso, dove essa non ha altra mira che la tutela e l'incremento dei propri interessi commerciali e dei traffici, specialmente fra la colonia Eritrea e i prospicienti paesi arabi.

Tanto anche comunico per opportuna norma nell'azione della S. V; costì (1).

diplomatiche con l'Hegiaz (telespr. 2941/1396, Londra 14 agosto). Sul negoziato italo-hegiazeno cfr. le istruzioni che, probabilmente dietro suggerimento di De Bono, Grandi inviò a Sollazzo con telespr. 241262/63 del 16 dicembre 1930, circa la clausola del trattato sul diritto dei consoli italiani nell'Hegiaz a manomettere gli schiavi e sulla repressione della schiavitù: « È noto... alla S.V. che noi non teniamo tanto praticamente ad esercitare la repressione del traffico o il diritto di manomissione degli schiavi, quanto di giungere ad una affermazione teorica di tali nostri diritti in modo da non rimanere in proposito in una condizione di inferiorità nei riguardi del Governo britannico, cui tali diritti sono riconosciuti. E ciò V.S. potrà, ove lo creda del caso, convenientemente far comprendere a cotesto Governo, a spiegazione del nostro atteggiamento •.

Luoghi Santi. Tale azione, più apertamente condotta dai gruppi hegiaziani residenti in

Egitto e in Siria, si svolge col mezzo di agitatori che vanno cercando appoggi di potenze europee e di paesi arabi. Essi diffondono notizie sfavorevoli sul regime wahabita ed accusano Ibn Saud, negli ambienti nazionalisti d'oriente, di essel.'e totalmente nelle mani degli inglesi...

Una delegazione del partito di indipendenza hegiaziano è ... quindi in funzione, ed ho già ricevuto domande di udienza da parte di due suoi rappresentanti, il Saied Hussein ed Dabbagh e lo sceriffo Rafiq bey.

Il Dabbagh pone accanto alla sua firma un sigillo con la qualifica di "Delegato della deputazione del partito liberale hegiaziano nei paesi islamici", e mi è stato riferito che egli ha fatto visita nei mesi scorsi all'Imam Jahia ed avrebbe preso accordi con lui e con i suoi figli per una azione tendente a eliminare la dominazione wahabita dai Luoghi Santi e dall'Assir. Il Rafiq bey vanta parentela con la famiglia reale hascemita ed è stato ministro al tempo di re Hussein. Trasmetto ad ogni buon fine qui unite all'E.V. traduzione della domanda di udienza del Dabbagh e altra lettera direttami da un fiduciario per indurmi a entrare in contatto coi due agitatori. Come V.E. potrà rilevare da quest'ultima un altro emissario del detto partito, tale Fauzi el Kaukgi (reduce dalla rivolta Siriana) si sarebbe recato in Eritrea.

Ho voluto sondare indirettamente quali comunicazioni e richieste mi sarebbero state fatte dalle dette persone nel caso avessi consentito a riceverle, ed ho potuto avere conferma di quanto già immaginavo e cioè che si vorrebbe avere da noi assicurazione che, in caso di rivolta in Hegiaz, quelle tribù potrebbero rifornirsi di viveri, e forse anche di armi e munizioni, dalla nostra Eritrea. Dopo quanto l'Italia ha fatto in Arabia prima sostenendo la rivolta del Mohamed Ali el ldrisi, imam e poi emiro dell'Assir, nella rivolta di questi contro i turchi durante la guerra libica e successivamente con l'appoggio prestato all'Imam Jahia innalzato e riconosciuto da noi re dello Jemen, si pensa all'Italia come all'unica potenza che abbia dato prove concrete di voler appoggiare l'indipendenza delle popolazioni arabe e la costituzione nella penisola di principati nazionali veramente indipendenti.

Rendendomi conto delle intenzioni dei due emissari, ho naturalmente accolto con estrema

freddezza le loro aperture: non solo ho fatto comunicare che non avrei potuto riceverli perso

nalmente, ma ho anche fatto divieto che essi si presentassero in legazione da altri funzio

nari facendo comunicare la mia decisione dallo stesso incaricato di recapitarmi le domande

di udienza ».

(l) -Inviato per conoscenza anche al ministero delle Colonie. (2) -De Bono (t. 47141 del 21 agosto) riteneva opportuno non ritardare la conclusione del trattato, di fronte « alle trattative iniziate dalla Francia per stipulare analoghi trattati di amicizia e di commercio con l'Hegiaz ». L'Inghilterra aveva stabilito regolari relazioni

(l) Cfr. il r. 1557/424 di Cantalupo, Cairo 9 maggio: c Si sta... rafforzando clandestinamente in Hegiaz il "partito liberale" tendente a mantenere nelle tribù arabe della costa l'avversione contro i wahabiti ed a conseguire aiuti esterni per realizzare la indipendenza dei

202

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, ALL'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI

T. 775/127. Roma, 9 agosto 1930, ore 24.

In relazione al telegramma di V. E. N. 252 (l) pregola voler attendere mio dispaccio (2) sull'ar:gomento prima di riprendere sue conversazioni a proposito entrata Turchia Società Nazioni e invito di prendere parte alla riunione di Ginevra.

203

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, CORA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T.s. 1994/169. Addis Abeba, 9 agosto 1930, oTe 20 (peT. oTe 24).

Decifri Ella stessa. Avendo saputo per informazione mia privata che nei circoli influenti di Bordeaux Marsiglia correva insistente voce che recente sensazionale campagna giornalistica Kessel sul « Matin » nascondesse sotto forma risentimento mire francesi estendere loro possedimenti Somalia fino a Auasc

una volta questa costituita.

Ora è probabile che la Francia tenti di modificare il suo atteggiamento ma i docu

menti sono precisi e forse è utile che V. E. trovi occasione di mettere opportunamente in

chiaro le cose.

Quanto al nostro atteggiamento di fronte alla Turchia, e alla decisione che essa dovrà prendere qualora le pervenga un invito di intervenire alla riunione di Ginevra, V. E. vorrà tener presente: l) che il R. Governo ha esso preso l'iniziativa dietro esplicita richiesta di codesto Ministero degli Esteri, di far invitare la Turchia alla riunione di Ginevra; 2) che il

R. Governo favorisce l'entrata della Turchia nella Società delle Nazioni e non può quindi considerare che con favore la partecipazione della Turchia alla procedura di consultazione per l'unione federale europea; il che non significa tuttavia che nell'attuale momento ci convenga forzare la Turchia, ove questa vi si mostri riluttante, ad accettare un eventuale Invito che le venga rivolto; 3) che l'atteggiamento russo contrasta tanto con il proposito espresso dalla Turchia di entrare nella Società delle Nazioni tanto con le nostre direttive di favorire tale proposito.

V. E. quindi non dovrà incoraggiare il suo collega di Russia ad esercitare pressioni sul Governo turco in senso negativo tanto nei riguardi dell'entrata della Turchia nella

S. d. N. quanto dell'accettazione dell'invito alla riunione di Ginevra, considerando anche che, come dicevo, l'iniziativa dell'invito è stata presa dall'Italia anche ad esplicita richiesta di codesto Ministro degli Esteri.

Se mai l'azione di V. E. dovrebbe esplicarsi nel senso di far comprendere al suo collega russo l'utilità che potrebbe presentare per l'U.R.S.S. l'azione a Ginevra di una Potenza ad esso legata da intimi vincoli politici come è la Turchia. Ma anche questa azione per essere efficace dovrà essere svolta con cautela e discrezione per non suscitare sospetti ingiustificati nell'animo sempre diffidente dei Russi •.

e suilll'Aussa con dii p11etesto oppor,si ..... (l) ma oon m~ra reale portarrsi 1n prossimità nostra camionabile ho fatto sondare imperatore da persona di fiducia ed ho avuto conferma esattezza notizia. Governo francese avrebbe chiesto all'Imperatore ·cessione territoriale Aussa mediante compenso da stabilirsi. Imperatore perplesso preoccupato. Fiduciario avrebbe fatto presente Imperatore esistenza trattato amicizia con l'Italia ed opportunità appoggiarsi a noi: Imperatore avrebbe risposto che non può più fare affidamento su noi che gli abbiamo negato aiuto e recentemente (tale notizia sarebbegli giunta col corriere di ieri) nostro Delegato sarebbe persino stato l'unico rifiutarsi firmare noto trattato per le armi.

Tale notizia mi giunge nuova. Prego telegrafarmi istruzioni mentre cerco conoscere reale intendimento proposito Imperatore nei riguardi richiesta Governo francese.

(l) -Cfr. n. 190. (2) -Cfr. il seguente t. per corriere che peraltro non risulta trasmesso ad Aloisi: • Nelt'iniziare la procedura di consultazione, per l'organizzazione di un regime federale europeo il Governo francese non ha già semplicemente omesso di invitare l'U.R.S.S. e la Turchia alla riunione di Ginevra, ma ha proposto agli Stati consultati di escludere questi due paesi almeno in un primo tempo dalla partecipazione all'unione europea. Il N. 4 del Paragrafo 1° del memoriale francese è infatti cosi concepito : ''Per meglio attestare la subordinazione dell'Associazione europea alla Società delle Nazioni il patto europeo sarebbe riservato in origine agli stati europei membri della Società". Nella nostra risposta [cfr. n. 133] a tale memoriale, risposta che è stata comunicata a V. E. abbiamo messo in rilievo il punto di vista francese col paragrafo seguente: "Il Governo Fascista non condivide l'opinione del Governo della Repubblica che, ad assicurare la coordinazione o la subordinazione dell'Unione Federale Europea alla Società delle Nazioni, sia necessario riservare, per lo meno in origine, ai soli membri della Società delle Nazioni il diritto di entrare a far parte dell'Unione". Non è quindi esatto parlare di mancato invito alla Turchia alla riunione di Ginevra, invito che del resto la Francia non poteva fare se non d'accordo con gli altri, ma si deve parlare della proposta francese di non ammettere in un primo tempo la Turchia nell'unione europea
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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

TELESPR. R. 226748/712. Roma, 11 agosto 1930.

Non sarà s:fluggito raJ]l'ratlten~ione deLl'E. V. il'artico·lo pubblicato sul Temps

del lo 'agosto (~~oa i!l Trattato aJI1Jg1o~ilraki!a[lO (2).

L'articolo, di evidente ispirazione ufficiosa, lascia trasparire la preoccupazione del Governo francese per il precedente che nei riguardi della Siria costituirebbe la cessazione del mandato britannico sull'Irak, fissata nel Trattato per il 1932, e la contemporanea ammissione dell'Irak nella Lega delle Nazioni.

Interesserebbe ·conoscere fino a che punto l'opposizione che sembra delinearsi da parte della Francia verrà da questa sostenuta a Ginevra; e questo Ministero sarebbe grato all'E. V. se volesse opportunamente intrattenersi al Quai d'Orsay sull'argomento, onde trarne norma nel nostro atteggiamento nelle discussioni che in proposito avranno luogo a Ginevra.

Sul trattato anglo-irakeno cfr. una relazione per Grandi di Guarnaschelli, capo dell'ufficio IV Europa Levante, del 6 settembre 1930, contraria ad accettare la nuova convenzione giudiziaria anglo-irakena senza corrispettivi da ottenere in conversazioni itala-inglesi.

In agosto Re Faisal si trovava in viaggio in Europa. Sull'argomento cfr. un appunto di Fani per Mussolini dell'8 agosto, in margine al quale Mussolini ha postillato: • Si ». • Questo Ministero riterrebbe opportuno che S.M. Faysal, già recatosi a Londra ed a Berlino ed in procinto di partire per Parigi, visiti anche l'Italia e si abbocchi con l'E.V.; e ciò, sia in vista della influenza che il Re può esercitare per una favorevole soluzione della questione concernente la concessione di terreni petroliferi chiesti dalla British Oil Development (nella quale è interessata l'Associazione Generale Italiana Petroli), sia in riguardo alla situazione creata dalla recente firma del Trattato anglo-irakiano, che prevede per il 1932 la fine del Mandato britannico sull'Irak ed il contemporaneo ingresso dell'Irak nella Lega delle Nazioni. L'atteggiamento dell'Italia su quest'ultima questione, che verrà tra breve in discussione a Ginevra, è stato sinora mantenuto riservato •.

Sulla British Oil Development, nella quale l'AGIP aveva una partecipazione finanziaria del 25% del capitale, cfr. Giarratana a Mussolini, 29 agosto 1930, in ACS, Presidenza del Consiglio, 1928-30, fase. 3/3-14/12311; e F. GuARNERI, Battaglie economiche tra le due grandi guerre, Milano, 1953, Il, p. 10.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Allude all'articolo di fondo.
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IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, CAPASSO TORRE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 3279/266. Monaco, 11 agosto 1930.

Mi pregio qui unito trasmettere all'E. V. l'ultimo numero del « Welt am

Sonntag » contenente un articolo relativo al processo Hitler ed al signor Dr. De

Fiori, ex-impiegato presso questo R. Ufficio (1).

Trattandosi di ben noto giornale libello che campa di ricatti e di scandali,

questo R. Ufficio non ritiene di dover dare alla pubblicazione un'eccessiva im

portanza, tanto più che non è difficile ravvisare in essa in questo momento una

manovra elettorale diretta contro il partito socialnazionalista che, a quanto pare,

sta acquistando molto terreno.

Quello .che importa rilevare è il fatto che gli avversari di Hitler contavano

sulla eventuale deposizione del Dr. De Fiori, il quale assai probabilmente nei

colloqui privati con i suoi amici socialdemocratici (egli era collaboratore della

• Miinchen,e~r PoiSJt •) doveva avere ,iJnsiJnUJarto che da pall'IÌie deQ R. Governo ooalllo venuti aiuti finanziari al partito Hitleriano.

Messo alle strette e invitato dal mio predecessore a presentarsi all'udienza per affermare la contraria verità, egli si sottrasse per l'impossibilità, data la sua posizione in questo R. Ufficio, di affermare pubblicamente quanto egli aveva in via privata probabilmente insinuato, oppure di negarlo apertamente dinanzi ai suoi confidenti.

Ad ogni modo, questa pubblicazione vale a dimostrare ancora una volta, se ve ne fosse bisogno, quanto opportuno sia stato il suo allontanamento da questo R. Ufficio.

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IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI (Copia)

L. Roma, 12 agosto 1930 (2).

La situazione che si è determinata in Turchia, in seguito alla rientrata poli

tica di Fethy Bey, mi limJtere,ssa V'hnamen!be (3).

Rag~ione per cui, de~dero un 11a,pporto oilrcostanZlila•to \SlUJlil'a~rgomento (4).

(l) -L'allegato manca. Secondo notizie di stampa tedesca, il richiamo di De Fiori in Italia sarebbe stato ordinato personalmente da Mussolini per impedirgli di deporre nel processo Hitler-Abel-Graefe, dato che la sua deposizione avrebbe aggravato la posizione di Hitler. (2) -La lettera fu spedita il 14 e fu ricevuta da Aloisi il 23. (3) -Il francofilo Fethi bey aveva costituito, col benestare di Kemal pascia, un partito di opposizione, il partito repubblicano liberale. A Roma si temé che il fatto potesse avere ripercussioni sulla politica estera della Turchia (cfr. t. per corriere 788 del 14 agosto, a firma Fani diretto a Aloisi). Anche Volpi si preoccupò che l'influenza di Fethi bey potesse creare difficoltà al programma turco di sottrarsi al predominio della finanza francese (cfr. una sua l.p. a Guariglia, s.d. ma posteriore al 12 agosto). Grandi segnalò ad Aloisi che Fethi bey era bisognoso di danaro per costituire il suo partito e che • quindi, se non gli basteranno a questo scopo gli aiuti ottenuti dal~a finanza francese, è probabile che [non] ne ricuserà da altre parti. Quanto precede è unicamente per norma di V.E. senza implicare per ora alcuna direttiva al riguardo da parte di questo Ministero • (telespr. rr. 228255/189 del 23 agosto, serie politica, pacco 1732). (4) -Aloisi rispose con una lunga lettera del 25 agosto, cui fecero poi seguito 4 rapporti, in settembre, ottobre e novembre. Nella lettera del 25 agosto Aloisi osservava fra l'altro: Fethi bey faceva leva sul malcontento popolare e tradizionalista provocato dall'azione dit
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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI

T. PER CORRIERE R. 202li478. Parigi, 12 agosto 1930 (per. il 14).

Mio telegramma N. 419 e mio rapporto N. 4717/2545 del 6 e 7 corrente (1).

Signor Briand mi ha fatto rispondere che è d'ac,cordo sull'inizio delle conversazioni tra Rosso e Massigli; che è d'accordo sulla partecipazione di tecnici delle due Marine Italiana e Francese: che propone l'incontro a Parigi tra Rosso e Massigli il 22 agosto corrente; che i tecnici della Marina francese saranno il Contr'Ammiraglio Cambon e il Comandante Deleuze; che resta inteso che tutto si passerà in silenzio, senza pubblicità.

Il Signor Massigli, ora in congedo, rientrerà a Parigi il 20 agosto e desidererebbe che il signor Rosso fosse a Parigi in quel giorno, per un primo preliminare contatto.

La comunicazione del signor Briand essendo stata fermata a questo punto, ho chiesto io se vi era qualcosa di nuovo circa il desiderio inglese di esser presente alle conversazioni. È stato risposto che per questo punto nulla era mutato

o modificato di quanto mi aveva già detto Berthelot. Insomma il signor Briand terrà informato il signor Henderson ma le prime conversazioni saranno italafrancesi: poi, quando si andrà a Ginevra (nei primi di settembre) vi saranno contatti ,con gli inglesi e si vedrà.

Attendo conoscere le decisioni di V. E. (2).

tatoriale e rinnovatrice del regime kemalista; si presentava con un programma di sgravi fiscali e di contenimento delle spese ferroviarie e militari; l'avversario intransigente di Fethi bey era Ismet pascià, mentre Kemal pascià era propenso a permettere l'esperimento di un partito di opposizione per offrire una valvola di sfogo al malcontento popolare. Nel successivo rapporto 2414/946 del 16 settembre Aloisi concludeva: c Malgrado tutte le opinioni in contrario espresse dalla stampa governativa la sintesi degli avvenimenti finora occorsi prova che in seno al kemalismo si sono delineate due tendenze: l'intransigente capitanata da Ismet, l'altra, transigente, capitanata dal Gazi e che hanno portato ad un dissidio tra i due maggiori capi del regime kemalista...

L'avere voluto restituire una parte almeno della libertà ad un popolo che ne è immaturo, l'aver voluto in omaggio a ciò lasciar costituire un partito d'opposizione prima che

l'opera di rieducazione nazionale e di riassestamento economico fosse ultimata costituisce

l'essenza del contrasto tra il Gazi ed Ismet, l'essenza definitiva del contrasto tra il dittatore e l'arte politica che è tutta frutto geniale di logica, di misura, di chiaroveggenza e di sensibilità.

Ad ogni modo, è nello sviluppo della terza fase in gestazione che si potrà meglio valutare la portata degli avvenimenti odierni e la loro influenza sull'immediata situazione di Kemal pascià e sul successivo sviluppo del kemalismo ».

Il rapporto non si pubblica in quanto ripete sostanzialmente il contenuto del telegramma e trasmette il testo della comunicazione rilasciata da Manzoni a Berthelot.

(USM, cart. 3290/3).

(l) Il telegramma, il cui n. prot. è citato in modo evidentemente errato, è ed. al n. 197.

(2) Fani rispose (t. 789/364 del 14 agosto) preannunciando l'arrivo a Parigi per il 20 della delegazione italiana, composta da Rosso, Ruspoli e Raineri Biscia e aggiungendo che « circa presenza rappresentanti inglesi non abbiamo più nulla da dire •· Le conversazioni iniziarono il 21. Il 13 agosto Rosso, Ruspoli e Raineri Biscia erano stati ricevuti da Sirianni e Burzagli. Nella riunione • si è esaminata la convenienza per entrambe le Nazioni di raggiungere un accordo, convenienza che attende la suprema sanzione del Capo del Governo». Il 14 agosto Sirianni aveva comunicato a Ruspoli e Raineri Biscia c che il Primo Ministro considera la missione circa un accordo navale Italo-Francese, alla stregua di una missione nella quale coloro che ne sono incaricati devono operare per raggiungere un accordo •

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L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2057/261. Angora, 12 (l) agosto 1930 (per. iL 18).

Come ho avuto l'onore di riferire coi precedenti telegrammi (2) una delle principali critiche che il nuovo Capo dell'opposizione Fethy bey si prepara a fare al Governo di Ismet Pascià è nel campo della politica estera della Turchia.

Tanto il Presidente del Consiglio che il Ministro degli Affari Esteri prevedono che saranno subito da lui attaccati sull'orientazione che essi hanno dato alla politica estera del paese. « Io lo aspetto all'attacco, mi ha detto Ismet Pascià, perchè mi sarà facile dimostrare che sola politica estera sana e utile è

,quella che noi abbiamo sostenuto e che ha come principali cardini la salda amicizia con la Russia e con l'Italia ».

Fethi bey, notoriamente francofilo e imbevuto di tutte le ideologie pacifiste e massO!liÌJche >di B:niood, balserà la ~sua carn:pagllla sopr~atutto S'Uillla necessità di .stringere vieppiù i legami di amicizia con la Francia e trovare in quell'amicizia l'aiuto morale e finanziario per lo sviluppo della Turchia.

Ho già riferito come, in conformità di queste sue idee, egli abbia già fatto sapere che uno dei :punti del programma del nuovo partito è quello dell'entrtata de:llla T'UI.t"lcih~a llleilil!a Sooiletà deli1e NaZJiiOilli e come questo passo sia destinato a permettere la partedpazione di essa al Congresso di Ginevra per la P aneuropa.

Il Signor Suritz, Ambasciatore dell'URSS che, come è noto, è vigile osservatore e profondo conoscitore della politica di questo Paese, si è lungamente intrattenuto con me sulle conseguenze che le idee di Fethi bey possono avere sulla politica estera della Turchia, che è oggi nettamente imperniata su Mosca e Roma. Egli se ne è mostrato alquanto preoccupato, e ricordando quanto ebbe a dirgli il Conte Chambrun nella visita piuttosto inattesa che gli fece recentemente (mio te1l. per :cOI"II". N. 247 del 30 u.ls'.) (3) :droa le a:1e'lazjond :llranoo-l'UIS.Se, egli mi ha detto ,che ci troviamo, a suo avviso, davanti ad un avvenimento della più grande importanza in materia di politica estera della Turchia, poichè il Conte di Chambrun sarà ormai strenuamente fiancheggiato da una personalità politica che ha la stima, l'amicizia e la piena fiducia del Presidente della Repubblica, liberamente ammesso a sostenere in politica estera un programma di orientamento verso la Francia, programma che, malgrado tutto, troverà ancora nel paese profonde simpatie e nell'Assemblea molti sostenitori.

Non è difficile prevedere -mi ha detto l'amico Suritz -che per propu

gnare questo nuovo orientamento Fethi bey attaccherà l'amicizia turca per

l'Italia. E qui troverà purtroppo ancora -è sempre l'Ambasciatore dell'URSS,

che parla --una corrente specialmente militare, ma anche politica, rimasta

in quest'ultimo tempo nell'ombra che si farà subito avanti per appoggiarlo;

quella corrente di diffidenze contro quell'Italia che occupava in passato il

«Meandro», che minaccia ora da Rodi e che si prepara a succedere alla Francia

in Siria, quell'Italia imperialista che si è fatta amica della Turchia per trasci

narla in una politica di avventura.

Suritz ritiene che di questi a11gomenti si servirà con tutta probabilità Fethi bey nell'attaccare Ia politica estera di Ismet; ed effettivamente il Presidente del Consiglio mi ha detto aspettarsi da Fethi bey l'attacco in questa direzione ed aspettarlo con tutta serenità sicuro di travolgere l'avversario.

Il collega russo che da oltre sei anni assiste e si può dire prende parte alla politica estera di questo Paese ha voluto ricordarmi che l'evoluzione della Turchia verso l'Italia è un avvenimento relativamente recente, che fu voluto è vero da Ismet pascià e da Tewfik Ruschdi bey, fu consigliato e appoggiato da lui stesso Suritz e sinceramente seguito dal Gazi che si mostrò pienamente convinto dell'opportunità di tale politica sostenuta da S. E. Mussolini nel convegno di Milano, ma che in definitiva non è ancora entrata profondamente nella convinzione di tutti ·come un assioma di politica estera, ciò che, secondo il pensiero dell'Amba,sciatore dell'URSS ritiene, si è invece verificato [per quanto concerne l'amicizia di Angora con Mosca. Questa amicizia ha costituito la base della politica estera del kemalismo. Mustafà Kemal ebbe come prima idea di unirsi alla Russia e orientare la Turchia verso i Paesi vicini dell'Asia, Persia e Afghanistan. In un secondo momento si piegò al programma del suo Governo di dare al paese un'amicizia in Occidente.

Il Signor Suritz mi ha svelato a tal riguardo un particolare interessante, che ·OiJOè neJ. 1912·4 eglli ·ebbe ~~l primo liindi2lio dii questo mutamento llle!lJla po!lJirbiJoo estere del:la Turchli1a liin iliDa pmposta 'Cihe ~l Miinistro deg:lii AffiBJ!"i Esteri, Sotukri Kaya bey gli fece, diretta a creare un'amicizia fra Turchia e Francia che avrebbe dovuto facilitare un riavvicinamento fra Parigi e Mosca. Egli si oppose a tale progetto mostrandone tutti i pericoli e fu da allora maggiormente vigile nel mantenere la Turchia strettamente legata ai Soviet. Quando poi qualche anno dopo vide la convenienza di canalizzare questa tendenza di occidentalizzazione della politica estera della Turchia, favorì l'unione all'Italia.

Oggi con il ritorno alla vita politica di Fethi bey, il signor Suritz si aspetta nuovi <benta:tivi dii avv.ioin1arnento russo-francese (l) .dii ,CUJi ha vi:sto già J.'IÌJilli,z,iJo 111Jella sunrd,ooroota v<isirta de[ Conte Chambrun (mio ,1Jelegmmma 247). Mi ha I1kO!rdato ~che Sdukri Kaya è tuttora al Governo quale MtniJstro dell'Interno, è amico personale di Fethi bey ed è ritenuto l'eterno aspirante a succedere a Tewfik Ruschdii bey. EgLi OOIUISJidera ciò estlt'lemamente pericol:0151o p>Emchè non si fa illusioni sul risultato che avrebbe tale politica. Essa tenderebbe in definitiva a distaccare la Russia dalla Turchia ed a isolarla dall'Europa.

Ha richiamato tutta la mia attenzione su tale prospettiva che mi ha fatto presente con sincera confidenza e mi ha pregato di illustrarla a V. E.

È evidente che Fethi bey troverà più facile giuoco nel cominciare la sua campagna d'opposizione proprio nella politica estera e che agirà in un senso, anche se non nettamente antitaliano, certamente francofilo. La soluzione della vertenza per il Debito Pubblico darà subito a lui il destro per insistere su una collaborazione finanziaria con la Francia.

La politica estera del Paese potrà dunque subire trasformazioni. Ma su tutto ciò è prematuro pronunciarsi, poichè dipenderà dal seguito che Fethi bey potrà avere nella Grande Assemblea Nazionale e dalla sua azione nella soluzione dei problemi di politica interna sui quali riferirò a parte.

Per ora non sembra che l'azione del nuovo Capo partito sia tale da segnare un mutamento immediato nella direzione della cosa pubblica.

Occorrerà certo vigilare con ogni attenzione, ciò che sarà mia premura di fare, non mancando di riferire dettagli~tamente lo sviluppo che tale situazione nuova potrà avere in avvenire.

Intanto mi permetto di richiamare· l'attenzione di V. E. sul contenuto del mio telegramma odierno N. 258 (l) nei confronti di quanto ho avuto l'onore di esporre con la presente comunicazione.

(l) -L'originale ha, per evidente errore, 17. (2) -Non si pubblicano. (3) -Cfr. p. 269, nota l.

(l) Sic, anzichè turco-francese.

209

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AI PREFETTI DI PIEMONTE, LOMBARDIA, LIGURIA, TRE VENEZIE, EMILIA E ROMAGNA, MASSA, AREZZO, PESARO, PERUGIA, NAPOLI, MESSINA, CATANIA, TRAPANI

(ACS, Carte Mussolini, Autografi, busta 6, fase. VIII)

T. R. 227/2. Roma, 13 agosto 1930.

Dal 15 agosto e fino a nuovo ordine deve essere rilasciato passaporto per qualsiasi paese del mondo, salvo gli Stati Uniti, a qualsiasi operaio isolato che ne faccia domanda purchè non abbia obblighi di leva o ·conti da rendere alla Giustizia. Questa misura deve essere portata a immediata conoscenza dei dirigenti le ol'gallllizzaz1ollli stindaoaH ·e de~Li uff1ai di •Oo11oaamelllto. Esigo un rapporto settimanale telegrafico con questi dati: numero complessivo dei passaporti rilasciati, numero dei passaporti divisi per categoria degli operai e per il paese ove ·si di:11igeranno (2).

(l) -T. per corriere 2055/258 sulla situazione politica interna turca, che non si pubblica. (2) -Per dati sull'andamento della emigrazione Cfr. ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA, Annuario Statistico Ita!iano, 1944-48, serie V, Roma, 1949, l, p. 49.
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IL VICEGOVERNATORE DELLA CIRENAICA, GRAZIANI, AL CAPOGABINETTO DEL MINISTRO DELLE COLONIE, DE RUBEIS

(ACS, Carte Graziani, scatola 6, fase. 11)

T. P. 2924. Bengasi, 13 agosto 1930.

Debbo francamente dirti che condivido pienamente apprezzamento Cantalupo ·Su inopportunità far 'comunque pressioni sentimentali su Idris (1), il quale se ne stropiccia altamente di tutti i mali che gravano per sua colpa sulle popol•azioru cirre!lllakhe e anzi 1si fa di es:;U arma contro di noi ne[i!Ja speranza di SOillevarr-ci •corutro la opinione .intern,az,ionaJe e acuke quella de1i comtirtati palll~s•lamici. Que,sto problema va V'Ì!sto fino all'u!J.timo con lenti di a1sso1uta reallità e ri<so1to •con operaziorui ehi!l'urg1che. Attenzione ai cattivi passi.

211

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. (P.R.) 8055/567. Berlino, 16 agosto 1930, ore 20 (per. ore 22).

Unione mondiale ebrei sabbatèi inaugurerà Berlino 24 col'lrente suo primo congresso. Comitato organizzatore mi ha invitato ufficialmente assistere lavori aggiungendo diversi delegati italiani parteciperanno ·congresso che ha suscitato vivo· interesse comunità israelita italiana.

Potrei fat'mi rappresenta~Te da questo addetto stampa notando pe!rÒ che talle pwtecipazione potrebbe :Bare cattiva •impressione ambiente nazdJonarLe socilailli!Sita ed al>tre simpartizZJan,ti associazioni.

Sarei grato istruzioni urgenti per essere in grado di dare una risposta comi

tato invitante (2).

212

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI, AL CONSOLE AD ALEPPO, GIURIATI (3)

TELESPR. RR. 227515. Roma, 18 agosto 1930.

Dal suo rapporto 708/140 del 14 luglio (4), traggo l'ima;>ressione che V. S. tenda a stringere con !i capi naziionaJ.d,srti musulmand rapporti dri carattere poEtico, pur per interposta persona e pur circondandoli della necessaria cautela e riservatezza.

Credo opportuno avvertirla per norma nella sua azione futura, che è bene

V. S. eviti di dare l'impressione che vengano da noi prese iniziative per allacciare tali rapporti o che sia in genere nostro desiderio di avere contatti con i capi del movimento nazionalista siriano. Se da parte di questi ultimi le venissero fatte delle aperture, ella dovrà mantenere un atteggiamento riservato e riferire contemporaneamente a questo R. Ministero e al R. Console Generale in Beirut.

Questo Ministero gradirà naturalmente che V. S. continui a tenerlo al cor

rente dello svolgimento della azione e dell'atteggiamento dei nazionalisti locali.

Quanto sopra Le comunico anche in relazione alla condotta da tenere du

rante i viaggi che V. S. si propone di fare nella Sua circoscrizione consolare,

come .da suo rapporto 712/14 (l) del 18 luglio, al quale verrà tri:sposto dal compe

tente Ufficio di questo Ministero.

In quanto all'invio di giornali tripolini ai capi nazionalisti di costà, partecipasi che ques,to Min!istero ha :llavo·revolmente m~e!SJsato hl R. Mindisterr'o delle Colonie, sembrando non possa nuocere che l'azione dell'Italia in Libia ed i progressi colà realizzati vengano resi noti a codesti capi nazionalisti.

(l) -Cfr. n. 134. (2) -Cfr. n. 214. (3) -n documento fu inviato per conoscenza anche a Parigi, Beirut e Damasco. (4) -Cfr. n. 152.
213

IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2081/4464/711. Budapest, 18 agosto 1930 (per. H 21).

Mi riferisco al telegramma riservatissimo dell'E. V. N. 778 del 10 corrente (2) per 'corriere incrociatosi col mio tele~ramma-~IJosta n. 4349/692 in data 12, entrambi concernenti l'o~getto (3).

Appena giuntomi il citato telegramma per corriere, ho informato per filo l'E. V. (col N. 104) come, nel colloquio da me avuto giusta il preannunciato, con questo Mini:stro degli Affari e1steri il ,giorno 13 (4) ,avessi trovato Walko perlettamente d'accordo con quanto già avevo riferito avermi dichiarato il Conte Bethlen, circa il favore con cui questo Governo vedeva la nostra proposta per un comune esame, con noi e con l'Austria, delle questioni e relative provvidenze di carattere economico, contemplate dal noto progetto Brocchi.

In merito all'ora detto colloquio con Walko, ho d'altra parte dettagliatamente riferito col mio telegramma-posta N. 4371/694 dello stesso giorno 13 Agosto; sicchè V. E. deve oggi certamente già trovarsi in possesso di tutti gli elementi atti a ragguagliarLa sulla situazione attuale delle cose, e sulle disposizioni ungheresi nei riguardi delle varie iniziative di natura economico-politica (Buca;rest, Sinaia, Varsavia (5), progetto Brocchi) che in modo p·iù o meno

contemporaneo, se non certo del tutto concomitante, si vanno svolgendo da varie parti.

Con particolare interesse è stata qui appresa da Bethlen e da Walko la parte che prende personalmente Schllller al progetto Brocchi, e mentre si attende, come ho già riferito, con vivo favore l'annunziata visita a Budapest di quest'ultimo, -risultando d'altra parte dalle dichiarazioni fattemi come questo Governo non intenda pregiudicare con altri impegni eventualmente dissonanti, in alcun modo le previste trattative a tre Italia-Austria-Ungheria -saranno certamente utili le aperture dirette che l'E. V. mi informa aver sollecitate a Vienna presso lo stesso SchUller. Per ciò che concerne una possibile ulteriore adesione jugoslava, non ho, pel momento almeno, in base all'accenno fattomene da Bethlen come riferito col mio teleposta 4349/692 del 12 agosto, ritenuto opportuno ins,istere spedficatamente (1).

(l) -Il n. prot. particolare è evidentemente errato. (2) -Non si pubblica. Ma cfr. n. 200, ultimo capoverso. (3) -Il progetto Brocchi. (4) -Cfr. KARSAI, Op. cit., n. 253. (5) -A Bucarest, nella conferenza della Piccola Intesa a Sinaia, a Varsavia erano stati formulati vari progetti miranti a costituire unioni o accordi doganali per superare la crisi dei paesi danubiani e della Polonia.
214

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI

T. (P.R.) 8414/162. Roma, 19 agosto 1930, ore 24.

Suo telegramma 567 (2). SUI~pongo che oltre V. E. saranno stati invitati altri rappresentanti diplomatici esteri. In tal caso Ella potrà regolarsi come suoi colleghi. Ove Ella fosse il solo Ambasciatore invitato vorrà lasciar cadere invito (3).

215

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI

T. PER CORRIERE 799. Roma, 19 agosto 1930.

Suo telegrai1TIIIIla N. 261 (4) e precedenti. Le Sue ulteriori informazioni confermano quanto ebbi recentemente a scriverLe circa la necessità di vigilare attentamente l'attività di Fethy bey e la situazione in cui verranno a trovarsi Ismet Pascià e Tewfik Rouchdi Bey nei nostri riguardi, per cui, anche se animati dalla .più perfetta sincerità nelle loro direttive di politica estera tendenti a valorizzare l'amicizia italiana, non potranno non approfittare in qualche occasione dell'opposizione loro creata ed addomesticata dal Gazi.

Approvo i suoi contatti con l'Ambasciatore di Russia e ,credo convenga da parte nostra mantenerli per tale questione col Governo dei Soviet attraverso tale tramite, in attesa di una eventuale opportunità di qualche diretta conversazione con Mosca.

(l) -Guariglia rispose a Arlotta con t. per corriere 815 del 23 agosto, annunciando che Brocchi, dopo aver presentito a Milano vari industriali, si sarebbe incontrato ai primi di settembre a Vienna con Schiiller e si sarebbe quindi recato a Budapest, dove • è preferibile che Brocchi parli anzitutto personalmente col Conte Bethlen, che è il meglio qualificato a rendersi conto della situazione •. Cfr. p. 315, nota. (2) -Cfr. n. 211. (3) -In un primo tempo Guariglia aveva minutato il seguente telegramma: « Suppongo che oltre V. E. saranno stati invitati altri rappresentanti diplomatici esteri. In tal caso Ella potrà regolarsi come suoi colleghi non essendovi alcun motivo per differenziarsi da loro. Ove Ella fosse il solo Ambasciatore invitato, potrà farsi rappresentare dall'Addetto Stampa il quale ha l'obbligo di tenersi al corrente di tutte le manifestazioni politiche che presentino un certo interesse, ragione per cui nessun ambiente può pretendere di monopolizzarne l'attività. E se anche ci fossero delle passeggere dispiacenze non ne vedrei gli inconvenienti. Se mai qualche vantaggio, secondo i concetti che Le ho ripetutamente esposti in tale materia>. (4) -Cfr. n. 208.
216

L'INCARICATO D'AFFARI A MOSCA, PERSICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2122/173. Mosca, 19 agosto 1930 (per. il 29).

Riferimento telegramma per corriere di V. E. n. 770 in data 8 agosto u.s. (l) e seguito mio telegramma n. 172 in data d'og>gi (2).

Ho avuto stamane un lungo colloquio con il Signor Karakhan, facente funzione di Commissario del Popolo per gli Affari Esteri, poichè m'interessava conoscere quale fosse l'opinione di questo Governo circa la posizione attuale della Turchia nel campo della politica interna e nei suoi riflessi di politica estera. La visita del Ministro degli Affari Esteri di Turchia a Mosca, mi ha detto il Signor Karakhan, è stata decisa definitivamente per la fine di settembre e se non avverrà nulla di nuovo Tewfik Bey dovrebbe essere qui il 24 di quel mese. Questo Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri ha seguito con particolare interesse le « avances » che il Conte di Chambrun va facendo ad Angora (3) ed a tale proposito il Signor Karakhan mi ha assicurato che l'entrata della Turchia nella Società delle Nazioni sarebbe cosa decisa. Ma più che altro, nel 'colloquio avuto >Con me, il Signor Katrakhan si è soffermato sul nuovo partito di Fethy Bey costituitosi recentemente in Turchia.

H Governo Sovi:etko, mi ha detto i>l f.f. di Oomm~ssal"liJo del Popolo rper gli Affari Esteri, non aveva ancora dati sufficienti per esprimere la sua opinione definitiva su eventuali possibili mutamenti nella politica estera turca, ma tuttavia la costituzione del nuovo partito politico di cui « leader » era Fethy Bey dava l'impressione che vi sarebbe stata là possibilità di questo mutamento.

Il Signor Karakhan ha insistito nel dirmi che personalmente riteneva la costituzione di detto partito un fatto «molto pericoloso » per i kemalisti. Finora, egli ha detto, in Turchia non fu mai possibile uscire nel campo politico dai limiti tracciati dal programma ufficiale nazionale. Esistevano, è vero, molti malcontenti, ma essi erano sparsi nel Paese e non avevano modo di creare imbarazzi al Governo, il quale conduceva una politica di stretta intransigenza nel campo economico. A tale riguardo il Signor Karakhan ha ricordato la lotta svolta dai kemalisti durante il conflitto con la Banca Ottomana e la loro vittoria cui hanno coadiuvato l'Italia e l'U.R.S.S. Allora la stampa era unanime nell'appoggiare la politica del Governo. Che avverrà ora con la costituzione del nuovo Partito? L'unanimità verrà a cessare perchè il partito essendo legale avrà certamente una sua stampa che esprimerà certamente opinioni diverse da quelle del Governo; il partito raggrupperà tutti i malcontenti sparsi nel Paese

ostili alla politica finanziaria intransigente del Governo, tutti coloro che vedrebbero volentieri la Turchia asservita al capitale straniero ed a quello francese in particolare.

Avendo io chiesto al signor Karakhan per quale motivo egli ritenesse che Kemal Pascià si era deciso a deflettere dalla sua linea ed a fare un passo cosi importante nella politica interna turca, che avrebbe avuto indubbiamente cosi vaste ripercussioni anche nella politica finanziaria ed estera, il f.f. di Commissario del Popolo mi ha detto testualmente: « Kemal Pascià ha voluto salvare la sua situazione». E di nuovo mi ha fatto rilevare il pericolo che tale partito costituiva per lo stesso Kemal, l'indebolimento della posizione di Ismet Pascià e la ·certezza che sarebbe anche stata scossa la posizione del Ministro Tewfik, accusato di italofilia e di sovietofilia.

Il signor Karakhan mi ha infine nettamente fatto presente che gli avvenimenti turchi sono il risultato «di una manovra francese » e che avrebbero portato del danno alla politica che il Governo di Roma e quello di Mosca conducevano in Turchia.

A questo punto del colloquio ho espresso al signor Karakhan la mia soddisfazione per avere constatato come fossero frequenti e co:rdiali i contatti tra il nostro Ambasciatore ad Angora ed il signor Suritz. Il signor Karakhan ha condiviso pienamente questa mia soddisfazione ed ha definito come « parallele • la porli~t~oa ·~blii1ana e quelilia sovietka in Turchia.

(l) -Col quale veniva ritrasmesso un t. da Angora del 30 luglio, circa l'attività svolta da Chambrun in relazione alla eventuale partecipazione di URSS e Turchia alla unione europea. (2) -T. 2073/172, che non si pubblica. (3) -Cfr. n. 190.
217

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, FANI

L. P. ..... (1).

I 2 progetti di risposta a Henderson non mi... soddisfano completamente (2). Il caso è imbarazzante. Però ritengo sia utile accettare l'invito allo scopo di essere dentro questa iniziativa sin dal principio, evitando così se noi siamo assenti che essa finisca di giovare anche ai fuorusciti. È meglio per ora non scrivere niente. Il pretesto della mia assenza è più che sufficiente. Invece di scrivere provvedi a far chiamare l'Incaricato d'Affari d'Inghilterra e fargli dire che soltanto oggi tu hai potuto avere una risposta da me che ero irre

Pertanto la Direzione Generale si onora di accludere tre progetti di risposta al signor

Henderson nell'ipotesi:

l) di una risposta ·affermativa, benché con alcune riserve;

2) di una risposta negativa;

3) di una risposta dilatoria chiedente cioè che l'appello sia eventualmente lanciato,

dopo le discussioni di Ginevra che dovranno appunto giudicare dell'avvenire dell'Alto Commissariato •.

peribile e in viaggio. La mia risposta è che considerato L'invito persanale rivoUomi da Hende'rson io accetto di mettere la mia firma, sebbene la posizione del Governo italiano sia stata sempre contraria, ma che malgrado questa posizione delicata, io accetto in linea di massima, e attendo di conoscere H progetto delLa lettera collettiva da inviarsi. Dire anche che risponderò alla lettera di Henders~n subito al mio ritorno. Vinci potrebbe profittare dell'occasione per esprimere, come ufficio, a suo nome le sue perplessità sull'opportunità di lanciare l'appello prima che il Segretariato abbia ultimato la sua inchiesta. Queste difficoltà fatte dall'ufficio daranno maggiore rilievo alla mia risposta favorevole (1). Mi •comptl'endi?

Al mio ritorno, nella lettera dettagliata che invierò a Henderson, si vedrà. È certo che se Hindenburg e Hoover aderiscono non se ne può fare a meno. È certo altresì che se Germania non adedsce, sarà facile far silurare praticamente l'1iniZJtatliV1a se vi siamo già dentro. Qwtndi bisog,na esoorvd. dentro.

Tu S'ai 1che il mio costante 1parere è quello d'intervenire sempre, in tutto (2).

Approvo i telegrammi mandati a Parigi. È inteso che anche se il Governo francese rispondesse dicendo che non occorrono gli esperti navali, Ruspoli accompa.gnerà eguaillmente i,l Mitnilstro Rosso ·a Parigi.

Qui continua a piovere. Oggi sono rimasto a letto 12 ore! Più riposo di così si muore. Ma che scoccia, Dio mio! È proprio vero che è più faticoso riposarsi che lavorare!

(l) -Posteriore al 14 agosto (data di uno dei telegrammi spediti da Fani a Parigi, cui si allude nel testo) e anterior.e al 19 agosto (data del rientro di Grandi dalle felrie). Si inS€risce sotto il 19 agosto. (2) -Henderson aveva scritto a Grandi una lettera (come a Briand) per invitarli ad aderire alla richiesta di Nansen di ottenere nuovi fondi finanziari in favore della organizzazione per l'aiuto ai profughi. I due progetti di risposta cui allude Grandi non si sono trovati. Cfr. però una relazione ministeriale per lo stesso Grandi della direzione generale Società delle Nazioni, s.d., di cui si pubblica l'ultima parte: • Tenendo... conto dell'attitudine del R. Governo in materia, sembrerebbe difficile di dare una risposta affermativa al signor Henderson, tanto più se si tiene presente, come fa osservare la Direzione Generale degli Affari Politici, la delicata situazione che si creerebbe nei riguardi dell'U.R.S.S. e della Turchia [per i profughi russi e armeni] e d'altra parte il fatto stesso che il signor Henderson e il signor Briand firmino il memoriale, potrebbe far considerare altrimenti la cosa.
218

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DE VECCHI (Copia)

L. 5270. Roma, 20 agosto 1930.

Ti segnalo ancora una volta e non sarà l'ultima l'atteggiamento di questo giornale (3), ongano delle forz.e cattoliche germaniche!

S. Em. Pacelli non ha nulla da dire o fare in argomento?

A quanto pare Henderson scrisse a Grandi una seconda lettera. Cfr, un appunto di Ghigi per Grandi del 28 agosto : « Il Signor Osbome mi ha rimesso una lettera del signor Henderson per V.E., relativa ai rifugiati russi e armeni. Ha aggiunto che V.E. potrebbe parlarne col Segretario di Stato per gli Esteri a Ginevra, e che la firma di V.E. sarebbe personale e non impegnativa in linea assoluta pel R. Governo e che egli ritiene l'iniziativa destinata ad insuccesso :. .

Cfr. però una relazione per Grandi di de Rossi, in data Roma 9 settembre, circa le attività della S.d.N. in favore dei profughi. Queste attività, scriveva de Rossi, «non presentano per noi alcun pericolo. Il pericolo della dubbia attività politica dell'organismo creato dal Nansen è ormai tramontato per sempre. I cosi detti "profughi politici italiani", che nel passato hanno inviato varie petizioni per essere ammessi alla protezione dell'Alto Commissariato [per i profughi], petizioni che passarono sempre agli archivi grazie alla vigile e prudente azione del Marchese Paulucci de' Calboli, non possono ormai più sperare di ottenere né un riconoscimento né una protezione supernazionale alla loro attività antitaliana •· De Rossi, approvato da Rosso, manifestava avviso favorevole che l'Italia concedesse le richieste nuove agevolazioni ai profughi.

Grandi rispose, in modo positivo, alla lettera di Henderson nel maggio del 1931.

(l) A margine appunto di Vinci: • Fatta la comunicazione al Sig. Farquhar della Ambasciata britannica •.

(2) Con t. (p.r.) 8926/110 del l• settembre Grandi diede istruzioni a de Rossi, rappresentante nella commissione consultiva per i profughi presso la S.d.N., di opporsi alla richiesta estensione ad altre categorie di profughi delle facilitazioni di cui godevano i russi, armeni e altri, e di tenere presente • interesse del R. Governo che organizz.azione [Nansen] si liquidi al più Presto •.

(3) La segnalazione di Mussolini si riferiva ad una recensione del libro TiroL di André Chamson, pubblicata sul giornale Germania, organo del Centro tedesco, sotto il titolo c Con occhi francesi. Germania e Alto Adige. Dal nostro collaboratore di Innsbruck •. L'articolista prendeva le mosse dal libro per fare una professione di fede tedesca circa l'Alto Adige.

219

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2117/266. Angora, 21 ago~to 1930 (per. il 29).

Sono andato da Ismet Pascià per presentargli la traduzione francese che

V. E. ha voluto destinargli, autografandola, del discorso da Lei pronunciato, trasmessami con telespresso n. 3218 del 16 luglio u.s. Ne è rimasto particolarmente soddisfatto e mi ha incaricato trasmettere la sua riconoscenza insieme ai suoi più cordiali saluti.

Ho trovato il Presidente del Consiglio nelle migliori condizioni di spirito e per nulla preoccupato del seguito che avrà sulla politica estera ed interna da lui seguita, la formazione del nuovo partito di oppo,sizione.

Mi ha illustrato ancora le dichiarazioni al riguardo che ho trasmesso col mio telegramma per corriere n. 258 del 12 corrente (l) per dimostrarmi: l 0 che la politica estera della Repubblica turca non è un'improvvisa

)

zione nè un'esperienza passibile di critiche da parte di un partito d'opposizione, ma la risultante di forze e direttive geografiche, sociali, economiche, basilari al regime che ha ,costituito uno Stato schiettamente nazionale;

2°) che la politica interna, e specialmente quella finanziaria, è basata sopra un presupposto nazionalista che in forza delle sue amicizie internazionali deve liberare la Turchia da influenze estere troppo interessate;

3°) che pertanto il nuovo partito d'opposizione il di cui programma non si scosta sostanzialmente da quello del partito del popolo avrà un campo limitato di critica che gli sarà facile dominare.

Non ho mancato di. attirare l'attenzione del Presidente del Consirglio sui pericoli già da me segnalati nei precedenti rapporti e segnatamente sulla possibilità che la pressione dell'opposizione, pur non alterando le direttive del regime, riesca a deviare quella politica di amicizia con l'Italia e quella fiducia nelle relazioni finanziarie italo-turche che caratterizzano appunto il disinteressato intervento dato dal R. Governo per avere al suo fianco una Turchia indtpendente e forte.

In ,r,tsposta Ismet PHscià mi ha detto :

« Fethi Bey è stato sempre, in seno al partito del popolo, il mio oppositore prevalentemente in politica estera: è logico quindi che la sua opposizione avrebbe dovuto esplicarsi ora in questo campo ma oggi egli deve prendere avanti al paese la responsabilità dei suoi atti, ha dovuto riconoscere che la nostra politica estera è il mezzo logico dello sviluppo internazionale del regime. Quindi non potendo attaccare le nostre amicizie internazionali ha messo nel suo programma di opposizione l'entrata della Turchia nella Società delle Nazioni.

Ma nel mentre eg1l1i rai spingeva e rei vuole spingm-e su questa via, la Francia ci escludeva dalla Paneuropa. Tale contrasto è riassunto in due do

cumenti di fronte ai quali io e il mio Governo dobbiamo giudicare: il memoriale Briand e la risposta italiana (1). Come pot,rebbe la Tuvchia dlistaocarsi dalla vostra amicizia e quale uomo di buon senso consiglierebbe a farlo?

È questo un ccmt11asto che Ì[JJS!Ìieme aJli1a poUttca finanz:iarila che difelndo, rinforzerà invece che indebolire la mia posizione perchè metterà in luce i risultati fecondi della tendenza da me seguita in politica estera».

Ed in questa sua convinzione egli si sarebbe maggiormente fortificato osservando in questi giorni il comportamento del suo partito di fronte alle lusinghe dell'opposizione. Secondo Ismet i deputati che aderiranno al programma di Fethi Bey, prima delle nuove elezioni, saranno cinque o sei e non dei migliori.

Ho poi domandato al Presidente del Consiglio di volermi spiegare le ragioni che hanno consigliato a lui ed al Presidente della Repubblica di permettere la formazione di questo nuovo partito, allorchè la Turchia si trova tuttora nel bisogno di avere avanti a sè un periodo di ~calma legislativa per una feconda ricostruzione interna. Egli, ben ~comprendendo lo spirito della mia domanda, mi ha fatto rilevare che la Turchia, a differenza dell'Italia, non ha dietro di ,sè una tradizione parlamentare: questa, con i suoi errori e funeste conseguenze ha imposto a noi l'impellente necessità di un potere statale che nega il dogma della sovranità popolare, mentre che la Turchia uscendo dall'assolutismo viziato dell'impero ottomano ha bisogno oggi di dimostrare alle sue masse i pericoli della degenerazione •parlamentaristica. Pertanto, in queste condizioni, la formazione dell'attuale partito d'opposizione dovrebbe nell'idea del Gazi e di I~smet servire a tale esperienza. Ha aggiunto che questo sarà il modo migliore per far apparire che la politica seguita fin qui non è queilla personale del Capo del Governo (al potere da oltre 5 anni) ma la sola effettivamente rispondente ai bisogni del Paese.

Infine in previsione di una possibile degenerazione del nuovo partito in una reazione contro il regime anche contro la volontà di Fethi Bey, Ismet mi ha opposto ,la volontà del Gazi e quella sua, vigili custodi di quei principi i quali hanno solo permesso alla nuova Repubblica di formarsi e ~che pertanto ogni velleità di reazione sarebbe stroncata nel nascere.

Nel congedarmi, il Presidente del Consiglio ai miei auguri di continuato

successo ha replicato con una tale fermezza di convinzione ed altrettanta fi

ducia in se stesso da persuadermi che egli metterà tutta la sua tenacia e com

battività, proprie alla sua natura e di cui ha dato luminose prove nella sua

passata vita politica e militare, per difendere le sue direttive politiche e rin

forzare la ~crescente amicizia italo-turca.

Ciò dico soltanto per mettere in rilievo lo spirito di combattività col

quale il Presidente del Consiglio si accinge ad affrontare l'opposizione; ma

se questo sarà sufficiente per neutralizzare i pericoli di un'opposizione solo

potrà dirsi nel successivo sviluprpo degli avvenimenti, 1che ,seguo da vicino (2).

c Gli avvenimenti che si sono svolti finora mostrano chiaramente i successivi sviluppi dell'azione svolta nell'ombra dalla politica francese. La Francia ha capito il vero scopo della politica italiana in Turchia e manovra su tutti i fronti e in politica interna ed estera per cercare di neutralizzare qui l'influenza dell'Italia

(l) T. 2055/258, che non si pubblica.

(l) -Cfr. n. 133. (2) -Sulla situazione interna turca cfr. il r. 2533/1013, Angora 30 settembre, nel quale Aloisi osservava il rafforzamento della posizione di Ismet pascià nei confronti di Fethi bey. Si pubblica qui di seguito l'ultima parte del rapporto:
220

PROMEMORIA SUL COLLOQUIO FRA IL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, E IL COLLEGA FRANCESE, MASSIGLI

Parigi, 21 agosto 1930.

Ha avuto luogo in casa di Massigli che mi aveva chiesto di far colazione da lui, noi due soli, per poter parlare colla massima liber-tà.

MASSIGLI -Aveva v~eduto poco p!l'ima i!l signoc Briiand, iii quaùe gl1i aveva detto di «fare tutto il possibile per trovar-e una base di intesa ragionevole». Briand desiderava questo accordo come desiderava sempre l'intesa generale con l'Italia. Era stato molto addolorato del modo come erano andate le cose da Londra in poi, e ciò per una serie di circostanze malaugurate che avevano condotto ad una situazione incresclosa, non desiderata da nessuno dei due. v,i posso dilre ·con coscienZJa che Bl"i,and desùdero l'accordo perchè so che esso gli è consigliato dalla sua natura,. dai .suoi sentimenti per l'Italia e perchè l'accordo con l'Italia fa parte del suo programma. Di più, la maggioranza parlamentare isu cui si appoggia il Governo è certamente favorevole, nella sua generalità, ad un'intesa franco-italiana.

Rosso -Voi sapete che an,che noi desideriamo d'anda~re d'aococdo con voi. Certo l'intesa sarebbe facilitata da una soluzione soddisfacente della questione navale.

MASSIGLI -Pe[' questo noi SÌ1amo lierti di II"Qpirel!ldere, SÌ<a pure m modo non ufficiale e non impegnativo, le conversazioni. Mi interesserebbe però semplicemente per mia curiosità personale -di sapere com'è che mentre a Londra consideravate conveniente risolvere prima le questioni tunisina e dei confini libici, sperando che ciò avrebbe facilitato la soluzione della questione navale, dopo Ginevra ave,te messo in prima Iilinea quest'ulrtima?

e della Russia. L'Ambasciatore di Francia, conte de Chambrun svolge un'opera personale vivacissima per cercare in tutti i modi di disgregare il fronte unico politico costituito da Angora, Roma e Mosca. Egli si è moltiplicato in contatti soprattutto con i suoi colleghi di Russia e di Germania. Il signor Nadolny mi ha dichiarato che egli non si può salvare dalla « corte • di Chambrun il quale continua a sostenergli la tesi che Germania e Francia devono trovare il terreno per un'intesa diretta che le porti a svolgere una stretta politica d'amicizia.

Comunque, la manovra francese non si svolge solo qui attraverso l'attiva opera della massoneria, gli appoggi parigini alla propagandista antifascista Velia Pavlova (V. mio telespresso N. 2526/1007 del 29 u.s.), l'attitudine di alcuni giornali e la diramazione di telegrammi tendenziosi. Essa ha avuto il suo sviluppo anche alla Borsa di Parigi con il giuoco sul rialzo dei titoli turchi e nel campo finanziario francese in genere. Mi si assicura a tal riguardo che i fondi del nuovo Partito di Fethi bey vengono forniti dalla Banque de Paris et des Pays Bas di cui, se non erro, l'amministratore delegato è stato ed è tuttora il signor Finaly, amico di Rist, l'esperto venuto a studiare la situazione finanziaria turca e di cui sono note le conclusioni sulla medesima. Il signor Finaly è anche un pezzo grosso del Debito Pubblico Ottomano e a maggior ragione si comprendono quindi i suoi intimi rapporti con Fethi bey. Non mancherò di avere in proposito notizie più sicure su di lui ma sull'effettiva partecipazione del Finaly alla manovra cui accenno si potrebbero avere maggiori dettagli da Parigi.

Ad ogni modo, l'azione della politica francese comincia ad essere capita qui da Ismet pascià ed esso mostra una chia.ra tendenza a neutralizzarla facendo entrare nel nuovo gabinetto un ex Ambasciatore a Mosca Zekiai bey, che è legato da salda amicizia con questo Ambasciatore di Russia, attribuendo una carica importantissima in seno al partito a Vassif bey anche ex Ambasciatore a Mosca e legato da viva amicizia coi circoli russi, e ascoltando con particolare riguardo in questo momento i consigli del Segretario Generale alla Presidenza Tewfik bey che è anche esso ex Ambasciatore a Mosca e grande amico del signor Suritz.

La manovra è cosi in pieno svolgimento nei due campi opposti ed a curare che essa si sviluppi nel quadro e nell'orientamento del nostro interesse politico vigilerò con la più severa diligente attenzione •.

Rosso -La spilegaZJiOille è abbastanZJa semp1tce. La vostra atrtJituddne a Londra nei riguardi della parità e l'attitudine della vostra stampa alla chiusura della Conferenza hanno provocato in Italia una forte ,reazione, più forte di quello che noi stessi potessimo immaginare a Londra. L'argomento della situazione geografica, che giustifica la nostra tesi della parità, è profondamente sentito in Italia. Voi l'avete contestato, quasi fosse stato un sempltce argomento dialettico. Ciò ha rivelato in Italia l'esistenza di una divergenza sostanziale che ha messo in evidenza l'importanza politica della questione navale e quindi la necessità di risolverla se si vuole arrivare ad un accordo generale.

MAsSIGLI -Mi :l'endo conto delil,a cosa, ma ISIUppongo che voi sarete d'accordo con me che non è il caso ci rimettiamo a discutere qui di questioni di principio.

Rosso -Mi 'rendo <J()[]to de11a 'inu1li1liiltà di :liarilo, ma 'ciò silgnifìoa semplicemente che noi manteniamo le stesse posizioni di Londra. Io del resto credo che il nostro compito qui sia quello di esplorare il terreno per vedere se possiamo trovare, sul terreno pratko, una base di possibile intesa.

MASSIGLI -Si 'tra~tterà insomma, 'come ha g1ià de,tto Brkmd ~al Colllte Manzoni, di metterei d',aocordo ~su quelilo 1che dJaiSCuno di noi si proporrebbe dd :liare di qui al 1936. Avete quawche • sugge1stilon •?

Rosso -Veramente, a LondJ'a noi 'abblilamo già :liatto dell,le • aV'Wllces • che voi non avete creduto di prendere in considerazione e quindi oggi starebbe piuttosto a voi di fare delle proposte per venirci incontro...

MASSIGLI -Abb1amo naturclmencte pensarbo ~alt!Ja cosa ed esamilnato in modo molto generale qualche soluzione fondata sul criterio di programmi di costruzione proporzionali al tonnellaggio rispettivamente costruito negli ultimi anni...

Rosso -...che da1l 1925 1in poi è mppresentarto da quantità perfettamente uguali nel loro complesso... MASSIGLI -C'è .però una differenza se prurrt!Ìiamo dal 1922. Ad ognd modo, mi interesserebbe di sapere se voi avete qualche idea nuova.

Rosso -Noi pa!'!l,i,amo qUJi da amioi e non vogLi10 mr:e con voi de1Lla tattica diplomatica. Abbiamo entrambi il compito di esplorare il terreno, e di esplorarlo pér uno seopo comune che è la ricerca dell'accordo. Vi dirò adunque senz'altro la nostra idea.

Navi di linea regolate sulla base della parità Porta-aerei .... regolati sulla base della parità Per le altre categorie noi vedremmo la fissazione di un limite massimo comune per la Francia e per l'Italia, sulla base non soltanto del tonnellaggio ma anche del numero delle unità. Vi debbo dire subito che dalla nostra Marina questo nuovo criterio (che fa concorrere l'elemento del numero con quello del ton nellaggio) era stato esaminato e considerato in massima accettabile soltanto per i sottomarini. Nei riguardi delle altre eategorie (quelle cioè del naviglio leggero di superficie) non è stato finora esaminato a fondo. Io credo però che si potrebbe estendere anche ad esse. Del resto non avrebbe in pratica una por tata speciale che per i cacciatorpediniere, visto che per gli incrociatori da

10.000 tonn. e per i piccoli incrociatori esiste già oggi fra di noi l'effettiva parità assoluta, che naturalmente contiamo di mantenere. Si tratterebbe quindi

di esaminare l'applicabilità del criterio che vi ho esposto ai sottomarini e cacciatorpediniere. Vedrete che esso comporterebbe per voi dei vantaggi pratici non disprezzabili, mentre ai nostri occhi ha il merito di regolare la limitazione delle nostre rispettive flotte su una base paritetica e nello stesso tempo con criteri che ammettono una certa elasticità nei programmi di costruzioni.

MASSIGLI -L',tdea mi sembra molto inrte~Vess:an:te ed a prli:ma villslba la giudico meritevole di essere studiata a fondo. Io non chiederei di meglio che di constatare che nella sua applicazione pratica essa d può offrire una via di uscita dalle nostre difficoltà. Naturalmente v'è sempre la questione delicata del rimpiazzo degli incrociatori pre-Washington, ma di questo si potrebbe parlare in seguito.

(È rimasto deciso che ci ritroveremo domani con Ruspoli, Biscia e Deleuze per esaminare la questione più a fondo) (1).

221

IL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, AL CAPOGABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRIGI

L. P. Parigi, 21 agosto 1930.

Ho avuto stamane la mia prima conversazione con Massigli. Ho gettato giù in fretta un :ria,stsunto del colloquio e glielo mando ~col corriere in par

Perchè l'impressione che ho avuto il primo giorno, dopo la conversazione intima con Massigli, è stata confermatE! anche dalle conversazioni successive: da parte francese si desidera veramente di trovare una via di uscita.

Ho tenuto uno stretto contatto con gli Inglesi. Fino ad oggi non ho creduto di comunicare loro le cifre esatte contenute nella nostra proposta e mi propongo di farlo al momento opportuno -d'accordo ed, in ogni caso, con la conoscenza di Massigli, per evitare il rimproverodi lavorare alle loro spalle •·.

Cfr. inoltre il verbale di una conversazione Rosso-Massigli tenuta il 28 agosto: « Massigli ha spiegato che, secondo la sua idea, non si dovrebbe parlare dei livelli massimi di ciascuna categoria (livelli massimi che, secondo la proposta italiana, conterrebbero il principio della parità) ma che Francia ed. Italia potrebbero accordarsi circa il numero delle unità che ciascuna potrebbe costruire in ciascuna categoria. e che tale accordo potrebbe raggiungersipiù o meno sulle stesse basi indicate dalla nostra proposta.

Rosso ha osservato subito che in sostanza Massigli suggeriva un accordo sui programmi di costruzione da oggi al 19;!6, e che egli doveva ricordare che da parte italiana non era mai stato accettato il criterio della limitazione in base ai programmi di costruzioni, cioè in base ad un criterio che non poteva agire che in contraddizione con l'idea di riduzione....

Considerazioni sulla proposta francese di cui sopra:

È evidente che la proposta Massigli, sarebbe a tutto vantaggio della Francia. Basta osservare che eliminando la limitazione dei tonnellaggi e lasciando quella soltanto del numero delle unità, la Francia potrebbe costruire unità del dislocamento massimo ammesso, ossia incrociatori leggeri da 10.000 tonn. e et. da 3.000 tonn. e che quindi, anche se noi facessimo altrettanto, il risultato sarebbe di aumentare la sproporzione fra la forza delle due marine.

L'Italia ha sempre sostenuto il principio della limitazione globale rifiutando qualsiasi limitazione per categorie, allo scopo di trovare un certo compenso nel costruire, con minor spesa e per un minor tonnelllaggio totale, delle unità individualmente più potenti (caso dei

• Condottieri • rispetto ai grossi et. francesi), oppure unità p!ÌÙ piccole ma più numerose (caso dei nostri et. rispetto ai et. francesi) >.

tenza da Parigi stasera (1). Vuol avere la bontà di sottoporlo a S. E. il Ministro? La 1conversaz;ione -che è stata un po' à baton,s rQIIllpUJs -è durata oltre due ore (colazione compresa, naturalmente) ed il mio è un sunto molto sommario ed incompleto. Credo .però avervi messo le cose principali.

Quanto alle mie impressioni, eccole: Sensazione netta di un desiderio francese di giungere ad un accordo. Buone disposizioni personali di Massigli per la nostra proposta (tonnellaggio più numero), che come vedrà io ho generalizzato estendendola a tutto il naviglio leggero. Mi è parso di capire dall'ultima conversazione che ebbi col Ministro (in circostanze non troppo favorevoli per la chiarezza delle mie idee) che S. E. favoriva piuttosto tale soluzione, anzichè quella della parità di programmi. In più, Ruspoli mi ha dimostrato in modo esaurientissimo, colle cifre alla mano, che essa è certamente la più vantaggiosa anche dal punto di vista pratico. Del resto, non mi sono affatto impegnato.

S. E. l'Ambasc,iartoll'e ha ~col'tesemente voluto 'che :io :liossi pll'eseTIJte qUJa!llido oggi l'Incaricato d'Affari britannico è venuto a chiedergli notizie delle nostre conversazioni. D'accordo con Massigli finora non si è parlato della nostra idea. Si vedrà più taTdii. Intanto, data l'assenza dii S. E. BOl'donal'o e (lredo ~che di Hender<s1on e di OI"'aJigi,e, io mi ·chiedo se 'SILa vooamente ill owso di :lia!I"'e dJelLle comunicazioni a Londra. Io temo che non 1sarebbe facile per Mameli (2), che non conosce ancora bene la questione, di trarre dalle notizie che gli potrei mandare gli elementi utili da comunicare al Foreign Office, che del resto è già informato da noi tramite Parigi, e che potrebbe eventualmente esserlo anche da Roma. Che ne dice? Vuol sottoporre la questione a S. E. il Ministro e se del caso farmi conoscere le sue istruzioni?

Perdoni la fretta, ca,ro Ghigi (3).

(l) Le conversazioni continuarono nei giorni successivi. Cfr. quanto comunicava Rosso a Grandi nel r. del 24 agosto: «Mi manterrò... fermo sulle nostre posizioni. Non già che mi faccia l'illusione di portare a Ginevra una adesione francese al nostro progetto. Ne siamo ancora molto lontani. In questo momento sono assenti da Parigi tanto Briand che Dumesnil che il Capo di S. M. della Marina, Vtollette, e quindi le nostre conversazioni hanno veramente un carattere di pura e semplice esplorazione del terreno. Però la nostra proposta è in discussione, i francesi l'esaminano seriamente: ciò significa che essi ammettono che è onesta e che ha del buono. Sarà per loro tanto più difficile di giustificare in seguito una attitudine intransigente e chi lo sa se a Ginevra il signor Briand non. finirà per fare delle pressioni stù. suoi marinai per fare accettare il nostro compromesso?

222

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A NANCHINO, VARE'

T. 813/163. Roma, 22 agosto 1930, ore 24.

Suo telegramma n. 293 (4). Non avendo noi fatto passi presso Governo Nanchino analoghi a quelli compiuti dai Governi di Londra, Washington, Tokio e probabilmente di Pa

Il giorno 28 Ghigi informò l'incaricato d'affari inglese Osborne « delle conversazioni Rosso-Massigli e della proposta di Rosso, aggiungendo che essa aveva carattere personale e non impegnativo, e riservandomi di comunicargli domani dati e cifre, dato che noi tenevamo presente l'interesse britannico che le cifre dei programmi francesi siano ridotte, allo scopo di potere inserire un eventuale accordo italo-francese nel trattato generale.

Il signor Osborne ha convenuto meco che è giusto ora attendersi da parte francese una proposta conciliativa, dato che da parte nostra si erano già fatte varie proposte, e concessioni •.

rigi, perchè concordati. a nostra insaputa e conosciutili tardivamente e perchè di motlito probliema1tli1ca effioo,ota e volendo d'a1Ltra p&lte 1JrtarTe da q'l.lelsta Iformta astensione almeno in qualche modo un vantaggio di fronte al Governo di Nanchino, questo Ministero le dette l'istruzione di cui al telegramma n. 153 (l) di :llar notare 'e non .già dii ·comunicare a nome del R. Govem1o, quando le se ne fosse presentata l'occasione, astensione R. Governo. Quindi solo se e quando Ella lo crederà opportuno, potrà esprimersi come nel precitato telegramma n. 153 come di sua iniziativa senza affatto darvi il valore di una dichiarazione ufficiale che possa significare un atteggiamento opposto a quello delle altre Potenze interessate in Cina, sostenendo noi sempre obbligo delle Potenze firmatarie trattato Washington di agire d'accordo.

(l) -Cfr. n. precedente. (2) -Annotazione di Grandi: • No. Le comunicazioni a Londra le faremo, eventualmente, da qui, da Roma •. (3) -Ghigi rispose a Rosso con l.r. 3825 del 26 agosto, comunicando di aver sottoposto il riassunto del colloquio Rosso-Massigli all'esame di Grandi, • che approva il modo con il quale Ella ha condotto la conversazione stessa •.

(4) T. 2052/293 del 17 agosto, col quale Varé esprimeva la sua disapprovazione alle istruzioni impartitegli di comunicare al governo di Nanchino l'astensione dell'Italia da un passo fatto dalle altre potenze. Una simile comunicazione • sarebbe in antitesi colla politica che abbiamo seguito fino ad ora in Cina, politica intesa a mantenere per quanto è possibile un fronte unico colle altre grandi Potenze •.

223

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A BELGRADO, GALLI

T. 814. Roma, 22 agosto 1930, ore 24.

Di ritorno a Roma ho preso conoscenza dei suoi recenti rapporti circa le conversazioni avute da V. S. col signor Marinkovich nei riguardi dei rapporti politid generali fra l'Italia e la Jugoslavia (2). La prego (pertanto di voler dire allo stesso signor Marinkovich che quanto egli ha detto alla S. V. sull'argomento è stato da me considerato col più vivo interesse, e chje tmi propongo di continuare personalmente con lui queste utili conversazioni nell'intento di giungere ad un pratico e soddisfacente risultato. Poichè fra pochi giorni ci incontreremo a Ginevra, dove ambedue rimarremo qualche tempo, avremo modo colà di riprendere subito tali colloqui collo spirito e colle intenzioni amichevoli con cui sono stati iniziati.

224

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, DE MARTINO

TELESPR. R. 312766/511. Roma, 22 agosto 1930.

Rapporto V. E. n. 1425 del 23 luglio u.s.

In considerazione di quanto Ella mi espone col suindicato rapporto autorizzo l'E. V. ad entrare in contatto personale con le Autorità della Massoneria Americana affinchè l'E. V. possa aver modo di «controbattere l'opera persistente della massoneria francese e dei residui della massoneria italiana diretta a trascinare le logge americane nella loro campagna antitaliana e antifascista » e di valersi dei mezzi che può offrire una tale organizzazione ai fini della propaganda italiana.

(l) -T. 773/153 del 9 agosto, che non si pubblica. (2) -Cfr. nn. 189 e, anche, 198.
225

PROMEMORIA DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 22 agosto 1930.

Il Ministro di Romania è venuto oggi a consegnarmi l'accluso pro-memoria aggiungendo che si riservava di chiedere udienza a V. E. per intrattenerlo della questione in esso esposta.

Ho chiesto al principe Ghika quale carattere avesse più precisamente il suo passo. Se cioè egli intendeva fare delle formali richieste al Governo italiano specie per quanto riguardava l'ultima parte del pro-memoria che si richiama alla Società delle Nazioni ed al trattato di amicizia italo-romeno.

Il Ministro di Romania mi ha detto che il pro-memoria aveva per ora scopo solamente informativo, ma che rivolgendosi all'Italia il Governo romeno pensava di rivolgersi a quello Stato che è meglio qualificato per parlare a Mosca ed averne esatte informazioni sia per i rapporti co·rdiali esistenti fra l'Italia e la Russia e sia anche per le forniture militari che l'Italia va facendo alla Russia.

A questo punto l'ho interrotto per rettificare questa argomentazione dicendo che forniture militari alla Russia vengono fatte da molti altri paesi e dall'Italia in quantità inferiore a tutti gli altri. E poichè il principe Ghika si preoccupava specialmente del materiale d'aviazione (aeroplani Savoia col relativo corredo di bombe) gli ho detto che, pur non avendo la cifra precisa, mi sembrava che le sue informazioni erano alquanto esagerate e che avrei raccolto più precisi elementi in proposito e glieli avrei comunicati.

Dopo di ciò il Ministro di Romania mi ha detto che l'accluso pro-memoria era stato da lui preparato in seguito a colloqui ed a istruzioni avute nél suo recente incontro a Venezia con i signori Mironesco e Titulesco.

Analogo passo sarebbe fatto a Parigi ed a Londra. In realtà il Re Carol e gli uomini di stato romeni sono vivamente preoccupati e temono imminente un'aggressione dalla Russia. La notizia sarebbe stata data da un altissimo personaggio tedesco il quale avrebbe anche indicato una data assai prossima. La preoccupazione sarebbe tanta in Romania da aver determinato il rinvio dell'incoronazione del Re soprattutto per paura di un'incursione aerea dei Soviet in quella occasione e stante la mancanza di mezzi per fronteggiarla.

In conformità anche delle intese da me avute con il Conte Bethlen durante il suo ultimo viaggio a Roma (relativamente cioè alla convenienza di mantenere la Romania in uno stato di preoccupazione nei riguardi di una possibile aggressione russa, per renderla più accessibile alla politica di riavvicinamento romeno-ungherese, da noi patrocinata) non ho creduto di calmare molto i timori del principe Ghika.

E pur accennandogli alla probabilità che le informazioni giunte al Governo romeno fossero assai esagerate, gli ho detto che in ogni caso, questi avvertimenti su dei pericoli sempre possibili da parte della Russia dovrebbero essere salutari per il Governo romeno, non solo per spingerlo a risanare la propria politica interna, ma anche per rivedere e mettere su migliore strada le direttive della propria politica estera. E qui gli ho accennato in modo opportuno, all'utilità di un più sincero riavvicinamento all'Ungheria reso ora più facile dalla liquidazione della questione degli optanti. E gli ho parlato anche della ineluttabilità che un giorno a Bucarest riconoscano i servizi resi dall'Italia all'Europa in generale ed alla Romania in particolare dalla nostra politica di amicizia verso l'Ungheria; politica che, pur essendo ancora mal compresa e mal interpretata, specialmente in Romania, costituisce in realtà il solo mezzo per potere avere diritto di parlare a Budapest e a Mosca. A Budapest noi potevamo parlare ed essere ascoltati soltanto perchè abbiamo strette sincere e leali relazioni di amicizia con l'Ungheria e acquistata la sua fiducia. A Mosca perchè avevamo sempre tenuto a mantenere rapporti cordiali con i Soviet mettendo da parte ogni pregiudizio e ogni pregiudiziale di politica interna.

Ma altri Stati europei avevano creduto invece di circondare per ragioni diverse l'Ungheria e la Russia con barriere di fil di ferro spinato. N o i avevamo agito e continueremo ad agire altrimenti, sicuri non soltanto che questa nostra linea di condotta sia la più saggia e la più utile nell'interesse generale europeo, ma anche che essa verrà un giorno compresa ed apprezzata.

Il Principe Ghika mi ha assicurato che egli aveva sempre riferito al suo Governo in questo senso (poichè infatti non è la prima volta che io gli tengo un siffatto discorso) e che appunto perciò la Romania si rivolgeva fiduciosa all'Italia. Quanto al riavvicinamento romeno-ungherese dei grandi passi si erano fatti su tale strada anche nei riguardi delle questioni economiche, come lo provava l'intervento dell'Ungheria alle recenti conversazioni agricole di Budapest (1).

Il Ministro di Romania mi ha infine riparlato dell'idea di inviare delle

navi da guerra italiane a Costanza, a cui mi aveva già accennato quest'in

verno, aggiungendo che ora la 8Elsa presenterebbe per noi meno inconvenienti

di fronte alla Russia dopo la visita della squadra inglese.

Non l'ho incoraggiato su questa parte del discorso e mi sono limitato ad

accennargli che, pur non essendo V. E. sfavorevole all'idea, gli impegni per

il movimento delle RR. Navi per questa estate non ne avevano resa possibile

l'attuazione.

Avendo avuto occasione di ricevere l'Incaricato d'Affari di Ungheria dopo

la visita del Ministro di Romania, non ho mancato di metterlo al corrente, in

via confidenziale, del passo romeno e del discorso da me tenuto al Prin

cipe Ghika.

Egli me ne ha sentitamente ringraziato (2).

ALLEGATO.

PRO MEMORIA

Des renseignements fourn:i1s au Gouvernement RoumaJn et ptrovenant de sources diverses dignes de créance concordent rpom faiTe prévoir à ttrès brève échéance une agression brusquée de la par-t du Gouv,ernement de's Soviets de Russie contre la Roumani<e.

Pour corroborm-ces infoo-mations conttrolées rpatr des recolllpements limptressi<onnants, il est aisé de constater que l'U.R.S.S. poursuit une série d'achats de fournitures militaires et renforce ses armements par de vastes commandes en divers pays étrangers (pièces d'artillerie, munitions, avions etc.) sans négliger l'accroissement de la flotte russe de la Mer Noire rpar le déplacement de fOtrtE$ uni,tés de J.a Baltique.

Sur ces informations qui lui parviennent de divers cotés avec une concordance frappante quant au fond et aux détails, et en présence de ces armements du Gouvernement de Moscou, dont 1a destination agressive contre la Roumanie ne peut pas etre mise en doute dans l'état actuel, en Europe, des positions respectives des Nations, le Gouvernement Royal Roumain considère de son devoir qui répond non seulement à son propre intéret mais aussi à celui de la paix de il'Europe de bien établir d'une part qu'H est conscient de la gravité de la situation et des événements qui se preparent; et d'autre part, en sa quaUté de membre de la Société des Nations et d'Etat lié à d'autres Etats par des traités d'amitié créant des relations de particulière confiance, la Roumanie estime nécessaire d'obtenir -devant une menace dont elle dénonce 'l'imminence et la gravité -toutes assurances permettant de faire fond, à temps, sur le concours que ces Etats envisagent et d'établir, en conséquence, l'action que la Roumanie doit etre prete à entreprendre par e1le-meme pour la protection de son territoire et sa souveraineté.

(l) -Sic, ma si tratta con ogni probabilità di Bucarest. (2) -Il passo di Ghika fu comunicato da Grandi ad Arlotta. con lettera 8 settembre. perché ne informasse Bethlen.
226

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO

TELESPR. U. RR. 228260/620. Roma, 23 agosto 1930.

Facendo seguito alla corrispondenza .precorsa sull'argomento, questo Ministero si fa premura dii trasmettere a code~sto le a'ccluse ~copte (l) di un MiPfPOr'to e di un telegramma per posta, in data 13 agosto corrente, coi quali il R. Ambasciatore a Parigi ha riferito in merito ai risultati ottenuti nelle ultime discussioni della Conferenza per la importazione delle armi in Etiopia ~ed alle conclusioni raggiunte.

NeUa 1ilmminenza deHa firma de1l Trattato l'e1ativo (2), questo MmdiSitero, richiamando H fonogramma urgente tra~smesso iìl l o cortrente a codeStto, con

N. 2867, resta in attesa del sollecito invio dei testi di regolamenti metropolitani

e coloniali, allo scopo di farli pervenire al R. Ambasciatore Conte Manzoni che dovrà presentarli alle altre Parti contraenti, in conformità dell'art. 13 del Trattato e del paragrafo 3o del Protocollo di firma.

Riferendosi poi particolarmente alla nota di cotesto Ministero N. 46781 in data 7 agosto corrente, si ritiene opportuno richiamare alla attenzione di V. E. quali siano state le vicende della questione relativa alla limitazione della importazione delle armi in Etiopia, e come le trattative, che furono condotte a Parigi nello scorso anno dal Comm. Astuto, ,giunsero ad un dato momento ad una tale fase in cui, di :fronte all'atteggiamento delle altre Potenze interessate, apparve quanto mai difficile la possibilità di sostenere le nostre direttive e di far pvevalere i nostri punti di vista.

Cotesto Ministero ben conosce come da parte di questo nulla è stato tralasciato, in vista di ciò per rinviare la ripresa delle trattative e per tentare financo di arenarle in modo definitivo.

Ma l'insistenza delle altre Potenze interessate, la evidente parzialità della Francia, e sopratutto l'atteggiamento dell'Inghilterra che ha fatto ripetute premure per una sollecita conclusione della Conferenza, ci hanno posto nella alternativa o di rifiutare la nostra firma alla Convenzione stessa -rimanendo in un atteggiamento d'isolamento non conveniente da un punto di vista politico generale e che sarebbe stato largamente sfruttato ad Addis Abeba ai nostri danni -o di firmare in definitiva, cercando di migliorare, in quanto fosse ancor'a pos:sLbi:l,e, gli :ac.cordii, .in relazione ·alÌ nostr:i ben noti i<ruteressi a:l rriÌiguardio.

A tale ultima soluzione, concordata del resto nelle riunioni tenutesi a Pa1azz.o Ch1gi :lira i :nappre1~1entanti ·di questo e dli ·cotesto Mimlilster:o, si è attenuto lo scrivente, impartendo al R. Ambasciatore a Parigi le istruzioni già a conoscenza dell'E. V.

Dalle comunicazioni che si rimettono qui accluse, V. E. potrà rilevare come l'abile azione del R. Ambasciatore a Parigi abbia avuto il risultato di limitare a dieci milioni di franchi la :Cifra destinata dall'Etiqpia fino al dicembl"e 1931 per l'acquisto di armi portatili; e che l'Abissinia si è impegnata a far conoscere preventivamente le somme che per gli anni venturi destinerà alle forniture di armi. Questo Ministero ritiene che tale risultato sia quanto di meglio allo stato delle cose si potesse ottenere, ed ha quindi già dato istruzioni alla R. Ambasciata a Parigi di procedere alla firma della Convenzione.

(l) -Mancano. (2) -Il testo del trattato, che in realtà fu concluso il 21 agosto, è ed. in A. LEssoNA, Verso l'impero, Firenze, 1939, pp. 249-260.
227

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R.R. 2992/1723. Vienna, 23 agosto 1930.

In seguito alle informazioni fornite dal R. Console Generale a Innsbruck, con il suo rapporto in data 18 corr. n. 5016/400, drca le manifestazioni irredentiste colà avvenute in occasione dell'adunata del « Bund Oberland », e l'intervento di un rappresentante del Governo tirolese, ho attirato una volta di

più l'attenzione di questo Segretario Generale del Dipartimento Esteri sulla sconvenienza della presenza di Autorità austriache a simili convegni. Il sig. Peter nel riconoscere il fondamento delle mie rimostranze, dopo aver nuovamente dichiarato che tali forme di agitazioni irredentiste derivano in gran parte dagli incitamenti e dal denaro della Baviera e del germanico «Verein fiir das Deutschtum im Ausland » di cui è Presidente l'ex diplomatico tedesco sig. von Busch, mi ha ass~curato che il Governo austriaco continua a compiere opera di persuasione e pressione sui dirigenti tirolesi: anche l'altro giorno il Cancelliere, approfittando di una visita fattagli dal Capitano Provinciale del Tirolo, gli ha rinnovato le esortazioni del caso, quantunque il sig. Stumpf continui a mostrare malumore per i rimproveri indirettamente ma pubblicamente mossigli da Schober nel comunicato di deplorazione apparso in questi ,giornali in seguito alle manifestazioni irredentiste del convegno ginnastico a Innsbruck dello scorso Luglio (1).

Ogni qualvolta avvengono manifestazioni del genere nel Tirolo, arche ,se esse siano fatte da singoli privati o da private società, io non tralascio di. muovere qui ~imoSÌirlanz'e o proteste qua:lo11a, anJche senza pre'llldlervti i!Ja pwolla, mtervengono ad esse pubbliche Autorità, giacchè la semplice 'loro presenza può essere considerata come segno di consenso se non pure di incoraggiamento. Premesso ciò e premesso che anche in avvenire agirò in simile modo per simili casi, mi sembra dover esporre qualche considerazione al rigua1do destinata, per così dire, a uso interno.

Alla suddetta adunata del « Bund Oberland » e alle suddette manifestazioni irredentiste in essa avvenute non solo assistevano anche i dirigenti delle «Heimwehren », tra i quali il sig. Steidle e il principe Starhemberg, ma alcuni di essi fra cui quest'ultimo hanno pronunciato discorsi dai quali sarebbe stato evidentemente più opportuno si fossero astenuti. I buoni rapporti che da lungo tempo abbiamo con le « Heimwehren », i debiti di riconoscenza contratti verso di noi dal loro capo signor Steidle, le udienze che il principe di Starhember>g ha chieste Slli>Ontaneamente e ottenute da V.E. due mesi fa (2) e dal C31Po del Governo il mese scorso (3), fanno escludere che da parte di questi capi, se non altro per ragioni di opportunità o di interesse, si sia voluto con la loro presenza e con i loro discorsi in quell'adunata compiere atto a noi ostile. Conviene invece pensare innanzi tutto che non si deve dare a certi pubblici atteggiamenti e a certi pubblici discorsi importanza maggiore che non diano loro quegli stessi che li prendono e che li pronunciano: basti ricordare le continue pubbliche contraddizioni di parole e di azione dei dirigenti delle «Heimwehren » nei riguardi del presente Cancelliere. E conviene pensare altresì che i oapi delhle • Heimwehren • assai d1mmwi:1Ji di au1Jo11iltà m quesiti 'lll1timi 1Jempd, stimano necessario a pochi mesi dalle elezioni, per non indebolire anche di più la loro posizione, d'indulgere verbalmente a certi rimpianti sentimentali di quella parte della popolazione che frequenta simili adunate. Non è del resto forse, in ultima analisi, contrario allo stesso nostro interesse che le «Heim

12 -Documenti dipLomatici -Serie VII -Vol. IX

wehren » agiscano qualche volta in tal modo, se queste concessioni formali a rimpianti di passate situazioni dei quali i tirolesi stessi conoscono la fatale inutilità servono loro a non perdere maggior terreno.

Tali considerazioni sulla posizione delle « Heimwehren » di fronte a una parte dell'opinione pubblica possono anche ripetersi, entro certi limiti, nei riguardi del Governo. In un suo precedente rapporto di qualche settimana fa il comm. Ricciardi, commentando il comunicato ufficiale del Governo centrale per le dimostrazioni irredentiste di Innsbruck in occasione del convegno ginnastico, osservava che le questioni di politica estera dovrebbero essere sottratte ai Governi provinciali austriaci e riservate a quello centrale, e che il Cancelliere avrebbe più saviamente provveduto se invece di attendere le manifestazioni irredentiste per deplorarle avesse impedito che esse fossero avvenute. Tali affermazioni sono esattissime da un punto di vista astratto. Ma la politica, quella almeno che non s'insegna dalla cattedra bensì si pratica nella vita, è scienza, o arte come si voglia chiamarla, del concreto e cioè mira ad attuare i propri scopi entro i limiti forniti dalle positive e attuali possibilità. È noto come fra i difetti maggiori della costituzione repubblicana austriaca vi sia la grande indipendenza lasciata, nei riguardi del Governo centrale, ai vari Governi locali, così che per ese.r;npio, per quanto Stumpf rappresenti il Governo centrale nel Tirolo, è eletto dai tirolesi, e se il Governo centrale lo rimuovesse i suoi elettori lo eleggerebbero nuovamente con il solo risultato d'un aumento del suo prestigio e di una diminuzione di quello del Cancelliere. La debolezza del Governo centrale di fronte a quelli locali nelle questioni di politica estera non è quindi che una delle conseguenze della formulazione della costituzione. Se il Governo centrale avesse tutto il potere che gli attribuiva il comm. Ricciardi di fronte alla provincia del Tirolo, lo avrebbe anche di fronte a quella di Vienna, e il ,problema austriaco più grave, quello di politica interna della diminuzione della potenza dei socialisti viennesi, non esisterebbe. Con ciò non vuoi dirsi che il Cancelliere non abbia alcun mezzo di pressione. Ha per esempio quelli economici, ed infatti il recente viaggio di Stumpf a Vienna è in relazione con una domanda tirolese di natura finanziaria relativa a certi progetti di lavori di sfruttamento di forze idrauliche. Lo stesso Schober riconosceva con me di possedere qualcuno di simili mezzi di pressione e mi diceva proporsi minacciarne l'uso, se necessario. Può anche valersi di qualche indiretto mezzo costituzionale, ma di cui l'esercizio non è scevro di pericoli, perchè può condurre a dissensi nella maggioranza che il Governo teme oggi più che mai di produrre e che, potendo mettere il Cancelliere nella necessità come « ultima ratio » di dimettersi, non appaiono conformi non solo ai suoi interessi ma neanche ai nostri. I quali, se non sarebbero avvantaggiati da troppo vive r1prese di agitazioni e propagande in Tirolo, non sono danneggiati da qualche sporadica e sterile manifestazione verbale, ed esigono d'altra parte, per considerazioni di politica generale, che i nostri rapporti con l'Austria si mantengano quanto migliori possibili.

In realtà più che le parole contano i fatti. E i fatti sono che la situazione nel Tirolo si è molto avvantaggiata dopo la conclusione del trattato di amicizia. Durante la mia recente visita a Innsbruck ho parlato con parecchi componenti di quella nostra colonia e fra i più importanti. Tutti mi hanno detto che il contegno di quelle Autorità è molto migliorato nei nostri riguardi; che molto migliorati sono anche i sentimenti dell'opinione pubblica, la quale non si può dire ci sia violentemente contraria e ci sarebbe anche meno, e finirebbe nella sua maggioranza con non esserci più affatto, ove mancassero quei due o tre capaci e tenaci agitatori di professione, quali Reut-Nicolussi, Mumelter e Pembauer, che, speculando sul timore di coloro i quali pavèntano se non li seguono d'essere accusati di tiepido patriottismo, spillano loro quattrini e ne vivono. Tutti quei nostri connazionali sono contenti del patto di amicizia e riconoscenti al nostro Governo come quello eh~ ha loro parecchio facilitato l'esercizio dei commerci che vi svolgono.

Queste dichiarazioni mi sembrano importanti e confortanti, e mi è gradevole doverle riferire a V. E. come la conclusione più interessante di tutto quanto è stato esposto con questo rapporto.

(l) -Cfr. n. 196. (2) -Durante la sosta segreta a Vienna di Grandi 1'11 giugno. (3) -Cfr. p. 170, nota l.
228

PROMEMORIA DEL RAGIONIERE GENERALE DELLO STATO, DE BELLIS, PER IL MINISTRO DELLE FINANZE, MOSCONI

(Copia)

Roma, 23 agosto 1930.

Questa mane ho visto il Cav. di Gr. Cr. Dott. Brocchi, il quale mi ha intrattenuto sulla nota iniziativa intesa a favorire l'avvicinamento economico ad alcuni degli Stati successori della antica Monarchia Austro-Ungarica, mediante reciproche facilitazioni sugli scambi.

Come ho avuto l'onore di riferire a V. E., con promemoria del 13 corrente, si sarebbe divisato di creare negli Stati contraenti, un Istituto di credito per il traffico di importazione e di esportazione il quale dovrebbe concedere agli importatori ed agli esportatori anticipazioni e sovvenzioni a condizioni mitissime.

Sarebbe all'uopo necessario un concorso dei singoli Stati che dovrebbero devolvere, al detto Istituto, una percentuale del prodotto del dazio doganale per determinati articoli, in guisa di consentire praticamente l'affluenza sul mercato della merce, agli stessi prezzi che verrebbero praticati se i dazi relativi non esistessero o fossero notevolmente ridotti.

Inoltre, al medesimo intento, dovrebbero st:Lpularsi accordi di carattere ferroviario concernenti le tariffe dei trasporti, dei transiti e degli scambi internazionali.

Per avere modo di valutare le conseguenze finanziarie del progetto, è stato stabilito per quali merci di esportazione Austriaca, Ungherese, Jugoslava, e per quali ,contingenti, dovrebbe l'Italia dichiararsi disposta a concedere sovvenzioni destinate a indennizzare gli esportatori pel pagamento del dazio.

Dai calcoli fatti in proposito è risultato che la rinuncia totale ai dazi conceTne!l'rbi adeguati quant1ta1li:V'i di gmno, ~rallllturco, ghisa, fetrT'O e oarrba, i!l'npm:te

rebbe circa 220 milioni di cui 210 assorbiti dal solo grano, col principale vantaggio dell'Ungheria e della Jugoslavia. Su tale base sarebbe da negoziare l'accettazione privilegiata da parte degli altri contraenti, di nostri rp~rodotti in covrispondente quantità.

Pur prevedendo che codesto sacrificio dell'Italia abbia da essere, entro un certo margine di tempo, compensato dagli effetti dell'incremento della nostra produzione, il Comm. Brocchi desidererebbe conoscere se il sacrificio stesso possa essere assunto, ed in quale misura, per averne norma nelle trattative da svolgere.

Iii sottosocliitto, nel :rfunettenSii 'alle ,comun~k:az~oni 'CO•me 'sorp<r1a gdà fatte ailla

E. V. circa la situazione del bilancio -pure rendendosi conto della utilità economica della iniziativa -trovasi nella necessità di dover manifestare, nell'attuale stato della pubblica Finanza, avviso non favorevole.

Nel caso che un eventuale miglioramento della situazione finanziaria lasciasse margini di disponibilità -il che non sembra possa verificarsi per ora l'iniziativa medesillma potrebbe a preferenza essere ri!presa in esame.

Vedrà ora l'E. V. quali determinazioni siano da adottare.

Non spetta a questo Ufficio, anche perchè gli difettano elementi di giudizio, pronunciarsi sul valore della iniziativa; sembra, però, innegabile che la medesima, anche sotto riflessi che non siano strettamente quelli finanziari ed economici, meriti riguardo.

Vedrà, pertanto, la E. V. se la importanza della questione non debba maggiormente persuadere all'adozione del programma di economia che ho avuto l'onore di rappresentare a V. E.

Il Comm. Brocchi attende sollecite comunicazioni, dovendo, in caso, partire il 28 corrente (1).

229

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA R. S.N. Vienna, 26 agosto 1930.

Il Presidente dell'« Industrie Verband » ha dichiarato ieri a persona degna di fede che la sua organizzazione aveva deciso di non prolungare oltre il 3 settembre, epoca delle scadenze, il 'Contratto di finanziamento stretto l'anno scorso colle Heimwehren. Fattori di questa determinazione erano state in primo luogo la convinzione che lo Steidle ed il Pabst non dedicassero alla campagna delle Heimwehren la totalità deHe somme messe a loro disposizione, ma che molta

Il 25 agosto Mosconi prese la seguente determinazione: « Per quanto comprenda tutta l'importanza economica e politica della proposta Brocchi, tuttavia, quale Ministro delle Finanze, io non posso, nella attuale situazione finanziaria cosi critica, esporre il bilancio ad una perdita anche limitata, e che nel caso attuale sarebbe anzi assai forte, perchè potrebbe superare i 200 milioni annui. D'altra parte non è ora possibile far calcolo di vantaggi futuri, mentl'E! le difficoltà e i pericoli del bilancio sono anzitutto per l'esercizio in corso. Ad ogni modo credo opportuno che la cosa sia sottoposta al Capo del Governo facendogli presente perchè, pur riconoscendosi l'importanza della proposta, la Finanza non può ora assumersi la responsabilità di aderirvi •.

parte ne trattenessero invece per uso personale o quanto meno per scopi d'indole più locale che generale; in secondo luogo la neiC!essità di assicurare al movimento una direttiva efficace che desse affidamento di poter sottrarre ai partiti di sinistra le zone dove essi sono stabiliti, anzichè limitare soltanto come sinora alle regioni non socialiste per indole, o già accaparrate alla destra, lo sforzo della lotta. Questa comunque dovrebbe avere lo scopo preciso e ben determinato di sbaragliare l'austro-marxismo appoggiando in pari tempo il Governo qualunque ne fosse il Capo, Schober o altri, in quanto esponente dei partiti borghesi. Fissati questi postulati, l'« Industrie Verband » si proporrebbe di chiamare il Principe Starhemberg ed il maggiore Fey e di offrire loro il finanziamento della lotta per le \regioni della bassa e alta Austria (Linz e Wiener Neust1ad!t) 'e di Vii1enna 'anco["la in mano ai ~so'o~ali:sti, di continuare d. sussLdli per quelle già assicurate (Stiria, Leoben ecc.) e di sospenderli invece per il Tirolo ove il socialismo non esiste. Offerte queste condizionate però all'appoggio delle Heimwehren al Governo.

Gli st,essi ~concetti rel,a,tivamente <all11'1nd1Ìll1izzo OICCQII1J.'ente p& le Hed,mwehll'en confel'mò ~anche a me 'l'industi'La1e Mandi]., noto a V. E., 'Ll qua'l'e 1m recherà prossimamente a Roma munito di una mia commendatizia per il Comm. Guariglia.

Diranno i fatti se queste condizioni di finanziamento riusciranno a dare alle Heimwehren quella unità di .pensiero, di direttive e di comando che sinora hanno fatto loro difetto e che per ragioni di persone, interessi, e ambizioni di singoli, nonchè per incertezza o incapacità di programmi, hanno condotto il

Il 28 agosto ci fu a Milano una riunione, con l'intervento di Brocchi, di Pirelli, di Guarneri e di Anzilotti, per esaminare il progetto Brocchi. Pirelli, favorevole in linea di massima • ad unioni doganali generali, particolarmente se comprendenti la Jugoslavia •, non si nasconde che, non potendosi concludere tali unioni generali, occorrerà prepararsi con molta avvedutezza alla determinazione dei gruppi e dei contingenti, che godrebbero i benefici previsti ». Pirelli « approva che la discussione sia iniziata con l'intendimento di limitarla per ora ai soli Stati i cui territori sono attraversati da reti della Sudbahn e cioè all'Italia, all'Austria, all'Ungheria, alla Jugoslavia. Ritiene però che sarebbe opportuno far intendere alla Romania che, se venissero conclusi degli accordi economici per iniziativa italiana, essa potrebbe eventualmente accedere agli stessi...

Il Ministro Pirelli ed il Prof. Guarneri convengono poi che in ogni caso si devono fare delle proposte concrete allo scopo di evitare che gli Stati agricoli si coalizzino e si uniscano alla Cecoslovacchia ed all'Austria, mettendo cosi in serio pericolo l'esportazione e l'espansione italiana negli Stati danubiani....

Concludendo, il Ministro Pirelli è dell'opinione:

a) che l'obbiettivo, al quale si dovrebbe mirare, sarebbe una unione doganale fra l'Italia e gli Stati di cui si tratta, considerando però l'unione con l'Austria non già come la parte attiva nell'accordo, ma come un peso inevitabile, per formare il ponte che dovrebbe condurre all'accordo con gli altri Stati;

b) che il progetto in discorso può essere accettato quale uno spediente, per ottenere, almeno in parte, il risultato al quale si tende, ma che non si può conseguire per il momento per la via maestra delle unioni doganali, sia perchè queste apporterebbero maggiori contrazioni delle entrate dello Stato, sia perchè implicherebbero anche una unione monetaria;

c) che trattandosi di uno spediente, il quale potrà dar luogo a discussioni, l'organiz~ zazione che ne costituisce lo scheletro deve essere per quanto possibile agile, e quindi de"" formare oggetto di accordi interni, non pubblicabili, a catena, fra gruppi bancari degli Stati presi due a due;

d) che le facilitazioni dovrebbero essere accordate, nei riguardi dei singoli prodotti,soltanto per quella parte dei contingenti esportati, la quale supererebbe il volume attuale delle esportazioni da uno Stato contraente nell'altro; con ciò S. E. Pirelli si ripromette di poter giustificare meglio verso i terzi la misura adottata, pur tenendo conto del fatto che in tal modo si ridu~rebbe forse l'onere finanziario delle controconcessioni da parte degli altri Stati; la maggior misura delle facilitazioni accordate da uno Stato all'altro per le esportazioni sorpassanti il volume attuale compenserebbe -a suo avviso -la mancanza di facilitazioni per le esportazioni (importazioni) che fossero contenute nei limiti attuali ».

Dopo la riunione di Milano, Brocchi si recò a Vienna (cfr. n. 277). Schober e Schuller, pur confermando la loro piena adesione al progetto, dissero di volerlo adottare « non per il solo incremento dell'esportazione, come suggerito dal Ministro Pirelli, ma nei riguardi delle merci e dei prodotti concordati per la intera reciproca importazione nel suo complesso »

(appunto Brocchi per Grandi, Ginevra 8 settembre).

movimento al precario stato attuale; stato indubbiamente pericoloso per la sua integrità e dannoso per il suo prestigio vanamente esaurito in dissensi, dissidi, progremmi e ;l)Togetm ,j qu:ailii hanno a!P.mebbLato ila VIIISil!OflJe dei]llo ·scopo finaile rendendone assai meno facile il raggiungimento di quanto non sarebbe forse sta,to po~sihi[.e :in rpa,ssato (1).

(l) Gli ultimi 3 capoversi furono aggiunti di pugno di De Bellis.

230

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DE VECCHI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L.P. Roma, 26 agosto 1930.

In 1segutto 'ai11a tua il:e.tte["la de1l 20 >corz,enrte (2) ho :fia,tto un n:uovo pa,sso presso il Cardinale Pacelli segnalando il persistente atteggiamento del giornale tedesco Ge1·mania nei rapporti con l'Alto Adige.

Il Cardinale Segretario di Stato mi ha promesso che interverrà nel senso da te desiderato. Egli ha pienamente convenuto con me essere di pieno interesse dei Cattolici tedeschi il mantenimento dei buoni rapporti con l'Italia, ed in questi tempi più che mai.

Voglio sperare che alla promessa segua l'azione e che questa raggiunga l'effetto destdea:-,a.to (3).

231

IL NUNZIO APOSTOLICO PRESSO IL QUIRINALE, BORGONCINI DUCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Copia)

Roma, 28 agosto 1930.

È prossima la data del 20 Settembre, e non si vede segno che si voglia rinunziare alla festa, celebrata anche l'anno scorso.

Il Santo Padre nell'udienza che si degnò concedermi la scorsa domenica, mi manifestò le Sue preoccupazioni al riguardo, e mi ordinò di far presenti al Governo, ancora una volta, le ragioni della Santa Sede.

Cfr. anche il r. 3020/1739, Vienna 26 agosto: Auriti, in vista dell'incontro a Ginevra fra Grandi e Schober e in previsione che quest'ultimo desiderasse fissare la data della visita ufficiale di Grandi a Vienna, in restituzione di quella fatta da Schober a Roma nel precedente febbraio, consigliava a Grandi di evitare ogni impegno, data la probabilità che il gabinetto Schober cadesse presto.

Temo che anche l'intervento del Vaticano non farà cessare questi conati che penso dovuti, più ancora che ad atteggiamenti nazionalisti del centro tedesco, a vera avversione al fascismo, avversione politica discendente dai rapporti cordiali fra il centro ed i socialisti tedeschi che fin qui si sono diviso il potere in Germania •·

A dir il vero, queste ragioni più volte le ho esposte in iscritto e a voce a

S. E. il Capo del Governo, e posso dire che nella maggior parte dei colloqui che ho avuto l'onore di avere con lui in quest'anno sono spesso tornato sulla questione.

Il Capo del Governo è dell'opinione che la festa cada da sè, mentre, se la si abolisce, potrebbe derivarne una reazione anticlericale.

Il Santo PadDe ilnV'ece vede neiL!Ja celebr,azione deil XX Settembre un'offesa fatta alla Santa Sede e per conseguenza ai cattolici d'Italia e del mondo, ed una tal quale condiscendenza verso pochi anticlericali che più o meno larvatamente an:co're esilsrtml!o in Lta11ia, esl51€'11dJo ·l'abo:lizione del XX Settembre [a conseguenza logica dell'avvenuta Conciliazione.

Infatti l'occupazione manu militari della :città di Roma, il XX Settembre del 1870, aprì la questione romana, poichè la Santa Sede considerò questa occupazione come un atto di violenza sommamente offensivo dei suoi diritti.

Con la Conciliazione, la Santa Sede ha ric6nosciuto Roma capitale d'Italia ed ha dichiarato chiusa la questione romana, ma naturalmente non ha modificato il suo giudizio sul fatto violento che originò il dissidio. Anzi il Trattato Lateranense, come è detto nel suo preambolo, è stato fatto proprio per sanare il conflitto sorto nel 1870 «eliminando ogni ragione di dissidio » e creando « una sistemazione definitiva dei reciproci rapporti che sia conforme a giustizia ed alla dignità delle due Alte Parti».

Perciò, se il Governo ·continua a festeggiare quella data, continuerà a mantenere viva, anzi a festeggiare l'offesa fatta allora alla Santa Sede e si metterà in contraddizione con il Trattato Lateranense. Dall'altra parte la Santa Sede sarà obbligata a mostrare dinnanzi ai cattolici d'Italia e del mondo il suo dispiacere per tale festa e tale offesa, per esempio chiudendo a metà il portone di bronzo.

Quindi si avrà per conseguenza che la questione romana si riaprirà -e non per colpa della Santa Sede -almeno per un giorno una volta all'anno; ±l ·che aredo si1a cosa dolorosa e dannosa di :flr:onte ag1i Ibailitanli e di fronte agli stranieri, ed anche inspiegabile ed illogica, dopo la Conciliazione che voleva eliminare ogni dissidio e stabilire rapporti reciproci di giustizia e di dignità per ambedue le Alte parti.

L'anno scorso, all'ultimo momento, si trovò una via di uscita: nell'esposizione delle bandiere sul Campidoglio fu aggiunta la bandiera pontificia, tanto per mostr•are ·a1l pubb1ko che <la fe:sta del XX Se1tltembre non voleva 'Si,gnlicii1care offesa alla Santa Sede; ed il Santo Padre, per evitare da parte Sua anche la sola apparenza del conflitto nel punto più sostanziale della Conciliazione, all'indomani delle Convenzioni Lateranensi, fece issare le due bandiere, italiana e pontificia, sul Palazzo della Nunziatura.

S. E. il Capo del Governo apprezzò la grande e veramente paterna condiscendenza del Santo Padre, il quale aveva voluto tener conto che era mancato il tempo per far cessare la celebrazione, ma contava che in un anno (cioè per i·l XX Settembre 1930) 'Sii :s:a1r1ebbe provveduto.

Ed ora ecco che l'anno è passato, senza che, almeno visibilmente, si sia fatto nulla.

Certo, ogni anno che passa, la cosa diviene sempre più difficile, sia per il precedente che si pone e sempre più si stabilisce, sia perchè quando si comincia a far compromessi con la logica si cade in sempre peggiori contraddizioni.

Io ritengo che l'unica vera soluzione della vertenza sia nell'abolizione della festa. Dal punto di vista giuridico sono certo che la legge che elenca tra le feste civili il XX Settembre è abrogata in forza del Trattato Lateranense, arttcollo 26, Tratta•to .che è ormari •legge dello Stato.

Infatti, nel preambolo del Trattato, come ho detto, si dichiara solennemente composta in modo definttivo ed irrevooabdrlie [a Questione romana sorta nel 1870. E nell'art. 26, mentre si abroga la legge delle Guarentigie, si abroga pure «qualsiasi disposizione contraria» al presente Trattato. Quindi la legge che pone hl XX Se•ttembre tl1a 1e fes,te è e~identemente •annuli1arba. Questo è il mio parere, e non il mio soltanto.

Ad ogni modo, Eccellenza, qualunque sia la forma per arrivare allo scopo, bisogna evitare di offendere la Santa Sede, e perciò impedire che si festeggi iJ XX Se•ttembre. AI.trtment.i 1a Santa Sede dovrà pubbl.iiC~amernte moiSJtral!."e H suo rincrescimento, ed avremo così un aperto conflitto nel punto più sostanziale della Conciliazione.

Nella speranza che queste mie considerazioni potranno giovare a mantenere la desiderata armonia fra i due poteri, nell'interesse supremo e della religione e della Patria... (1).

(l) Allegato un appunto di Guariglia per Ghigi: « Prego di attrarre la speciale attenzione di S. E. il Ministro. Sono per parte mia completamente d'accordo con Auriti ». Il documento e l'allegato appunto di Guariglia furono passati al gabinetto il 1° settembre. Altro appunto del 3 settembre: • Visto da S. E. il Ministro. Nonis ha copia di questo rapporto e la porterà a Ginevra •.

(2) -Cfr. n. 218. (3) -In pari data De Vecchi inviò una l.p. anche a Grandi: • Mi sono affrettato a fare un passo presso il Cardinale Segretario di Stato che ho trovato, almeno apparentemente, molto arrendevole, e ne ho riferito a S. E. il Capo del Governo colla lettera personale che ti unisco anche essa in copia.
232

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON L'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, BEAUMARCHAIS

Roma, 29 agosto 1930 (2).

BEAUMARCHAis -Commci'a oo1l chiedermi ·se ho notizta dii p!I'epaii'ativ<i mHiitarni dell!a Russ1a (JontTo r1a Roman1a. Gllii ;r,i,spondo di no (3). Be,aumarcha·is non va oltre, sebbene è evidente la sua intenzione di arrivare a chiedermi qualcosa del nostro accordo colla Russia.

Mi domanda se ho notizie dei colloqui di Parigi Rosso-Massigli. Gli rispondo che non ho che un b!'eve !'appo!'to generÌ!oo ( 4), e 'sono dn attesa di ragguagli completi.

Beaumarchais mi dichiara di essere assolutamente ottimista sull'esito di questi negoziati, e vuoi conoscere il mio avviso.

• Potchè 'siete .così otthn~s.ta voi, non posrso .to essere li!l eoHJtmdo, sebbene :l'espe1!11enz1a .a tal ·r<igua['dO mi con3i.gJ,i ad ossere prudente •, glii rilspondo. Beaumarchais insiste dicendo che egli è sicuro della buona riuscita e insiste

domandando se ho nulla in contrario che al mio ritorno da Ginevra riprendiamo le conversazioni libico-tunisine. Mi ricorda, sulla scorta di un appunto che legge, che su conforme avviso ·già a lui espresso ·più volte dal Capo del Governo, i futuri accordi libico-tunisini dovranno essere inseriti come protocolli aggiunti al testo di un trattato di amicizia e di arbitrato di cui il testo egli ste1sso rimise nelle mani del Capo del Governo nel d1cembre 1928 (1).

Gli rispondo che non ricordo in qual modo questo testo fosse redatto avendolo letto appena una volta molto tempo fa. «Lo studierò attentamente, e quando riprenderemo il negoziato ne discuteremo».

Beaumarchais finisce col ripetere che egli ha fiducia di raggiungere l'accordo su tutte le questioni, entro il mese di ottobre p.v.

Poichè non appare da alcun elemento che il Quai d'Orsay abbia rinunciato alle sue posizioni, nè d'altra parte che il Governo italiano abbia receduto dalle sue -nè nella questione navale, nè nel resto -non so davvero donde il signor Beaumarchais abbia tirato fuori questo improvviso e strisciante ottimismo nella sua conversazione di oggi, per la quale egli è partito apposta dall'Alto Adige, da dove aveva sollecitato telegraficamente di essere ricevuto fino dal 18 u.,s. (2).

(l) -Allegato un appunto del gabinetto per Sandicchi: « L'originale consegnato personalmente dal Nunzio Apostolico a S. E. Grandi, è stato inviato a S. E. il Capo del Governo la sera del 28 agosto •. Fu ricevuto il 29. (2) -L'appunto reca questa data, ma il colloquio era avvenuto nel pomeriggio del 23. (3) -Ma cfr. n. 225. (4) -In realtà Rosso aveva spedito più di un rapporto. Cfr. n. 220 e p. 304, nota l.
233

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

(Copia)

D. R. 3869 (3). Roma, 30 agosto 1930.

Ho ll'lilcevuto ,i[ Suo mtelt'essante ct1appocr.-1lo n. 2780 deil 6 agosto CO!I'I'ell1te (4), con cui Ella mi informa delle riferitele apprensioni del Governo ungherese circa l'influenza di pangermanisti germanici nelle Heimwehren, e pone il problema del nostro atteggiamento nei riguardi delle future possibilità dell'annessione dell'Austria a.lla Germania o di una sua unione all'Ungheria.

Per ciò ·che concerne le tendenze pangermaniste delle Heimwehren è bene osservare che noi non ci siamo fatte mai illusioni circa l'inesistenza di tali tendenze, ma poichè esse per il momento non hanno assunto ancora una forza attiva apprezzabile, resta pur sempre la ·convenienza per noi di cercare di sfruttare il movimento Heimwehrista ai nostri fini generali politici. Ella è al corrente d'altronde delle dichiarazioni fatteci dai capi delle Heimwehren circa la questione dell'Alto Adige. Pur non attribuendo a tali dichiarazioni che un valore relativo, è necessario pertanto che V. S. tenga sempre presente nei suoi contatti con le predette organizzazioni la ·convenienza di provocare, ad ogni opportuno momento, delle assicurazioni nei riguardi delle questioni che a noi

inter.essarrJJo. E oiò ·tanto rprm che ·11 giov;a1ne Ptr!Ìincdpe Starhemberg, ;ill qua~e sembra stia acquistando influenza fra i dirigenti le Heimwehren è sembrato a S. E. il Capo del Governo ed a me, nei colloqui che abbiamo avuto con lui, nettamente orientato verso il programma pangermanista.

Quanto agli importantissimi problemi che la S. V. prospetta circa le probabilità di annessione dell'Austria alla Germania o di una unione austroungherese, ed alla convenienza di prendere sin d'ora delle decisioni circa il nostro atteggiamento nell'uno o nell'altro caso, sono d'accordo con Lei sulla necessità di non trovarci impreparati di fronte a tali questioni ma di cercare anzi di agiìre dm quailche modo perchè 1esse ~i,ceVlano possibru1mei!We lta soilluztione più conforme ai nostri interessi. Ma, a parte il fatto che la decisione della questione monarchica in Ungheria è ancora assai lontana, essendo l'attuale Governo ungherese ben deciso ad opporsi anche con la forza ad una restaurazione absburgica, e non ritenendo per ora matura nessun'altra soluzione, è anche da considerare che tutto dò è ·Soprattutto in funzione degli avvenimenti di politica generale che potranno svolgersi nei prossimi anni, e soprattutto da una parte de1i 11.1appol"'tli ii,1Jailo-tedeschi (tmttoro taiilo 1sta,to di nebulosa) e dalhl'aù:t:ro dello sviluppo che potranno avere quelli italo-ungheresi. Allo stato attuale delle cose, pur dovendo quindi ufficialmente •continuare ad oprporci all'una e l'altra delle due eventualità (Ans:chluss ed unione austro-ungherese) mi sembra però evidente che in linea di massima sia, se mai, meno dannosa ai nostri interessi un'unione austro-ungarica piuttosto che l'annessione dell'Austria alla Germania. E ciò perchè una piccola Austria-Ungheria (quantunque non svolgerà mai una politica anti•germanica, come giustamente osserva V. S., ma ne farà anzi una favorevole in generale agli interessi tedeschi) peserà sempre sui nostri confini in modo minore che una Germania accresciuta dal territorio austriaco.

Tendenzialmente quindi, rebus sic stantibus, e pur non trattandosi di un problema di attualità, a noi conviene non dico favorire ma non contrastare decisamente un avvicinamento austro-ungherese che possa in prosieguo di tempo sboccare alla creazione di più stretti e formali vincoli politici.

(l) -Cfr. serie VII, vol. VII, n. 121. (2) -Il 2 settembre Grandi ebbe un colloquio con Manzoni. (3) -Il dispaccio fu inviato in pari data anche a Arlotta con n. prot. 3868. (4) -Cfr. n. 199.
234

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. P. Roma, 31 agosto 1930.

Riassumo ·Schematicamente le direttive cui -secondo le linee da Te tracciatemi -dovrà ispirarsi la mia prossima azione a Ginevra, negli incontri che avrò coi miei colleghi degli Stati esteri.

JuGOSLAVIA -Tu non ·escludi, tanzi rli1tieni possibile ne>Ne presentli ci["•COstanze, un accordo coi nostri vicini dell'Est. Quale la fisionomia, quali le condizioni di questo accordo?

0 ) Niente patti di quelli soliti, cioè generici, « addormentatori ». O sigiuoca grosso, o nulla. Con uno Stato vicino o si è nemici o si è alleati.

Non c'è via di mezzo. Patto integrale, dunque e di lunga durata. Tu sei disposto ad assicurare magari per venti anni, un periodo di pace alla Jugoslavia, ossia permetterle, in sostanza, di diventare una forte Nazione.

2°) Prima condizione sine qua non: scioglimento ,di ogni legame militare e politico colla Francia. Niente patti alla Nincich, cioè di assicurazione a Parigi, e controassicurazione a Roma, o viceversa. Politica netta. O con Parigi,

o con Roma.

3°) Seconda condizione sine qua non: disinteressamento da parte della Jugoslavia dell'Albania, ossia riconoscimento tacito o palese della situazione di fatto attuale in Albania.

Queste le linee, a sommi capi, da Te indicatemi. Prima di rendersi esatto conto di quello che potrà essere la riSIPosta serba, è prematuro considerare altre questioni che interessano la comune azione dell'Italia e della Jugoslavia, nell'Europa centro-orientale, e cioè problemi ,concernenti la Piccola Intesa, l'Ungheria, l'Austria e la Bulgaria.

Tutto po1;irà dipendere da que11le che mi appa["Ììi'al!llllO !le efferttwe lil!lt€1!1JZii.on,i di Marincovich. Nessun momento, ad ogni modo, più favorevole ad un negoziato del genere -che sarà nè breve nè facile -di questo in cui la Serbia teme di essere coinvolta prematuramente in un conflitto italo-francese.

I miei contatti con Marinkovich sono l'unica cosa di reale interesse che mi porta a Ginevra. Tutto il resto è di mediocre interesse. Non credo che il mio incontro con Briand sposterà di un centimetro l'attuale situazione di incertezza nei rapporti italo-francesi. Questa incertezza deve passare dallo stato acuto allo stato cronico. Ecco il nostro interesse. Se i francesi ci cercano, noi non rifiuteremo di discutere e magari di raggiungere un accordo (niente patti di amicizia, però, come Tu mi hai detto). Ma debbono essere i francesi a venirci a cercare. E verranno. Dopo i françesi verranno i tedeschi. Ne sono si,curo, come sono 'Sicuro che vivo. Tutto ciò, a mio avviso, se noi avremo la pazienza di aspettare. Il tempo lavora per noi. Noi saremo un giorno gli arbitri della guerra sul Reno. Nel frattempo dobbiamo prendere la più alta quota possibile nella politica continentale europea. Fare della diplomazia e dell'intrigo, applicare Machiavelli un po' più di quello che non abbiamo fatto sinora. II Trattato di Locarno, pezzo di carta inventato dalla democrazia, può diventare nelle nostre mani la biscia che morde il ciarlatano. Con tutti e contro di tutti. Armarci ed isolarci sempre di più, per venderei a caro prezzo nelle ore della grande crisi futura.

I giornali italiani, ammaestrati da Ginevra, parlano della « grande importanza » che assumerà la prossima sessione ginevrina. Come rassomigliano questi giornali a quegli ebrei di casa che più dicono male del padrone più lo servono sottomessi! Al contrario quest'assemblea sarà di mediocre importanza. M<ac Dona!ld non verrà, 'l'a Del,egazione tedesca aJJJ.,a vigiillia deLLe eleZii!oni sarà praticamente assente, io stesso conto -a meno che circostanze imprevedute non mi persuadano sul posto altrimenti -di trattenermi a Ginevra per la sola durata dei lavori del Consiglio, una settimana o poco più, e di non pronunciare alcun discorso in seno all'Assemblea. Non credo ne valga la pena.

Briand rimarrà solo, o quasi, a dibattersi come un tonno nella rete della sua Paneuropa, alla quale noi abbiamo dato il primo decisivo colpo ,di scure colla nostra risposta, e che l'Inghilterra sembra voglia incaricarsi di portare in secco facendola boccheggiare e morire in una delle tante numerose commissioni ginevrine. Rileggendo in questi giorni il documento italiano (1), nella raccolta trasmessa dal Quai d'Orsay, esso mi è ancora apparso -e così è stato universalmente giudicato -il più diplomaticamente fine, e per questo il più diritto e mortale. Primo in ordine di tempo, gli altri che vengono dopo ne copiano, ne parafrasano le argomentazioni, Germania compresa, cui noi stiamo insegnando ad osare.

Due mesi fa era nelle mie intenzioni riprendere con un meditato discorso alla prossima Assemblea le argomentazioni di Londra. La nostra azione europea di quest'anno imperniata sull'elemento «disarmo contro sicurezza» ha dato un notevole colpo alla posizione della Francia nella Società delle Nazioni e nel suo prestigio europeo in genere. La diplomazia francese schiava del metodo induttivo, cioè democratico, si è trovata disorientata di fronte alla nostra azione inaspettata, improvvisa, contraddittoria con l'azione del giorno prima. Per nascondersi di più, la Francia ha finito collo scoprirsi del tutto. Ha perduto cosi la sua prima battaglia. Noi abbiamo portato la Francia ad un vero stato di accusa davanti all'Europa ed al mondo. Il fantoccio francese della «sicurezza» si è trovato di fronte stavolta un altro fantoccio, il nostro, il « fantoccio del disarmo ». Sono tutti fantocci, è vero, ma le cosidette grandi idee non sono state e non sono pur esse spesso dei fantocci? È stato però mediante questo che noi abbiamo creato per la prima volta nel mondo la fatalità della parità poldJhlca diilaJJo-:lirtancese, ed dil mondo ne ha preso ,alt1Jo. Come tre 1anni fa (2) Tu hai dato scacco matto alla Francia nella politica del Mediterraneo orientale, concludendo improvvisamente un Trattato di amicizia colla Turchia, quando tutta la politica dell'est-mediterraneo della Francia aveva come base l'ostilità itala-turca, considerata dal Quai d'Orsay come elemento permanente se non immanente della ·SUa politica (metodo induttivo), così a Londra Tu davi ·di nuovo scacco matto alla Francia ;rizzandole di contro quel tale fantoccio del disélil'mo (formuLa: quaiLun.que Wive11o purchè !l]On superato, ecc., ecc. -diJscorso Senatto, g:iu~o 1928), deilùia col!1aboil1az,ione emopea, ecc., ecc., :ne1l'ilstesso momento in cui la Francia sicura che l'Italia si sarebbe presentata col « Dio armato della guerra», aveva già fatto uscire senza precauzioni il suo imbottito fantoccio della sicurezza.

Scusami questa I1iduz1ione •awl'a Col!Jlodli delli11a poliiltiJca elstera. Ma è cosi.

Ti confesso che io credo varrebbe la pena di continuare ancora un po' su questa strada, onde impedire alla Francia di riprendere fiato. Ma io ho oggi, Te lo confesso con altrettanta franchezza, *meno coraggio di quanto ne avessi a Londira* (3). I:l Fa,sci,smo non è forse an.ao~ra albttuato a diJsrtmguere esattamente fra diplomazia e politica. Questa è la religione delle grandi verità,

( 3 l La frase tra asterischi è stata così corretta: • alcune preoccupazioni che a Londra

non avevo».

Sulla situazione internazionale della Francia Manzoni riteneva che: c Non è possibileche il Governo Francese non si renda conto che dalla Conferenza di Londra in poi, dalle risposte sul progetto di Federazione europea in poi, la sua situazione internazionale si è indebolita e che nella questione armamenti e sicurezza è quasi di isolamento • (t. percorriere 2155, Parigi 31 agosto, per. il 3 settembre).

quella è semplicemente l'arte con cui si inganna il nemico, si preparano all'estero, e cioè fra i nemici, le ~condizioni migliori .per fare loro la guerra.

Eppure questo sdoppiamento fra politica e .diplomazia è un segno •Caratteristico delle grandi Nazioni per le quali l'azione all'estero in tempo di pace (i periodi di pace sono degli armistizi, nulla più), è p·re,ssochè indipendente, spesso contraddittoria nell'apparenza, ·coi principi fondamentali della Potenza la quale ha nella diplomazia soltanto uno strumento preliminare e indiretto, mentre ha nella guerra il suo ·sviluppo e la sua conclusione.

Questa è una verità che ad esempio la Germania non ha imparato che dopo la sconfitta. Se Stresemann non avesse ad un certo punto vestito il suo nazionalismo bismarckiano colla .stessa sciarpa de'l nemico, a quest'ora forse il gallo sarebbe ancora sul ponte di Coblenza.

Ad ogni modo io credo che, tutto considerato, sia più conveniente limitarsi ancora per quest'anno ad uno dei soliti discorsetti di Scialoja pieni di genialità e di .spirito, anche se inconcludenti e vuoti di contenuto politico. Prendiamo tempo ed aspettiamo cosa accadrà dopo il 14 settembre in Germania.

(l) -Allude alla risposta italiana, per la quale cfr. n. 133. (2) -Sic, ma il trattato italo-turco è del 1928.
235

IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE RR. 21621/760. Budapest, 2 settembre 1930 (per. iL 4).

Mi 111ifertilsco ,aJ. ·telieg'l'amma di V. E. per comiere n. 622 dleil 28 gliugno

scorso (l), nonchè a tutta J:a parte concernente la vtstta del Cancelliere Austria·co

Schober a Bud!l!Pest, di cui alla relazione riservata da me rimessa a codesto

Gabmetto (2), sugi]Ji arrgomenti esposti a S. E. Lill Oapo deil Governo dwalllte l'u

dienza 1che Egilii mi iiece l'onore di concedermi dJl 14 iLuglJi~) a Pa1azzo VeneiZiia.

Dopo il mto ritorno daHa Capitale non ho mancato di seguire, nei miei

frequenti colloqui •con questo Ministro degli Affari Esteri, l'interessalllte que

stione delle relazioni poUtiche deU'Ungheria con l'Austria, nell'intento di con

statare 1se esse si svoLgeSSiel'O in p11arbLoa effetrtJivameltlJte iim. armoni1a con giLi affi

damenti risultanti dalle dich1arazioni concomitanti, fatteci btlatera1mente sia da

Bethlen che da Schober, all'epoca deHa venuta qui di quest'wtimo.

Sono ora in grado di informare 'l'E. V. che il S1gnor Walko mi ha mostrato

una recen1Ji1sSima nota testè consegnatagi,i da questo mio Ool,1e,ga dii Austl'li1a,

colla quale i,l Conte Calice ha ufficia,lmente rime,sso il testo definitivo del pro

getto austriaco del nuovo trattato di arbitrato da sottoscriversi a completamento

di quehlo embr1ronale deil 19213, tl'a Austria ed UiDigbierila (3). SenZJa dii!Junga,rmi

nella parte procedura,le del nuovo atto (suHa quale mi riservo peraltro pros,si

mamente di ritornare, disaminandone le eventuali rlievi differenziazioni con la

maggior parte de,gli analoghi trattati attuahnente in vigore in Europa) infurmo

V. E. che, giusta quanto il Signor W,arlko mi ha fatto rilevare con soddisiliazione, il tersto austriaco conferma pienamente l'accoglimento delle note propoEJte a carattere politico, in quanto il trattato in questione viene solennemente classificato, nel titolo, quale trattato di amicizia condliazione ed arbitrato, e porta nel preambolo la motivazione formale deil'avvenuta constatazione deHa • vera amicizia fortunatamente esistente tra i due Paesi » e quella del desiderio di vieppiù consolidarla.

Non è ancora precirsamente stabHito dove e da chi verrà firmato personalmente H trattato, ma Walko mi ha detto che tanto Bethlen quanto egili stesso des1dererebbero rChe la firma possa avvenire entro 11 10 del prossimo ottobre, affinchè deil'avgomento possa occuparsi il Parlramento con evidente favorevole ripercussione per il prestigio del Gabinetto, subito dopo la sua riaper~tura al termine delle attuaU vacanze estive.

(l) -Cfr. p. 167, :nota l. (2) -Si tratta della relazione, non rinvenuta, cui si è fatto cenno a p. 271, nota 3. Schober era stato a Budapest nella prima metà di luglio. (3) -Cfr. KARSAI, op. cit., pp. 420-422.
236

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

4 settembre 1930 (i).

Leggo sui giornali che irl Prindpe Starhemberg è stato nominato capo delle Heimwehren. Ha quindi, dn un certo senso, seguiJto :iJ mio coniStigilio. Tcrovi modo di esprimere alla Principessa il mio compiacimento e al Principe l'augurio di fecondo lavoro anche nei rapporti colrl'ItaUa.

237

IL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRIGI, AL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, A PARIGI

(Copia)

L. 3978. Roma, 4 settembre 1930.

S. E. il Ministro m'incarica di inviarLe per notizia personale Sua, di Ruspoli e di Raineri, copia di due lettere dirette,gli da S. E. il Ministro della Marina. E,g1i aggiunge i suoi l"irngm<liramenti per Ie inrterretssanrbi comunircazitoni (2) SUll[e

Della prima delle due lettere di Sirianni a Grandi, datata Roma 1 settembre, si pubblica il brano se'(uente: • Riconosco che le soluzioni prospettate dai nostri Delegati possonotutelare il principio politico della parità in misura maggiore e più efficiente che non la conclusione di un accordo per il navig-lio leggero fondato sulla pqrità di programmi. Gli interessi della Marina sono invece maggiormente tutelati dalla parità di programmi che non dalle proposte avanzate. Intendo per parità di programmi, h determinazione per entrambe le Nazioni di una eguale aliquota di tonnellaggio, con la facoltà per ciascuna di esse d'investirlo nei tipi di navi più appropriati alle rispettive esigenze e convenienze.

conversazioni con Massigli e con i tecnici francesi, dalLe quaH appare chiaro che non è ·certo da parte nostra che ha fatto difetto ·la buona volontà, sicchè, almeno per ora, non parrebbe convenga di prendere l'iniziativa di altre pl'oposte. Sarà invcece uUle ·che, al momento voluto, E11a ricordi opportunamente a Ma·ssigli che la :parità dei programmi di costruzione d fu già offerta dai francesi a Ginevra.

(l) -Il documento fu inviato a Vienna il giorno 5 col n. 3983. (2) -Cfr. n. 220.
238

IL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Copia)

L. P. Parigi, 4 settembre 1930.

Col ,coll'lrie[1e dre parte :sta:sera -ed a[1l'i:verà qUIÌ!ndJi a Roma prima de[ila partenza di V. E. per Ginevra -trasmetto il resoconto de,1le due ultime riunioni (1).

D'altra parte valuto in tutta la sua importanza, la portata politica del principio della parità.

Data l'attuale differenza di tonnellaggio nel naviglio leggero armato con cannoni eguali od inferiori ai 155 m/m riconosco che la parità di programmi non porta immediatamente alla parità delle forze, da cui l'opportunità di cercare, se possibile, una formula che salvaguarditale principio.

La formula potrebbe essere una analoga a quella per i sommergibili cioè parità nel numero o tonnellaggio per tutto il naviglio armato con cannoni eguali od inferiori a 155 m/m.Questa proposta potrà non e.ssere accettata dalla Francia, nel qual caso, dovendo considerare separatamente le due categorie di piccoli incrociatori e cacciatorpediniere, è assolutamente indispensabile che venga riconosciuto il diritto al trasferimento da una categoria all'altra di una aliquota di tonnellaggio, da determinarsi •.

Nella seconda lettera, datata Roma 2 settembre, Sirianni faceva riferimento ad una proposta di carattere tecnico (per La quale cfr. la nota successiva) fatta il 29 agosto da Ruspoli e Raineri Biscia al francese Deleuze. Sirianni ribadiva • che il principio politico della parità è meglio soddisfatto dalla proposta avanzata dai Comandanti Ruspoli e Raineri. che non da quella della parità di programmi di costruzione nel naviglio leggero, intesa tale parità come tonnellaggio complessivo. Mentre d'altra parte la parità di programmi di costruzione è più rispondente agli interessi bellici dell'Italia •·

I rispettivi programmi di costruzione fino al 31 dicembre 1936 risulterebbero come segue:

a) FRANCIA ITALIA

Grandi incrociatori n. 2 20.000 tonn. n. 2 20.000 tonn. Incrociatori leggeri 8 48.000 4 36.500 Cacciatorpediniere • 14 32.000 • 14 42.000

100.000 98.500 b) Sommergibili

Per la Francia: dopo finita la • tranche • del 1930, vacanza navale completa in fatto di nuove costruzioni fino a tutto il 1936. A tale data resterebbe con 80 unità c under-age • per tonn. 77.541.

Per l'Italia: limitazione a tonn. 52.700, con facoltà di rimpiazzare a mano a mano gli c over-age » ••.•

Massigli malgrado il riconoscimento già fatto dei meriti della nuova proposta, non si nasconde che essa può sempre presentare agli occhi francesi, dùe gravi inconvenienti: 1°) la fissazione di un limite massimo comune ai due Paesi per il naviglio leggero di superficie implica l'accettazione del principio della parità e quindi il trionfo della tesi italiana. Sebbene l'accordo non sia destinato a valere che fino al 31 dicembre 1936 la sua accettazione rappre

Con quella di ieri ,sera ~le nostre conversazioni sono ginnte al loro termine.

Come rsi poteVIa faailmEIDte pl'levedell'e, non si,amo arrd.VIa,ti ad alcuna COJlJCi!Jusione posHJiva. Però Massig1lri, pur non d~ssiml111al!lldosi. iLe obiJemoni che i!Je l!liOSitire ultime pll'oposte awebbero sollevato spec1a[men,te ne[ campo del MmiJstero deùilia Mar1na, ha r1conosciuto che esse meriJtav,ano di essere sottoposte alle Autorità responsabili ed ha dichiarato che l'avrebbe fatto mettendo in evidenza H nostro spirito conciliativo e gli sforzi da noi fatti per a.i!utal'lli a superare le loro difficoltà.

Il quesito ~che viene naturale di porsi è ora il ~seguente: esiste nei francesi un desiderio di accordo abbastanza forte da spingerE a fal'le ,i sacrifizi necessari (sacrifizi specialmente di amor proprio) per rendere possibile una soluzione della questione navale sulle basi da noi suggerite? Oppure tendono essi più che altro a tene,rai a badia, con dei1le tatt1che dill,atOII'te, dul'lan1ie dil pel'liodo delil' Assemblea ginevrina?

Io non mi sento in grado di esprimere un'opinione ~in proposito e ritengo che soHanto ~e ~conversazioni che V. E. av,rà a Ginevra col ~signor Bri,a:nd potranno permettere di rispondere a:l quesito.

Per conto mio, daH'insieme delle conversazioni avute qui ho tratto le seguenti impressioni: Che vi siano in questo momento in Francia delle correnti favorevoli ad un'intesa 'con J.'ItaUa, mi pare fuori dubbio. Massigli -che debbo supporre interpreti m ciò hl pensiJero del signor Bviai!1Jd e del QuaJ. d'Orsay -ha certamente mostrato di seguire tali correnti. H suo desiderio di trovare una soluzione concHi,athna mi è patl'so asso~utamente siJncero. Sta dii :fia,t1o petrò che nn accordo sulle basi da noi proposte implicherebbe in sostanza l'accettazione, sia pure mascherata, del principio deLla parità. MassigH ha [avorato d'accordo con noi per perfezionare la • mascheratura •, ma egli teme che [a soluzione trovata non sia aJI!lJCOrta ,1Ja[e da ptr~eveni!re Le crttiche e [e p!!.'ote1S11Je deglti ambiJenti deHJa Mall'lina e di certi gruppi paruamentari. Ciò nonostante, ha assicurato che avrebbe riferito le nostre proposte ai suoi Capi nel modo più favorevole. Resta quindi a vedere se il signor Briand si 'Sentirà abbastanza forte per non preoccuparsi dehle critiche e se in seno al Governo le constderazioni di politica estera avranno 1a prevalenza su quelle di po:1itica interna. Ma su questo punto -ripeto -non mi sento di fare previsioni.

Ho continua~to a tenere l'Incaricato d'Affari d'Inghil1erra al corrente delle nostre convevsazioni coi francesi e gU ho ancora ieri tllustrato le nostre ultime proposte. Suppongo che· a sua volta Oampbe1l avrà messo al corrente hl signor Henderson, che è stato ier,i di ;passaggio a Parigi (1).

Io mi propongo di partire 1sta,sera, via Torino, per essere a Ginevra nella giornata di Sabato.

senterebbe un precedente pericoloso per la tesi francese dei "biso~tni reali". Massigli dubita che sh possibile fare accettare al Parlamento ed all'opinione pubblica una solu~ione che contrasterebbe in modo cosi evidente con l'atteggiamento della Dele~tazione francese a Londra; 2°) a torto od a ragione l'opinione francese crede alla necessità deU'arma sottomarina come arma di difesa e desidera sentirsi sicura in questo campo. L'arresto completo della costruzione di questo tipo di navi provocherebbe certamente delle critiche molto severe •.

(l) Il resoconto della riunione del 3 settembre non si pubblica. Si pubblicano qui di seguito alcuni passi del resoconto della precedente riunione del 2: « Riferendosi ... alle conversazioni tra esperti navali, Rosso osserva che gli egperti italiani hanno dato una prova indubbia di spirito di conciliazione avanzando proposte che tengono conto delle osservazioni fatte da parte francese e che cercano di eliminare le difficoltà segnalate da Massigli. Personalmente egli ritiene che essi siano forse andati troppo oltre nella via delle concessioni e si chiede se il loro atteggiamento non potrà essere criticato dai loro Capi. Egli stesso si sente molto perplesso circa la possibilità di raccomandare al proprio Ministro la soluzione suggeritadagli esperti italiani. Tuttavia, avendo in mente SPecialmente l'effetto politico di un possibileaccordo, è disposto a fare propria la proposta avanzata da Rugpoli e da Raineri Biscia....

(l) Cfr. il t. !)er corriere 532 di Manzoni, dell'8 settembre, relativo a un colloquio fra lo stesso Manzoni e Campbell sulle conversazioni italo-francesi: • Gli ho detto che il fatto che il signor Massigli, pur facendo delle riserve, si era incaricato di riferire al suo Governo circa l'ultima nostra proposta, così come aveva riferito sulla prima dichiarandola interessante, mi aveva prodotto favorevole impressione. Il sig. Campbell lo ha ammesso ma è tuttavia poco fiducioso in un favorevole risultato finale •.

239

PROMEMORIA DEL MINISTRO DELLA MARINA, SIRIANNI, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Copia)

N. 4325. Roma, 5 settembre 1930.

Ieri, 4 ,s.e,ttembT~e a,l.J1e or:e 18 al!1a p:re::leillZa del Capo di Stato Magg!iJo~·e deUa Marina, dell'Ailllillliraglio Chetwode e dell'Incarkato di affari inglese, ho avuto al Ministero delJa Marina un colloquio col Primo Lord dell'Ammiragliato inglese, Mr. Alexander (1).

Il coUoquio ebbe per argomento le attuali trattative italo-francesi sulla questione navale.

Mr. Alexander mi :chiese se potevo dargli qualche notizia sullo svolgimento dei colloqui ~tailo-francesi, che 1a Gran Bretagna segue con particolare interesse. Volli subito precisargli ~che per ora ~le trattative avevano ~carattere ufficioso e che le proposte avanzate dai nostri Delegati dovevano considerarsi come fatte a titolo personale. Aggiunsi che le conversaz1oni si erano iniziate e si svolgevano in un'atmosfera che appariva cordiale ed amichevole, e ~che i rappresentanti francesi erano n sig. :M:assi:gli ed il Comandante Deleuze.

Passando a ~parla,re degli argomenti che formano oggetto deUe trattative, feci pre,sente a Mr. Alexander che per quanto si riferiva aHe navi di linea ed alle nav:i porta-'aerei la :soluzione pratica era già fondata sugli elementi fi:ssati nel trattato :di Londm. In riguardo ai sommergibili gli comunicai che l'Italia aveva presentato due proposte. La prima era intesa a considerare la parità nel suo dupliice aspe,tto di numero o tonnelil!agg~o. In questo modo l'I,tail~ avrebbe potuto vaggiungerre la parità nel numero dei sommergibili indipendentemente da queHa neil tonnellaggio. L'altra proposta era invece quella di un'eventuale vacanza navale per ila Francia e per l'Italia dopo il completamento dei programmi 1930, ~con ila facoltà per I'Italia di costruke sino al 1936 ancora 10 sommergibiJ.i per circa 8.000 tonn.

Fed rrilevare che attuata la vacanza navale la Fran:cia e l'ItaHa avrebbero avuto rispe,ttivamente neil 1936: 80 ,sommergibili per 77.000 tonn. e 63 sommergibili per 52.700 rtonn. Aggiunsi ~che tale proposta non era ~stata ancora approfondita dai rpoteri responsabili.

Mr. A1exander osservò che anche con que,sta soluzione il tonneUaggio attribuito alla Fr,ancia 'sarebbe stato molto superiore a quello che la Gran Bretagna aveva intenzione di accettare. Per ~conseguenza la Gran Bretagna :sarebbe s:tata costretta ad avvale,rsi della clausola di salvaguardia, stabHita dal TraUato di Londra. Una soluzione -egH continuò -che avrebbe potuto esserre soddisfacente per la Gran Bretagna sarebbe stata quella de:Lla rinunzia da pacrte della Franda ail:l!à cos1rruZJ~one de,g1i 11 sottoma,~ini del programma 1930. In questo caso la Francia avrebbe avuto nel 1936, 69 sommergibi:li per 67.000 tonn.

Egli ricordava questi dati a memoria, dati che corrispondono alla realtà.

In r.isposta, gli espressi <iJ. mio pensiero dicendogli che giudicavo molto difficile J.a possibilità rche la Franda rinunciasse alla costruzione degli 11 sottomarini del programma 1930. Ciò anche in cons1derazione delle dichiarazioni fatte a~l Par1ameir1to dali. MilniJstro Dumesnirl, •che aveva asskmrato, rche in nessun caso sarebbe sta,to ritardato il programma navale del 1930 (1).

Aggiunsi ancora che i Delegati francesi avevano già fatto osservare ai nostri negoziatori ·che il Parlamento e l'opinione pubblica difficilmente avrebbero approvato la ·cessazione della costruzione dei sommergibi!li nei programmi dal '31 arl '36. Al che Mr. Alexander notò ~che questa era una manifestazione di cattiva volontà da parte deHa Fmncia, che si era già espressa sul:l'opinione del proprio P·arlamento, senza forse averlo consultato. E dtò le consuetudini inglesi, secondo le quali, in casi simili, si chiama il Capo dell'opposizi,one parlamentare per conoscere H suo parere.

Passai ~n seguito a :parlare degrli incrociatori da 10.000 tonn. comunicandogli che i noiSJtri Deil.egrati, srempll'e a tiJtoLo di convetrrsaZJ~one, si etrano :fiermati a!l numero di 9 per questo tipo di nave. Mr. Aliex:ander ossei!'Vò che rtlailie numel!'o etra super1ore a quei!Wo che g;li lirnglesri nelilre tmttative a Londro con i :firancesi, eii'ano ptriOnrti ad accordare. Il numero concesso a Londm e!'a di 7 un1tà. Continuando, eg1i fece notare ·che 9 incrodatori per cia•scuna delle due Potenze mediterranee avrebbe portato ad un numero complessivo di 18 incrociatori, cioè superiore al totale inglese.

Osservai allora che :H numero fissato a Londra per la Gran Bretagna era effettivamente quello di 15 rm.ità, ma che d'altra parte l'Inghilterra aveva la facoltà di rportarlo eventualmente a 18, diminuendo corrirspon:dentemente H numero degli incrociatori minoru. Aggiunsi ancor·a che il numero di 9 poteva appa!'ire di una •Certa importanza, se preso in valore assoluto, ma che l'importanza diminuiva qualora rsi fosse considerato il valore delle Ll.oro navi di linea.

Mr. Alexande:r; mi fece noto che tanto \la Gran Breta,gna che l'Amel"'ica avevano rinunciato ad oltrepassare il numero di 15 per gli incrociatori da 10.000 tonn. e ripetette in questa occasione H pensiero già precedentemente espresso per i sommergib1li. Cioè che rricordava con simpatia l'az,ione esercitata dall'Itarlia a Londra intesa aUa riduzione del v·alore ~complessivo deHe forze marittime, e che rsperraV!a che rlro stesrso pen';;:rirerro fOS7 1e rr~im1arsto .Immut:ato nel"Le presenti ·tl'arttative. Si cliilungò a pa!l"l<arre dolrla Società de1lilre Naztionri e deglri scopi cui doveva giungere ~lta Commirssione del Dirsa,rmo. IHusrtrò tl'event:uale az:in[}Je che avrebbe svolta ,colà la Germania, avvalendosi dello stato di riduzione dei suoi armamenti e del preamborl.o aHa parte 5° derl Tratt~a~to di VE:rr,sraJitlrles che pone &l disrarmo de11La Germania, come un primo pa:sso verso il disarmo generale. Tenne a ·merttere in evidenza la posizione favorevole, in cui ·la Gran Bretagna si presenterà a Ginevra, dove potrà, con le cifre alla mano, dimostrare di avere oggi una flotta per un tonneHaggio che è la metà di quello del 1914.

Colsi questa occasione per informar1o che i nostr.i DelegaH a Parigi hanno in ogni offerta e di,scussione cercato di ridurre le cifre deHa Francia, facendole presente la nece,s1sità di presenta11si a Ginevra in armonia :con la lette'l."a e lo soirito de.i trattati di Versa~lles e del Patto della Società delle Nazioni.

Tenni a fargli notare però che al disopra di ogni altra cosa, oggi essenziale è ~l 'trova~re gH eiement1i dii ·c:ompa,raZJione per un a'cco'l."do :con !La Fre~rwia. Trovata una soluzione, accettabile per entrambe 1e Nazioni, determtnata così e fissata la formula di eguaglianza fra J.e due Marine, i:l valore assoluto delle forze srtabHite nehl'a,cco~rldo potrà eventua1Imenrte ·eSisere rliJdotto, ~con IJ'a,mi!chevole az:Lon~e delle altre Potenze. Insomma gli esposi che iJ. problema principale è srtabi\l.i.Te la base di un a·ecordo e che la determinazione delle forze costituisce un problema subordinato.

EgLi si rese conto perfettamentè del mio pensiero e d~sse di nuovo di aver fiducia che i priJndpi enunciati da Grandi a Londra sarebbero stati sempTe presenti nelLe nostre trattative.

Per portarlo sulla rea,ltà deHe cifre e perchè eventualmeiJJte non si illudesse oltre misura suHe eventuaLi intenz.ioni de1la Francia, tenni a l'icordargli che questa Namoil1Je :a Londll"a aveva .piJchiesto di costruilre nuove navli pie:r 240.000 tonn. e ·che a Lo[)Jdra elDa fo·rlse pvonta a v1durre ta,1e :cifra a 210.000. In base a c:iò pensavo che l'azione dell'Italia avrebbe potuto eventualmente portare ad una ulteriore riduz1ione di 30.000 tonn. Non credevo però che vi potesse essere, nelle trattative in corso :per opera dell'Italia, la possibilità di una ulteriore diminuzione.

Mi chiese aHora :su quali tipi di navi la F·rancia awebbe esercitato la riduzione. Glii ~r,i,sposri p:robablillmente suLle navi dia 10.000 tonn., su:l naVÙiglliilo ~egge~ro e sul navigl.1o somme,rgibi,le.

Mr. Alexander ricominciò a parlare dei prindpi del d~sarmo. Per confermare le disposizioni del Governo italiano, e per dargli una sensazione predsa della realtà di ciò, gli riportai una frase p!'onundata da'l Capo del Governo. Gli di1ssi che quando avevo •comunicato al Capo de'l Governo che :la Francia aveva accettato una sospensione nelle ·costruzioni sino alla fine del 1930, egli mi aveva chiesto quale somma eventualmente potevo mettere a sua disposizione, per·chè awebbe Sél!puto sub~to .come 1ÌIIn[JI1eg,ar1a ne1i serwz,i dVIil1i. Doverbti !l'~spondlerglii che nessuna somma potevo mettere a 1sua disposizione, po~chè :1a proposta francese aveva un carattere simbolico più che pratico.

Mr. Alexander si mostrò compiaciuto e si espresse ~n termini cordiali dicendo che apprezzava molto i sentimenti del Governo Italiano e le sue intenzioni per l'opera del disarmo. Aggiunse •che oggi più di una Nazione vorrebbe investire il suo danaro in se'l"v,iz,i civ.ili piuttosto che nelle forze navali.

Durante il colloquio, Mr. Alexander lasciò chiaramente comprendere che la Francia non dimostrava buona volontà ne'M'attuare la riduzione degli armamenti, e che a que1sto proposilto egl1i ebbe coLloqui vlivaai con Dume,S!litl a Londra.

Que,sto stato d'animo inglese rispondente ana realtà della situazione non deve meravigliare. La Gran Bretagna riconosce nella-Francia una Nazione che avendone le possibiHtà fi:nanziar.ie vuoi competere con essa, anche nel campo del i)redominio navale.

Ho II1Lp:etuto più volte a Mr. A1e~ander che !IJa nolst!:1a convensazdone doveva considerarsi di carattere strettamente privato, ed egli me ne dette forma,le assi·CU!'Iazio!lle. Mi 1ilnformò nnZii che si swebbe ,iJn,conrt;ra,to con Dumesml per sentiJre da lui il suo pensiero.

Di proposito nel ·Colloquio ho voluto tralasciare l'argomento del naviglio leggell."o.

(l) Cfr, anche DB, n. 234. nota.

(l) Cfr. p. 198, nota l.

240

NOTA (l)

[Roma, 6 settembre 1930l

L'Eminentissimo Cardinale Seg~retario di Stato desidera sapere se r,iuscirebbe non sgmdi>ta al R. Govern10 una domanda del Santo p,adre a S. M. il Re perr la graz:ia ai quat~o condannati a morte, almeno a qrueilllJi, im. favore deli qruaili miiliti qua1che mmor g~rado di oo~pevolezza e [,a g1ovaiilJt!IJe età.

241

PROMEMORIA DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI JUGOSLAVO, MARINKOVIÉ (2)

Ginevra, 9 settembre 1930.

GRANDI -Il Capo del Governo I·taliano ha letto con interesse le dichiaraZJioni da v:oi :llarote al noswo Mim.iJstro a Belgmdo dil 30 1ugl1o u.s. (3) di CUli io ho preso conoscenza al mio Titorno dal congedo. l1l Capo del Governo mi ha dato incarico di ~continuare ~con voi la conversazione iniziatasi a Belgrado e di rispondere ai quesirti che voi avete posto a ... voi stesso, 1come avete detto, ma a cui il Capo del Governo desidera l'ispondere. Nella conversazione avuta co~ Ministro Galli un mese fa voi avete detto:

(qui gli ripeto qua,si con le stesse parole i1l contenuto del resoconto Galli. Marinkovkh non fa 'alcuna obiez,ione circa l'esattezza delle dichiarazioni da lui fatte, di cui accetta implicitamente la nostra versione).

Non posso negare che queste vostre dichiarazioni hanno un certo inteTesse.

Ecco quanto il Capo del mio Governo vi risponde in mer,ito ad esse. D'accordo

con voi nel ritenere ·che il Patto del 1924 lasciava alcune zone non perfettamente

chiarite, e ~che da que~sto equivoco molti altri ne sono derivati. D'accordo con v;oi

che un'eventuale intesa Halo-jugosl~ava non può avere ~come base un altro Patto

del tipo di quello ,concluso nel 1924, e cioè anodino, generko, incompleto. Esso ha dimostrato la sua insufficienza aLla prova dei fatti. È vero inoltre che oggi fra Italia e Jugos1Lavia i rapporti non sono normali. Anche da rparte del Gove't'no Italiano vi è la sincera buona volontà di modiiicarli. Ma non bisogna faT.ci delile illusioni, ·che già l'esperienza d dimostra quanto po•ssano divenctare pericolose. Italia e Jugoslavia sono due Stati confinanti, tra ~cui una via di mezzo, che è quella dell'equivoco, non è possibi·le. O nemici od amici. Voi avete esperiJmentato i vantaggi deH'amkizia italiana. Nel periodo in cui il1 Patto d'amicizia fra Roma e Belgrado era in vigore, n vostro prestigio in tutta la Balcanica era i:ncontestabile, e ben maggiore di quanto non lo sia nel momento attuale. Il Capo del Governo :flascLsta è disposto a ritornare a1la situazione di aililora, ed anche andare più in •là, ma nell'interesse del.1a vitaHtà di questa eventuale 1nrtesa Egli deve, in via preliminare, porre due condizioni sine qua non.

MARINKOVICH -Quali sono queste due condizioni?

GRANDI -Voi siete J.egati aUa Francia. Non vi domando quali siano e di quaile nartruma questli \Leg<ami:. Mi basta di esaJininal!'e .per ora i1l :fatto dJn sè. Frn noi e 1la F'raJ!lJoia non vi sarà mai 'la guerra. Ma può anche darsi che questo stato di :ilrrritabilliità lll!ei nostri roppol'ti reclipl'oci duri ancore rpe!l" qualche tempo. li popolo italiano non •Comprenderebbe, nè d'a\Ltra parte •SOpporterebbe, per ne~ssuna :Da,g.~one, .un'·amiJCJiz.ia dJtaJ1o-jugoslary;a IColJLocata, pe!l" 1cosi dlire, sop:m un'amioizlila fmn1co-j,ugoi.!ÙJaV1a. Questa 'specie dii mezZJad~ia nei sen11limenrtJi Tlipug;nJa ag11i Stati come a~~1i uomi[]Ji nei iloro rapporti indiivildJuallii. Norn b~sogna d~ti1oare che ,tl P1atto dii ~am~oi:zi1a fra Roma e Belgr~ado finì dJ! gJLOI"no IÌ!Il cui N~nai1c propose un P1atto 1a rbr:e, ed lirnfine due Patti paraw1e1i. M1ooa Nlinok mostrò tmoppo l'mtenz~one di ,controa•ssi.,CUII'IaJrsi a Pa1rigi per i 11~scbii de11l'am:,oizi1a oon Roma. Non [1Lpetete oggli 1o ste1sso el'rore, e oLoè most!l"ar·e l':iJnltenZILorne dii vollere controassi,cumrv•i a Roma pe!l' li ~i·schi dell'at,tuaiLe ami1cizila con Pa'l'ligJi, amiiOizllia che più voote voi avete detrto esservi tn questo momenJto prurt~coilaTmente pesante. La Jug01oil!a"V1Ìia deve dlmque sceglJLere m un modo netto :lira iL'amLCii·z.ia oorn l'Lta1Lia

o il.'amLoizia com il!a F,mnci1a. Dopo, tirarne iLe o01111seguenze.

MARINKOVICH -Vi ringrazio della franchezza ·con cui mi parlate. Sarò parimenti franco. Se il Signor Mussolini mi domarnda di ~capovolgere tutto di un colpo quelli che sono attualmente i nostri rappor,ti •con la FI,:mcia, io sono co

stretto a rispondervi: non posso. Non 1o posso per un'infinità di ragioni troppo ovVILe perchè io stia a spi,eg,a,r1e. Se mi domanda iLa asso·luva pr,i.ocdrtà dieiLl'ltailia io gli rispondo: sì. Sotto tutti gli ·aspetti. La mia volontà, e La volontà del mio Governo sono quelle di fare deLL'amicizia sincera, completa, deLL'Italia, La base deLLa nostra poLitica estera. Io sono pronto a dare .tutte le assicurazioni, a prendere su questo punto tutti gli impegni. È ·evidente che una ·situazione non si può modificare ~sostanz,ialmente dalil'alba al tramonto. Fissate le grandi linee, si procede a gradi. L'alleanza russo-francese, e l'alleanza franco-britannka, sono

cominciate ·con piccoli fatti. Quelilo che occorre è •la reciproca buona volontà e sincerità di propositi per giungere ad uno stesso fine. Su questo rpunto credo che potremo intenderei. E la seconda condizione?

GRANDI -L'A~lbania. È la prima volta che un rappresentante dell'Italia vi parla dell'Albania, argomento sul quail.e da cinque anni a questa parte il Capo

del mio Governo non accetta di discutere. Ebbene, una amicizia sincera tra Roma e Belgrado non può non essere condizionata al fatto che la Jugoslavia prenda atto della situazione attuale dell'Italia in Albania. Nel 1921 ·le Grandi Partenze hanno riconosciuto esplkitamente la esclusività degli interessi italiani in Albania. I rapporti tra ·l'Italia e J.'AJ.bania sono regolati dal Patto di Tirana e dal Trattato di Alleanza. L'J.tailia è oggi nell'amministrazione, nell'economia, nell'organdzzazione mil1ttarr•e alba~11ese. L'Albania è illl nosttro Beil,gtio. Voti a•vete detto che il problema albanese ha un dupJke aspetto, l'uno a·driatico che interessa l'ItaUa, l'altro balcanico che interessa la Jugoslavia. Avete anche ammesso, in sostanza, che la Jugosiavia non può pretendere di modificare l'attuale situaz.ione di fatto in Albania, ma che non potreste accettare che essa costitu~sse una tappa. Vi posso •assicurare ·che per J.'ItaUa l'Albania ha esclusivamente un interresse adriatico, e 1!11Ìiffi1'te più. Ma quetSit':interesse è così p!'evatlenrte per l'ItaLia, che quals~asi altra considerazione passa in se•condo ordine. Le frontiere deU'.&lbania sono queli1e ehie oi ik.11tterressano. Oltve Je front,Lere detl:l'Allba1l111a noù. non abbi1amo aspirrazioni di •sorta.

MARINKOVICH -Vi confermo il mio pensiero. Allo .stato dei fatti non saprei come il mio Paese ed il mio Governo potrebbero domandare aH'ItaHa una modificaz,ione dello statu quo. Ma io debbo pur dirvi tutto quello che penso. Io non credo alla stabHità del :regime attuale in Albania. Conosco Re Zogu. EgH è malato. Non ha eredi. Voi •conoscete •come me la storia interna deH'Albania. Quello •Che mi preoccupa è J'imprevtsto, e cioè quello che potrebbe accadere se l'Italia e ·la Jugoslavia giungessero impreparate e senza un previo accordo, al veriftcavsi di fatti straordina:ri in A•lbania.

GRANDI -Il Patto di Tirana prevede appunto questa eventualità. Se i rappresentanti legHtimi del!l:o Stato albanese domandano l'intervento italiano :per ristabilire l'ordine .in Albania, l'ItaHa ha ,l'obbligo di intervenire.

MARINKOVICH -Ma crede't€ voi davvero che nel momento de1la confusione si possa stabilire facilmente chi sarebbero i rappresentanti legittimi cui spetta di chiedere l'intervento dell'Halia? Ma poi quale è, quali saranno predsamente i limiti di quest'intervento? Anche l'Inghilterra è andata in Egitto per l'istabilire l'ordine, e vi è rimasta. Vuol dire anche questo H vostro Patto di Tirana? In questo caso, comprenderete •che la situazione sarebbe imbarazzam.te ...

GRANDI -Voi proponete in ·conclusione un accordo itala-jugoslavo sull'Albania, nel caso di una ·crisi interna albanese. Voi dovete rendervi subito conto che non è moralmente possibile per l'Italia accettare una sim~le discussione. L'Albania è uno Stato aHeato dell'Italia. Un atltro patto prevede tutte le eventualità nel caso in cui I'Albania abbia necessità dell'intervento deU'Ita,lia, pel ristabilimento dell'ordine interno eostituzionale. L'Halia si è assunta quindi davanti all'Europa ed all'Albania H compito di gaTantire la sua pace interna. È possibitle in queste ·condizioni discutere, alle ·spalle dell'Albania, di una eventualità cui già espressamente prevedono i Trattati solenni conclusi tra Roma e Tirana? Non è possibile.

MARINKOVICH -Voi non mi avete compreso. Io non intendo fà,re nulla alle spalle dell'Albania. Però l'Italia si fa delle grandi illusioni sulla situazione interna albanese. Vi sono anche a'Ure questioni interessanti da esaminare. Per

esempio la questione absburgica. Noi siamo firmatari di un Patto anti-absburgko. Il Governo di Belgrado rimane intransigente su questo punto. NeU'ultima riunione della Piccola Intesa questo punto è stato riaffermato, ed io avevo avuto incarico di comunicarlo all'Italia, cioè allo Stato· che ha sottoscritto lo stesso impegno.

GnANDI -Effettivamente la questione anti-absburgica è d'ordine secondario e marginale per noi. Tutto dipende da quello che in definitiva converrà aLl'Ungheria, verso 1a quale noi non abbiamo legami di aUeanza, ma un'amicizia così profondamente sentita ·che vail.e fo11se più che un'alle.anza vera e propria. Ecco ad esemp1o un altro problema interessante .che si pone a·l Governo di Belgrado. Fin dove è possibile armonizzare i v.incoli della Jugoslavia col!1a P1ccola Intesa oioè contro l'Ungheria, ed un'intesa ·coll'Italia amica dell'Ungheria? La posizione de1la Jugoslavia nel·la Piccola Intesa è un altro dei problemi che andrebbero necessariamente chiariti.

MARINKOVICH -Ecco un aUro equivoco. Voi credete sul serio ·che sia la Piccola Intesa ad avere bisogno de1la Francia, o la Francia ad avere bisogno della Piecola Intesa? Credete voi sul serio ·che in caso di conflitto franco-tedesco la Piccola Intesa sarebbe a fianco della Francia? Cosa ha fatto a noi la Germania? Che cosa ci divide ·da1la Germania? Nessuna questione, nè terr1toriale nè d'aitra natura. Non ·commettete l'errore di credere troppo alle iUusioni che si fanno

francesi.

GRANDI -Mi pare che le ·cose essenziali sono state dette.

MARINKOVICH -Sì. Se credete potremmo continuare a padare. Rak.ieh è a vostl'a disposizione. GRANDI -Se non avete difficoltà potremo servirei di ambedue i nostri rappresentanti, a seconda dell'opportunità.

MARINKOVICH -Intanto potremmo comportarci verso ambedue i Paesi ne1la trattazione ol'dinaria deg.U affari, c.ome se fossimo veramente de•gli amici. A·gire con questa presunzione. Che ne dite?

GRANDI -LI Governo ItaHano •lo fa già da tempo. Vi dò un consigrlio, al·lora, cominciate col mandar via ['attuale Console jugoslavo a Trie•ste. MARINKOVICH -È già de•ciso. Ed etglli .lo sa già (1).

(ll Sulla situazione interna jugoslava cfr. il t. po,<;ta 4421/1776, Belgrado 9 settembre. che Galli cosi concludeva: «La breve rassegna che ho fatto a V. E. chiarisce meglio di ognialtra considerazione come il consolidamento della situazione jugoslava sia in un cnsh.nte pro<!resso, come il governo, del quale è anima inspiratrice e decisa Re Alessandro, prosegua

senza incertezze e senza soste una via programmatica nelJa quale non vi sono incertezze.

Indubbiamente la unità spirituale e morale della Jugoslavia e la fusione dei disparati elementi che la compongono non è cosa che si fa con un colpo di Stato, e con un discorso del presidente del consiglio.

Ma ogni Stato ed ogni popolo persegue e raggiunge la sua unità, frutto di una lunga e lenta elaborazione. nel modo che gli è consentaneo. Non vi ha dubbio che l'attuale situazione del regime dittatoriale fa fare un passo notevole verso questa realizzazione. e che per essa lavora anzitutto il serbismo, animato da un idealismo politico che è la sua maggiore forza spirituale. con una volontà che non devia mai, pronto alla resistenza ed alla difesa di qualunque punto del cammino intrapreso. ·

I diciannove o venti mesi trascorsi dalla proclamazione della dittatura con l'attività regnata in tutte le amministrazioni statali e i risultati raggiunti in ogni ramo (lavori stradali, ferroviari. portuali, attuazione rapidissima del piano regolatore di Belgrado, concepito già dalla vecchia Serbia, ecc.) con una situazione finanziaria presso che risanata dopo un decennio di dissesti che avevano portato lo Stato presso al fallimento, dimostrano in ogni caso al popolo i benefici del regime, mentre il livellamento delle razze che trova sua espressione nella sostituzione delle bandiere dell'esercito consolida la monarchia ed aumenta di prestigio Re Alessandro.

Critiche e malcontento e malessere non mancano. Ma sono sordi ed impotenti. Non vi è alcuna forza, ripeto per la ennesima volta, capace di mutare l'attuale stato di cose, che

(l) -Appunto di Sandicchi del 6 settembre: • Consegnatami da Mons. Serena alle ore 12,25. Gli ho fatto rilevare che la sentenza è stata eseguita stamane • . Appunto di Ghigi: « Visto da S. E. il Capo del Governo ». La nota si riferiva alla condanna a morte degli irredentisti sloveni Bidovié, Valencié, Marusié e Milos. (2) -Grandi trasmise il ·promemoria a Mussolini il 15 settembre, allegato al ·seguente biglietto: • Ecco il resoconto sommario e fedele della conversazione che, per Tuo ordine, ho avuto con Marinkovich il 9 ultimo scorso a Ginevra. Tu mi darai le Tue istruzioni per l'eventuale seguito •. (3) -Cfr. n. 189.
242

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3237/[1869]. Vienna, 10 settembre 1930.

Ho l'onore di ringraziare V. E. del suo dispaccio IIL 3869 riservato, in data 30 agosto scorso e delle istruzioni impartitemi (1).

Esse mi ,sono assai ut1li, in quanto mi fanno conoscere il pensiero del R. Governo in 'Cosi importante questione e in quanto mi ,serviranno di direttiva, ove l'occasione si presenti di trarne per me norma.

Nello scrivere il mio precedente rapporto ero stato sopratutto mosso dal desddecr:io di attimll'e il.'attenz,ione di V. E. su a,J>cU~ni segni che mi sembravano andare qui apparendo di un possibHe futuro probJema, in questa parte deH'Europa, di grande peso per noi. Come tali ho quindi indicato a1nche alcune tendenze pan,german1~ste delle Heimwehren. Ma ciò nonostante pur s1crivendo que'l rapporto io ero ,convinto, e le i,struzioni di V. E. mi ~confermano nel mio giudiz,io, della necessità di mantene,re le più cordiali relazioni con queste e di trarre da esse quanto di profittevole per noi fosse possibHe. Del resto mentre ragioni ideali e ,speranze [}raUche le mantengono in un orientamento a noi favotrevole (e ciò tanto più dopo 'l'elezli<orne del PTi:ncipe Starhemberg a suprremo chlr~igente) non è da credere che qua1ora le loro tendenze pangermaniste ,si accentuassero le He,imwehren vedrebbe110 ,in ciò un motivo per aililontanGI11sti da noi. È qui convinzione abbastanza diffusa e da me negli anni scorsi già segnalata, che l'Italia non sia così contraria all'unione con la Germania come ila Fr,ancia, verso la qua,le va quindi tutto iJ. risentimento degli annessionisti, e che tanto più noi

persegue, con gli altri, anche il suo programma militare e perfeziona di giorno in giorno il suo apparecchio bellico, strumento che anche di per sé stante ed all'infuori di qualsiasi maggiore combinazione ed aiuto esterno, occorre considerare con ogni maggiore possibile serietà per la dinamica della sua azione, per la mobilità e la resistenza delle sue fanterie, per la cruda, feroce disciplina del suo inquadramento serbo. Alla ultima rivista, sono comparsi per la prima volta tanks, artiglierie d'assalto trainate da autocarri e sono sfilati in ottimo ordine circa 130 aeroplani. Sono ancora numericamente piccole cose. ma sono condotte da uomini bene preparati alla guerra, e sono state ottenute senza dibattiti parlamentari e discussioni, come altre continuano ad essere ottenute. Il popolo sente che questo visibile aumento di forza viene dalla Dittatura •.

Sulla situazione in Croazia cfr. il t. posta 3414/16, Zagabria 23 settembre, col quale Rochira riferiva su una visita ufficiale compiuta dal generale Zivkovié. • Il fatto che la visita ha potuto aver luogo senza che si sia verificato alcun incidente costituisce indubbiamente un successo per il Regime; e dimostra che i brutali sistemi usati da questa polizia, che vanno dalla tortura all'assassinio, hanno, temporaneamente almeno, sgombrato il campo degli elementi più audaci, disposti a servirsi della violenza per l'affermazione dei proprii diritti». Cfr. anche il t. per corriere 2377/1886, Belgrado 26 settembre, col commento di Galli: • La Croazia è tranquilla. Fase della questione croata iniziatasi il 19 giugno 1928 con attentato Radic alla Scupcina si chiude con l'assoluzione di Macek (17 giugno 19,30). Da quel momento ognisintomo di concreta agitazione è colà cessato, mentre il movimento di avvicinamento a Belgrado continua ottenuto nei vari modi più volte esposti...

La questione croata nulla potè contro il regime parlamentare quando penetrando nel vario giuoco dei partiti avrebbe potuto valersene a suo vantaggio, sembrò indebolire il primo periodo della dittatura. oggi, nella situazione presente, essa deve attendere nuove favorevoli circostanze per potere eventualmente riavere un peso concreto e costituire minaccia alla vita interna jugoslava. Le quali circostanze per altro l'azione quotidia!la della Dittatura si adopera per allontanare sempre più, e rendere sempre più difficile il verificarsi ».

vi acconsentiremmo qualora quaLche effettivo vantaggio ci fosse as::;i:cucrato ia cambio del nostro assenso.

Durante i mesi estivi Vienna si è anche quest'anno ~spopolata e i~l Principe Starhemberg, del qua,1e ho spesso chies11Jo informazdoni, non rd1su[t1a viÌI siia venuto. .AJ.101rchè ~akune settimane fa mi recai a V1i1sitare 'la co,lonia lirtali,ana di Innsbruck mi fermai n:el 1r,itorno a Ischl e vils1tai anche ]la Pr,iJncitpel31sa Fanny Statrhembe~rg, madre del suddetto, ,che vi possiede u..r1a villa. Ma essa mi disse che suo figlio non vi era ancora andato e che da parecchio tempo non lo vedeva. In seguito alle i1struztoni di S. E. 11 Capo del Governo, giuntemi stamane con il dispaccio

n. 3983 del 5 settembre u.s. (l) mi adopererò nuovamente pe1r vedere il Principe e fare a lui e a ,sua madre le comunicazioni del Duce. In tale occa,sione ud!irò quailii ,si1ano li 'suoi pr01pos1ti do1po 1:La sua recenrtJe, nomwna, e, o in questa o fun alttra occasione, ,cercherò, ~secondo le istruzioni di V. E. di ottenere da ,lui qua1lche nuova dichiarazione circa ~;Alto Adige. Del resto btsogna convenire che la situazione si è a tale riguardo notevoLmente migliorata in questi ultimi mesi. Mentre Schober mi dkeva ,tempo fa aver notizia che gLi allogeni d'Alto kdige erano assai soddisfatti del ,patto di amtcizia e dei nuovi rapporti derivatine fra i due Governi, ~le stesse assicur~azioni mi erano date a Innsbruck dai componenti della nostra 'Colonia che riconoscevano il miglioramento colà effettuatosi così nella situazione generale come in quel,1a loro particolare.

(l) Cfr. n. 233.

243

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL NUNZIO APOSTOLICO PRESSO IL QUIRINALE, BORGONGINI DUCA

(Copia)

11 settembre 1930.

Le :segnalo il caso ,che non sia l'a prima volta l'atteggiamento ultra-ita,lofobo deliJJo Slovenec, giJorna1le carttoHeo di Lubi!ana, drilt'e,tto dia don Ko!I"osec. Potrebbe essere invitato a tenere un contegno più decente, cioè più cristiano (2,).

Verso di noi i fogli cominciano a fare i saggi, criticando gli eccessi di linguaggio di una parte della stampa, quasi che non avessero fatto tutti a gara nelle ingiurie e nella vo!garitò. •.

(l) -Cfr. n. 236. (2) -Allegato che non si pubblica, il riassunto telegrafico di un articolo dello Slovenec del 7 settembre sulla fucilazione dei quattro irredentisti sloveni (su cui cfr. n. 241). La fucilazione provocò una violenta reazione antitaliana in Cecoslovacchia. su cui cfr. i telegrammi di Pedrazzi 2278/169 del 12 settembre, 2320/178 del 19, 2365/181 del 24, e infine 2379/184 del 26, relativo anche alla reazione contro la vittoria elettorale nazista in Germania. Di quest'ultimo telegramma si pubblica il passo seguente: « Oggi i giornali corrono ai ripari affermando che le dimostrazioni non sono contro i tedeschi ma contro gliHitleriani, quasi una risposta ceca alle elezioni germaniche. Ma il trucco è evidente. Qui si è !Jrofittato della occasione e dello stato d'animo esacerbato della plebe per riprenderela vecchia ed acida battaglia deU.o slavismo di Praga contro il pangermanesimo del territorio e dei paesi vicini. Lotta tanto stupida quanto inutile, specialmente in questo momento.
244

MEMORIA DELL'ONOREVOLE SCORZA [PER IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI]

11 settembre [1930].

Esistono rapporti di ami:cizia -presumibilmente originati da rapporti d'interessi -tra il Ministro Francese del Commercio Signor Flandin e ~'ex ufficiale aviatore De Dominicis di Lucca, attualmente Agente della Caproni a Parigi.

Ripetutamente, in ·CO-i1Versazioni private, ma più insistentemente da due o tre mesi a questa parte, i1 ministro aveva accennato a possibiMtà di serie :intese tra Halia e Francia. Dopo lo sgombero della Renania, e conseguenti dimostrazioni tedesche, 1n giorno che non saprei precisare, il FUandin disse al De Dominkis .che ,sarebbe stato opportuno -nell'interesse delle due Nazioni -che gruppi di ,amici, daLl'un:a e daH'a:ltra parte animati da oneste e sincere intenzioni, avessero tenta,to un riavvici:namento. Aggiunse che -date determinate garnnzte dd ser1ietà e di r,i,serva·bezza -eg~i avrebbe vol,ent:1eri pre;stata La sua opera personale.

Nella seconda quindicina d'agosto, il Ministro avendo appreso che il De Dominicis si ,sarebbe re,cato in Italia a troscorrervi qualche giorno di vacanza, gli espresse il • ·consigHo » di manifestare questi suoi sentimenti a qualche uomo politico di sua conoscenza.

H De Dominicis, in una sala de'l Grand Hotel di Viareggio, espose quanto sopra a,l sottoscritto, il quale prese tre giorni di tempo perr rispondere. Trascomo tale periodo il De Dominicis fu dal sottoscritto consigliato a non lasciar cadere l'iniziativa del ministro francese, precisando che -prima ancora di parlare di intese commerciali ed economiche -era opportuno conoscere il pensiero del Flandin circa i prindpaU problemi esistenti tra Italia e Francia e che ne·l-. l'attuale momento appassionano l'opinione pubbiica del nostro Paese. E predsamente: a) la parità navale; b) la Convenzione di Tunisi; c) i confini meridionali della Libia.

Per avere maggiore sicurezza e garanzia, e per conoscere con più completa apprrossimaz,ione lo svolgi,mento della conve!'sazione (non essendo perr ovvio motivo possibile la. presenza di 'stenografi) il ,sottoscritto incaricò uno dei suoi più fedeli amici di assistere -in semplice qualità di uditore -a tut.ti i colloqui. Tale persona è ,l'avvocato Guido Politi di Lucca.

I due amici ebbero fissata un'udienza dal Mtnistro Flandin per mercoledì, 3 settembre, alle ore 10,45.

Conosciuta la presenza di una terza persona e scambiate le prrime battute della conversazione durante le qua:li venne fatto cenno ai tre punti sopra rtportati, il Ministro Nedette di dover rinviare la conversaz,ione a:l1le ore 14,45 del venerdì 5 settembrr-e.

Il giorno 4 settembre, dietro invito telefonico, i1l De Dominicis si recò nuovamente d:al M:i.a:l,ilstro, iJ. qua[e é d1cMa:rò moLto [dJeto de1l pll'eeeden,t'e lin1contro, ma desiderrava però essere completamente rassi:curato suila d1screzione dell'altra persona (Avv. Politi). Perchè, nel caso che dei colloqui qualche cosa fosse

conosciuta, egli sarebbe stato costretto -sia pure con vivo rincrescimento a smentire tutto nella forma più definitiva.

Ricevute le richieste •asskurazioni, n Flandin disse che stimava necessario -perchè la conversazione avesse il maggiore possiJbHe svi·luppo e ven1sse mantenuta nei termini del più .stretto segreto -rivedersi non più al Mi:ntste·ro ma nei suoi appartamenti privati.

Venerdì, 5 settembre, alle ore 14,15 [sic] il Comandante De DomLnicis e l'Avv. Pouti sono stati ·introdotti da1l Min1stro :Eìlandin.

Prima d'iniziare la oonversaztone, il Mmistro ha tenuto a precisare che egli « non pariava in vi-a ufficia,le, ma soltanto in via uffidosa ». (Gli amici del sottoscritto, date le precedenti cii"Icostanze; conoscendo che il Folandin è generalmente riconosciuto uno dei luogotenenti di Tardieu; e dato anche che nel prosieguo della d:i·S•CUssione usò anche la precisazione • qui pariLa soltanto l'uomo privato » hanno avuto il dubbio che alla parola ufficiosa dovesse darsi un'interpretazione più seria di quanto apparentemente potesse sembrare).

Hichiesto nuovamente qua•le fosse iii suo .pensie•ro sul.,1a parità navale, su:na Convenzione di Tunisi, sui 'Confini della Libia, il Ministro ha detto che piuttosto che rispondere subito a questa domanda, egli riteneva necessario dare un rapido sguardo d'insieme a1l'attua~1e situazione europea, e ai vapporti franco-ita,liani nel loro complesso.

Quindi d,l Ministro ha iniziato una lunga esposizione che i due amtci hanno dporta·to al •sottoscritto nei suoi punti essenz,iai.i e con la mag.giore esattezza possibile consentita dalla memoria. (Le parole virgolarte sono esattamente quelle pronunciate dal F·landin).

• AUuailmente, ha detto il Ministro, .le Naz,ioni d'Europa sono divise in due grandi gruppi: uno, del quale sono a capo Franc•ia ed lnghi.Uerra, comprende le Nazioni .che dai Trattati hanno ottenuto tutto quello che des~deravano •.

Un secondo gruppo è .compo3to dalla Germania e da tutti gli altri paesi scontenti del trattamento loro fatto dai Trattati.

• -Nel mezzo, ma più vicina al secondo 'che non a1l pri·mo, sta l'Itailia • che non è completamente •sodd~sfatta di quel.lo ehe ha potuto ottenere. - • -Io personaimente penso, ha detto il Flandin, e qui vi parla solo l'uomo privato, ·che i Trattati, o almeno qualcuno di essi, dovr.anno per vagioni di giustiZJila esseo:-e rivedutli, e penso nnche che questa .~dea fìlnkà per :liar1si stmda ».

Quindi, questo è un primo motivo di contrasto, ma è di carattere genera,le. Passando ora :a:1le ragioni di parti.colari contrasti tr.a Francia e Ita.Ua • queste non sono n è •poche, nè piccole, ma non tali che non possano essere superate •.

Anzitutto l'ItaUa lamenta che ad essa non è sta,ta concessa nella ripartizione delle colonie la parte che le spettava. « Posso convenire che le pretese italiane non sono del tutto ingiustifìca·te •. Però il vostro Paese ha dimenticato questo: che 1l'InghÌilterra, ne1la .spartiz,ione delle colonie ha fatto la parte del leone, pur avendo sopportato in guerra minori sacrifìzi che non la Francia. Ora, l'Italia chiede soltanto aUa Francia quei compensi coloniaU che invece dovrebbe richiedere -e in maggior proporz•ione che non a noi -al!l'Inghilterra. Ciò forse ha contribuito principalmente a suscitare i malumori francesi contro l'Italia.

Secondo punto di contrasto (e questo si può dire abbia segnato l'inizio ddl'irritaz.ione più viva del vostro Paese contro di noi) la nostra alleanza con la Jugoslavia. Ma a tale aileanza la Francia fu costretta per ristabilire quell'equilibrio militare e politico che prima fu minacciato e poscia fu turbato dalla vostra • seria • politica bal:canica.

Se sarà in seguito pomibi~e stabiUre • come io mi auguro, non solo rapporti cordiali con voi ma una vera e propria alleanza • la Francia potrà rompere ogni accordo con la Jugoslavia, non avendo con questo Paese al:cun interesse assoluto ma so:lo di difesa contingente.

Inoltre noi non •siamo .stati sinora procUvi ad accogliere le vostre richieste perchè i vostri delegati • da abili negoziatori quali sono • non hanno mai voluto precisare sin dove arrivano le aspirazioni itaHane, cosicchè noi ci troviamo ancora oggi di fronte al dubbio che una volta aderi·to alle vostre richie•ste, voi

• avanziate nuove :pretese e così di .seguito sino aWinfinito •. Se noi sapessimo una buona volta che ·cosa voi veramente ·chiedete • io penso che un acco!'do non dovrebbe essere difficHe •.

Ciò premesso, dirò •che •sono un sincero amico deH'ItaHa • e vedrei con entusiasmo un'alleanza Franco-ItaUana •. Questo mio pensiero e questo mio desiderio sono ·condivisi da molti francesi, ma non da tutti: ritengo però che in un tempo relativamente breve • la grande maggioranza del mio Paese a·ccogUerebbe .con en1msila,smo una taJ.e aLLeanza • .

Per giungere • a questo veramente grande scopo • è indispensabile però lavorare nel più assoluto shlenz1io, poi:chè quattro grandi forze -assolutamente ostiE ad ogni e qua1lsiasi r.iavvicinamento tra ItaHa e Francia -Ci sorvegliano attentamente, ed al primo •sospetto che esse avessero di iniziative di tal genere, ricorrerebbero a tutti i mezzi per ria<llontanare le due Nazioni.

Queste grandi forze ostili secondo il Min1stro francese sono :

a) L'Intelligence Service. Formidabile organizzazione di spionaggio e di azio~e nello stesso tempo •alle dirette dipendenze del Governo inglese. Le sue diramazioni arrivano da<ppertutto, dai ministeri agli eserdti aHe banche. L'Inghilterra ha grande interesse a mantenere lo 'stato di tensione tra i nostri due Paesi e • senza ·che lo si avverta, non trascura occasione per alimentarla. Una nostra alleanza toglierebbe a•Il'Inghilterra definitivamente il suo primato ».

b) La Massoneria. Quasi tutti gli attentati in terra di Francia e negli altri paesi d'Europa, come pure tutte le campagne diffamatorie, sono opera della Mas,;oneria che tende ad ogni costo ad isolare l'Italia, ·soprattutto ad impedire qua,Ls1i1a:si J:"i:avVli,aitl1:amei1to ·con la Francia. L'azLone è divenuta più sottile dopo il Trattato del Laterano.

c) n Comanismo che, pure avendo minori mezzi deUa Massoneria, non è per queOJto meno temibile. d) Alcuni partiti politici francesi, che però potrebbero in seguito essere convertiti.

• Io vedrei dunque con sincero entusiasmo -ha proseguito H Ministro un'alleanza franco-italiana, e questo non solo perchè l'ho sempre pensata in linea ideale e sentimenta,le, ma anche per ragioni politkhe, militari ed economiche.

Tale alleanza conviene anche a voi? Io penso femnamente di sì •.

Voi non potete farvi alcuna illusione fondata sulla Germania, rperchè l'opinione pubblica in profondo vi è tutta contraria. • Il defunto Ministro Stresemann confidò un giorno a Brtand, e questi lo confidò a me, che i~ popolo tedesco aveva bene appreso a 'conoscere l'Italia in occasione della Guerra e che di essa non si saJreibbe fidato ma•i ;più •.

V:oi non ,potete inoltre fidarvi dell'Inghilterra la quale non ha altro scopo che di tener divise le nazioni europee e su queste divisioni 'continuare a mantenere il propdo indisturbato primato.

L'a11eanza con la Francia sarebbe invece la • formtdabile • unione di due popoli •con 'interessi ·comuni o con interessi facilmente conciliabili, e che potrebbero mantenere insieme il primato politico miJ.ttare ed economico sull'Europa.

• H vostro Paese, meraviglioso sotto molti aspetti, è povero, mentre noi siamo tanto ricchi che il nostro denaro deve trovare sfogo negH infidi paesi balcanici e nella non skw-a Polonia •.

Con assai maggiore tranquillità da parte nostra, e certamente a buone condizlioliJJi. per voi, ti nos1mi banchiiJeri sarebbe,ro pronti ad ahJJtare le vostre mdu:strie e i vostri ~commerci ne1la soluzione del:la cdsi: presente.

N o i potremmo insieme ~costituire quindi un formidabiJle organismo economico e -~con 'l'assoluta reciproca garanzia delle frontiere -costituire il più forte esercito del mondo.

• Con le nostre marine unite, coi nostri apparecchti formanti una magnifica armata del delo noi saremmo, invindbili.

Tutto ciò risponde al vos,tro pensiero come risponde al mio? •.

Se Eli, come mi ;auguro, un a'c,cordo dovrebbe essere raggliunto.

E aLlora, vale a dire, se siamo d'accordo sul prinJCiJpio generale • opportunità e quasi necessità di un'alleanza politLco-miJlita,re-economica • facile cosa sarà intendersi su tutti i punti secondari, compresi quelli ai quali avete accennato. a) La parità navale •sarà fuori discussione quarndo vi 'Sapremo amici e da!Ja

vostr'a flotta non avremo a temere offesa alcuna; b) la Convenzione di Tu:nisi non solo potrà essere rinnovata, ma noi siamo pronti ad usare per voi in tutte le nostre colonie lo :stesso trattamento di favore;

c) cor...fine Libico. Se i vostri des1deri si limitano ad una semplice delimitazioill!e, con quailche rettifica, degl:i a;t,tual'i oolllfini, 1a cosa è a1ssa:i :fladle; se voi pretendete mvece il:a ptropr:ietà del L;a,go Oilad è ,cosa dtiffidle ed attuaalffiente impossdbHe. Se però anche questa dovesse essere coUegata a tutti gli a:ltri problemi che ,c'interessano e dalla sua risoluziorne dovesse dipendere il completo accordo di ,cui vi ho padato, anch'essa potrebbe essere risolta in modo per voi soddisfacente.

• Ripeto che se questi tre punti su cui mi avete domandato saranno collegati arlla IlitSo1uZJtone di tutrtli ,1511i ailttri problremi •e se da 'essi dnVlesse ·dipendere il mggiungimento del ~completo accordo fra le due Nazioni, facile co::;a sarà l'accontentarvi ».

Chiariti questi punti, ritengo ~che poSisiate riferire il mio pensiero al vostro autorevole • rcorrisrpondente » e se farete che da questo colloquio altri abbiano a sorgerne, ne sarò :particolarmente soddisfatto. Insisto sulla ne,cessità che i futuri contatti, ,se ve ne debbono ancora essere, a,vvengano nel,la forma più segreta, perchè le forze aUe quali vi ho accennato ci • sorvegliano attentamente in tutti i nostri rapporti: anche di persona •.

Lunedì, 9 settembre, sarò a Ginevra, e se i vostri delegati, pur non cambiando la loro condotta • eviteranno aspri urti con la nostra delegazione, sarà un primo piccoHssimo ,passo sul cammino che ci auguri:amo di poter percor!I"ere sino in fondo ».

Il ML."ltstro Flandin si augura anche -anzi lo riterrebbe orprportuno -che venga presto creata una qualche occasione di certmonia celebrativa, alla quale possano partectpare, nel eomune r1cordo della Gue:rra insieme combattuta e vinta, uffidaH e truppa dei due etserciti. Ciò avrebbe una g,rande ripercussione nel sentimento popolare francese e in qualche modo faciliterebbe 11 compito degli amici del nostro Pae:se.

:n coliloquio dei Signori Avv. Gu~do Pol1ti e Comandante De Domini!C'is col Ministro Francese dell. Commerdo Signor Flandin -svoltosi nell'a~ppartamento privato di quest'ultitmo -è durato esattamente un'ora e venticinque.

245

IL NUNZIO APOSTOLICO PRESSO IL QUIRINALE, BORGONCINI DUCA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Copia)

Roma, 12 settembre 1930.

In risposta al:la Sua rpregiata lettera in data di ieri (1), ho l'onore di significarLe che ho potuto immediatamente interessare il Nunzio Apostolico di Belgrado acciocchè veda ~che 'COsa può favsi nel senso da V. E. dndicato.

Il Santo Padre ha 'letto ~con piacere il 'Comunicato, da Lei fatto rpubbli:care iwi 'Se['a, dmoa dO. pross1imo Consiglio de1i Miini1stni (2); e []Oll!Osta:nte quelil!o che

V. E. mi diceva nell'ulttima udienza accordatami e che io non ho mancato di riferire, mi ha soggiunto che ama vedere in questo passo un efficace avviamento al pieno e logico regolamento delle cose, con sostituire Via 11 Febbraio a Via XX Se~tembre.

246

IL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, AL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRIGI

L. P. Ginevm, 12 settembre 1930.

Le invio qui acclusa una lettera per S. E. il Ministro. NuHa è finora mutato nel mio programma. Conto partire domattina per Budapest e Vienna ed essere a Roma H 24 settembre mattima.

ALLEGATO.

GUARIGLIA A GRANDI

L. P. Ginevra, 12 settembre 1930.

Domani conto partire per Budapest, ma prima di lasciare Ginevra mi sembra utHe rife11irLe hr~evemen1Je sul 'ool1loquio che ho qui avuto ·col Cornte BetMen.

Sono andato a vederlo oggi, dopo ·che egli aveva parlato con Brocchi nel senso che V. E. troverà riassunto nelle qui accluse note (1). Ho quindi subito messo il discorso sulle questioni economiche e sui nostri progetti inustrandogliene l'importanza dal punto di vista politico. Bethlen ne è perfettamente convinto e vuole mettersi risolutamente su questa via.

La sua persuasione è stata rafforzata da un colloquio avuto ieri con Curtius, il quale gU ha dipinto a foschi colori ·la situazione economica della Germania • che continuando di questo passo può portare il paese alla rovina •, e gli ha chiesto non soltanto di riprendere subito i negoziati per la stipulazione di un trattato di commercio ungaro-tedesco (trattative che da dieci anni non hanno condotto a risultati pratici) ma di studiare un sistema preferenziale fra la Germania 'l'Ungheria l'Austria e la Cecoslovacchia.

Bethlen, mentre ha consentito per i negoziati relativi al trattato di commercio, si è mostrato molto riservato circa il secondo progetto ed ha chiesto a Curtius quale sarebbe stata la situazione de1la Germania verso la Francia e quale anche l'impressione politica francese ove esso si fosse potuto eventualmente realizzare. Curtius gli ha risposto che coi Francesi si sarebbero ricercati dei compensi in altro campo, ma non ha voluto precisare. Ho fatto rilevare a Bethlen che tali compensi non potevano trovarsi che in nuovi accordi coi Francesi di carattere industria:le, e che quindi era più che mai utile di arrivare a delle conclusioni positive fra di noi per mettere gli altri di fronte a fatti compiuti.

Bethlen ha l'impressione che Curtius continua assolutamente la politica di Stresemann anche nei riguardi dell'Italia senza alcuna nuance. Così credo anch'io, e ciò mi è confermato da altre informazioni avute qui. Schubert a Roma si agiterà forse un po' più del •suo p'l:'edeoessme Neurath, e non ·credo che sarà bene, ma a Berlino Je porte e le orecchie resteranno chiuse per noi, tanto più che i tedeschi in questo momento temono che noi ricerchiamo un riavvicinamento ad essi soltanto per fare un po' a loro spese i nostri affari eon ila Francia.

Questo è anche il pensiero di Bethlen. Egli crede però che un tale riavvicinamento sarebbe assai faciHtato nell'opinione pubblica tedesca se questa si convincesse che esso è nel desiderio dell'Inghilterra, giacchè • da Berlino si guarda anzitutto verso Londra •. Bethlen perciò nel suo recente incontro a Venezia con Lord Rothermere lo ha spinto ad agitare 'la questione nei suoi giornali, preparando in questo senso l'opinione pubblica inglese. Ho detto a Bethlen che un riavvicinamento italo-tedesco saii"ebbe più facne ove fossecro ·chiuSie o atlmeno calmate le discussioni italo-francesi. Gli ho accennato alle recenti conversazioni di Parigi ed a quelle prossime di Roma, mettendolo sommariamente al corrente del nostro punto di vista e dello stato delle cose.

Bethlen mi ha detto, infine, che Curtius ·lo aveva invitato ad andare a Berlino, « cosa di cui egli era molto contento». Bethlen si recherà anche in autunno inoltrato ad Angora. Gli ho parla.to della situazione tu'l:'ca e del nuovo par:tito di Fethy Bey.

Rivedrò Bethlen a Budapest, dove egli giungerà un giorno dopo di me. Ho padato col CanceHiere Schober. Nulla di interessante. Lo d vedrò a Vienna. La sua situazione anche a parere di Bethlen è tuttora mal sicura. Non ho creduto di vedere nè Venizelos nè Michalakopoulos perchè avrei dovuto parlare loro della questione delle scuole e temevo che essi mi avrebbero par·lato a

loro volta delle questioni greco-bulgare di fronte alle quali noi ci troviamo in una situazione imbarazzante.

Ho visto infine il Signor Motta, H quale è molto preoccupato per i continui incidenti di frontiera italo-svizzeri, che lo mettono in una situazione difficile e gli rendono assi ardua l'opera che egli svolge con reale buona volontà per eliminarne le ripercussioni. Mi ha r1parlato dell'incidente ultimo -in realtà g;tlave -dovuto al fa,tto che i nostri militi confinari hanno inseguito per un'ora e mezza in territorio svizzero dei fuggia,schi italiani e Ii hanno 3.['Testati. Mi ha :pregato di attkare da parte sua tutta l'attenzione di V. E. su questo stato di cose affinohè Ella possa far dare le istruz,ioni necessarie alla mHizia confinaria.

Ho cercato naturalmente di diminuire l'importanza dei fatti avvenuti e di mettere in evidenza la buona fede e lo zelo dei nostri militi determinato da ragioni di sicurezza effettivamente serie, ma a V. E. non può sfuggire ,la difficoltà di trovare delle ragioni per giustificare una incursione della nostra Milizia in territorio svizzero per un'ora e mezza! Ho detto però a Motta che S. E. il Capo del Governo aveva personalmente dato istruzioni al Capo della Polizia, ciò che mi risultava prima della mia partenza da Roma.

Null'altro di interessante, tranne i commenti della partenza di V. E. da Ginevra. Anche su questo punto ho dato delle delucidazioni a Bethlen, H. quale però per parte sua non ne era impre,ssionato, e ,gLi ho detto che V. E. sarebbe tornato forse per la fine delle sedute del Consiglio, e che se Henderson ci teneva tanto (come infatti ci tiene moltissimo) al nostro accordo navale coi francesi non aveva che a fare delle pressioni su Parigi perchè noi avevamo fatto fin troppe proposte conciliative e non potevamo andare più oltre.

H discorso Briand ha fatto un'impressione penosa anche dal punto di vista oratorio. Maggior successo ha avuto Henderson il quale ha insistito sul disarmo in modo categorico. Il • Journal de Genève • di oggi sopprime però questa parte del discorso!

Per finire mi pare opportuno informarLa che Gravina ha avuto giorni or sono una conversazione 1con Hi<tler, il quale gli ha detto che poteva prendere il potere quando voleva, marciando pacificamente su Berlino (!?), ma che non giudkava ancora matura la situazione. Una volta al Governo, il suo programma era:

l) riconoscimento definitivo delle frontiere con l'Italia e con la Francia;

2) rinunzia, almeno per il momento, a sterili rivendicazioni coloniali;

3) impostazione del problema tedesco e dello sfogo dell'esuberante popolazione germanica e delle conseguenti necessità economiche del suo paese sull'espansione verso gli Stati Baltici, Jasciando però tranquilla la Polonia! Mi pare superfluo aggiungere dei commenti a queste dichiarazioni.

(l) -Cfr. n. 243. (2) -Che decise di sostituire la celebrazione del 20 settembre con quella dell'Il febbraio.

(l) Mancano.

247

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE R. 5,393/2925. Parigi, 13 settembre 1930.

Ho visitato stamane ill signor Berthelot per congedarmi prima di partire in 1tcenza 'e per :tnfo~rmarrmi 1SIUI1 'Ca~attere e 'SIUii risiUlt:ati de1i 'collloq:UJi tra iù. P11i1mo Lord deU'Ammiìl''aglii<tto ingLese ed il Ministro france1se de,1La Martna.

Con odierno telegramma n. 541 ho riferito in prroposito a questi coHoqui (l) e con quello 542 ho riferito le impressioni scambiate suHo stesso argomento con questo Incaricato d'Affari Inglese (2).

Il signor Berthelot nel1la conversazione confidenzia1le e pe11sonale intervenuta mi ha detto che, a suo avviso, le conversazioni tra tecnici possono, nel·le circostanze attuali, poDtare a maggiori progressi di quehle tra e1ementi politi:ci: ha detto che il signor Massigli era stato bene impressionato e soddisfatto deUe conversazioni avute ·col •signor Rosso, delle quali egili era sta,to giorna,lmente informato: ha detto che egli, persona1lmente, ha espresso al sig. Tardieu ed al sig. Briand il suo parere che il.'amieizia in.glese e l'amicizia itaHana va>lgono bene la rinuncia ad ailcuni incrociatori e ad alcuni sottomarini, etc. etc. ma mi ha ,aggiunto ·Che permanevano intatte le rigide opposizioni dell'ambiente maTi

naro, de11'ambiente parlamentare e di una parte dell'opinione pubblica a queste riduzioni e ,le loro adesioni agli atteggiamenti in mate·ria nava;le assunti neUo scorso inverno. I 'signori Tardieu e Briand, i quali disponevano di una non larga maggioranza al Parlamento, si dicevano sicuri di esseTe Tovesciati da'l Governo se si presentassero al Par,la,mento con un progl'amma di riduzioni. Il signor Berthelot ha aggiunto (e lo dproduco in tutta confidenza) che egli aveva insistito nel ,suo punto rdi vista osservando ai due Mini,stri ,che sarebbero, come si dice, • ,caduti in piedi • : ma i due Ministri non gli sono sembrati convinti nè diispOISiti a seguilre ii suo sugge11imento.

Riferisco tutto quanto precede per dare le impress,ioni che raccolgo negli ambienti responsabili. La difficoltà madnaresca e parla>mentare reallmente esiste: ma esiste sempre anche Ja manovra di mette!1la in TiUevo ed in valoTe. Non potrà non avvenire, se le ~cose vanno innanzi a Ginevra come finora procedono, che anche questi pa:damenta·ri e quest'opinione pubblica siano portati a seriamente considerare la ·situazione 'speciale che tra breve si creerà per 'la Fl'ancia in punto alla questione del disarmo. Bisognerà però che .gli altri interessati tengano tutti in debito conto 'le difficoltà fran,cesi interne ·che realmente esistono e 'la,scino tempo e diano modo al Governo di manovrare aH'interno se vel'amente esso è disposto a 'così procedere.

Riferirò succe,ssivamente su ·la 'Seconda parte del ·coLloquio in cui i1l signor Berthelot ha parlato delle questioni tra ,i nostri due paesi (3).

r. -riservatissimo 478 dell'addetto navale a Parigi, Radicati, in data 14 settemb!re (USM, cart. 3291/l); e DB, n. 234, p. 400 nota l.

13 -Documenti dipLomatici -Serie VII -Vol. IX

(l) -Di questo telegramma per corriere si pubblica il passo finale: • Ho chiesto a Berthelot se poteva dirmi qualcosa in proposito. Ha risposto togliendo all'incontro ogni carattere politico e ogni risultato pratico». Sul colloquio Alexander-Dumesnil cfr. anche il (2) -Di questo telegramma, per corriere pari data, si pubblica il seguente brano: • La divergenza di direttive e di visioni del problema navale tra il signor Alexander ed il signorDumesnil, mi diceva il signor Campbell, è apparsa assai chiaramente. Il signor C'ampbell, date tutte le circostanze dell'ambiente marinaresco, parlamentare, francese ed anche dell'ambiente generale francese, mantiene la sua non ottimistica impressione circa una soluzione del problema navale che mi manifestò nell'ultimo colloquio. Si osservava anzi, insieme, che le discussioni di Ginevra hanno finora avuto in Francia l'effetto [non] di rafforzare, ma di diminuire la situazione del signor Briand, di rendere, quindi, ancora meno chiara la situazione politica personale del Briand nonchè quella dell'intero Gabinetto. Più ormai diventa difficile fare previsioni e più che mai la situazione generale è fluida e mobile. Le elezioni germanichedi domani non la chiariranno, anzi forse la complicheranno ancora giacchè quale sia il loro risultato, è un fatto che vi sono stati dei discorsi incancellabili che hanno reso la situazione densa e pesante ». (3) -Cfr. n. 265.
248

IL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 11 (1). Ginevra, 13 settembre 1930.

S. E. de MicheUs mi ha detto che oggi ha avuto occasione di intrattenersi col Ministro francese del Commercio signor Flandin e coi Sottosegreta!fi Petsch, Marcel Heraud e 'con altri francesi, funzionari o giornruUsti. Egli ha ricevuto l'impressione che l'orientamento del Governo fran,cese nei riguardi deLle questioni coll'ItaUa è francamente rivolto al pl"oposito di stringere rapporti migliori, di far svanire 1J. maggior numero possibi:le di d~ssensi e di eliminare al più presto dall'orizzonte [a questione delhi parità navale. Questa attitudine del Governo, più che dalJ.a volontà di Briand, 'sarebbe stata suggerita da molteplici considerazioni, non ultima delle quali è la posizione presa recentemente da Herl"iot e dal PM"rllirto rrad1caùe; ed un giorna,Lilsta amico, PeyaiLon, uomo dii fidUJOila dii Briaind, diceva che J.a frase pronunciata ieri dal Ministro degli Esteri aUa tribnna (2) va interpretata nel senso che la Fra'll!cia è dedsa a mar,ciare sinceramente verso un'intesa coll'l!taJ.ia, che a questo fine ~stanno lavorrando gli Esperti e che allo stesso scopo al ll"litomo di S. E. Gl'landi a Gfunevra, Brfuainid Sii ~me'tlte dii continuare i suoi colloqui.

249

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3306/1912. Vienna, 14 settembre 1930.

H Prtino~pe Starhemberg è venuto i1ei1i a farmi vft,sita e si è iÌlllM"a;btenuto con me in lungo colloquio.

Gli ho mostrato e tradotto le istruzioni autogmfe inviatemi da S. E. il Capo del Governo (diS!Pacdo di V.E. n. 3983 in data 5 u.s.) (3). Ne è stato molto compdJBJoiuto; mi! ha ass1C'!Wato avrebbe comunicato a sua madre, che trovasi tuttora in campagna, i ra,1legramenti del Duce e mi ha pregato fargli pervenire i suoi vivi ringraziamenti. Egli era assai grato a S. E. Mussolini non solo per le cordilaJi paroLe ora dill"!ette,glii, ma anche per J'uidienz:a accordatagli nel iLug:I;io scol"So (4) e ~rquanto in essa gli aveva detto così drca l'Austria in ~ecie come circa le proprie concezioni di politica generale.

Nel complesso è contento dell'accoglienza fatta dalle Heimwehren aHa sua nomina. Con P:firimer, già ,JJOI"o ,secondo capo, e attualmente ~oro capo d!n Stiria,

si è completamente inteso e ne ha avuto assicuraz,1one di obbedienza. Dai capi deLle aLI.tre provin'Cie non gli sorgono difficoltà. Le uniche gli derivano da Steildle che ha tenuto dii recemroe qualliche d:ùsco~so dii non troppa manii!:liesta diisoi(p!Lma, e del quale non si sa <mcora qua-le contegno serberà. GH è r,i,sultato che Pabst cercava mantenere i due in discordia riferendo a ognuno false e ostili dichfaralioni dell'a[tro. Spera che tolto di mezzo quest'ultimo gli sarà più fadle intendersi ,con quelLo. Ma se anche 'così non fosse. non vi attribukebbe molta fmportanza perchè nel Tirolo stesso non tutti e da tempo seguono fedelmente Steidle e se questi si sepB["asse da lui finirebbe con il rimanere 1solato.

Nessuna decistone definitiva ha ancora preso circa tl con,tegno nelle future elezioni. Dilpenderà da due premesse, e cioè dall'atteggiamento dei vari partiti della maggioranza e dal nuovo progetto di leg,ge elettorale. Ne sta facendo preparB["e uno che presenterà poi a Schober. Esso sarà forse ,troppo rad1cale per il CanceHiere, ma dò potrà essere di vantaggio per quest'UJltimo giacchè gli consentirà di addmv,i qUJa{Lche temperamento e di mettere così se s1Jesso in bulona posizione di fronte agli oppositori del progetto p&mettendogli in pari tempo, pur nella forma per tal modo attenuata di presentare nna Ll.egge di non lieve rifo~. Sta~rhemberg :non 'crede che lie Heimwehren awanno uffioi.lalmente proprii ~candidati perché eS\Se devono apparire ~come SUIPeriori ai vari partiti della maggioranza e non mettersi in contrasto con questi nella lotta per i mandati. Tuttavia ha da tener presente che vi sono tra gli elettori borghesi molti makontenti i quali, pur non votando per i socialisti non sarebbero punto disposti a votare per uno qualisia,si dei 'candidati dei tre partiti della maggioranza; essi sicuramente si asterrebbero e il risultato finale sarebbe un vantaggio per i rossi. Stima perciò occorrerebbe 'che l'organizzazione economica del suo partito si rendesse apparentemente indipendente da questo per poter presentarsi ame elezioni con una propria Hsta la quale raccogliesse i voti dei borghesi scontenti: H grUJppo di Heimwehren il quale per tal modo entrerebbe nella Camera potrebbe poi alllJche 'servtirre a iSU:soirtarVIi queg,1i lincildielllJti che ile Heimwehren fuori dii essa non sono ,in grado di produrre e consentirebbero a queste di trarne profitto ai prorpil'i fim. Se ;però 1~1 'gruppo ec0inom1co deliLé Heimwehr'en vu:oil.e avoce una propria 1Hsta occorre studi e proponga una soluzione .per i due più gravi problemi austriaci attmill.i, e cioè [a ,cdsi industriale e quella agraria. Queste due crisi si accresceranno cer,tamente .procedendo ver,so l'd.nverno, e i nuovi maLcontenti nonchè i nuovi disoccupati andranno fata1mente ad aumentare ile fiJ1e degli elettori socia.Usti se le Heimwehren non sapranno troV1are 'Wla soluzione a quei due problemi ·che attiri quelli ve,rso di loro : non solo gli operai ma ~heli contadini sono mezzo bolscevizzati e non oecor:re molto per farli passare nel campo avverso; ad ogni modo la questione delle future elezioni 'lo tiene in pensiero non avendo egli 'soverchia fiducia nei dsultati di un'a migliore ilegge elettorale anche se si riesca a :lìar!la .presen~e e approval'e. Ne ripall."ilerà con Schober con ihl qruai!Je del Testo ne ha già padato. Ma il CancelHere gli si è mostrato troppo ottimista, basando tale ingiustificato stato d'animo ,su ragioni ·ch'egli, rpur senza volerghl mancare di rispetto, considera come '~nfantilli, quale, ad esempio queLla che le

elezioni non daT'anno dsultati inferiol'i alle precedenti per i partiti boTghesi potendo dJ. Gorvroono ddsprorre arl['uopo dd mezzti finanzrilarrri (che StamhembeT.g suppone [provenienti dagli industriali) nella stessa millsura delle elezioni di quattro anni fa. Con tutto ciò non desidera ·che Schoberr lasci ora il Governo, ciò che del rre:srto non rerverde, g,i,a,cchè non sa,rebbe sost1tuirto che da Vaugodn o da Schrmildt i quaLi darebbero al gabinetto un caratterre troppo spkcatamente clerkarle; quanto a Rintelen non immagina ~che le accuse mossegli neri tempo deUe speculazioni infiazioniste gli permettano divenire Cancelliere.

Nel suo colloquio con S. E. il Carpo del Governo egli accennò a molte di queste difficoltà ma non credette parlarre diffusamente dri tutto anche rperchè è difficile a chi, ~come il Duce, non viva qui, di rendersi conto dei molteplici aspetti particolari della situazione austriaca. S. E. Mussolini gli disse considerare come prima necessità, dopo quella di assicurarre il prestito, quella di assicurare le nuove ~e~ez:ironli. Senonrchè rl!O preoccupa rl'irdea che queste', pwr con dil più volrenteroso conco11so delle Heimwehren, potrebbero riuscire vantaggiose per i socialisti. Vi sono alcuni qui fra i membri delle Heimwehren stesse i quali sperano in questa possibiUtà giacchè credono che ~la disirllusione il marlcontento e la reazione che ne seguiJr,ebbel1o rand11ebbero a benefi:CJio dreHe Heimweh'l'en pe!rmertrt,endo loro di agire. Senonchè egH è ~di altra opinione e teme rche, per esempio il giorno in cui al rcristiano-sociale Vaugoin succedesse nel Ministero degli affari militari il suo predecessore Deutsch deputato socialista o fors'anche prima, e cioè irl giorno in cui .la rpossibHità di ta~e successione apparisse ai soldati, rl'operra di risanamento .compiuta da Vaugoin con il lodevole uso della disdprlina e del terrrore bianco andrebbe rapidamente in fumo. Perciò purr senza mostrare di avere ancora una precisa idea sull'epoca, tanto più che dovrebbe tenersi conto deUa sirtuazione nei ilrarVOI'!i de11a rteroa, div·el1sa secondo lre sue all.~itudrin.i, Srtrarrhemberrg semblra credere che ove i vari 'possibi'li mezzi pacifici non mostrarssero poter condurre al risulrtato voluto, non resterebbe che griocare l'ultima carta del ricorso aHa forza: vari industriali deLla Bassa e Alta Austria, a differenza per ora di quelli di Carinzia e Stiria, vi sarebbero già da adesso favoi!1evoli e il crescente malcontento ,per la rer1si economica dei1Io stato offrirebbe terreno adatto. Si è progettata un'adunata in Viernna per il prossimo Novembre, ma egH stima che se si raccogliessero qui soltanto una ventina di migliaia di uomini si farrebbe uno spiegamento di forze inferiore a quello ~consueto dei rsocialisti in questa città con l1isultato finale evidentemente dannoso: un'radunata in Vienna non de\Oe essere fatta con meno di 50.000 uomini dò ~che però richiede molti fondi; e ile Heimwehren non ne largheggiano. D'altra parte una simile adunata, rsi faecia o non, non potrebbe servire allo scopo giacchè non è qui « nelJ.e fauci del leone » che si possa suscitare con profitto l'inrcendio tanto rpriù ch'eglri non ha una fiducia illimttarta wn questo rcapo delile Herimwehren Mragg,~orre Fey. Srllarrhemberrg pensa a Ldri.z ove derl rers,to 1si pi'orpronre t11arsferirre Jia dlill'ezdone cenrtra~e delJ1e Herimwehren

provvedendo in pari tempo aila nomina in sosti:tuzione di Pabst di un nuovo

eapro dii SÌiarto maggdore liri qruralle dov!'ebbe essere rUJn giovan,e ex ufficilarlre. Si po

trebbe convocare a Linz una grande adunata la quarle, effettuandosi in una città

che come quelaca non è moito vi,aina a Vi:elnrJ.Ia non desterebbe !i soSJpetti dei sodalisti. Durante tale adunata dovrebbe in una provi:ncia meridiona'le e peT.tanto po<sta da1l1l'rut~a pa<me ·di V<i,enna cume la Stirda o ll<a oa,~inZJia essere d:aiLle Heimwehren 1locall<i susair1Jato qualche IÌ1ncide[}jte relartiv,amente gmve con spargJmento di sangue. Sarebbe fadle accendere gli animi degili adunat1i di Linz ed eccitarli a mardare in soccorso dei Ioro camerati. Se Linz non è molto vicina a Vienna i 187 ·Chi:lometri da ,cui ne è separata non sono neanche molti, e le He1Lmwehr'en 'di Linz ~con l'appaJrente 'scopo dii re,canili ~là ove ii'Jnddente fosse avvenuto, marcerebbero su Vienna. Il governo non potrebbe restare indifferente nè potrebbe la,sciare ·che le Heimwehren corressero il peri!colo di essere sgominate, pokhè la loro fine sarebbe 'anche la fine deU'ultima speranza della borghesia austriaca. Senonchè prima premessa a ciò è i.l possesso di armi e fondi. Le armi non 'sono ~suflicLen,ti .e i .:lìondli nemmeno. P1e,r ~l!e armi -11n léll1oune provli!IlioLe come la ,sua le He1mwehr.en ne dilspongon.o in numerro adieguarto ma iÌJn rulr1Jre ne dlirferttano -egli spera averne da qualche fabbrka d'armi di qui, e anche daWUingheria da cui sarebbe facile farle giungere a destinazione. Quanto ai fondi gl:i industni,aJli 'aust~iJa,ci giLiene hanno promessi ma gl1iene occor['erebbeTo dJt pliù. A tale scopo egli ha chiesto a Pabst conto di quelli avuti daiU'estero. p,abst dapprima ha indicato ·come ri:cevuta una :somma corrh;;pondente al:la metà di queillla effettivamente avuta; poi, ~stretto daLle domande, ha ammesso come esatta la cifra speciJficataglii dia Sta1rhemberg ma non ha saputo dare suffident.i spdegazliond. Nè sufficienti spiegazioni ha 'Saputo dare sulil'uso deUa somma ste1s,sa St.eidle, i:l quale dopo aver indicato che una parte ne era stata inviata per motivi che non ha chiariti in Olanda e parte in Svizzera ha confe,ssato di avere ancora presso di sè circa duecentomila scellini dichiarando però di non sentirsi autorizz,ato a conlsegnar11Ji a Sta:rhembe:rg e .di • p~opor.si and1are pe:rsona:lmenrte ail SIUd per ~imetterr~i a 'chi gl1i:e]i ,aveva :dartJi »; oiò CIIUÌ Shl<rhembetrg non crede (1). Que,stJi non potrebbe pertanto di'sporTe che di un cent1inaio di migliaia di sce,Hini i qua:li ~appr:esentano ;l'uni:co ~esiduo •esistente dellil'in,tern somma: essli errano srtartli depositati in una banca di Graz ed egli è ·in grado di far,seli consegnare dai dirigenti di quelle Heimwehren non appena lo vogUa.

Ho preg1art:o StaThembe:rg di dirmi 'se des1i.deTasse che iio comiiUndeassii a S. E. il Capo del Governo quakhe sua domanda o richiesta, ed egli ha risposto ringra

Al riguardo la R. Ambasciata a Parigi, con rapporto n. 7558 del 22 dicembre u. s., ha fatto conoscere quanto segue...

...L'organo della concentrazione, infatti, designa sempre il Pabst come un avventuriero al soldo del Fascismo italiano e come colui che " ha abbandonato la rivendicazione tedesca del Tirolo a Mussolini contro sonante pe~unia ".

Recentemente ha comunicato che la Volkszeitung aveva stampato che Pabst " aveva ricevuto dei cospicui fondi dai Fascisti italiani, che il Segretario del Partito Giuriati gli avrebbe consegnato una forte somma, che Pabst depose presso una Banca svizzera" ».

Per la contabilità delle somme ricevute da Steidle e Pabst nel 1928-1930 cfr. L. KEREKES,

Akten zu den geheimen Verbindungen zwischen der Beth!en-Regierung und der osterreichischen Heimwehrbewegung, in "Acta Historica », XI, Budapest, 1965, pp. 332-337; e cfr. anche il doc. ed. ibid., pp. 337-339.

zia[}Jdomi ma assicurandomi che per d!l momento non aveva ne>ssun cm~creto desiderio da esprimere ~al Duce. Per ora egli deve pensare e provvedere al da fare. I socialisti non diffidano di lui perchè lo credono uomo di parole e non di azione. È bene siano di questa opinione ed egli si adopererà per mantenerveli. Le minac,ce vel'!bali sono inutili se non anche dannose, e le Heimwehren ne hanno pronunciate troppe. Occorre invece tacere ed agire.

Nel ~corso della ~conversazione ho fatto cade,re tl discorso sull'Alto Adige (di:spaocio di V.E. n. 3869 in data 30 agosto ws. (l) e mio ll"apporto n. 1869 in data 10 com·.) (2). Sta,rhembe:ng, pur a~acennando ad alcune >Consid&azioni di oppol'!tunità che obbligano d dirigenti delle Heimwehrren a non prendere un co1111Jegno osthle in c&te maDJi:festazioni i:l1!"1edetntilste rin Ttl'Olo per non ~c0!1I"Iere :ùl rtschio di :pe:vdervi inutilmente per noi e per loro iLa propria popolarità, e pur giustificando in certo modo il se~eto desiderio che possa esservi di un Tiacquisto de1l'Ailto Adige, ha dichiarato essere pazzia sperarvi, ed essere sciocco agita!rsi, e oltre che sciocco ingiusto giacchè, come egli ha colà fatto notare, bisognerebbe a maggior ragione e assai più agiJtarsi per >tuttri gli altri tedeschi che si trovano negli altri Stati successori, e dei quali invece nessuno parla. Egli se non sempre, l'iesce però ~talvd1ta a spiega>rsi questa parzriaiHtà di cODJtegno, come per e1sempio per quanto riguarda le manifestazioni di I:nnsbruck nelle feste ginnastiche del luglio scorso (3): i parteci,panti tedeschi erano liberali e massoni e come tali più che amici dei tirolesi, nemici del fasai,smo.

Ho avuto mig11oii1e impressione da questo mio colloquio con Starhemberg che non dai precedenti. Oltre che equilibrato nei giudizti sulle persone e sulle varie possibilità delle future vicende, mi è 'sembr,ato avere una idea a'ssaà più chiara circa la situazione e lle sue incognite, se non voglia dirsi i suoi pericoli, nei rigué!rr'di deli paTtiJti borghe1sù. che non gLi uomi[]i alt governo. Sulle incertezze dei risultati delle future elezioni e sui conseguenti possibili danni per l'attuale maggioranza ho qui parlato con parecchi, insistendo nelJ.a necessità dell'unio~e

e della preparazione. Ne ho ;parlato con H Presidente deLla Repubblica, ne ho parù,ato con Schoher, con V1arrti m~embri del Governo, con quai1che Capitano Provinciale. In provincia ci si rende conto della situazione ma non qui a Vienna ove tuttli ostentano un ottimilsmo >che nu1l',a1tm giustifica se :non rhl desidevio di. chiudere gli occhi per non vedere. Quando per esempio ho accennato a Schober dellla ,possi>billli!tà 'che ~~i agrari ~se 1a ilntendano con li Cechi -e Starhemberg la ammette -Schober mi ha rilsposto sorridendo con ila sua consueta ca,lma, la quail.'e 'se talvor1ta è Wl!a forzra 'bélll'a~ltra è una debolez~a, e m'ha a:ss1cureto che io vedevo inesistenti :per1coli. Ma i perkoli esistono e non solo per l'Austria stessa ma anche per i suoi futuri 'l'apporti con noi. Se daUe elezioni usctsse un Governo di coalizione non oredo che le cose potrebbero continuacre come sono ora e ~come più o meno continueranno oramai sempre a essere finchè tenga il potere un governo di soli borghesi. Mi riservo tornare sull'argomento.

(l) -Il testo pubblicato è quello conservato nell'archivio della delegazione alla XI sessione ordinaria dell'assemblea della S. d. N. (2) -Per il testo del discorso, pronunciato da Briand 1'11 settembre, cfr. Le Temps del 12 settembre. (3) -Cfr. n. 236. (4) -Cfr. p. 170, nota l.

(l) Cfr. il promemoria ministeriale 300278/9 del serv1z10 corrispondenza, in data 7 gennaio 1931 : « È stato .segnalato, in via confidenziale, al R. Ministero dell'Interno che il deputato socialista austriaco Julius Deutsch ha invitato la concentrazione antifascista a voler diffondere dovunque la notizia che le Heimwehren austriache e gli elmi d'acciaio sono largamentesussidiati dal Governo italiano e che la concentrazione, accogliendo l'invito, non ha mancato di diffondere tale voce ·con l'aggiunta che Steidle ed il maggiore Pabst, capi delle Heimwehren austriache, avevano depositati in Svizzera gran parte dei fondi ricevuti...

(l) -Cfr. n. 233, (2) -Cfr. n. 242. (3) -Che provocarono la protesta dell'Italia. Cfr. n, 196.
250

IL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SCIALOIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. P. 2269/14. Ginevra, 15 settembre 1930, ore 16,16 (per. ore 19,20).

Ieri ho vi,sto Briand H qua'le mi ha parlato deHe convel"isazioni in corso nella questione naV'a1e nella pe11suasione che ,io fossi investito di un quakhe mandato per trattarne. Gli ho dLchiarato di non aver aLcun incarico. Briand ha insistito su1la opportunità di spingere avanti conversazioni con tdea giungere possibHmente ad una ·conclusione prima della fine de1:1'Assemblea e si è es1pre'Sso come se si senti<sse fiducioso di un risultato positivo. Mi ha dato comunque impressione di essere sincero nel suo desiderio di giungere ad un accordo.

251

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

TELESPR. R. 230897/827. Roma, 15 settembre 19.30.

Seguito a ,telespTesso 15 lugl:io u.s. n. 223444/5,92 (1).

Col telespresso sopl'a ricordato facevo presente all'E. V. l'opportunità che anche pe!l" segulm",e, ·deil resto, un analogo proc.ecli.m.ooJto da pa!l"te dii. questa Ambasciata di Francia, El:la trovi modo, quando l'occasione se ne presenta, di documentare a ~codesto Governo l'atteggiamento di autoo:ità o di pubbHcisrti francesi di piena ostiJità al Regime.

Una tale occasione si offre nuovamente oggi, ed a proposito di quelJ:o stesso libeihlo del noto Geo~rges ~a,lois • F11nances i1tat!.~ennes • che Le segna1lavo col predetto telespresso.

Difatti a consimi,le pubblicaz1one non ha es~tato a dare H suo ava:llo un exminist!l"o della Repubblica francese, il Signor Françots Albert, in un artkolo, segna,lato in data 5 corrente sull' • Ere Nouvelle • ove fa UI1Ia larga recensione del libro del Valoos aggiungendovi di proprio le più catastrofiche conC'lusioni sulle condizioni presenti e future del:l'Halia.

Mentre di tale ao:"ltkolo è stato da questo mdmste!l"o fa,tto cenno linotdenta,le ad un segretario di quest'Ambasciata di Francia, prego l'E. V. di farne og,getto di più esplicita segnalazione, quando l'occasione Le apparrà migliore, a codesto Governo.

(l) Cfr. n. 154.

252

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, A GINEVRA

L. P. Roma, 15 settembre 1930.

Grazie della Sua lettera in data 12 corrente (1). Continui, La prego, a farmi avere il più frequentemente possibile questi suoi rapporti di carattere confidenziale e personale, secondo l'usanza antlica, che è poi stata sempre la migliOTe.

l) La prego di far pervenire a Henderson il mio sincero compiacimento per H suo discorso (2). Il mio (che non ho tuttavia perduto la speranza di fare in ailltr:a p!1o9s1ma ocoas1one -.io sono un testa:I'Ido, EWJ.a Io ·Sa) non poteva essere sostéllllZi1ailmente diver1:;10. Come E:11a vede ùa pr1iortità de'l oo:nce:tto dlilsa~rmo su quello deUa si:curezza anche se non esattamente rispondente alla logi:ca giuridica del Patto sta facendos:i strada a Ginevra. Siamo stati noi a dirlo p& i primi a Londra, nei miei discorsi al Parlamento, nel documento di risposta al memoran

Ho fatto notare a Craigie che già per le riunioni di Parigi noi eravamo favorevoli alla presenza degli inglesi. Anche oggi, noi non vediamo difficoltà a discutere anche con loro. In questo momento però siamo in attesa che i francesi si pronuncino sulle nostre proposte di Parigi, e non abbiamo nulla di nuovo da dire.

Quanto alle cifre, egli sapeva benissimo che non era colpa nostra se esse apparivano troppo alte all'Ammiragliato!

Craigie mi ha detto che sperava non essere esatta la versione data dal Daily Herald circa le cause della partenza del Ministro Grandi, e cioè che tale partenza fosse stata provocata dalle notizie date dal Sig. Henderson alla stampa a proposito delle conversazioni italafrancesi.

L'ho assicurato che tale versione non aveva nessuna base, pur osservando che l'iniziativa di Henderson ci aveva piuttosto sorpreso. Craigie ha avuto l'aria di dire che si era trattato di una gaffe fatta da H. senza alcuna cattiva intenzione!

Sempre a proposito delle conversazioni navali, ieri il Sig. Henderson, incentrandomi all'Assemblea, mi ha abbordato con queste parole: "What a pity that Mr. Grandi has left ". Ho osservato che siccome per i lavori ordinari dell'Assemblea c'era S. E. Scialoja, V. E. non aveva nessuna ragione particolare di rimanere, visto che i francesi non si erano ancora pronunciati sulle proposte avanzate dagli Esperti italiani a Parigi e che quindi mancavano gli elementi per delle conversazioni fra Ministri. Egli sapeva del resto che io ero stato autorizzato a mantenere i contatti e che il giorno in cui apparisse la possibilità di venire a trattative concrete, V. E. avrebbe anche potuto tornare.

Il Sig. Henderson osservò che V. E. gli aveva detto la stessa cosa e che sapeva che tale eventualità si sa!'ebbe verificata prima della fine dell'Assemblea. Massigli a sua volta mi ha proposto una conversazione sulla questione navale per lunedì

prossimo».

Grandi, che era arrivato a Roma di ritorno da Ginevra la mattina dell'li settembre, avrebbe risposto, secondo Briand, all'invito ad un colloquio che era spiacente di non poterlo accettare, essendo obbligato di partire per Roma • that night » (DB, p. 398, nota 1). Sulla questione cfr. anche la seguente «nota di servizio confidenziale», telefonata da Ginevra alla Morning Post (allegata al t. posta 3317/1624, Londra 12 settembre):

« I movimenti di Grandi sono mantenuti assolutamente segreti. Da un canto sento dire che è ritornato a Roma per evitare di prendere parte alla discussione sulla Saar, non volendo criticare la Francia per non compromettere gli sperati risultati delle conversazioni da lui avute con Briand. Ma corre anche voce che Grandi si prepari a ripartire per ignota destinazione: forse Parigi... La stampa Italiana, per ordine superiore, non ha ancora annunziato l'arrivo di Grandi a Roma».

dum Briand (1), documento 1che <più rileggo e più mi piace, anche oggi. Ella non può credere con quanta melanconia io assista da lontano a que1ste di,scussioni aH' A:ssemblea, dove <l'ItaH:a avrebbe <potuto prendere H primo posto, come forse non lo potrà mai più. Anche la preoccupante fanta~sia dei giornailtsti a commentare la mia partenza è un elemento da cui si può giudicare que'Llo che abbiamo pel'duto 'a Gin1ewa 'in ques,ta oc~ca,stone. Paz11enza. Ci rltfaremo. Ne srtJita Clell'I1Jo.

2) Rtmango meno otUmista di Lei 'Sull'e.sito delle 'conversazioni navaLi. Gtunte ~Le {Jose 'ail pun1to 1in oui ~sta,nno è ch!iarm 1che a noi non rli,mane che : a1s1perttare. Saranno i francesi 'così actcorti da rendersi conto che un aocm:do navale con noi, i:.l questo momento, costituirebbe 1a più grro,ssa pedina nel loro giuoco contro ,l'Lnghilterra? Stare,mo a vedere. Senza fare i preztiosi, non sarà male tuttavia mostrare a questa gente che non abbiamo a1Jcuna fretta, e che non abbiamo a1tresì alcun'a1tra cosa da aggiungere. Sempre a rpTopo's,ito di conversazioni navali La prego di confermare a HendeT~son, a mi:o nome, non solo che la notizia da lui data alla ,stampa a proposito de<He nostre conveT,sazioni con la FTancia non mi è dispiaciut,a, ma ritengo sia ~stata tempest<iva ed uti,le. Non potendo e3sa venire da noi, tanto meglio sia venuta dal Taippresentante britannico.

3) Sarebbe uthle che qualche giornalista straniero autorevole -lo dica anche 'a Rocco a nome mio-facesse notaii'e IÌIIl qruJaùJche all:r1Ji,co,lo o CO'l1rliispondern~a da Ginevra come in fondo l'attuale dis,cussione aiJtl'Ass.embl,ea si svolga quasi intieramente ,sui. concetti chiaramente affermati daLl'Itatlia a Londra, nei miei discor,si al P~a!'lamento e nella nostra DiSiposta alila Paneuropa. Richiamare a1la attenzione internazionale questa documentazione potrebbe valere, ailmeno in piccolissima parte, a ~compensare gli svantaggi de,hla mia... assenza in questo momento. Cel'chiamo di evitare, ,come possibile, che aiLtri si prenda iJl merito delle dcette che abbiamo inventato noi. D'altr'a parte pokhè iLa politica dell'Italia da me cominciata nei riflessi dei 'problemi che saranno discussi nella Società deil1e Na~i,oll11i non muterà, 'e l>larà ~anz,i metodicamen~te pe1I'1seguit1a, è bene Ci€11'1care del nostro meglio per impedire che l'a mia assenza sia interpretata come un abbandono di qu~st:a politka. Tutta roba difficile a spiegarsi, ~o capis,co, sopratutto quando le domanderanno: ma altlora perchè Gr,an:di è partito?

4) La pre,go di non d~mentioar1si di una cosa. Nel nostro documento sul,la Paneuropa abbiamo metsso come eondizione deltla nostra accettazione la chiamata della Russia e del!la Turchia neltle Commissioni che sarebbero state incari,cate di studiare il progetto Briand. Nel caso che una delle Commissioni aH'Assemblea fosse incaricata di esaminare un prog'etto di rtsoluzione, non bisogna dimenUcare di dare al nostro de,legato istruzioni di 'sostenere la necessità dell'invito al[a Russia e alla Turchia. A parte l'evidente interes:se italiano a<Ha presenza della Russia e della TU!'chia nelle future discussioni sul progetto Briand, noi non possiamo, senza farci una troppo cattiva figura a Mosca ma sopratutto ad Angora con 'la quale abbiamo preso un preciso impegno, fare diversamente.

Mi saluti .il mio caro Vitetti.

n. -1,33.

(l) Di questo documento, non rinvenuto nell'archivio storico del ministero degli esteri, si pubblica qui un estratto, conservato in USM, cart. 3290/1: « Conversazioni navali: Ho avuto occasione di intrattenermi con Craigie che è venuto a Ginevra · · per il caso che la sua presenza potesse essere utile alle conversazioni navali". Il suo Governo non vuole fare pressioni per intervenire in queste conversazioni prima del tempo. Attende di esservi invitato. Sarà bene però che Francia e Italia non si avventurino troppo sopra delle strade nelle quali l'Inghilterra non potrebbe seguirle. In proposito Craigie ha osservato che le cifre sulle quali si è discusso a Parigi sembrano troppo alte all'Ammiragliato inglese. Nonostante questo, egli non era pessimista. Trovava che a Parigi da parte italiana era stato fatto un apprezzabile " passo in avanti " e che la conciliazione dei due punti di vista non era impossibile.

(2) Pronunciato 1'11 settembre.

(l) -Per la documentazione sulia conferenza di Londra cfr. serie VII, vol. VIII; per i discorsi al parlamento cfr. D. GRANDI, op. cit.; per la risposta al memorandum Briand cfr.
253

IL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, AL PROF. ARRIGO SOLMI, A MILANO

L. P. RR. Budapest, 15 settembre 1930.

La ringrazio vivamente per avermi inviato le bozze del Suo libro (l) e per avermi voluto chiedere la mia impressione. Non esito a dirLe che l'impostazione generale del lavoro mi sembra ottima e cor11ispondente all'opportunità politic'a del momento.

La Sua esposizione delle tradizionali necessità deLla politica francese è esatt~ssiJma, •come esa,tlto è 1hl r>1ch1amo ad una più >se>l'ena VI~SiiJOne delliLe conVIelll1enze rispettive dei due Paesi. A parte un ottimtsmo ckca i dsultati finali di un accordo italo-francese, che per parte mia non .condivi:do pienamente (ma che non mi sembra inutHe sia da Lei espresso -come Sua per<Sonale opinione nella situazione presente) io non mi permetterei di suggerirLe altro che qualche lieve attenuazione di forma nel~·e frasi riguardanti tanto l'avvenire dei rapporti italo-francesi, quanto il buon diritto della Germania al!la reVIisione dei trattati e la forza morale e >politi·ca di questo Paese.

La •situazione noska di fronte aHa Germanta è infatti tuttora deUcati-ssima ed a noi non conviene affatto dimostmrle anche soltanto a parole dei sentimenti cui essa non è in grado ancora di corrispondere. Ripeto però che, a mio modo di vedere, basterebbero soltanto del>le lievi attenuazioni formali.

Ma •SU qualche aUro >punto specifico debbo dchiamare la Sua attenzione per rettificare alcuni dati di fatto che non sono predsi. E cioè:

l) La questione dei confini libici. Anzitutto a me non risulta e non dsulta tn reat1tà uffioi!awrnente ·Che ·:La F•m!Il!ci:a oi abbi:a mad ofllmto liil Bor•cu e dJ. 'Thbesti. Volesse hl Cielo lo avesse fatto! Ma è una chiacchiera che ho sentito altre vo1te e di ·cui non sono ancora riuscito a stabilire la vera origtne. In secondo luogo, noi non abbiamo mai ufficialmente (tranne qua•Lche a·ccenno personale) parlato alia Fra!Il!cia di una nostra aspirazione d'arrivare al Lago Tchad. Anche qui si tratta di notizie giornalistiche e di desideri di coloniaiisti sognatori. In terzo luogo le nostre J.'ivendicazioni dei diritti turchi sono in contmsto con altri nostri accordi internazionali. Non posso qui •chiarire tutta la questione, ma mi limito a dirLe che noi possiamo, malgrado questi aocordi, impiantare ancora delle discussioni ma non nel senso da Lei esposto e nemmeno in quello in cui hanno scritto tutti gli altri scrittori italiani che si sono occupati dell'argomento.

Da tutto ciò ri<suJ:ta ehe, mentre la Sua esposizione deHa questione tunisina è esattissima tanto nei dati ·storici quanto nelle argomentazioni giuridiche e politiche, non altrettanto si può dire dell'esposizione della questione Hbioa, la quale appunto è V'iziata aHa base daill'inesattezza di a1cu:ni dati di fatto. Del resto E>lla non poteva conoscerli, come, rtpeto, non li conosce alcun a·Uro pubbli

cista italiano. Ma allora, o converrebbe sorvolare su molte cose o precisare. Fra le due soluzioni preferirei restare nel vago.

Debbo dirLe pure che gli argomenti da Lei opposti a quem francesi circa l'entità dei compensi coloniali non sono neanche molto forti e si presteranno a repliche da parte dei colonialisti francesi.

2) Non è esatto che la venuta deH'Ambascia,tore de Beaumarchais a Roma possa inter,pretar,si come determinata dal desiderio del Governo francese di arriV'are ad un accordo.

Il Beaumal'chais è un perfetto rappresentante deHa burocrazia francese (per di più delLa burocrazia africanista) aUa quale giustamente E!l,la fa co1pa della maggiore incomprensione degli interessi italo-francesi.

Il suo predecessore aveva una ben più laCI"~ga visione di tali interessi, e forse questa fu una delle ragioni del Suo :richiamo. È necessar1io -a parer mio -che Ella si astenga del tutto da'l nomina,re il Beaumarchais neiJ. Suo laVO'rO.

3) Le missioni d'oriente non sono passate in maggioranza nelle nostre mani. Volesse il Cielo lo fossero! C'è una crisi-come Ella giustamente dicein quelle francesi, ma nuiJ.la più. Anche qui converrebbe sorvolare, poi,chè la questione meriterebbe una trattazione ben più ampia.

In sostanza, caro amko, io sarei d'opinione che tutta la parte r1iguardante i oonftnli làbilici doV'rebbe e1ssetre I1ilmru:JJeggi,!llta da oa1po a fondo. Ma nartJur1almeiOJte, siccome il mio non è ufficio di censore dehla stampa, Ella è arbitro delle decisioni.

Uni'ca cosa ~che posso fare è di offrirLe la mia modesta collaborazione nel caso E,lJla volesse rimaneggiare questa parte del Suo lavoTo, ma in questo momento io sono in viaggio per affar,i, e quindi 'SÌ dovrebbe rimanda,re alla fine di ottobre o ai prindpi di novembre un nostro incontro a Roma.

Se H rinvio non è possibile, mi permetto di consigliarLe di tagliare, tagliare H più che può in questa parte. EUa sa meglio di me che • on prend les bètes par les cornes et les homme~s rpar les paroles •.

Mi ~scusi que,ste brevi osservazioni che del resto ~sono unicamente relative a dati di fatto, e che non diminuiscono l'ailto elogio che debbo fare al Suo lavoro ed al pensie~ro che lo ha inspirato.

La prego però di considerare assolutamente personale e riservata que,s1a mia lettera (1).

(l) Ctr. A. SOLMI, Italia e Francia nei problemi attuali della politica europea, Milano, 1931.

254

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, CAPASSO TORRE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 22,85/3722/48. Monaco, 16 settembre 1930, ore 15,30 (per. ore 18,55).

Hiltler 'cui strep~toso successo eletto11ale ha soopassarto sue stesse prevdls~oni, ha voluto farmi conoscere sue prime impressioni pur dichiarandomi che in un rapporto di politica interna e costituzione nuovo gabinetto non poteva ancora

avere dati precisi. Egli ha dkhiarato che per lui questione prindpaile non è che partito entri Governo oppure resti opposizione. Egli si regolerà conformemente direttive segnate da:1l'obietrtivo massimo partito cioè possesso definitivo potere. Se nuovo Governo prescinderà sociaHsti, suo partito come frazione anti-socialista più forte chiederà 1posti di,rettivi anzitutto Ministero Interno e Minastero della Guerra. Se invece nuovo Governo si appogge,rà socialiisti, partito ·rimarrà OP!POsiz1one 1cont1nuamdo 'sua pvopaganda onde olìtenere futuve eLez:kmii 123 oppure 200 mandati. Numero deputati del 're,sto è consideva:to puramente mezzo per raggiungere scopo supremo poiché 'socialnazionale non è partito pavlamentare ma s1stema politico basato autorità suo capo, perfetta disciplina. Civca politica esteva egLi ha dichiarato che partito resta fermamente fedele intesa col!l'Ita.lia ripetendo ancora che politica • più moderata » in Alto Adige sarebbe gmn successo mora:le suo partito rafforzandone ,situazione, tanto più che durante lotta eLettomile partHo ,subì a:tta,oco nel ·campo poliirtJk,a esteva appunto rpe'r supposto tradimento contro Alto Adige.

(l) Con successiva l. p. del 26 marzo 1931 Guariglia precisò a Solmi suoi punti di dissenso circa la questione dei confini libici.

255

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SCIALOIA

T. P. 872. Roma, 16 settembre 1930, ore 24.

Suo telegramma n. 14 (1).

Nel mio ultimo incontro con Briand a Ginevra (2) vimanemmo tntesi che la parola era tuttora ·agli esperti. Questi, ai quali i due Governi hanno convenuto di affidare l'incarico di conversazioni sulle questioni navaLi, non hanno ancora terminato nè hanno presentato le loro •conclus1oni. Nostri esperti hanno fatto proposte alle quali essi attendono ancora dsposta da pavte francese. Negoziati sono dunque giunti ad una situazione ben definita. La buona volontà espreS'sa dal signor Briand troVIa in me pieno riscontro ma mi sembra che egli non avrebbe che da manifestare suo avvi·so (o far[o manifestare dai suoi esperti) circa :proposte fatte da nostri esperti a espe·rti francesi, anz:ichè limitarsi a dichiarazioni generiche ·che poSisono éliPParire un alibi per l'avvenN-e in vista della mia attuale assenza da Ginevra.

Sarà pertanto opportuno che V. E. riporti ·col signor Bviand la questione al suo punto preciso.

Naturalmente V. E. vorrà ascoltare quanto il signor Briand desiderasse dire in pmposito, tanto più che il Comm. Rosso e g!li altri esperti italiani trovansi costì, ove, come d',intesa, dovrebbero continuare .convevsazioni iniziate a Parigi.

(l) -Cfr. n. 250. (2) -Cfr. n. 36.
256

L'ALTO COMMISSARIO DELLA SOCIETA DELLE NAZIONI A DANZICA, GRAVINA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. P. Ginevra, 16 settembre 1930.

Se la brevità del tempo dLsponibLle non mi obbligasse a correre a Castelra,imondo M'all'lche per ,1Jenacemenroe pe11sev,e11are neLLa battag]La del g11ano e neiLla piantagione di alberi, :sa,rei venuto a Roma per chiede11le udienza. S. E. Federzoni Le avrà intanto riferito dell'<interessante ·colloquio avuto a Bayreuth con H1tler (l); il ·cui successo ~ç'lamoroso 'Supera le sue stesse rpr,evts1oni, ed ha gettato ilo

• sconcerto • negli ambienti ginevrini, e, in g·enere, nella franco-soda,l-massoneria ·che vi predomina. È da augurare che la nostra stampa, nellla sua abitua·le ignoranz;a, non si lasci in:flluenzare da chi ha motivo di deplorare il successo hitleriano, che a noi off·re i:ndi:scuttbili vantaggi: a) di frustrare l:a poUtiJca di avviJcinamento franco-germanico di Stl.'esemann-PLetrLah~Cu["rt;ius, 'con n.eglli:gelnz'a de1l'Irta~.L~a; b) dii rerndierl.'e rilllfluentte .Ln Germa~lJi:a r]l :solio pélJI1ti!to ,che ha per il'IrtJatl,m e per il nostro regime simpatia e since11a ammirazione.

Qualche ~seria difficoltà ~sarà promossa a Hitler dal VaUcano, ~chè egU, che vuole il ·conco11so indispensabhle deLla Ch1esa aUo Stato, 1Si propone di combattell"1e 'arccaniltamente till Cen1JI.'o (,catto]i!co), perohè non ammet1lt1e U.'esilstenz.a dii pall"titi • confessionali •. Anche questo può non dispi:a,cel1ci, in quanto che una Germania cattolica ~con un • Centro • troppo forte tenderà :sempre ad orientarsi più verso la Città del Vaticarno ~che vel'so Roma, carpLtalle d'Italia.

Sono pel'sonalmente assari .lieto di aver potuto :fomire a V. E. notizie esatte sul progresso del nazion,al..,socialismo in Gel'ffiania e di essermi permesso di quaJ:ifi,call1e, (in anra\Logi!a a qUJa[)Jto ,a,ccade\"a per !Illori nerl. lr920-2t2), dii ,iJspilraìte a ceciltà

o a mala fede ·le infol'mazi:oni diverse fornitele.

Ripal'Urò il 22 per Danzica, ove la situazione, anzi che migliorrare, va peggiorarndo, ed ove si potrebbe forse 'll!n giorno indirettamente soUevare la questione della necessità di una • revisione •; anche a mezzo mio, se ciò fosse conforme agli interessi nazionali.

257

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

T. (P. R.) 9581/166. Roma, 17 settembre 1930, ore 24.

Nel mio recente incontro (2) a Ginev~a ho detto al Cancelliere Schoberr che impegni politici intemi mi 'l'endono i:mpossibHe vi,stta Vienna durante autunrno. Avremmo ,stJabiiJJLto 'come data Vl~s~ta mese dii g1enrnradlo pr1101ss~mo anno. CanceiJJJJireii"e Scholbe'r mi ha prr:eg1arto rnon idtla~Vdame ()lltre tJar1e dJa,ta. D'aoco111dio oon V. E. esamineremo a ~suo tempo opportun1ità mia visita per ta1le data od eventua:J.e spostamento olt~e gennaio.

(l) -Cfr. n. 180. (2) -Su questo incontro non si è trovata documentazione.
258

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SCIALOIA, E AL SOTTOSEGRETARIO GENERALE DELLA SOCIETA DELLE NAZIONI, PAULUCOI DE' CALBOLI BARONE

T. (P. R.) 9597. Roma, 17 settembre 1930, are 24.

(Per Paulucci) Ho telegrafato a S.E. Scialoja quanto segue:

(Per tutti) Nel suo di'scorso di ieri all'assemblea (l) V.E. ha chiaramente espresso e 'confermato hl punto di vista del R. Governo cilroa :la riforma del segretariato. In proposito, mi sono a'stenuto dall'inviare a V. E. particolMi 1struzlioni, per,chè quasi ad ognJi ora possono :mutare ,Le s1tua2Jiona e variÌiall"e gJJi. umocti dell'assembil.ea. OiiDca il.'attegg~i,amento da 'seguire conveng~Q pellìalltll"o che atteggdamento di pura intransigenza :non può essere spinto fino a dare noi soli voto contrario, atto che sarebbe per por,tata e 1per conseguenze sproporzionato aUa materia ~stessa per quanta importanza essa rivesta per noi. Ciò rpremesso, nostra azione, che non 'PUÒ necessariamente prescindere da quelJla degli altri due maggiori interessati -Germania e Giappone -deve essere naturalmente diretta a raggiungere quanto più possibile dei :nostri obiettivi. Come quest'azione debba SV'rugersi e fino a qUJallli illimilti, 1lascio a V. E. neNia wa !!ij)ell"ÙJmenrtata saggezza, giudicare sul posto a seconda delle circostanze, prendendo quel!le decisioni che

V. E. riterrà più opportuno. (Per Saiailiom) Ho telegra:fiato quanto rpr,ecede a PaUJ1uooi dlandogilli. lista:uzioni di assecondare 'l'azione di V. E.

(P,er Pauil.rtrocli) V. S. VTorrà 'come sempr'e poore iLa sua esperienzla delilia situazione a di!sposizione della nostra delegazione .per~chè -senza .perailtro giungere 'da soli ad un voto contrario che non sarebbe, ripeto, in proporzione col risultato da ooggiungere, dovendo fl R. Governo r-iservare l'ap.pi!.icazione de'l pr:iJnCJiJpro deN'unaallimiltà per oasi più gravi, che portlvanno manif~swsi mavvenire -si possano però ottenere i maggiori vantaggi o quanto meno subire i minori svaJllJtaggli. m ~u~sa da compromettere quanto meno sia rpossibhle ila nostra a~iOIIle futura (2).

Cfr. anche il r. di Rosso per Grandi in data Ginevra 2 ottobre, del quale si pubblica il passo seguente: c La questione del Segretario verrà probabilmente davanti all'Assemblea nella seduta di domani. Il Delegato Italiano ha ottenuto che il progetto di risoluzione preparato dalla 4• Commissione fosse redatto in modo da prestarsi ad un voto per divisione. In seno alla Commissione la parte relativa ai contratti è stata approvata da tutti meno che dal Delegato Italiano. Il Delegato tedesco ha dichiarato che voterà in favore dell'intero rapporto. Alcuni delegati sud-americani, che finora avevano appoggiato la nostra tesi, mi hanno confidato che -malgrado la loro opinione personale non sia cambiata -non credono di poter dare un voto contrario in Assemblea Plenaria. Cosi stando le cose, pare che la soluzione migliore sia di lasciar passare il rapporto nel modo più tranquillo possibile •.

Dal verbale di un colloquio Grandi-Drummond del 19 aprile 1931 risulta una forte irritazione dello stesso Drummond contro Paulucci, di cui desiderava le dimissioni da sottosegretario della S.d.N. c dopo gli incidenti della scorsa estate •.

(l) -Cfr. • Rassegna settimanale della stampa estera •· anno V, vol. III, pp. 2121-2122. (2) -Esiste la minuta di un telegramma personale di Grandi per Paulucci, pari data, che forse non fu spedito perché sostituito da quello pubblicato. Di tale telegramma si pubblica qui la prima parte: c Dopo che Scialoia ha difeso con franca energia principi memorandum italiano mi sembra il caso adesso considerare nostra posizione dal punto di vista esclusivamente realistico e tenendo conto situazione determinatasi questo ultimo periodo in seno altre delegazioni, situazione che non appare estremamente brillante per noi •.
259

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO (l)

TELESPR. R. 231081/724. Roma, 17 settembre 1930.

In seguito alla •conclusione del Trattato per l'importazione del.!le armi in Etiopia, firmato a Parigi il 21 agosto scor.so, questo Ministero, d'<l!ccordo col Mi:nli.steil"o de1lllie •CoLonie, rti1tiene opportuno dii riprendm-e !La proposta, oODJtlenruta. nel teleJSiPil"es,so ministeriale n. 2,23316/525 del 14 luglio scorso (2), tendente alla conclusione dli un <liCC0[1dJo :Em :l.'Ita1]ia, FOC1anoia, e lnighiDlterra p& quanto cona&ne l'esecuzione del Trattato del 21 agosto con l'Etw,pia. Si tratterebbe com'è noto a V. E., di concordare :Era 1e tre Potenze che .iJ. quantttativo annuo di ail"ffii da importwsi tn Etiopia, sia il."i:partito in parti uguali fra le tre Potenze stesse, in modo che ·ciascuna ne fovnisca un terzo; dò allo scopo, uniformandosi allo spirito dell'accordo tdpartito del 1906, sia di evitail."e una concoNenza per :la fornitura delle armi, sia di far sì 'che •ciascuna delle tre Potenze abbia la sua parte dei vantaggi economici e d'ordine morale e di prestigio che dalla fornitura delle armi all'Etiopia 1si possono ritrarre.

Si prega pertanto l'E. V. di voler presentire al 11iguardo il Foreign Offi:ce per ·conoscere se esso vedrebbe •con favore rma nostra formale proposta a Londra e a Parigi nel senso suddetto; V. E. potrà dchiamarsi a:1le precedenti convernazioni sull'argomento -•telespresso di •codesta Amba•sciata n. 2582/1189 del 19 luglio .scorso (3) -e far dsa1tare che gli tnt&essi italiani e britanntci colUmano nella questione, tanto ·che Io stesso progetto venne già ventilato dal Foreign Office, e che in mancanza di un accordo del genere la fornitura delle armi all'Etiopia andrebbe •con tutta probabiHtà allo stato delle cose, a quasi esclusivo vantaggio della Francia.

Questo Mtntstero r.esta. dn arbtesa dii comu:nlioazl~oni al 11igua:rdo.

260

IL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 2222/1055. Tirana, 18 settembre 1930.

Quando venni inviato in .Ailbania come MiniJstro Plenipotenziario, l'orizzonte deli mppmtd c·Oil"rent,i f11a [,a R. Le•giaZJione e questo Govemo e questo SoVImlllo non era molto sereno. Il mio predecessore, dopo due anni di lavoro indefesso e fecondo .si era vtsto, dalle cireostanze e dal,la improntttudine di questli ambienti, posto nella necess~tà di ·reagire, gli ultimi mesi della 'sua permanenZJa, nel modo energico che V. E. •conosce, contro atti e parole provenienti da varie pel'sone ed

enti uffi,oiali e non uffi,ciali; inoltre, posto di fronte ad una ostilità, ad un ostruzi()llll]smo quasi siJstema1l1co contQ"O gli inten~ssi e 'Le d!nizi!a1:!ive Iltalllila111e, aveva dovuto adottare, anche in moLte questioni ed affari loowli, atteggiamenti di recisa disapprovazione e di 1sevm-a condanna.

Io fui qui inviato con istruzione di approfittare del cambiamento di persona peT r1i!oond1lil"l'e, nei ~witi d!ea. poss:ibill,e, una ma.gg,iJme coi'dialità neWambietnlte; e fui ·autovizzato a ~servirmi, a tale scopo, di qualche avgomento atto ad attirare sulla mia pevsona il favore dei circoli di governo e del Re. Cito :fu'a J.'<~~.Itro promesse .generiche ma ,cor~Hali sull'interessamento del R. Governo ad intel"Venire di nuovo per facilitare il servizio del pre:stito S.V.E.A., a ,gran pena iniziato da questo Governo nel <covrente anno, e che <costituisce certa,mente un incubo per gli anni venturi, a cominciare dal prossimo 1931; rinuncia oppor·tuna al credito di 29 milioni delle note forniture miHtari; disposizioni favorevoli deHa finanza iltaJliana per l1a <COilllcessdone del <OI'edito edli!lizio pe1r Ia I1ilc01srtlrluz.iJone deM<a città di Durazzo.

Però, appena qui giunto, compresi subito la neces'sità di maveare iJ tempo, o, per <lo meno, di andar molto <cauto nei miei approcci amkhevoli: e ciò, e'ssenzi,almente, pe<r non me:tte['e 1Ìin 1ser1io pedcol~o .ti pve:s1Ji,gio die1lJI1a R. HiafPpresentanza Italiana, e per non incomggiare <il formarsi qui deila convinzione, già anche troppo radicata, che H R. Govevno sia disposto a tutto rtol1lem:re da parte albanese, in quanto che J.'A!lbania costituisce una caTta indi,spensabile ail<la sua politica.

Ho avuto infatti, subito, 1la ·sensazione <che la partenza de1l M<ini,stro Sola veniva attribuita a sconfessione della sua politka e dei suoi atteggiamenti; e, più ancore, :a~ili dii diffonder1sli dell'opinione ohe, quando H Rapp:re1senì!Jante Italiano mostra i denti, lo fa per bizz,a pll'opda, per cattivo caratte'l'e, ma senza un vcero appoggio da parte del iproprio Governo: g.iaechè S. E. Mus:solini, amico per incHna:zJione e per ne,ces:sità deM'Albania, è, per foll'za del<la sua politica, costretto a tollerare ed aval1are •tutto, onde tenere l'Albania, di fronte agli occhi del mondo, legata al carro de,H'Italia (1).

È quindi chiaro che <se, senza po:r tempo in mezzo, io avessi tosto adottato un'attitudine di sor:risi, di promesse e di favovi, awei gettato il discredito sul mio predecessore; awei svalutato, .per il futuro, me <ste<sso; aVII'ei comp:romesso la posizione del R. Governo, rafforzando faUaci persuasioni, fondate sui pa:ss:ati favo:ri e silll'egoc·en:lmi1smo ·dii que1st,i •signoni, ·i qua:IIi tendono a <oons1die:ra['lsi [a chiave di vcolta della poHtka balcanica e deHa poli<tica italiana.

Ma l'adozione di tale atteg;giamento rilserrvato mi è 1stata, oltre che dal ragionamento, imposta dalle <Circostanze. Il mio ar1rivo fu contrassegnato da articoli di giornali, che, antipatici nei nostri :r.iguardi, :rivesti:rono, nei miei con

Per esattezza. dirò che io mi riferisco al periodo, testè chiusosi, della Legazione Sola.

Mi risulta, da persone degnissime di fede, che il Re si è espresso a tal uopo con una frase pittoresca: " Io debbo lavorare con due mani" alludendo ai suoi rapporti con la Legazione e con l'addetto militare italiano.

fronti, un carattere quasi di avverHmento e di minaccia: dga,ssi dritto, o avrei presto fatto la fine del mio predecessore. Ho attribuito taH artkoli all'influenza del Ministro Fitzo: ma anche ill Re non ma:nca, per lo meno, di quakhe parte di responsabilità passiV'a neLla 'Cosa. Inoltre, era mia intenzione di non debuttare impegol.hmdomi tosto lllle1 rtlallllto !scabrosi contrast1i :fu.1a Goverrno ed IÌ.imprrendrutori e società, che costitui,scono wa cronaca ,giornaliera di Tka:na; irnvece, mi si voHe subito trascinare su tale terreno, approfittando della mia supposta inesperienza degli affari e del ·loro ~avviamento, per tral'ne partito: dieci giorni dopo H mio arrivo, venivo affrontato in pieno 'COl dcatto di una minacoilata inchiesta sugli ingegneri italiani del BotoTe, pel noto affare dei 'carrelli di Ragazzi. Taile attitudine mi costrinse, non solo a difendermi energicamente, ma a passélll"e alla controffensiva, ·chiedendo la giusta e dovuta soluzione favorevotle di vertenze coHe quali io, 'per conto mio, non avrei voluto, in quest'i momenti, ilmbarazzare subito il campo della mia azione.

Ho quilndi dovuto, neHa pdma ed unLca intervista 1privata che ho avuto finora ·col Re, adottare H contegno del ma<lcontento. Malcontento per gili arUcoli della stampa; malcontento per il trattamento poco simpatico usatomi dai due Ministri dell'E,conomia e deLl'Interno; rtchiesta di esecuzione degli obblighi incombenti al Governo Albanese, ,sia verso la Ditta Ragazzi che ver,so la Ditta Mazorana.

Mentre poi, da un la:to, il Gove,rno ed il Sovrano hanno tentato un po' di confinarmi in quella sfera di interminabili e meschini litigi, che sembrano desttnati, nelle loro mente, a temperare i boHori dei R. Miruistri a Tir,ana; non una soia parola ufficiale o seriamente uffi.ciale ebbi ad udke, in cui mi si fa'cesse per lo meno intravedere le ·strettezze, i bisogni de1l'Albania, del bi:lancio, del Regime, per passare poi a rpar1are di aiuti, sia del Governo Italiano, sia di Enti finanziari itatliani, per superare le difficoltà. Da ogni parte mi pervengono indizi e no~iz:ie prectiiSie ,guilllJa gravi1tà deJtl,a 1situaz;ione : or1irsl econ,omka; l1a'rgo d[ffuso malcontento; diminuzione allarmante dei redditi Stataili; scarso gettito delle imposte e deHe tasse; spese crescenti; elefantiasi burocratica; cattivo uso dello scarso denaro deHo Stato; miseria nera della Corte. Ieri ancora, H Min1stro delle Finanze, Kol Taçi, otti,ma quanto pavidissima persona, mi esponeva in riservati conversari, quasi con le lagrime, il suo terrore del prossimo avvenire te, al tempo stesso, mi 'srtllpplicava di tenere ben segreto il colloquio, per,chè nessuno ·potesse sospettare che egli meco si era così aperto). Ma, da parte uffidale

Ho udito di questioni che avrebbero potuto essere risolte e non lo sono, perché non avanzate per la nostra via ufficiale. Ho udito di vantaggi che potrebbero essere concessi all'Italia (un capo dell'ufficio stampa del governo albanese nella persona di un italiano; una

specie di convenzione yer istituire a Tirana un biennio univergitario di non so quale facoltà con l'obbligo per gli studenti albanesi di seguitare poi in Italia) e di cui alla nostra Legazione non si saorebbe nulla.

Non ho udito mai parlare alla nostra Legazione del nostro addetto militare; mentre l'addetto militare ebbe occasione di dirmi che aveva proposto alla Legazione di servirsi, occorrendo, del suo mezzo presso il Re onde definire più rapidamente qualche questione. Ma la Legazione non avrebbe voluto assolutamente saperne. Da qualche nostro console ho udito che l'opera del Generale Pariani esulerebbe spesso dal suo campo e risulterebbe invadente. Ma quanto di questa osservazione è imputabile alle persone e quanto al corso stesso deile cose?

Infine, per concludere questa parte, si osserva se, data la posizione speciale dell'Italia in Albania, non convenga e non sia possibile creare un organo diverso dal consueto organo diplomatico, un organo dalle funzioni ancor più ampie e più rappresentative, che, senza offendere l'amor proprio albanese, attui integralmente la collaborazione fra i due paesi in tutti i campi ».

od ufficiosa albanese, nulila. Se si d~scorre di 1mbar,azzi economici e :filnanziari,

non si esce dal vago; ~si accenna è vero ad eccessive spese, a quaLche difficoltà,

ma con aria di ,gente che :provvederà :per conto proprio; in ogni modo, nessun

rico11so a noi. Persino per ciò che riguavda iJ. :prestito, viene, pure con qua>khe

gem1to, espresso ,H_ proposHo dii. 'continuare éi111!Che i pagamenti raddoppiati del

1931. Ho avuto, unica richiesta, quella di due funzionari per le finanze, da adi

bivsi speciailimente a 'studiare il riovdinamento deWJ.e imposte, delle tasse e delle

tariffe doganalli: 11ichiesta a CUJi per ova rispondo in modo evasivo.

Naturalmente cevco di rendermi conto del,le ragioni di questo atteggiamento

disinvolto; interrogo amici ed m{ormatori, 1per sinceral1ffii se, sotto questa nobile

indiffe,renza, w sia qualcosa di losco. Ma, :per quanto mi sforzi di scovare qual!che

plausibile motivo di ahlarme (ho per,sino pensato un momento ahla possibHità

che questa gente ,_si ~attendesse un prestito politico da quatkhe Potenza estera),

da tutte le diverse fonti di informazione sono condotto alla persuasione che

le cose sono sempliici, e al tempo ste,sso le più consone al carattere della gente

e della situazione. E cioè:

1°) Il Re non si rende ~conto esatto deHa situazione del bilancio, e nutre un

ottimismo derivante daHa sua poca sensibHità in materia finanziaria e contabile.

A nutrire tale ottli.mismo contribuisce la timi:dttà del Mini,stro deLle Finanze,

la retic,enza degli a:1tri, 'la tendenza di tutti a vivere giorno per giorno e farsi

delle il1usioni. Aggiungo ~che si prospetta anche un pvoblema più delicato: fino

a che punto in certuni, per esempio dn un F1itzo, opera ill segreto intendimento

di accecare e minare H Regime?

2°) H Re e i Ministri 1si Hludono sul serio di poter equiHbrare il bilancio

meddante forti economie nei vari capttoli, non escluso i1l 'ca:p1toiJ.o Spese militari

(su questo punto mi tengo m stretto ~contatto col Generale Parria:ni). E vi è ancora

la fiducia di poter fronteggiare anche il pagamento delle rate dei due miilioni

di wanchi :per la S.V.E.A. pagabhli nella seconda parte dell'anno finanziario

1930-31.

3o) Permangono, accanto a questa fiducia, forti Umori, che aumentano,

credo, di giorno in giorno. Ma si procrastina in ogni modo il momento di adire

il Governo Italiano non foss'a,ltro che per ta:staTne le intenzioni; l(n'obabHmente

an,che nella speranza che io, preoccupato deUa s1tua2lione, mi faccia avanti per

ti primo, il che costituirebbe ,iJ. mtg1ior inizio, per loro, deLla partita. Non ho

proprio alcun mdizio che si pensi al miracolo di un prestito da altra banda.

Corrono voci di offerte da parte di un gruppo italo-amer~cano, favorito da S. E.

Musso,l:inli, ma non 'OI"edo ,che ~l'attenzione sii fermi se:damente su ipotesi de'l

genere.

4°) Dev'esserqi, nè1la mente del Re, anche Pidea che, in caso di incombente improvviso coHasso finanziario, un appello a S. E. Mussolini, corroborato dalla necessità di salvare ~l Regime ed insieme i'l prestigio ItaHano in Albania, possa 'agire più ra:pddamente e più efficacemente che discorsi prolungati e trattative, ed evitare i patti più o meno onerosi che ne sarebbero il risultato. Non è del

resto un'idea che manchi di buon senso.

V. E. comprenderà quindi come, di fronte a questa situazione, io mi sia tenuto nel più grande riserbo. Io penso che la maniera con cui sarà per essere impostata la questione dei bisogni della situazione a[banese, (perchè la questione

è fatale si 'ponga) avrà molta influenza sul modo con cui potrà essere risolta. In altre rparole, occorre ~che hl Re ~rompa hl ghiaccio ed intavoli il discorso, e non io: perchè, nel rsecondo carso, come V. E. ben sa, il nostro eventuale aiuto sarebbe ~considerato come un favore a noi concesso. Invece, nel primo caso, mi sa["à JrasaLata inte["a :ldibertà dii mosse. Ascol,tea-ò, farò iLe mie oSSieLrva.z~oni, e mi. riserverò di informare V. E.

E finisco notando altresì ·Che la composizione del presente Ministero non mi dà modo di conoscere, se non pe!t" info!t"mazioni indirette, H pensiero di questi signod. Ma, da un momento atH'arltro, è atteso nn cambiamento. IJ. Signor Rauf F'irtzo è derstiJna1to a 1a1sciiare Q'interim del!l'Int,emo, ed ill. SiglilO!t" Musa Juka, uscito

bianco come la neve daU'inchiesta per la ~sua gestione passata del MinLstero dei LL.PP., attende da un momento all'altro di ereditare il portafoglio di Fitzo. La 'SUa rassunzione è artrtesa rCQit1 anl~lia da moiLtli lil1111lwessarti ditalialilli, che hanno col Signor Musa Juka buoni ed intimi rapporti. Col,la Legazione egli intrattiene da un mese contatti segreti e cordiali. Io conto 'Sli dii lui. per essere me,sso al corrente ·con precisione de:l!la situazione e del pensiero del Gov&no e del Re : dopo di che mi. sarà molto più fadile di regola,rmi.

Ho creduto opportuno di riferire a V. E. quanto so[p!t"a, per spiegare le ragioni per ~cui, dopo un mese e mezzo di mia permanenza qui, non avevo ancora avuto occasione di. comunicarLe qualche cosa di veramente interessante (1).

(l) -Il documento fu inviato per conoscenza anche al ministero delle Colonie e a Parigi. (2) -Cfr. n. 149. (3) -Cfr. n. 166.

(l) Sulle relazioni fra Pariani e Sola. nell'ultimo periodo della m1sswne a Tirana di quest'ultimo, cfr. le osservazioni del giornalista Osea Felici, redattore del Giornale d'Italia, il quale, reduce da un soggiorno di due mesi in Albania, scrisse una relazione (per Grandi?) datata Roma l settembre: « È sorta... e si è formata, per forza di cose. una implicita duplicità di organi nell'azione italiana che non è, non può essere. nell'atmosfera della disciplina fascista e, data l'eccellenza delle persone, dissidio; ma che è tuttavia considerata come un dissidio.

261

IL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. P. 2307/20. Ginevra, 19 settembre 1930, ore 19: (per. ore 20,30).

Massigli mi ha presentato oggi controproposta basata sui programmi proporzionali di costruzioni fino al 1936 tanto pe!r navi,glio di superficie che per sottomarini.

Gli ho confermato 51\lbito note obiezioni riservando risposta definitiva. Sa~vo tstruziond. contrarie di V. E. mi propongo respinge!t"e proposta dichiarandogli che espe!t"ti italiani non vedono allcnna possibHità acco!l'do all'infuori del:l.'wltinno progetto oog.ge!l'Ìlto ra PaJriÌJ~i (2). Co[ prrossimo oorr,iere m pall'1Jenza domelllica invio rapporto particolareggiato 51\l ultima fa,se conversazioni navaili.

(l) -Non si pubblica il precedente r. 2095/1015 di Soragna dell'B settembre, relativo alla questione delle miniere di rame di Puka (Albania settentrionale) e del contrasto insorto fra il ministero degli Esteri, interessato per motivi politici alla coltivazione delle miniere, e le Ferrovie dello Stato, cui era stata affidata la gestione delle miniere stesse, ostili alla coltivazione « reputata sterile e, comunque, pochissimo gradita •. Soragna esprimeva il parere che convenisse confermare la gestione delle miniere alle Ferrovie dello Stato e che il ministero degli Esteri si astenesse da ogni intervento diretto. (2) -Sul quale cfr. nn. 220, 221, 238. Massigli aveva preannunciato a Rosso le controproposte francesi in un colloquio tenuto la notte del 15 settembre. Tali controproposte furono giudicate inaccettabili dalla delegazione italiana, e la relativa comunicazione a Massigli fu fatta da Rosso nella conversazione del 20 settembre. Contemporaneamente Rosso preparò un promemoria per Scialoia, che questi consegnò a Briand il giorno 24. Si pubblica qui di seguito l'ultima parte del promemoria :
262

IL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRIGI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI

T. (P. R.) 9719/196. Roma, 21 settembre 1930, ore 21.

Prego V. E. comunica,rmi se tra generali tedeschi più noti ve ne siano che abbiano aderito movimento hitleriano e quatli (1).

263

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

TELESPR. R. 231537/850. Roma, 22 settembre 1930.

Seguito a telespresso 15 corr. N. 230897/827 (2).

Nello sttlliddio di pubbUcazioni francesi tendenziose e~cco offrirsi oggi un

nuovo esempio ttpko: untsco copia estratto in data 15 corr. di una nota finan

ziaria del gio11nale Le Soir circa pretesi aipprocoi ~presso il mini,stro francese delle

Ftnanz1e per un presttto tisba1l1Lano sulla pi!azZJa di Ba,l'igi (3).

La notizia, come S. E. hl Capo del Governo l'ha persona,lmente postHlata,

è • fa.llisa, ma apprmto per tCliò tanto più odiosa e gmve • (4).

Prego perciò l'E. V., in coerenza alle istruzioni contenute nei precedenH

telespressi, di voler segnalare opportunamente anche questa re,cente manovra di

stampa a cotesto Governo.

" La France serait autorisée à construire un tonnage total de croiseurs légers dans la proportion de 3 contre 2 pour l'Italie. En plus. l'Italie ne pourrait construire que des navires individuellement inférieurs aux croiseurs français.

Un résultat semblable se répèterait pour les contre-torpilleurs dont la plus grande unité française a un déplacement supérieur de 50% à celui de la plus grande unité italienne (2610 et 1654 tonnes respectivement).

Enfin, la France augmenterait davantage sa flotte sous-marine et accroitrait encore la différence existante vis-à-vis de l'Italie. Les Experts italiens ont jugé cette proposition comme inacceptable pour les raisons suivantes:

l) elle pose comme base d'un accord la fixation des programmes de constructions. c'est-à-dire un critère qui implique l'acceptation du principe du statu quo, et qui d'un autre còté favorise l'augmentation et non pas la réduction des arrnements;

2) elle implique une divtsion des sous-marins en trois catégories, tandis que l'Italie a toujours réclamé à Londres une catégorie unique;

3) elle implique l'acceptation de la part de l'Italie d'une infériorité considérable soit dans le tonnage total des nouvelles constructions, soit dans les déplacements individuels des navires qu'elle pourrait construire •.

(l) -Orsini Baroni rispose con r. 3080/1570 del 25 settembre, osservando che « nel Partito nazionalsocialista gli ex-generali hanno avuto parte minima... Il carattere rivoluzionario che, finora almeno, il partito affetta non è certamente fatto per attirargli grandi simpatie di gente che abbia avuto la formazione militare dell'antico esercito imperiale ». Favorevoli al nazismo erano invece, nella loro maggioranza, i giovani ufficiali sia dell'esercito che della marina. (2) -Cfr. n. 251. (3) -L'allegato manca. (4) -La postilla di Mussolini era infatti del seguente tenore: • N.B. per Grandi. Segnala al Signor De B. [eaumarchais] questa notizia FALSA, ma appunto per ciò, tanto più odiosa e grave •.
264

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, A GINEVRA

T. 878/6. Roma, 23 settembre 1930, ore 20,30.

Suo telegramma n. 20 (l) e Sua lettera del 20 settembre.

Convengo p~e1namente •oon V. S. <CÌII"IOa in~aocettab~Lnà pll'o,posrtJe :fìramJcesi. E1Ss'e non meritano nemmeno di essere discusse e non fanno che confermare che nessun desLderio esLste da parte francese di giungere ad un acco~do. Non resta quindi che constatare che dopo sei mesi daiLla Conferenza di Londra ne1la qua,le dLchii1aremmo ~na,cce1ltabdil'e ,a,ccordn basa,to su pwiltà progl'ammi, ·ci. si off["le -respinta ogni altra nostra proposta conoHiativa -un acco~do basato su programmi disuguaH a tutto vantaggio francese. Considero pertanto finito compito V. S. e suoi coLlaboratori. V. S. vorrà in questo sen:So nettamente esprim~si con esperti francesi nonchè in cnnversazioni •con Delegazione britannica.

In pari tempo telegrafo a S. E. Scialoja pregandolo di comunioare quanto precede al signor Henderson (2).

Burzagli, in una lettera a Badoglio del 1° ottobre, comunicò che, «salvo gli sviluppi ulteriori, la presente fase delle trattative italo-francesi può considerarsi chiusa • (USM, cart. 3291/1). Cfr. anche un precedente r. di Rosso per Grandi, in data Ginevra 27 settembre (copia in USM, cart. 3290/l), di cui si pubblica qui il passo seguente: « Appena pervenutenù.... le istruzioni di V. E. [cfr. n. 264], mi recai da Massigli e, ripetendo quasi testualmente le parole del telegramma, gli dichiarai che il R. Governo considerava ormai esaurito il compito degliesperti.

Massigli si è mostrato sorpreso della mia comunicazione rammaricandosi che tale decisione fosse stata presa come effetto di una " suggestione " che egli mi aveva sottoposto a

titolo personale e che, più che una vera e propria proposta concreta, voleva essere una

semplice indicazione la quale debitamente studiata e modificata, avrebbe forse potuto servire

come base di utili conversazioni.

Risposi essere lo spirito della sua proposta quello che ci aveva sfavorevolmente sorpreso,

perché faceva sorgere il dubbio che da parte francese facesse difetto la condizione principale

per giungere ad un accordo, e cioè la buona volontà.

Ma.ssigli contestò vivacemente questa mia asserzione, osservando che fin dal principio egli aveva mosso alla nostra proposta una obiezione di cui non si poteva negare il fondamento -quella cioè che il sistema da noi suggerito risolvesse unicamente a nostro vantaggiola questione della parità.

Dopo avergli fatto rilevare per la ~ennesima volta che la nostra proposta aveva il carattere di un equo compromesso e che con essa noi facevamo delle concessioni di cui non esisteva traccia nella contro-proposta francese, chiusi la conversazione osservando che ormai non ero più autorizzato a discutere.

Massigli ne prese atto, informandomi che avrebbe portato la mia comunicazione a conoscenza del Signor Briand. Subito dopo mi recai da Craigie al quale diedi notizia della comunicazione fatta poco prima a Massigli, illustrandogli a lungo le ragioni della nostra attitudine.

Craigie si mostrò molto dolente della cosa, esprimendo la fiducia che si sarebbe trattato di una interruzione e non di una rottura definitiva dei negoziati. Cercò di spiegare la proposta Massigli, non per giustificarla né tanto meno per sostenere che essa fosse accettabile, ma semplicemente per dire che evidentemente i francesi dovevano preoccuparsi di cercare una soluzione che lasciasse nell'ombra la questione della parità. Secondo lui, i francesi non potevano oggi accettare la tesi della parità. Col tempo certamente avrebbero finito per riconoscerla. Ma nel momento attuale egli dubitava che il Governo fosse abbastanza forte per imporla.

Osservai a Craigie che se tale era effettivamente la situazione, il nostro possibile accordo con la Francia si presentava sotto l'aspetto di una questione di politica interna francese alla quale eravamo del tutto estranei •·

(l) -Cfr. n. 261. (2) -Con t. 879/7, che non si pubblica.
265

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. P. Citerna, 23 settembre 1930.

Le complicazioni artifidalmente create attorno al suicidio del Comm. Cantù mi tolsero H tempo di riferire H 16 corrente a V. E. prima di lasciare Parigi, la ~seconda pmte de:Ll!a conversaZJione tenutamJi dail. :signor Bertherlot d111rrante [a visita per temporaneo congedo fattagli H 13 corrente (1).

Dopo le conversaz1oni navail:i e la ,loro relazione con l'attuale situazione pol!irtioo-parrliaanentalfe :in E11'ancira, di ICU!i già ho Tlitfel'ito, Ìil si,gnor Bertheil.ot ac

cennò alJe altre divergenze tra Itarlia e F~rancia dicendo che la più importante è quel:la ~relativa alle lo,ro rec~proche relazioni con la Jugoslavia. La Francia, egli disse, esevcita una azione moderatrice suHa Jugoslavia; e la Jugoslavia, paese di 8 milioni (sic) di abitanti non farà la follia di aggredire una nazione di 40 milioni come 'l'ItaUa: la soluzione della dive!'genza tra Itarl,ia e Francia cil'ca le J.oro relazioni con la Jugosl,avia, potrebbe, a suo pare,re, essere trovata in un Patto a tre.

Risposi che non conoscevo abbastanza tutti i punti e tutti i particolari della situazione per esprimere un avvirso, ma che non credevo aHa soluzione del patto a tre. La situaz,ione deH'Itarlia nella questione è, osservai, queHa, coi debiti ed importanti mutatis mutandis, del1la Frarnda tra il 1882 ed i,l 1900 di fronte all'Italia nella Triplice A~lleanza. L'Italia nel 1900 e 1902 seppe trovarvi un'amichevole soluzione per la Frnncia.

La convevsaz:ione morì su questa mia breve risposta.

266

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AI MINISTRI A VIENNA, AURITI, A BUDAPEST, ARLOTTA, E AL COMM. BROCCHI, A GINEVRA

TELESPR. RR. 221841. Roma, 24 settembre 1930.

Per sua riservatissima pevsonale conoscenza e norma mi pregio trascriverLe quanto in data 18 settembre S. E. il Ministro delle Finanze ha comunicato a

S. E. il Ministro degli Affari Esteri:

• In base agli elementi comunicati aHa Finanza dal Cav. di Gr. Or. Dott. Brocchi civca le trattative da svoLgere pei noti accordi economici con alcuni degli Stati successori della ex Monwchia austro-un,garica, mediante recirproche facilitazioni negli scambi, ho ravvisa,to opportuno di sottoporre la questione a

S. E. d:l Capo del Governo, prospettando altresì le prevedibhli conseguenze finanziarie degli accordi medesimi, secondo il risultato degU studi a>ll'uopo compiuti presso codesto On. Ministero.

• Debbo ora comunicare, a1l riguardo, per conveniente norma, che S. E. il Primo Ministro ha deliberato che sia da "attendere" • (1).

Gli Ungheresi non desiderano separare sin d'ora definitivamente la loro sorte da quella degli altri Stati Agricoli, perché non vorrebbero essere poi lasciati in disparte, a causa di una loro decisione immediata, se agli altri stati agrari venissero in seguito offerte condizioni vantaggiose da parte della Cecoslovacchia ovvero della Germania.

Essi sarebbero disposti a staccarsi subito dal gruppo della Piccola Intesa per unirsi a noi soltanto se avessero assicurata una posizione privilegiata, in modo da non dover temere per il collocamento del loro prodotto né la concorrenza jugoslava né quella romena e polacca...

Gli Ungheresi e gli Austriaci desiderano conoscere al più presto le nostre proposte concrete per prendere al più presto una decisione nei riguardi del loro atteggiamento verso glialtri Stati e per stabilire se, nei rapporti con gli stessi, possano tagliare i ponti ed unirsi a noi considerando di essere sufficientemente protetti contro le possibilità di una concorrenza da parte jugoslava e romena.

Essendo d'accordo coi Delegati Austriaci ed Ungheresi sul programma e sui metodi da adottarsi per svolgerlo ispirandosi ai concetti preferenziali, senza toccare però i diritti di confine, converrà ora affrontare la discussione sulla parte sostanziale.

L'importanza della iniziativa presa dal Ministero degli Affari Esteri, sin dal 23 maggio di quest'anno, invitando l'Austria e l'Ungheria a conversazioni di una base di programma concreto [cfr. n. 55], non è sfuggita nemmeno a V.E. che ha riconosciuto come essa meriti riguardo anche sotto riflessi che non siano strettamente finanziari ed economici [cfr. p. 314, nota 1].

Il Ministro Pirelli mi scriveva il 17 corrente: " Anch'io temo si possa arrivare troppo tardi ed anch'io sono sempre più convinto della importanza che presenterebbero per noi degli

accordi".

Perciò mi permetto di richiamare l'attenzione di V.E. su questo problema che, consolidando i rapporti pacifici su basi economiche anche con i Paesi più difficili, tende ad evitare quelle maggiori spese che, purtroppo, sono inevitabili quando i rapporti sono tesi.

Naturalmente, finora non è stato preso alcun impegno di alcun genere •· Brocchi aggiungeva per Grandi: • Questo il tenore della relazione spedita a S. E. il Ministro delle Finanze.

Aggiungo che questa mattina il Ministro francese Flandin ha svolto un programma che collima perfettamente con le proposte di massima comunicate al Sig. Schiiller a Roma nel luglio scorso •. Cfr. n. 277.

Sul contrasto italo-francese cfr. la seguente relazione dello stesso Brocchi, in data Roma 9 ottobre: « La Francia fa ogni tentativo possibile allo scopo di risolvere la questione dell'organizzazione del credito agricolo attraverso prestiti francesi agli Stati esportatori di prodotti del suolo, chiedendo però garanzia statale. Se si vuole che l'allettamento francese non abbia effetto è necessario convincere gli Stati danubiani, i quali più volte hanno fatto sapere che essi desiderano emanciparsi da una troppo opprimente ed interessata amicizia francese,

a) che conviene meglio organizzare il ,credito sulla base di uno stabile consolidamento delle garanzie, che potrebbero offrire gli agricoltori, piuttosto che sulla base della maggiore

o minore buona disposizione dei banchieri esteri, la quale durerà soltanto finché, come disse Briand, " les banques regorgent d'argent et l'argent cherche son emploi en Allemagne à des taux abusifs .. ;

b) che occorre quindi provvedere affinché le aziende agricole possano disporre di un portafoglio costituito di effetti cambiari garantiti e per ciò suscettibili di facile sconto e di risconto presso gli Istituti di emissione, anche senza più firme, per cui, con proprie risorse e con l'intervento della Banca dei Regolamenti Internazionali, potrebbero essere procurati, a mite tasso, i fondi indispensabili per una produzione capace di sostenere la concorrenza sul mercato mondiale;

c) che una semplice provvista di fondi mediante prestiti può soltanto facilitare la produzione, con minori spese, ciò che può procurare il risultato di avvicinare il costo di produzione europeo a quello dei paesi transoceanici, ma non può procurare ai produttori europei quella preferenza di cui hanno bisogno per vincere la concorrenza dei Paesi d'oltre mare;

d) che perciò occorre risolvere il problema delle preferenze non soltanto sulla base di semplici prèstiti a buone condizioni, ma anche organizzando il credito in modo da farne scaturire una situazione costantemente privilegiata di fronte a quella di altri produttori.

Le vie possibili per giungere a questa situazione privilegiata sono varie. Richiamo l'attenzione sul fatto che con l'Ungheria e con l'Austria stiamo trattando per una organizzazione del credito costruita con un sistema, per il quale l'esportatore potrebbe avere dalla stessa benefici tali da metterlo al sicuro contro le fluttuazioni dei prezzi dipendenti dall'accentuarsi del protezionismo, pur seguendo le oscillazioni del prezzo del denaro sul mercato monetario. Anzitutto gioverebbe quindi studiare se ed in quali limiti possa essere discusso di tale sistema anche con gli altri Stati o se non ne debba essere fatta menzione...

Infine sarebbe da esaminare se convenga richiamare l'attenzione degli altri Stati sul fatto che l'Italia ha già preso delle iniziative per facilitare il credito dell'esportazione dei Paesi danubiani con il Decreto Legge 24 dicembre 1925 n. 2262, n. 2540 della Gazzetta Uffi

(l) Cfr. n. 247.

(l) Cfr. una relazione di Brocchi per Mosconi sulla discussione svoltasi in seno alla commissione economica della XI assemblea della S.d.N. (relazione comunicata a Grandi in data Ginevra 22 settembre): « Gli Ungheresi e gli Austriaci stanno studiando dove potrebbero avere vantaggi più sicuri e si osservano con mutua diffidenza e circospezione.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. RR. P. 3076/1567. BerLino, 24 settembre 1930.

Riferimento telespresso di V. E. n. 22:6105/386 de~ 4 agosto u.s. (1). Riemrato a BerEno ho preg:ato il signor Renzetti, che nel frattempo egli pure era rientrato dal congedo, presosi per ragioni di salute, di venire alla

R. Ambasciata.

Nel corso della conversazdone, condotta secondo le istruzioni da V. E. impa:r,t:ilte:mi, egN mi ha der!Jto: l) 'Che ·~a lette~ra d'i lJUJi, moV1ente de:l iLameirLto, non era diretta a S. E. Turati ma ad aJ.tra peT'sona:lità de'l pal'tito che, dovendosi recare in Germania, avevagili domandato quakhe chiarimento sul!la situazione pol1tica 'interna. 2) Che della medesima non aveva dato a me notizia perchè il contenuto non faceva che r~petere cose già a varie rilprese riferitemi. 3) In avvenire :mddoppierà quel:la buona dose di prudenza che già mette neH'eser'Cizio della sua attività e che per ciò egli si t:iene in frequenti contatti con tutti i parttti date le sue funzioni di Presidente del:la Camera di Commer'Cio e carpo deH'Ufficio Emt. Ad ogni modo, egU può ad ogni momento essere « sconfessato » dalla R. Ambasciata.

Ho preso nota di queste sue dichiarazioni -e gli ho rinnovato l'ingiunzione di essere molto prudente ri,petendogli il detto « che non si può essere furbo più di tutto il mondo ». Questa prudenza è oggi più neces:saria che mai, dato H successo del partito nazional~soda:lista e la tendenza, non tanto di questo quanto de:l part,ito nazionale ~conservatore a tirare in ballo 1'1-taHa, i!l Fascismo ecc.... a uso e consumo proprio, a scopo di po[>i:ti:ca interna. Il signor Renzetti è stato a F~rancoforte :su1l'Oder a1l'lla miJUnÌ!one deg1l:i « ELmetrt:i d'Acd:a:io », su cui riferis:co in ~serparata sede (2). La sua :presenZia è stata fatta ~segno ad una g~rande

ovazione. A1 prim:i di ottobre si recherà di sua iniziativa alla grande radunata annuale degli «Elmetti d'Acciaio» a Coblenza (3). Ciò è utiJe al servizio di infol'mazioni della R. Ambasciata, ma ciò segue, gli ho fatto rilevare, non per incarico della R. Ambas'Ciata ma a suo rischio e pericolo.

ciale del 30 dicembre 1925 n. 302, concernente i privilegi speciali della Sezione Autonoma Fiumana dell'Istituto Federale di Credito per il Risorgimento delle Venezie. Questo decreto aveva appunto lo scopo di facilitare il traffico di transito. particolarmente di merci in provenienza dalla Jugoslavia o dall'Ungheria attraverso il porto di Fiume, ed è stato emanato sulla base degli Accordi di Nettuno. Si potrebbe quindi prendere in considerazione una estens>one delle provvidenze adottate con il suddetto Decreto Legge a tutti i trasporti di esportazione e a tutti gli Istituti di credito, proponendone l'applicazione anche negli Stati danubiani. Attualmente i privilegi sono riconosciuti soltanto in Jugoslavia».

(l) -Cfr. n. 193. (2) -Cfr. teles:pr. 3047/1554 del 21 settembre: « Tale riunione deve essere considerata nel quadro dell'azione attualmente in corso per arrivare ad un'intesa fra i vari gruppi della destra, i rapporti fra i quali, specialmente fra le "Squadre d'Assalto" nazionalsocialiste e lo "Stahlhelm" non sono troppo cordiali». (3) -Su questa manifestazione, detta «Il giorno del soldato», cfr. K. P. HoEPKE, La destra tedesca e il fascismo, Bologna. 1971. pp. 328-,329. Cfr. anche un rapporto confidenziale, con ogni probabilità di Renzetti, datato Berlino 9 ottobre.
268

IL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 2307 l 1086. Tirana, 24 settembre 1930.

Mentte il Professore Lorenzoni -sta girando J.'Europa per ra.ccogUer·e materiale per H regolamento esecutivo della legge sul,la riforma agraria icn Albania, H Governo Albanese ha tranquillamente pubblicato per ~conto suo il regolamento stesso.

Rimetto a V. E. ~la traduz~one del regolamento in quest1ione ed a~cC'ludo, per maggior ~chiarezza, una nuova copia deLla legge sulla riforma agraTia.

Come V. E. potrà facilmente .rHevare, iJl rego1lamento, nella sua confusione tutta albanese, si occupa di una infinità di dettagli e lascia nell'ombra quel,la che è invece la questdone cavdinale di tutta la riforma agraria albanese, e cioè la effettiva ai:stribuzione deHe terre ai contadini e dei contadini su1le terre, questi:olllJe già di per se 1stessa ~complessa ma rre1s:a ·anco'l'a più a'l'dua d:awlia mancanza assoluta di dati, anche appros•si,mativi, che rendano poss,ibtle una elaborazione esatta e razionale del problema. Mi limito quindi ad attkare l'attenzione di V. E. su due punti importanti del regolamento de'l 30 agosto.

H pr1mo è l'art. 15 dal contesto del qua,le •si dovrebbe desumere che l'applicazione della rifoDma agraria dovrebbe essere preceduta da una specie di rilievo catastale, sia pure ~sommario, del·la proprietà terriera albanese, H che equivarrebbe, in pratka, a rimandare l'esecuzione della riforma ane calende greche.

Il secondo punto che merita attenzione è l'art. 45, per cui le terre espropriabili possono, quando ciò sia necessario, essere prese in consegna e sfruttate dagli uffici agrari, a beneficio dell'ufficio agrario centra,le; disposizione questa che, in vista delle enormi difficoltà a cui si andrà incontro per la distribuzione delle ~terre fra i contadini, potrebbe far finke la rifovma agraria in una sempHce spoliazione parziale dei proprietari a solo benefi.cio del demanio dello Stato

.<\.lbanese.

Al momento attuale regna la più grande confusione circa la sorte ulteriore della riforma ag'l'aria. La famosa Banca Agricola è ancora aH o stato di progetto: si stanno studiando, all'albanese s'intende, regolamenti di varie banche agdcole di vari paesi, ma la questione fondamentale, quel,1a dei capita.J.i, resta ancora insoluta. Il Parlamento, sembra, si prepara a domandare una revisione deHa legge per regolare una supposta questione deHe terre vendute dai proprietari durante la gestazione della riforma, questione di cui tutti paTilano, ma che in realtà sembra limitarsi a pochi casi sporadid e senza 1mrportanza. Si dke da molti che la riforma agraria non sarà mai appHcata: si dice da a~ltri che essa sarà appHcata, a titolo di esperimento, solo suHe terre di akuni dei grandi proprietari opartkolarmente invisi a Zogu. Nessuno ha una tdea chiara icn proposito, probabilmente nemmeno il Re, a cui, come sempre, 'Spetta, poi, in materia, l'ultima parola. Intanto 1si è raggiunto il risultato di 'Scontentare tutti, i proprietari, i quali temono di pevdere una parte, anche se non rilevante, delle loro

36?

terre, i contad~ni, cui sono state fatte balenare grandi cose e che non ricevono niente ed hanno intanto vista la loro parte ridotta, da[,la legge, a proporzioni irrisorie: di tutto ciò risente naturalmente l'economia a~lbanese poichè i proprietari non fanno più anticipi ai coUivatOTi per le semine, anzi cercano con ogni mezzo di ricuperare i crediti precedentemente conce,ssi: ed i contadini lavorano di malavoglia: causa questa non ultima della grave crisi che travaglia il paese.

Prima di esporre a V. E. H mio avviso circa ll.'atteggiamento che ci conviene di assumere in materia, credo necessario di riassumere, per maggior chiarezza, le varie fasi deHa ·riforma.

Le prime voci di riforma agraria hanno <cominciato a circolare sul finire del 1927, quando cioè il passaggio di Zogu dalla parte degli elementi democr:a11J1ai assumeva l'a forma di un defin~to progmamma d!i Governo. Vai!":Le consriderazioni hanno contribuito a spinge,re Zogu per questa via: togliere ai suoi antichi partigiani, i bey, la base principa,le della loro potenza economka e della loro influenza politica; svuotare il programma dei nazionalisti, i suoi avversari più irreducibili, di uno dei suoi capisa,1di ed infine sbarrare la via ad una penetrazffione ·agi!1i,col<a dtal<Lana ,in Arlbania, penetraz,ione che, tinfrenarta drnl rip~rtistino deH'anti:ca Iegge .turca che proibiva agli stranieri l'acquisto del<la proprietà terriera, sembrava lanciarsi con successo suhla vtia delle affittanze: siamo infatti al periodo del contratto deU'E.I.A.A., del Santi, della S.A.P.I.A. che, succedutisi a breve di!stanza, potevano suscitare l'impressione di essere H pre·ludio di una azione organizzata. Era evidente infatti che, dti fronte ad una proprietà largamente frazionata, ogni nostro piano di penetrazione agricola su larga sca•la era votato ad ·nn insuccesso.

Non so fino a che punto questo ultimo fattore fosse determmante nella mente di Zog; <certo è che egli se ne è abhlmente servito di fronte ahl'opmdone pubblica per mascherare i suoi fini di politka persona'le e che la massa politica albanese se ne impadronì con entusiasmo: e la rifo,rma agraria venne chiaramente impostata come una misura difensiva nei riguardi deH'ItaUa.

Verrso <la fine del 1928, maturata l'opinione pubblica, la riforma agraria venne posta uffi.cialmente aH o studio: ne furono incaricati due • bey • Said Toptani, ~che da <Lungo tempo aveva venduto o mangi,ato i suoi be:rui, deil resto non .Lmponenti, e Mehdli F<rasheri che, avendo pe~rduto una carusa contro ce~rti suoi cugini relativa ad una eredi,tà vistosa, per l'Albania, non era certamente tl'o.ppo tene:ro petr i gr~alll!chl fPlt"Oipr:ie<ta<l1i: e ne venne fuolt"ii un piano dJi espa:-opriazione quasi totale. A questo punto dl Re, spinto probabilmente daHe sue complicate elucubrazioni, chiese a noi un e'SpeTto per studiare la riforma agraria: gli fu dato il Prof. Lorenzoni.

Quando H Prof. Lorenzoni giunse a Tirana, la R. Legazione non mancò di fargli comprendere che dl nostro interesse era queHo di una riforma agraria che l~alscia!S!Se, per quanto possibirre, Ie 1COSe come si tTovav;ano. n Locrenzorui, trrasportato dal suo entusiasmo per la :scienza pura e dal desiderio di fare una cosa tecnkamente ben fatta, finì, nonostante le doc,ce fredde della R. Legazione, a presentare deLle proposte abbastanza radicali. E fu un bene, perchè Re, Governo e politicanti cominciarono a non capirci più nulla: non potendo supporre l:he 11 .l?rol. Lnrenzoni agisse d1 testa ,sua, non riuscivano a spiegarsi come il Governo Italiano spingesse una cosa dJ.!retta contro gh mteressi i:taHani. Quando poi la Banca Nazionale ri'.A:lbama presentò qui il suo progetto di Banca :F·ondìaria, si credette di avere trovato la chiave dell'enigma: ~'Ita~ia favoriva la riforma. perchè voleva, tramite la Banca, asservire economicamente i contadini ed aggiogal"li al suo carro: e l'attenzione si spostò dal:la riforma agraria al•la banca agricola.

Da questo momento la ·riforma agraria cominciò a declinare. Said Toptani era caduto malamente in un affare, ·piuttosto spnrchetto, retlativo aH'amministrazione deHa • Gazeta e Re » : Mehdi Frasheri, avendo fidanzata sua figlia al figlLo di Abdi Toptani, uno dei più grossi latifondistJi, aveva cambiato fronte e sosteneva la riforma agraria essere pericolosa e dannosa: il Prof. Lorenzoni si batteva disperatamente per salvare la sua riforma e ad ogni suo a>ttacco la quota espropriabi'le diminuiva ed aumentavano le barriere desbnate a difendere la Banca Agricola da ogni possibLle ingerenza italiana. Così nacque la riforma agm,ria, .che V. E . .g1ià 'ccmosce, non t:roppo ma,lcontenti i p['()prli'e,ta['IÌ, che si aspetta:v;ano molto d1i peggio, soddilsfattissLmo dil Governo di avere poll"'tarba a termine un'orpera ponderosa e di avere brillantemente sventato i piani satanici del Gove:rno ital~a.no.

Ed ·anche noi avevamo piena ragione di r1itenerd soddi,sfatti. La riforma agraria, tutto compreso, finiva per lasciare nelle mani dei proprietari dai tre quarti ai quattro quinti delle 'lo•ro proprietà: si conservavano quindi quelle grosse unità terriere che meglio si confacevano ad un nostro eventuaJe pTOgramma di •penetrazione agricola, quale 'Che fosse poi ·la forma che esso avrebbe potuto assumere secondo le circostanze del tempo. Avevamo mantenuto la benevolenza dei grandi proprietari che, ·nei momenti di maggior 'Sconforto, ricorrevano a noi per protezione, e che pe·r spontaneo apprezzamento della situazione e per le opportune insi,nua:z,ìoni deli~a R. Leg•azione oreàJevano doverre a1la nostra azione l'insperato mutare delle loro sorti.

Ora, noi potremmo ricordare al Re ed al Governo Albanese che i:l Prof. Lorenzoni aveva avuto esplicito incarico di ·studiare il regolamento per la riforma agraria: riapl'ire, in una parola la questione della nostra partecipazione a·l meccanismo della riforma. Io, francamente, non credo che ci ·Convenga.

La legge attuale non lede affatto i nostri interessi: ci ·può, anzi ci deve, è vero, preoccupare l'effetto deleterio che sull'economia albanese ha l'attuale stato di incertezza: ma dubito che un nostro intervento possa influire molto sulle decisioni di questo Govel'no. Potremmo ottenere la direzione od almeno l'organizzazione dell'Ufficio agrario i1ncarkato della esecuzione della riforma: ma a quale scopo? La riforma agral'ia, se e quando verrà messa in applicazione, ;solJeverà una quantità di malcontenti, fra i proprietari e ancor più fra i •contadini: perchè dovremmo prendere su di noi tante nuove antipatie e tanti nuovi r}sentimenti, tanto più •che H Governo albanese sarebbe poi il primo q far riversare su di noi ogni malcontento? Potremmo ·Cercare di aprirci la via della Banca Agricola : ma anche di ciò non vedo ·l'utilità prra1Jica: in poco tempo la Banca Agricola diventerebbe i1l creditore di tutta l'Albania ed i creditori non sono •simpatici in nessun paese del mondo: ·perchè volerd assumere una fun21ione così ingrata e, aggiungo, così economicamente incerta?

Mi sembra quindi ragionevole e logico disinteressarci oggi deJ,la sorte della riforma agraria, riservandod naturalmente di intervenire, a difesa dei nostri interessi presenti o futuri, qua,lora una soDpresa, sempre possibile in questo paese, venisse a minaociarli. Ed è questa la linea di condotta da me tenuta, fino a ques:to momento e ~che, salvo d:srbruz:i01l1ci 'in ~con1,rarlio da V. E., mi riservo di mantenere.

269

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, A GINEVRA

T. 884/14. Roma, 25 settembre 1930 (1).

Mentre stampa ital,iana ha atteso pubblicare notizia sospensione conversaZJioni dopo ·che 'erra stata g:ià pubbiioata da ISI1Ja,mpa iJn.g,lese ,e sv:i,zzera e :lì:m:nceiòJe leggo stampa francese pubblicazioni tendenziose e tali da giustificare pienamente reaZJione da parte italiana (2) . .AJ1lo scopo di sventare manovre chiaramente tendenz1iose dei .g:i<olfliJJal,i f11an:ce,si è pemtanto neces:sall'lio ICOU:f!eDma,re n,o:srf:.r:o atteggiamento di delusione e di irritazione chiarendo alla stampa ed ane a>ltre delegazioni ·come da parte italiana si siano date ripetute concrete prove di buona volontà cui è corrisposta nei fatti una manifesta mancanza di volontà da parte francese di giungere ad un accordo. V. S. vorrà tener presente che solo dando alla Francia la predsa sensazione che l'Italia non intende più prestarsd al suo giuoco e ~si propone di denunciare al,l'opinione pubblica la sto11ia di questi negoZJi·a,1Ji può ottene11sd. -.se pur1e VIi è an:oora o V1i è ma>i' 'Sta:ta una s:ola possi:bfuld,tà che Governo francese constderi seriamente 'la necessità di un a~ccordo con l'Italia (3).

270

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SCIALOIA

T. 886/17. Roma, 25 settembre 1930 (4).

Mi riferisco a quanto Rosso ha ieri comunicato telefonicamente circa richiesta deì ·signor Briand di non consLderare interrotte le trattative navali fino al 3 ottobre, data aUa quale egli intenderebbe sottoporre la questione al ConsigJ:~o dei M,i([}Ji,srbr1i per una deci:si:one de,fin11li:VIa.

Per quanto non possa fare a meno di ,constatare che rH signor Briand ha avuto occasioni del genere a molte e ripetute riprese durante tutto quest'anno, tuttavia prego V. E. di vo,lergli comun~care che, per parte mia, pur avendo ormai detto tutto quanto c'era da 'dire, e mentre rcons~dero, al>lo stato deHe cose, esaurito, in seguito al rapporto da loro inviatomi, il compito degH esperti itaHani, prendo tuttavia atto di questo suo proposito, e resto in attesa di quanto egli vorrà farmi conoscere dopo la riunione del ConsigLio dei MinLstri francese.

V. E. vorrà natura1mente, rcon gli ormai soliti argomenti, fare intendere al signor Briand rche lla condotta del<le conversazioni da parte francese, culminata con l'ultima proposta (1), ha csuseitato rammarico ed trritazione in [talia.

Sarà anche opportuno che V. E. facda riilevare al signor Briand che la spiegazione data da giornali francesi all'insuccesso delle ,conversazioni degli esperti, allo scopo di farne ricadere rsuH'Italia la responsabi'1ità, oltre che essere, come nessuno sa meglio del signor Briand, contraria al!la verità, non è cel'to diretta ad attenuare impressione suddetta, e costituisce quindi un pessimo servizio per H ,conseguimento di queH'accordo che irl signor Briand si rifiuta di credere irraggiungibile (2).

(1) -Trasmesso alle 1.15 del 26, per. a Ginevra alle 2,10 dello stesso giorno. (2) -Istruzioni per smentire le notizie tendenziose della stampa francese erano già state impartite da Grandi a Rocco, membro della delegazione a Ginevra, con t. 882/8 del 24 settembre, ore 20,30. Negli ambientli giornalistici francesi a Ginevra circolava la notizia che il voltafaccia di Briand nel negoziato navale con l'Italia era dovuto al fatto che « Marinkovic avrebbe fatto presente a Briand che la conclusione di un accordo italo-francese all'indomani dell'esecuzione di Trieste rcfr. p. 330, nota l] avrebbe dato impressione di un isolamento oericolcso della Jugoslavia. Egli lo avrebbe quindi vivissimamente pregato di trovare un modo qualunque di rinvio accordo e Governo francese avrebbe aderito » (t. 2349/35 di Rocco, Ginevra 25 settembre ore 22,40, per. ore 0,30 del 26) . (3) -Non si è trovata una relazione di Grandi per Mussolini, del 26 settembre, sul negoziato italo-francese. (4) -Trasmesso alle ore 2,30 del 26, per. a Ginevra alle 3,50 dello stesso giorno.
271

IL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SCIALOIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. R. 2361/36. Ginevra, 26 settembre 1930, ore 22,50 (per. ore 23,30).

Avendo qui occasione di incontrare Briand tutti i giorni al Consiglio Società delle Nazioni od all'Assemblea ne ho approfittato anche ieri per par,laDgli nuovamente del 'lato morale e politico deHa questione navarle e deHa non buona impressione fattaci dalla proposta francese affinchè egli ne possa tener conto quando tornerà a Padgi. Briand continua a mostrarsi favorevole a trovare una soluzione accettabHe. Tornerò a par,largli .secondo le indicazioni contenute nei telegramma di V.E. n. 886/17 (3). OgJgi è venuto a vede11mi all'albe11go il s1gnor Henderson rche rparte stanotte per Londra. Egli ha molto insisUto perchè sospensione deile trattative non abbia carattere definitivo. È probabile che Henderson dia :istruzioni in proposito anche aill'Ambasciatore britanni'co a Roma. Mi ha detto che a,l suo arrivo a Londra si propone di far accenno ail'le tratta,tive 'navali in un comunicato alla stampa (4).

I cambiamenti politici, cui alludeva Scialoia, erano la sostituzione di Turati con Giuriati, ex dalmatofilo e ritenuto per questo un estremista negli ambienti inglesi, alla segreteria del

(l) Cfr. n. 261.

(2) Con precedente t. 883/13, 25 settembre ore 4, Grandi aveva dato istruzioni a Scialoia, a Ginevra. che « in vista evidente nostro interesse è necessario che da parte delegazioneitaliana si insista perché prossima riunione commissione preparatoria conferenza disar1no abbia luogo data già fissata novembre p.v.•.

(3) -Cfr_ n. 270. (4) -Secondo la versione inglese del colloquio (DB, n. 236) fu Scialoia il quale propose che, « in view of the political changes now taking piace in Italy •. anche Graham parlasse della cosa a Roma. L'incaricato d'affari inglese a Roma consegnò a Ghigi il 27 settembre una nota in questo senso, augurandosi che « no door has been closed and that the whole question remains open ». Cfr. ~·appunto di Ghigi del 29 settembre: «Risposto all'Incaricato d'affari d'Inghilterra con le stesse parole: "no door has been closed and the whole question remains open". Ho aggiunto che in tal senso Scialoia si è già espresso col Sig. Briand »,
272

IL DELEGATO ALLA SOCIETA DELLE NAZIONI, SCIALOIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 2372/40. Ginevra, 27 settembre 1930, ore 18 (per. ore 19).

Mio telegramma n. 36 (1). A nome di V. E. mi sono espresso con Briand nel senso desiderato. Briand è rimasto molto soddisfatto che V. E. si sia mostrato disposto a non considerare rotte cotnversazioni prima ch'eg>li abbia portato questione davanti al Consiglio dei Ministri.

Mi ha confermato sua intenzione di farlo insistendo su aspetto politico del problema (2).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA

T. (P. R.) PER CORRIERE 9929. Roma, 27 settembre 1930, ore 21.

Si sono accentuate in questi ultimi tempi le lagnanze da parte deHe ditte italiane imprenditrid di lavori civca le ben note difficoltà poste dagli organi competenti albanesi ai collaudi delle opere e a1la procedura dei pagamenti. L'attegg~iamento albanese in proposito rientra nella serie de1le manifestazioni, intensificatesi negli ultimi mesi, di intolleranza per la nostra attività in Albania, alla quale noi non vogliamo dare reazioni accentuate per non creare vere e proprie situazioni di dissenso; ma nel campo finanziario il disagio di alcune ditte potrebbe provocare incresciose 'Cessazioni di l·avoro che si debbono evitare. Alcune ditte non hanno potuto riscuotere mandati pe·r situazioni di lavori che rimontano a più di un anno e nessuna di esse è riuscita ad avere finora gli svincoli delle •cauzioni e dei decimi di garanzia anche a molti mesi di distanza dagli ultimati col!laudi.

Pur ritenendo .che non 'convenga di!partil'ci dalla linea di condotta adnttata in presenza di tale atteggiamento albanese, stimo opportunn che V. S. tenga presenti queste lagnanze per farne ·cenno alla prima occasione in cui Le sia rpossibLle avere ·costà una conversazione genera·le suHo stato deglli affari in corso e sulle comuni provvidenze per renderlii più correnti e più facili, e soprattutto più conformi allo •spirito di si!ncera collaborazione.

PNF. Circolarono voci di dimissioni di Grandi e di ritorno di Mussolini al dicastero degl\ Esteri. Il 30 settembre, parlando con Graham, Grandi si disse pessimista sulle conver.sazioni italo-francesi e giudicò possibile un riavvicinamento itala-tedesco; lasciò prevedere che. in caso di fallimento del negoziato con la Francia, avrebbe lasciato il ministero degli Esteri

(DB, n. 237). Il 26 settembre a Ginevra l'Italia aveva votato, insieme all'Austria e all'Ungheria, a favore di una proposta tedesca sul disarmo (cfr. Survey for 1930, cit., p. 95).

(l) -Cfr. n. precedente. (2) -Per la cattiva considerazione con la quale Scialoia era visto negli ambienti fascisti cfr. DB, n. 237 cit.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A BELGRADO, GALLI

T. (P. R.) 9948/148. Roma, 27 settembre 1930, ore 24.

Richiamo la sua urgente attenzione sopra le circostanze dell'incidente occorso a Spalato al Senatore Tacconi (l) che ha prodotto qui, specie fra i cohleghi senatori, 'impressione profondamente incresciosa. Stupisce la inadeguata punizione colla quale si è rapidamente ,conclusa ogni persecuzione contro l'aggressore. Stupisce anche di più che nessun provvedimento sia stato adottato per il trattamento brutale inflitto dal!la guardia muniòpaJ.e che arrestato un vecchio ed autorevole padamentare italiano. Prego V. S. dti segna1lare subito la cosa a codesto ministero degli Esteri con le considerazioni che il caso suggedsce circa i mezzi intimidatori usati in Da,lmaz,ia contro gli ita>liani che non si arrestano neppure di fronte a personalità ovunque rispettate (2).

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3434/1982. Vienna, 27 settembre 1930.

Una ~cr1si ministeria~e di più è avvenuta in Austria a,l dti fuori del Parlamento. La maggioranza, composta di tre partiti, è tutta borghese, e l'opposizione composta di un so1o partito, è tutta socialista. Un voto della Camera non potrebbe ~ro'\"escilare un Gabinetto se uno dei paxrtJiltJi: de1lia maggioranza non passasse dalla parte dei socialisti. Perdò sotto pena del!la costituzione di un Gabinetto socialista-borghese, i partiti deil!la maggioranza sono costretti a suscitare crisi extra parlamentari quando vogliano mutare H Gabinetto.

La crisi è stata questa voUa voluta dai m·tstiano-sociaH, i quali formano il più numeroso partito nel Parlamento. Le ragioni ne sono varie. Lasciando da parte la sorda e tenace inimidzia fra Schober e Seipel, vi è stato innanzi tutto il motivo delle future elezioni, le quali, com'è noto, devono al più tardi, secondo la costituzione, avvenire neHa prossima primavera. I 'cristiano-sodaU non pote

Appena la situazione sarà meglio chiarita, mi darò cura di informarne a pieno S.E. Federzoni. Sono a pregarti intanto di volerti recare da lui a mio nome e di esporgli quanto contenuto nella presente egprimendogli il mio dispiacere per essermi trovato mio malgrado coinvolto in questo poco gradito incidente •.

vano consentire che esse fossero fatte da un cancelliere <il quale non appartiene ad akun partito ed al quale poco importa quindi il maggiore suacesso dell'uno piutto•sto ·che dell'altro partito della maggioranza, nonchè da un Ministro dell'I•ntermo appa!I'tenente aglti Ag11a•rti ;i qua1i nelile oall1lpagne certaano P!I'Oaaaa~a['s•i ~ voti dei contadini affiliati ai cristiano-sociali. E tanto meno i cristiano-sociali vi potevano consentire in quanto ·temevano, e credo non a torto, che Schober divenuto meno intransigente verso i sociaHsti finisse, nell. suo gran rispetto per la legalità, con H lasciar ·liberi questi di prepararsi iJn modo da ottenere note•voHssimi vantaggi neNe future e'lezioni. È infatti indubbio che Schober, H qua.le nel momento della sua assunzione al potere era oircondato dal·le più fervide speranze di tutta la parte più energi·ca deUa borghesia, aveva rinunciato a compiere, nel favore di un momento che forse non tornerà più, quell'atto di fo-rza che avrebbe rap1damente e definiHvamente sanata la situazione. Ed è a!ltrettanto indubbio •che, se nei primi mesi aveva mostrato qual'che energia contro i rossi ottenendo vari successi parlamentari, era andato poi mostrandosi sempre più debole e indedso, sempre meno ostile ai socialisti, ·Sempre meno disposto a nuove riforme legislative antimarxLste, se non anche forse per stanchezza, sia per desiderio di popolarità sia per quella ammirazione di se stesso che i deputati socialisti avevano saputo lusingare e quelli borghesi avevano spesso ferita.

Decisa ·così dai cristiano-sociali la crisi ministeda•le, il Vke Cancelliere Vaugoin, succeduto mesi fa a Seipel nella direzione di quel partito, si è va.lso della faccenda StrafeUa. V. E. •la conosce per quanto ho già ampiamente riferito. StraIena, Vice Borgoma,stro di Graz e direttore di una ferrovia locale, cristianosociale, Heimwerista e uomo giovane ed energico, che aveva saputo reprimere uno sciopero socialista in queUa sua amministrazione ferroviaria, era stato designato da Vaugoin come •capo delile fe•rrovie federali. Il Vice CanceUiere mi aveva detto essere ciò necessario per fare in queste una « r>irpurlitura » deUe organizzazioni socialiste che vi predominano, simile a quel'la da ·lui a suo tempo compiuta nell'esercito. Occorreva essere si·curi in Austria del per•sonale ferroviario come se ne è sicuri ora in Italia, e ciò anche aUo scopo di poter eseguire i trasporti di armi necessari tanto aH'Austria stessa quanto aWUngheria. A questa ragione di interesse generale se ne a:ggiungeva una di in.teresse particolare: quella di avere a •capo della va:sta ammimistrazione ferroviaria un cristiano-sooia1e che la tms:formasse •a vantag.gio deil. pToprti!o partito, e ~aiò t:an,to ptÌ!Ù a,pprosstimanidOi'SIÌ le elezioni. La designazione deMo Strafeltla ha quindi susoitato per la prima ragione l'opposizione dei sociatlisti, e per la .seconda quelJa de,gli stessi aUri partiti deUa maggioranza. La stampa rossa ha mosso apertamente dirette a~ccuse di eorruzi~ne ·contro di 1ui; ed essa è stata subdolamente secondata da quella democratica ~con a capo la Neue Freie Presse, nonchè da quelila degH altri partiti della maggioranza, l'una e ·l'altra apparentemente preoocupate deHa sua asserita inca:padtà tecnica. Strafel:la ha dato querela atlil'Arbeiter Zeitung; e ne è seguito un processo :che ha avuto due conse•guenze. La prima, che nel!J.a sua discussione è ;!1i.SUtltatla J'esliiotl:tenZ1a neaJ'amm:itU.Ìt~rtrtaz.]one ;fenrOV:Ìlatrita di un tCOSlpiiiCUO fondo 1tl quale era destmato agli usi più svariati tra cui forse anche quakuno favorevole alle organizzazioni socia:litste. La seconda, che la sentenza ha ·consi!derato provate due :lira i11e nrumerrose ataauE:e m,o,Siste ·a'~1o Stl'a•fecrt!la, que.Itlta di aver speaul1alto con compere e vendite di •case durante l'inflaz,ione e queUa di aver celato atl. fisco una parte della sua 1sostanza. Forti di questo giudicato di prima istanza, gli oppositovi dii S1Jr1adleiliLa hanno ,affermato non doveMi. più rparilia.re deLLa sua nomina. Vaugoin a sua volta ha 1preso la controffensiva e, protestando ,per lo scandalo del fondo segreto e del suo uso, ha riaffermato la necessità di metter ordine nelle ferroVIi1e ~con la nomm.ta del muovo p['es1dent:e. Stchobe[' vi Sii è opposto; v~augom si è dimesso e con lui l'altro cdstiano-socia,le Fodermayr, M~nistro per ii.'Agricoltura. E così a queste dimissioni hanno dovuto seguire quelle dell',intero Gabinetto.

Dal punto di vista dei nostri parttcolari interessi, noi non potremmo che rallegrarci del:la nomina de1lo Strafe1la. Membro delle Hei:mwehren, creatura di Ri:ntelen, e~gli mi ha manifestato già vari mesi fa i suoi caldi sentimenti ita:lofili e filofascisti. Per di più, i conoscitori di questa amministrazione ferroviaria mi confermano che 1la sua venuta vorrebbe dire non solo la continuazione della politica amichevole seguita finora dalle ferrovie federali a nostro riguardo, ma la sua IlJialggliore aJcoontuazlione. Cliò è dJi gvande limrporta=a p& tutte Le quesrt:JiJoni di tariffe adriatiche nelle quali d è necessaTio non avere qui nè germanofili nè cecofili. E se lo Strafella riuscisse a distruggere il potere dei socialisti in queste ferrovie, ~ce ne avvantaggeremmo poi altresì non solo per la questione speciale dei trasporti di armi ma anche per quella più generale deH'utilità evidente per l'Italia di poter fare assegnamento sul personale ferroviario di uno Stato, come questo, confinante e dii transito.

Per quanto riguarda però gli interessi della borghesia austriaca e anche più del partito ~cristiano-sociale, non so se il punto d'appoggio per far leva contro Schober sia stato bene scelto. Strafe1la non è uscito completamente immacolato da questo primo giudizio del Tvibu:nale; e benchè io non sappia quanti fra i deputati così bovghesi come socialisti avrebbero migliore sorte se dovessero subi11e Ilo st€1~\So ,processo per ~e ste1sse 'accuse, Le II11sruilltanze ,dJi e1sso pot:t~anno esS&e una efficace 'arma neihle mani de•i soo1a11sti ~le prosSI1me elezLon:i. Non si ved()IIlo ancora le ragioni per le quali Vaugoin ha creduto dar battaglia su questo terreno tnvece ~dii attendere a ~troV'aii1ne un ~a1tro più plt"opiZJio: forse è st1ata iLa preQICClUpazione delle 'prossime elezioni 'Che richiedono, per la preparazione, che egli abbLa tin mano lill Gov,eri!JJo e che un ,suo uomo dii fiducia ~sia a ,oa1po deliLe jler1r1ovie. Ad ogni modo ~la mossa non appare per ora molto felice, gia1cchè i pangermanisti si sono rifiutati di entrare nel nuovo Gabinetto e altrettanto faranno probabilmente gli agrari. Gli uni e gli a1tri forse temono che g~li interessi dei loro partiti possano essere ,sacrificati a benefido dei cristiano-sociali e preferiscono andare alle prossime elezioni con una libertà di manovra verso il parti~to di Vaugoin e Sei:pel che l'atppartenenza al Gabinetto toglierebbe J.oro. TaH elezioni dovranno presto avvenire giacchè, essendosi rotta la coaHzione ministeriale borghese ed essendo Vaugoin stato costretto a limitarsi alla formazione di un Gabinetto di mmol'anz,a, d1 Mini1ste['O !Sii ,troverebbe a11a mercè delJ.'opposizLone. È ,dJifficille prevedere da ora i dsultati delle elezion1i e quale Gabinetto ne uscirà. Quali che siano gli uni e J.'altro deve dirsi che da Schober non potevano oramai attendersi prove di maggiore energia, e che se le elezioni fossero state fatte da lui non avrebbero, ma,lgrado i:l suo ostinato ottimismo, avvantaggiato la borghe,sia.

Per quanto riguarda la politica che Vaugoin farebbe con l'Italia rammento le dichiarazioni di amicizia per noi e di ammirazione per il Duce in un suo colloquio con me fin dal maggio 1929. Rammento anche i propositi di una più

14 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

stretrta mtesa ,con l'ItaJda e J.'UngheP1a da :Lui lr1iipe,tutamente mand.festatim1, e confermatimi dali suOli. ge:nerawi ,che mi confidavano rlimprovel'are Vaugoin a Schober di voler star in buoni rapporti con tutti gli Stati e di non voler volgersi completamente dalla nostra parte come pure sarebbe stato interesse austriaco. Del resto V. E. rammenta le dichiarazioni che quando E1hla fu a Vienna Vaugoin J.e fece nel colloquio da me preparato in p!revisione degli attuaU avvenimenti. Si aggiunga in fine la riconoscenza e l'interesse di Vaugoin e dei suoi generali verso di noi -assai maggiori che non in Schober -per la questione deHe armi. Questi vanta,ggi credo supereranno l'inconveniente derivante daH'appartenere Vaugoin, a differenza di Schober, al partito cristiano-sociale che ha tra i suoi più fedeli seguaci i deputati tiroJesi. Nelle conversazioni da me avute lo scorso e il presente anno e'gli mi si è spontaneamente dichiarato anti-annessionista, allo stesso modo che secondo mi rifer1sce il R . .Aiddetto Militare si manifestano rbail>i d. va!ri generallii. tche iLo coad1uvano: setcondo Vaugoin, e an1che secondo me, 1i1l movimenrto annessà,on,iJs,ta ha neili:La popooazii!one aust1r1iaoa ragion:i. !PU!l1amoofte economiche, e dovrà quindi perdere di intensità se si vedrà qui essere di maggior beneficio materia1e restare indipendenti piuttosto che unirsi con ila Germania. Nelle ste&se conversazioni Vaugoin ha mostrato non dare sovell1Chia importanza ahle agitazioni irredenHste tiroJesi e considerarle di vruore più verba,le che sostanziale; mi ha assicurato essere più volte intervenuto per moderarle, si è detto disposto ad adoperal'si anche più effica,cemente in avvenire per lo stesso scopo. So bene ,che si panlia del portafogl1~0 deg[ri. esrteni per Seri.pel, dJl quaile, come l'illl!Peratore Guglielmo nel 1914, è partito per la Scandinavia mentre stava per scoppiare la crisi, e che se anche non sarà ministro avrà su Vaugoin un'influenza ~che non poteva avere su Schober. Ma, oltre al fatto che non si sa in che m1sma e fino 'a quail !P'INlto questa influenza si eserciterebbe, è mria convinzione ~che Sedpeil. non è osrtille atltl'Irt.all:ia e ammtra lill Duce ed tiJl Fa!SIDÌ!Simo (~a nostra riconciliazione con H Vaticano e la nostra vittoria sui socialisti non possono !asciarlo indifferente), e che, migliorati per merito di Schober i rapporti con l'Italia, egli non vorrà essere ed apparire da meno del suo predecessore. Nè sono da dimenticare, anche per le conseguenze nei nostDi riguaDdi, le sue dichiarazioni di ,caLdissima amicizia per l'Ungheria fatte colà alcuni mesi sono e delle quaH una deltle principali ragioni è l'essere e'gli nel suo intimo favorevole 1ad un rdtorno degiJJi Asburgo ·così ,a Budapest come a Vdenna. Non è da escludersi che Setpel possa anche ora avere ma,ggiore indulgenza per i deputati tirolesi 'Che non Schober, che non forse lo stesso Vaugoin. Ma è ancora da provare. E anche provato re•sta da fare una considerazione. L'attuale Gabinetto essendo di minoranza è transitorio. Se saprà fare le elezioni in modo da rafforzare H movimento antimarxisrta, quale che sia il ministero che ne usci,rà, esso sarà più aggressivo contro il sociaHsmo che non Schober. Come ta,le non potrà non intendersi con noi e d sarà, a conti fatrbi, di maggiore utHità, anche se un po' più indulgente ver,so i deputati tkoilesi, che non un Gabinetto un po' meno concHiante ver,so di essi ma anche più transigente vel'so i sovversivd. Un forte

partito socialista in Austria non è per noi vantaggioso sotto alcun riguardo.

Quello che per adesso mi pare più importante è che Vaugoin si presenta come un CanceHiere di mano forte il quale vuol dare al Hmone dello Stato un dedso colpo a destra, e ·che non 'SOlo i giornaH sociaUsti ma anche i democratici, così quelli pagati da Praga come qu~Hri cos~ddetti indtpendenti con a capo la Neue Freie Presse, cevcano agitare [e acque per non far riuscire la temuta manovra. Vaugoin merita quindi per i suoi propositi così di politica interna come di politica estera la nostra simpatia e il nostro appoggio (1).

(l) -Il 25 settembre Tacconi, aggredito per la strada da un nazionalista jugoslavo. File MuljaCié. aveva reagito con violenza ed era stato per breve tempo fermato da una guardia municipale. (2) -Cfr. una lettera di Tacconi, in data Spalato 29 settembre, indirizzata a un destinatario non identificato (con ogni probabilità l'on. Dudan), nella quale constatava che il viceconsole a Spalato, Prato (essendo il console Segre in licenza), • ha fatto tutto quanto gli fu possibile per fronteggiare la situazione. Mi ha raggiunto tosto alla polizia, ha protestato ripetutamente presso il Bano ed ha tenuto di continuo informati il Ministero di Roma e la Legazione a Belgrado. Senza ricevere sino ad ora da Roma nessuna risposta ed essendo pervenuto ieri un telegramma da S.E. Galli nel quale deplorando l'accaduto si richiama alla soddisfazione data colla punizione dell'aggressore ed esorta la calma...
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RELAZIONE (2.)

N. 484. Ginevra, 27 settembre 1930.

Soltanto ieri, dopo lunghi sforzi, m'è riuscito di avere una lunga conversazione con il ~capo oriuna,scio Andrej Vrbic di Lubiana, il qua:le, come annunziato, trovasi a Ginevra. Vrbi:c è notoriamente un intimo collaboratore del Hrof. Ptr€1tmJarr, ha svoilito a 'SUIO tempo arttiv;~tà a Roma e Ber>liino ed è stato qumd!i trattenuto in arresto sei mesi sotto ,l'imputazione di aver disposto l'assassinio di Pedc, confidente del Consolato italiiano a Lubiana. La di'Scussione, che ha durato più ore, si è riferita a tutto H complesso delle questioni tedesche-jugoslave-italiane.

La constazione più interessante è la seguente, che si riferisce ai rinnovati rapporti dell'Orìuna cogli irredentisti Alto Atesini.

Era stato \Trbic a tessere, anni fa, d'accovdo con l'ingegnere Kranic di Lubiana, i primi rapporti tra Lubiana e Innsbruck. Ho in passato riferito spesso circa 1:aile attiViità. I tirroliesi avrevano appoggilato in Oa["IÌWJÌJa l'autonom~ ctill,ÌIUir\3JLe slovena allo scopo di assicurarsi vantaggi militari con la Jugoslavia. Successivamente ~ prima ancora del primo grande successo delle Heimwehren in Austrila, iii qua1le ,condusre a1l Gov;errno Schober, -rprev;a,1sero nelile Heimwehrren elementi anti-jugoslavi, appoggiati da Graz. Lo stornare le richieste culturaU slovene coinctdeva con l'interesse della direzione del partito agrario carinziano, costituita da rinnegati sloveni. Anche Steidle dovette abbandonare in Tirolo la Nnea jugosLava e al tempo delile trattative di Schober con ,l'ItaJLia sembrò che H movimento delle Heimwehren fosse completamente indirizzato secondo la linea italiana. L'opposizione degli irredentisti di Innsbruck contro tale svhluppo cel'CÒ di far:;;i. largo anzHutto in Germania. Colà erano diventati nazionaHsti ma

Nel congedarsi da me Schober mi ha detto che di tutte le sue visite all'estero quella a Roma era stata per lui la più importante; l'impressione avuta dall'accoglienza del Duce non gli sarebbe più uscita dall'animo. Cosi dicendo mi ha consegnata l'acclusa lettera che mi ha detto avere scritta stanotte e mi ha pregato di farla pervenire a S.E. il Capo del Governo •.

• L'acclusa lettera •, datata Vienna 27 settembre, non si pubblica; cosi come non si pubblica la risposta di Mussolini, trasmessa per telegramma il 3 ottobre.

anche notevolmente rpiù freddi nei riguardi dell'Alto Adige; a c1o si aggiunsero storni di fondi da rparte del Maggiore Pabst, in materia di denari che erano destinati all'Alto Adige e venivano invece passati aUe Heimwehren. Ment,re il rpa~t1to crustirano-soo1aile vd>ennerse, d'accordo OOill Schober, si è fino aglii uiltimi giorni attenuto all'orientamento italiano, taJora anche rpiù intensamente di Schober -,le cui gHe a Parigi e a Ginevra diedero nell'occhio -i clericali tirolesi non potevano abbandonare l'idea dell'Italia. Dapprima ne d&"ivò un brusco cambiamento di fronte da parte del Tiroler Anzeiger, organo di Stei:dle, che ora è nuovamente e compJetamente anti-italiano; seguì quindi l'opinione della Heimwehr tiro'lese, che contrasta ora di nuovo in Carinzia la tendenza sti!11~ana (R,intelen-Piirrimerr). DemsrionlÌ rnell'oriren,tametillto gernerraiLe deilil.e Hie1mwehren non poterono più verifi.carsi quando il comando ne passò a Starhemberg, che non è in grado di prender partito di fronte a tutte queste cose, per quanto verosimilmente sia, in linea di massima e pe,rsonaJmente, amtco dell'Italia. Già Besednjak fece cenno di questo nuovo aumento di itaJofobia a Innsbruck, mentre era ancora scettico cir,ca la Carinzia. H Governo jugoslavo aveva g,randissimo interesse di formarsi un'idea precisa deri veri piani delle Heimwehren, attraverso le tViveliazlÌonri derBra rstampa soaiail-democrartlirca COilltTo Prrtimer. Dopo !Le Tiveliazioni drca i supposti piani sti11iani a proposito di una corllaboraziorne delle Heimwehren contro J.a Jugoslavia e a fianco dell'Italia, si arttese per oltre sei mesi. Fu quindi tastato con ogni prudenza il terreno a Innsbruck. Finalmente droa tre mesi fa Vrbie fu mandato dari Governo jugor.sJ.avo a Innsbruck, con ila maschera cti giornalista destinato a chiarire la situazione soJ.tanto per scopi pubbUcistici. In propoSiito Vrbic mi raccontò quanto segue: a Innsbruck trattò dapprima per mezzo di Mumelter con il Maggriore Rordler; chiariti i desideri, fu quindi condotto da Steidle. Stei!dle dichiarò che :J.e vecchie relazioni tra Inrnsbruck e Lubiana non erano per nulla mutate. La Heimwehr 8arebbe stata ancora pronta a ,combattere al momento dato contro l'ItaHa per 'l'Alto Adige. Circa l'atteggiamento del Comando della Heimwehr Stetdle non volrle però fare a1cuna comunicazione impegnativa; si dtchiarò tuttavia, tn compenso, di,sposto ad annunziare telefonicamente la visita di Vrbic in IGagenfurt al Generale Hiilgerth. Così avvenne rinfatti. Vrbirc Tlircevette un inV'irto per KfLagenfurt e fu Tl~cev:uto colà drail Generale Hiilger,th. La discussione si svollse interamente mediante domande e risposte esattamente formulate. Il contenuto ne fu che non era assolutamente H caso di parlare di una colrlaborazione deLle Heimwehren con l'Italia contro la Jugoslavia. H protocollo redatto al riguardo in due esemplari rileva espressamente che le Heimwehren sarebbero pronte a porsi a fianco deHa Jugoslavia in una guerra itala-jugoslava, per liberare l'Alto Adige. Un esemrpJ.are del protocoHo fu portato da Vrbic a~ Prof. Pretnar, a Lubiana, H quale l'i!noltrò al Governo jugoslavo che tuttora lo detiene. L'aUro esemplare si trova a Klagenfurt. Da allora H Governo di Belg'l'ado è completamente tranquillizzato circa le Heimwehren. Se anche a Lubiana non sono ancora spariti ,tutti i dubbi, si sentono colà tuttavia forti in quanto ritengono di poter Ì!n ogni momento compromet,tere e rinnegare le Heimwehren. Le promesse di Hiilgerth sono considerate serie, essendosi questi dichiarato disposto a una pubblicazione del documento da parte degli sloveni qualora ciò divenisse politicamente necessario.

v,rbk si recherà nei prossimi giorni da Ginevra a Innsbruck e Klagenfurt per accertare nuovamente se negli ulUmi tre mesi non sia successo qualche cosa di nuovo al riguavdo nel campo delle Heimwehren. Il mutamento di Governo in Austria ha preoccupato i serbi in quanto considerano l'assunzione di Vaugo1in 'al oanceilili:ea:-1a1Jo come un rafforzamenlto del]l'OI"ilenrbam·etruto de[J.'Aoot:da verso l'Ital:ia. Contemporaneamente la stampa serba ha 1niz,iato una vivace agitazione contro la Gevmania, che trova, è vero.. Je sue basi a Ginevra, ma rappresenta tuttavia un complemento degli avvenimenti di Praga contro i tedeschi (1). Si dice che le dimostrazioni di Praga siano state organizzate da Stryberny e Gajda per danneggiare Benes; a Ginevra si ritiene però che Benes stesso ne sia l'incoraggiatore. In ogni caso i jugoslavi hanno osservato che Benes è particolarmente nervoso, il che si considera in relazione con H fallimento di tutti i piani cecoslovacchi di mediazione (2).

(l) Con un successivo rapporto del 29 settembre Auriti comunicava su un colloquio avuto con Schober, il quale si proponeva di raccomandare al nuovo cancelliere Vaugoin le buone relazioni con l'Italia. • II suo timore per i nostri futuri rapporti derivava solo dalla presenza di Seipel nel Dipartimento Esteri... Gli ho risposto che gli ero riconoscente di quanto si proponeva di raccomandare a Vaug.oin, e che mi rallegravo che la sua opinionesul contegno del futuro Cancelliere verso l'Itàlia fosse uguale alla mia. Quanto a Seipel, io credevo che i suoi errori e le sue mancanze verso di noi derivassero non da malanimo per l'Italia e il suo Capo bensi da eccessive preoccupazioni di partito. Speravo che il paragone tra i risultati della politica di Schober verso l'Italia e la sua gli avessero ormai mostrato quale fosse la più utile: dopo quanto il precedente Cancelliere aveva fatto, non si trattava più di prendere una nuova via, bensi solo di continuare quella già presa.

(2) L'autore è forse lo stesso informatore -E.B., irredentista tirolese -per il quale cfr. serie VII, vol. VII, p. 580, nota.

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IL COMM. BROCCHI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 29 settembre 1930.

Mi permetto di riassumere brevemente i precedenti della missione affidatami da V. E. in relazione al problema d'attualità deH'avvicinamento economico dell'Ungheria agli Stat'i della Piccola Intesa, ed i risultati dei coiloqui da me avuti con il Cancelliere Schober, con il Conte Bethlen e con i rappresentanti del Goverr10 austriaco e ungherese a Ginevra.

Eliminate le ragioni di dissidio fra L'Ungheria da una parte e la Cecoslovacchia, la Jugoslavia e la Romania daLL'altra, per le questioni relative ai pagamento de1le riparazioni all'applicazione dei Trattati di pace e particolarmente per le questioni scaturite daHe eSipropriazioni fatte a danno dei ·cittadini ungheresi in ocoa1sione dehla f'iforma a·ga:-,aa:-li'a ·comp1uta 1neìi 1lre Paesti suddetti, il Governo j1·ancese incaricò il Signor Loucheur di fare un viaggio a Budapest, a Bucarest,

Circa la data delle relative trattative in Innsbruck Vrbic mi riferì quanto segue: Circa 14 giorni prima dell'arresto del Maggiore Pabst a Vienna, Vrbic afferma di avere egli stesso trattato con Pabst, il quale gli avrebbe fatto anche tutte le promesse nel senso dei desideri jugoslavi. Le trattative vere e proprie, le quali condussero alla redazione di un protocollo Vrbic-Generale Htilgerth, ebbero luogo -come già riferito -a Klagenfurt, alcuni giorni dopo».

Allegati alle due relazioni i seguenti appunti di Mussolini, uno del 2 ottobre: <N. B. per

S. E. Grandi. È necessario precisare -da Vienna -se questa intesa fra Oriuna e Heimwehren "'a stata raggiunta e firmata»; un altro, senza data: «N. B. S. E. Grandi. Importante soprattutto per le info!'mazioni circa Steidle e Vrbic •.

a Belgrado ed a Praga, allo scopo di tentare un avvicinamento economico fra l'Ungheria e gli Stati della Pi:ccola Intesa.

Iii Signor Loucheur ha •compiuto questo vwaggio piQilJiJtlico ne'l maggio di questo anno. n risuLtato deLLa missione deL Signor Loucheur è stato che l'Ungheria ha aderito alL'azione comune della Jugoslavia e deUa Romania per mtgliorare i rapporti 'commel'ciali ~con gli Stati Industriali 'Costituendo un blocco agricolo jugosllavco-nngaQ'O-I1omeno, che a:webbe fatto speaila•ld. COillJcessdoll:Li ad nn dJetwminato g,ruppo di St!a,ti 1industrd.lailli europei, quaJora que,sti uilitlimli Sta.ti a:vcessero cOillJsenrililto 'a diwe i•a pl'efel1enza neglii acquilst:i deQ pl'odoito del suo1lo agwi Stati coaJliz.zaJti. Alla Conferenza di Bucarest prima e poi a quella di Varsavia, I1ÌiUIIllilteSli neLl'estate diecoosa, l'Ungheria si è schierata con la Romania e con La Jugoslavia, fm ,gf1i Stati pron,ti a negozilare ,preferenze da ,concreder,sli nel campo dJndustl'lia,le ad a1ltri StJa,tJi cOIIl'tro pre:fletl"enze nel :campo a,g,:riÌJcolo.

Per evitare che :l'Ungheria strtngesse rapporti economici, con g>li Stati che fanno capo a1la Francia, così intimi da poter determinare delle l'ipe!'cussioni nei rapporti politici, V. E. ha richiamato l'attenzione dell'Ungheria sulla possibilità di un'intesa economica sia con l'Austria che con l'Italia, tale da assicurare alil'Ungheria lo ,sfogo dlei ;propr1i pTodotti, prirucriJpwlmente de1i cereail•i, in questi due Paesi contro fadlitazioni a1J'.industria italiana ed austriaca.

L'attuazione di tale intesa appariva però possibi,le soltanto se si fosse trovato il mezzo di accordare le reciproche concessioni senza doverle riconosce1·e anche ad aUri Stati, pe'r effetto della clausoia de•Ha Nazione più favorita. Questa avrebbe p.:rmesso agli altri Stati di invocare qualunque vantaggio di carattere doganale, concesso agU Stati contraenti, indipendentemente daLle controconcessioni conco11date fra gli ~stessi. È stato quindi studiato 11 modo di superare questo osi;a,colo. n mezzo per superarlo è stato trovato ricorrendo ad un'organizzazione del credito, 'la quaile permetta di a•c,cordare agli esportatori ed a'gli importatoti1i deti P•ael;li :cOIIl'tra>entti all:Lt,ioipi ad intere1sse tr1idotto dal miJsura tale da far loro godere benefici equivalenti a quelli che potrebbero scaturire dall'applicazione di diritti di confine più moderati. Tale organizzazione del credito dovrebbe essere inquadrata in un accordo che desse soddisfazione particolarmente aH'Ungheria, per quanto 'concerne le fadlitazioni di transito e dii traffico. L'accordo concederebbe e ,garant1rebbe •la libertà dei transiti per i prodotti dei Paesi contraenti e ~cost1tuirebbe altresì un organo ferrovial1io comune autorizzato a concedel'e ~co•rusen,suaflmente le riduzioni delle tariffe ferroviarie necessarie per poter trasportare il raccolto ungherese in Italia a miti condizioni. Oiò avvitene già ora però attraverso ,gpedienti che potrebbero dar luogo a contestazioni.

Tutti i Ministeri nostri, non escLusi queltlli d~Lle F:1nanze, dell'AgrilcoiWira.

delle Col'porazioni e delle Comuni:cazd.oni, hanno dato il loro consenso incondi

zionato ad un inizio di conversazioni ed a prendere contatti con i Delegati

austriaci ed ungheresi, senza atssumere impegni effettivi, per studiare su quali

basi si sarebbe potuto conoludere un a~ccordo 'che fosse atto a garantire una più

intima •cro1ltabo!'aZJ~one ecOI!:Lom~ca con g1Li Stati sua,crcrenna•ti. S. E. dii MimlÌ!stro dellle

Finanze con la .lettera dell'agosto si è soJtanto dservato 1e •sue decisioni definitive

dopo conosciuta l'entità sia delLa contrazione delle entrate, che sarebbe stata una

conseguenza di eventuali a~ocordi di carattere doganale, sia deHe sovvenzioni

che sarebbe,ro st:at'e necessa,I1i:e aiJ.J'or,ga>Illiz'Zlazione del oredirto :suacoennata, ove

accordi di 'Carattere :doganaile ~si f013sero voLuM ewtare. La Ragioneria Generale dello Stato, pur dichiarandosi :incompetente, per difetto di elementi di giudizio, a ,pronunciarsi sul valore dell'iniziativa, ha riconosciuto essere innegabile che la :medesima, anche sotto rriflessi che non siano strettamente quelli finanziari ed economki, merita riguavdo ed ha suggerito a S. E. iL Ministro delLe Finanze di esaminare • se la importanza della questione non debba maggiormente persuadere alla adozione del programma di economie da essa Ragioneria presentato »

e :che avrebbe fo11se potuto :liaoiiU~tare una pi:ena adesione. S. E. thl Mnswo delle F1inanze ha de:otso dii sottopor:re lta questtone a S. E. !hl Carpo dleil. GoVIel'nJO (1).

H Ministero dell'Agricoltura ha aderito all'inizio deB.e conversaZJioni con particolare riguardo al fatto che l'Italia deve importare quantita:tivi aggirantisi sui 30 milioni di quintali annui di grano, nel mentre l'Ungheria non ha una eccedenza di esportazione che di circa 3 milioni e mezzo di quinta:li di grano, per cui l'assorbimento dell'eccedenza ungherese sarebbe faciLissima da parte dell'Austria e de1l'Ital:ia, pur rimanendo ris!=rvati ancora cospicui quantitativi per l'importazione dall'Argentina o dalla Russia o da al:tri Stati ai quali si vnlessero chiedere i quantitativi occorrenti per ~completare i nostri bisogni. Per quanto 'COncerne il bestiame che l'Ungheria potrebbe voler smaUire nel nostro Paese si tmtten·ebbe di contingenti determinati, che potrebbero essere contenuti senz'altro entro i limiti di quei quantitativi che da un Paese o dall'altro noi dobbiamo certamente importare per ~corrispondere a:He esigenze dei nostri co:nsumi. Il Ministero dell'Agrrcoltura ha considerato che si trattava di pre,ferire uno Stato all'altro e non già di concedere importazioni in concorrenza con il prodotto nazionale. Il Ministe,ro de1le CorporaZJioni ha aderito senz'altro aH'inizio di scambi di vedute con i Paesi :su accennati, particolarmente perchè convinto che, in difetto di accordi con l'Austria e con l'Ungheria, quest'ultima si sarebbe sicuramente coalizzata con gli altri Stati ag1·icoli, che fanno capo atla Francia e avrebbe< concluso acco,rdi :con un blocco di Stati industriaU costituito dalla Cecoslovacchia, daù:l'Ausw]a e for,se anche dal:l:a Germani]a, da!l quale J'Irba,!Jia sarebbe però starta esclusa. Tutto ,ciò aVirebbe danneggi:ato gmndemente l'Itailiita sia dla:l p:unto di vista economico che politico.

Il Ministero de1le Comunicazioni aderì ad una coUaborazione nei sensi su esposti, parbcolarmente con riguardo al fatto che gli accordi in questione avrebbero costituito una base più legale delle faciLitazioni che già ora si concedono all' U nghe,ria.

Nelle conver,sazioni avute ,con il Ministro Pire,l:li, con il Prof. Guarneri e con •H Comm. Anzi1lottti a Mii:liano il 28 agosto (2) fu cootstartlarto che l'avviso unanime, come esposto dal Ministro Pirelli, era che gli accordi allo studtio avrebbero p1·esentato per noi una grande importanza e che era da temersi soltanto di arrivare troppo tardi ~con ~le proposte che potrebbero dete,rminare !i vari Stati a stringere a~ccordi :con l'Italia :piuttosto ~che con altri. Il Ministro PireUi affermò che l'obiettivo al quale si dovrebbe mirare sarebbe una unione doganale fra l'Italia e g1i Stati di cui si tratta, considerando però che ~l'unione con l'Austria non rappresenterebbe una parte attiva nell'accordo, ma un peso inevitabile per

formare il ponte che dovrebbe condurre a1l'accol'do con l'Ungheria e possibilmente con la Jugoslavia. n progetto di supplire ad accordi di carattere doganale con una opportuna o1·ganizzazione del credito, con antic~pazioni a miti condizioni, grazie a contributi che lo Stato potrebbe concedere indirettamente nei vari Paesi, potendo continuare a riscuotere diritti di confine in misura S1tperiore a quella che riterrebbe equa nei 1·apporti con gli Stati contraenti, è stato ritenuto accettabile ed ratto ra faT ottenere raJ1me~m in parrte wl ([ilrsulrtarto al quai!Je si tendle; rùJsultarto ~che non rsi può rCOQlJSeg1UIÌ'l'e per r~l momento per r1a V:ia maestra dJeliJ.e UllÌOill!Ì. dogana!l.li, pwchè queste rarppOl'tel'ebbero maggriorri ,cOQlJtmzroni de1He enwarte del!lo Stato nonchè a!rt11e diffkolrtà dia supe11are.

Il Cancelliere Schober ed il Capo Sezione austriaco Schiiller hanno dichiarato di essere animati dal desiderio di concludere degli accordi economici nei sensi sopra esposti piuttosto con l'ItaLia e suoi amici che con altri gruppi e di arccerttare senz'altro il programma e la via prospettati. S. E. il Conte Bethlen e S. E. Walko hanno egualmente fatto intendere che sarebbe loro vivo desiderio d,i concludere degli accordi con l'Italia e di non dover seguire la traccia segnata dalla Cecoslovacchia e dalla Francia. Io ho richiamato la loro attenzione sul fatto che, rper il momento, si trattava soltanto di sapere se essi approvavano irl programma di studilarre r1a ~conol!usi'onre di runa rconvenz;ione sui traffkll, sUJi tr'alll~riltri, 'S'UJlr1e 1Jair1iffe, comprendente anche un'organizzazione del ~credito sorretta dagli Stati, con lo scopo di trovare in tale ~convenzione H mezzo per giungere al risultato di reciproche facilitazioni speciali, senza incorrere nelle conseguenze deHa clausola delJ:a Nazri:o1!11e priù favo([i1tra. Ho inoltre espressamente accennato che soltanto dopo conseguita un'intesa sul prog·ramma di lavoro e sul metodo da seguirsi per la conelusione degli accordi, sarebbe stato possibile iniziare una discussione con i Ministri delle Finanze dei varì Paesi per vedere se ed rin quaU rlimiti sarebbe stata possibile la conclusione degli accovdi desiderati.

Tanto il CanceHiere Schober quanto il Conte Bethlen hanno dichiarato che,

secondo loro, era giunto rH momento di interpellare i Ministri delle Finanze per

sapere se la ~conclusione era possibile. E~ssi hanno in pad tempo accennato al

fatto che la Cecoslovacchia e la Germania stanno facendo tentativi per poter

concludere gLi accordi con gLi Stati agricoli, compresa l'Ungheria, per proprio

conto, per assicurarsi i vantaggi ~che gli Stati agricoli sono disposti ad a•ccordare

agli Stati industriali assorbenti i loro prodotti. La Francia, secondo le indicazioni

del Signor Schliller, cerca anzi di indurre ~la Germania ad un'azione come sopra

prospettata ed offre ri mezzi occorrenti. Il Ministro Flandin nel suo di'Scovso nella

2.a Commissione a Ginevra ha dichiarato: • Per asskurare un prezzo rimune« ratrivo ari produ1::toni non è nec:essario concrepwe UJUa ·alauso1a pi'eilffi'enzrÌ!alle. Ciò « che domandano gli Stati dell'Est europeo può essere realizzato mediante uno

• sforzo di crediti, di materiaLe, d'organizzazione. Di che si tratta? Di finanziare

• -i depositi del raccolto, di facilitare l'acquisto derl materiale e di organizzare lo • -scambio. Ma tutto questo non rappresenterebbe che l'assorbimento dai Paesi • -dell'Ovest europeo di circa 20-25 mhlioni di quintali di cereali diversi! •.

Ora questa organizzazione deL credito non richiederebbe da noi la somministrazione di capitali, ma sorlrtarnto Jra somministra2llone di quei1le differenze di ~nteressi che ~sono n:ercesl~raòe per cos1Jitu:iJl'e i benefici rirnrd:ispensrabi:lri per una srituazione pr-ivdrlegl,ata.

Gli Ungheresi hanno esplicitamente d1chiarato che preferirebbero concludere accol'di economici, come sopra ,previ,sti, piuttosto con ,l'Halia che con altri StaJtJi e 'Che lan2li1tutto vo!IT'ebbero discuterne llia ooncùrusio~e oon noli. n DeLegato ungherese Nicki ha anzi accennato alla necessità di studiare se eventuaLmente convenisse tentare di concLudere gLi accordi non soLo con L'Austria e forse coni la Jugoslavia, ma anche con la Romania, sotto l'egida dell'Italia, perchè, altrimenti, egli teme che La Romania sarebbe spinta a gettarsi in braccio alLa Cecoslovacchia, ciò che 'l'Ungheria vorrebbe evitare.

In complesso tutti gli Stati sono d'a,ccordo che un'intesa economica deve essere ~conchiusa dagli Stati agricoli e quindi ~che daH'Ungheria. L'Ungheria è pronta ad unirsi a noi ed all'Austria ed agli aJ.tri Stati che noi le indicheremo. Ma vuoLe sapere se noi siamo pronti a trattare, perr~chè in caso diverso essa non potrebbe fare a meno di esaminare se i suoi interessi non le impongano di entrare nelL'orbita degli accordi con L'Austria, con La Cecoslovacchia e con la Germania

a fianco del:la Jugoslavia e della Romania e della Polonia.

In questo stesso ordine di idee H Minist1·o romeno Madgearu ha posto un preciso quesito a S. E. Bottai. Egli ha prospettato ia possibiLità che accordi del genere venissero offerti dalla Germania, dalla Cecoslovac,chia e dall'Austria e per tale eventuaHtà ha 'Chiesto se l'Italia si sarebbe unita agli aLtri Stati o se avrebbe assunto un atteggiamento particolare per proprio conto. Questo quesito del Ministro Madgearu è stato integrato dall'altro relativo alle intenzioni dell'Italia d!'ca l'applicazione rdegH accol'di con la Russia, evidentemente in relazione all'acquisto di 'cerea'l'i provenienti rdaHa Repubblica dei Sovietti o da a~tri Paesi non d'Europa.

La situazione attuate permette di decidere se, senza danno per L'agricoLtura nazionale, con vantaggio per :l'industria nostra e con Ueve sacri.fì!cio di bilancio che certamente 'sarebbe 'largamente ,compensato dai vantaggi dell'economia generale, noi vogLiamo conservarci La colLaborazione deU'Ungheria e deLL'Austria, o se vogliamo disinteressarci, Lasciando Libertà d'azione a questi Stati; li qual~ sarebbero illieti d\i ISOttlrlélJfffi ailil;a egemoniJa fr~CeiSJe, Se il1101i ~li faOOSISÙJmO ~Ware' ID una combinazione economica sotto l'egida deLl'Italia, ma non potrebbero rilnunciare ad altre combinazioni se l'Italia non potesse trovare conveniente la collaborazione da essi proposta, col sistema prospettato, e proposto non sollo da noi ma anche dai France'si, dai Cecoslovacchi e dai German~ci (1).

È stato risposto che tale preoccupazione è affatto infondata. I Consorzi o le Associazioni di compera e di vendita di importazione e di esportazione potranno essere costituiti, ma le loro funzioni saranno di controllo. Una reale attività commerciale collettiva potrà essere adottata dove sarà necessaria un'intesa fra tutti i venditori, per evitare una concorrenza atta a determinare una riduzione dei prezzi. Però tale intesa non dovrà avere un carattere coattivo, almeno in Italia, e al singolo esportatore, secondo il sistema proposto, sarà assicurata ogni facilitazione e sarà garantito ogni beneficio previsto. Egli potrà concludere i suoi affari singolarmente e potrà ottenere il credito, rivolgendosi direttamente alle Banche organizzate,

(l) -Dimostrazioni antitedesche, avvenute il 25 settembre. (2) -Cfr. anche la successiva relazione n. 485 dello stesso informatore. in data Parigi 29 settembre: « Mi sono dato particolare nremura per accertare, senza dar nell'occhio, qualche altro particolare circa le trattative dell'Oriuna con le Heimwehren austriache. Vrbic mi ha nuovamente confermato che esiste ormai un protocollo con il quale sono state annullate tutte le decisioni a suo tempo prese circa un aiuto militare delle Heimwehren all'Esercito Italiano, quali erano state fissate nel noto protocollo di Graz ed avevano come presupposto una marcia delle truppe italiane attraverso la Carinzia, in direzione della valle della Drava e della valle superiore della Sava. Il pensiero che il " Sud Tirolo" potrebbe nuovamente esser sottratto al dominio italiano, in grazia di successi jugoslavi in una guerra itala-jugoslava, ha trovato nuovamente risonanza anche nelle Heimwehren. (l) -Cfr. n, 228 e p. 314, nota l. (2) -Cfr. p. 315, nota.

(l) Sulle trattative condotte da Brocchi con gli austriaci e gli ungheresi cfr. una sua relazione in data Roma 6 ottobre. Brocchi riferiva che c S. E. Bethlen, secondo le informazioni del Sig. Schiiller, avrebbe desiderato che gli accordi fossero conclusi senz"altro, senza assicurarsi un preventivo assenso da parte degli industriali ungheresi, per quanto concerne le concessioni da farsi dall'Ungheria all'Italia. Ma il Sig. Schiiller insistette affinché il Conte Bethlen desse invece istruzioni aJ. rappresentante dell'industria ungherese di prendere accordi con gli interessati •. Tra le varie obbiezioni mosse dagli austriaci e dagli ungheresi al progettoBrocchi c'era anche la seguente: • È stato... prospettato che it sistema proposto potrebbe turbare Lo svoLgimento normaLe degLi affari e L'attuaLe sistema di lavoro degLi importatori e degLi esportatori. Si teme cioè che le facilitazioni di credito siano accordate soltanto a coloro che aderiscono a un'esportazione, dovuta a vendite fatte da parte di Consorzi ed in forma collettiva.

278

IL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. P. Ginevra, 29 settemb1·e 1930.

Obh!Ji,garto 'a ·tenerre cÌ<l :l1etto a causa di un fortte raff,rr,eddOII'e, non ho avuto ~a possibHità di mandare, con il corriere di domenica scorsa, che un resoconto molto sommario di que1l ~che riguarda ~la questione navaLe.

Su quest'argomento, del resto, non credo di avere altro di essenZ!iale da aggiungere. Vorrei soltanto segnalare l'opinione personale di Ruspoli, H quale è convinto che in fondo gli 1ngle:si non 'Siano ~scontenti del fatto che la nostra proposta non è stata accettata dai francesi. RuspoU fa questo ragionamento: se Francia ed Italia si fossero messe d'accordo suHe basi deila '[J'roposta itaHana, gli inglesi avrebbero dovuto: l) o ·chiedere che le cifre fossero diminuite, cioè riaprire la discussione specialmente in ·confronto con 'la Francia, ed assumersi quindi ~la responsabil<ità di far forse naufragare l'accordo già raggiunto; 2) oppure far valere la clausola di salvagual"dia di fronte agli Stati Uniti ed al Giappone e quindi rimettere in giuoco le cifre di Londra. Siccome H Governo laburista si preoceupa dii non ve:n1re 'combattuto 1ail Parlamento suJì!Ja ques!Jio[)Je navail.e, esso ha interesse a ·che 1la questione della salvaguardia non venga sollevata. Ciò non ' avverrebbe, fino a quando non vi sia accordo tra Italia e Francia pevchè, anche se questi due paesi ·costruiranno il tonnellaggio ,contemplato dal progetto italiano, le loro flotte non raggiungeranno LI limite massimo ammissibile dall'Inghilterra :se non fra due o tre anni. Interesse quindi pel Governo ~labur1sta di lasciare le cose come ,stanno, 'Per evitare il pericolo che la questione della salvaguardia sorga fin da ora mettendo <in pedcolo il Mini,stero.

Ruspoli trova deJle spiegazioni a questa sua presunzione nel fatto che la stampa laburista è stata la prtma a pubblicare notizie tendenziose sulle conversazioni franco-italiane (l) e che il Signor Hende11son, colla sua di:chiarazione ottimilsta dei primissimi 'giorni di Ginevra, aveva aperto la via alle polemiche.

Io non sono troppo persuaso di questa spiegazione e rimango convinto che l'Inghi~Lte:ril1a desi:de11a un acooi!'do; rlo desider,a, na,turaàme[)jte, ta!Le da mantenere le cifre francesi a liveUo più basso possibile e per rendere possibHe una acquiescenza francese è quindi portata a favorire delle soluzioni pratiche che, non mettendo in giuoco 'la questione della 'Parità, non diano pretesto alia Francia di esigere 'cifre alte. Per questo essi sono in fondo in favore di un accordo su

secondo i sistemi finora praticati e senza alcun cambiamento, salva la riduzione dell'interesse, che egli dovrà pagare per i crediti effettivamente goduti e salvo l'aumento dell'interesse, che percepirà sui depositi a suo nome effettuati in conto vincolato, in dipendenza degli incassi spettantigli.

È stato pure chiesto se i Consorzi, in alcuni casi, non saranno assolutamente necessari. È stato risposto che i Consorzi, come detto, saranno inevitabili soltanto quando, come

p. es. sarà il caso in Ungheria, i venditori ed esportatori dovranno evitare che il singolo esportatore, approfittando del beneficio risultante dal credito privilegiato, possa ridurre i prezzi a danno degli altri esportatori •·

programmi di costruzioni ed hanno anche accennato (come ha fatto Cadogan con Ruspol,i) al criterio dello statu quo. Quanto atlila ·stampa, è 1stato :flat,to tutto [il possilbit1e ~secondo le ditrettive di V. E. (1).

Riforma deL Seg1·etariato. Mi sono astenuto finora dal riferire su tale argomento, volendo 1pri:ma vedere come si mettevano le cose alla IV Commissione. Sabato scorso si è entrati nel cuore deHa questione e debbo dke subito che

i risultati non sono 'stati molto soddisfa1centi per noi.

L·a grande maggioranza deJJ.,a CommiJss1Lon'e·si è sch~errata de'c'i's1amenfte conftrro le tesli sostenute ne'l nosftrro memorandum (2). H prrti:ncripio deM'a durata il!1delberminata dei contratti è stato approvato anche per gli alti funzionari (membri di sezione e capi sezione) con 30 voti contro 8. La proposta di istituire un Comitato Consultivo a lato de'l Segretario Genera,le è stata respinta con 30 voti contro 5.

Quando si è venuti a discutere la questione dell'aumento dei Sottosegretari, le piccole Potenze si sono pronrmdate in senso contrario all'aumento proposto dalla maggioranza del Com1tato dei 13, ma qualcheduna è andata oltre, ed ha proposto la soppressione di tutti i posti di Sottosegretario.

A questo punto, è avvenuto un p~ccolo coLpo di scena: H Conte Bernstorff, ha dichiarato che, poichè non si era voluto a·ccettare ti Comitato Consultivo, la Delegazione tedesca accettava la proposta della soppressione, al:la condizione che il Segretario Generale e H VIce Segretario Generale appartenessero sempre, l'uno ad una grande Potenza e l'altro ad una piccola Potenza.

Questa proposta ha fatto nascere lo scompigHo anche nel campo francoinglese e, dopo una lunga discussione, si è giunti aUa conclusione che la questione non era matura e dovesse quindi essere rinviata ad una Commi,ssione che presenterebbe delle proposte all'Assemblea dell'anno venturo. GaHavresi ha cercato di approfittare di questa dectsione per far rinviare anche le aUre questioni, ma inglesi e fra·ncesi sono insorti con molta energia affermando che il principio de11a permanenza dei funzionari era stato oramai a1ccettato da una grandissima maggioranza, come una grandissima maggioranza della Commissione si era già pronunciata contro !l'idea del Comitato consultivo. Questi due punti dovevano quindi considerarsi come definitivamente regolati. E~ssi potevano a~ccettare soltanto, come soluzione di .compromesso, il r.invio della questione del numero dei Sottosegretari.

La situazione si presenta quindi così: verrà sottoposto all'Assemblea un

rapporto con cui si propor·rà di approvare:

l) il 1sistema delle pensioni;

2) H principio deHa durata indeterminata dei contratti detl personale

(fino a Capi Sezione);

3) H rinvio della questione dei Sottosegretari.

Sul primo punto Il delegato italiano nella quarta Commtssione non ha

potuto fare a meno di dare una adesione di princtpio, limitandosi a fare delle

obbiezioni su alcuni punti di merito. Sul secondo punto ha dato voto contrario. Sul terzo punto ha naturalmente accettato la proposta di rinvio.

Si tratta ora di deddere se la Delegazione Italiana debba -in Assemblea votare ancora contro H secondo punto, oppure se convenga di astenersi: ciò che significherebbe non approvare, ma nello stesso tempo non iJmpedire l'adozione del nuovo sistema di 'contratti.

Ho detto sopra •che, quando la Commissione ha votato su questo punto, vi sono stati 30 favorevoli ed 8 contrari. In questi 8 voti contrari erano compresi queHi dell'Italia e della Germania. Senonchè da dichiarazioni fatte ieri sera dal Conte Bernstorff al Prof. Gallavresi, pare che Ia delegazione tedesca, considerandosi soddisfatta del rinvio della questione dei Sottosegretari, non intenda mantenere la sua opposizione sugli altri punti; per cui sul,la questione della permanenza o meno dei contratti l'Italia potrebbe forse contare nel:l'Assemblea sulla adesione di pochissimi voti di piccole Potenze (Albania, Cuba, Venezuela). È politicamente conveniente di esporsi ad un simile dsultato? È i!l quesito che si pone S. E. Soi1a:l.oja e che ieri serr'a è stato d1scuslso a Jungo :con P'auhwci e Ga1lavresi. S. E. Scialoja, prima di decidere, intende parlare col Conte Bernstorff, in modo da accertare con precisione l'attitudine deHa delegazione Tedesca e si propone di regolarsi secondo le circostanze, ma tenendo naturalmente presenti Le ·cHI'ettive di massima ·comunLca,tegli da V. E.

(l) Cfr. p, 350, nota l. E anche: • Il 20 settembre il giornale laburista Daily Heralà pubblicava una comunicazione da Ginevra, annunciante che le conversazioni itala-francesi dovevano ritenersi rotte, e, della rottura, si cercava addossare la colpa al Governo italiano». Così Raineri Biscia, in una lettera datata Ginevra 27 settembre (la minuta in USM, cart. 3290/3). La lettera illustra l'opinione di Ruspoli, riassunta da Rosso.

(l) -Allude probabilmente al n. 269. (2) -Del 16 agosto. Cfr. • Rassegna settimanale della stampa estera •· anno V, vol. III, pp. 2066-2067.
279

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. (P. R.) PER CORRIERE 10207/1917. Belgrado, 30 settembre 1930 (per. H 2 ottobre).

Telegramma di V. E. n. 9948/148 (1).

Mi sono oggi ampiamente espresso ·con Kumanudi come rprescrittomi da V. E. Kumanudi ha pienamente convenuto meco con tutto quanto gH ho detto, ri,conosciuto 'che disco11so pronunciato a Zara non aveva importanza e significato che aggressore aveva voluto attribuirgli (2), che di lui punizione avrebbe potuto essere più forte. Ma per questa ormai non .si poteva più nulLa fare mentre d'altro canto senatore Tacconi aveva sporto denuncia ad autorità giudiziaria. Oocorreva quindi attendere svolgimento tale azione. Ha pure riconosciuto brutaJ.e comportamento guardia ed assicurato darebbe istruzioni a Bano prendere sanzioni contro di essa. Mi ha pure dato integrale lettura rapporto polizia che conferma sostanzialmente quanto riferito da Prato.

Circa situazione generale mi ha detto che essa è estremamente diffidle e delicata, che autorità ·si adopera del suo meglio per appianare difficdltà contro

costanM. 1pre:tese tdeti gmlppi po~irtJ~oamente più acoeSii. Quanto aJl [1~spetto ed ahlia osservanza delle 1convenzioni vigenti per le nostre istituzioni mi ha assi·curato della buona volontà del Ministero. Debbo infatti ri<conoscere, e risulta dai miei rapporti, che ne,gH ultimi tempi tutti gli interventi per i vari i!llc1denti ed inconvenienti segnalati dai nostri consoli in Dalmazia hanno avuto un qualche risultato.

(l) -Cfr. n. 274. (2) -Ai primi di settembre, in occasione dei funerali del sen. Roberto Ghiglianovich, Tacconi aveva pronunciato a Zara un discorso, che aveva offerto il pretesto per l'aggressione subita da lui a Spalato.
280

IL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 2351/1102. Tirana, 30 settembre 1930.

Mio rapporto n. 2222/1055 del 18 settembre c.a. (1).

La situazione d'attesa, che descrissi nel mio precedente rapporto, è venuta rapidamente a maturazione, pochi giorni dopo che ne ebbi descritto a V. E. le ragioni e le caratterLsHche. Lo svolgimento delle cose è complicato, colla partedpazione di tanti individui, col contorno di ogni sorta di voci, di rumori e di pressioini; red è fianche,ggi~ta daililo sctog1iersi e dJa[J1o srbrdn,ger!si di moltìi! affari ed affaretti. Mi limiterò quindi a toccar delle azioni e delle scene prindpali.

Lo scenario di sfondo è ,stato costituito da un orizzonte, tra il grigio e il fosco, ~chiamato, con <termine nn po' geneiitco, hl • mai!Jconrbeinto di Roma •. Un po'

i:l mto ~atteg:gi,amento per,sonra,1e, nn po' r1e paroLe mlttmilstarbe, dliJsgustiB!te, aililiarmanti: fatte (l0[1l'OOe da[ gr:uppo dei nostr11i c1~enti, nn po' iJJe not1iz1te (o:ppoll"tnnamente completate in Legazione) di reduci da Roma che avevano conferito con questo

o que[ :funz1ion18!rio de1l Mlfnli1stero; un po' La venuta die[ S1irglllloc Sty1l!a, iil. qua1l!e mi sembra abbia ·efficacemente lavorato nella iderntica direzione: H fatto si è che lo scenario si è ben chiaramente disegnato ed ha egregiamente servito.

Da parte mia, man mano 1che vedevo crescere questo senso di trepidazione, non sono rimasto naturrumente tranquhllo; ma ho raddoppiato i colp~i indiretti e diretti contro certi individui e certi atteggiamenti, e mi sono assicurato che il Re ricevesse esattamente le impressioni tanto dei miei rilievi personaH, quanto del • ma,1conten:to dii Roma •. A questo punto, rClapliltò tiJl telie:g~rarrnma (2) dd V. E. ohe mi rchiJamaV1a a RJoma a r<Jon:foo~e: opportnnameiJJte p["esentata e commentata, questa chiamata fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Venel'dì ricevetti in Legazione la visita di Raouf Fiço, che evitavo marcatamente di vedere da parecchio tempo, rivolgendomi, invece che a lui, al Presidente del ConsLglio, rper gH affari. La visita durò due ore. Mi descris1se il proprio

• curriculum vitae • dprese una ad una, per giustificarsi, la storia dei varii incidenti passati ai tempi di Sola; lamentò la mia freddezza e la mia sfiducia in lui; mi fece le più ampie dichiarazioni di itruofìlia non solo in politica estera, ma in politica interna: breve, mi porse il ramoscello d'olivo. Il ge,sto è stato consacrato col rito tradiZJionale, con cui un uomo politico albanese marca e certifica H suo

abbandono del ca•mpo avversario e passaggio sotto le nuove bandiere: mi chiese, sotto opcr,1mtune foit'IIUe, del denaro. Poco prima di vedermi, egli aveva compiuto, nel campo degli affari, ·lo stesso gesto di passaggio che egli stava per compiere nel campo d~plomati-co, offrendo alla sua grande nemica, la S.E.S.A. (ingegnere Chizzolini) di venderle le proprie azioni deHa rivale S.I.T.A. Me lo comunicò egli stesso, colle cil'conlocuzioni di ci!'costanza, esponendomi le prime illegalità testè da lui compiute rcome Ministro dell'Interno nell'interesse della S.E.S.A., quasi a pegno dei mutati sentimenti.

L'intervista è quindi finita con una mutua riconciliazione, quasi commovente. Circa i suoi disegni futuri, Fiço è rstato meno esplicito, ma non meno significativo. Sul Ministero dell'Interno egli non conta più, perchè, il suo sacrificio è deciso; rsul Ministero degli Esteri c'è minor certezza di date, ma mi sembra che si ritenga necessario che egli lasci in un tempo più o meno vicino anche questo Dicastero e si rifaccia una verginità di italofilismo, prima di venir nuovamente adoperato. Questo periodo di noviziato, preparatorio alla conversione ufficiale, dovrebbe culminare a fin d'anno con una gita di piacere a Roma, o viaggio a Canossa che dir si voglia, in occasione de1la quaie V. E. gli darebbe (se lo crederà) personalmente l'assoluzione plenaria. Dopo di che, ho l'impressione che si porrebbe la sua candidatura a Mini,stro d'Albania in Roma.

Dico subito che io caldeggio molUssimo tutto questo programma e che mi piareerebbe oopmrttutto rra ·fine. Anrche amico, Fdço sall'à sem,pTe un po' un !imbarazzo ·qui: è troppo furbo e troppo intrigante.

A Roma egli :retsterebbe neurtl'aHzzato e non oi darebbe più ar1cun :lia)srtJidiio.

Quanto al Re, mi Hmitai a fargli dire che, richiamato d'urgenza a Roma, sarei partito sabato scorso sera, e che se desiderava quakhe commissione per Roma, rero rai suoti oii'ldlinL Mi fece •chilamare a Dtllrrazzo sabarto mar!Jtina. Non ilo vedevo da un mese e mezzo, essendo stato da lui soltanto una volta subito dopo giunto e non avendo più rsoUecitato udienze: corsa che fu notaUssima.

L'intervista è durata due ore e mezza, e, iniziata con molto imbarazzo da parte sua è finita con una col'dialità che, per una volta, non esito a definire franca e schietta, e che mi lusingo abbia posto le basi di una mutua simpatia e confidenza.

Sarebbe troppo rlungo estendersi qui su tutti gli argomenti dell'interessantissimo colloquio. Mi limito qui a riferirne qualche punto principale.

Gli ho detto, in sostanza, che quanto gH era rstato riferito da varie parti sul raffreddamento del Governo Itarliano verso di lui e verso il suo Governo, non era ·che parzialmente vero, anzi era, in certo senso, fondamental!mente inesatto: i dirigenti della politica estera italiana, S. E. Mussolini e S. E. Grandi, nonchè i funzionari principali del Ministero, come S. E. Lojacono, ed il gruppo dei giovani e più attivi esecutori delle direttive di S. E. il Ministro, credevano sempre in lui e nel suo regime ed intendevano continuare a fare di lui e della monal'chia la chiave di volta deHa politica italiana in Albania, e, per la pic,cola porzione competente, nei Balcani. Non si illudesse però che nè lui, nè la monar,chia, nè l'Albania stessa, fossero ritenuti un elemento indispensabile alla nostra poJitka; l'Harlii!a del 1930 aV'eva un griuoco ben più 1arrgo dellil.'lrtail.lia del 1920 non sorlo, ma anche di quella del 1925 e del 1926. Gli lasciai anzi intendere che, da taluni critici, si poteva pe11sino insinuare che 1 nostri legami con lui fossero anche più .stretti di quanto d convenisse: e gli citai l'arttcolo primo del Patto d'amicizia (che presto scadeva) e che poteva da qualcuno essere ritenuto un impaccio alla libertà dei nostri atte~giamenti, ove convenisse pla:smarli alle eventuali vicissitudini di popolarità cui iJl. regime del Re poteva esser soggetto in Albania. Questo ultimo colpo era diretto, e iJl. Re lo ha compreso perfettamente, pur raccoglierudolo colla disinvoltura d'un dtplomatico ·consumato: è un piccolo seme che ho gettato, passando, nello spirito del Re e che riprenderò al più .presto, per trattare la spinosa questione della rinnovazione del Patto, al qua,le, come V. E. sa, si oppongono qui tali ·correnti di avversione da far ritenere difficilissimo spuntada.

H Re mi ha risposto sempre con grandissima abHità, ma anche con franchezza: chiedendomi, in sostanza, di so,stenere la sua causa a Roma, o, meglio, di ·dtssi:Pare nrubti, per ooa i!1JOU ;pe111colose, ma ·Che rpo<beV'ano un. giorno tirr1generare uno stato d'incertezza nei rapporti uffi.da<li e confidenziali fra Roma e lui. Gli ho dichiarato ·che, se mi aiutava, dandomi gli opportuni appoggi, ed argomenti, la mia gita a Roma avrebbe segnato un rinverdire di intima e fiduciosa cordialità, promettentiss1ma per l'avvenire. Il modo con cui il Gabinetto sarebbe stato prossimamente rimaneggiato, l'eliminazione dagli uffici dei Ministeri di uomini notoriamente avversi, la posizione e la dignità conferita ai nostri organizzatori, la spedizione delle pratiche che ci interessavano, l'indirizzo dato alla stampa ecc. ecc.: ecco il programma. Man mano, Ja conversazione si andava facendo più simpatica e ·calorosa, finchè il Re, dall'esposizione dei piani mHitari di coB.aborazione dei due eserciti nel caso del possibile noto conflitto, passò a parlarmi del famoso debito per le forniture militari.

Credetti venuto il momento psicologico per dare al Re la buona notizia delle nostre benevole dliJSposizioni, e gli dissi che lasciavo a lui stesso di su~gerire la formula con cui sistemare i:l debito. Me ne espose tre, due delle quali non compresi neppur bene, tanto erano confuse, e, la terza, messa avanti da lui con acconci ·sospiri, quella che già gli era stata proposta da Sola, e cioè l'obbligo di pagare a rate quando H bìlancio albanese avesse raggiunto i cinquanta milioni. La rifiutai nettamente, dicendogli che, secondo me, avrei intevpretato meglio le intenzioni amichevoli del mio Governo, escludendo ogni fol'ma di credno che, avendo solo una incel'ta portata pel futuro, assumeva un carattere fittizio meno simpatico: e ·che gli proponevo di studiare, invece, io col Generale Paviani, una via d'uscita che consacrasse piuttosto H •Carattere di largo, am1chevole, e grazioso contributo dell'Italia.

:m Re ne r'tma1se contenti1ssimo; mi ,e,spresse in te,nnilni 10aliorosi 1a soo grarbttudine;_ rinnovò ogni sorta di dichiarazione di lea,ltà e di assoluta fedeltà, nonchè di amicizia e stima per la mia pevsona.

Sul che ci separammo, colla promessa di rivederci fra qualche giorno.

In sostanza, nel corso del colloquio ho avuto campo di dare al Sovrano, senza alcun velo, degli avverttmenti concernenti la sua per;sona, quali forse non ne ha sentiti dall'epoca del Barone Aloisi, e al tempo stesso gli ho dato tutta la ragionevole ,sicurezza che ci occorre, perchè possa continuare a servird nelle linee della pol:itica voluta dal R. Governo. Non si può mai dire, in questo paese, se gli effetti corrisponderanno in tutto alle speranze: in ogni modo, la base importantissima di nna vicendevole fiducia è stata piantata.

Come •corona ai due princi!pali ·colloqui con Fiço e col Sovrano, ho notato con piacere, come, quasi obbedienti ad una parola d'oodine, i princi!pali uomini politici si siano messi a volteggiare intorno alla Legazione, e come parecchi, nell'imminenza della crisi ministeriale, si siano posti In diretto od indiretto contatto con noi. È un momento in •cui a Tirana si ritiene che il favore dell'Italia sia un elemento di successo; ed indiscutibilmente ciò è dovuto ar.Ia sp1nta personale del Re, o, nei minori, alla sensazione interna to.;;to diffusa, che l'aria spira da questa direzione.

In argomento, riferirò con separato rapporto con la prossima posta, quando la ~idda dei n.omi si sarà nn po' .fi~l31ata.

Sono intanto lieto di concludere, per ora, riferendo che ho la d1retta sensazione che il nostro prestigio e la nostra influenza si trovano ora in una fase ascendente. In qual maniera rpoi le circostanze ci permetteranno, o forse ci costringeranno, a dare a questa situazione potenziale un contenuto reale, esporrò in altra sede; tanto più trattandosi di realtà che, benchè più che mature, cominciano solo ora ad affiorare.

(l) -Cfr. n. 260. (2) -Non rinvenuto.
281

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3461/2001. Vienna, 30 settembre 1930.

Quando questo rapporto giungerà a Roma H nuovo Gabinetto austriaco sarà già stato ufficialmente formato. Mentre mi riservo di tornare sull'argomento dopo la costituzione di quello, credo fin da ora, e sia pure in fretta per l'imminente partenza del cOilTiie,re, se.gnaikll!'e l'importanza dlel consenso dato da S.ta!l'hemberg ad entrare nel Gabinetto, come ministro dell'Interno, insieme con un altro membro delle Heimwehren cui sarebbe affidato un portafoglio secondario.

Come è noto Sta~rhembeirg raveva •sostenuto l'wtillllità di cereare dii :r:Lstaibiillirre la coalizione parlamentare borghese, riservandosi In caso contrario Hbertà di a2Jione. Fa!llilti però d tentaltivii 1di Vaugoin al ['Ùigua!I1do, .questlli gJJi ha offe,r1Jo li. due MinJ~steri sudderttli. Starhembell'g ha molto ponderato l'oppOII'tundltà dii a'acerttare l'invito. Egli infatti ha temuto che, entrando in un governo di soli cristianosociali, i membri delle Heimwehren appartenenti agli altri due partiti della maggioranza preferissero •seguire i capi di questi piutto1sto che lui. Tuttavia ha dovuto considerare che il perkolo dello smembramento non sarebbe stato evitato qualora egli avesse rifiutato l'invito, gia•cchè in tal caso sarebbel'o stati gli heimwehristi ·cristiano-sodali, che sono i più numerosi, i quali lo avrebbero abbandonato per se·guire Vaugoin. Ha pertanto stimato che Ja sua presenza ne·l Governo gli avrebbe dato modo di collaborare aUa preparazione de-Ne elezioni, e altresì di agire •su Vaugoin per assicurarne l'energia del conte·gno contro i socialisti, ed eventualmente induruo a quel co1po di forza, da effettuar•si d'accordo tra le Heimwehren e l'esercito, che era già nei suoi piani.

Intanto in seguito all'intesa raggiunta con i cristiano-,sodali, questi gli hanno promesso ~che in ogni caso as'Sicureranno aHe Heimwehren un certo numero di mandati su quelli conseguiti dalla comune lilsta.

Data la breviltà dellila tCa111iP'agna e1ettoreil,e e M. furbto ohe ile Helimwehren non possono restare all'infinito, senza pericolo di irreparabHe smembramento, nella situazione di un partito fuori del Parlamento il qua,le non è in grado di ri!correre ai mezZJi extrall.ega,Li se non 'con ll'aLuto del Gov,e:rmo, ilia decisione dii Starrhemberg appare la meno dannosa soluzione, come quel<la ~che ~lascia aperto l'ad~to a possibilità di ulteriori svolgimenti.

282

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, DE MARTINO

T. 892/385. Roma, lo ottob1·e 1930, ore 19.

Benchè il Sig. Gilbert sia stato messo al corrente a Ginevra delle recenti conversazioni fra esperti italiani e francesi (1), stimo utile che una comunicazione in proposito venga fatta anche a codesto Segl"etario di Stato per gli Affari Esteri da parte di V. E.

V. E. potrà ricordare che subito dopo chiusura Conferenza di Londra io dichiarai esplicitamente il 9 maggio alla Oamera di essere pronto a riprendere subito conversazioni con la Francia (2) pel raggiungimento di un accordo navale. Tale esplicita dichiarazione ripetei personalmente al Signor Briand qualche giorno dopo a Ginevra (mio telegramma 176 del 20 maggio) (3).

Contemporaneamente pel tramite del Gov:erno Britannico feci informare il Signor Briand che il R. Governo era disposto a soprossedere, durante il corso delile ~trattative Italo-!flranoosi, ,ailJla messa in oontiooe del p!I'Ogmmma d:i costruzioni navali pel 1930 a condizione che la Francia facesse altrettanto (mio dispacoio 111 del 22 maggio) (4). Ta1le pi"oposta vecrme da me oOIIldiermatJa IÌil 3 ~ilugno nel discorso al Senato e ripetuta ufficialmente a Parigi pel tramite di que:J.

R. Ambasciatore (5).

La II1itspos!Ja fra!Illcese, pervem.UJta so1o 1ill 7 ilug]io (6), è nota: Ill Govermo francese non procederà alla impostazione delle navi comprese nel suo programma deiJ. W30 • pll.'iima detl mese di di!cembre prossimo • (non qUJi!!Illdii. diurl:mte l'intero corso dei negoziati, come era stato proposto da parte nostra). È ugualmente nota la dichiarazione fatta appena qualche ,giorno dopo alla Camera f:mncese da quel Min~tstil'o deillla Ma11ma (7), che cioè i!Ja reaiLÌJZzaZJione dlel programma di costruzioni navali non avrebbe subito un solo giorno di ritardo, dichiarazione che evidentemente toglie ogni pratica importanza alla risposta dataci dal Signor Briand.

Ciò non pertanto le conversazioni diplomatiche con Parigi continuano e dopo alcune tergiversazioni venne accolta la mia proposta di procedere ad una riunione di esperti incaricati di esplorare il terreno per vedere di trovare, sul campo p11artirco, una balse di possiobhle :iJntesa. InVIWJi quindii a Pari:gi li:l MililJiJstro PlreniJpotenzdiam1o Ro1sso e due ufficiaLi di Mar~iJna rehe si mcontral"'ono subilto col Signor Massigli ed un ufficiale di Marina francese.

L'iniziativa venne senz'altro presa dai nostri esperti ed il Ministro Rosso presentò subito una .proposta di accordo basata sulla fissazione di un limite massimo non soltanto del tonnellaggio ma anche del numero deUe unità. Questa proposta pur salvaguardando il principio della parità teorica, ·alla quale il

R. Governo non può in nessun modo rinunciare, pel giuoco combinato dei due elementi di limitazione (tonnellaggio massimo per categoria e numero mas~imo di unità) assicurava alla Francia notevoli vantaggi, e in ogni modo una superiorità pratica di tonnellaggio almeno fino al 1936.

Gli esperti francesi dovettero riconoscere che la proposta italiana era pratica, interessante e meritevole di studio. Iniziatasi la sessione deH'assemblea gine'.nl1iJna, Jle ·convel1!1a22ilolllli venne["o tl'asportate da Pl:wigd a Gine'.nra. Nessun mutamento si ebbe nell'atteggiamento degli esperti italiani, i quali rimasero a Ginevra, per vari giorni in ·attesa della risposta francese alle proposte presentate a Parigi. L'Italia si è recata a Ginevra animata dallo stesso spirito moderato e conciliativo dimostrato a Parigi. È falsa pertanto la notizia pubblicata da diversi giornali della venuta degli esperti Italiani a Roma e delle istruzioni intransigenti che quivi avrebbero ricevuto; è ugualmente falsa l:a voce diffusa :dii un improV'.niJso mutato •attegg.Lamento Lta!l:·iano (1).

Furono invece gli esperti francesi che, abbandonando la formula Italiana, che fino aHora aveva formato oggetto di studio e di trattative, presentarono un'inattesa controproposta basata su programmi proporzionali di costruzioni fino al 1936 tanto pel naviglio leggero che per i sottomarini e che rappresenta pertanto un regresso notevole persino in confronto al punto cui erano giunti i negoziati a Londra, quando la Francia si mostrò disposta ad accordarsi sulla equivalenza dei programmi delle nuove costruzioni.

Il Ministro Rosso dovette subito dichiarare che tale controproposta, che ignorava assolutamente il punto di vista italiano e le proposte ·conciliative fatte da noi a P·arigi, era inaccettabile e non offriva nessuna possibilità di ulteriore utile discussione.

Avuta conoscenza della controproposta francese, non ho potuto che condividere pienamente il modo di vedere espresso dal Ministro Rosso e ritenere che ·1e ·conveù'saZii:oni degl!i espelf1:1i non avevano purtroppo condo:tto a ne1ssun utile risultato, e non certo per mancanza di buona volontà da parte itali:ana.

Il Signor Briand mi ha ora fatto pregare di non considerare le conversazioni te11minate prima che egli abbia potuto portare questione davanti al ConsigLio dei Mini:srb:li :che awà luogo H 3 p.v. Ho subito rri:sporsrto a:c:consentendo (2).

(l) -Cfr. nn. 220, 221, 237, 238, 261, 264. (2) -Cfr. GRANDI, op. cit., pp. 59-60. (3) -Cfr. nn. 34 e 36. (4) -Cfr. n. 27, allegato. (5) -Per il discorso al senato, cfr. GRANDI, op. cit., p. 98; per la comunicazione a Parigi cfr. n. 107, allegato. (6) -Cfr. n. 136. (7) -Cfr. p. 198, nota l. (l) -Cfr. n. 269. (2) -Cfr. nn. 271 e 272. L'8 ottobre il Gran Consiglio del fascismo riaffennò l'esigenza della parità navale con la Francia.
283

L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE RR. 460/362. San Sebastiano, 2 ottobre 1930.

Mi risulta che S. E. il Conte de la Vifiaza, parlando in Biarritz nei giorni scorsi con una persona da me molto ben conosciuta, ha accennato ad un colloquio da lui avuto col Generai~ Berenguer. Quest'ultimo lo avrebbe incaricato di far presente, appena ritornato in Roma, a S. E. il Capo del Governo, l'opportunità che questa R. Rappresentanza non resti più a lungo senza titolare. Il Generale Berenguer (a quanto mi ha riferito il mio informatore) avrebbe pregato il Conte de la Vifiaza di fare opportunamente rilevare a Roma come la presenza di un Ambasciatore a Madrid possa essere richiesta dalla eventualità di gettare le basi di un'intesa fra l'Italia e la Spagna per una comune politica nel Mediterraneo.

Sull'autorità e la stabilità dell'attuale Governo Spagnuolo o di qualunque altra possibile ·combinazione ministeriale -almeno fino alle elezioni generali -non posso che confermare quanto ho avuto l'onore di riferire in ;precedenti rapporti; tuttavia, nel comunicare, ad ogni buon fine, la notizia di cui sopra, stimo utile ricordare che il Generale Berenguer è, in questo momelnto, sopratutto l'uomo di fiducia del Re, sicchè ogni sua dichiarazione può essere interpretata come l'espressione di un desiderio del Sovrano (1).

284

IL SENATORE TACCONI A ..... (2)

L.P. SpaLato, 2 ottobre 1930.

Ho appreso con piacere dal tuo telegramma che ti trovi ancora a Roma e che vi h<11i ii"IÌICevuto rnl m~o pl'ecedente scl'iltto (3).

Qui la situazione ha preso gli sviluppi che avevo già previsto nell'allegato dell'ultima mia.

Ieri mi venne intimato un mandato di comparizione dinanzi al Giudice Istruttore per lunedì 6 c.m. alle ore 9.

Recatosi il viceconsole presso il Procuratore di Stato per informarsi sui motivi della chiamata, gli venne comunicato che il Tribunale di Stato per la difesa dello Stato .procedeva nei miei confronti per l'art. 3 della legge sulla difesa della sicurezza pubblica e dell'ordine dello Stato e ciò per il discorso da me tenuto a Zara.

A chiarirti la portata di tale provvedimento e la sua piena infondatezza ti unisco un appunto (l) che tratta del lato giuridico della cosa.

Ne cdsu1ta ben .chJLa.ro .che, anche ,a,str1ae~ndo da1il.'.1ntUJiJt,iva a1ssw-dlità di un procedimento per un discorso tenuto all'estero da un senatore di uno Stato estero, già per i richiami alle leggi jugoslave, contenuti nell'unito appunto, anche dal punto di vista strettamente legale, un tale procedimento si presenta privo di ogni base.

Inoltre, da notizie giuntemi in via confidenziale e ·che ritengo attendibili, le autorità di qui avrebbero inte11pellato Belgrado circa l'opportunità del mio arresto, 1che potrebbe seguire alla mia assunzione di lunedì, se non eventualmente anche rpr1ma.

Su .tutto •Cliò ii!. V'Ìice conso1le di qui ha drnformato per tei1egr•afo oggti Roma e Belgrado. Da mia parte credo di non poter fare altro che attendere gli avvenimenti e sperare che ne possa derivare un qualche vantaggio alla nostra causa. Parmi però che il fatto in sè rivesta una gravità insolita e di fronte alla stessa i fattori competenti non potranno non intervenire in modo adegua•to.

Qui la persecuzione degli italiani va assumendo ogni giorno forme più violente, assecondata da un'azione sistematica per renderne impossibile l'esistenza anche nel campo economico.

Si rifiutano e si revocano i permessi di lavoro ai nostri operai. Si usano le più ·serie intimidazioni per ottenere ove possibile e con effetto il loro licenziamento.

Ieri venne notificato lo Sdlratto ad un :ingegnere addetto dia parecchi armi presso queste fabbr1che di ·cemento, ora alla • Dalmazia •, perché aw-ebbe licenziato dalla fabbrica degli oriunasci.

Purtroppo la resistenza di questi ·connazionali è al suo punto estremo.

Bisogna ad ogni costo sostenerne il morale, rafforzarne le forze economiche. Bisogna che il governo tutti quei provvedimenti, e forse ·anche degli altri più adatti alle circostanze, da più tempo senza fortuna ·caldeggiati da me e dai consoli, li prenda in esame e li attui. AUrimenti lo scopo degli jugoslavi di disperdere quel poco di italianità che ancora tenacemente resiste, sarebbe in breve realizzato e ne risulterà un grave danno politico e morale per il nostro rpaese.

Vedi di fare presente tutto ciò a chi di dovere.

Il console di Spalato dovrebbe essere costì per il 4 o 5 del mese.

Vedi di affiatarti con lui, che è anche pienamente persuaso di quanto sopra. Ma da quando egli è partito la situazione ha peggiorato e peggiora ancora ogni giorno.

Anche nel campo delle scuole dopo l'avvenuta chiusura delle Scuole slave di S. Giacomo mi attendo pure inevitabili prossime sorprese.

Per intanto io naturalmente non posso muovermi e per il futuro rimettiamoci nelle mani del destino. Ci conforti soltanto la speranza che tutto ciò possa giovare a qualche cosa.

P.S. -Perdona i molti strafalcioni, ma ho dovuto valermi della mia scarsa scienza nello scrivere a macchina non avendo voluto valermi del dattilografo.

(l) -Il 6 ottobre De Peppo ebbe un colloquio col sottosegretario agli Esteri spagnolo, de Las Barcenas (t. posta r. Madrid 7 ottobre). c Avendogli io accennato ad intrattenerlo di altro argomento, egli mi ha interrotto con vivacità e mi ha detto sorridendo: ·· spero che non si tratti di una questione di stampa, perchè oramai ad ogni vostra protesta io posso opporrele notizie che la stampa italiana pubblica sulle cose di Spagna " ed ha soggiunto: "' con una differenza, che da noi la stampa scrive quello che vuole e, come avete visto, attacca anche la Monarchia ed il govemo, mentre da voi la stampa essendo perfettamente disciplinata ed organizzata non pubblica che ciò che piaccia o per lo meno non dispiaccia al governo ". E continuando: "' il Ministero di Estado si guarderà bene dal seguire il consiglio datogli dal « Sol » di elevare una formale protesta, ma tiene a far notare che anche per suo conto non attribuisce importanza a ciò che scrivono alcuni giomali, in quanto che la replica ad essi è data da altri giornali di opposta tendenza ". Mi è stato facile ribattergli che se la stampa italiana ha forse esagerato l'impç>rtanza di alcuni avvenimenti interni della Spagna, la colpa è specialmente imputabile alla stampa di sinistra spagnuola che di tali fatti pubblica quotidianamente catastrofiche versioni ed interpretazioni; che la stampa francese, l'inglese e la tedesca sono molto più dell'italiana infarcite di notizie esagerate e pessimistiche sulla situazione interna spagnuola; che, comunque, io lo invitavo a citarmi un solo caso in cui un giornale italiano fosse trasceso nei riguardi dell'attuale governo, e della Nazione spagnuola alle volgarità ed alle ingiurie (oggetto di mie anteriori proteste) che la stampa di sinistra spagnuola ha prodigato al Capo del nostro governo ed al Regime che per nostra fortuna vige in Italia». (2) -Il destinatario -« Carissimo Sandra • -è, con ogni probabilità, l'on. Dudan. (3) -Allude forse alla lettera 29 settembre, per la quale cfr. p. 373, nota 2.

(l) Non si pubblica.

285

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A BELGRADO, GALLI

T. (P. R.) 10166/151. Roma, 3 ottobre 1930, ore 21.

Ho già telegrafato (l) a V. S. impressione prodotta da trattamento usato a senatore Tacconi in occasione sua aggressione a Spalato. La notizi·a ora comuniloata ,ool r!JeiLeg,mmma n. 4183/33 (2) Ida quel R. Oonso1Léllto GmJJe1ratle off.re JJa più chiara prova che nel caso del Tacconi si tratta di una sistematica e .preordinata persecuzione contro uno dei maggiori esponenti della collettività italiana in Dalmazia, persecuzione che non indietreggia neppure di fronte alle più evidenti assurdità, come quella di sottoporre a processo penale un membro del Senato del Regno per un discorso tenuto in tale sua ·qualità in territorio italiano.

V. S. vorrà quindi adoperarsi urgentemente ed efficacemente per illuminare codesto Ministero degli Esteri sopra questo deplorevole stato di cose che va intensificandosi a Spalato e che può creare situazioni deHcate e spiacevoli che non dovrebbe essere nell'intenzione di codesto Governo di veder sorgere consentendo all'azione delle autorità provinciali.

286

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A BELGRADO, GALLI

T. (P.R.) 10177/152. Roma, 3 ottobre 1930, ore 24.

Suo teLegramma n. 123 (3). PregoLa pi11eOi1Sialrmii qua1i consi1g1i dii pmdenza Ella desidererebbe fossero fatti giungere al Senatore Tacconi ·che sembra si trovi sotto minaccia imminente di arresto. Non vedo poi quale analogia la

S. V. possa scorgere fra il caso Radovani e quello di Tacconi che dovrebbe

essere deferito in istato di arresto al Tribunale Speciale di Belgrado per aver pronunziato quale membro del Senato del Regno ai funerali di un suo collega ed in territorio italiano un discorso che del resto codesto stesso Ministero degli Esteri ha già riconosciuto innocuo. Una simile enormità non ha nè può avere precedenti analoghi in alcun paese del mondo; La prego di agire subito ed efficacemente visto che dai telegrammi del R. Consolato a Spalato sembra che costà :s1i vogliano preci1pitta!I'e gllii avvenimenti a danno de[ Tacconli (1).

(l) -Cfr. n. 274. (2) -Non si pubblica. (3) -Del 2 ottobre, nel quale Galli scriveva: c Giudichi... V. E. se sia il caso di far giungere qualche consiglio a Tacconi per non rendere eccessivamente tesa la situazione •.
287

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA R. 3506/2030. Vienna, 4 ottobre 1930.

Il Dott. Morreale, invitato a colloquio da Mons. Seipel, ha avuto oggi con questi una conversazione della quale unisco gli appunti da lui stesso redatti.

ALLEGATO.

APPUNTI DI MORREALE (2)

Mons. Seipel mi dichiara di essersi voluto procurare il piacere di vedermi (!) prima di ogni altro giornalista.

• Mi ritrova ora, qua, al primo piano -soggiunge sorridendo per accennare che dalla carica di Cancelliere è disceso a quella di Ministro degli Esteri -ma s'intende che anche da qua [a mia politica riprenderà il suo precedente corso e mirerà a conservare con l'Italia g<li ottimi rapporti a cui siamo giunti •.

Seipel prende subito a parlare di politica interna.

c Fino alle elezioni, il nuovo gabinetto poche novità avrà da fare, intento come è a venire a capo, e nel modo migliOII"e, delle prossime eleziocrù. Lo scopo principale è quello di avere la vittoria sulla socialdemocrazia. Le "Heimwehren" sono state chiamate dentro al gabinetto per rendere più facile questa ,lotta. Speriamo che ci si riesca··

Chiedo subito a Mons. Seipel se, a proposito delle • Heimwehren •, non crede sia meglio lasciare a queste una certa libertà di azione in modo che, presentandosi separatamente alla lotta elettorale, possano vivificarla attirando tutti quegU elementi giovani che mostrano di averne abbastanza del parlamentarismo.

Seipel mi risponde che la maggiore preoccupazione è nel momento attuale appunto quella di stabilire Ia tattica da seguire. • Il partito cristiano-sociale è disposto a lasciare che le " Heimwehren " facciano da sè in quei raggruppamenti di circoli

Sembravami inoltre che tesi difensionale che senatore Tacconi intendeva adottare per minacciato processo, [che) se assic~razioni ~atemi saran~o mantenute non si farà ora più, poteva condurre ad una mterpretaz10ne precisa ed estensiva delle parole da lui pronunciate a Zara mentre parevami molto più conveniente lasciar loro quella interpretazione genericamente innocua che mi fu data anche da Kumanudi •.

elettorali (Kreiswahlverbaende) nei quali è evidente l'opportunità di staccarle da ogni altro partito. Questo è il caso del raggruppamento di circoli elettorali costituito dal Burgenland, dalla Carinzia e dalla Stiria. In queste ultime due regioni sono entrati nelle "Heimwehren " elementi che già appartenevano al socialismo e che naturalmente si staccherebbero da esse qualora svolgessero la loro campagna elettorale unitamente ai cristiano-sociali. ln quanto al resto vi è da tener conto delle particolari situazioni delle varie provincie. Per i nazionalsocialisti non ho alcuna prevenzione ed ho già avuto occasione di esprimere ad Oslo l'opinione che ·si debba ad essi fare in Germania il posto che meritano; ma, in quanto a quelH di Austria, questi sono abbacinati per ora dal successo del partito confratello di Germania. I loro capi non presentano un programma austriaco, guardano alla Germania e di altro non sanno parlare se non di "Anschluss ". Occorre tener anche presente che nelle provincie gli uomini delle "Heimwehren ", prima ancora di esser tali, sono fedeli al loro partito poichè ad esso sono collegate le loro organizzazioni economiche. Ancora pochi giorni fa Stetdle mi diceva ad esempio che in Ttrolo le "Heimwehren " non avrebbero appoggiato una lista propria, ma, qualunque sia per essere la vivacità della propaganda, all'atto della votazione sarebbero ritornate al loro vecchio ovile. Prima di martedì prossimo, in ogni modo, avremo regolata anche tale questione. StarhembeTg, col quale ho parlato ieri mattina (dopo, .cioè, 1a pubblicazione del noto manifesto estremista delle Heimwehren) è d'accordo con me sull'opportunità di regolarsi a seconda delle condizioni di ciascuna provincia. Per non dare troppo nell'occhio, mi asterrò dal partecipare direttamente, con discorsi e con interviste, alla campagna elettorale: eviteremo cosi di dare agli avversari l'appiglio per portare la lotta anche sul terreno confessionale. Quello che ci interessa sopratutto è la vittori!a sui social-democratid, nè ancora dispertamo di poter tirare dalla nostra i pangermanisti.

Del resto, soggiunge Seipel, è la mia vecchia lotta quella ch'io riprendo ora: ho compreso durante il mio ultimo cancellierato che, qualunque cosa io facessi, i socialisti non potevano aver paura di me, perchè si rendevano conto che io, nella mia qua!li.tà di .sacerdote, non sarei mai andato •a·gli estremi, non awei mai ordinato di sparare sulla folla e che so io. Mi dimisi e mandai su Streeruwitz. Facevo il conto che questi, ex ufficiale dell'eserdto permanente, •c.apitano d'industria, abituato al comando, sarebbe stato l'uomo adatto per intimorire la social-democrazia. Neanche con Streeruwitz le cose sono andate ed allora pensai di mandare su Schober. Perbacco, da un presidente di polizia c'era tutto da sperare. Schober si è inteso invece coi socialisti. Ora, ho fatto un altro tentativo ed ho mandato su Vaugoin, il ministro dell'esercito •·

Quanto aHe Heimwehren, Seipel dimostra, come già altra volta, di non prenderle eccessivamente sul serio, ma di considerale soltanto una bandiera ed uno strumento. Gli accenno al fatto che purtroppo gli stessi capi sono tra di loro divisi ed è di stamattina .l''a1nnuzio del dissidio fu-a Starhemberg ed li.J. Magg. Fej.

Seipel mi risponde che purtroppo è la mancanza di un capo quella che si fa sentire. • Le "Heimwehren ",egli dice, non sono ~l Fascismo e di Mussolini ce n'è uno solo e l'avete voialtri. Tra le "Heimwehren" ·Si V1erifica questo: che gli stessi maJli che esse dichiarano di voler combattere nel parlamentarismo e nella democrazia le intaccano profondamente ed i capi sono dilaniati dalle ambizioni e dalle gelosie. Speriamo in ogni modo di poter mettere a posto anche queste. Per ora si tratta di lottare e non di fare della politica: questa verrà dopo e la mia intenzione è di far seguire alla democrazia un ben diverso corso dall'attuale.

Quanto a Schober, d:tengo che .egli lritOil'nerà al .suo posto di PTesidente di poUzia •.

Riporto Seipel sul terreno della politica estera: • I nostri legami vanno verso l'Italia, con particolare riguaa:do al Rekh germanico, ben inteso, -dice Seipel. A rafforzare questo orientamento contribuiscono, del resto, anche gli altri Stati: lo stesso Schober ha avuto un'amara delusione quando, dopo i di:sco11si f.a:tti a Pa,l'igi, ha dovuto constatare che in Francia non si sottoscriveva alcuna quota del nostro prestito internazionale. Nei riguardi dell'Inghilterra vi è da dire che ogni intervento del governo inglese è a favore della nostra social-democrazia: c'è di mezzo il Labour Party •.

Chiedo a Seipel cosa ha inteso di dire giorni or sono allorchè in una intervista alla • Prager Abendzeitung • affermava che il corso della politica estera sarebbe rimasto lo stesso, a parte, s'intende, quelle nuances che possono essere impresse dalla personalità del ministro degli esteri.

• Confermo -risponde Seipel -quelle mie dichiarazioni; e per spiegarle cosa io intendo con questa restrizione relativa alle "nuances" le porterò un esempio: Schober, a Ginevra, durante la discussione della Paneuropa, ha fatto la proposta che si debba venire ad accordi regionali. S'intende che io condivido tutte queste idee generali di pacificazione dei popoli, ma sul modo in cui gli accordi regionali possono essere conclusi c'è da discutere. L'Ausrtxia non è nè uno stato esclusivamente agrario, nè uno stato esclusivamente industriale, ma ha l'uno e l'altro aspetto: sicchè per quanto riguaa:-da l'ragdcol<tura potremo accordarci con l'Ungheria, la Rumania o che so io, mentre, per quanto riguarda l'industria tessile e quella della carta colla Polonia (ho l'impressione che in quest'ultima citazione H Cancelliere si sia lasciato trascinare dal bisogno di un'esemplificazione che non mi tornasse sgradita).

Per quanto riguarda la collaborazione economica, abbiamo in preparazione un vasto programma. Annettiamo grande importanza alle trattative condotte dal nostro SchiiJjer a Roma •.

Durante tutto il colloquio ho avuto l'impressione che Seipel tenga molto ad

asskura111si la simpatia del nostro Govocno.

Nel congedarmi Mons. Seipel mi ha detto di aver avuto già in progetto un viaggio a Roma per il prossimo dicembre, ma non sa se potrà effettuarlo ora che dovrà accudire al lavoro elettorale. Gli faccio notare che dal nove novembre, data delle elezioni, al dicembre sarà passato abbastanza tempo per rsistemare la politica interna e Seipel mi risponde esprimendo la speranza che nulla debba sopraggiungere che gli impedisca la gita in Italia (1).

(l) Galli rispose con telegramma del 6 ottobre: c Miei suggerimenti tendevano ad evitare qualsiasi appiglio che possa eventualmente suggerire alle autorità jugoslave idea allontanamento senatore Tacconi malgrado vi osti sua qualità di optante.

(2) Come specificato dallo stesso Morreale, la conversazione aveva avuto luogo il 4 ottobre, ore 10, alla Cancelleria federale « in seguito ad invito fattomi pervenire dal Seipel il 2 corrente mese e cioè un giorno dopo la sua assunzione al dicastero degli Esteri ».

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IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. P. Belgrado, 4 ottobre 1930.

L'rinc1dente ':Dacacm:i ha la rSUJa origtil!le neil disOOil"ISO da ilui prQillnncilartJo a Za~ra

per ,i funera'li de~l senatore Gh1glianovich, ail quale ero io pure affezionatissimo

come a tutti i rcfu:-\1ge!!liti detlll'd~rredenti1smo g1UJltiJa!l10 e da!lmarta cUli mi hanno !liegato

lunghl anni di rlotta e speranze comuni.

Le 1Parvo1e del senatore ':DalacOI!lJi V. E. ha potuto [egge,r~l:e, ~come io ile ho [ertJIJe,

nel Littorio Dalmatico del 6 settembre. Sono vaghe e generali, dùffircirlmoote

Ho risposto che mi rallegravo dei suoi intendimenti, ai quali corrispondevano quelli del R. Governo. II problema capitale era ora per l'Austria quello del felice risultato delle nuove elezioni.... S'io desideravo ardentemente la loro favorevole riuscita, e il mio desiderio era certamente più sincero che quello di molti tra questi Ministri esteri che pure glie lo

incriminabili giudiziariamente, e non solo per 'la cir,costanza di essere state pronunciate fuori del territorio jugoslavia e da un nostro senatore, ma nel loro mevito intrinseco.

Fortunatamente uguale intevpretazione mi è anche stata data spontaneamente da Kumanuclli (1). lVLi iSembmva 'e semb11a mtooesse del senatore Ta,oooni, e nostro, che essa ta'le si mantenga. Ora il mio timore era che 'la tesi defensionale che il senatore Tacconi intendeva adottare conduce,sse ad una interpretazione più grave ed estensiva che conveniva evitare, e ciò perchè ove una intevpretazione estensiva dovesse essere fissata nei rapporti deLla autodtà politica e più ancora nei pareri deHa giudiziaria la posizione del senatore Tacconi potrebbe diventare estremamente diffi,ci'le di fronte a1Lle autorità jugoslave.

Non bisogna dimenticare che la situazione del senatore Tacconi a Spa,lato è fatta segno a costanti attacchi ed accuse. Le autorità jugoslave vedono in lui la espressione vivente e materiale del!le aspirazioni kredentist1che italiane sulla Dalmazia, lo accusano di contegno arrogante ed irrkonciliabile ve11so di esse, arrivano a sostenere che molte deLle diffico'ltà che circondano le nostre istituzioni sarebbero più facHmente appianabili, e for,se non sorgerebbero neanche, se la Lega Culturale tenesse diversa attitudine verso J.e autorità competenti.

Le ostilità vevso il senatore Tacconi non sono soltanto nelle autorità jugoslave. Un forte gruppo della nostra co1l!lettività spalatina è decLsamente ostile al Tacconi. Gli attacchi che sono stati mossi al cav. Segre, nostro console generale (e che sono giunti fino a formula,re a codesto Min1stero prectse richieste di trasloco) debbono essere considerati in rarppol'to alle osttlità di mo1tissimi optanti al senatore Taoconi ed in funzione deLla amicizia deferente che lega il nostro console generale a'l senatore. Lo stesso conflitto fra fiducial'i del P.N.F. in Dalmazia (e ora del G.U.F. come da rapporto del R. Consolato Generale

n. 4058/371 del 20 se,ttembve ~scorso) ed :i. nosrtmi consoLi, <trae l:a rua ;pil"Ù!ma origine nella volontà di mo'lti di sottral"si aLla preminenza del senatore Tacconi.

Ora io ho 'sempre approvato l.a 'condotta del cav. Segre. Lo consigliai lo stesso, quando ,si rrecò a Spalato, di tenere nel massimo conto 11 'senatorre, poichè la di lui probità e patriottismo sono scevri di ogni ma,cchia, e la sua personaUtà supera di gran lunga tutti gU a11tri esponenti deltl.e nostre collettività daLmate. Al posto del cav. Segre, ,sa,lvo 1la 'dive11sità indiv1duale di temperamento, terrei la sua 'stessa l:ilnea dii 'C>O[JJdotta, ,ohe fu poi lia 1Sag~tssi1ma rpr,eoedenrte àlel comm. Umiltà e del 'compianto cav. Castagnetti.

Ma il fatto sussiste. Ed ,io non posso davvero 'credere ,che tutti gli oppositori del senatore Taoconi siano tali stinchi di santo, e tali illibati patriotti da non valersi delle parentele oon influenti jugoslavi, e dei legami di>retti ed indiretti con le autorità di Spa,lato per non soffiare sul fuoco, e non sarebbero feHci di salutare la partenza del senatore Tacconi dalla Da,lrrnazia.

avrebbero manifestato, facevo ciò, oltre che per la mia naturale simpatia verso i partiti che volevano rendere il loro effettivo valore alle parole di ordine disciplina autorità, anche per la convinzione ch'io avevo che un Ministero più nettamente di destra non avrebbe potuto che sviluppare maggiormente la politica di particolari intese già iniziata con noi; e ciò dicendo gli ho accennato a quella stretta in Roma sulla questione delle armi per quest'esercito....

Devo però segnalare fin da ora la particolare cura messa da Mons. Seipel, più nel tono e nei gesti che non nelle stesse parole, per rassicurarci sulle future relazioni dell'Austria con l'Italia. quasi a impedire che un qualche nostro sospetto sorto alla sua nomina potesse in noi permaneTe e rafforzarsi •.

Di qui la opportunità di eventuale diverso orientamento nella posizione defe~11sionale peli:" 'il druscotrls'o di Z1ara, al fine di non creacre una S1irtuazlione iiJrii'ÙJmediabile che almeno in • apparenza » possa giustificare da parte deHe autorità jugoslave, non di:co iLa espulsione del senatore, cui osterebbe la quaUtà di optante, ma od un:a a:lilchiesta a no:i di :liarglii ilasoiare Spai!Jato, o [a creaedone di una situazione pevsonale così insostenibile da costringerlo a partire dana Dalmazia. E consigli di calma ho dato io al nostro Re,ggente specie in rapporto alla eccitazione della nostra collettività ed alla sua divisione. La quale calma doveva anche essere espressione di fiducia nella mia azione qui, sorretta dall'appoggio dell'E. V.

Premesso che nessuna allusione di tal genere mi è ancora stata fatta aggiungo che se, in dannata ipotesi, una domanda di allontanamento del Senatore mi fosse rivolta non solo esporrei buone e valenti obiezioni, ma rifiuterei di trasmetterla a V. E. Se il Governo jugoslavo voglia realmente farla la avvii per il tramite suo naturale, il suo Ministro costà, non per il mio.

Ma è chiaro che se ad un simile estremo si dovesse venire (ciò ripeto solo in dannata ipotesi) considererei il fatto in sè ,gravissi1~1o per il significato quasi irn1medi,ahile che prende['€bbe nel,le re1aZJioni i·talo-jugoslave; perchè li nostr:i

optanti dalmati vedrebbero allontanato il loro migliore condottiero, per la jattura che ne verrebbe alle nostre istituzioni culturali in Dalmazia. È di ciò che mi preoccupo.

V. E. sa che la situazione in Dalmazia non è mai stata agevole. Lo è sempre meno. O,gni episodio anche insignificante della nostra agitazione pro Dalmazia (sebbene assai affievolita in questo ultimo periodo) è seguito qui da ogni circolo con ansiosa attenzione ed ha ripercussioni immediate. V. E. rammenterà che in uno dei primi confidenziali colloqui cne ebbi nel gennaio scorso con Henderson, questi mi narrò che un Ministro jugoslavo in carica gli aveva detto nel dicembre 1929 che il Governo aveva sicura notizia che da parte italiana si progettava uno sbarco in Dalmazia (una specie di Marcia di Ronchi navale) dal quale il Governo italiano avrebbe tratto motivo di intervento mili•tare per occuparla (1).

Henderson rifiutò allora di dirmi il nome del Ministro, ed io supposi fosse que,l[o deJlàe F1inanze Svenljug,a. Pochi gioi'ni addietro Hende[':Son ritOil"n,ando sull'argomento e :forse obliando di avermene già parlato, mi disse che era stato lo stesso Marinkovich a fargli tali assurdi racconti. Ma ciò dimostra quale inquietudine vi sia per la Dalmazia, e non solo fra i dalmati jugoslavi ed i croati, ma anche fra serbi, come ne ho sempre più precisa sensazione.

V. E. sa pure quanti incidenti sono occorsi in Dalmazia soltanto in questi ultimi quattro mesi, incidenti nei quali le autorità provinciali sono state indubbiamente influenzate dal locale sentimento nazionalista.

Il Governo di Belgrado ha dato soddisfazione totale, o quasi, ad ogni mio intervento. Per gli allarmi venuti da Veglia, e più ancora da Spalato, circa la minaccia alle nostre scuole ed alle nostre associazioni tutto è ora calmo, anzi il capitano distrettuale di Veglia, come ha informato quel nostro Agente, e mi

;promise Marinkovich, sta per lasciare quel posto (1). Il Radovani fu scarcerato 24 ore dopo il mio intervento, del processo non si parla più. La sua posizione non è tuttavia definitivamente e formalmente risolta. Attendo il ritorno di Marinkovich perchè lo sia. La espulsione Pavan è stata ritirata. Lo sarà anche quella, spero, dell'ingegnere Pahor testè espulso da Sucurac (Spalato) della quale non ho ancora avuto tempo di riferire a V. E. H caso Grig'ioni sta pure risolvendosi.

Questo soltanto per la Dalmazia. Ma la situazione non è migliore altrove e mi astengo dall'enumerare incidenti e difficoltà di ogni specie.

Ma mi preme dare chiaro rilievo al sentimento a noi ostile accresciutosi negli ultimi mesi, anzi nelle ultime settimane, in modo impressionante in tutta la Jugoslavia. Vi hanno contribuito (sempre negli ultimi mesi) i fatti che varn1:o daùlla c0ìl!li1si:cme "Morosdnd •-• Kiamgjorgje • (2) ailil!a sentenza dii 'Th'>ileste (3), fatti rappresentati tendenziosamente e malvagiamente da questa stampa. Ma non vi è dubbio che sono i fatti in primo luogo in sè e per sè che hanno colpito la pubblica opinione. Del quale stato d'animo si ha riprova in quello che dicono i nostri maggiori commercianti; le vendite di merci italiane si sono ristrette in modo impressionante. Il ra.ppresentanrte delle Assicurazioni Generali mi diceva ieri l'altro che la su::~ maggiore fatica non è più nel cercare nuovi assicurati, ma nell'impedire che :. ~,ecchi stornino le polizze od allegando « timori di guerra» o semplicemente «.per non dare il loro denaro all'Italia».

La pubblica opinione, V. E. lo sa meglio di me, è facilmente mutevole. Un fatto nuovo, una nuova situazione può indurla a sentimento opposto nel giro di brevissimo tempo. Ma oggi essa così è da Lubiana a Skoplje.

Su questo terreno il caso Radovani si collega a quello del Tacconi. Si tratta di « discorsi » che possono avere interpretazione estensiva o restrittiva, che la convenienza politica può lasciar cadere, o sfruttare. Le circostanze dell'uno possono influire su quelle dell'altro. H non aver 'lvuto soddisfazione per il ;primo può indurre le autorità a ·cercarla nel secondo e viceversa, se addirittura non si vogliono colpire entrambi. Nè qui entro nel merito giudiziario, potchè rl!a questione è più che giudiztiarv1a, pollirhlca. E non oblìo :la ben diversa posizione del Senatore Tacconi da quella del prof. Radovani. Ma la opportunità politica jugoslava può passar sopra a tutto ciò ed agire conforme meglio le convenga per la sua situazione interna e l'effetto all'estero.

Ho esposto nei suoi crudi e veritieri elementi la situazione complessa e contraddittoria. Vi è la legittima reazione del nostro Senato per l'offesa ad uno dei più illustri suoi membri che chiede soddisfazione, l'alta e patriottica azione del Senatore Tacconi che ha da essere difesa, il pericolo di rendere la .sua posizione non più sostenibile a Spalato che ha da essere evitato. Vi è un ambiente sempre più acutamente rivolto contro di noi, si susseguono ininterrottamente gli incidenti per i quali devesi ottenere pronta soddisfazione o rilmed1o senZJa peraHro aQ'II1iv•are a dannosa tensione.

12) Una nave italiana e una jugoslava.

Anche nel Governo vi è poi contraddizione fra l'eccitamento ottenuto con la stampa quotidianamente e minuziosamente diretta e controllata (nè la nostra è del tutto scevra da appunti) e lo sforzo di volere apparire in corretti rapporti diplomatici con noi.

V. E. vede quindi su quale tagliente lama ci si muova ogni giorno senza mai arresto nè posa (1).

(l) Il 6 ottobre ci fu un colloquio Auriti-Seipel (r. 3546/2054, Vienna 6 ottobre). Questo ultimo dichiarò: • Circa le relazioni dell'Austria con l'Italia, si era fin dall'inizio dell'anno rallegrato ch'esse fossero divenute quali erano risultate dal patto di amicizia; tra le ragioni per cui Schober era stato da lui lasciato al Governo vi era appunto quella di dargli modo di svolgere la sua lodevole e feconda politica di riavvicinamento a noi. Egli era convinto che le nostre relazioni non avrebbero subito mutamenti e avrebbe fatto da parte sua quanto era in lui perchè rimanessero nello stato cosi amichevole in cui erano giunte.

(l) Cfr. n. 279.

(l) Non si è trovato il rapporto sul colloquio Galli-Henderson. Ma cfr. serie VII, vol. VIII, p. 331, nota.

(l) -Cfr. n. 198. (3) -Cfr. p. 330, nota l.
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L'ADDETTO STAMPA A VIENNA, MORREALE, AL DIRETTORE DEL POPOLO D'ITALIA, A. MUSSOLINI

L. R. P. Vienna, 4 ottob1·e 1930.

II «·corriere » di martedì scorso ha lasciato qui disavvedutamente la lettera qui acclusa ch'io avevo preparato domenica scorsa. Approfitto del ritardo per darLe qualche informazione sulla situazione in Austria. È tutt'altro che allegra: i partiti bo11ghesi dimenticano che i socialisti sono alla vigilia di diventar m:agg,iloraniZa 'e si dillettanro, con ,queLLa ~soVIOOna ddioz1ia calt"laltterrliisrtJi,oa delle democrazie, a litigarsi tra di loro. Se l'attuale governo di Vaugoin non si deciderà a procedere con qualche energia avremo alle prossime elezioni qualche brutta sorpresa. I capi delle Heimwehren litigano anche essi tra di loro: molti di essi sono malati della stessa tabe democratica che dovrebbero combattere. Ad ogni modo non ci resta che aver fiducia e speranza nel cancellierato Vaugoin e ... sperare. Se i socialisti dovessero rafforzarsi, la nostra situazione qui sarebbe seriamente compromessa.

Se~petl mi ha fatto d:JJi,ama,De e mi ha vi,cevuto ogg1i (2): medo ~che eg1i avverta che da parte italiana non si nutrono ancora simpatie per lui. Ha voluto quindi rassicurarmi che la sua politica estera non solo non altererà l'amicizia esistente, ma la rafforzerà. Tutto contribuisce affinchè la politica estera austriaca vada verso l'Italia. Mi ha intrattenuto molto sulla politica interna: egli come sempre è il deus ex machina di tutti i recenti cambiamenti di governo; mi ha dimostrato la sua decisione di andare a fondo nella lotta elettorale contro i socialisti. Di tante assicurazioni c'è, a mio parere, da prendere atto favorevolmente: resta il fatto che Seipel è l'unica testa fine dell'Austria e .poichè con lui avremo sempr1e da fa,re, v~:l'l J.a pena osserV'ar.lo benignamente. Cosa fare altrimenti?

Io seguo molto davvicino le Heimwehren, ma Le assicuro che sono una di,sperazione. Se riusc:Lssetro a1lmeno a vivificare la campagna e,l,etto~ra:le m modo da portare alle urne anche gli indifferenti della borghesìa cittadina ed agraria, ci sarebbe da sperare in bene.

ALLEGATO.

MORREALE AD A. MUSSOLINI

RISERVATO ALLA PERSONA. Vienna, 28 settembre 1930.

Le trasmetto qui acclusi gli appunti di una conversazione di carattere riservato che ebbi a Monaco il 24 c.m. con Hitler e dei quali dò anche notizia al R. Ministero degli affari esteri.

Voglia fermare la Sua attenzione sul passo relativo alla possibilità di spingere Hitler ad entrare in rapporti diretti col Duce. A meno che qualcosa in questo senso non sia stato già fatto, io credo che sarebbe opportuno favorire un segreto avvicinamento, altrimenti si potrebbe rischiare di v.edere sciupata da qualche malinteso una buona occasione di guadagnare in Germania maggiori ed utili simpatie.

Hitler mi ha pregato di non dare alcuna pubblicità alle mie informazioni, mi ha promesso però di mandarmi egli stesso a Vienna il testo definitivo delle risposte ad alcune domande ch'io gli ho posto e che potrebbero interessare il pubblico.

Annesso.

APPUNTI DI UNA CONVERSAZIONE CON ADOLFO HITLER, MERCOLEDI' 24 SETTEMBRE 1930 NELLA CASA DI HITLER (PRINZREGENTPLATZ 16, SECONDO PIANO), ORE 12

Hitler mi riceve con molta cordialità. N.la domanda come egli spieghi il successo riportato alle elezioni, risponde dichiarandomi che egli stesso non si aspettava un così gran numero di voti per i,l suo p·artito. !il. successo è quilndi da attribuirsi da una parte alla vivacità della campagna elettorale condotta dal suo partito (34.000 comizi in un mese) e dall'a1tl.1a agli e['rori commessi dagli avversari. La polemica tra il governo centrale ed il ministro degli interni nazional socialista di Turingia Frick, il risultato delle elezioni in Sassonia, i provvedimenti presi contro le camicie brune, le zuffe tra questi ed i comunisti hanno contribuito nella imminenza delle elezioni ad attrarre l'attenzione delle masse sui nazional socialisti. La congiura di silenzio o di disprezzo ordita dalla stampa giudaica socialista e massonica contro gli Hitleriani è stata quindi rotta dagli stessi avversari e le masse hanno potuto convincersi ascoltando i discorsi dei nazionali-socialisti che questi non sono quei banditi e quegli sgozzatori di bimbi che ebrei e clericali e socialisti solevan dipingere bensì perseguono scopi nazionali aderenti alla situazione attuale della Germania. (Se il centro cattolico ha potuto segnare anche esso un aumento lo si deve anche al fatto che questo partito nella sua campagna elettorale ha sfruttato come meglio ha potuto il sentimento religioso contro quel tanto di protestantesimo che vi è in ogni movimento di riforma: se i social democratici hanno potuto relativamente tenere ciò lo si deve alla struttura economica del partito alla quale i nazional socialisti non han potuto dare nessun colpo per la protezione ad esso accordata dai partiti intermedi: questi hanno perciò scontato colle loro perdite tale atteggiamento) (1).

Riguardo alla tattica immediata -aggiunge Hitler -i nazional socialisti si trovano ora in una fase di attesa: non è da escludersi che essi possano partecipare fin da ora al gov.erno, ma si ingannerebbero coloro che pensassero di poterli in tal modo tener prigionieri ed aggiogarli alle responsabilità governative: la partecipazione degli hitleriani al governo significherebbe l'attuazione del programma

nazional socialista. In ogni modo egli non è tanto stupido da fare il giuoco degli avversari tentando il • putsch •. E' possibile, del resto, che fra sei mesi la Germania debba essere chiamata a nuove elezioni ed in tal caso il numero dei deputati nazional socialisti aumenterebbe a tanto che il potere dovrebbe essere consegnato ad essi.

Gli esprimo il mio dubbio in merito: la recente esperienza deve avere insegnato agli altri partiti quanto pericoloso sia ricorrere al giuoco elettorale in questi tempi. Peri:coloso, gli obbietto, può essere H passaggio dalla pratica rivoluzionaria a quella parlamentare e di governo e preciso la mia domanda chiedendogli: Credete voi che il criterio della valorizzazione delle minoranze qualitative da voi predicato e realizzato dal fascismo possa diventare realtà di governo ove non si basi sui diritti di una rivoluzione?

Hitler mi risponde piuttosto confusamente: le rivoluzioni, quella francese, quella fascista, ad esempio, sono le manifestazioni violente di uno stato d'animo diffuso che può trovare espressione nell'affermazione legale di una maggioranza di popolo la quale dovrà poi accettare anche le riforme radicali imposte dal partito che essa stessa ha portato al governo. Gli faccio osservar,e che il regime fascista ha potuto aver ragione della campagna scatenata sul caso Matteotti riprendendo nel 1925 l'andamento rivoluzionario segnato nel 1922 ed Hitler mi risponde sibillinamente che egli ha già previsto le eventualità future ( • dartiber -egli dice -sind wir schon in klarem) e mi promette di esaudire per iscritto la mia curiosità.

Si viene quindi a parlare di fascismo e di hitlerianismo: con slancio oratorio (Hitler si ascolta volentieri) mi dice che egli considera la frase di Mussolini: « il Fascismo non è articolo di esportazione • applicabile soltanto alla tecnica del Fascismo mentre invece le concezioni generali di esso hanno valore internazionale e come conseguenza di fatti comuni a più nazioni possono trovar seguito ed applicazione in più nazioni. Come gli effetti della rivoluzione francese si fecero profondamente sentire in tutta Europa, così vi è da attendersi che si propaghino anche quelli della rivoluzione fascista e l'intesa e la collaborazione non possono che avvantaggiare la rapidità della diffusione.

Gli chieggo, poiché il discorso ci porta sul tema, se egli non crede giunto il momento di tentare di porsi in relazione diretta con Mussolini e gli faccio osservare che il Partito Fascista ha già espresso la sua opinione su Hitler e l'hitlerianismo nel recente • Foglio d'ordini • (1), tocca ad Hitler, soggiungo, raccogliere, se crede, questo gesto.

Hitler mi risponde che egli si considera ancora il capo di un partito mentre Mussolini è un capo di governo ,e non se la sente per ora di colmare questa distanza. Suggerisco che egli potrebbe mandare a Roma persona di sua fiducia con un messaggio diretto al Duce, un messaggio privato, ed egli, mostrando di considerare attuabile la proposta mi risponde che ci rifletterà sopra. p,er concludere sull'argomento, soggiungo, che egli deve ritenere la mia proposta come quella di un giornalista italiano che essendo già da tempo in contatto con Hitler ed avendo seguito il nazional socialismo volentieri vedrebbe entrare in una fase di realizzazione quella collaborazione a cui lo stesso Hitler mostra di ambire.

Si parla della situazione in Austria: gli accenno al pericolo più che probabile che, contrariamente a quanto si è verificato in Germania, la social democrazia austriaca esca più forte dalle prossime elezioni, aggiungo che sarebbe anche interesse del nazional socialismo germanico intervenire con consigli e con oratori per appoggiare d'accordo coi pochi nazional socialisti austriaci l'opera delle Heimwehren, di cui il capo, Principe Starhemberg, è notoriamente orientato vea:-so il nazional socialismo. Mi risponde che della cosa potrà occuparsi col Principe Starhemberg epperò mi fa presente che il nazional sociaUsmo germanico non potrebbe addossarsi, dopo l'esaurimento finanziario a cui è giunto in seguito alla campagna

elettorale in Germania, le spese di una parr·tedpazione alla •Campagna elettorale austriaca. Il colpo è diretto e chiaro: anche di questo -ribatto io -Hitler potrà occuparsi ·Collo Starhemberg e studiare con iLui una soluzione. Hitler ci tiene però ad aggiungere che quanto ai nazional sociali!sti di Germani•a, essi bastano a se stessi.

Parlandosi dell'opera che la Cecoslovacchia svolge in Austria a favore della social democrazia coll'evidente scopo di parare anche le eventuali conseguenze di una politica estera nazionalista in Germania, Hitler dice che quando sarà al potere ci penserà lui a rendere la vita amara al governo di Praga mettendo in azione i tre milioni di tedeschi della Cecoslovacchia.

IMPRESSIONI -Durante la conversazione con Hitler e le altre con altri elementi del nazional socialismo durante questa mia nuova gita a Monaco ho tratto .rimpressione che ·lo stesso Hitler e gli hitleriani siano un po' incerti sul modo di consolidare la il.oro vittoria e sopratutto davanti alla probabilità di dovere innestare nella politica parlamentare la loro propaganda rivoluzionaria.

Circa le relazioni coll'Italia vi è ancora un'incertezza che avevo già notato nel giugno SCOO'SO: si ha doè un po' di timore che un avv.iJCinamento i taio-germanico possa essere soltanto una carta in mano dell'Italia per conseguire· una migliore intesa colla Francia.

Hitler è indubbiamente ossequiente verso la priorità del Fascismo, lo stesso credo non possa dirsi di qualche persona a lui vicina: così il deputato Rosenberg, redattore capo del • Voelkischer Beobachter • (giornale che sta ad Hitler come il Popolo d'Italia sta a•l Duce) e, .credo, consigliere di politica estera di Hitler. Il Rosenberg mi è parso ossessionato dall'idea che si possa dire che il nazional socialismo va sulle orme del Fascismo e finisce quindi col recar danno al concetto che ambedue i movimenti segnano l'orientamento nuovo della politica antidemocratica. Tale corrente, la quale non favorisce, in ultima analisi, l'avvicinamento tra l'Italia ed una futura Germania più o meno Hitleriana, non può essere vinta se non alimentando l'amicizia diretta di Hitler (1).

(l) -Lo stesso giorno 4 ottobre Grandi trasmise per conoscenza a Federzoni, presidentedel Senato, il carteggio scambiato con Belgrado e Spalato relativo all'incidente· Tacconi (cfr. nn. 274, 279 e 285). (2) -Cfr. n. 287, allegato.

(l) Le osservazioni contenute in parentesi sono del deputato nazional socialista Rosenberg, redattore capo del ViHkischer Beobachter, col quale ho anche parlato in proposito. [Nota del documento].

(l) Del 19 settembre.

290

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3545/2035. Vienna, 5 ottobre 1930.

Ho avuto stanotte un lung'O co<liloqwio •con oStar•hemberrg e due grBIIlJdli !industriali che fanno da intermediari fra le Heimwehren e le banche finanziatrici.

Starhemberg afferma che non g1i è posslibdllie :lìarre con li oot!Ji crliistdano-ISIOioiaJii una lista unica in nessuna provincia: lo si accuserebbe di aver reso le Heimwehren prigioniere di essi, ed egli perderebbe tutti i voti dei pangermanisti e dei nazional-socialisti. Occorre quindi che i cristiano-sociali gli lascino fare una lista separata, ch'egli presenterebbe come quella dell'unione nazionale e che comprr-end!erebbe i rappresentanti de1i VlaDi pa11tirtd. anti-so-eirarl:iJS/ti ersoltulsi g!lii agrax!L A tale scopo uno dei due industriali suddetti ha preso impegno di andare a parlare con i finanziatori, per ottenere da loro che una metà dei fondi desti

S. -E. Capo del Governo udienza •.

nati alle elezioni sia data direttamente alle Heimwehren e che i cristianosociali, i quali non hanno mezzi, siano minacciati di non ricever nulla se non COillJSEIDUano ral ,PII"Org'etto rdli StwhembeTg.

La grande preoccupazione di questo è di impedire la disgregazione delle Heimwehren sotto la spinta dei vari partiti politici a cui i componenti appartengOillJo. Pe1r malllJtenere rl'unione St,arhembe['g most11a soprarttutto voler evritare qualunque apparenza di arrendevolezza verso i cristiano-sociali. Da tale punto di vista è convinto non sia stato un errore il suo manifesto così poco tenero verso di questi, anche se poco dopo abbia dovuto pubblicarne un altro con cui lo attenuava (mio telespresso n. 2020 del 4 ottobre u.s.): il suo partito ha dato importanza solo al primo come quello che corrispondeva veramente alle idee del capo delle Heimwehren, mentre nel secondo ha visto una concessione formale che il ministro dell'Interno ha dovuto fare alle esigenze del Gabinetto cui appartiene. Così del pari egli è obbligato, nell'interesse dell'unione dei suoi seguaci, a tener loro discorsi antisemiti, quantunque poi spieghi ai suoi finanziatori ebrei la relatività del valore che deve essere dato alle sue parole.

Starhemberg è rasswi rpreoocmpato derHa brevità del termilllJe fissrarto per le elezioni. Pur ammettendo che la considerazione della crisi invernale e dell'aumento dei disoccupati possano aver contribuito a far fissare da Vaugoin una ·Così vicina scadenza, egli crede che la princtpale ragione sia stato il timore di Seipel di vedere accrescersi il numero dei partigiani delle Heimwehren, a danno dei cristiano-sociali che sono stati finora il partito parlamenta-De più numerrorso. Seoonldo Starrhemberg, qu:ers1Ji rsi fanno ilrlu31ond credendo che la loro situazione nelle province sia rimasta quale era anni fa. I cristianosociali hanno molto perduto, e se non si decidono a consentire alla concessione di alcuni seg.gi, attraverso le Heimwehren, ai pangermanisti e ai nazionalsocialisti, vi sarà un frazionamento dei voti della borghesia discorde a vantaggio della disciplina del partito socialista (mio odierno telespresso n. 2039).

Starhemberg rCTerde qu:1ndi sa11ebbe necessario l1imandare Jre erl:ezrioni, e non pure alla primavera del '31 ultimo termine costituzionale, bensì all'anno '32: le Heimwehren produrrebbero qualche disordine e il Governo, affermando dover evitare nuove cause di eccitamenti degli animi, rinvierebbe i comizi. Intanto, secondo raccontava uno degli industriali, egli starebbe studiando un programma di carattere economico diretto a migliorare la situazione e ad attirare alle Heimwehren i voti dei disoccupati. Base del programma sarebbe l'idea di un prestito, il cui servizio ed ammortamento verrebbero effettuati e garantiti dalle somme finora annualmente stanziate in bilancio per sussidi ai disoccupati. L'importo di tale prestito sarebbe devoluto ad opere di interesse pubblico, ed alla messa in valore di terre incolte le quali verrebbero concesse in uso ai disoccupati a condizione di speciale favore nei riguardi fiscali. Si ritiene che la sicurezza di un tale lavoro redditizio sarebbe favorevolmente accolta dai lavoratori per i quali, di fronte aUe non mantenute lusinghe e promesse dei marxisti, costituirebbe una specie di partecipazione, se pur non definitiva, ai vantaggi della piccola proprietà, consentendo d'altro lato all'economia austriaca una maggiore utilizzazione della ricchezza interna con conseguente aumento di cespiti, e diminuzione di importazione. Cosi pure nel programma si proporrebbe di intensificare lo sfruttamento delle miniere di carbone

austriaco, opera che, pur accrescendo l'estrazione di un prodotto inferiore per qualità a quello estero, diminuirebbe l'esodo dal Paese delle somme destinate al suo acquisto. Tutto ciò in linea economica, mentre in linea politica si vorrebbe giungere alla costituzione di Vienna in città capitale federale anzichè provincia come attualmente, ed alla nomina governativa anzichè elettiva dei sindaci delle città con più di 20 mila abitanti.

La ['liW11ÌJone ,ffi è 'sciOil.rla IIllelll"intelsa che, q\lalllJdo starhemberg sarà qui tornato mercoledì nel pomeriggio, gli saranno comunicati i risultati delle mediazioni dell'industriale e saranno continuati i colloqui di lui con i finanziatori. Tutta l'opell'la dt Silalrhemberg è ·oca volta ollbre 'adffia plt'opagalllda eliettlorlllie, a far forzare la mano ai cristiano-sociali dalla Credit AlliStalt e dall'\Ind'u:strie Verband.

Nel colloquio che ho avuto in seguito con uno dei due industriali suddetti, egJ;i mi: :faOOVIa IIllotall'e ile 1a1Lte quaffiu d1eLlo S1Jalrhemberg e in pari tempo li. suoi difetti derivanti dalla sua giovinezza e inesperienza. Occorrerebbe mettergli vicino un consigliere maturo d'anni e di senno, ma non si è ancora trovata la persOIIlla 'adartta. I d~scorsi VIÌ!o~elillti 'che Starhemberg cOIIlJtmUia a :pl'OllllmCiiaJre nelle assemblee, eccitato dalla folla e non trattenuto da una sufficiente sorveglianza di se stesso, hanno adesso un'importanza assai maggiore che non prima, data la sua carica di Ministro dell'Interno. Se comincia il timore di disordini la situazione economica, che non è del resto troppo solida, ne risentirà le conseguenze. Già si sono notate operazioni di conversione di depositi di scellini in valuta straniera e il richiamo di capitale estero qui investito. Se Nuova York e BaTigi ,chJe soiillo, oggli, 1i due mercati fO'l'liliÌitloll1i dd <oa,p&!Ja,lli pe11deSSe!t'O la fiducia della stabilità della situazione austriaca, queste banche non troverebbero più crediti neanche su altri mercati stranieri. Egli anzi si stava adoperando affinchè dallilia 011edi1t A.nlsrtJalt, 'che appar<ÌlÌ!elille ai Rothsohl~d a~ustrd!aci, si :Eaoesseii'o pratiJche .con i Rlothschi1ld di Pad~i e dii LOIIlldra neH'mtento dii ottenere la loro .collaborazione per rassicurare il mondo bancario francese e ang1osa,ssone. B~so~na 'che .Starhemberg si asten~a accUII'arbamente da qUJailSiilasi accenno a colpi di forza, salvo a ricorrervi se necessario. Il capo delle Heimwehren non esclude vi si possa giungere anche prima delle elezioni tornando alla sua antica idea, convinto della necessità in cui si troverebbe in tal caso l'esercito di far con lui causa comune. Vaugoin invece vuole attendere il risulrbato deLle ,elJez:iJooi, ma ha :llartto dJilre fin dia ora a .starhemberg da uno dei suoi generali che se queste dessero la maggioranza ai rossi le Heimwehren dovrebbero ricorrere alla forza ed egli le sosterrebbe coll'esercito. È sicuro che Seipel ha consentito a Vaugoin di fare queste comunicazioni; l'attuale ministro degli Affari Esteri non si deciderebbe ad ordinare egli stesso l'azione, ma non si opporrebbe se questa fosse ordinata da altri che ne prendesse la responsabilità.

TuttaVIia Starhembeii'g e gLi i,ndust11ia.U non >Sii na,scOilidono ·come >Sia rpell'i

coloso effettuare un colpo di forza quando l'esito delle elezioni sia stato favo

revole ai rossi ed abbia affievolito lo spirito combattivo anche di una notevole

parte delle Heimwehren, ed è per questo che egli stesso, pur nel suo intimo

incline all'azione, è tuttavia propenso a un differimento delle elezioni. Di questo

15 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

parere sarebbero anche gli ungheresi, i quali non sembrerebbero contrari al

finanziamento delle Heimwehren.

Giovedì mò 1avv~cdJ!llare lo Starhember.g ;per Slelllltiill'e il.'esito deiUe 1iml1ltaJtlivre cogli industriali. Intanto mi propongo di fornirgli in questo periodo di campagna elettorale, anche per mezzo di Geisser Celesia e Morreale, ogni possibHe consiglio nei riguardi sia delle notizie per la stampa estera, sia dell'estensione della propaganda in vari campi sinora poco sfruttati, sia infine per ottenere che il suo :programma da pubblicarsi il giorno 17 venga redatto in modo da avvantaggiare quanto più possibile in questo breve periodo di tempo il suo movimento. Non è tuttavia facile sempre persuaderlo; la sua ·giovane inesperienza, il suo carattere un po' indeciso incline a seguire il consiglio di chi gli abbia parlato per ultimo, l'entusiasmo che spesso lo induce a preoccuparsi solo delle sue organizzazioni tralasciando la considerazione di necessità di riguardi politici, ed anche il bisogno di fondi in conseguenza tanto delle difficoltà finanziarie in cui ha messo la sua fortuna privata (mio telespresso n. 1382 del 30 ·giugno u.s.) quanto della sinora non avvenuta ·consegna da parte di Steidle dei fondi forniti alle Heimwehren (mio rapporto n. 1912 del 14 settembre u.s.) (l) lo mettono in una situazione di inferiorità di fronte alla astuta lunga esperienza di Seipel al quale premono soprattutto le sorti del suo partito, ed ,aJ. gltuoco il'llon ~odii V1augoin che fa ba1leii1W'Ie aJ.Jo Srtall'lhembell'g la minaccia di valersi del maggiore Fey, dirigente delle Heimwehren di Vienna ed ora in dissidio con quello, :per il caso che l'attuale capo supremo delle Heimwehren prenda iniziative contrarie al programma di campagna elettorale dei cristiano-sociali.

(l) -Cfr. t. 2469/717, Berlino 11 ottobre, col quale Orsini Baroni comunicava: • Hitler è a Weimar dove ha convocato per domani Renzetti. Questi si recherà poi a Roma e domanderà essere ricevuto da V. E. A quanto egli dice Hitler avrebbe intenzione domandare a
291

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

D. s. 4456. Roma, 7 ottobre 1930.

Le ttrasmeiÌ~o oopliia dii. due appunti •confidenzliiallJi. (2) ·cd!I1ca ·conrbartti che H ca:po oriuniascio V11bic avrebbe avuto tempo fa ·con il Dr. Steidle, che sarebbero sboccati in un protocollo segreto firmato dallo stesso Vrbic e dal generale Hiilgerth, secondo il quale le Heimwehren sarebbero pronte a porsi a fianco della Jugoslavia, nell'eventualità di una guerra itala-jugoslava, per la liberazione dell'Alto Adige.

Le notizie contenute negli uniti appunti hanno attirato, per la loro gravità, la personale attenzione di S. E. il Capo del Governo il quale ritiene necesl!laJ111o ·che da~ :paJrte de~lwa S. V. 1si pmoeda costì ad nn l'li!sell'vato appl1ofondito loro controllo, particolarmente per accertare se l'asserita intesa tra Heimwehren ed Orjuna sia stata raggiunta e firmata.

L'argomento è troppo importante perchè io debba raccomandarlo alla particolare attenzione della S. V., ed è di tal natura che ritengo dover lasciare al Suo giudizio ed alla Sua iniziativa il modo migliore per condurre tali accertamenti, anche nei riguardi delle precisazioni ·che occorresse magari richiedere allo stess'o Steidle.

La prego di 'Comunicarmi d'urgenza per corriere mano mano che verranno a Sua conoscenza i risultati delle sue indagini.

(l) -Cfr. n. 249. (2) -Cfr. n. 276 e p. 379, nota 2.
292

IL PRESIDENTE DEL SENATO, FEDERZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. Roma, 8 ottobre 1930.

Desidero che giungano vivi e cordiali ringraziamenti all'E. V. in nome del Senato e mio per l'azione pronta, sollecita, dignitosa e conclusiva con la quale

V. E. ha provveduto ad ottenere le dovute riparazioni e ad impedire strascichi inconsulti per l'aggressione avvenuta in Spalato del collega senatore Antonio Tacconi.

Nel dare a V. E. atto delle varie comunicazioni fattemi (1), sono lieto di esprimerle la mia piena e cordiale soddisfazione.

293

L'INCARICATO D'AFFARI A MOSCA, PERSICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2483/196. Mos,ca, 9 ottobre 1930 (per. il 14).

SeguJirtlo miei teilegl'lammi 191 (2) e 193 (3).

Mi :sono oggi re1oato dJall :Sil~or Kat11aldllan, CommiiSsario aggJwnrto del PopoLo per ,~Li Affiat11i Esteri, per 1mwa:1Jtenerlo del][e queslliJond dmlerenm aill1a VIÌISÌI1la di S. E. '!1ewfik Bey, lÌIIl oo111sLdwazione de1La parl:ilcoiliaJre conosoenza che egi]Ji: ha degli a:ffiami or~entalli.

Il signor Karakhan si è mostrato pm espansivo di quanto non sia stato meco il signor Litvinoff nel colloquio già riferito a V. E. Egli mi ha detto che tra le principali questioni oggetto di esame è stata quella della Paneuropa, specialmente in considerazione del fatto che la Francia non intende lasciar cadere la proposta Briand e vuoi farla risorgere in altra forma. Tanto S. E. T,ewfik Bey quaallto ti SowetJi SOIIlO venuti :a11a oon,cll,UiSiiJoi!lle che hl !PII'Ogerbto Brliiand è conrbll'ario a1i I];OII'O 1iillrberessi e ra:ppresenta una mirumcda pe1r iJJa pa1ce. Non ooilo è dannoso tH pll'ogerbto quale è neillla sua attuale formuiJJazlione, ma è a[:llrejiià. pe~rkolosa l'iniziativa del progetto stesso, tanto più che la Francia è il Paese che è alla testa della politica anti-sovietica ed il più ostile alla Turchia.

Ho chiesto al signor Karakhan se nelle conversazioni erano stati anche discussi i problemi del Mar Nero in relazione all'attività di alcuni Stati in quel mare ed egli mi ha risposto che effettivamente erano stati esaminati tali problemi in relazione agli armamenti ed ai preparativi della Romania indubbiamente diretti contro l'U.R.S.S. Il Commissario aggiunto del Popolo per gli Affari Esteri mi ha assicurato che anche in tale campo era stata riconfermata l'identità di vedute con S. E. Tewfik Bey e che quest'ultimo aveva riconosciuto l'opportunità e la necessità di rafforzare le forze navali sovietiche nel Mar Nero ed approvato pienamente l'avvenuto passaggio di alcune unità navali sovietiche dal Baltico al Mar Nero. Sia il Governo sovietico che il Governo turco seguono 'con a:ttenz:iOille :Le mooe di a:Lcun11i Stam in queil. mare, che considerano dirette contro i loro interessi.

Ho ringraziato il signor Karakhan per avermi con tanta amabilità illustrato questi :punti importanti dei colloqui e sono venuto a parlar,gli della visita da me fatta a S. E. Tewfik Bey, dalla quale avevo tratto l'impressione che la politica estera turca si manteneva nella linea di assoluta amicizia e contatti con l'U.R.S.S. e con l'Italia. Il signor Karakhan mi ha risposto che le mie impressioni erano esatte, poichè nelle conversazioni avute con S. E. Tewfik Bey furono esaminati i rapporti della Turchia con l'Italia ed il Ministro degli Esteri turco aveva confermato la sua linea di condotta verso il nostro Paese, linea diritta e precisa di stretta ,collaborazione politica. S. E. Tewfik Bey non aveva nascosto le sue personali simpatie per S. E. Mussolini e per V. E. ed aveva fatto intendere che l'amicizia con l'Italia rappresenta per la Turchia uno dei fattori principali anzi capitali della sua politica estera. Egli ha dato molto peso ai rapporti turco-italiani, sottolineandone l'importanza per tutta la politica turca nel Mediterraneo.

A questo punto del colloquio, il signor Karakhan mi ha detto che l'idea che la Turchia debba costituire un ponte per >l'avvicinamento tra l'U.R.S.S. e l'Italda è una delile 11dee rprefe~r:1te dii S. E. T:ewfik Bey (dr. mio telegmmma

n. 191 del 26 settembre u.s.) e che questi ne aveva fatto cenno nei colloqui di Mosca. Ho l'onore di riferire testualmente a V. E. quanto a tal proposito ha osservato liJ signor ~a:nakhan: • È intenziOtil:e e de:sidemo del Govei'IIlo sovietico di rendere ancora più stretti i rapporti fra l'URSS e l'Italia ed in questo senso il Governo sovietico ha già fatto alcuni passi come il recente accordo 'commoooi1aile (1). Questi pa1ssi, di 'in:izdtartù.va 'sOVIiJetliJoa, potranno in segudito avere uno sviluppo con iniziative italiane che gradualmente porteranno al mag,giore avv.icinamento auspicato dai due Governi. Poichè però l'avvicinamento fa .parte della politica dei due Paesi e, come tutte le cose ben fatte, richiede tempo, non vedo la necessità di creare un ponte e di ricorrere ad una mediazione. Tale avvicinamento verrà da sè in ·seguito alla linea seguita dal Governo di Roma e da quello di Mosca ».

Senza dilungarmi su questo punto sono venuto a parlare della situazione interna turca. Il signor Karakhan mi ha detto che S. E. Tewfik Bey gliela aveva illustrata a lungo assicurando che essa era difficile ma non pericolosa.

S. E. Tewfik Bey aveva aggiuntQ che la formazione del nuovo partito era stata forse benefica per il partito nazionale in quanto che lo aveva svegliato dal suo torpore, dovuto alla eccessiva sicurezza nelle sue proprie forze.

Il signor Karakhan dai colloqui aveva tratto l'impressione che il partito nazionale turco si era reso perfettamente conto della serietà della situazione. Questo Partito -ha detto il mio interlocutore -non è mai esistito nella forma di un vero partito con gregari e capi. Kemal Pacha ha sempre nominato i suoi fidi nelle cariche provinciali e centrali e con ciò si esplicava tutta l'attività del Partito. Non si ebbe mai alcuna azione di propaganda e di educazione tra le masse elettorali e tra i simpatizzanti al partito. Quanto diversa, ha osservato il signor Karakhan, l'attività che il Partito fascista svolge nel vostro Paese dove attraverso i suoi organi, H Partito ha creato una rete di propaganda e di educazione tra le masse di primo ordine. Ora soltanto si incominciano a comprendere in Turchia queste deficienze e il deputato Falin Rifki Bey condirettore del Kiuliet che accompagna S. E. Tewfik Bey nel suo viaggio è rimasto appunto a Mosca per raccogliere del materiale nel campo della propaganda e dell'educazione politica delle masse, per applicare gH stessi metodi in Turchia.

Ho chiesto inoltre al signor Karakhan se era esatto che durante le conversazioni di Mosca non era stato discusso il Trattato di commercio ed egli mi ha risposto ·che quanto era a mia conoscenza rispondeva alla verità, perchè in seguito ad una intesa con S. E. Tewfik Bey, era stato deciso di non sollevare nelle conversazioni le questioni relative al trattato. Vi furono alcuni accenni di ordine generale, ma fu deciso di continuare le ·conversazioni e le trattative soltanto dopo il ritorno a Mosca dell'Ambasciatore di Turchia. Il trattato è quasi pronto ed occorre chiarire ancora alcuni punti di carattere tecnico (2).

(telespr. 2986/1166, Mosca 30 ottobre): « Trattando di questioni di politica estera generale, il signor Krestinski mi ha detto di aver letto stamane il discorso di S. E. Mussolind, pel quale nutre ammirazione e dì condividere i concetti da Lui francamente e chiaramente espressi, in contrasto con l'ipocrisia di altre Potenze. La Delegazione sovietica partirà dopodomani e la tesi che sosterrà a Ginevra coincide con quella italiana •.

(l) -Per una di queste comunicazioni cfr. p. 402, nota l. Un'altra comunicazione fu fatta da Grandi il 7. Lo stesso Grandi trasmise anche al Re la documentazione relativa all'incidente, con lettere a Mattioli Pasqualini del 4 e del 7 ottobre. (2) -T. rr. 2373/191 del 26 settembre, che non si pubblica. (3) -T. per corriere rr. 2456/193, del 3 ottobre, col quale Persico riferiva su un colloquio avuto con Litvinov. « Nelle conversazioni avute con S. E. Tewfik Bey -mi ha detto il Sig. Litvinoff -si è discusso anche dell'Italia (cfr. mio telegramma n. 191 del 26 settembre) perchè l'U.R.S.S. vede con grande compiacimento l'avvicinamento tra il nostro Paese e la Turchia ed a questo proposito il Commissario del Popolo mi ha confermato la sua speranza che anche le relazioni politiche tra l'U.R.S.S. e l'Italia abbiano una base ancor più solida •. (l) -Cfr. p. 110, nota l. (2) -Cfr. anche le dichiarazioni, sottolineate da Mussolini, fatte a Persico da Krestinskij, commissario aggiunto del popolo per gli affari esteri, circa il discorso a sfondo revisionista pronunciato da Mussolini il 27 ottobre, per il cui testo cfr. Opera Omnia, XXIV, pp. 278-285
294

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. P. 3211/1637. Berlino, ... ottobre 1930 (1).

Ho avuto l'occasione di incontrarmi con S. E. Treviranus. Riassumo per punti l'interessante conversazione:

l) Situazione politico parlamentare. Egli si è espresso nello stesso senso di S. E. Meissner, nel senso cioè che Briining riuscirà per qualche mese almeno a governare, pur non avendo una maggioranza. La docile attitudine del partito socialista democratico renderà ciò possibile. D'altra parte il Governo non intende assumere attitudine di combattimento contro i nazionalsocialisti. Tutt'altro -cercherà di avere riguardi verso di loro anche nei governi delle varie regioni del Reich. Quel partito avrà una funzione importante da compiere. Oggi il Reich ha bisogno di tranquillità per avere dall'estero i crediti che sono necessari per far fronte al deficit di cassa e a procurar lavoro ai 6 milioni di disoccupati. Intanto, però, si sta preparando l'opinione pubblica all'estero a favore di una revisione dei pesi derivanti dal Piano Young. Quando la preparazione sarà spinta assai avanti -fra due o tre anni -starà al partito nazionale socialista, al partito conservatore, l'assumere le redini del governo e muovere all'attacco contro il trattato di Versailles e il Piano Young.

2) Treviranus mi ha ·confermato che circola con insistenza la voce di appoggi finanziari venuti dal fascismo italiano al partito nazionale socialista (2). Tanto Treviranus quando Briining non prestano fede a questa voce. Soltanto, Treviranus mi domandava come mai il partito fascista aveva inviato a Coblenza, alla riunione degli • Elmetti d'ac'Ciaio • (3), rcome suoi delegati, l'on. Maltini, il conte Tagliavia e il dott. Ridomi. Gli ho risposto anzitutto che gli « Elmetti d'acciaio » non sono un partito, nè tanto meno sono da confondersi con i nazionali socialisti -che non mi risulta l'on. Maltini sia stato delegato dal Partito Fascista -vi rsi rSiarà recato dii propria iniziativa, come il Ridomi che è il corrispondente ordinario del Corriere della Sera dalla Gevmania.

3) Treviranus mi ha detto che il senatore Sau e altre personalità anche diplomatiche di Bevlino trovano che il conte Gravina a Danzica e nelle sue frequenti gite in Germania, con le sue relazioni personali e con l'occuparsi di cose che esorbitano dal campo affidatogli dalla Lega delle Nazioni, fa nascere la sensazione che egli stia compiendo un «giuoco doppio». Ho cercato di cancellare in Treviranus l'impressione !asciatagli dalle parole del senatore Sau -spiegando che, se ha contatti con l'Ambasciata di Francia, ciò è per ragioni

« Gi:iring, quantunque di idee molto spinte, mi ha spontaneamente confessato di riconoscere che il suo Partito dopo le elezioni ha già commesso vari errori, il più grave dei quali è certamente la mozione per l'espropriazione dei " Principi della Banca e della Borsa ". Egualmente non mi è sembrato approvare la condotta nei riguardi dello sciopero metallurgico. Mi osservava però che gli avvenimenti corrono cosi veloci e la situazione si aggrava talmente che quelli errori saranno presto dimenticati •.

di parentela -se segue con interesse il movimento nazionale socialista ciò non può preoccupare affatto nè i tedeschi nè il senatore Sau -.poichè, a quanto mi risulta, Gravina pur cercando l'obiettività nella sua azione, questa è guardata con sospetto dalla Polonia date le parentele e le amicizie ,che Gravina ha appunto in Germania (prego V. E. di non volere dare un seguito a quanto precede presso il conte Gravina, e di tenerlo per personale informazione). Certo Gravina, col suo temperamento e la passione marinaresca di farsi valere, dà della sua attività una impressione più complicata di quella del pacifico suo predecessore a Danzica.

4) Treviranus, ritornando a parlare della situazione interna in Germania, mi diceva che, a meno di avvenimenti imprevedibili, essa dovrebbe mantenersi calma anche nei mesi invernali -durante i quali le conseguenze della disoccupazione, della crisi nei prezzi e nell'agricoltura peseranno penosamente sulla popolazione. Non si temono moti, fino a che il partito democratico socialista tenga le masse in freno. Treviranus mi ha detto di avere avuto in mano le istruzioni che da Mosca sono state date ai comunisti tedes,chi -di non provocare o inscenare disordini -« poichè l'impalcatura borghese sta disgregandosi sotto la pressione di forze internazionali, capitalistiche, della crisi generale -senza bisogno dell'intervento comunista. Se questo intervento avesse luogo, i partiti borghesi si riunirebbero e farebbero fronte comune contro il partito ,comunista».

5) Treviranus mi ha confermato il malumore che nel Gabinetto e nel partito del popolo esiste contro Curtius (egli è uno degli aspiranti alla successione!). È per non cambiar cavallo durante la co11sa, è per non far cosa che a Parigi potrebbe approfondire preoccupazioni esistenti, che Briining per ora non vuole separarsene (1).

6) Treviranus e persona dell'alta banca mi hanno confermato le trattative in corso con il consorzio bancario diretto da Lee Hi,gginson per un imprestito di 500 milioni di marchi al Governo tedesco («Dberbriickungskredit » prestito di transizione). Al prestito dovrebbero partecipare banche tedesche per

i:l 10 %, bandite dntgtlesi, alffieil'l~oante, sv,izz.ffi"e, :livan,ce1si, e tSJM1ebbe II'Iirmbol"SSabile in due anni. Sono giunte le risposte favorevoli dall'America e dall'Inghilterra; mancano quelle dalla Svizzera -per la quale non v'è dubbio -e

Sulla situazione tedesca cfr. una relazione di Gravelli per Mussolini, del 2 ottobre, su un viaggio in Germania, cit. da A. CASSELS, Mussotini and German Nationatism, in • The Journal of Modern History •, 1963, p. 151.

quella francese, che si attende con ansia. Il 10 ottobre arriveranno qui, invitati dalla Dresdner Bank, 60 direttori di Banche francesi -per studiare la situazione e prendere contatti.

In conclusione, la lancetta della bussola nella presente tempesta continua a indirizzare la nave verso quel faro che si chiamano i «crediti» e più particolarmente verso Parigi! Resta a vedere se le cose al Reichstag si svolgeranno secondo i desiderii del Governo (1).

(l) -Anteriore al giorno 10, come risulta dal testo. (2) -Sull'atteggiamento dei nazisti cfr. le dichairazioni di Goring ad Antinori (suo rapporto del 25 ottobre per Orsini Baroni, da questi comunicato a Roma con telespr. 3422/1762,del 27 ottobre) :

(3) Sulla quale cfr. p. 366, nota 3.

(l) Il 27 ottobre Orsini Baroni fu ricevuto in udienza da Curtius (t. 2571/756, del 27 ottobre). « Curtius ha cominciato con esprimere sopresa sofferta a Ginevra in seguito repentina partenza di V. E. che ha fatto sorgere colà voce di crisi a Palazzo Chigi che fortunatamente aveva visto non confermata dalla realtà. Curtius mi ha detto poi avere avuto altra dolorosa sorpresa quella di essere stato abbandonato dal collega italiano nell'ultima votazione a Ginevra per riunione della conferenza disarmo. Questione disarmo è questione sulla quale Germania non può più a lungo transigere; sotto la pressione opinione pubblica del paese Governo Germanico impiegherà ogni sforzo per indurre Lega delle Nazioni riunire conferenza entro l'anno prossimo. Su un altro punto Curtius mi è apparso più energico del solito, quello della Saar. Egli mi ha detto essere rimasto d'accordo con Briand a Ginevra che fra venti e trenta corrente sarebbe avvenuto fra loro scambio d'idee per riprendere negoziati liberazione di quel territorio prima del 1935. Fino ad ora Parigi non si è mossa ed egli pazienta ma è sempre più convinto della nece,ssità che per ragioni politiche quel territorio ritomi in pieno possesso della Germania prima del limite ultimo. A questo mirerà sua azione ma disgraziatamente a Parigi si continua ad essere ciechi ed a non voler vedere che movimento revisionista fa grandi passi e che seguire questo è unico mezzo per sanare febbre in cui si trova continente europeo·e che costituisce pericolo per la pace... Lungo colloquio mi ha lasciato impressione che egli sotto pressione opinione pubblica di fronte miseri risultati ottenuti fino ad ora col seguire politica Stresemann, stia allontanandosene, preparandosi passare a più energica •.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO

L. 4523. Roma, 13 ottobre 1930.

Nell'occasione della visita a Mosca del Ministro degli Affari Esteri di Tuvchia, Rouschdi Pascià, la stampa di Angora ha dedicato particolare attenZiÌiolllle ~w~l'oppo~tUIIll~tà arttUiall1e delil.',entmta o me'lllo deil.il~ TUiroh:m ne1l1a Società delle Nazioni, affermando che la questione è fra le principali che debbono esswe 1sta1Je ap~of<mdi11Je 1111eil1le ~oonversa2liol11i dii Mos1oa, neii :riguJa.rr-di deglJi. ;interessi e degli impegni esistenti fra i due Paesi.

Non ho, fino a questo momento, conferma sicura che ciò sia realmente avvenuto e delle determinazioni prese. Ma appare assai probabile, sulla base de,glJi ~e~ementi ~che pil'ecedentemenrbe si ~sono potuti acoeu."'1iare, 'che a Mosca, nel presente momento, si sia ce!'cato di influire per quanto possibile sopra Tewfik Rouschdi per contrastarne le originarie tendenze ginevrine e per giungere ad un ma,ggiore isolamento della politica turca dall'influenza delle Potenze occidentali europee, a favore delle direttive della polHica sovietica (2).

Cfr. anche il r. 3461/1777, Berlino 31 ottobre, di Orsini Baroni. • Strano momento è quello che traversa la Germania! I suoi banchieri e industriali stanno trattando direttamente con i colleghi francesi -e il deputato Hervé per il tramite di un maldestro e discusso intermediario, il Signor Rechberg, domanda a Hitler il consenso per un programma di collaborazione politica tra la Francia e la Germania....

Qualche giornale, poi, ha scritto, senza averne smentita, che durante la preparazione della adunata a Coblenza degli Elmetti d'Acciaio il corrispondente del Matin si era presentato al campo dell'Ufficio stampa dell'Associazione domandando di poter assistere alla rivista. Il permesso non fu negato -ed il corrispondente ha inviato al suo giornale articoli non inquietanti il lettore francese, tanto meno perché, secondo lui, gli Elmetti d'acciaio potranno costituire una riserva per la Reichswehr il giorno in cui la Francia, d'accordo con la Germania si decidesse a muovere guerra preventiva contro l'Italia....

Cosicché alla grande maggioranza è apparsa logica la risposta data da Hitler: ma contro

chi dovrebbe essere rivolta l'alleanza militare divisata da Hervé? A nessuno è venuto in mente

che l'alleanza dovesse mirare il bolscevismo -tutti hanno pensato all'Italia. L'idea del fine

antibolscevista è venuta in un secondo tempo e dalla Francia.

Nonostante la franca ripulsa il signor Hervé non si da per vinto e, valendosi .del signor Rechberg, continua a telegrafare agli Elmetti d'acciaio e ai nazionali socialisti -facendo presente che la progettata alleanza franco-tedesca dovrebbe garantire militarmente lo statu quo, non avere alcuna tendenza ostile verso una terza potenza europea -essere però in conclusione conditio sine qua non per la realizzazione delle concessioni che la Francia sarebbe pronta a fare alla Germania a spese degli altri •.

Non sono esattamente al corrente, e mi sarebbe utile esserlo, del pensiero del Foii'.ei1gn Office 'SUI1le ii''e'cenriJilssime situa~~(){[li de1Lla rpol!Ltlka lj)u[',co-ii''lllslsa, che non possono non essere og.getto della più vigilante attenzione del Governo britannico. Debbo, peraltro, supporre che tale pensiero coincida, in linea ru massima, con quello del Governo fascista che, delle sue buone relazioni con quello di Angora, si è fin qui valso precipuamente per fare assidua opera di persuasione, specie su Tewfik Rouschdi, allo scopo di indurre il Governo turco sulla via di una più decisa orientazione verso l'Occidente e verso la collaborazione ginevrina in particolare.

È da temere, d'altra parte, che le crisi interne che la Turchia sta traversando possano, ora, offrire a Mosca il momento più favorevole per un'azione più serrata e risolutiva che indebolisca l'effetto dell'opera accennata.

È invece fuori dubbio che la questione dell'orientamento internazionale deilil'a Twchiila no!ll può dre 11:1appr~esentare queS'ÌJÌIO!lle dii es~ilaJe dmpOO"itlanza, a prescindere anche dai .gravi e particolari interessi imperiali britannici, per gli interessi che a Londra ed a Roma si hanno in comune nei riguardi della situazione in Mediterraneo.

Tale situazione, evidentemente, potrebbe essere resa, per ogni riguardo assai instabile e pericolosa, qualora la Turchia, dall'attuale non desiderabile atteggiamento politico di incertezza passasse ad allentare progressivamente i suoi vincoli europei per divenire decisamente sul Mediterraneo una propaggine dell'azione moscovita.

Nelle recenti cir·costanze apparirebbe, quindi, di tanto più importante, per gli accennati comuni interessi della politica italiana e britannica, la possibilità di vincere tale stato di incertezza, agendo ad Angora, in modo opportuno ma efficace, per appianare risolutivamente, la via intanto, per l'ingresso della Turchi~a nel!la Soctetà deLle NazJiloni.

Ritengo che il migliore e più sicuro mezzo di raggiungere lo scopo desiderato non potrebbe essere che un'azione concertata e concorde dei due Governi, italiano e britannico, il cui programma potrebbe essere esaminato in dettaglio.

Mi è, peraltro, necessario conoscere quaU siano in proposito le disposizioni del Foreign Office.

V. E. potrebbe, a tale scopo, senza per il momento dare al Suo passo un carattere formale, trovar modo ru avere sull'argomento una conversazione col signor Henderson ed accertarne le idee e gli eventuali propositi su quanto concerne quanto ho sopra prospettato.

Gradirò che l'E. V. mi riferisca non appena possibile (1).

(l) Annotazione marginale: • Sorvegliare •. Cfr. il seguente t. per corriere rr. 910, del 14 ottobre, di Grandi a Orsini Baroni: « Pregola seguire attentamente trattative in corso perprestito a codesto Governo sorvegliando particolarmente contatti col consorzio bancario tedesco che direttori banche francesi sono venuti costi a prendere •.

(2) Cfr. n. 293.

(l) Con il r. 2682/1085 del 15 ottobre, diretto a Mussolini, Aloisi constatava l'avvenuto fallimento del tentativo politico di Fethy bey. «La politica francese che in questi ultimi due mesi ha intensificato la sua attività in Turchia facendo decisamente perno su Fethi bey deve ora aver constatato il fallimento di molte sue speranze, sia per l'insuccesso effettivo raccolto dal leader liberale tra le masse, sia perché lo stesso Fethi bey in questioni di estrema importanza per la Francia come quella del Debito Pubblico Ottomano ha mostrato di condividere in pieno il punto di vista di Ismet pascià che è tutt'altro che favorevole alla tesi francese. D'altra parte il viaggio di Tewfìk Ruscdi a Mosca e il conseguente consolidarsi dell'amicizia turco-russa nonché la diffidenza palese con cui questi circoli hanno seguito e seguono i lavori del congresso interbalcanico di Atene sono tutti elementi che sempre meglio valgono a confermare la constatazione che la manovra francese, sia per la fedeltà della politica turca alle sue ormai storiche premesse, sia pel fronte unico costituitosi alla prima minaccia fra i rap

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R.u.s. 3604/2077. Vienna, 13 ottobre 1930.

Ho 'a'Vlllto ['ailt<ro gtor:n10 un nuovo lungo colllioquio 'con Sta~rhemberg. Mii ha così descritto la situazione.

Le previsioni più probabili sui risultati delle elezioni sono quelle di un aumento del numero dei deputati socialisti e della loro unione cogli agrari per la ·costituzione di un gabinetto rosso-verde che significherebbe la fine delle Heimwehren. Se anche queste disponessero di tutti i fondi necessari, non potrebbero inviare nella nuova Camera più di una ventina di deputati, ciò che non basterebbe a mutare ·l'aspetto del futuro Parlamento. Non rimane quindi verosimilmente altro rimedio che il ricorso alla forza. Non si può pensare a fare uso di essa dopo le elezioni, giacchè sarebbe allora troppo tardi. La conosc~a dJe[ [1ÌJSiU!l!1Ja!tO ielJe1ttoii"'a.We :liaVlOireV'01e alÌ :wssi toglJie~rebbe ood:fuoe aJIWe ;popolazioni che temerebbero le successive rappresaglie socialiste. Occorre quindi assai probabilmente agire prima delle elezioni e cioè o domenica 26 Ottobre o, migliore ma ultimo termine, domenica 2 Novembre. Non osa aprirsi con Vaugodn, per timore che questi possa fargli lo stesso trattamento di Schober a Pabst accusato di tradimento dall'ex-cancelliere dopo essersi confidato con lui. Ma è convinto che i generali intorno a Vaugoin i quali lo spingono ad agire, come già lo avevano spinto ad accettare il portafoglio dell'Interno, gli parlano per incarico del loro Ministro. Egli cr~de si dovrebbe intanto lavorare alla propaganda elettorale, pur provvedendo in pari tempo a rafforzare l'ordinamento militare delle Heimwehren, attendendo, e, se necessario, preparando quel pretesto ~che dovi'ebbe poi .g1ustMi:care ,hl cOilpo dd :llor.z;a. Una brigata dell'esercito è pronta a marciare al suo ordine e così pure qualche reparto della gendarmeria: meno fiducia ha nella polizia tuttora ligia a Schober. Riceverà forse dagli industriali e dalle banche, per :propaganda elettorale, 450 mila scellini, ma ciò non basta. Gli occorrono altri fondi, anche per acquistare le armi che potrebbe però procurarsi nella stessa Austria. Tali fondi dovrebbero ammontare a l milione di scellini (circa due milioni e settecentomila lire) di cui 500 mila sarebbero da darsi subito per la propaganda elettorale (quattrini che egli dice non potrebbero però mutare in modo decisivo i risultati delle elezioni) e per la preparazione militare, e 500 mila in seguito e cioè due o tre

presentanti dei paesi più direttamente interessati (Italia, Russia, Germania), sia per la non eccessiva finezza con cui essa è stata condotta può ormai considerarsi come mancata •.

Concetti analoghi ribadiva Aloisi nel r. 2952n2ol, del 18 novembre, pure diretto a Mussolini. • La misera liquidazione del partito liberale repubblicano legato, come è noto a V.E., per le sue origini massoniche e finanziarie alla politica francese costituisce un nuovo e duro scacco per il Quai d'Orsay ed un successo per la nostra politica. Ismet pascià potràdare ormai libero corso alla sua azione in materia di politica estera senza sentirsi criticato dalla mediocre pattuglia massonica e francofila di Fethi bey •.

Cfr. anche le dichiarazioni di Karachan a Attolico (t. per corriere 2828/209, Mosca 21 novembre): • Lo scioglimento del partito di Fethy bey... segna soprattutto una grave sconfitta per la politica francese. La Francia aveva finora fatto leva su Fethy bey e sulla propria forza di penetrazione finanziaria di cui Fethy bey era l'esponente, per tenere nella sua orbita la Turchia, allontanandola dall'U.R.S.S. e dall'Italia. Non può negarsi che il piano sia, grazieall'energia ed all'abilità di Ismet Pacha, fallito •·

giorni prima di quello che fosse fissato per l'azione. Sul modo con n quale questa dovrebbe essere eseguita e su quello che dovrebbe farsi dopo la sua eseCUZJilooe, Sta~hrembeiDg hla moS'Wato non ,avere aal~COII'Ia didlee pll'ecise e dlefiiillitive, pur sembrando convinto che Vaugoin in ogni caso avrebbe seguito l'iniziativa delle Heimwehren ciò che avrebbe poi portato a un nuovo governo del Cancelliere con il Capo di quelle.

Ho detto aUùlo S1lchl'hembelr:g che 1o ero p!l'onrbo a parwe peil' Roma a fu1le di conferire con V. E. e prendere le sue istruzioni (1). Mi sembrava preferibile però a1spe1ltail'e 3[11CO~a qu:aiLohe <g11011'1Ilo ne1Fa1lte!sa di! Wl chdia~ia:rumJto deWLa sdlt.wazione e di una più concreta esposizione da parte di lui da riferire a V. E., sullo stato di cose sui suoi desideri e sui suoi progetti. Ho fatto in pari tempo alcune generiche obiezioni ai suoi piani, ma mi sono astenuto dall'insistere in attesa del ,seguente colloquio nel quale egli si riservava di tornare sull'argomento, di apP!l'ofondJWlo e dii por:ta:rmi un memorilalle per S. E. !hl. Capo del Govwno (2).

S1Jalrhrembell'g ,cl:J.e dovevo mcont11a11e dìi nuo<v1o og~i, ma ,che è d:ndil9posto, invece di venire all'appuntamento mi ha mandato stamane a riferire da persona di sua fiducia su una conferenza avvenuta qui ,con Pfrimer e il .generale Ellison. La persona che me ne dava notizia e che aveva assistito a tale conferenza mi dJÌiceva ·che Stall'hembell'g semb11ava, nella 1sua 'ilndeoiJsd:one, sublire il'infiuenza degli altri due. Nella conferenza dunque era stato ,confermato che le elezioni avrebbero dato una sicura maggioranza ai socialisti e agU agrari, e che nessun'altra speranza restava quindi se non nell'azione, tanto più che i gregari si manifestavano impazienti e minacciavano atti inconsulti e isolati. Si riconosceva perciò la necessità di agire anche senza il consenso e molto meno il concorso di Vaugoin. Questa settimana sarebbe stata impiegata in agitazioni elettorali, e la seconda nel suscitare gravi incidenti locali; alla fine della terza poi, in un determinato giorno, le Heimwehren di Stiria e Carinzia e di altre province (escluse però il Voralberg e il Tirolo) avrebbero mosso verso Vienna valendosi di automobili e treni. La mattina seguente si sarebbero occupate le posizioni strategiche intorno alla città, e questa non avrebbe potuto opporre resistenza sotto pena di vedere tagliate le sue condutture di acqua e di energia elettmiJoo. Mi si <chiedeva I1ilspondessi subito se appro"\"avco d:il pilano e se ero ipl"OI!llto a fornire i fondi necessari all'impresa.

Ho pregato il mio interlocutore di comunkare a Sta<rhembe11g ch'io non potevo, in materia così grave e delicata, rispondere in nome del R. Governo se non dopo averne avute le relative istruzioni. Appunto per attenerle mi proponevo recarmi a Roma appena la situazione si fosse presentata qui tale da poterla descrivere con una certa precisione; quand'anche io avessi voluto ora prendere di mia iniziativa impegni in nome del R. Governo, questo avrebbe avuto il ·diritto di non riconoscerli. Tuttavia potevo parlare in mio semplice nome, e in tale limitata qualità osservavo quanto segue: la questione di un

colpo di forza doveva essere considerata con molta ponderazione perchè, mentre non risultava ancora fondata una previsione così pessimista sul risultato delle elezioni, (Seipel per esempio si manifesta agli stessi suoi intimi di diverso parere) e menwe 1non ·ooedeVIO affatto 'a peniloo!Lose e IÌisol!aite m~ltiive di sempLiloi gnegaJI1i d~JJ11e IHeilmwehren, 1signHioavra a.•wtima orurrta de11Jle Hetimwehlren stesse e anche della borghesia austriaca. Se il ricorso ad essa non doveva escludersi teoricamente, non poteva in pratica ammettersi, per la sua gravità cosi in \Se stessa <come nei!Jle sue conseguenZJe, 1se non qrum1do avesse QIV!Uio suffioierutli. probabilità di riuscita. Consideravo ammissibili tali probabilità solo da una aZJione ~combinata dell!e Hieilmwehren ·con l'e,sercdlto, cioè dii Starhemba-g con Vaugoin. Anche se non volevo prestar fede a coloro i quali si dicono convinti che le enormi case popolari, costruite dal municipio socialista all'entrata di Vienna nelle grandi strade di comunicazione, sono provviste di armi e destinate ad essere usate come punti di difesa in caso di pericolo, ero tuttavia convinto che la conquista di Vienna richiedeva una doppia azione e cioè non solo quella dall'esterno, ma anche un'altra nell'interno stesso da eseguirsi per mezzo delle truppe che qui si trovano accasermate. Nulla provava il fondamento dell'asserita facilità per le Heimwehren di giungere rapidamente a Vienna: a circa sessanta chilometri da qui, tanto a sud quanto ad ovest, la strada maestra proveniente da Graz e da Klagenfurt, e da Linz, passa per due centri socialisti quali Wiener Neustadt e St. Polten, mentre almeno la metà dei ferrovieri è sootatli~s1Ja. E qrual!lJd'anche 'VIi !fosse sllaJta questa rn.pidiltà e dlaciJ&tà di oo~le alture intorno a Vienna, rimaneva sempre da compiere l'occupazione della città, 'che necessità [)Olittche ed economiche esigevano si effettuasse con una celerità e agevolezza delle quali dubitavo che le Heimwehren sarebbero da sole state capaci: facevo osservare che questo progetto era stato preso in considerazione da meno di due settimane, che non ne vedevo ancora la necessaria preparazione nei piani e nelle preventive esecuzioni, che fra meno di due settimane esso avrebbe dovuto essere messo a compimento. La partita era tanto più pericolosa a impegnare, nell'interesse della borghesia così d'Austria come di quelli fra gli ·stati vicini che sono più interessati alla buona riuscita della azione, in quanto la situazione internazionale non era ancora così matura che si .potesse andare incontro alla leggera a suoi eventuali gravi turbamenti: ove complicazioni fossero sorte sarebbe stato difficile che altre potenze avessero potuto dare il loro materiale appoggio all'Austria. Concludendo, si poteva impiegare questa settimana nella propaganda elettorale e si poteva anche nella seguente cercare di suscitare disordini locali che avrebbero probabilmente obbligato il governo a qualche inevitabile atto contro i socialisti, costringendolo fors',alllche a un .ninv1o delhle 'eleZJton1i 'e ·cioè qUJind1 a un :il!liiZJ~o di az1one e~tralegale (la ·Costituzione fissa il tempo che deve passare tra la fine dei lavori della vecchia Camera e l'inizio di quelli della nuova); ma condizione necessaria se non sufficiente per il ricorso alla forza contro Vienna era quella dell'attivo

concorso dell'esercito.

Si è taV'UJta una ![]Uovra r~1un1one di Sta111hemberg, P:&Wmer e di! genera~le E'llison nel pomeriggio, e vi è stata portata la mia risposta la quale concordava

con queililia dei fiduatami: rmgheves~. Starhember.g aveva finiJto .cOil 'conVÙOClloelrsi e

Pfrimer anche, quando un inatteso colpo di scena è avvenuto. Il generale El

lison ha dichiarato che gli altri due signori .potevano decidere quello che

volevano, ma che egli con le Heimwehren Stiriane e con una brigata dell'eser

cito regolare che gli è fedele si sarebbe presentato dinanzi a Vienna la mattina

del 26 e non avrebbe rinunciato a questo suo fermo .proposito che in un solo

caso: quello che un ordine contrario gli fosse dato dal suo imperatore. Mi

occorre qui aprire una parentesi per dire che di questo generale, ora a rLposo,

non ho udruto parril.are per Ila prima volta se non quailiche serttimana :lia da Sitalrhean

berg che lo aveva nominato suo Capo di Stato Maggiore. Mi si dice sia il solo

ufficiale di tutto l'antico esercito che, per atti di straordinario valore compiuti

sulla nostra fronte in Tirolo, sia stato decorato, malgrado il suo semplice .grado

di colonnello, dell'ordine di Maria Teresa.

La dlilcmaT~awone dru ,g~e~n~er~a~1Je è caduta oome fu!1minte a ciel sereno. Stm-hem

berg ne è stato turbato e agitato, e non sa che decidere di fronte a questi inat

tesi intendimenti di restaurazione legittimista del suo principale collaboratore

militare. A meno che non riesca a far mutare opinione al generale, egli sembra

non vedere per ora altra via di uscita che quella di renderlo innocuo cercando

qualche ragione per farlp arrestare, dò che in ogni caso, a poche settimane

dalle elezioni, danneggerebbe la causa da un punto di vista cosi interno come

esterno. Ha intanto convocato una riunione dei dirigenti delle Heimweihren

per ottenere da loro una dichiarazione contraria a qualsiasi tentativo di restau

razione legittimista.

Non meno turbati e· agitati sono i fiduciari ungheresi, contrari a questo proposito del generale austriaco di antic1pare gli eventi e di tentare mettere Ottone sul trono di Austria prima che su quello di Ungheria: un simile tentativo potrebbe mutare un fatto di politica interna, quale quello diretto a un cambiamento degli ordinamenti costituzionali di questa repubblica, in un evento di politica internazionale che comprometterebbe forse l'avvenire dell'Ungheria e le farebbe correre il rischio di interventi stranieri. Essi vogliono vedere in questa iniziativa del generale gli effetti degli incitamenti di Seipel, che giustamente considerano come monarchico ma cui credo facciano a torto risalire una simile responsabilità, giacchè non vedo per quale ragione egli vorrebbe ora con tanta poca preparazione morale e materiale precipitare in tal modo gli eventi e far correre in tal modo pericoli al proprio Paese e alla causa legittimista.

Sarebbe evidentemente assai importante ch'io potessi intanto sondare Vaugoin, per quanto dubiti che non mi aprirebbe tutto il suo animo. Senonchè è difficile trovare il modo di vederlo senza suscitare i sospetti di Seipel, che ha riservato a •se .stesso in modo ,aJ;;,soluto le relazdloni .con i membri del Corpo diplomatico. Bisognerà vedere che esito avranno i tentativi che gli ungheresi si propongono di fare per mezzo di ufficiali dell'antico esercito, presso quelli fra i generali intorno a Vaugoin che gli sono più intimi.

Dato che non mi sembra opportuno nè di espormi troppo in faccende così delicate, per quanto palesatemi in via del tutto confidenziale da un membro del Governo in carica, nelle quali è difficile sia da tutti mantenuto il segreto sino alla fine, nè di troncare i rapporti con il Capo delle Heimwehren che, comunque voglia giudicarsi, è mosso dal lodevole intento di metter fine alla prepotenza dei rossi, credo che il miglior partito sia mostrare un contegno di simpatia per gli scopi e di riserva quanto ai mezzi, nell'attesa di un chiarimento nella situazione che mi consenta venire a Roma con il maggior profitto (1).

(l) -Sul viaggio a Roma di Auriti manca ogni documentazione. Probabilmente anivò a Roma il 20 (cfr. n. 313) e rientrò a Vienna il 24 o il 25. (2) -Il testo del memoriale (probabilmente portato a Roma da Auriti) risulta privo di firma e di data, ma probabilmente è del 18. Esso è intitolato • Situazione politica in Austria • e, insieme a molte considerazioni in vista delle elezioni, smentisce che le Heimwehren abbiano intenzione di fare senza il governo una politica di forza, che abbiano contratto un accordo con gli jugoslavi (a parte Schumy) e che abbiano delle aspirazioni legittimiste.
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IL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 48882. Roma, 13 ottobre 1930.

Ho ricevuto il telespresso di V. E. N. 232702 del 2 ottobre; e rispondo subito.

L'esd.to delle PJ"atiche svolte dalla R. Ambasciata in Londra !Pil'esso il Forei~n Office, rper •concertalre un'azione tendente a stabilire un'equa ripartizione, fra le Potenze, della fornitura di Bil:1Illi all'EtiOiptia (2), non mi oo~ende: tanto più che le considerazioni britanniche, altra volta fatte presenti, traggono forza da una condizione di cose indubbiamente poco favorevole alla at.tuazione rigorosa e soddisfacente del progetto.

Benchè questo, dunque, sia stato da noi, in un primo tempo (e sulla traccia anche di un vecchio progetto britannico), concordemente caldeggiato, e ci sia apparso poi -quando la Conferenza di Parigi non ebbe il risultato che ci aspettavamo -tale da essere ancora sostenuto, allo scopo sopra tutto di ritentare la costituzione di un miglior equilibrio, nella sfera degl'interessi materiali e morali, fra le tre Potenze; oggi, tuttavia, di fronte ai cennati rilievi di fatto, e nella previsione di un insuccesso che l'atteggiamento inglese renderebbe ormai sicuro, non credo si possa insistere nella nostra tesi, sia facendo nuove pressioni sul Governo britannko, sia, e peggio ancora, prescindendo dal suo preventivo appoggio.

Piuttosto, ed al fine di procurare anche all'industria nostra quei vantaggi economici, che indubbiamente l'industria inglese ed in ispecie la francese si sforzeranno di assicurarsi, ed altresì allo scopo di salvaguardare quella posizione di prestigio ch'è nostro interesse mantenere nei riguardi dell'Etiopia, non sarà inopportuno che, nei modi possibili, venga incora,ggiata la nostra partecipazione alla fornitura delle armi, così da potersi sostenere validamente la concorrenza delle altre Potenze, mediante la buona qualità dei prodotti e la mitezza dei prezzi.

Mi sarà assai gradito conoscere sull'argomento il pensiero e le conclusioni

di V.E. (3) .

(l) -Sul tentativo del generale Ellison cfr. n. 318. (2) -Cfr. nn. 149, 166 e 259. (3) -La risposta di Grandi (telespr. r. 236612/806 dell'8 novembre, inviato per conoscenza anche a Parigi) concordava col punto di vista espresso da De Bono, aggiungendo : c ma occorre d'altra parte per ragioni evidenti evitare che offerte di nostri industriali abbiano per effetto di indurre l'Imperatore ad armamenti ai quali il Negus non si deciderebbe spontaneamente.
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L'ONOREVOLE SCORZA AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

Roma, 13 ottobre 1930.

A 1solo Utolo d'informazione mi permetto riferire quanto segue.

Dal giorno deHa presentazione deHa relazione (l) sui due colloqui avuti dai Sigg. Comandante De Dominicis e Avv. Politi di Lucca col MiniiStro Francese Flandm, H sottoscritto -in attesa di disposiz1ioni -non ha creduto di dover prendere ·iniziative di •sorta. Sta di fatto però che H Ministro Francese altre due volte ha chiesto notizie cil'lca le precedenti conversazioni.

I·elli infine è g1iUJnto un •espl'esso alil'Avv. BOildltd, oo[ quaLe iJ. Coonand:rote De Domin~cis dice di avere avuto una successiva •lunga udienza (dietro invito) col Sig. Flandin che-dopo aver espresso i!l des~derio di avere qualche comunicazione da parte nostra-ha riconfermato quanto aveva in precedenza manifestato a riguardo delle relazioni italo-francesi, e partico•larmente i suoi sentimenti e giudizi personali.

In più ha detto di riferire a•l sottoscritto che -a malgrado quanto avvenuto a Ginevra -eg1li continuava ad avere le stesse speranze ~e quali riteneva anche di non difficile attuazione purchè non si fossero cr.nterrotte :te confidenziali trattative.

Ecce1lenza, questo è quanto •contenuto nello scritto de•l mio amico; ma io sono rimasto colpito da[la seguente frase la quale può anche avere una sua importanza date le I'lelazioni che il De DomintciJs ha nell'ambiente miUtare fl'lancese, e dati anche i •suoi particola:Di intimi rapporti col Sig. Flandin.

• Bisog1na far noto a ·chi di ragione •che si faccia costi malta attenzione a1l'Adria·tico in questi momenti. Sorveglianza discreta e san:gue fl'leddo, perchè, in ·caso dell'inevitabile, il torto non deve essere dell'lta!l.ia •.

Inutile dire che ho subito chiesto per espresso maggiori schiarimenti al rigua:Ddo.

299

IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 555•2/866. Budapest, 14 ottobre 1930.

Non appena ricevuta la lettera riservatissima che l'E. V. mi ha fatto l'onore di dirtg&mi il 1o •cOITente, col n. 4381 (2), mi sono recato da questo Presidente de.l Consig:Ho, ed, in via 1strettamente confidenziale, lo ho posto al corrente di quanto EUa mi aveva incariJcato di fargli noto in merito a:Ua conve:rsazione da

V.E. avuta a Ginevra colsignor Marinkovich (3).

Ad avviso di questo Ministero, dovrebbe quindi al momento opportuno essere esaminato, d'accordo con cotesto, il modo migliore per regolare le forniture di armi al Negus da parte della nostra industria •.

Il Conte Bethlen ha ascoltato col più vivo interesse, e mi ha subito pregato di esternarLe i suoi 1più sinceri ringraziamenti per la comunicazione cortese, nella quale egli mi ha detto di ravvisare una nuova prova, non soilo di que•ll.a intimità di rapporti tra Italia ed Ungheria che costituiscono una deUe basi fondamentali cui si ispira la politica estera di questo Paese; ma aUresì una conferma molto lusinghiera e soddi,sfacente deHa personale, cordiale amicizia per lui, di

S. E. il Capo del Governo e dell'E. V.

In conformità di quanto esposto nella citata lettera di V. E., ho beninteso avuto cura di non lasciare nel mio interlocutore l'impressione che [daHa] conversazione di Ginevra fossero già sortiti -secondo [quanto, in] un primo momento, mi era parso che egli avesse una certa tendenza ad interpretare accordi concreti ·per un riavvicinamento italo-jugos,lavo, e, chiar'ito così lo stato delle cose, egli mi ha detto di considerare tanto più amkhevole la comunicazione, in quanto V. E. aveva .tenuto ad informarlo subito di questi approcci che denotano uno stato d'animo particolarmente interessante in uomini che, se pur non rappresentano gli unici fattori della politica jugoslava, esercitano secondo lui, come H Marinkovich, assai notevole influenza neHe sue direttive.

Specialmente grato, mi ha pregato di dichiararle in ,suo nome essere H Conte Bethlen, per la pregiudiziale sol·levata senza esitazione daWE. V. per ciò che concerne •la posizione della Jugoslavia nella Piccola Intesa nei confronti dell'Unghevia, aggiungendo che, a .parte le sue personali simpatie per l'Italia e pei ·suoi dirigenti, qualunque Governo Ungherese non potrebbe fare a meno, se non volesse dimostrarsi inconscio dei capitali interessi del proprio Paese, di riconoscere e di apprezzare altamente tutto il valore del·l'amicizia e dell'appoggio italiano.

Il Conte Bethlen mi ha poi, entrando nel merito della questione, di·chiarato con calore, perchè io ne informassi l'E. V., che specie tenuto conto delle anzidette riserve spontaneamente enunciate da Lei al Signor Marinkovich, un riavvidnamento itala-jugoslavo ·che fosse anche inteso da parte di Belgrado come una sincera tendenza a svincolarsi daUa ormai invero troppo stretta e pe'sante influenza francese, sarebbe visto •colla maggior simpatia da questo Governo.

ti mLo 1intemlocurtlore ha IC(JillJcluso [con espress:i]oni di oa!Ld:a rllioonoscenza e ricambiando aH'E. V., che si augura aver 1presto occasione di rivedere, i più cordiali devoti saluti.

(l) -Cfr. n. 244. (2) -Non rinvenuta. Evidentemente si riferiva al colloquio Grandi-Marinkovié. (3) -Cfr. n. 241.
300

IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. CONFIDENZIALE 5553/867. Budapest, 14 ottobre 1930.

Dai resoconti da me quottdianamente inV"iati a codesto ·superiore Ministero, l'E. V. a\"rà ~ià t,11atto oe'l!emeTIJ1Ji per forma11s:i un ccm,oe,tto dell variLo mo,do come vien qui ·Considerata Ia recente 'crisi austriaca e dei vari punti di v~sta che si hanno, in base alle differenti tendenze che i diver·si organi di stampa rappresentano e sostengono più o meno 'Calorosamente, ·sull'esito probabile e sulle con

seguen:w tintetr[}Je ed iiDtie,maZJtonal1i deli1e pl'oSsti.me eileziliolllli nel[a v,icina repubbla:ca.

Stimo ora doveroso, sciog>liendo .la rrserva di cui a•l mio telespresso numero 5247/829 del 30 settembre, mettere V. E. al ·corrente deH'op•inione espressami a tale riguardo da alcuni dei più ~nfiuenti membri di questo Governo coi quali ho avuto occasione di di<scor.rere in proposito.

In generale mi risulta che, malgrado le simpatie peDsonali che, specialmente dopo ,la recente ·sua vrsita a Budapest ed in ragione della sua bonomia e della genti·lezza del suo carattere, aveva saputo ra•ccog>liere da parte di quanti ebbero qui allora occasione di avvidnar•lo, l'ex ~cancelliere Schober, non si rimpiange sostanzialmente nei drcoli de'l • partito unko di Governo •, tl suo allontanamento dal potere, perchè gli si addebitavano tentennamenti, incertezze, mancanza di energia politica .soprattutto a,ll'interno, dovuta a de'sriderio di non inimicarsi alcuno dei vari partiti, ed in taluni ·casi, qui fol'se erroneamente interpretati a dimostrare mancanza di ·sincerità, ristrettezza di vedute come conseguenza deHa ·sua mentalità più consona ad un direttore generale deHa Polizia che non ad un efficiente Capo di un Governo.

Si sono ·espr1e:ssi meco titn ~tal senso tiil ~eiTI!eDaile Gombos, MmàstDo deilllia Guerra, il Ministro de1l'Istvuzione ·conte Klebelsberg -sebbene ·in tono meno marcato -, il conte Khuen Hedervary, • vice ministro » deg1i Esteri in assenza di Walko tuttora in •congedo, e varie persona.Jità de•l mondo politico governativo e deHa stampa ufficiosa o amka del Governo.

Gombos, ·amilco per,soiillaile ·del pr:iilllcipe Starhembetrg che eg11i ospditava iJn nna sua tenuta di •caccia 'Proprio nel giorno in cui venne richiamato a Vienna per assumervi il portafogli deLl'Interno, è addirittura entusia·sta del mutamento avvenuto e ne trae i migliori auspici, ponendolo in relazione coi recenti successi riportati dagli Hitleriani in Germania, per un ·consolidamento dei partiti nazionalisti e conservatori tanto nel Rekh quanto in Austria, esprimendo l'avv~so che ila ll'espoilllsabdiliirtà dti Govern:o ~che ha ora iLo Stléwhembell"g :rndltdg~à necessariamente le sue abbastanza notorie tendenze anschlusstste, che qui non sono approvate.

Tanto lui quanto gli altri miei summenzionati interlocutori considerano elemento di incertezza nelle direttive del Gabinetto Vaugoin la partecilpazione di Monsignor SeiJpel in quaUtà di Ministro degli Esteri -e specia•lmente Klebelsberg e Khuen 1se ne dolevano tacciandolo di poco fido e di lt'econditamente francofilo-ma •si augurano ·che dal comp.... (l) del nuovo Governo, se H suo carattere di destra verrà ·confermato ... ezioni, possa venire neutralizzata una quakhe sua troppo mar·cata ... ·contraria, specie per ciò •che concerne le relazioni di amicizia con 'l'Italia e con l'Ungheria.

Più pacatamente, e 1C>erto 'Più pondemtamente, mi ha parlato in proposito il Conte Bethlen, iil quail:e, pur •senza d~chiaraDsi in modo pa[e!Sie scOOJtienrtlo dei mutamenti avvenuti in Austria, mi ha fatto peraltro ben comprendere che, malgrado addebiti anche egli a1l'ex Cancelliere mancanza di energia, avrebbe prefer&to •che ·essi ave1sset:ro tatrdato 1petr ilo meno di aJlicunli mesi a vell"lifi,call"IS[, mten

dendosi egli abbastanza bene 'con Schober. Data però la realtà dei fatti, pensa che 'Convenga aff,rontarla coraggiosamente per ·Cercare di volgel'lla quanto più sia rpossibhle a 'servire i pmpri legittimi interessi, e mi ha preg·ato di informare confidenzialmente l'E. V. (e per Suo tramite S. E. tl Capo del Governo) che, quantunque ~o Starhemberg lél:bbta a ,suo avvilso ,commesso ell'Toli'Ii sensitbillli dii il.iinguaggio specialmente nel pl'oclamare aprioristicamente intendimenti di coLpi di stato od altro impiego di forza in 'caso di insuccesso ·alle elezioni, H P€1'1colo di ricadere in un Governo favorevole alle .sini•stre sarebbe secondo !lui sempre maggiore di quello di un Governo non del tutto provetto ma avente direttive di politica interna -ed analogamente anche estera -consone a quelle cui si informano i regimi di Italia e di Ungherta. Egli ha pertanto in animo di aiutare per quanto possilbiwe wo .Stali'hemberg ne!Wa ·sua 'campagna eilettora1e, e gli ha all11Che inviato, confidenzialmente, persona fidata che possa •consigliarlo. Occor·rerebbe secondo U Conte BethJen, mettere anche, possibiLmente qualche mezzo pecuntaTiio a d~spoiEiiZJiJone delilo Starhemberg perchè .g1Li •sila :flSJohlitato di ll11man&e al Governo anche ·con un resp[onso non] favorevole deNe urne e non per la sola forza ffialtel'lila!le. Ha ,illJdiloato [a questo sc]opo wa •Oiwa dl1 100.000 pengo, che sarebbe occorrente e mi [ha incartcato] di chiedere rilservatissimamente a1l'E. V. se da parte nostra .si •crederebbe di ,poter •Contribuire, facendo discr.etamente pervenire direttamente a Vienna nostri eventuali sussildi. Natura,lmente non mi sono a nulla impegnato, e riferisco per doverosa tra,smissione.

301.

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. s. 3605/2078. Vienna, [141 ottobre 1930. Ho letto .con Ia dovuta attenzione i due appunti con.fidenzia:li trasmessimi da V. E. con il ·suo dispaccio segreto n. 4456 del 7 corrente (l) e ho lungamente ponderato le affermazioni in esso con1lenute. Ne ho tratte le seguenti deduzioni che espon:go all'E.V. Quel po' di e3P€rienza sul 'servizio di informazioni venutami da•gH anni di residenza in questa ·città, (la quale è un centro di rsondaggio piuttosto importante, mi ha dato la convinzione oehe quasi tutt•i i confidenti jugoslavi possono raccogliersi in due gruppi. Il pTimo, forse più ristretto e certo meno importante, è composto da coloro .che fanno il doppio gioco: entrano in relazioni con noi per acquistarsi la ·fiducia di Belgrado e vtceversa, e •cercano poi in tal modo di far acquistare da noi e dai jugoslavi, come buona, la merce avariata di notizie inutili o conosciute o false. Ma H •secondo gruppo, •assai più imrportante e perilcoloso, è composto di coloro i quaH fanno un ·solo gioco, quel!lo cioè deoHa Jugoslavia. Stipendiati da ·questa, entrano in rapporto con noi per darci infovmazioni che servono a trarci in errore e a fal'lci agire dive~samente da come do

vremmo, e 1sono .poi •anche dirette a ·cevcare di d.ngannare la nostra buona fede e a ottenere dalla nostra fiducia notizie suH'ovdinamento del nostro servizio di

informazioni, sui risultati di questo e sulile persone che lo compiono. A tale secondo gruppo ,credo appartenga questo oriunascio Vrbi:c. La Jugoslavia teme i nostri buoni rapporti ,con ile Heimwehren; vuoil. farci diffidare di 'loro e seminare discol"dia rti'a noi e specialmente quelle tra di esse 1che come \le stiriane e le ~carinziane sono le natura\li, direi storiche e geografi,che, nemiche di Belgrado e amiche dell'Italia.

Posso anche ammettere, per qua:nto solo in via di ipotesi, che lo Steid\le, uomo vanitoso non di molti scrupoli e ormai parecchio esautorato, abbta fatto le dichiarazioni attribuitegli, che queste corr~S!pondano vera:mente alle sue attuali ~convinzioni opportunistiche e ~che egli non si renda conto del per1colo di parlare in ~tal modo contro uno Stato da 10ui ha ricevuto considerevoli somme che erano destinate all'o11dinamento delle Heimwehren e che invece ha tranquiHamente intascate. Ma J.o StetdJ.e ha Ol"ffiai rpe11duto molta autorità; e ciò sarebbe ~stato anche da lui implicitamente ammesso, se è vera la confidenza, i:nvtanldo iill Vrbiic dal g:enera[e Hillger\t e astenendosi e1gJ.i stesso da q'UiailJsdtasti. impegno scritto. Come mai poi un simHe impegno sarebbe stato preso proprio da quel generale 'che fu il 1Carpo della resistenza carinziana contro i Jugoslavi, ed è tuttora esaltato dai suoi 'concittadini come un sailvatore deJ.J.a patria, mentre nulla è apparso che possa far credere in un ,mutamento del suo animo, e, an1che meno, di quello dei suoi 'concittadini da'l quale derivarono le note di:chiarazioni di Graz per una intesa 'con noi in ca,so di una no1stra guerra contro la Jugoslavia, è ,cosa che non si 'carpisce. Si caph;>ce ancor meno quando si pensi che l'Hiilgert non è stato e non è nè il primo nè il secondo dei supremi dirigenti deHe Heimwehren, e 'che accordi simili non starebbe quindi a \lui di firmare. In quale veste dunque avrebbe firmato, e con quale scopo, e per quali vantaggi avrebbe subito consentito a 'prendere fin da ora acco11di non solo così predsi ma anche ~così formali, il V:rbk non lo 'SIPiega, e non mi sembra sarebbe facile spiegare. Ma c'è di più. Amme,sso che tutto fosse vero, rimarrebbe sempre da chiedersi quali effetti avrebbel'o tali impegni neil caso di una nostra guerra con la Jugoslavia. È mai da ~credere 'Che, se il Govemo austriaco si mantenesse neutrale o si ponesse daHa nostra parte, queste Heimwehren che non mostrano ancora voler seguire ~compatte i loro ~capi nelle votazioni e1ettora!li, che non hanno finora nulla osato ~contro il Govel'no, troverebbero la disciplina e H vigore IJ€r uni!'si e impol'si ad esso ai nostri danni so!lo perchè, mentre nuJ.la è muta~to neLlo 'stato d'animo dell'opinione pubblica austria,ca, il genera[e Hillgert ha firmato un protocollo con l'oriunascio Vrbtc?

Per tutti questi motivi ll.'informazione appare al mio ragionamento non credibile. Intanto però ho pregato Morrealle, che ha dO'vuto partire ieri l'altro sera per Milano a causa di ragioni private e che è in buoni rapporti con Pabst, di andarlo a vedere a Venezia per sondarlo (1). Sto inoltre facendo raccogliere informazioni sul generale Htilgert. Ho poi modo di far ~cautamente chiedere ailla famiglia austriaca dalla quale aLloggia Steidle quando viene a Vienna quaU siano 1e lidee dii 'lUi aLl'C'a ll!a JugosllaVILa. Infine mtrat1ler!l'Ò de[il.a cQisla Starhembeli'g, e anche, ~con le dovute cautele, questi capi del servizio d'informazione ungherese trattandosi d:i questione nella quale Budapest è altrettanto interessata quanto noi.

(l) Questi e i successivi puntini indicano delle lacune nell'originale che è molto deteriorato.

(l) Cfr. n. 291.

(l) Cfr. n. 310.

302

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. u. R. 2493/1305. Washington, 16 ottobre 1930, ore 6,40 (per. ore 3,50 del17).

Mio telegramma n. 595 deH'll corr. (1).

Oggi Segretario di Stato mi ha detto di aver pregato me e Ambasciatore di

Francia di passare da lui separatamente per una comunicazione.

Segretario di Stato mi disse ·che la situazione lo preoccupa vivamente in relazione alla imminente convocazione del~a Commi:ssione preparatoria di Ginevra : ·che le 'sedute •saranno pubbliche e probabilmente si ripeterà quel·lO che è successo a Londra cioè che i delegati nei loro discorsi dovranno tener conto delle esigenze de1le r1spettive opinioni pubbliche; che i russi sono sempre vigili a gettare olio sul fuoco, che vi è pertanto peri·colo che nessun accordo si possa raggiungere tra ItaUa e Francia; che in tal caso ~a Gran Bretagna sarà indotta a invocare la clausol'a di •salvagua·rdia: che la conseguenza sarà hl falHimento defillliloirvo deill1a Oon:fìerenZJa dii Londr~a •e del t11attato e •che ila T"esponsabliJ];iJtà rdioadrebbe sulla Francia e sull'Italia. Pertanto i:l Signor Stimson si rivolge rispettivamente ai Govemi d'I,taUa e di Francia affinchè facciano tutto i:l posstbi!le per addivenire prima della convocazione di Gtnevra ad un accordo temporaneo provv·isorio sino al 193·6. Stimson mi ri:peteva che non si chiede a'1l'Italia di concludere nn vero ~malttato, ma di dlall'e ope11a con tutta 11a buona V(J[ollJtà pe1r uscire dalla presente situaziooe •così preoccupante. Sti!mson a.ggiunge di avere informato à Governi di Londrn e dii Toklto, •come fi:rmatalr.i detl traittato, de'l passo odierno. Egli i~norava, di·sse, •che ·cosa faranno i predetti due governi, ma teneva ad affermave ad ogni buon fine che non si tratterebbe mai di un passo collettivo. In ultimo il Segvetario di Stato disse che gli Ambasciatori Americani di Roma e Parigi non (r1peto non) hanno istruzioni al riguardo.

Ho risposto al Segretario di Stato che avrei •tra,sme:sso a V. E. per telegrafo la sua comuntcazione e gli ho chiesto di dirmi se non gli sembra che la proposta italiana di vacanza navale corrisponda esattamente e precisamente aHa linea che egli oggi suggerisce. Stimson alquanto imbarazzato mi rispose dovevo comprendere come avendo fatto lo stesso passo presso i Governi d'Italia e di Francia egli non si trovava oggi in posizione ,di discutere con me sul merito della questione. Essendo prevedibile •che H Govevno francese replicherà rapidamente sarei d'avviso non tardare per conto nostro. Ad ogni modo prego volermi segnare ricevuta.

(l) T. 2468/595: preoccupazione di Stimson per il contrasto italo-francese circa la parità navale e suggerimento che Italia e Francia accantonino il problema.

303

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA 5316/2035. Belgrado, 16 ottobre 1930.

H • Piccolo » di Trieste nel suo numero del 14 corrente sotto i'l titolo

• Attesi mutamenti costituziona>li • pubbli:ca una corrispondenza da Zagabria contenente una serie di notizie assolutamente infondate su possibili cri:si interne mutamenti ·Costituzionali etc. etc. Non è la prima volta ·Che in detto giornale si pubblicano siffatte notizie che deviano interamente la nostra opinione pubblica poichè le fanno credere a possibhlttà di crisi nazionale ed ad una debolezza di situazione intema dl!e non è se non nei desideri. Si tratta di voci correnti nel!l'ambiente croato •Che ifu'ovarono qUJallche oredti.lto a[ momento d~l processo Macek (allora la Francia doveva • imporl'e • un mutamento col ritorno al regime parlamentare etc. etc.). Ma in fatto in Croazia esiste sì .tutt'oggi uno stato di opposizione spirituale ed una condizione sto·ri·oa psicologica che impedisce un •completo riavvicinamento a Belgrado. Ma fuori di questa situazione psicologica ·che ha anche qual,che sua platonica manifestazione non vi è oggi nessuna forza attiva capace di mutare lo stato di cose (1).

S31rebbe quindi opp0l11iulllio consi:gllli:are a dJertJto ~~i:orna[e a contenetre d!l suo corrilspondente da Zagabria ~del qua•le mi sarebbe utLle conoscere H nome ad ogni buon fine) in una più predsa realtà (2).

Sta in fatto che questo sistema produce un certo effetto a vantaggio del Regime, specialmente nelle file dei giovani studenti croati.

Uno straniero di mia conoscenza che è stato recentemente di passaggio in Zagabria, mi ha detto di avere avuto occasione di avvicinare vari gruppi di studenti nazionalisti croati, e che essi si sono mostrati pieni di immutato odio contro i Serbi e contro il Regime, ma che nello stesso tempo hanno manifestato un notevole risentimento contro l'Italia a causa delle condanne di Trieste.

Ciò conferma le mie impressioni, già riferite in un precedente rapporto, e cioè che la campagna di stampa contro l'Italia a base di irredentismo istriano, non ha avuto finora l'effetto sperato dal Governo, di avvicinare i nazionalisti croati ai serbi; né essa ha creato una vera ostilità contro l'Italia nelle varie classi della popolazione, giacché questa, fedele ai suoi capi, concentra in maggioranza il suo odio contro il Regime serbo; ma senza dubbio comincia gradatamente a creare una disposizione d'animo avversa all'Italia anche in alcuni ambienti simpatizzanti pel nostro Paese ».

Rochira aveva segnalato la notizia che emissari nazionalsocialisti erano giunti a Zagabria, provenienti da Vienna e Berlino, per prendere contatto con l'opposizione croata e con la minoranza ungherese di Jugoslavia (t. posta 3748, del 21 ottobre).

Dalla relazione del col. Amari si deve invece rilevare una grande scarsezza di mezzi tecnici per i contatti ed i collegamenti, un insieme di metodi tattici e di impiego sia delle truppe che delle artiglierie in tutto non mutati dall'anteguerra, un armamento non ancora omogeneo»,

(l) Secondo Rochira, invece, • nonostante gli sforzi del Governo e la politica talvolta abile da esso seguita, il dissidio serbo-croato è sempre allo stesso punto, né la situazione può dirsi sostanzialmente mutata dal 6 gennaio 1929, nonostante qualche defezione da parte di elementi secondari dell'opposizione • (t. posta 3646, Zagabria 14 ottobre). Cfr. anche, dello stesso Rochira, il t. posta 3922 del 31 ottobre. • In altri termini il Governo di Belgrado ritiene più efficace -agli effetti della consolidazione dello Stato jugoslavo -mostrare clemenza verso i croati rei di atti terroristici e nello stesso tempo aizzare i croati stessi contro l'Italia per le condanne inflitte agli slavi della Venezia Giulia, colpevoli a loro volta di atti terroristici contro il nostro Paese.

(2) Cfr. quanto aveva comunicato Galli con t. posta 5231/1992, Belgrado 11 ottobre, a proposito delle recenti manovre dell'esercito jugoslavo. • La fisionomia riassuntiva dei mezzi e delle possibilità dell'esercito jugoslavo, esce notevolmente ridotta da quella che era stata fin qui rappresentata dal col. Visconti. Questi, pur facendo parte ad una sua naturale tendenza ad esagerare forza e potenza militare jugoslava, aveva costantemente fatto presente la sicura organizzazione tecnica dell'esercito, la sua potenzialità, il suo addestramento, la sua modernità di mezzi e di azione.

304

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, DE MARTINO

T. R. 913/410. Roma, 17 ottobre 1930.

Telegramma di V. E. n. 605 (1).

Non 'le nascondo 'che il recente pa,sso di codesto Segretario di Stato mi ha recato sorpresa. Insistendo presso V. E. per,chè Italia • metta in opera tutta sua buona volontà • Signor Stimson sembra avere ignorato tutto quello che da paTte nostra è ,stato fatto nel senso del:la conciliazione, senza che da parte francese sia stata manifestata finora -eccetto che a parole -la minima disposizione di venirci incontro 'sulila strada del compromesso.

V. E. ha giust~amente ricordato a~ Signor Stimson la p:mposta di vacanza navlill~ avanzartla di~'Itbalia ed aillla qua11e Flrancda ha rdisposto DJeil. modo che tsli sa. Nostra è stata pure iniziativa di ,convel's,azioni preliminari fra esperti ed il Signor Stimson dovrebbe pure riconoscere che progetto di accordo propOisto dai nosr!Jri ~espel'ti a Par:tgi cO!rlltiJene elementi ilspWart;ii ad ,un r1eail.e sp1ilrdJto di conciliazione. Ciò è stato ammesso dagli esperti francesi i quali ha,nno riconosciuto lo sforzo italiano nel tener conto del!le esigenze francesi. La proposta itaHana ha infatti fopmato oggetto a Parigi di un parttcolareggiato esame durante qutndici giorni. Senonchè a Ginevra, quando eravamo in diritto di attende:rd, se non una accettazione integvale del nostro progetto, per lo meno una risposta concepita neHo 'stesso spirito di buona volontà da noi dimostrata, esperto franoes'e ha pvesentato 'con,trop~oposrta. ,che non tenew in ne1ssun eonto plllillltli dii vilsta. ~rtpetutamenlte 'eniunata,tJi dalii.'Itlailiila e che ~toci ha fatto seriamente dubitare della sincerità del pl'odamato des~derio francese di giungere ad un accordo. Ciò nonostante abbiamo accettato di considerare aperte le conver,sazioni per dar modo al Signor Briand di sottoporre \la questione al Consig!lio dei Ministri, dò che egli aveva dichiarato di voler fare immediatamente dopo il suo ritorno a Parigi da Ginevra. V. E. vorrà far conoscere al Signor Stimson che fino aà oggi, nessuna ~comunicazione ci è pervenuta al riguardo dal Governo francese. V. E. vorrà aggiungere che nessuno più del governo Italiano ha desiderato e desidera andare aUa prossima riunione della commissione PreparatoTia dopo aver risolto diffi.coltà con Francia, ma che esso non può ammettere che si chieda all'Italia di fave tutte le spese del des1derato accordo.

La prego di esprimersi in questo senso con codesto Segretario di Stato tHustrando ancora al SLgnor Stilmson contenuto del mio telegramma 892/385 (2).

(l) -Cfr. n. 302. (2) -Cfr. n. 282.
305

IL MINISTRO A PRAGA, PEDRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2518/197. Praga, 17 ottobre 1930 (per. iL 21).

Martedì •scorso, alla v1g1lia del suo r1torno a Roma, è venuto a trovarmi H signor Mastny, Ministro di Cecoslovacchia a Roma. Egli si è dimostrato profondamente addolorato per le ultime manifestazioni antitaliane di Pil'a,ga che ha definite nettamente • •crise de folie • ed ha deplorato senza ritegno il contegno pa.ssivo deUa classe dirigente del paese in ta·le occasione. Il signor Ma•stny mi ha detto ·che nessuna scusa poteva essere inv;ocata come attenuante da parte sua ·Se non queLla di uno smarrimento del buon •senso da par.te del suo paese, smarrimento che •si era manifestato in seguito col1e dimostrazioni antitedesche e .cogli attacchi a quasi tutti i popoli •Confinanti. Ho risposto al signor Mastny che sebbene l'Italia non ,si commuovesse sovel"'chiamente per quel che potessero pensare i cecoslovacchi al suo riguardo, era natura•le 1che noi avessimo preso atto di ·quanto era accaduto e •che av·remmo regolata in conseguenza la nostra condotta. Il Mastny, 'che appaTiva ed era ,sinceramente avvilito, mi ha detto anche che ·torna a Roma assai umHiato rpel"'chè si aspetta una giusta e ben meritata freddezza da parte deLle siìere ufficiali. • Freddezza per voi no, gli ho rephloato, ma iìreddezm per tiJl Vlostro paese si •.

Nel col'so del ·cOilloquio il Mastny mi aveva detto anche che il Dott. Benès gli aveva ·espresso il desiderio di parlarmi. Dopo il suo rito'l"no da Ginevra egli aveva veduti quasi tutti i Ministri esteri 'che gli avevano chiesto udienza, ma io mi ero astenuto dal domandare di vederlo per mal"'care !la mia indifferenza vel'so H Governo ceco. Visto •che egli ·chiedeva di me, ci sono andato stamane e riassumo quanto di meno inuthle è stato detto ne1la lunghissima conversazione.

Benès ha tenuto a dpetermi la profonda dep!lorazione per gli ultimi avvenimenti precisando ·che se egli non' fosse stato a Ginevra non sarebbe accaduto il dieci per •cento di quanto em accaduto. Mi ha dato atto che da parte dell'Italia nulla era stato fatto in a!l'cun modo che potesse giustificare la ondata furiosa contro di noi e che era ridicolo che i cechi v:olessero mescolal"\Si nelle controversie tra l'Italia e i suoi sudditi o anche tra J.'Italia e la' Jugoslavia. Lo stesso Marinkov1c glielo av.eva rkordato chiaramente a Ginevra.

Gli ho risposto ·che tali dichiarazioni fatte a me av.evano un valore molto relativo e che rlo avrebbero avuto ben maggior.e sè fossero state fatte aHa Camera

o al Senato dove pure egli aveva avuto l'occasione di pal."'lare. Benès ha replicato che egli aveva già nel ConstgUo dei Ministri, ne!lla riunione de!l suo partito, poi nella 'seduta ·segreta deHa Commissione degli Esteri detto senza ambagi il suo sdegno contro le provocazioni fatte verso l'lta!lia da parte della Cecoslovacchia, ma non ne av;eva parlato nelle sedute pubbliche per non dare nuova

esca ai giovnali di riattizzare le passioni (1). Per spiegarmi questo pericoJo Benès si è addentrato in un esame del suo paese che sarebbe interessante per uno studioso di fenomeni storici ma che politicamente non toglie nè aggiunge nulla alla situazione. Ha ricordato 'che questo non è un popolo maturo per la libertà, e che ha ancora il carattedstico caos menta1le degli schiavi liberati, ha detto che la eredità morale e la tradizione austriaca pesano ancora moltissimo sugli atteggiamenti di questa gente che, fanati,ca in poliHca non possiede per nulla ancora il senso del limite, e della responsabilità, ha deplorato la leggerezza colla quale i ·cechi urlano contro un popolo pe·r ragioni microscopiche, sahro po1i 'ad aadliamacrlo ill. gi!D't'llo dopo ·con 1la medel:-:li.rrna furia.

Se ventsse qui il generale Graziani, ha eselamato Benès, vcedreste attorno a lui entusiastLcamente gli ste,ssi che gridavano contro l'Italia nei giorni scorsi. Il generale Graziani, ho ri:sposto, ha troppo da fare in Italia per venire fra

questi zelanti amici del suo paese.

Riprendendo, Benès se la è pre,sa ·coi due feticci ma.ggiori del suo credo politico: la li:bertà di stampa e la democrazia. I gimnali non hanno nè freno nè misura, la democrazia che è (sic) quasi sempre vigliaccheria, fa sì che i partiti si rincorrano sulle strade delia vo,lgarità, pur di vellicare le foUe coi sentimenti più passionali. Ha aggiunto che egli ritiene molto saggi alcuni dei nostri provvedimenti restrittivi della Hberlà di stampa.

Che più? Mai avevo 'sentito un uomo di governo parlare tanto male del suo p_aese. L'ho quindi interrotto per dirgli che moJte di quelle cose avrei voluto dirgliele io, ma 'che vi rinunciavo per amore di brevità. Tuttavia, ho concluso, le ragioni dei fatti interessavano lui, i fatti solo interessavano me, ed i fatti erano posti in questo modo: senza ragione stampa, partiti, uomini rappresentativi cecoslovacchi avevano ,insulta·to l'Italia. Noi avevamo preso nota di questi atteggiamenti e ce ne saremmo ricordati quando sarebbe stato più utHe per noi ricordarlo.

Con queste mie parole e con replicate stereotipate asskurazioni di Benès che egli rispetta ed ama l'Italia, la conversazione è finita (2).

« Nei nostri rispetti si nota un naturale peggioramento. Le precise dichiarazioni del Duce intorno alla necessità di rivedere i trattati ad il lancio dato alla idea fascista perché trionfi nel mondo hanno messo la troppo nutrita Repubblica cecoslovacca in uno stato di inquietudine che le forme cortesi e corrette del Ministero degli Esteri possono solo velare. I giornali, da qualche tempo, hanno infatti ripreso la pubblicazione frequente di notizie che po~sono danneggiare il nostro paese e soprattutto il nostro credito, informazioni di prestiti chiesti e rifiutati, aspetti economici italiani atti a dar l'impressione che siamo sul punto di far fallimento, notizie di tumulti e di crepe nella compagine nazionale. A questa ripresa la Legazione reagisce con qualche protesta e con frequenti smentite, soprattutto a mezzo del bollettino di informazioni che ho iniziato e che andando a tutte le Legazioni, alle banche, ai giornali, qualche frutto Io dà. Ma conviene notare la ripresa ostile anche perché si inquadra in una identica cornice di opinione pubblica. Allo spavento del revisionismo e del fascismo si unisce qui una più viva ed acuta sensibilità del popolo nei rapporti di amicizia colla j'ugoslavia...

I rapporti della Cecoslovacchia colla Germania son molto più tesi di prima. Occasione della tensione è stato l'ostracismo delle film tedesche cui seguirono dimostrazioni di piazza

(l) -Il 24 ottobre Benes deplorò le manifestazioni anti-italiane in un discorso pronunciato dinanzi alla commissione esteri del parlamento cecoslovacco e reso pubblico il giorno successivo. Cfr. quanto comunicava Pedrazzi con t. per corriere 2576/202 del 25 ottobre: • Le dichiarazioni sono nette e precise, fuori del solito stile di Benes. e ad eccezione di qualche particolare ci danno una piena soddisfazione». Benes disse fra l'altro: « Sì, la nostra stampa ha, in occasione del processo di Trieste. non soltanto riferito le cose, ma anche affermato fatti errati e falsi; e noi, come Stato ammodo, e il nostro ministero, come ministero che si rispetti, ci scusiamo per le affermazioni false della nostra stampa come noi stessi protestiamo quando simili cose vengono fatte a noi •. (2) -Sulla tensione, riaccesasi ai primi di novembre, con la Germania e sui rapporti .:!on l'Italia della Cecoslovacchia cfr. quanto comunicava Pedrazzi con r. 1996/1019 del 5 dicembre.
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IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PO::.TA 5330/2042. Belgmdo, 17 ottobre 1930.

Impressioni fondamentali di questi civcoli suLla conferel).za ba-lcanica di Atene sono:

a) da conferenza di 1pochi esperti e1ssa si è mutata in conferenza di numerosi diel,egar!Ji :SUl model!1o delli1e 11innton1i deLLa SDN; qulind:i rma aiUJIIlenrba,ta vta~cua accademliia;

b) precLusa 1La possitbi<Liltà ·dii esaminare a .fondo ti /))I'oblemi pOiliitti.cli essa non poteV1a 'e non ha a·vurtJo ·a!Loun ['IÌISUILtarbo pratiloo neanche neLLe questiloolli m:ilnwi;

c) tuttaV1~a :La questione del:1e mLno11anze rpOista ,daJ:L:La Bul1gao:'lila e sostenuta dall'Albania (l) ha mostrato quale sia H punto sostanziaie che impedisce una ISilllcera 'ooncordiia e coopel1aZiione baLcamca;

d) la condiscendenza gre·ca alle domande bulgare, contl'apposta aU'atteggiamento intransigente jugoslavo, ha messo i delegati j<ugoslavi in una situazione imbarazzante maigrado l'appoggio rumeno, ~con la quale aHeata del resto è ancora insol!uta ila quest~one ,dJehle mJÌillQ['fanze rumeoo de[ Barua.to;

e) 'è stata impressione dei delegati jugoslavi di un •certo generale senso di diffidenza verso di essi, quasi fosse diffuso un timor·e di asso,rbimento economilco del!La JugdE!LaV'~a dehl:e minor1i potenze bai!Jcan,ÌJChe (2).

e contraddittori tra Benes e Curtius. Alle velate rampogne che Benes credette di muovere contro il ministro di Germania a Praga, signor Koch, accusandolo di aver male informato il suo governo, Curtius rispose con un comunicato secco e preciso riaffermante la piena e perfetta identità di vedute col suo ministro. Ma l'incidente era solo il frutto della mutata situazione tedesca. La vittoria degli Hitleriani ed il loro programma son causa di altre inquietudini per questo inquietissimo paese, troppo ~ocupletato per non aver paura di tutto e di tutti. Le dimostrazioni antitedesche di Praga furono uno scoppio della nervosità causata dalle elezioni tedesche...

Mi sembra di avere in tal modo riferito sugli aspetti che offre la Cecoslovacchia in questo scorcio di anno. La impressione generale che si può averne secondo me è questa: si vanno qui precisando giorno per giorno le simpatie e le ostilità che dividono in due il campo europeo. L'epoca della cordialità verso tutti va logicamente lasciando il posto alle differenziazioni tra amici e nemici di domani; noi siamo già considerati qui tra i nemici sicuri •.

Sulle preoccupazioni circa il revisionismo di Zalewski, ministro degli Esteri polacco, cfr. due rapporti di Martin-Franklin, del 17 ottobre (n. 2285/1139) e dell'8 novembre (n. 2427/1214). Col primo rapporto Martin-Franklin riferiva sulle reazioni di Zalewski ad alcuni articoli del Popolo d'Italia (forse le corrispondenze romane di Polverelli, dell'8 e Il ottobre):

• Ieri sono andato a vedere il sig. Zalewski e come prevedevo egli mi ha mostrato i noti articoli del " Popolo d'Italia " limitandosi però a dirmi che il suo ufficio stampa aveva chiamato la sua attenzione su di essi, e che li aveva letti con rincrescimento trattandosi di un giornale di tanta autorità. Lo stesso ufficio stampa gli aveva poi segnalato altri articoli di natura se non addirittura ostile, certo poco simpatica per la Polonia...

Dissi pure a Zalewski che le simpatie che si erano manifestate in Italia per Hitler non erano state rivolte ai suoi programmi di politica estera, ma molto più al suo programma sociale, ai suoi principi di stato e di governo che naturalmente ispirano una certa simpatianegli ambienti fascisti •.

Del secondo rapporto si pubblica il passo seguente: • Questo ministro degli affari esteri mi ha ieri parlato a lungo del movimento revisionista dei Trattati di Pace che sembra annunciarsi in Francia.

Secondo il Signor Zalewski esso risponderebbe ad un senso di panico che si fa strada in Francia specialmente nella classe media, che ha paura di una nuova guerra, ha paura di perdere nuovamente l'agiatezza faticosamente ricostruita, e che in fondo, pensa che se potesse buttare a mare la Polonia per placare definitivamente la Germania varrebbe la penadi farlo •.

« Il propugnatore pratico di un'unione dei paesi balcanici senza però precisarne la specie. fu il Sig. Papanastasiu, ex presidente del Consiglio greco. Durante il XXVII congresso

(l) -Zog aveva assicurato Soragna di aver prescritto al delegato albanese, Mehmet bey Konitza, «linea di condotta intransigentemente nazionalista e contraria mire franco-jugoslave » (t. (p.r.) 10176/139 del 3 ottobre, Grandi e Bastianini). (2) -Sulla conferenza riferì Bastianini con r. 5659/811, Atene 13 ottobre, che non si pubblica. Sui precedenti della conferenza cfr. il t. posta Galli 4997/1939, Belgrado 3 ottobre:
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IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. P. Belgrado, 17 ottobre 1930.

Marinkovic che ho visto stamane per questioni normali di ufficio e delle quali riferisco a parte, mi ha comunkato spontaneamente quaJche detta,glio della conversazione avuta con V. E. H 9 settembre a Ginevra (1).

Gli ho risposto che V. E. me ne aveva già inviato un riassunto riservandosi di farmi pervenire delle _istruzioni. Queste non mi erano ancora arrivate forse anche perchè V. E. era stata .presa da'l Gran Consiglio (2). Avrei visto V. E. a Roma nei primi giorni 'di novembre ed avrei là ricevuto eventualmente le istruzioni •cui V. E. aveva fatto cenno.

Mi ha poi chiesto se il Conte Pedrazzi aveva avuto incarico di parlare al Ministro Jugoslavo a Praga Generale Percic deHe conversazioni in corso.

Chiestogli perchè mi faceva tale domanda mi ha risposto che il nos·tro Ministro aveva Jungamente intrattenuto il Generaie Pedc delle relazioni itaiojugoslave, ·che quanto era detto in tali conversazioni poteva più o meno andare, ma vi erano due punti che lo avevano coLpito:

I) Il Conte Pedrazzi aveva affermato che vi erano conversazioni con la Francia e la Jugoslavia, ·come se la Francia fosse a conoscenza delle seconde;

II) che se queste ·Conversazioni non fossero giunte ad una conclusione entro un termine relativamente breve (tre o quattro mesi) l'Italia avrebbe declinato ogni responsabilità sul loro falHmento.

Om, mi ha detto Ma:rinlmvic, non si è mai p&~to di furre C'onvei'ISazdoru insieme alla Francia, anzi si trattava di chiarire la posizione reciproca e venire possib~lmente ad una conclusione indipendentemente dal!la Francia ed aHa sua insaputa.

Poi lll!OO ,si exa mai ipalril1arto di un terrmine dd tlem,po rper esse. Eglli. erra desiderosissimo di giungere ed al più presto ad una conclusione, non e•ra colpa sua se le ·conversazioni tiravano in lungo, ma non diveniva neppure nervoso se du-

Universale della Pace, tenutosi a Atene dal 6 al 10 ottobre 1929, sotto la presidenza dello stesso Sig. Papanastasiu, venne formata una sottocommissione, composta quasi esclusivamente dai rappresentanti dei paesi balcanici e che si dedicò allo studio dei mezzi più adatti per ottenere il riavvicinamento dei popoli balcanici. Fu in seno di detto Congresso che nacque!'idea di riunire a Atene una prima conferenza dei Paesi Balcanici che si dovrebbe occupare di costituirli in unione...

Nel mese di giugno 1930 venne a Belgrado un'importante delegazione di uomini d'affari e di intellettuali greci che ebbe conversazioni cogli esponenti jugoslavi degli enti economici e con uomini politici, conversazioni queste durante le quali venne ventilata la necessità di una stretta collaborazione economica fra la Grecia e la Jugoslavia e l'opportunità di fondare un'unione dei popoli balcanici...

La proposta del Sig. Papanastasiu incontrò moderato favore in Jugoslavia, ritenendosi sulla falsariga del pensiero francese che l'unione dei popoli balcanici debba essere il punto di partenza della Paneuropa. Però, secondo il parere jugoslavo, questa unione dovrebbe avere un carattere economico, anziché politico, e dovrebbe essere fondata sulla collaborazione dei paesi balcanici dal punto di vista dell'esportazione dei prodotti agricoli, senza però limitare in alcun senso la sovranità degli Stati della Penisola Balcanica...

Nella delegazione jugoslava, all'incontro di quella romena e di quella albanese, non è entrata... alcuna responsabilità politica, ciò che riprova la scarsa fiducia delle sfere politiche su un qualche utile risultato, specie per Io insanabile dissidio provocato dal trattamento delle minoranze macedoni •.

ravano più di quanto sì potesse pensare, trattandosi di argomento di tanta delicatezza e serietà ehe doveva essere bene ponderato e chiarito in ogni sua parte. Ha concluso pr,e,gandomi di farne cenno a V. E. per sapere se il Conte Pedrazzi aveva avuto qualsiasi incarico.

Lo ho subito rassicurato dicendogli che ero cerUssimo 'che il Conte Pedrazzi non aveva avuto a'loun incari'co, aveva certo rparlato di sua iniziativa forse incoraggiato dalla 1simpatia del GeneraJe P<edc ~l quale ha sempr,e mostrato ottime disposizioni verso il nostTo Paese. Ad ogni modo egli sape,va meglio di me che la Franda non poteva essere me<scolata ane convel'ISazioni, che anzi era stata quasi una condizione che le ignorasse. Quanto poi ad una data perentoria per la loro conclusione era assurdo pensarvi. Le conversazioni inoltre erano strettamente pel'sonali fra V.E. e lui. Ne erano a conoscenza, oltre naturalmente H Capo .del Governo, pochissimi a1tri funzionari, ed in ogni caso non gli uffici come ilailii. H Ool[l!Ìe Pedrnzzi non poteV1a-:ne!lillJche averne vago sentOI'e (1).

Si è poi premurosamente informato se iJ. Gran Con:s~glio era finito e se perduravano le voci di possi:bHe sostituzione di V. E. aJ Mini!stero de,gli Affari Esteri. Ho risposto che avevo se~re ,considerato tali voci <come destituite di fondamento, ed in ogni <caso le esposizioni fatte da V. E. al Gran Consiglio sulla politica estera ed il voto di poi emesso, smentivano nel modo più solenne un qualsiasi ,fondamento di tali voci.

Confermo a V. E. che partirò da qui alla fine delia settimana ventura, sarò a Roma ai primi di novembr-e, ed avrò da e<sporre largamente una situazione politica, quale la si vede da qui, ,che mi pare incoraggi H seguito del,le conversaziOID.Ii ( 2) .

(l) -Cfr. n. 241. (2) -Le sedute del Gran Consiglio del Fascismo ebbero luogo il 16, 17 e 21 ottobre.
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IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. CONFIDENZIALE 5647/876. Budapest, 18 ottobre 1930.

Mi riferisco al precedente rapporto concernente l'oggetto, che, col n. 55,53/ 867, ebbi l'onore di 'di!1tgere a~l'E. V. Ìll 14 ottobre (3).

Esse vertono sulla politica interna e su quella estera. Attiro in modo particolare la attenzione di V. E. sulle seconde che ad ogni buon fine qui di seguito riproduco. Vi si rispecchia indiscutibilmente lo stato di inquietudine e di preoccupazione crescente che ho segnalato a V. E. col mio telegramma per corriere N. 5061/1961 dell'B ottobre 1930.

È anche da notare che nello stesso giorno a Belfort Tardieu faceva delle dichiarazioni che hanno una curiosa corrispondenza con quelle di Marinkovic. Derivano entrambe dallo stesso stato d'animo inquieto specialmente per la crescente campagna revisionistica sia territoriale che politica della Germania e che ha il vantaggio che si è sempre verificato storicamente di un postulato in movimento e crescente forza su una situazione conservativa, e che è cosi bene precisato dal vecchio detto schermistico: chi para muore.

Di fronte a questo problema la situazione francese non può che irrigidirsi (le correnti diverse sono oggi colà ben deboli ed insignificanti) anche perchè ha limitatissima libertà di scelta. Diversa è la posizione jugoslava se anche la preoccupazione derivi dalle stesse cause, poichè non vi ha dubbio che .essa ha maggiore libertà di scelta.

È mia ferma convinzione che i responsabili della politica estera jugoslava, Re, Marinkovic, Zivkovic, riflettano seriamente e profondamente alla situazione incerta presente e considerino ogni soluzione migliore che assicuri la integrità jugoslava, resistendo per ora e fino ad ora alla corrente francofila che vorrebbe legare definitivamente ed indissolubilmente le sorti jugoslave alle francesi •.

La qut!stione delle prossime elezioni austriache, ed ora più generalmente quella della situazione interna in Austria, ,continua non solo a tenere attivamente desta tutta questa opinione pubbHca, ma va, da qualche giorno preoccupando, con accentuato crescendo, queste sfere governative e lo stesso Presidente del Consiglio.

Ho già, con l'anzidetto rapporto, informato V. E. deH'interesse personale che il Conte Bethlen prendeva all'andamento deila 'campagna e,lettorale in Austria, e del quesito/proposta che egU mi aveva pregato di sottomettere in suo nome al giudiz.io di S. E. ii Carpo del Governo e Suo proprio, cir,ca ~'eventuale opportunità di forni,re riservat,amente qualche diretto aus1lio finanziario a'l1lo Sta~rhembe~rg, pe1r pe,rme,tte~rgJii di assilcurarsd. un r'Lsulitato e'l!ertrbomile tale che iLo ,ave~se ,co~ns:olriJdato ali gove,rno senna bisogno di rriJcOil'lso a • pu1lsch • od altri mezzi 'coercitivi per il mantenimento del proprio partito al potere. Ho anche detto nella ste,ssa circostanza come ii Conte Bethlen mantenesse, a tale proposito, ,conrtJattli diilretti 'colilo Starhemberg ,a mezzo di un S'UO fiduclia!r!Lo.

Ora, il conte Bethlen, H quale còn atto cortesemente spontaneo, mi ha telefonicamente invitato, subito dopo la partenza del ministro francese Flandin, per ragguagliarmi personalmente drca le conversazioni avute con quest'ultimo (ed in merito aUe quali, nonchè al programma di vasta azione economtca nell'oriente e 11el centro europeo vagheggiato dalla Francia -per ora soltanto in forma generica, e senza akuna ,cont,rattazione od impegno neanche semplicemente vago assunto dall'Ungheria -riferisco ~particolareggiatamente a parte) (l), ha colto l'occasione per tornare sulla questione austriaca con preghiera di tene1'ne informata V. E.

Le informazioni che ha ricevute da Vienna, mi ha detto, non lo soddisfano. Nell'incertezza del succe'sso ane e11ezioni, si farebbe colà sempre più viva la tendeniZa a 'spingere lo Staii'hembe~rg -speci!élllmente ad dniiZiialtìva di: Eili!dison Eimannsberger (il noto ex capo di stato ma,ggiore deU'eser,cito che ha sostituito Pa:bst dopo !l<a 'sua espruilisione daM'Austrd1a) iii quaile, pur nnn fi~apertamente, dirigerebbe tutte le fila della progettata azione -ad adottare la via di un colpo di Stato, che dovr,ebbe effettuarsi PRIMA della data stabilita per le già indette elezioni, allo scopo di conqu1stare nel:le mani deHe Heimweh~ren l'effettivo e duraturo posses,so dii tutti i poteri. Bethlen mi ha senza esitazione dichiarato, del tutto spontaneamente, con preghiera di informarne per di Lei cortese tramite S. E. il Capo del Governo, di disapprovare decisamente tale sistema. Ha aggiunto 'constargli positivamente essere dello stesso avviso non solo gli altri membri di questo Gabinetto, ma in padkolare anche il generale Gombos, miLillistJ:'o un:ghe:!'ese deilila gu€1l'!ra, H qwa,le, come è noto, è qui con buon fondamento oonsildemrto dii pliù :ferv,1do amico e :fìaru:tore unghe!l1ese deil1l!o Sbarhemberg. Ha aggiunto ancora di aver fatto conoscere redsamente ta:Ie modo di vedere a quest'ult1mo, dichiarandogli altresì che se la via del • putsch • dovesse ora essere adottata egli 'ste,sso, Bethlen, e tutto questo Governo si d~sinteresserebbero tota1lmente della sorte del partito heimwehrista, lasciando ai suoi capi ogni responsabilità sulle 'Conseguenze di una eventuale azione inconsuHa.

Che se, inve,ce, dopo 'le elezioni, incontrassero i principii an1matori di tale partito difficoltà pratiche con gli oppo,sitori delle sinistre in Austria, si esaminerebbe qui il modo più conveniente per estrinsecare in forma concreta più adatta G.a sin1oe['la simpatlia e il'eV'entuale appogg,to del!l'Ungherda.

Fin qui le forma:li di~chiarazioni del 'conte Bethlen, delle quali io mi sono limitato a prendere per ora atto ringraziandolo neU'attesa di ~conoscere le eventuali direttive che, per norma di ulteriore lin.guaggio, l'E. V. giudkasse opportuno farmi pervenire cir~ca il punto di vista del Governo Fasc1sta in proposito -ed assicurandolo che mi sarei affrettato a trasmetterle a Roma, pur dimostrandogli di convenire pienamente con lui sulle considerazioni che egli stesso mi è andato svolgendo in merito aUa ne,cessità di non avventurarsi senza la più a'ccurata pondetr~l.'~iJone rpeir un camminJO che, nel!l',a1Jtuall,e rtanroo complessa sirtuazoone !Lntetrnazionale, e soprattutto -in ogni caso -senza una preventiva solida preparazione ed una conveniente scelta del momento, potrebbe avere conseguenze ben più gravi per gli interessi della stessa Ungheda, e ripercussioni forse anche sulla pace europea, ~che non si possono certamente inconsideratamente affrontare.

Mi risulta d'altra parte che ieri nel pomeriggio, dopo il coilloquio da me avuto .col Presidente del Consiglio sul quale ho testè riferito, ha avuto luogo (a quanto mi ha detto LI Conte Khuen Hederva~ry confidenzialmente) un importante Consiglio a Palazzo Reale, presieduto dallo stesso Heggente Horthy, ed al quale hanno partecipato, oltre iJl Conte Bethlen, il ministro degli esteri Walko, :dellltrato per un g~iJoroo atl!l1a oapiltalle, iii geilieiTiéllie Gi:imbi:i~s mimliisttro deiLla Guerra, e, ~credo, anche il conte Klebelsberg vke presidente del Consi~glio. Scopo principale della riunione sarebbe stato quel,lo delll'esame della situazione austriaca nonchè le mfsure per fronteggiare le ripercussioni di qua:lsiasi natura che dagli svolgimenti di quel!la potessero derivare per l'Ungheria.

Mi riservo di riferire ancora in proposUo dopo che ne avrò nuovamente discovso con competenti Autorità (Bethlen o Wa:lko) nei primi giorni delia seMJimana ventura; ma ~~edo doveroso segna[are dm.,tanto che, a sua v;oillta, questo Addetto Militare Colonnello OxHia, il quale, assai bene introdotto negli ambienti di questo Stato Maggiore, mantiene continuativi contatti con alti ufficiali del Min1stero della Guerra, mi ha ieri sera informato essergU stato nella stessa giornata discorso dell'Austria. Confidenzialmente gli sarebbe stato detto che di questa si preoc•cupano i detti ambienti, e, ~confermatogli che Gi:imbi:is non sarebbe personalmente fautore di un • putsch • austr.iaco ne'l 1nomento presente, gli si è peraltro lasciato ,comprendere che, mentre misur'e e dislocamenti di truppe sarebbero qui già in ~corso di esecuzione per coprire la frontiera austriaca e fronteggiare ogni diJlagare di possibili avvenLmenti verso ,l'Ungheria, si avrebbe sentore di propositi -non sostenuti 'Comunque da questo Governo, ed in ogni modo non del tutto precisati -di elementi nazionalisti ungheresi (associazioni ed organizzazioni di • Levente • ed altre analoghe) ~che si preparerebbero a cog!l:iere occasione dia possiJbiilii diffi,coltà che una eventUia!l:e azlione heli.mwehrlista notesse incontrare da pacr:rte socilaJd1sta ne1le z:on!e piTossiJme aihla fu-ontliera e poi più oltre fino al centro operaio di Wienerneustadt, per aecorr~ere senz'altro in aiuto di quella e trarne poi diritto a ~compenso per l'Ungheria for.se anche fino a giungere a rpatt,eggi,ament:i per ~rettifiche ~t:e1 rritor,iallii ne1l Burg,enl,and.

Non ho bisogno di assicurare l'E. V. ·che seguirò coHa maggiore attenzione la così delicata e complessa situazione, .specialmente per sincerarmi del<la reale attitudine del Governo ungherese nella questione -attitudine suHa quale non avrei per ora ancora fondati elementi per indurmi ragionatamente a giudicarla in contrasto colle dkhiarazioni fattemi da Bethlen -e che in merito uLteriormente riferirò.

(l) Sulla questione cfr. p. 615, nota l.

(2) Sull'atte~giamento della Jugoslavia cfr. quanto comunicava Galli con t. posta 5415/2087, del 24 ottobre: « Con telegramma Stefani ho segnalato a V. E. le dichiarazioni fatte da Marinkovic il 19 corrente a Posarevac.

(3) Cfr. n. 300.

(l) Cfr. n. seguente.

309

IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 5648/877. Budapest, 18 ottobre 1930.

ln una mia ~recente ~ettera diretta ~·11 corrente a Guariglia, nel rilparlar~gli degli argomenti di 'CUi avevamo discorso assieme quando egli fu qui a Budapest nel settembre, ho a'ccennato, fra l'altro, al viag'gio circolare che sta attualmente compiendo il mini1stro francese del 'commercio, Flandin, per Je varie capitaH dell'Europa danubiana (e ~che ho poi saputo dal ~conte Bethlen si proponeva di estendere anche ad Angora) tra cui Budapest.

Per quanto dio lllJon dubiti che, se Gua!l'ltglJ:ia è a Roma, eglLi abbi'a messo al corrente l'E. V. di quanto io gli dicevo a tale riguardo, pure, per l'eventualità che sia invece assente in ~congedo o per servizio, trascrivo, ad ogni buon fine ciò ~che gli scrissi aUora, anche per regolarità cronotlogi:ca degli atti di archivio:

• H fatto 'che deve essere da noi seguito colla maggiore attenzione, è queHo dell'eccezionale agitarsi deHa Francia in tutto questo grovigUo di tentativi economici, nell'intento di ~creare e ~consolidare un gruppo di interessi che sia ligio, tra i Paesi danubiani, agli interessi politici francesi. Il minilstro francese del commercio, Flandin, che tutti 'Classificano qui di persona intelli:gente e fattiva, è in giro di visite tra queste varie capitali, evidentemente allo scopo di montar su qual,che macchina -di ~cui un elemento dovrebbe essere ,Ja imminente conferenza di Bucarest, ~che si aprirà H 14 ~come seguito a quehla di Varsavia, ed aHa quale egli interverrà personalmente -che leghi i detti paesi. Oggi, Fllandin è a Vienna, dopo essere ,stato parecchi giorni a Praga; ,lunedì mattina giungerà a Budapest dove si tratterrà due giorni (una giornata la impiegherà 1n gita ad Esztergom). Bethlen e Khuen Hedervary mi hanno entrambi assicurato -non ho mostrato a1lar:me, ma ne ho 'Ciò nonpertanto parlato, pevchè sarebbe stato contrario alla intimità dei nostri rapporti 'con questo Governo, se avessi lasciato passare la visita del tutto inosservata -'che la venuta qui di Flandin non è conseguenza nè di un ·invito formale, nè di un programma di trattaUve comunque predisposto. Parlando col conte Appony a Ginevra, si fe,ce accenno a questo progetto di viaggio, ed il V"eochio Presidente deUa Delegazione Ungherese avrebbe allora espresso l'augurio che H mini1stro del commercio franoese avesse incluso Budapest nel suo giro. Essi si attendono però entrambi che e~gli si farà innanzi con piani e progetti, ,e ~che farà di tutto per porre l'Ungheria in imbarazzo, valendosi all'occorrenza anche di ~campagne di questa opposizione antigovernativa e deUa

stampa ad essa ligia. Mi hanno comunque prome,sso di tenermi di tutto al corrente, e di tutto riferirò puntualmente. l!nutile aggiungere che Bethlen mi ha fatto le più ampie dichiarazioni, di voler pel"Severare nella politica di più stretta amicizia e ~cordialità vel'so l'Italia.

Della venuta di Flandin è (particolarmente allarmato il mio collega tedesco Von Schoen, N quarle illle class:ifioa l''aZiione ~"oome nn pa:Lese rteil111lar1livo di porre ii.'Europa Dall1Juooana sotto :hl protettorato flrall1oose in odio ailllia German<ia ". Mi consta che Schoen ,lavora anche, per proprio conto, etncacemente a mantenere sa'lda in questo Governo la 'convinzione dell'interesse ungherese di mantenersi libero da ogni traboc,chetto, (per quanto appetitoso possa sembrare, che tenda la Francia all'Ungheria •.

Nel mio odierno rapporto n. 5647/876 (l) concernente le elezioni au:stria~che, ho poi detto 'inc~denta\1me!rute all'E. V. come ili. conte Bethloo. mi abhm, sub~o dopo la partenza di F11andin, telefonicamente invitato a recarmi da lui e come mi dichiara,sse di volermi spontaneamente tenere senza indugio ragguagliato circa ~le conve11sazioni avute con quest'ultimo.

Durante la sosta di due giorni fatta qui dal Ministro France,se, H Presidente del Consiglio si è incontrato due volte con lui; una prima, nella visita uffidale, durata poco più di un'ora, 'che Flandin gli ha fatta alla Presidenza; la seconda in occasione di un pranzo offerto ~la sera deHa partenza, in suo onore, dallo stesso ~conte Bethlen. Più J.ungamente, questi mi ha detto, l'osrpite frarncese si è intratt~enuto ~col proprio collega ungherese del commercio, mini,stro Bud.

In sostanza, Bethlen mi ha dichiarato, il signor F1l~oodin non ha fatto delle proposte concrete di sorta aU'Ungheria, soffermarndosi invece, dopo generiche ma prolungate cons1derazioni -nel:le quaU ha, naturalmente, trovato consenzienti i suoi interlocutori ungheresi -sul profondo malessere e~conomi,co, e segnatamente agricolo, di ~cui 'soffrono i paesi dell'Europa Danubiana come parte della grave ~crisi economka che attraveDsa J.'Europa intera, a lu:meggiare, pur senza troppo minute precisazioni di elementi stati,stid nè determinazioni di epoche di possibHe attuazione, un vasto programma di provvidenze di cui la Francia ;si :farebbe propugnatrice mettendo anche, essa, a disrposizione la maggior parte dei mezzi finanziari necessari, per un tentativo di risanamento di quella, in non nascosta correlazione coi noti progetti :federativi di Briand, e parzialmente suHa falsariga della tesi 'Caldamente sostenuta da Loucheur, proprio in queste medesime ~capitali, in occasione del viagg.io di propaganda da [ui fatto la 'primavera scorsa.

Secondo 'le idee espostegli da Flandin, mi ha detto il conte Beth:len, si tratterebbe, in sostanza, di ~stabilire un vero e proprio s1stema preferenziale tra gii stati agricoli dell'Europa orientale, per a~ssicurar loro i,l collocamento della sovraproduzione ,specialmente per quanto conceme i eereali, e suboroinatamente il besrbiame, cui si dowebbe g1iung1ere con agevol,azioilliÌ finanzillill1ie che !la Fmn~cda sa:rebbe dìiJSipoota a ptrovvedere fo:rnen1do, a condli~ion;i par1Ji1col1armente favorevoilli, ag1H Stati àndUistrda,ld. che in oiò tTovecr:ebbecr'o i1l cora.·lils.pelbtivo vantagglio 'a<ll'espmrtazlione de1i ptrOi}DÌ prodotti del<l'~i!!ldust11i!a. 11 futto nuovo dlniteres

sante, nel progetto in paJr,otla, consisterebbe lin oiò che, secondo Fwand1n, l·a Francia vedrebbe assai volentieri, in primo luogo, partedpare la Germania alla combinazione ventilata, valendosi per l'appunto dei capitali ·che, ~sotto forme speciali di ·credito, essa troverebbe su larga scala disponibili in Francia. Questa ultima comincerebbe d'altra parte col garantiTe per proprio conto un assorbimento medio annuo di non meno di due milioni dii q.li di grano: il resto del quant:iJtartivo supernnte H fabbiJsogno intoon.o complei31sivo dei rparesi produttori troverebbe H proprio ·collocamento per l'appunto nei Pàesi industriali, in reciprocità, dirò ·così, automatica, dell'incremento della possibilità di esportazione de1la rispettiva produzione industria1le in ~confronto delle cifre che essa raggiunge attualmente. Su questo punto, peraltro, il Conte BethJen mi ha riferito di aver subito, ed ind1pendentemente da ogni considerazione di altra natura, manifestato al Signor Wandin, ti proprio scetticismo, in quanto alla pratica possibilità di un magg1io!'e assoobimoo,to dei prodotti ind!Ustrli~J.l,i dii oo1g1i1ne tanto tedesca quanto cecos1oVlacca, da parJte dieglii Stalti Danub1ani, J1a 'cui ilmporlazdJone awebbe, secondo lui, in base alle più accurate statistiche, già raggiunto a presente il maggior grado di saturazione ottenibile. Il mio interlocultore mi ha anche detto che, a diverse riprese, durante l'esposizione fattagli dal signor Flandin, questi gli avrebbe, con insistenza e con marcata intenzione, fatto rilevare come alla progettata combinazione avrebbe eventualmente potuto, con vantaggio comune, • partecipare opportunamente l'Italia •, senza 'peraltro inoltrarsi a tale proposito, in considerazioni sulle eventuali modalità pratiche di una simi,le estensione.

Per quanto 11 'signor Flandin non avesse, come ho già detto innanzi, di,scorrendo col ·conte Bethlen, fatto cenno ad epoche di attuazione di questo schema, che, espostogli per ora soltanto embrionalmente, presenta tuttavia, secondo ciò che mi osservava questo Presidente del Consig'lio, qua,lche palese analogia col sistema propugnato dal noto progetto Brocchi per gli eventuali accordi italaaustro-ungheresi, in quanto tenderebbe mediante facilitazioni di creditn agli esportatori dei vari Paesi interessati, a determinare le condizioni cordspondenti in sostanza ad un congegno di preferenze doganali, il 'Conte Bethilen mi ha detto di av.er chiesto al signor Flandin se il Governo francese avesse già fatto passi al r1gUJardo presso queiLlio del ReiJch. Al che N Min:~stro del Comme111oio deHa Repubbld'ca gli aVlrebbe l'isposto ruegat,iVlamente, in quaiil!to che, questi avrebbe aggiunto, Sii 'OOIIl!SIÌJderel'ebbe a Pwig1i necessario attendere a tal uopo, una maggruore stabillJiQ:ZaZJÌJO!llie delilia JSiJtuaz1one iilllterna m Ge!"manila, tuttora OO!Il!s1derata IÌIIl'certa dopo 1e sooose dell!lie recenti elezioni; ma che, nel frattempo, approcci ufficiosi avrebbero g1ià avuto luogo Jn conversazioni di enti e rper:sona!littà finanZJtarie ed industda1l:i dei due Paesi, oon esiJt:o p1uttosto inloorag,g1i:ail!te. A:1tro elemento di consi,gl'i'a'bLLe attesa saQ'ehbe stato ne'H1a necessiJtà di oonosoexe il:e risuLt1anZJe ptraJtJÌiche de,ltl1a confe11enz,a !imper[,a,1e brLt1annLoa, per poterne vag1L1are con sLcurezza dii deduz:Lonli, llie !r'i,pe~r,cussioni dedvaiil!ti a1l'economia dei vari st,ati europei da un probabiJJe st:aibif!JiJmooto de'l siJstema preferenZJ1ale in esame a favme del1le Colonie e dei Domdn1ons.

A proposito dell'ora imminente Conferenza di Bucarest, il Ministro

F1andin av;rebbe dichLarato a Be:th1en che, menttl'e si disponeva a parware al Governo Rumeno presso a poco negli stessi termini dei discor,si fatti a Budapest, si sarebbe recato colà senza un programma determinato di azione, ma a titolo di osservatore, e 1come rappresentante di un • Governo, quale è quello francese, sinceramente disposto a contribuire al dsanamento economico di tutti quegli Stati che, verso 'la Francia in parUcolare non ,solo, ma nel:l'interesse g.enerale dell'Europa, dimostrassero a loro v01lta di essere 'con eguale 'sincerità disposti a mantenere in ogni ·campo effettive relazioni di cordiale amicizia ».

H 'conte Bethlien ha 'concluso lia sua mt·eress~te e corrbe1se :re'l,azione dkhia.·randomi -·con espressa preghiera di riferirne a S. E. il Capo del Governo, e per questi, a1Ll'E. V. -~che, per quanto il Signor F>landin non gli avesse esposto per ora che dei progetti di ordine generico, egli non ne v.edrebbe con favore l'even· tuéllle arttu:a·ZJione, speo~a1lmente dal punto dii v·~sta deùll'Ungherr-1~a. (nonostoote che, come è ovvio, questa non possa esimersi dalil'essere presente, a tutela dei propri vitali interessi, ad ogni studio riguardante la sistemazione, o anche semplici miglioramenti alla situazione agricola così 'Critkame:nte compromessa) in quanto non può mancare dal ravvisare nella 'Combi:nazione escogitata, un aLtro anello della catena tendente ano stabHimento delil'egemonia francese sull'Europa centro e sud-orientaLe.

Analoghe considerazioni e categodche dichiarazioni al riguardo mi sono state spontaneamente fatte dal Ministro degU E,steri Wa·lko, dal ·conte Khuen Hedervary, e dal Signor Tormay, sottosegTetario a'l Commercio, ·Coi quali tutti ho avuto occasione di conversare, separatamente, in questi giorni.

Ho incontrato, in un ricevimento offerto in suo onore da questo Incaricato d'Affari di Francia (in assenza del Ministro de Vienne in congedo a Partgi) ed al quale è intervenuto tutto questo Corpo Diplomatico, H Ministro Francese del Commer'Cio. Questi è ~stato qui, dal punto di vista, dirò così, sociale, generalmente giudicato persona simpatica, sobria, 'posata ed accorta, specialimente in raffronto della tumultuosa -per quanto for,se più geniale ed inteLligente -verbosità di Loucheur. Con me, il Signor Flandin ha tenuto a mostrar,si affabHmente cortese, pa'flandomi pubbHcamente dell'Italia e del:le sue benemerenze agdcole • riconosoilute da tutti inld~stfinrbamEIDte, tanto per ciò che concerne nstiltu:to .di Agricoltura che celebra meritamente H suo 25• annive11sario, quando per la coraggiosa battaglia del grano, segutta dovunque col maggiore interesse • (sic).

Il Sig. Flandin mi ha poi anche, nella stessa occasione, pregato di trasmettere i suoi pe11sonali saluti a S. E. de Mkhelts.

In quanto al mio ·collega tedesco Von Schoen, egli persevera, dopo ~a visita qui di F~landin e dopo essere venuto a conoscenza, pel .tramite di questo Ministero Esteri, della parte del programma qui esposto concernente la partedpazione della Germania, nel considerare, giusta quanto mi ha spontaneamente detto di aver riferito al proprio Governo in 'propmito, che H ~suo Paese dovrebbe procedere molto guardingo prima di lasciarsi attrarre in • una cosi pedcolosa rete politica a p11edominanza spiccatamente francese •. È da rilevare, peraitro, che il signor Von Schoen, malgrado H suo studio ·costante di dimostrare idee democratiche e repubblicane, è nell'intimo suo sostanzialmente profondamente nazionalista e conservatore a tendenza decisamente ar1stocratica ed imperialista.

16 -Documenti diJ)Lornatici -Serie VII -Vol. IX

(l) Cfr. n. precedente.

310

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. s. 3637/2097. Vienna, 18 ottobre 1930.

Facencio seguito al mio rapporto n. 2078 del 14 ottobre (l) accludo le informazioni raccolte da Morreale.

ALLEGATO.

MORREALE A AURITI

Vienna, 17 ottobre 1930.

In una breve sosta fatta a Venezia il 12 corrente, ebbi co1l'ex maggiore Pabst un colloquio del quale appTofi>ttai per aprpur.aTe se e qualli rapporti esi,stano o siena esistiti tra agenti jugoslavi e le • Heimwehren • austriache. Mi fu facile portare il Pabst sull'argomento approfittando di un certo senso di sfiducia che egli mostrava di nutrire per le ultime manifestazioni politiche dell'ex capo delle • Heimwehren •, dott. Steidle. Girai quindi la domanda diretta, chiedendogli se questi, anche a sua insaputa, abbia mai cercato di mettere le • Heimwehren • a disposizione deHe mene antiitaliane di agenti jugoslavi, poichè egli, tirolese, poteva sentirsi, magrado tutto, attratto dall'irredentismo dei suoi corregionali e disposto ad aiutarlo con segreti accordi con gli jugoslavi.

Il Pabst ha recisamente negato l'esistenza di rapporti di tal genere ed ha esc~uso anche che siansi potuti stabilire a sua insaputa tra Steidle e gli interessati jugoslavi.

• Quattro o cinque anni addietro -mi ha detto il maggiore Pabst -agenti jugoslavi si posero, ad Innsbruck, in contatto coll'associazione Andrea Hofer e, per mezzo del presidente di essa, dott. Pembauer, entrarono in rapporti anche con noi delle" Heimwehren ".Si sarebbe trattato di unificare l'azione ir:redentista dei tirolesi con quella degli sloveni. Io, pur non essendo allora nettamente orientato verso l'Italia, consigliai allo Steidle di tenere un contegno riservato e di :lasciare agire il Pembauer. Gente da Innsbruck si •recò in Slovenia, ma noi deile "Heimwehren" d ritirammo da ogni trattativa, mentre il' "Andreas Hoferbund" restava ed è ancora in rapporti che si esplicano, a quanto io so, neillo scambio di notizliari e di al'ticoli i·talofobi. Poichè è proprio il Pembauer che conserva tali relazioni, escludo che lo Steidle si sia potuto lasciar sedurre dall'idea di un'azione analoga non foss'altro per l'astio che esiste tra i due e tra il Pembauer e me, astio che si è manifestato ancora recentemente in occasione della mia espulsione dall'Austria, della quale il Pembauer si rallegrò telegraficamente con Schober.

La mia adesione alle concezioni politiche del fascismo -che molto probabilmente, alla ripresa della mia attività, mi spingerà a lavorare seriamente per la costituzione di una internazionale fascista -non mancò di influire, durante la nostra lunga comunità di lavoro, sullo Steidle il quale, più che ai suoi sentimenti di tirolese, dà ora la prevalenza agli interessi generaH del iPaese •.

Il Pabst mi ha espresso anche la convinzione che le • Heimwehren • carinziane e soprattutto il loro capo, generale Hiilgerth, non abbian mai concluso accordi cogli jugoslavi.

• Ba1sterebbe il ·ricordo del passato del generale H~erth, organizzatore della difesa carinziana subito dopo la guerra, a smentire tale possibilità. Inoltre lo Hiilgerth è stato sempre a conoscenza delle relazioni tra la direzione centrale delle "Heimwehren" e l'Italia e le ha sempre approvate.

Allorchè nel maggio del 1927 si di1scusse, in ll:na ll"iunione dei capi delle " Heimwehren" delle provincie alpicr:JJe, 11'atteggiamenrto che iLa nostra org.anizzazione avrebbe dovuto prendere in caso di guerra italo-jugoslava, fu approvata a grande maggioranza la mia proposta di lasciar Hbero immediatamente alle truppe italiane il passaggio attraverso la zona meridionale della Carinzia verso la frontiera jugoslava delle Caravanche a condizione che da parte italiana venisse assicurato il ritorno di Marburgo entro il confine austriaco. Lo Hi.ilgerth fu dello stesso avviso e [o furono anche, e soprattutto, i carinziani dei paesi più vicini alla frontiera italiana i quali vedevano in tal modo evitato il danno delle distruzioni che avrebbero accompagnato una inutile resistenza allo sconfinamento italiano. Qualche esitazione fu allora manifestata soltacr:JJto da elementi ;pangermanisti delle "Heimwewen " i quali temevano che l'Italia avrebbe potuto trasformare in possesso definitivo la temporanea occupazione della zona meridionale della Carinzia.

Non posso escludere invece con ugual decisione che dopo la mia partenza da Innsbruck (giugno 1930) il Maggiore Rodler, che mi è succeduto nella carica di Capo di S.M. delle "Heimwehren" fuolesi, non sia entrato in rapporti con agenti jugoslavi. Il Rodler è un ex ufficiale dell'esercito austro-ungarico e quindi ex collega di ufficiali croati o sloveni ora passati nell'esercito S.H.S. Da lui, durante il mio soggiorno ad Innsbruck, mi venne talvolta il suggerimento, sempre da me respinto, di non restar sordi ai tentativi jugoslavi di avvicinare l'irredentismo tirolese a quello sloveno, ma non so dirle se egli, avendo preso ora il mio posto, abbia assunto al riguardo un atteggiamento diverso dal mio. Ad ogni modo, al mio ritorno in Austria potrò fare anche a tal proposito discrete indagini e darle la certezza che mai Steidle ha avuto, a mia insaputa, i rapporti ai quali lei ha accennato •.

Nel corso della conversazione ho fatto a Pabst H nome di alcuni slavi tra cui quello di un certo Vrbic, chiedendogli se avesse mai avuto notizia della loro presenza ad Innsbruck. Mi ha risposto di non averne mai sentito parlare.

A proposito del sospetto lanciato dal Pabst a carico del Rodler, bisogna tener presente, nel valutarne l'importanza, che il Pabst può aver mirato a dare una nuova prova dell'opportunità del suo ritorno ad Innsbruck.

Del generale Hiilgerth, capo delle • Heimwehren • carinziane, ho pure avuto occasione di parlare in questi giorni coll'ex capitano austro-ungarico Reichel von Erlenhorst il quale durante la lotta per la liberazione della Carinzia dagli Sloveni ed il plebiscito carinziano, di cui si è festeggiato nei giorni scorsi il decennale, fu ufficiale di collegamento tra lo stesso Hiilgerth e S.E. il Generale de Bono. Il Reichel von Evlenhorst mi ha dipinto lo Hiilgerth come un vecchio ufficiale austriaco, intimamente ostile a tutte le nazioni .che in guerra formarono la Grande Intesa ed ancora attaccato all'idea della rivincita austro germanica. Ha escluso però che questi sentimenti possano spingerlo a considerare la possibilità di una collaborazione austriaca ad un'azione armata della Jugoslavia contro l'Italia. Eg!li è infatti rimasto un accanito detrattore dei serbi, mentre nei riguardi dell'Italia,

che pur accomuna cogli antichi nemici dell'Austria, la sua ostilità è stata mitigata dalla cooperazione italiana aUa liberazione deHa Carinzia e dai legami che lo uniscono ad alcuni suoi parenti che vivono nel nostro Paese.

(l) Cfr. n. 301.

311

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, CAPASSO TORRE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI (Copia) TELESPR. 4197/359. Monaco, 18 ottobre 1930.

Non ha mancato di produrre una impressione non precisamente favorevole negli ambienti di destra e anche in quegli ambienti cattol1ci tutt'altro che o-rientati verso 1e tendenze democratiche del partito popolare bavarese al governo, l'atteggiamento che va assumendo il Vaticano nei confronti di Hitler e del suo partito. Come è noto, il Vescovo di Magonza ha vietato ai cattoHci della sua diocesi di appartenere al partito ,socialnazionaiista e J.' • Osservatore Romano » ha qui r'1potrtato il'organo rd!e1l Guverno popoiLa~re-,cattoiliilco « Bay,erilscher Kurrd.er • -ha app1·ovato l'operato del pa1store magontino con parole assai aspre contro gli hitleriani, accusati di diffondere il culto di Wotan e d'inalberare, contro la Croce di Cristo, i vessilli della ruota solare e dei ragg,i uncinati. H corrispondente romano del'l'a • Miinchener Ze1tung • ha, d'alltro can,to, rifecrdto che iLa vti!tt!Oda suc1a,1naz,ioitllallli,sta in Germanda ha pti'odotto neWkt Segreteria di Stato l'a più grande costernazione, passata la quale, H Cardinale PaceJli ,si sarebbe incontrato sul Lago di Costanza con il Dr. Kaas, capo del centro cattolico per ordire insieme il piano di parata e di offen,sdva ~contro 111 « Fa1sci1smo • tedesco, pokhè l'ex Nunzio a Monaco ed a Berlino sa bene ~che in Germania l'opera sua, ottenuta col beneplacito della socialdemo-crazia nei rapporti de'l Co-ncordato, minaccerebbe di andal'e in rov,ina se trion:fiasse una Dittatura di de,stra o di sini!sttra. l1l gctmna,le della borghesi1a ~concHiatl'ti!ce ed accomodante, que1Ua del già scnmpagin,ato neopartd:to di Stato, che, tra 'i vasi di :fierro :fia l'ufficio del v~aso dii creta -ile • Mi.inchener Neue,ste Nachri,chten • -ha tentato di sminuire l'importanza dell'incontro Pacelli-Kaas, ha spezzato una Jancia di legno a favore del socialnazionaHsmo cnntro quel1l!i ~che 'lo vog1i!ono parr-a,gona,re, dn fatto di ~ea-esie, ~d movlimeruto deJl'Action Française e ha spiegato l'operato del Vescovo della città renana con le circostanze locali della diocesi. Ma l'organo ~cattoUco di Monaco Jo ha prontamente rimbeccato, e polemizzando 'Con il giornale di Hitler, ha richiamato la nota lettera del Santo Padre al Cardinale Andrieu neila qua:le, pur lasciando ogni tllibertà :in questioni strettamente po1iti!che, si ~iletò dii seguke Maurras in questioni di dottrina e di morale, ha messo in luce che ana'lo,gamente il socialnazionaUsmo t~edesco contrasta ana morale e a~l dogma caHolici ed ha affermato che non è in questione ~soltanto i:l socia,lnazionalrsmo dell'Assia condannato da quel Vescovo, ma tutto il programma del partito.

Tutto questo sca1i'pore, ma più ancora le parole deH'organo deHa Santa Sede, fanno pensare che H Vaticano abbia preso partito ~contro tla destra germanica e precisamente, nonostante le affermazioni, sul terreno poUUco. Perchè Wotan, Odino, Freya e tutti gli dei della mitoilogia germanica non sono che storie, rimesse in onore, del resto più da quell'uomo poliHco mancato che è il Generale Ludendorff che da Adolfo Hi:Uer, cervello 'solido. I raggi solari e la croce uncinata non sono che simboli d:i nn SUJperna2lionarl;i,smo esa1specr1ato che rosaiLe ail:la Pt!'eli,storia deUa razza, ma che non impediscono affatto ai so'Ciiailnaz:iona1Msti oattol1ioi di andare a messa e ai protestanti di leggere la Bibbia. E poi si osserva che, alla stessa stregua, ,Ja Croce di Cristo dovrebbe non ac,cordaDsi con [e vel"lghe e il fascio dei littori romani. La polemi,ca Hitler ·Contro il centro cattolico democratizzante e ,solidale 'Con la ~socialdemocrazia, a parte qual·che scarto occasionale, è rimasta prevalentemente sul terreno politico, anzi ha mirato a metter sempre in evidenza •l'a•ssul'do morale e dottrinale dell'aHeanza rosso-nera.

Pertanto si vuoi vedere generalmente neWatteggiamento della Segr-eteria di Stato una presa di posizione a favore della democrazia, anaioga a quel·la presa dal Nunzio Moms. Cel"lretti a Parigi, ma ·con 'conseguenze che per il Vattcano potrebbero essere assai 'Più gravi, ·perchè il sodalnaziona,Usmo g.ermani·co è oggi una forza politica nemmeno lontanamente rparagonabHe a quella del nazionalismo monar1chko francese. E si ha generalmente l':Umrpress.i.one che, nonostante il suo acume politico e la sua lunga esperienza del:le cose tedesche, il Cal'd. Pacelli non si renda affatto conto deUa rivoluzione spirituale operatasi in Germania e che sia ancora ipnotizzato dal trionfo personale sulla socialdemocrazia prussiana ai tempi di Str'e,semann e delrlia grande coaUzLone de1l Gabi!llJetto Mtilhle!T. • Sta bene -mi d1ceva un eminente cattolico bavarese in questi giorni -che Pacelli ci ha lascdato dia quaillche am.no, ma un uomo ·come illui dow,ebbe sapel.'e che Set12la Hi1lle!T avremmo og~i a:l Reikhstag alme,no 130 deputatli booscevllichi e non ored:o che questa alternativa sarrebbe stata di gradimento della Santa S.ede • (1).

312

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, CAPASSO TORRE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 4200/360. Monaco, 18 ottobre 1930.

In tutti i miei rapporti precedenti nei quali ho messo in evidenza due fenomeni concomitanti ·che ho visto lentamente prodursi da quando ho raggiunto questa re.sLdienz.a e oi:oè il'afferma1rsi ·crescente del:lo spilrdko antidemoC!TartiJco e antLparlamentare delle ma,s,se tedesche messo in chiara luce dal risultato del<le elezioni e 'l'affievolirsi della campagna antiitaliana e antifa,sdsta che, prendendo soprattutto a pretesto iLa co·sLdetta qUJestiJone deilil'Mto Adl1ge, a'Veva asSW111Jo per tanti anni un carattere programmaUco (miei rapporti n. 62B/47, 928/77, 2048/170, 2321/188, 3735/298, rispettivamente del 10 febb., 5 marzo, 19 maggio, 8 giugno, 16 sett. u.s.) ho fatto presente che l'irredentismo aUoate,sino, nella stes,sa Baviera,

andava perdendo il suo spirito offensivo e perturbatore dei buoni rappol'ti fra i due paesi, 11ei programma dei partiti nazionali, preo·ccupati sempre più di ricreare una politica estera gel'manica sulla base di un'intesa con l'Halia fasc1sta, mentre restava monopolio della democrazia di vario colore •che, qui come altrove, pospone gU tnteressi nazionali a~le ideologie e fa deHa cosidetta politica estera in funzione di politica interna.

Quello che sta avvenendo in questi giorni confevma questa opinione. Fino a poco tempo fa, ad eccezione di Hitler e dei suoi seguaci, che sono sempre stati coraggiosamente all'avcanguardia nell'affermare la necessità di « sa•erificare • per l'amicizia dell'Italia il nucleo tedesco ,della provincia di Bolzano, gli altri [partiti e gruppi nazionali si compiacevano nello sbandierare, anche a questo proposito, il loro naz10nalismo •puro ed integrale. E pokhè, per altre constderazioni, anche i loro avversari tenevano viva la polemica fasttdiosa, si poteva avere l-'impressione che il ·confine del Brennero rendesse veramente inconciliabili gli interessi itaFani con quelli germanki. Ora le •cose sono mutate, nel senso che la demarcazione dei partiti, nei riguardi di questo problema, si è fatta più netta e precisa e si è usciti aa quel ·confusionismo di tendenze e di propositi, in grazia del quale conservatori e socialisti ci davano .lo spettacolo di una commovente solidarietà, quando si trattava di esaltare, per far di.spetto all'Halia, i ni.poti del bravo Andreas Hofer che fu ucdso proprio da quei francesi, di cui i bavaresi del tempo erano valorosi alleati.

Così, non solo i partiti nettamente di destra, ma anche quei gruppi e quelle costellazioni di mezzo che nella ·corsa al palio parlamentare del nome e deHe bandiere sempre più democrattci non hanno del tutto dimenticato che la politica estera è ·la soluzione di problemi di forza e di equiUbrio, hanno messo da pa.rte la storiella delle 'Persecuzioni tirolesi e vanno riconoscendo, anzi, che queste non hanno fondamento e ehe la politica fascista in Alto Adige dà prova di essere giusta e di riconoscere il livello culturale e i bi.sogni spirituaU di quelle popolazioni allogene. Era logico attender,si •la reazione degli altri contro i • Trombettieri de11'Italia •, reazione che non è ·mancata e che può dare l'impressione che la polemica torni a invelenirsi.. proprio in reolazione e in corri•spondenza con la rivoluzione elettorale, così marcatamente nazionalista.

Nulla, a mio giudizio, sarebbe più sbagliato di questa impressione. È vero, al ·contrario, che, proprio oggi, H • problema • aolto atestno perde iJl carattere di questione nazionale ·che, al di sopra dei partiti, aveva trovato consenzienti in opposti campi politici nell'oscuro periodo del primo decennio dei dopoguerra, quando mancava nei riguardi dei problemi internazionali ogni polarizzazione di spiriti, di fronte a un'Europa ancora spiritualmente avmata e compatta contro il maggior vinto, e diventa, per converso, oggetto e materia di polemtca interna tra i part1ti e le tendenze che si :contendono il campo in questo paese e che, qui come altrove, ora come sempre, sono in definitiva i due eterni partiti e le due eterne tendenze del mondo :politico. Con ciò non intendo dire che siamo di fronte a una ·cristallizzazione perfetta che eseluda ritorni o deviazioni in un campo e possibilità di .correzioni e di migliore comprensione nel campo opposto; dko che, a differenza di altre questioni, come, ad esempio, quelle della revisione del piano Young e del corridoio 'POlacco che sono comunque piattaforma di discordanti programmi, la questione deH'Alto Adige divide oggi l'opinione pubblica tedesca e sempre più ,la dividerà, come meglio si andrà affermando in questo paese la necessità di :ricreare una .politica estera nazionale ool!la base dell'equilibrio delle forze in Europa. È chiaro che, quanto più la sorte degli allogeni alto-atesini viene sottoposta al vaglio della fredda rea1ltà politica, tanto più e~ssa peroe d'importanza dinanzi a problemi ben altrimenti complessi, vitali ed urgenti, di modo che l'ostilità contro 'l'assetto territoriale del Trattato di S. Germano, come ho già avuto occasione di rirerire a V. E. perde in estensione tra le masse popolari aJ9sai P'iù di quacr1:to e•s1sa guadagna dn intensdJtà, per !t'eaZiiiOile contl'o i • t~a·dimen1Ji • e gli abba:rldoni, in certe zone perfettamente identificate. Le quali, di recente, come è facHe indovinare, per ravvivare la polemica antiitaliana non senza l'aiuto probabile di qualche i.spi!razione straniera, hanno fatto circolare la voce di una fondamentale revisione della politica italiana nella provincia di Bolzano, ciò che ha provocato gli osanna predpitati del nazionalista • Frankischer Kurier • di N orimbe1·ga e del socia:lnazionaUsta • Volkischer Beobachter • (mio notiziario stampa dell;ll c.m.) contro i quali si è scatenata i!mmediatamente la doccia fredda ·di g.~orna!l.i soo1a,1isti e •cattoillLco-popo1a•I1i (vedi stesso Bol!Letrbino del 13 e del 15 c.n1.) che scontavano in antecedenza la delusione e l'amarezza degli italafili ri:chiamaì:i alla realtà dal regno delle • fantasie •. Ma questo ultimo episodio polemico, per quanto fast1dioso e deprecabile, è •la riprova di quanto ho detto in antecedenza. Non saranno queste manovre che varranno da una parte a deviare il corso delìa ferma e giusta politica del Governo Fascista in Alto Adige, e, dall'altra, ad ottenebrare del tutto in questo paese la visione degli interessi nazionali (1).

(l) Con telespr. 3236/1647 del 7 ottobre Orsini Baroni osservava, a proposito del fatto che la Chiesa cattolica tedesca aveva emanato nel 1921 nei confronti dei socialdemocratici disposizioni analoghe a quelle recentemente prese nei confronti dei nazionalsocialisti: c È ... singolare che la Chiesa oggi agisca nella stessa forma contro i Nazionalsocialisti, mentre i due partiti hanno concezioni cosi diverse nei riguardi della Chiesa e della Religione. Per l'osservatore estraneo, la motivazione non sembra troppo fondata, e da un punto di vista più elevato non sembra sufficiente a provocare un conflitto le cui conseguenze non possono essere prevedute e che difficilmente potrebbero essere giovevoli ai fini propostisi •· Con telespr. rr. 1534 del 24 ottobre, De Vecchi affermava di non condividere lo stupore di Orsini Baroni, « in quanto, come è noto, trattasi di azione della Santa Sede, auspice il Cardinale Segretario di Stato, in favore del Centro Cattolico Tedesco, delle sue simpatie e legami colla Social Democrazia, ed in fondo dei cordiali rapporti di quelli colla Francia. Tutto ciò non certamente a favore dell'Italia e tanto meno del Regime •.

313

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. (p. r.) u. 10943. Ponte Chiasso, 19 ottobre 1930, ore 9 (per. ore 11,30) (2).

Vaugo:in •che tcr-ow•s'i provincLa (3) aveva ierrd fatto dirrmi che desLderava parlarrmi dopo doma[}Ji [unedl. In seguLto a tele,gmmma di V. E. 185 (4), non ho creduto potermi esi•tnere dta•l vedeT,lo, essendo second1o me assoluta.mente [JJSCes

Ad evitare che, per intemperanza magari benintenzionata di elementi amici o per manovra di partiti ostili all'Italia, la stampa germanica continui a sollazzarsi, senza chiare direttive, su questo scabroso argomento, che è il punto cruciale delle relazioni fra i due paesi, debbo insistere sull'estrema utilità, per non dire sulla necessità... di mettere questo

R. Ufficio che è particolarmente interessato per ovvie e note ragioni (e parlo, comunque, per ciò che mi riguarda) in condiziollli di conoscere esattamente e tempestivamente quelle che sono le istruzioni impartite aile R. Autorità in Bolzano, specialmente quando, ferme restando le direttive generali del Governo Fascista, siano in corso provvedimenti anche di carattere economico o si producano manifestazioni destinate a sempre maggiormente riavvicinare a noi le popolazioni allogene •.

sar:1o di ud1r>lo prima deùrl1a ~mia venuta co~tà. Ho pe!Vtanto stabr:L1to, partendo di qui stasera, di abboccarmi domani mattina con lui fuori Vienna per proseguire poi per Ron,a ove arriverò 'lunedì. Poichè non vi sono domani aeroplani se anche partissi stasera direttamente per costà non potrei giungere prima lunedì. Affido questo telegramma ari ~covr1e!I'e di GabiJnetto affinchè 1o spedisca dal Regno.

(l) Capasso Torre, in un rapporto del 18 novembre, constatava che c la ripercussionedella notizia di pretese concessioni in Alto Adige apparsa nella stampa di destra e subitamente smentita. con la solita acredine antifascista, nella stampa di sinistra. è stata abbastanza larga, con seguito di polemiche e commenti, da una parte e dall'altra, che hanno portato a un certo disorientamento negli ambienti a noi favorevoli e causato parecchia soddisfazione nel campo avversario.

(2) -Il telegramma fu redatto da Auriti il giorno 18, che era un sabato. (3) -A Innsbruck. (4) -Istruzioni di impedire il Putsch progettato dal generale Ellison (cfr. n. 318 e pp. 450-452, nota).
314

IL MINISTRO A SOFIA, PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2563/944. Sofia, 19 ottobre 1930.

ContiJrNla '1a fervtLda giJo:i'a popolare e l'~nte:nsa atte,sa per le pli'ossime fauste Nozze. Nel generale 'COnsenso, si sono rilevate poche voci discordanti, timidamente espresse.

Hanno manifestato H loro disappunto per la soluzione del problema religioso, e specialmente per la validità del rito cattolico, i Metropoliti di FiUppopoli e di Rustciuk, eà altri prelati minorri. Si ignora il pensiero del Metropolita di Varna, il vecchio Mons. Simone, -intransigentissimo rappresentante dell'ortodossia pura, che è sempre stato ~contrario alle nozze del Re ~con una Principessa cattolica, -non importa chi Ella fosse.

Il deputato Mihail Magiaroff, ex Min1stro degli Esteri, Capo del partito Narodniak, antico e rtenace assertore dell'idea slava, -non ha presentato le sue felidtazioni nè a S. M. il Re nè a questa Legazione. Egli -che era sempre stato apertamente contrario al progetto di matrimonio di Re Boris con la Principessa Giovarma, -non ha nascosto la sua avversione, motivata col motivo religioso, ol'a ~che 'Ìil Pi!'Ogetto è divenuto realtà. L'a,tt1tudriJne deù MagiJa:roff ha riscosso l'unanime deplorazione.

L'Incaricato d'Affari a.i. di Francia, il Console Gem1dy-Carpelle, ha lasciato la sua ~carta da visita al Palazzo Reale e a questa Legazione. Egli ha però svolto presso H Co11po DiplomaHco e presso gli ambienti politici e giornaUstici bulgari una vivace aLione ostile a~l matrimonio, • mettendo in guavdia • i Bulgari contro gli inganni religiosi che si ~tramavano a loro danno, -e insinuando pre,sso i Diplomatici. ~esteri che gli constava in modo skuro che il matrimonio era il coronamento di lunghe trattative itala-bulgare, concretatesi anche con un patto segreto poliHco"llilitare.

Essendosi 'Permesso, il ~giorno stesso dell'annuncio del fidanzamento, di chiedere un'udienza a Liapceff, • per spiegazioni •, Liapceff g:Ii ha fatto rispondere che non lo avrebbe ricevuto.

Buroff-che parlando ~con me, ha definito il Gera1dy un • idiot malfaisant » -mi ha detto di aver fatto segnalare la condotta di lui al Quai d'Orsay, a mezzo della Legazione di Bulgaria a Parigi.

Tutti i Sovrani e Capi di Stato hanno telegrafato le loro felicitazioni a Re Bortis. Se ne sono a:::,tenuti soltanto H signor Doumergue, H signorr M.ars,aryk

e il signor Zaimis. In seguito alla cattiva impressione prodotta da ciò in questi

Circoli di Corte e Governativi, le Legazioni di Francia, di Cecoslovacchia e di

Grecia hanno in:fmma,to i r:i,spettJiJ\r,i Governi. -I signor'i Doumergue e Masaxyk

hanno allora telegrafato a S. M. Re Boris; il signor Zaimis ha incaricato questo

Rappresentaute greco di portare personalmente al Palazzo Rea,le le sue felici

tazioni.

Il Commissario della S.d.N. in Bulgaria, Charron; il suo primo Segretario,

Loriot; il Commissario al Debito Pubblico bulgaro, Charlot, ex ministro pleni

potenziario, -tutti e tre francesi, -e considerati in Sofia come facenti parte

del Corpo Diplomatico, -non hanno lasciato neanche una carta a questa R.

Legazione -(che essi frequentano normalmente come tutti gli altri) -nè

hanno comunque presentato, direttamente o per telefono, ~le lo~ro felicitazioni:

-uniche eccezioni nel generale compiacimento di tutti gli stranieri di Sofia (1).

315

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, DE MARTINO

T. 915/414. Roma, 20 ottobre 1930, ore 16,30.

Telegrammi di V.E. n. 608 e 612 (2). ApQJrorvo linguaggio da Lei tenuto con Castle e Stimson. Come giustamente V. E. ha fatto rilevare, siamo noi che abbiamo preso iniziativa deUe ultime conversazioni e presentato proposte dirette a raggiungere un accovdo sulla base di un compromesso. Compromesso im[plica necessità ài concessioni da entrambe ~le parti. Proposte fatte dai nostri esperti a Parigi cvntenevano concessioni non indifferenti in relazione al1la tesi da noi sostenuta alla Conferenza di Londra. Francia ha risposto irrig~dendosi nelle sue posiziom ciò che d obbliga a tenerci a nostra volta suHe posizioni di Londra in attesa ~he da parte francese ci pervenga un segno di buona volontà.

Quanto aU'idea del Signor Castle, V. E. potrà fargli notare che nostra proposta deHo SC'Oil"'SO magg1io di sospendere costruz1iornri durr-alllte tutto ill oooso de'lle trattative Tispondeva in sostanza agli stessi intenti. Dato lo stato d'animo che regna oggi iu Francia signor Castle deve riconoscere quanto sarebbe periculosa per Italia u11a dichiarazione unilatera,le che potrebbe essere ricevuta con lo stesso spirito con l!ui proposta di vacanza navale è stata accolta da Signor DumesniL

Se eodesto Addétto Nava:le possiede necessari elementi, ritengo utile presentazione di appunti che illUJstrino fondamento deHa tesi della parità in base alla necessità della nostra difesa.

(l) -Il ministro degli esteri turco, Rushdi bey, aveva giudicato molto positivamente il matrimonio fra la principessa Giovanna e re Boris, che avrebbe rinsaldato le relazioni italabulgare • e per conseguenza [la] tendenza politica seguita dal governo turco nei riguardi dei Balcani • (telespr. 2626/1059 di Aloisi, Angora 8 ottobre). (2) -T. conf. 2499/608 del 17 ottobre. e t. r. 2504/612 del 18 ottobre, che non si pubblicano.
316

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GEISSER CELESIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3684/2131. Vienna, 20 ottobre 1930.

H pr~mpe St81I'hembell'g espDimendosi rsulrLa si:tuaZr1one con persona a lUJi amica dLsse che • vorn unten und von vorne • era stato • bis jetzt belogen und betrogern • e che, per quanto egrli ~sia in ottimi rapporti con Vaugoin, non riesce a tirar~lo dalla sua ostacolato com'è presso il Cancelliere da influenze che si preoccupano più del partito ~che del Paese.

Egrli spera ancora di poter riusdr~e a persuadere Vaugoin a rinviare le elezioni approfittando dello stato di agitazione in ~cui conterebbe, rper mezzo delle Heimwehren, di mettere il Paese; ma per far cri.ò ,gli occo['ll'erebbero fondi che non ha e che g[li nreoossrutano per assumere un'attùltud1ne più dnddipendenrte (mio J:ap[porto 2077 del 13 ottobre) (1). Vaugoin lo aveva autorizzato a studiare H modo di sciJog1~er we miJliiziJe soairarliJste di y,]enna; oggi al progetto si è rununc1ato pare per oprpoSiiZJione di Seipel. Così pure per hl mutamelll:to neLLa dJLreZJ1one di Po1izia, S1J81I'hemberg mcontra difficoltà e ri. sequestru d'armi ari rossi procedono lenti e con scarso sucrcesso. Questi del r.esto sono cautilssimi neli'evitare provocazioni e perturbamenti. IJ. ~carpo delle Heimwehren ritiene ehe H sistema da lui divisato di fare ogni giovno un atto avverso ai socialdemocratici finirebbe ad attirare ai partiti borghesi l:e ~simpatie di morlti elettori ora fluttuanti; ma egli difetta dei mezzi che sorn necessari alle Heimwehren, mentre di quelli a sua disposizione come mini,stro non è spesso autorizzato a servirsi. Tutti sono ottimisti ed a torto e tutti temono di agire sia pur ~solamente limitando o interpretando l.à ·costituzione.

Starhemberg S~Pel'erebbe ancora, se le elezioni si faranno e se non andranno troppo maie, di ottenere l'uscita daHe fila ~cristiano-sociali di buona pavte dei candidati attuali i quarli sono affiliati deHe Heimwehren e di ~mantenersi in tal modo al potere ~con Vaugoin senza Seipel che vorrebbe sostituire col ministro a Londra Frankenstein.

Riferisco tutto ciò per debito di ufficio. Devo notare in ogni modo che il carattere debole di Starhemberg, la sua facilità ad essere influenzato dalle persone e trascllna!to dagili avvrenlimenti, Jca tardiva e defid.rtmJte prepalt'azilone degrlii animi dei suoi gregari pei quali occorrono mezzi e non basta il.'Idea, non sembrano, rcome d1ssi a Iui stesso, dare quelle garanzie che augureremmo e vorremmo per por fine ai ~compromessi e alle pavide combinazioni le quali rischiano fortemente di fare H giuoco dei partiti estremi.

Ma così è ila natura dell'austriaco la cui indole • gemiitlich • per~sonalmente simpatica, di buon ~carattere, comoda, tranquilla si risolve per la nazione in una collettiva mancanza di coraggio, di energia, di abilità pratica e capacità di resistenza rimproverategli anche da alcuni dei suoi stessi compatrioti. Alla espressione assai diffusa del desilderio di un mutamento fa riscontro un • laisser faire •,

della ·popolazione, una quasi fatalistica accettazione della realtà la quale poi nei dirigenti dei partiti borghesi .si complica di sottili riserve, di vaciHamenti, di preoccupazioni contingenti col risultato che si perdono le occasioni non osando approfittarne pel timore che il successo sperato non sia così completo o così fortunato quanto lo si desidera.

Gli appelU elettorali, le dimostrazioni, le accuse tra i partiti, le speculazioni allarmiste .sboccheranno così fatalmente in una sistemazione pacifica è vero, ma non salutare nè definitiva per la ricostruzione di questo paese ove già oggi capi dei partiti in lotta pen.sano ai compromessi parlamentari del domani.

(l) Cfr. n. 296.

317

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GEISSER CELESIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3636/2133. Vienna, 20 ottobre 1930.

ll capo ·di questa Banca Rothschii1d, barone Lui,gi, pairilando con pe•rsona degna di fede che me lo riferì, avrebbe espreS!sO la convinzione che Seipel dovrebbe aver avuto parte nei !pll'Ogetti legittimietJi di El~lìiS!on. Parrrumenti il barone Rothschil1d avrebbe parlato di approcci di Seipel con la Jugoslavia a1l fine di evitare, attraver.so un benevolo atteggiamento di essa, l'opposizione cecoslovacca ad un movimento di restaurazione. Contropartita di taE accordi sarebbero assicurazioni che verso la Jugoslavia non verrebbe presa un'attitudine ostile in caso di un conflitto con l'Italia.

Non avrei riferito tali apprezzamenti se non fos•sero usciti dalla bocca del ba•rone Rothschiild, gene["allimenrte bene ,]nformato ed ailiieno da fantasrt1cherr1ie. Secondo il Rothschild Seipel avrebbe cercato anche attraverso la iP'rindpessa Starhem'ber.g di ottenere da 1')arte di suo figlio un'adesione al progetto Pfrime,r-Ellison (mio rapvorto n. 2094 del 17 ·corvente) e comunque un,a minore acrlJ1JipaJtda di quella che palesemente il ministro dell'Interno mostra verso Monsignore e i suoi sistemi.

Intanto i gruprpi bancari hanno fatto avv~>rtire Sta,rhembevg che essi assisteranno finanziariamente le Heimwehren solo a condizione che nè Putsch nè atti di violenza vengano eseguiti all'improvviso ed a loro insaputa e che comunque le Heimwehren non si accordino con Hitler (1).

Del progetto Ellison questa stampa non ha finora parlato, ma esso è però già noto nei circoli finanziari e industriali •.

Sulle preoccupazioni degli ambienti finanziari internazionali per la situazione in Austria cfr. il t. per corriere 2549/643, Londra 21 ottobre, col quale Chiaramonte Bordonaro riferiva: « Da notizie che circolano a Basilea non si escludeva possibilità di un avvento prossimo del comunismo in Austria come reazione movimento Heimwehren imposto presente governo •.

(l) Cfr. il rapporto r. 3685/2132, Vienna 20 ottobre: « Starhemberg, il quale è malato, mi ha fatto dire che ieri ha avuto un colloquio con Pfrimer e Ellison i quali gli hanno dato la loro parola d'onore che senza l'adesione di Starhemberg rinunzieranno al loro progetto. Il Capo delle Heimwehren, il quale al progetto è sempre contrario, assicura che non se ne farà più di nulla.

318

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GEISSER CELESIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 3689/2136. Vienna, 21 ottobre 1930.

lil fiduc1arilo del Conte BethLen ha avuto :ieDi un \lungo coililoqUiio con Stllwhemberg, Pfrimer, il Generale E11ison e due aUri capi mi:litari del:le Heimwehren.

In esso parlando a nome del Prestdente del Consiglio Ungherese H fiduciario ha messo in rilievo tutti i pericoli di guerra civile, di intervento estero che Budapest vedeva in un'azione di forza fatta daUe Heimwehren indipendentemente dal Governo, e che gli apparivano tanto maggiori ora, quando si era convinto che il Putsch predisposto aveva un pretto ,carattere legittimiista. Reiterò lo stupore degli Ungheresi quarndo (rapporto n. 2094) appresero deLI.la visita del colonne1lo Weiss a Budapest, dei suoi progetti, e del suo desiderio di tenerli celati a Gombos.

A questo punto Pfrimer interruppe per chiedere chi avesse incaricato il Weiss dei passi intrapresi e il Genera•le EUison se ne assunse b persona,le responsabilità adducendo 'che si trattava soJ.o di motivi e preparativi d'ordine militare.

Il fiduciario, su ciò, mise in evidenza in modo assai energico la mancanza di disciplina esistente nella stessa Bundesfiihrung de1le Heimwehren ove si prerndono dlniizi,ative persona:Li gl'avissi:me ad dnsaputa deg1i stessi capi, !'eclamèilldo la necessità di una precisa disciplina e subol'dinazione.

Nonostante Ellison rilevasse come la settimana scorsa il Weiss fosse tornato a Budapest a richiesta dehlo 'Stesso Governo ungherese il quale voleva appurare quanto fosse stato preparato per 1l'invio di armi in Austria, il fiduciario ungherese continuò raccontando come rper Ol'dine di Bethlen e Gi::imbi::is convinti del pericolo del colpo legittimista, sabato 18 corrente fosse stato avvertito hl Cancelliere e H Ministro d'Italia a Vienna (1).

Inoltre H fiduciario ungheDese il!lustrò come tentativi indipendenti, mancanza di ,coesione, di disdplina non facessero ,che avvantaggiare i ros,si e scuotere la fiducia dell'Italia e deH'Ungheria nelle Heimwehren che avevano sempre aiutato.

Mentre la R. Legazione, insieme con i fiduciari del conte Bethlen, agiva sullo Starhemberg per tentare di guidarne l'attività, affine di raggiungere il noto scopo, le giunse notizia che il generale a riposo Ellison, il quale si era cosi valorosamente distinto durante la guerrada meritarsi la più ambita ricompensa al valore cioè la croce di Maria Teresa, aveva segretamente stabilito di marciare su Vienna alla testa delle " Heimwehren " stiriane, tra il 20 e il 30 ottobre, parla in assedio occupandone le alture circostanti e tagliando la conduttura d'acqua e l'energia elettrica, e obbligarla alla resa per stabilire sul trono d'Austria l'Arciduca Otto; il generale era deciso a non astenersi da quest'azione se non nel caso in cui ordini contrari gli fossero stati dati " dal suo Imperatore ".

Vi fu una riunione nella legazione con i fiduciari ungheresi i quali facevano presente la necessità di una immediata decisione dovendosi, qualora si fosse voluto mandare a monte il progetto, darne senza il minimo ritardo comunicazione a questo Governo, che ne era all'oscuro, per gli urgenti provvedimenti del caso. Dichiarai che mancandomi il tempo di

Per ovviare a questa .sfidruda poneva le seguenti 'condizioni:

l) assicurazione 'che nessun approccio o tentativo ~ndi:pendente con l'estero fosse fatto da1le Heimwehren;

2) ol"ganizzazione e dedsioni solo nelle mani della Bundesfiihrung;

3) assicurazione 'che le Heimwehren non avrebbero fatto da sole alcuna

azione di forza.

chiedere le istruzioni a V. E. non potevo rispondere che in mio proprio nome. Con tale premessa io ero assolutamente contrario che ci si astenesse dall'informare il Gabinetto e dall'invitarlo ad assumere le proprie responsabilità. Il piano del generale Ellison mi pareva pazzesco per considerazioni di politica cosi interna come internazionale. Dal punto di vista interno, se anche fosse riuscito all'Ellison di giungere oon i suoi uomini dalla Stiria sino a Vienna, non trovando ovvero vincendo la prevedibile resistenza della rossa Wiener Neustadt,

o egli non sarebbe riuscito a portare qui un numero sufficiente di seguaci decisi a un efficace assedio o se vi fosse riuscito avrebbe sollevato contro di lui la reazione di tutti i cittadini con le sue misure per rendere impossibile la vita nella città. D'altra parte, dal punto di vista internaziom(le, non era da credere che l'operazione avrebbe potuto compiersi senza suscitare in pari tempo l'intervento di alcuni stati vicini. La Jugoslavia e anche più la Cecoslovacchia avevano accresciuto le loro truppe al confine, ciò che faceva supporre fosse giuntoal loro orecchio qualche notizia della cosa. Per quanto riguardava anzi la Cecoslovacchia si era avuta anche una più chiara manifestazione delle sue intenzioni. Uno o due giorni primami era stato letto in questo Dipartimento degli esteri un rapporto del console austriaco a Presburgo. Questi riferiva che avendo avuto occasione di parlare con Masaryk, recatosi colà per non so più quale ragione, il Presidente cecoslovacco gli aveva fatto notare come la frontiera austriaca fosse assai vicina a Presburgo e come da quella città i cannoni avrebbero potuto facilmente arrivare sul territorio della Repubblica federale, al che il console, ignaro di tutto, aveva risposto non comprendere perchè, date le relazioni pacifiche esistenti tra i due stati, si sarebbe dovuto tirare da Presburgo sull'Austria. Il Dipartimento degli esteri era anch'esso all'oscuro dei progetti di Ellison, e non comprendendo le ragioni di un tale discorso di Masaryk era indotto a credere ch'egli per la sua avanzata età cominciasse a rimbambirsi. Neanche io avevo saputo spiegarmi le cause di un tale linguaggio quando mi era stata data lettura del rapporto, non essendo ancora venuto a conoscenza dei piani di Ellison. Ma saputili mi riusciva chiara la connessione tra i due fatti. Ora finchè ci si fosse voluti limitare qui a un colpo di forza per porre lo stato austriaco su altre basi, si trattava di una questione di semplice politica interna nella quale sarebbe mancato ai paesi vicini qualunque pretesto a intervenire. Se invece il colpo stesso avesse avuto per scopo una restaurazione monarchica, si sarebbe trattato di un progetto dal quale, ove fosse stato attuato, quegli stati avrebbero quasi certamente colto l'occasione a intervenire vedendovi un pericolo per la propria esistenza. I due scopi del resto, quello del rafforzamento dell'autorità dello stato e quello della restaurazione monarchica, non erano inconciliabili. Ma occorreva in ogni caso procedere per gradi ed evitare che agli ostacoli i quali si opponevano all'attuazione del primo si aggiungessero quelli connessi con l'effettuazione del secondo. Solo dopo che il primo risultato fosse stato conseguito si poteva cominciare a considerare se quando e come anche il secondo potesse attenersi.

La mia opposizione al progetto coincideva con quella dei fiduciari ungheresi. Fu quindideciso di avvertire immediatamente Vaugoin. Senonchè Starhemberg, dal quale mi pare fosse pervenuta la notizia, si rifiutava di parlarne con il Cancelliere sembrandogli un atto di tradimento verso i propri compagni. Perciò uno dei fiduciari ungheresi si assunse di svelare la cosa al Governo e ne andò immediatamente a parlare con uno dei più noti generali di questo ministero della guerra: Vaugoin si trovava a Innsbruck, per assistere alle manovre in Tirolo. Da parte mia promisi che avrei con il mio intervento rafforzato l'azione degliungheresi.

Intanto dalla notizia del progetto Ellison, da me telegrafata a V. E., erano state destate le giuste preoccupazioni del R. Governo che mi aveva inviato un telegramma dandomi istruzioni di recarmi subito a Roma. Partii la sera stessa ma passando per Innsbruck; colsi occasione per la mia richiesta di udienza a Vaugoin dal fatto che io doveva consegnargli una lettera autografa con cui S. E. il capo del Governo lo ringraziava di quella dal cancelliere inviatagli dopo la sua assunzione del potere. In treno trovai il generale cui era stata fatta la comunicazione dagli ungheresi; si recava da Vaugoin a dargliene notizia e a prendereistruzioni. Si trattava dello. stesso generale che più tardi, e cioè dopo le elezioni del novembre, la sera in cui Starhemberg, visto che il gabinetto in seguito al non favorevole risultato di esse aveva dovuto presentare le dimissioni, propose a Vaugoin di eseguire il colpo con l'unione di tutte le forze armate dello stato e delle "' Heimwehren " e ne ebbe un rifiuto, si uni al primo esortandolo a marciare assicurandolo che l'esercito avrebbe obbedito, ed ebbe le lagrime agli occhi allorchè Vaugoin rifiutò nuovamente e definitivamente. Fui dunque ricevuto da Vaugoin nel palazzo della residenza a Innsbruck; il cancelliere, che prima di me aveva parlato con il generale, era molto impressionato. Gli ripetetti la notizia, gli esposi le mie considerazioni, lo spinsi a provvedere immediatamente ed energicamente per evitare un'azione che sarebbe stata disastrosa per le " Heimwehren " per il Governo e per la stessa Austria. Se ne mostrò convinto, promise fare il necessario e lo fece: poco dopo il generale partiva per Graz con gli ordini necessari. E il colpo era sventato. La disastrosa riuscita di quello tentato ora da Pfrimer prova quanto bene mi fossi apposto adoperandomi ad evitare quello di Elli~JOn che, diretto su Vienna invece che su una piccola città di provincia quale Bruck an der Mur, avrebbe potuto avere gravi conseguenze. Ma certamente Pfrimer ebbe notizia dell'intervento mio e degli Unghel'esi e del risultato da noi ottenuto, e forse anche perciò ha avuto cura di tenerci ora celato il suo piano, quantunque diverso non solo nel

Scioltasi la riunione, ,sembra che ·la Bundesftihrung voglia addivenire per intanto ·ahl'eldmin,az;ione di El111sorn e di Wei1ss da1l D1rettor·io e che Starrhemberg abbi'a conferma·to .nmpegrno (mio rapporto odierno n. 2132) (l) di asteners!i. da colpi di forza, di appoggiare Vaugoi:n e di assumere coli suo consenso una più attiva azione di confische di armi, e di sabotaggio dei comizi elettorali e delle operazioni e'IettomJi (mio rapporto odierno 2134) (2).

(l) Sulla vicenda cfr. anche il rapporto che, circa un anno dopo, Auriti inviò a Grandi, in seguito al fallito Putsch di Pfrimer (r. 3649/2085, Vienna 25 settembre 1931). Auriti riteneva utile riassumere • quanto in proposito riferii l'anno scorso, sia per scritto nei miei rapporti e telesr>ressi sia verbalmente allorchè fui chiamato a Roma per dare chiarimenti sulla situazione austriaca. Di parte di tali mie comunicazioni verbali non si trova traccia nella corrispondenza di questa R. Legazione, riguardando esse avvenimenti posteriori a quelli sui quali avevo riferito per scritto. Tanto più mi sembra utile che ne rimanga documento negli archivi di codesto R. Ministero.

319

IL PRINCIPE STARHEMBERG AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Copia)

Vienna, 21 ottob1·e 1930.

In Sommew die1:-:1e,s Jahres haben wi1r Eue'r ExzeU,enz die Ehre e1nes Emp:fian,ges bei Euer ExzeUenz erwiesen. Bei dieser Gelegenheit besprachen Euer Exzeilenz die internationale Bedeutung des Kampfes gegen den Marxismus und Euer Exzellenz hatten die FreundU!chkeit mir aus dem reichen Schatze Ihrer Erfahrungen Ratschlage filr unseren Kampf zu geben.

Soweit es 1m Bereiche der hiesigen Moglichkeiten gelegen war, befolgte ich die RaibschiUige Eue1r ExzeJ1lenz und glaube auf e'inem Punk,te an,geltangt zu sein, de1r auch in Konzepte EUire'r ExzeHenz ge1legen war. Da,ss he,Lsst feste Bundesgenossenschaft mit den verHisslichen antimarxistischen Gruppen zur Niederringung des Marxismus. Diese BundesgenoSisenschaft mit Kanzler Vaugoin und ,seiner Partei ist hergesteHt.

Am Schlusse der Aud:ienz gabon mir Euer Exze1ltlernz die Verl>:li'cherung lhres besonderen I!ll'tere,sses filr unsere Bes:trebungen.

Da nun de'r ~ampf, des:sen Ziel die Niede;rr,ingung dets M,a,rxLsmus und d.Le

Zuriickdrangung liberaldemokratits'cher Stromnn.gen ,sein soll in ein entschei

dende's Stad1ium ~etretern dtst, bitte ich Euer Exzreillenz, dem Ka:mpf gega11 den

Ma:rx~smus in Oestel'reich Ihre besondere Au:limerk,samkeit widmen zu wollen.

l'esecuzione bensì anche negli scopi, non avendo egli avuto alcun intento di restaurazione monarchica. Merita di essere segnalato che anche questa volta si sono notati aumenti di truppe alla frontiera cecoslovacca •·

« Questo Ministro d'Ungheria ha avuto ieri un lungo colloquio con Seipel nel quale ha parlato innanzitutto dei progetti del Generale Ellison, fatti andare a monte dagli Ungheresi. Secondo mi riferi il Conte Ambrozy stesso, Seipel lo assicurò che il Governo aveva presoogni misura per evitare perturbamenti ed avventure ma mostrò quasi di essere stupito che " all'est ed al sud si fosse contro una restaurazione legittimista " ...

... Ho appreso che Starhemberg ha rinunciato a progetti di colpo di stato e marcia su Vienna da parte delle Heimwehren, quando non vi fosse il concorso del Governo, e che si limiterà a far fare dai suoi seguaci (nel giorno delle elezioni) degli atti di pressione e di intimidazione sugli elettori avversari in modo da ottenere la maggioranza o in caso contrario la non convocazione del parlamento a causa dell'eccitazione degli animi che prevarrebbe in paese •·

(l) -Cfr. p. 449, nota l. (2) -È il r. 3687/2134, del quale si pubblicano i passi seguenti:
320

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A PRAGA, PEDRAZZI (l)

TELESPR. 234857/150. Roma, 22 ottobre 1930.

l) Suo telegramma 12, settembre n. 1530!771.

2) A promemOII"',ila 10 ottobre n. 12780 (2).

Approvo le istruzioni date da V. S. al R. Console in Morawska Ostrava in

vista di evttare contatti ~con le locali associazioni • fasctste • cecoslovacche. Circa

le già inviate pubblicazioni V. S. vorrà dtsporre nel modo Ella ritenà più op

portuno, ove esse potessero venire altrimenti utilizzate costì.

321

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 2738/1116. Angora, 22 ottobre 1930.

Ho già riferito a V. E. che il Governo turco, malgrado avesse inviato ad Atene una numerosa dele,gazione officiosa per prellldere parte ai lavori (3), considerava con scetticismo i risultati della Conferenza di Atene. Tale era infatti l'avviso espressomi da questo Ministro degli Esteri (vedi mio telespresso

n. 2634/1065 del 10 corrente mese).

E l'opinione pubblica non si era eccessivamente occupata dello svolgimento della riunione balcanica se non per leggere i resoconti dei discorsi pronunziati dai delegati turchi, i quali ognuno per la sua specialità, sembra si ~siano occupati di crearsi una piattaforma balcanica.

Senonchè le notizie dei speciali riguardi che il Governo e l'opinione pubblica greca hanno a loro riservati, nonchè il gesto di deferenza di Ven~zelos alla bandiera turca portata da giovani atleti, hanno suscitato un'atmosfera di simpatico interesse per la Conferenza, che, com·mentata ed opportunamente ampliata al ritorno dei dele,gati ,stessi in patria, ha, a sua volta, prrov()(!ato l'attenzione di questa stampa che studia con maggiore discernimento que.sto primo tentativo di intesa balcanica.

È opportuno rilevare tali commenti, basati uniformemente sui seguenti argomenti:

« Questa Legazione ha avuto già a più riprese occasione di prospettare a codesto Ministero la situazione e la mentalità dei cosidetti fascisti cechi, e se tale esposizione non bastasse, l'azione velenosa svolta dagli stessi per il processo di Trieste sarebbe cosa sufficiente a dimostrare quanta falsità e quanta acrimonia pervade questa non numerosa, ma pericolosa genìa di persone che ha fatto e fa sempre più male al nostro Paese.

Ho confermato quindi, ad evitare incresciosi possibili ripercussioni, il divieto fatto al Console ed al Segretario del Fascio di avere contatti con l'associazione ceca •·

La Turchia agisce, in qualsiasi regione interessata, come fattore di pace e di conciliazione e tale considerazione deve tenersi presente per stabilire la sua situazione alla Conferenza balcanica. Desiderosa di non restar lontana da una formazione tendente ad assicurare lo sviluppo e la prosperità reciproca deiJe naz,iuni batican1che neJ,Ia pace •ed H ·r•i,aonoscer ['loro] dé dk·i,tti ugua1l1i·, essa vi ha aderito per cercare di raffermarla con tutta la forza e l'autorità del[a sua rivoluzione.

La Conferenza di Atene ha poi messo in rilievo la situazione eccezionale che la Turchia occupa nei Balcani. La Turchia del Gazi, secondo i commenti unanimi di questa stampa, ha un prestigio molto alto tra le nazioni balcaniche.

Una delle verità che è scaturita nel corso di questa Conferenza, è che, malgrado i difetti dell'antico regime, la nazione turca ha lasciato nella penisola tracce profonde d'ordine sociale e culturale.

Difatti i turchi avevano prima servito come guardi&ni dei popoli balcanici e mantenevano l'equilibrio tra di loro.

Tutte quelle nazioni dopo aver conquistato la loro libertà e fondato ciascuna uno Stato indipendente, si rivolgono oggi verso la Turchia per stabilire tra di loro una nuoV'a armonta ed un nuovo equi,]i:br~Ì<o.

La Tu'I1chi,a, 1a c'llJi ·situaztone internaz,ion•a1le è molrto so!litda, è coosàderata come un potente ed attivo fattore di pace e di riconciliazione nei Balcani. Essa ha die1i g.randi Jm,teressi 1in quena pen:ilsol-a ed ha guadagnato :}a \St1ma e 1a fiducia di quelle nazioni perchè è amica sincera della pace.

Secondo questi delegati, il primo pensiero delle altre delegazioni, in ogni questione trattata alla Conferenza, è stato quello di conoscere il punto di vista turco che era scevro di qualsiasi interesse immediato.

I giornali riportano altresì numerose interviste dei delegati di ritorno da Atene, intese a magnificarsi le decisioni di quel congresso, per concludere che, contrariamente a tutte le previsioni, la conferenza ha prodotto un'influenza molto favorevole sulla politica: ed a tale proposito si cita il gesto amichevole di Venizelos verso la Bulgaria, a proposito dello sbocco di quest'ultima sull'Egeo e per •l·a ,c=essione dei due ISiistemd. ferrovdm.

Fin qui i commenti dei giornali.

Interrogato al riguardo, questo Ministro degli Esteri mi ha dichiarato che l'unico risultato interessante della conferenza di Atene per il Governo turco, è quello di aver migliorato ancor di più le relazioni tra i due paesi; i dirigenti greci ed il Signor Venizelos avendone preso motivo per dimostrare particolare premura ai delegati turchi, ciò che è stato specialmente gradito ad Angora.

'!1ewfik Ruschdi ha constatalto pure con m01I.ta soddd.sfazd.one che iLa Turchi1a ha •avuto in quel ,consesso speci:ali ,cons1der·az,iJon,i !1i:oolll!OISOendole li.n quaiLche modo la sua situazione di sorella maggiore tra le potenze balcaniche.

Egli non attribuisce alla riunione d'Atene, che non aveva del resto nessun carattere ufficilaJe, awcuna portata po(Liltioo, pur :I'IÌiconoscerndroe nn lll!otevole valore ed a questo riguardo un successo maggiore di quello che non abbia riportato l'iniziativa di Briand a Ginevra.

Pur non avendo informazioni basate per dare un parere sintetico sui risultati della Conferenza, debbo tuttavia far rilevare in primo luogo che la riunione di Atene è stata soltanto possibile in quanto la Grecia e la Turchia sono riuscite

a mettersi d'accordo sulle diverse questioni che le dividevano e che soltanto dopo aver regolato queste, il Signor Venizelos ha ~potuto stendere una mano amichevole alla Bulgaria; che se le relazioni tra i due Governi di Atene ed Angora fossero ,state ,aneora oggi a,l punto ne1l quaile 'si ;brovavalilo prli.Lma della riunione di Milano, allorchè il Capo del Governo dette quelle direttive e sviluppo successivo che hanno creato a nuovo un'atmosfera di fidueia tra i due paesi, non solo la riunione sarebbe stata impossibile, ma tanto meno si sarebbe anche potuto pensare ad una politica bulgarofila del Gabinetto di Atene.

Ma un'ailtra o<Js:ervaztone mi preme di :Ea!re prd.rr:na dii con,elrude1re.

I Balcani hanno sempre costituito un campo internazionale di discordia; se questa conferenza, come io non posso affermare, ma come tanti si compiacciono di dire, dovesse costituire un fatto importante, ciò si deve oltre alla politica di riavvicinamento turco-bulgaro, anche ad altra considerazione, che credo abbia potuto dettare la politica di Milano, e che è bene tener sempre presente.

La Turchia di Kemal, la Turchia anatolica che comanda sulla Tracia, non è più l'uomo malato le cui spoglie venivano contese a mezzo di guerre e di lotte tl'a ,i popoli balltcarfl!ilcL Questi non sono più 'in gmdo di saltare a~:na gtoilla deilil'agonizzante; a! posto di questi è subentrato uno stato forte che sa difendere i suoi diritti ed al caso far pure rispettare quelli degli altri; ha alla testa l'uomo che comanda.

Perciò se prima il Sultanato serviva da ausilio o da nemico nei mille intrighi fuori o dentro nei Balcani, oggi Angora invece non può presentarsi che sotto la veste di potente regolatore se non mediatore. Che i delegati turchi abbiano potuto avere ad Atene queste sensazioni non mi sorprende, perchè effettivamente la Turchia di oggi è destinata a ~compiere il compito più importante e questa sua funzione, questa sua azione che può divenire preponderante se ben preparata ed opportunamente da noi appoggiata, è facilitata anche dal fatto deiltla 11!01!1 esLs1Jenza di quaillsiasi co,Illtras1Jo ~te'r~itorlila:Le o :di minoram:ZJe neHa sua politica dei Balcani.

La Turchia Repubblicana si è sottratta ed allontanata dalla zona dell'intrigo per meglio sovrastare, e rinforzando il suo regime può dominare. Oggi il trasferimento della Capitale da Costantinopoli ad Angora, comincia a far sentire il suo effetto nei Balcani.

La Conferenza di Atene costituisca o no un fatto saliente nella politica di quei popoli, gli interessi diversi continueranno ad urtarsi nei Balcani per un tempo assai lungo, ed in ogni caso interminabile, prima che una parvenza di unione possa intervenire ma per contro essa sembra aver dato sicuri indizi che la posizione della Turchia comincia da oggi a divenire un fattore di speciale imp01!'1tanza, fartto~re 'Che :ooil ri!nforza11s1i del regime ~emaili!sta, dliveNà preponderante.

Con quanto precede ho voluto dimostrare l 0 ) che senza la politica di Milano non sarebbe stato possibile nè la riunione di questa conferenza nè l'inizio delle relazioni amichevoli tra la Grecia e la Bulgaria; 2°) che la Conferenza sewe se non altro a dare un'indicazione dell'importanza del fattore tul'co sulla politica dei Balcani.

Queste mie osservazioni non sono qui ancora formulate con precisione ma cominciano ad essere intraviste e sentite, la stampa ha trattato gli argomenti,

ma non li ha collegati. Ma è da prevedersi che essi si condenseranno in una linea di condotta del Governo. Ed a talie riguardo noto :aiH'l"etsì 1l1a deo~si!one pve1sa ad Atene di muni!re il!a 2• Conferenza balcanica a Stambul.

Ed a me sembra che tale tendenza, che a meno di istruzioni contrar~e dell'E. V. mi proporrei di incoraggiare, ci sia favorevole, inquantochè se il pacifismo di Ginevra è stato messo al servizio della eventuale predominanza jugoslava nei Balcani nel ~convocare questa Conferenza, essa ha trovato invece un potente cCJI11TiettilVio, forne 1nas.pettta1to, che pot1rà [far] 'converg~e ~sforZJi a rlisultarfJi 'aiSSoillutamerute oppoSI1Ji a quelli per i qualli llJa !t11~0Ile ISaTebbe stalta mdetta.

Pevtanto 'Sie questa Gonf~nza, e Jie eV'entuaWi. successive, non diar~o risultati tangibili, noi ne ricaveremo sempre il beneficio di rinforzare la Turchia amica, come nostra ausiliaria nei Balcani. E poichè la politica estera turca, ,co,me g1ià ossell\l'ato Jn pve,cedellltli ~comuni!oaZJÌ!oni, dal 'cél!IllJpo neg1ativo tende fortemente a passare all'azione positiva, è meglio contenerla in quel campo 'che oi è :più prop~iJo, là doV'e ;La poll,iJti,ca del R. Governo, ~appoggliata ad altre amicizie può meglio sfruttarla.

Per queste ragioni sarei molto grato a V. E. di volermi far conoscere la sua maniera di vedere al riguardo e specialmente se io posso influenzare questo Gove'l"no ad adorfJtélll'e e pe111seve.rare nehla tendenZJa ~che più sopr:a ho descritta favorendo :anzichè os,ta,coiare 'l'e ~confevenze del gene'l"e di quehla di Atellle.

(l) -Il documento fu inviato per conoscenza anche alla direzione generale Italiani all'estero. (2) -Non si pubblica il promemoria 10 ottobre della direzione generale Italiani all'estero. Del telespr. Pedrazzi del 12 settembre si pubblica il passo seguente:

(3) Della conferenza balcanica.

322

IL FEDERALE DI ZARA, MARINCOVICH, AL SEGRETARIO DEL PARTITO NAZIONALE FASCISTA, GIURIATI

N. 1805/589. Zara, 22 ottobre 1930.

In data 13 settembre ws. rimisi all'On. Direzione una mia relazione (l) sulle condizioni politiche 'locali e sulla situazione dei nostri connazionali in Dalmazia.

Comunico all'E. V. quanto ho già iniziato per rimediare ad a~lcune deficienze della vita del Partito a Zara, a~1le quali accennavo nella mia suddetta relazione.

La popolazione delle poche frazioni di Zara è ~stata politicamente finora trascurata; ho dovuto cominciare a organizzare i pochi fascisti esistenti nei villaggi.

Ho costituito quindi, previo consenso deU'On. Me1chiori, ~n ogni frazione un Gruppo Fascista a ~capo del quale ho messo un fiduciario politico scelto tra i migliori elementi dei villaggi. Già sono in via di sistemazione ~le sedi dei rispettivi Gruppi; ho stabilito che i fiduciari siano contemporaneamente incaricati della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, dei Sindacati, della Cattedra Ambulante di Agricoltura.

lo stesso sorve·glio l'organizzazione in parola e inoltre ho incaricato un camerata di mantenere stretto contatto fra i Gruppi e la Federazione. Conto di poter, attraverso questo 1avoro metodico ed ol'ganizzato, raggiungere i migliori risultati, •capovolgendo l'attuale disa·strosa condizione.

Mi interesso inoltre vivamente perd1è i Fasci Femminili comincino a vivere v;ita pJù d:nten,sa de•Wattua,le •che è veran1ente moil.lto aiOJemica; .s,pe•oia·l:i cure poi dedko a1l Gruppo delile GdovanJ Fasciste.

Per .quanto riguarda la posizione del Comando della Legione della M.V.S.N. nei ·confronti del problema militare il.ocale è certo che ci •stiamo avviando verso un radicale cambiamento pokhè mi risulta che H Comandante della Legione sarà prossimamente trasferito ad altra sede.

Nella citata mia relazione, tracdando brevemente la situazione in Dalmazia, affermavo quanto appre•sso:

• Di una gravità eccezionale. n sistema usato dal!le Autorità, dalle Organizzazioni, e anche dai singoli contro i nostri connazionali non è più quello delle violenze contro i beni e le persone, ma consiste nel boicottaggio continuo, metodico ed organizzato •che ~mpoverisce e demoralizza.

Le conseguenze di ·tali sistemi si fanno già sentire in misura veramente impressionante, di cui le rkhieste di cittadinanza jugoslava e •l'emigrazione sono l'indice più evidente. La situazione è tanto preoccupante e grave che, continuando ancora su questa china, l'italianità in Dalmazia in meno di un quinquennio potrà considerarsi virtualmente sommersa.

Le suddette condizioni generali e le altre circostanze parUcolari, le quali, seppure già note alla S. V. Hl.ma io mi permetterò prossimamente di esporre nuovamente, influiscono dannosamente sulla compagine dei nostri tesserati in Dalmazia e specialmente su quelli di Spalato ".

Ne11a mi.a recente ven1uta ·costì illlustrai verbaJlmente aLl'On. Mewchito!I"d. tutta la relazione ma in .specia·l modo la parte che riguarda 1a Dalmazia irredenta.

Su quest'ultimo punto mi riservai allora di stendere una apposita relazione.

Assicuro l'E. V. che la esposizione che segue si basa su fatti ben controllati ed assolutamente veri.

Attualmente i croati seguono ai danni degli italiani un sistema differente da quello pratkato fino a pochi anni fa. Allora si accanivano in modo e con metodi violenti e pale,si ·contro i beni e le persone; ma se ciò era causa di forti danni economici per noi, il sistema prncurava loro noie diplomatiche e danni politid mentre nei nostri siffatte persecuzioni irrobustivano la volontà di resistenza.

Il cattivo metodo è stato sostituito allora con uno più raffinato e non dannoso per chi lo attua ma dannosissimo per noi, perchè non vi è possibHità di resistenza all'infuori di quella 'che :possono offrire coscienze e cuori ben temprati e sa1ldi. Ogni resistenza però ha ·un Hmite.

Degli itaHani, i quali sono •sparsi un po' lungo tutta la costa, il nucleo più forte ed importante è queillo di Spalato. Vengono poi quelli di Ragusa, Sebenico, Veglia, Curzola, Lesina e Pago.

Queste ·comunità italiane fortissime ancora nel dopoguerra vanno assottigliandosi ogni giorno <che passa; oggi ,soltanto queHa di Spalato può considerarsi ancora numericamente e qualitativamente abbastanza forte per.chè conta ci!'ca duemila italiani, segue Ragusa con circa sekento, Veglia con cinquecento o quaLcosa di più, Curzola con quattrocento, Lesina •con trecento, Sebenico con duecento, Pago con un centinaio.

Gmn parte dell'attività politica croata è volta a sradkare nel più breve tempo tutto quanto è italiano ed innwnerevoli sono quindi le angherie, le persecuzioni, i soprusi rcontro i nostri connazionali.

Mi consta che l'azione antiitaliana è organizzata in modo .perfetto attraverso com1tatd. segrertli smrtd. ed operanti nelle divevse città per miziJativa dei • Sokol •; dei detti rcomitati fanno ·parte personalità e rappresentanti di associazioni.

Soltanto così si può rspdegw1e la conttnuilltà e la metod'Ìiciltà del s1stema che non ha un momento di ·Confusione o di interruzione.

A questa rehe è il.'az,tone derd:v<Nlite dai comitati va agglunto i'atrteggilamento deHe autorità, de.Ha .stampa, dei singoli e deLle masse; atteggiamento però che ade11~s1ce esa>ttamente al:le dlkerttive dei comiltati perchè nn1co è lo scopo dia raggiungere se an.che mhlle sono i mezzi usati per ottenerlo.

Passo ad enumerare le '.pevsecuzioni: e le vessazioni più gravi, tralasciando di citare fatti e fatterelli i quali, poi:chè si verificano tutte le ore e sono anonimi, contribuiscono in misura sconcertante a produrre uno stato d'animo di continua apprensione e la ,sensazione di una incombente minaccia.

Tutta la persecuzione è barsata sul boicottaggio sistematico ed inesorabile contro tutto e contro tutti, ed è pressione senza tregua che demoralizza e rovina moralmente ed economicamente.

Gli italiani, anche se tali per opzione, non possono sperare di trovare lavoro presso ditte jugoslave. Quelli occupati sono tli!cenziati rperchè italiani; ci sono stati dei licenziamenti di operai dopo trenta anni di lavoro; con la minaccia de1 licenziamento rsi tenta di snazionaliz:ztarli: ·cosi è successo giorni fa a due nostri operai.

Attualmente a Spalato non vi sono che solo due operai itarliani occupati presso ditte jugoslave, ma questa eccezione è dovuta al fatto che si tratta di operai di eccezionale capacità.

Vi ,sono de1le ditte e dellle industrie italiane che danno lavoro ai propri connazionali, ma non bastano per tutti sicchè la disoccupazione, in rapporto al numero degli italiani, è molto forte; tanto rche il nostvo Consolato di Spalato distribuisce rai disoccupati della 'Città ·più di Lire 100.000 annue, concedendo in media Dinari 100-1S.O mensili per persona.

I proprietari fondiari non possono avere aLcun mutuo dagli Istituti di Credito jugoslavi per la semplice ragione che sono italliani. SLcchè nelle città dalmate, di cui specialmente Spalato è in pieno sviluppo edHizio, la maggior parte degli stabili degli italiani rdepedsce o passa in mani jugoslave e ciò provoca un continuo aumento della sproporziorne fra proprietà italiane e jugoslave.

Il serrato boicottaggio deriia nostra Marina Mercantile ha già prodotto dannosissimi effetti perchè si può ormai dire che ancora i soli piroscafi della Società di Navigazione « Puglia • caricano merci dirette a importatori in Dalmaz,ira, mentre le naVJi de1l1l1e a1ltre sooiertà di navigazione ~ta,liJane vi•aggiano prressochè vuo;te da e per la Da·lmaz1ia.

Ma anche la • Puglia » va incontro alla stessa sorte de1le Società consorelle. È infatti di pochi giorni fa un articolo apparso ,su un giornale di Spa·lato per sostenere la necessità di boicottare la • Puglia •; la campagna quindi continua inesorabile ed è favorita dal Governo, daLle Camere di Commercio, dalle Orga

nizzazioni e gli importatori stessi Ja sostengono, sia per patriottismo sia perchè per abbattere la • Puglia • sarà necessario fare anche una lotta di tariffe a tutto vantaggio degli importatori medesimi.

Oggi in Dalmazia più non ,si importa dall'Italia che quanto assolutamente non conviene acquistare in altri paesi, per esempio 2lOlfo e riso; anche questo fatto non è spontaneo orientamento commerciale ma è ·conseguenza del solito boicottaggio.

Si boicottano e si dà la ·scalata a1le aziende ed a1le industrie italiane ed un esempio gravissimo e non lontano di scalata è il passaggio della forti·ssima industria del •carburo a Sebenico in mani francesi.

È recentissimo invece H caso ·occorso al Cantiere Navale Marian (con forti capi,tail.li dlellilta • CosuldJch •) (l) a1l quaLe non è stata affidata La riparazione de~ piro,scafo • KaQ'agl1orgie • pertchè nel oantieve era occupato nn cittadino droaiLiano iin qualità di Capotecnko; il piroscafo, pur malconcio com'era, è stato trascinato fino a Teodo (Cattaro); gh armatori jugoslavi hanno preferito quindi sottostare a spese fortemente maggiori pur di danneggial'e un canUere nel quale sono interessati capitali italiani e lavorano operai italiani. Ma non basta: dopo di que,sto il Capotecnico è stato sfrattato dalla Jugoslavia.

Altri casi analoghi si sono verificati presso la Società di Cementi • Dalmazia » (centrale a Trieste e capitaJi italiani, prevalentemente de~nndustriale Modiano di Trieste); ,sono stati sfrattati cioè due ingegneri italiani, ponendo loro H termine di 24 o 48 ore.

Si boicottano i negozi e gli eser·cizi :pubblici di italiani. Potchè però, malgrado i continui avvertimenti deHa :stampa, la popolazione croata potrebbe anche per qualche istante scordare l'incitamento quotidiano, ecco che, per esempio a Ragusa, specialmente nei gi·orni di festa, girano per 1le vie della città dei giovani recanti 'Cartelloni ·con scritte invitanti a non acquistare nei negozi italiani, e perchè la propaganda riesca più comprensibile, i portatori dei carteHi si fermano presso ogni negozio da evitare.

A Spalato, davanti al Caffè Nani staziona in permanenmt quaLcuno che si incarica di avvertire i forestieri o qualche distratto che quello è caffè italiano e che non si deve frequental'lo. Si prevede la prossima •Chiusu11a di questo unko caffè italiano a Spalato.

Ancora: a Spalato, nella notte fra H 18 e il 19 ~corrente, tutti i negozi italiani sono stati segnati con una gran croce nel'a e 1sugli stessi è stato stampato in caratteri ben visibili il seguente ammonimento: • Questo negozio è italiano. Non entrate •.

È molto difficile che le autorità jugoslave concedano agli italiani di aprire nuovi negozi. Le autorità stesse si accaniscono contro queHi ,già esistenti, a·l punto ehe è frequentissimo i,l easo di contravvenzioni applicate a negozianti italiani che alle 19 precise non avevano ancora chiuso il negozio; dopo una contravvenzione vi è H provvedimento della chiusura. È difficile anche il passaggio di negozi da italiani a italiani.

L'azione antiitaliana non si arresta qui ma, attraverso l'opera dei co,mitati segreti, si fanno aumentare le pigioni dei locali occupati da italiani e specialmente da dhte, aziende, ecc. italiane; la stessa azione segreta viene svolta presso gli uffici delle imposte per,chè siano commisurate tasse maggiori ed ingiuste a carico degli italiani; non un solo ricorso italiano in proposito è stato accolto.

Dopo la recente chiusura della scuola slava di Trieste, è stato immediatamente abolito ·l'insegnamento della lingua italiana nelle scuo~e medie in Dalmazia.

I nostri giovani che frequentano tali scuoie sono sottoposti al più duro boicottaggio e devono sopportare tutte le offese che professori e colleghi lanciano contro l'Italia; non è infrequente il caso di nostri giovani bastonati dai colleghi per ~a sola ragione che sono italiani. L'insegnamento deUa storia è fatto in modo che la gioventù croata impari a disprezzare l'Italia.

Nelle scuole di Spalato, Sebenico, Ragusa eec. i professori che durante le lezioni sparlano in modo grossolano e ingiurioso dell'Italia, padano rivolti agli alunni italiani. Questo dimostra 'Che ·si tratta di cosa organizzata; ma è evidente l'inimicizia de1l'ambiente in •cui la nostra gioventù vive e deve studiare.

Sono di tutti i giorni le ingiurie, le offese, le bastonature, tanto che passano per fatti con:mni, purchè non si tratti di personalità come il Senatore Taeconi, il quale è oggi fatto segno ad una violenta e calunniosa campagna condotta dalla stampa per farlo abbandonare Spalato.

I bimbi che frequentano le scuole italiane sono esposti quotidianamente a perkoli, perchè molto spesso avviene che sono presi a sassate da bimbi croati; è recentissimo il 'Caso di un nostro bambino ferito abbastanza gravemente alla testa.

Se rari sono stati finora gli italiani processati per motivi politici, lo si deve non a sopportazione da parte jugoslava, ma alla prudenza dei nostri connazionali.

Il sentimento antiitaHano è tanto spontaneo e diffuso che in occasione di manovre militari il partito nemico è indicato 'col nome di italiano. Se così si esprime la popolazione è segno •che esercito e marina parlano e pensano nello stesso modo.

È inuti-le osservare che è molto pericoloso parlare l'italiano in pubbli·co; molte bastonature dipendono appunto da ciò.

I nostri piroscafi che toccano porti jugoslavi ,sono sottoposti a tali misure di vigilanza e di ordine pubblico che nessuno può nemmeno lontanamente avvicinarli ed i passeggeri che si imbarcano o scendono, vengono scortati dai gendarmi.

In questi giorni sta verificandosi il fatto che un nostro piro·scafo non può attraccare alla bacnchina del porto di Oltre (1).

La stampa, le organizzazioni e'cc. tengono desta continuamente l'opinione pubbHca contro l'Italia. Vengono votati ordini del giorno antii:taliani; uno di questi, rivendicante con frasi altosonanti i diritti jugoslavi sull'Adriatico, è stato

recentemente votato a Spalato nel corso di una riunione generale della • Jadranska Straza • ( • Sentinella Adriatica •), e fatto pervenire al He. La propaga.nda anti:italiana arriva fin entro i villaggi jugoslavi in prossimità di questi confini.

Le già dure condizioni di vita degli italiani in Dalmazia si sono fortemente aggravate dopo le recenti fucila2lioni nella Venezia Giulia. Ogni fatto, a·nche il più assurdo, serve da pretesto per infierire ·contro i nostri connazionali e per aizzare l'opinione pubbliica contro il.'ltalia. Basta ri!cordare il modo ignobile con •cui la oollisione • Morosini •-• Karagiorgie • è stata in Jugoslavia sfruttata per scopi tpolitici interni ed esterni.

Nel corso di questi ult1mi anni l'elemento itailiano è andato giornalmente scomparendo e neHa sola Spalato gli italiani da più di 10.000, nell'immediato dopo.guerra, sono ova ddotti a foose 2.000.

Molti hanno ·chiesto ed ottenuto la cittaldinanza jugoslava rper poter trovare lavoro che altrimenti non avrebbero potuto sperare di ottener·e e moltissimi invece sono quelli che emigrarono in Italia od in altri paesi.

Oggi le riopzioni cominciano a diminuire !Sia perchè i più bisognosi e di fede meno skura hanno già optato, sia perchè i Comuni non concedono il nultla osta se non sono sicuri •che gli optanti non rappresenteranno soltanto dei disoccupati a carico dei bilanci comunali. Questa restrizione è la miglior dimostrazione che moltissimi, •Se non addirittura tutti i nostri che optavano per la cittadinanza jugosltava erano spinti a oiò da:L:La 'llleoossirtà dd assicumTsi i.il pane.

La posizione dei fascisti in Dalmazia nei confronti del Partito è [a seguente : esiste un Gruppo a Spalato, uno a Sehenico ed uno a Ragusa; .questi tre Gruppi, unitamente ai fascisti sparsi fra Arbe, Cittave,cchia, Curzola, Scardona e Veglia, contano poco più di duecento tesserati. Tutti questi camerati appartengono ailla Federazione di Zara mentre i tre suddetti Gruppi sono alle immediate dipendenze dei rispettivi fiduciari nominati da Zara.

Procurerò di •costituire un Gr·uppo a Veglia ed uno a Curzola e, col tempo, anche a Lesina e Pago. Po1chè non è consentita •l'esistenza dei Fasci in Jugoslavia i •suddetti Gruppi sono segreti. Ho dato istruzioni ai fiduciari di costituire le Organizzazioni Giovanili, e il lavoro è in cor·so di attuazione.

Il numero dei fasoisti in Dalmazia potrebbe essere molto più ri~evante ma finora il lavoro dei fiduciari in questo senso è stato paralizzato dalla strana e dannosa situazione in cui ·si trovano i fiduciari stessi e i fascisti nei confronti dei nostri Consoli in Dalmazia.

Finora l'attività fascista in Dalmazia, sebbene svolta ·con tutta precauzione e nel maggior silenzio e disdplina, è stata ostacolata dai Consolati i quali non facevMl'o che seguiTe [n c.iò pcreo~se d,struZiion:i d!eH•a n01siroa Leg.aZILone di Bffigrado.

I Consoli pretendono che i fascisti passino alle loro dipendenze e che i fiduciari siano null'altro che dei segretari ammin~strativi dei Gruppi.

I Cl}nsoli avevano una volta anche diffidato i fiduciari di svolgere attività fascista, ed è naturale quindi 'Che il loro atteggiamento nel confronto dei fascisti si uniformi tuttora aHo stesso criterio che è stato suggerito loro da'Ua Legazione di Belgrado.

Finora non era stato possibHe costituire le Organizzazioni Giovanili in Dalmazia perchè l'iniziativa è stata sempre osteggiata in qualche modo dai Consoli. Per quanto riguarda il tesseramento annuale dei fascisti ho già inforrp.ato

l'E. V. con mia recente lettera.

Tutto ciò ~crea uno stato di tensione dannoso nei rapporti fra Consoli e Fiduei,a,ri, tail'"'"to che il ColllisoiLe di SpaLato ha creduto finora di poter i~gnorere l'esistenza del fiduciario di quel Gruppo.

Preoccupa,to per Ie conseguenze cui saremmo andati incontro se non fosse cessata la causa deU'attrito, ottenni al principio di questo mese di poter esporre verbalmente la situazicne all'On. Melchiori, ed egli fu d'accordo con me nel giudicare la gravità della situazione stessa.

In quell'occasione intrattenni lungamente in proposito, anche il Ministero degli E,steri, ove mi si assicurò che nessuna istruzione, nel senso da me lamentato, era stata data ai Consoli in Dalmazia, ed io speravo che il mio intervento avrebbe portato il bene,fi'Cio che mi auguravo.

Le recenti istruzioni per il tesseramento dell'Anno IX stanno però a dimostrare che la situazione è rima,sta invariata.

È 'sintomatico però 'Che, come mi informa il fiduciario di Spalato, le sue relazioni con ìl Console -evidentemente dopo il mio colloquio al Ministero degli Esteri -sono sensibiJ:mente migliorate.

Sarebbe ad ogni modo opportuno che H Ministero degli Esteri desse precise ed inequivocabili istruzioni alla nostra Legazione di Belgrado circa l'atteggiamento dei Consoli nei riguardi dei fascisti.

Ho la ~certezza e Ia ,coscienza di avere esposto fedelmente la vera situazione in Dalmazia (1).

(l) Non rinvenuta.

(l) Sull'intervento finanziario, fatto col 1923, dei Cosulich nel cantiere Marian di Spalato, cfr. ACS, Presidenza del Consiglio, 1931-1933, fase. 13/4/2017 .

(l) Si trattava di un piroscafo della Società di navigazione Zaratina, la quale gestiva una linea che toccava settimanalmente il porto di Oltre nell'isola di Ugliano. Cfr. sull'incidente una relazione del federale di Zara del 21 ottobre.

323

APPUNTO DELL'INCARICATO DEGLI AFFARI D'ALBANIA, LOJACONO, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 23 ottobre 1930.

Sola mi ha telefonato che ieri sera, 22 ottobre, il Ministro di AJ.bania si è recato da lui per intrattenerlo sulla questione del,la rinnovazione del Patto di Am1cizia (2).

Djemlhl Dino ha det,to che rn Albania iii]. Patto d:i ALieanza (3) è coilllsddemto con grandissima simlpatia, che Jo ,si ritiene rispondente in tutto ag'li intere:ssi del

I croati -che solidarizzano con noi -devono dare istruzioni ai loro conterranei di Dalmazia.

P. S. -Mandare copia del rapporto al Ministro italiano a Belgrado.

Popolo albanese e che tutto dovrebbe fondarsi oramai, nelle relazioni fra due Stati, sopra il Patto di AHeanza.

Ha chiesto poi cosa pensasse Sola del rinnovo del Patto di Amklzia.

Sola, che già aveva dichiarato a Djemil Dino ·che egli non aveva alcuna veste non solo per rispondere ma neppure rper ascoltarlo, ha detto di non avere alcu.."la opinione da mannestare. DjemH Dino gH ha ribattuto che Zog sapeva che, interpellato a Palazzo Chigi, Sola aveva dichiarato essere diffidle il rinnovo del Patto, al quale tutti gli albane,si erano contrari. Sola ha dsposto che il Re era molto male infol.'mato.

Djemhl Dino ha fatto capi:re ·che a Ticr'arn:a si sarr-ebbe gr:adliito molto che l'iniziativa di non rinnovare il Patto fosse partita da Roma. In tutto H colloquio Sola ha avuto l'impressione <che DjemH Dino <cercasse di svalutare Soragna e di portare a Roma la trattazione di qualche questione di primaria ÌimiPortanza (1).

Ho chiesto a Sola se Djemil Dino ave:sse anche parlato di proposte relative alle spese per l'Esevcito, come aveva parlato a Soragna. Mi ha detto che Djemil Dino gliene aveva fatto cenno in maniera affatto secondaria, parlando delle gravi condizioni finanziarie del Paese. Sola gl!i ha ribattuto che le spese per l'Esercito albanese non erano più gravi oggi di quanto fossero prima dell'azione del Genera<le Pariani. Al che Djemil D~no ha risposto che, nel frattempo, i b~sogni dell'Albania si erano accresciuti irn molti altri campi. Risposta di Sola: « Ma allora è meglio, anche per ragioni internazionali, che voi chiediate l'aiuto dell'Italia in questi nuovi campi •.

Sola, ~che era indignato del passo irregolare di DjemH Dino, ha tenuto a manifestare il ,rammarLco di dover riferire i:l contenuto del colloquio che ha dovuto subire (2).

(l) Allude probabilmente a questo documento un appunto del 30 ottobre di Mussolini per Grandi, che si pubblica qui di seguito: • Ti prego di leggere l'acclusa relazione che poi restituirai al P. N. F.

(2) -Allude al patto di amicizia e sicurezza firmato a Tirana il 27 novembre 1926. L'articolo ostico agli albanesi era il primo, che diceva: c L'Italia e l'Albania riconoscono che qualsiasi perturbazione diretta contro lo statu quo politico, giuridico e territoriale dell'Albania è contraria al loro reciproco interesse politico •. (3) -Firmato a Tirana il 22 novembre 1927.
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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GEISSER CELESIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA S. 3745/2166. Vienna, 23 ottobre 1930.

Dispaccio di V. E. n. 4456 del 17 ottobre e rapporti di questa R. Legazione nn. 2078, 2097, 2139.

Il Priirwipe Starhemberg mi ha confermato verbalmente quanto glià ha dichiarato nel :suo memoriale a S. E. il Capo del Governo (raprpo:r:to n. 2,141) (3) e cioè che le Heimwehren non hanno stretto al·cun accol'do coi jugoslavi.

Mi :dh>se che, interrogato in proposito il maggiol'e Rodler, questi ammise aver avuto alcuni mesi fa incarico oda Pabst (contrariamente alle asserzioni da questo fatte a Morreale) ( 4) di recal'si a Klagenfurt per cel'eare stipulare accordi a favore delle Heimwehren con fiduciari jugoslavi.

Il Rodler affermò 'Che in quell'epoca egli era all'oscuro delle re1az1oni che Pabst aveva con l'Italia e oggi dichiarò che gli era assai sgradevole l'aver lavorato con una persona così poco retta.

Il genm-:a:le HiHgerth 'i~terTogato a sua voùta esc1use fm-mawente a St:all'hemberg di aver sHpulato qualsiasi accordo con jugoslavi aggiungendo che era ingiuria il solo pensarlo dopo quanto egli aveva fatto contro i serbi per la Carinzia.

Starhemberg rliconfel'mò la ISIUa imp:ressione che sri tmttava di vod se non di fatti dovuti allo S<chumy accanito anti-italiano (1).

(l) -Gemil Dino era stato nei giorni precedenti a Tirana. Cfr. quanto riferiva Quaroni con telespr. 2479/1145, Tirana 20 ottobre, che non si pubblica. (2) -Annotazione a margine di Grandi: • Bisogna ' battere freddo ' il Sig. Gemil Dino ». (3) -Il rapporto non è stato trovato. Per il memoriale di Starhembere cfr. p. 417, nota 2. (4) -Cfr. n. 310, allegato.
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IL MINISTRO AD ATENE, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. u. 2544/216. Atene, 24 ottobre 1930, ore 16,30 (per. ore 18).

Confermo :che Venizelos e Michalacopoulos partiranno domani per Angora, ritenendosi che entro oggi verrà risolta anche questione dazio entrata sapone greco in Tur:chia che, dopo quella bestiame turco in Grecia risolta ieri, costituisce ultimo ostacolo accordo commerciale. Ritorno adesso da un ,lungo coHoquio che ho sor!Je,o~t:ato da Mkha[acopoulos per conc:ludere lavoro svolto qui intorrno possibilità collegamento dei tre patti di amicizia (2). Michalacopoulos mi ha dichiarato che l'idea di raccordare i tre patti l'ha accolta con piacere fin dalla mia prima conversazione con lui, e che sarebbe lieto anche di fonderli in uno solo, dimostrandomi così di non temere l'impressione che questo fatto potrebbe

(l' Cfr. le dichiarazioni fatte da Starhemberg a Geisser Celesia il 19 gennaio 1931 sulle quali riferì Auriti con t. posta 282/148, Vienna 20 gennaio 1931 (il testo ha 1930, per evidente errore). « Avendolo interrogato sui contatti di alcuni rappresentanti delle Heimwehren con Belgrado egli mi confermò che effettivamente un tal R,odler già secondo capo di stato maggiore in Tirolo con Pabst vi si è ancora ultimamente recato. Di tale iniziativa che sconfessò, Starhemberg si mostrò assai spiacente non " per riguardo a voi chi' sento avete fede nella mia correttezza ma perchè ciò può a Belgrado aver dato una fallace 1dea delle direttive dei capi responsabili delle Heimwehren e perchè può aver con ciò accreditato la voce della indisciplina che in esse regna". Secondo Starhemberg il Rodler, che ora non ha più alcun incarico o posizione nelle Heimwehren, agirebbe per conto del servizio di informazione tedesco da cui egli riceve ordini pel tramite di certo Graf Maronia e anche del generale austriaco Ronge. Ma in proposito si riserva di farmi conoscere quanto gli riescirà di appurare specie nei desiderata di Belgrado •.

V. -E. e per salutare il Capo del Governo.

Ritengo che tale essendo lo stato d'animo del Signor Michalacopoulos -nonostante i commenti italiani alla Conferenza Balcanica ed i commenti greci al matrimonio di S.A.R. la principessa Giovanna -la proposta che Russdy bey farà d'inviare un telegramma a S. E. il Capo del Governo, verrà accolta. Quanto ad una eventuale proposta turca di accordare in qualche modo i tre patti di amicizia confermo i miei rapporti precedenti in proposito. Sembrami che qui si voglia essere molto cauti, ma non si sia alieni dall'accogliere tale punto di vista e che perta;,to sia opportuno non lasciarsi sfuggire l'occasione del viaggio, per realizzare qualche cosa ad Angora, cercando di evitare che la questione possa costituire oggetto di esame per dopo il ritorno in sede dei due Ministri greci che in Atene non potrebbero sottrarsi all'infiuepza del panbalcanismo autonomista che in questo momento riempie ancora di sè l'aria di questa Capitale».

suscitare altrove. Questa dichiarazione mf permette di notare che se la Francia ha lavorato ad Atene in questi ultimi tempi, come da Angora è stato telegrafato, l'Itail:i:a non ha affatto perduto ill suo tempo. Conrt1inunndo aa oonvernaZJ~one Michalacopoulos mi ha detto che egli proporrà la ·cosa a Russdi Bey non senza farmi notare però che questi, oltre •che promettere moUo e non mantenere è contraddittorio e sospettoso, per cui egli cercherà una fmma che gli renda accettabile una •proposta del genere.

Gli ho risposto che a quanto mi risultava, Russdi Bey stavolta sarebbe favorevole ad un tale progetto e che conveniva profittare ad Angora dl queste sue d1sposiztoni. A v endogli accennato a V enize1os, M1cha:lacopoulos mi ha detto che egli conta di farsi appoggiare da lui con una azione presso Ismet Pasdà nello stesso senso, senza accennarmi alla conversazione di Gmevra segnalatami col te!espresso n. 232,598/207 del l o corrente, ma non potendo credere che la igaori,, visto che anche egli si trovava a Ginevra ~n quel giorno, si potrebbe ritenere superato anche il timore chè Venizelos eslplres,se in quella oc.ca:sione al Ministro (1).

Congedandomi Micha'lacopoulos mi ha assicurato che nel discorso che egli pronuncerà ad Angora metterà in rilievo l'azione dell'Italia per il !raggiungimento dell'accordo.

(2) -Cioè dei patti italo-greco, italo-turco, greco-turco. Cfr. quanto aveva comunicato Bastianini con precedente t. per corriere 2578/215 del 23 ottobre (per. il 27): <Non ho mancato in questi giorni di ricordare al Signor Michalacopoulos la conversazione di Milano e di esprimergli il mio compiacimento constatando che essa trovava nel prossimo suo viaggio quel successo che l'Italia, amica della Grecia, aveva in tutti i modi auspicato e appoggiato... Egli ha V< ,lentieri riconosciuto la parte dell'Italia e se ne è mostrato lieto. mi ha anzi detto che la pt ossima volta che egli si recherà a Ginevra, desidera venire a Roma per incontrarsi con
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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. s. 3732/2157. Vienna, 25 ottobre 1930.

Ho fatto iersera a Starhemberg le prescrittemi comuni·cazioni da parte di

S.E. il Ca[}o del Governo (2). Le ha attentamente aSicoltate e ne ha !Preso nota. Ha mostrato la migliore volontà per la Loro esecuzione; parte di esse del resto erano già comprese nel suo programma. Ha tuttavia manifestato alcuni dubbi sulla possibilità della loro completa ed efficace esecuzione, motivandoli con difficoltà derivanti così dalla situazione di cose come daHe persone.

Ha riparlato della eventualità di un ·colpo di stato con Vaugoin, di cui crede indispensabile l'appoggio e di cui è convinto non prenda alcuna decisione senza ·consultarsi con Se~pel. H Cancelliere non gli ha escluso che vi si debba ricorrere, ma ha dichiarato che sono argomenti dei quali è pericoloso parlare troppo per tempo: quando la decisione ,sia '])resa bastano due o tre giorni per eseguirla. Ne ha parlato anche con Sei;pel, e neppure questi si è mostrato in massima contrario purchè vi sia la sicurezza del successo. Considera Schober come persona falsa e temibile: nem1co del Fascismo, democratko nell'anima, massone che confabula nella stessa loggia • Dorothea • con qualche capo socialista, starebbe già progettando, per dopo le elezioni, un minLstero di coalizione con i socia,l-democratici ai quali avrebbe promesso alcuni portafogli. È convinto

della necessità di avere saldamente in mano la Polizia, ma bisognerebbe cominciare col mandare a casa Schober stesso; senonchè Seipel sembra non voglia inimicarselo ancora di più, e Vaugoin non osa dare il proprio consenso. Continuerà neHa ricerca delle armi, ma non vuole esporsi a insuccessi e teme che i socialisti abbiano preferito, p•iuttosto che raccoglierle in grandi depositi, distribuil1le singolarmente ai loro aderenti, ciò che rende dubbio il favorevole risultato delLe perqu:irs1ZJionri. Pemsirsrte nel•l'ddea del!1o sciogr~1mento de•l • Repub1ikrunlj,scher Schutzbund », quantunque convinto che i sodaii:sti si Hmiterebbero a mantenere quella loro or•ganizzazione, togliendo ad essa apparentemente il carattere militare e dandole l'aspetto di un ovdinamento .sp·ortivo. Non crede difficile suscitare disordini ·con eventuale versamento di sangue nelle riunioni elettorali socialiste, e non solo in provincia bensì anche nella stessa Vienna; senonchè tali adunanze appunto perchè assai numerose non contano molti interventi cosicchè non è facile ottenere risultati decisivi. Le molteplici difficoltà nelle quali egli si trova gli derivano anche dagli stessi suoi partigiani e daHa brevità del tempo trasco.rrso da quail1Jto ha assunto H supremo potere de1le • Heimwehr·en »; i capi delle varie province pensano alla Joro personale situazione, e i seguaci non comprendono la necessità dell'attesa e della preparazione, •così che non è agevole mantenere 'la disciplina ed evitare le singole iniziative. Non è tuttavia turbato dai proge•tt,i ·legd•ttimi•srt:i di EHi,son-E,is.e!l1ffi'enger (l) ari qual1i non ha da.t,o mai m01lrta importanza e di •cui gli Ungheresi si sono troppo preoccupati. Il movimento monavchico non ha qui molta risonanza, non solo nel paese ma neanche fra le stesse • Heimwehren »; d'altra parte tanto Pfrimer quanto il generale gli hanno dato la loro parola d'onore ·che nulla opereranno senza il .suo consenso scritto, ed egld è !Eii1cu.ro ter,rann:o fede arlrl<a loro prome,s.Sia. Se eg1,i ha mostrato di consentire nei loro disegni, ha fatto ciò perchè convinto esser questo il sulo modo di impedire •loro inutili e dannose iniziative, quale ad esempio questo progetto di restaurazione asburgica: abbandonati a ·loro stessi farebbero qualche pazzia, legati con lui dalla promessa di non agire se non al suo cenno, non tenteranno nU!li1a in 1Ja:l seil1JS'O g'irarcchè ma1i eg1i darà ·iJl prop["do consenso. Persona,I.mernte è contrario all'annessione, intesa come scopo di politica immediata, e perciò non è favorevole a una diffusione della propaganda ,godalnazionalista in Austria. Non si può pen.s1a["e al:l'un~one con ~a Germanja finchè l'Austrr•.iJa con1Jim.ua ad essere ·cosi debole tanto polittcamente quanto economicamente, ,giaccihè entrare a far parte del • Reich » in tali condizioni vorrebbe dire doverne subire tutte le dannose imposizioni; forse verrà però un giorno in cui l'Austria potrà parteciparvi ·in situazione di uguaglianza: la Germania dovrebbe aHora comporsi di tre stati federali, queHo •settentrionale, quello meridionale e quello orienta[e. Se, almeno per ora, egU è avvevso aU'annessione, non è neanche favorevole a una restaurazione monarchica della quaie non vede nè il fondamento teorico nè l'utilità praHca, pur non intendendo combattere gli Asburgo se torna•ssero qui sul trono. Ma tutto ciò non ha grande importanza per il momento. Quello che preme è lavorare per la campa•gna elettorale, ciò che ha uno scopo il qua·le supera quello dei prossimi comizi servendo anche a rafforzare ed estendere l'in

fluenza delle • Heimwehren • nel paese. Occorrono fondi ingenti. Gli industriali e le banche non ne hanno forniti in misura adeguata, mentre i Cechi hanno qui inviato ai socialisti 1.200.000 scellini, senza contare le armi che intendono far loro pervenire e per 1le quali gendarmeria e polizia austriaca compiono ora una speciale sorveglianza. Egli è pertanto gratissimo a S. E. il Capo del Governo per il vaHdo aiuto inviatogli. Non può recarsi a Budapest a ritirare i fondi, nè vuole mandarvi chicchessia per.chè desidera che la cosa sia tenuta quanto più ,segreta possibile, anche per evitare che gli siano rivolte troppe richieste dai vari capi provinciali: i fondi devono essere impiegati solo per una parte a scopi elettorali, mentre pe·r un'a<ltra parte devono rimanere come riserva destinata a fini più importanti. Quand'anche non si riuscisse a far rimandare le elezioni, potrebbe sempre pensarsi, ove il loro risultato non fosse favorevole, a guadagnar tempo astenendosi dal convocare poi la Camera entro il termine prescll'li<bto da[[,a CosrtJirtuzd,o'l1Je. Eg1i deve meàJiltare hl pro e li1l contm deUe varie p01ssibHità e tener presente che non può impegnarsi i:n premature e lunghe agitazioni sotto pena di vedere accentuarsi la difficoltà delle banche estere, già

cominciata a manife·starsi, e il pànico dei risparmiatori interni, con conseguente rifiuto di credito e ritiro dei depositi ciò che danneggerebbe gravemente la non saLda economta aust:ri1aca e renderebbe fj,mpopol,are ~<a causa deil,le • Hedmwehren •. Desidera che i fondi siano qui ·consegnati a lui celatamente e dil'ettamente: meno persone ne avranno notizia, più probabilità vi saranno per H mantenimento del segreto. Chiede che Geisser Celesia gli consegni stasera stessa il quaTto del,Ia somma da me offeTtag1i tmmedi,a.t,amernte, restai!1do inteso che ;i1l rimanente gli sarà rimesso nei giorni successivi in modo che prima delle elezioni egli ·sia venuto in possesso del tutto. Chiede anche che agli Ungheresi, i quali già sapevano delle ,sue richieste, ·sia da me detto che 'la questione della eventuale rimessa di aiuti è stata lasciata alla decisione del R. Governo, il quale ove accetti la domanda provvedeTà direttamente a soddisfarla.

Per ragioni di brevità ho qui so~ra es•posto in forma riassuntiva e continuata 1le dichiarazioni fattemi da Starhemberg a seconda delle mie varie domande. Per le stesse ragioni non mi dilungo a esporre gli incOTag·giamenti e i consigli da me datigli sulla base delle istruzioni di S. E. il Capo del Governo. Seguirò le di lui richieste drca il modo del versamento; ho preferito prevenirlo che avrei fatto la r1messa della somma in più volte invece che in una sola, sia per impedire che cedendo a ·passeggeri bi•sogni dell'organizzazione o a urgenti insistenze dei di:r:igenti egli possa farne un impiego inavveduto o precipitato, ,sia per cercare di serbare una maggiore influenza sul.le sue ~rossime decisioni, sia infine per evitare .che una eccessiva domanda di cambi di valuta estera in sceLlini, in un momento in •CUi la tendenza di questo mercato è op~osta, possa attirare l'attenzione e destare sospetti (1).

Il Principe Starhemberg è degna e retta persona, che vuole il bene del suo paese. Ma non è 1certo un agitatore di folle, e qui occorrerebbe un animatore potente per queste popolazioni di natura accomodante. Se Vaugoin non agirà con lui, non credo vi sia da attendere nulla di decisivo da11e « Heimwehren ». E in Vaugoin sembra rinnovcarsi l'amletico dubbio di Starhemberg, fra la volontà di agire e il timore del:le conseguenze.

(1) -Sulla conversazione ginevrina Venizelos-Grandi non si è trovata documentazione. (2) -Queste comunicazioni non si sono trovate. Con ogni probabilità furono date istruzioni orali ad Auriti durante la sua visita a Roma.

(l) Cfr. n. 318 e pp. 450-452 nota.

(l) Cfr. quanto comunicò Auriti con il t. posta 282/148 del 20 gennaio 1931 cit.: « Invio le 4 ricevute dei noti fondi rimessimi a Roma avvertendo che della consegna di essi solo io, il 1° Segretario Cav. Geisser Celesia, e lo Starhemberg siamo al corrente e che neppure gli Ungheresi ne hanno finora contezza. Ho creduto preferibile limitare quanto possibile il numero delle persone al corrente di tale finanziamento e, come ancora ripeteva ieri lo stesso Starhemberg, ho motivo di ritenere che mentre si cerchi con ogni mezzo di appurare se vi sia stato passaggio di fondi, nessuno è finora riuscito ad averne non dico le prove ma nep•pure l'indizio •.

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PROMEMORIA DEL COMM. BROCCHI

Roma, 27 ottobre 1930.

l) A suo tempo con il Cancelliere Schober ed il Signor Schuller è stato stabilito che le trattative per un avvi'Cinamento economico fra alcuni Stati danubiani e 'l'Italia sarebbero state iniziate con negoziati, su basi con noi concordate, fra l'Austria e l'Ungheria; concluso questo accordo, i detti due Stati avrebbero presi contatti diretti con la Jugoslavia, ~la quale ha già fatto conoscere il suo desiderio di ~concludere accordi come queHi in programma; a'lla Jugoslavia si sarebbe poi fatto intendere che l'accordo sarebbe avvenuto soltanto se allo stesso avesse aderito anche l'Italia, perchè a1trimenti esso non avrebbe avuto una solida base economica.

2) Nella memoria, che è stata qui rimessa giorni fa dal Governo ungherese (1), questo inverte completamente l'OI,dine degli accordi, mutando la procedura. Esso domanda che siano conclusi anzitutto gli accordi fra Ungheria e Italia, e ~che soltanto quando questi siano perfetti l'Ungheria abbia da prendere contatti ~con I'Austria e la Jugoslavia. Con questa richiesta i negoziati diventano però molto più laboriosi. Difatti prima la via per giungere alla Jugoslavia ci doveva essere spianata dall'AuS'tria e dall'Ungheria. L'Italia avrebbe dovuto soltanto a~ccedere ad un'intesa ,già maturata. Con la nuova r1chiesta ungherese è I'Italia invece che deve sbarazzare la strada all'Ungheria per gli accordi con gli altri Stati Austria e Jugoslavia. Questo mutamento di rotta può condurci in secca. Converrebbe quindi esaminare ~come si possa correre ai rtpari.

3) La soluzione non è ancora pregiudicata, perchè, fortunatamente, nella recente ~conferenza di Bucarest non si è ancora costituito il blocco ungaro-jugoslavo-romeno, la cui ~creazione, sotto influenza francese, avrebbe reso impossibile ogni altra comb1nazione ungaro-jugoslavo-austriaca con relativa adesione dell'Italia. Il Ministro Mironescu ha ammesso l'insuecessn della conferenza; però, giusta una corrispondenza da Vienna del 2,4 corr., H Delegato jugoslavo all'ultimo convegno agrario di Bucarest ha dichiarato al • Vreme • di Belgrado che gli scambi di vedute fra ,g~i Stati intere,'3sati sono progrediti e che a metà no

vembre, riunendo,si la nuova Conferenza be,lgradese, si potrà procedere alla formazione de·l blocco agrario. Nel prossimo convegno sarà esaminata rpure la questione riguardante il ·credito agrario e l'unificazione della legislazione agraria. Quindi •La que.srtione deLLa procedur'a pre,sea:tta una cer.ta urg.enza. Finora gld Stati ruindicaJtii non sonJO rilusciJti a ]nt·e<nde~rsJ sopilattutto pe~rehè hl Minliisrtro Flandin per i prestiti francesi, che dovrebbero costituire il fulcro del blocco, ha chiesto ,cospkue ·comme1sse all'industria :flrancese rpesante e controlli sugli Istituti di emissione. Non è escluso però che •la Francia ·corregga il suo errore di tatto e mostri tale una condiscendenza da portare a maturazione i:l blocco agricolo. Il Comm. De Bellis che mi ha asskurato di essere profondamente convinto della convenienza di insistere per il<1: conclusione degli accordi con l'Austria, l'Ungheria e la Jugoslavia, mi ha osservato a ragione • che teme però la controffensiva francese •. Ora per respingere questa controffensiva conviene stabiiire quali siano ·le cause del mutato atteggiamento dell'Ungheria.

4) La richiesta unghere·se di conoscere chiaramente le condizioni che vuole farle l'Italia, prima che essa incominci a trattare con l'Austria e con la Jugoslavia, è dovuta al fatto che, finora, non abbiamo voluto precisare quali vantaggi intendiamo riservare a questi ultimi Stati, e cioè in quali Umiti vogliamo contenere le concessioni agli stessi. Gli Ungheresi hanno avuto la sensazione che si vuole riservare dei contingenti per la Russia, per la Jugoslavia e per la Romania. Per la Russia hanno chiesto delle precisazioni, per la Romania e la Jugoslavia hanno fatto intendere 'che av1rebbero gradito apprendere quali fossero le nostre intenzìoni.

5) In difetto di spiegazioni esplicite e di un programma preciso gli Ungheresi vogliono as,sicurarsi che l'Italia, di fronte a loro, pr·enderà impegni per tutta la loro eccedenza di esportazione, ed anzi per un quantitativo superiore alla stessa. Così, mentre per noi sarebbe utile di :limitare i nostri impegni a ciò che l'Ungheria non avrebbe esportato in Austria, particolarmente per i macinati, oggi occorrerebbe invece trattare indipendentemente da ta,le sfogo, e rimettersi in proposito agli accordi futuri; ciò sarebbe molto arrischiato, tanto più che le condizioni in Austria .sono alquanto incerte. È vero che il Sig. Sch\Hler mi ha scritto che il suo attuale Governo è favorevolissimo al no•stro progetto; ma le elezioni imminenti possono mutare la situazione, ed in ogni caso converrebbe accertare •che l'Austria farà al·l'Ungheria un trattamento ·corrispondente ai nostri interessi, ritirando essa quanto più possibi•le dal1l'Ungheria, per permettere a noi di importare quantitativi cospicui dalla Jugoslavia, dove vogliamo a'Ssicurarci un comodo sbocco a11a nostra esportazione.

6) Per mancanza di un programma completo gli Ungheresi ci domandano ora assai più di quello ·che hanno intenzione di ottenere. Il Conte Bethlen ha avvertito, in un suo discorso, che 'le ri-chieste degli agrari ,sono ecces•sive e che bisogna procedere ·con molta cautela. Ma le domande ufficiali sono tuttavia tali che Cl obbligano ad essere predsi, particolarmente per quanto concerne il nostro programma verso l'Austria, la Jugoslavia e la Romania. Se si vuole evitare che gli Ungheresi continuino ad essere diffidenti, ed a domandare quindi più di quanto si 'PUÒ concedere, e se si vuole che invece essi ritornino al programma, secondo il quale l'Italia avrebbe dovuto accedere ad un accordo austro-ungheresejugoslavo, e non già farsi iniziat.rice di tali accordi, occorre fissare chiaramente

i limiti degli impegni che intendiamo assumere anche verso altri Stati ed il nostro programma generale. Perciò converrebbe riprendere senza indugio i contatti con i due Governi d'Austria e d'Ungheria per procedere di conserva e conseguire che essi prendano subito contatti anche con il terzo, appena stabilite le basi dell'accordo austro-ungarico.

7) La sede più adatta per simili nuovi contatti sembm quella ove si svolgerà il seguito della Conferenza economica, alla qua'le interverranno i delegati di tutti gli Stati in questione.

Epperò mi pe,rmetto di dchiamare ,l'attenzione su1l'opportunità:

a) di fissare definitivamente il programma nei rigual'di della Jugoslavia;

b) di ricondurre le trattative sulla base iniziale affinchè Austria e Ungheria ci facciano piana la strada per gli approcci aHa Jugoslavia; c) e ,che di tali contatti sia incaricata la Delegazione alla Conferenza economica.

(l) La memoria ungherese non è stata trovata. Hory, in un r. del 22 ottobre. comunicava di averla consegnata a Grandi. Il governo ungherese chiedeva maggiori agevolazioni -in particolare il rimborso totale dei dazi italiani sulle impo'rtazioni di grano dall'Ungheria -anche perché, affermava, bisognava tener conto delle esigenze politiche. Cfr. 0RMOS, L'opinione cit., p. 307; e una relazione Brocchi per Gr::mdi del 7 novembre, che non si pubblica.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. 3896. Londra, 27 ottobre 1930.

Le occupazioni del Signor Henderson pdma ed una mia leggera indisposizione dopo, non mi hanno consentito finora di rispondere alla lettera di V. E. in data 13 corrente n. 452:3 (1).

Soltanto oggi ho potuto per la prima volta da che sono tornato dal mio congedo, essere ricevuto dal Si,gnor Henderson e ne ho tratto occasione rper parlavgli della questione deLla Turchia e de'l suo ingresso nel:la Società del:le Nazioni secondo tle d:str:uzliorui dunparr',tJi,temi da V. E. ne11Ia wettera succiJtata e senza datre carattere forma1e al mio passo.

Il Signor Henderson mi ha risposto d1e, pur non avendo :cono,scenza di speciali pressioni 'che sarebbero state esercitate ~su Tewfik Rouschdi Bey durante la sua recente vi:sita a Mosca per tenel"lo lontano daHe influenze delle Potenze Occidentali d'Europa, egli, Henderson, non poteva che essere in favore deH'entrata della Turchia nella Società delle Nazioni. Che però, appunto i:n vista della recente visita del Ministro degli Affari E<steri tur'CO a Mosca, e per non suscitare sospetti di macchinazioni, bisognava agire con tatto e prudenza. Avrebbe assunto riservate informazioni dal suo Ambasciatore ad Ankara e avrebbe sondato il terreno presso questo Ambasciatore di Turchia, col quale è in ,cordiali termini personali, e mi avrebbe fatto conoscere 'l'esito delle sue indagini.

Henderson mi ha detto anche temere che la Tur,chia vorrà probabilmente non rinunziare alla attuale posizione di privilegio che non la compromette nè verso le Potenze Occidentali nè verso i Soviet (2).

(l) -Cfr. n. 295. (2) -Annotazione mar?,inale di Guariglia: «Informare Aloisi ».
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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 375,9/2176. Vienna, 27 ottobre 1930.

Sono stato a v1sitare Seipel che mi aveva indirettamente manifestato il des~derio di vedermi. Pur avendogli detto che il mio scopo era d'informarJ.o sulla mia recente visita a Roma, volevo in realtà rasskurarlo su due preoccupazioni che mi era risultato egli aveva: quella di una nostra minore fiducia nel presente Gabinetto ·che non nel precedente e quella di una nostra avversione a una restaurazione ·legi:ttimista in Austria (Rapporto n. 2134 del 2·1 ottobre u.s.) (1).

Circa il prtmo punto, è entrato egli stesso spontaneamente in argomento dicendomi quanto avesse ·él!Pprezzato, insieme con H Cancelliere Vaugoin, la lunga e cordialissima 1lettera a questo inviata da S. E. il Capo del Governo (2). Lo ho ripetutamente assicurato che non solo questa R. Legazione, ma anche e soprattutto il R. Governo erano convinti che il nuovo carattere assunto dalle nostre relazioni dopo la ·conclusione del patto di amidzia sarebbe rimasto immutato anche ·con H mintstero Vaugoin. Ho aggiunto che per di più un Gabinetto il quale sl proponeva un programma di destra per il rafforzamento dell'autorità dello Stato non poteva non trovare i nostri consensi e le nostre simpatie. Sei.lpel ha accolto le mie parole con visibile soddisfazione.

Osservo in proposito avermi il Segretario Generale Peter assicurato che una delle maggiori preoccupazioni attuali di Seipel è :H timore che una qualche for.tuita causa possa raffreddare alquanto il calore dei nostri presenti rapporti, e che è indubbio ·che egli desidera vivamente che le nostre relaztoni non solo rimangano quali ·sono ma divengano anche più intime.

Circa il secondo punto, traendo occasione dalle voci di tentativi di restaurazione monarchica in Austria, gli ho detto aver io l'impressione che il R. Governo non Ji avrebbe ·considerati favorevolmente, ma piu1!tosto per ragioni transitorie che permanenti. Non era questo il momento per simili tentativi, i quali non avrebbero trovata una ,situazione internazionale matura. Quello che ora premeva era la ricostituzione dell'autorità dello Stato, e a questo scopo dovevano volgersi qui tutti gl;i sforZJi. Una siff;atta !I'li,co~rtttuz;ione non avrebbe certo mconfu-acbo uno stato d'animo benevolo in parecchie tra le Potenze più o meno vicine all'Austria. Senonchè, ove la questione fosse ~stata mantenuta in tali limiti, avrebbe avuto carattere interno e non avrebbe potuto offrire a quelle occasione a intervent~ di alcuna .specie. Un tentativo di restaurazione monarchica avrebbe probabilmente mutato invece il carattere della questione da interna in internazionale, e potuto offrire ragione o pretesto a Stati non ben disposti a uscire daUa loro presente necessaria neutralità. B~sognava procedere per gradi, e hl primo era quello della vittoria de1la bocrghesia austriaca sul socialismo. Dopo che questa

17 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

fosse stata ottenuta e quando la propizia occasione si fosse presentata, se l'Austria avesse voluto mutare ·la forma del suo Governo io credevo che nulla noo avremmoavuto da obiettare, e avremmo considerato anche tale questione come una faccenda interna di questo Stato. Da un punto di vista internaziona,le, un r~stabilimento del!la monar·chia in Austria avrebbe fo't'se incontrato minori ostacoli che non in Ungheria, g1a!Ochè l'Austrl1a non a'ccarrnpa II1ivendicaZJ1oni ter'l'1toriooi e un monarca •Che saUsse qui sul trono non apparirebbe come il simbolo vivente della volontà nazionale di rtcostituzione dell'anUco territorio delia monarchia. Da un punto di vista !pOi italiano, osservavo che mentre l'esistenza di un reggimento monarchiJco in Italia non poteva farci considerare con malanimo il ristabilimento di analoghe istituzioni in uno Stato vicino e amico, ila ricostituzione di un simiie reggimento ci sarebbe parsa vaUda garanzia contro l'avvento di una futura unione colla Germania.

L'interesse e ·la soddisfazione colle quali Sei:pel ha udito queste mie parole mi hanno confermato nella mia antica convinzione ch'egli sia antiannessionista e leg.iJ1Jti;m:ista. Ha oonVIeiilJUto dn. tutte ,Je miJe afli~oni e lrliaonosciuto non essere !i tempi ma'tt.wi per .rbenltativ,i di sim1le specie, aggiungendo alle mte cOillsiderazionì anche queHa che il movimento per un ritorno alla monarchia non aveva ancora qui preso un'alll(pia estensione. Del resto non bisognava dare troppa importanza a queste voci di restaurazione, che erano ora propalate per scopo di propaganda elettorale: i:l generale EHison-Eisenmenger era vecchio e privo di seguito •così nel!l'esercito come nell'opinione pubblica; non era certo !lui che avrebbe potuto restituire la monarchia all'Austria e in ogni caso non avrebbe nulla fatto di positivo per cercare di ristabHirla.

Quello che maggiormente mi ha colpito nelle dichiarazioni di Sei.pel sulla presente condizione di cose in Austria è stata la sua affermazione, dopo manifestatomi il proprio ottimismo 1sui risuil.ta.U delle elezioni, che era inutiJle stare a far sin da ora profezie sugli avvenimenti futuri giacchè nessuno era in grado di prevedere quale piega avrebbero potuto prendere, e le decisioni avvenire non potevano e~sere stabHite in precedenza bensì solo al manifestarsi di nuove situazioni. Da parte mia ho voluto indkargli quale spiegazione davo alle sue parole di:cendogli non credere che il Governo austriaco potesse dsolvere ora ile sue difficoltà e aver definitivamente ragione dei socialisti valendosi soltanto dei mezzi legali a sua disposizione. Al 'Che Monsignore non ha punto protestato.

330.

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. RR. 2600/641. Washington, 28 ottobre 1930, ore 20 (per. ore 0,40 del 29).

Ho ottima rag1one di rrotenere che corri1spondem:a di Constantine &own (l) che ho 1Jellegrafato con teJJegramma di lievi n. 653 Sila stata msp1rata dail Dipall"ltimento di Stato. Persona di fidu:eila e moLto bene ilnforma<t'a mi a·~Bicura che a!rl!Co!I"a

di questi g1ornd. goveN!Ji amel"Loa~IJJo ed ingl1ese hanno msis1Jilto vivatrumte sila d:n Vlia uffi.oiialle che im v1a uffio1osa presso IÌil Governo :lìra~IJJoose rperchè dila Pf'OVa dii arTerlldevoJ.,ez:i)a 'ÌIIl p;msenm atteggt1amento conoiillmte iLtailliano in trema dii dl~sarmo navale.

Tard;leu però è rimasto finora irremovibile. Ma al D1partimento di Stato si .spera ancora ~che Tardieu finisca per cedere. Dalla stessa fonte sono informato che al Dipartimento di Stato sta facendosi strada un senso di irritazione contro la Francia che è giudicata ogni giorno più responsab~le del nervosismo che pr,evale in Europa e delle difficoltà 'che si frappongono al disarmo (1). Ieri ho visto Castle e mi sono con lui espresso ~conforme H telegramma di V. E. n. 414 del 20 corrente (2). Castle a proposito noto discorso di Dumesnil si limitò ad osservanmi che • è molto difficile procedere d'accordo 1coi francesi •. Posdomani vedrò il Segretario di Stato.

(l) -Cfr. p. 452, nota 2. (2) -A un messaggio di Vaugoin del 6 ottobre Mussolini aveva risposto con un messaggio datato 14 ottobre, spedito il 16 ad Auriti, che lo aveva consegnato a Vaugoin, incontrato a Innsbruck, il 19. I due messaggi non si pubblicano.

(l) Sulla quale cfr. n. 346, p. 494.

331

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA 3789/2:194. Vienna, 28 ottobre 1930.

Mi pregio trasmettere l'acclusa lettera che i1l Prtncipe Starhemberg mi ha fatto ora consegnare da un suo fiduciario per essere trasmessa a S. E. tl Capo del Governo.

.ALLEGATO.

STARHEMBERG A MUSSOLINI

(Copia)

Vienna, 28 ottobre 1930.

Fiir die mir, durch den bevollmachtigten Gesandten Euer Exzellenz Ubermittelte und in gegenwartigen Augenblick ausserst wertwolle Unterstiitzung sage ich Euer Exzellenz meinen aufrichtigsten Dank.

Euer Exzellenz konnen versichert sein, dass ich die wiederholt bewìesene freundschaftliehe Gesinnung El.llffi" Exzellenz zu Wi.Wdigen weiss und das mein Bestreben dahin geht, die politischen Verhaltnisse meines Vaterlandes so zu gestalten, dass in demselben die Ideen sich durchsetzen und zur Macht geilangen, denen auch Euer Exzellenz nahestehen.

Ich bin auch voller Zuversicht, dass die Zeit nicht mehr ferne ist, da Oesterreich ein wiirdiger und starker Bundesgenosse sein wird in Kampfe gegen die verschiedenen internationalen Gegner des Systems Euer Exzellenz, die auch die Feinde unserer Bewegung sind.

Indem ich nochmals vielmals danke, verbleibe ich mit den Ansdruck meiner ganz besonderen Hochachtung Euer Exzellenz aufrichtig ergebener.

n. -247).(21 Cfr. n. 315.
(l) -Concetti analoghi aveva espresso il 24 ottobre Stimson all'ambasciatore inglese a Washington (DB, n. 246). Lo stesso giomo Grandi, parlando a titolo personale con Graham,. aveva suggerito di prolungare la vacanza navale itala-francese; egli riteneva di poter convincere Mussolini e alcuni ambienti fascisti, che erano contrari alla vacanza navale; occorreva però che il progetto, se preso in considerazione, non venisse attribuito a lui, Grandi (DB,
332

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO COLL'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, BEAUMARCHAIS

Roma, 29 ottobre 1930.

Beaumarchais è incaricato di fare la seguente comunicazione al Gaverno italiano:

• R:i'sulta al Govm-no :frroncese che ,]l Govemo ritaùJiJano m una comunrucamone fatta al GovemJO amffi',icalllio relativamente a1la questione del djlsru'ffio :mwat1e ha dicliliwato di essere <tuttora m atte.sa di u1111a viJsposta che !hl s1gnor BI'Ii1and si !Sarebbe dmpegnarto a Glinew-a di dare al GoVffi'nJO irta11ano dopo iLa irdJumone del Con•s1gltio deti M1ini!stvi francese del 3 ottobre u.s. (1). È rperlettamente esa.tta qUJesta <Clircostanza. Ma Ja regLon1e per cui H signo'l" Brdland non ha !I1Ltenuto possibile dare que.sta !l1i!sposta deve risco1111trail'si neUa recente dLchi.arazWcme del Gran Consiglio fascista, dichiarazione che ha meSISo il Governo francese nella materiale impossibilità di cont!L.."lua;re il negoZJilato ».

Ho risposto al Beaumarchais che questa inattesa comunkazione mi riemrpie di stupore. L'ordine del giorno del Gran Consiglio non fa che ripetere H punto di vista proclamato dall'Italia dal princtpio del negoziato. Esso non contiene nUilla di nuovo che non sia unanimemente risaputo. Questa manifestazione non doveva essere quindi considerata di natura ta~e da interrompere il negoziato, se veramente premeva al Governo francese di continuarlo.

Beaumarchais ha dichiarato anora di ritenere che, chiarito il malinteso, il negoz1iato po:ssa conoouare puvchè •la questione dehla pa•rità sila lascialta da parte ed il negoziato sia limitato al campo concreto.

Ho !l'iba•ttuto all Beauma!l'chais che non potevo ac•cetltare questa formula, che d'altra parte il Governo itailiano aveva già dato prova di arrendevolezza anche eccessiva, colle proposte Uiltime avanzate nel mese di agosto dai propri esperti (2), proposte che preci>samente tendevano a trastformare la questione della pa<l'1tà da questione di diii'1tto in questio111e di fatto. Itl. negozi~ato av:robbe potuto riprendere al punto in cui era stato interrotto, senza dire di più.

Beaumarchais ammette 'che la mia osservazione è giusta, e mi prega allora di esaminare l'eventualità di un prossimo ritorno a Parigi dei nostri e·sperti.

Faccio osservare al Beaumar.chais che la sede naturale per il prosieguo delle conversazioni è Roma, poichè la prima fase di esse si è svolta a Parigi. Ma ad ogni modo i nostri esperti e gli esperti francesi si incontreranno a Ginevra fra una settimana, dovendo prendere parte alla Commissione pveparatoria per la Conferenza del disarmo. In quell'o·ccasione il negoziato potrà essere ripreso.

Beaumarchais annuisce. Così si resta d'accordo.

(l) -Cfr. n. 304. (2) -Cfr. nn. 220 e 221.
333

RELAZIONE DEL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 29 ottobre 1930.

l) La Conferenza Internazionale del Lavoro del 1924 adottò un progetto di emendamento all'art. 393 del Trattato di Versag:lia, relativo alla composizione del Consiglio di Amm~nistrazione dell'U.I.L. (1). In base a tale emendamento, il numero dei membri del Consiglio viene portato da 24 a 32, e cioè 16 rappresentarnti governativi, 8 padronali ed 8 opeTai, i:nvece di 12, 6 e 6 come è attualmente.

La ragione di tale iniziativa deve ricercarsi, in linea generale, nel desiderio del B.I.T. di raffor:zJare il presUgio di uno dei suoi principali organi, qu!rl.e è il Consiglit> di Amministrazione e di stringm-e più effica·ci rappOTti speciahnente con i Paesi extraeuropei. Stabilisce infatti l'emendamento in esame che -dei 32 membn del Consiglio --sei governativi, due padronali e due operai dovranno appartenete a paesi extraeuropei.

Perchè l'emendamento possa entrare in vigore, esso deve essere ratificato dai tre quarti degli Stati Membri de~'l'O.I.L. e da tutti gli Stati rappresentati nel Consiglio della Società delle Nazioni. Allovchè la Conferenza Internazionale del J..avoro procedè, nel 1928, ana nomina del Consiglio di .Amministrazione per il trie~io 1928-1931, l'emendamento non aveva ottenuto H numero di ratifiche necessarie, e pertanto il Consiglio venne eletto col vecchio sistema (2). Dal 1928

o.d oggi, si ~sono aggiunte altre ratifiche a quelle allora già depositate, e, attualmente, mancano solamente quelle di alcuni Stati deH'Amedca Latina e dell'Italia. Il B.I.T., 1in previsione deJllie nuo'J'e elez,toni che avra~no iLuogo ~n:eJ. 1931 ;pi€lr ill triennio 1931-1934, sta svolgendo un'attiva opera per ottenere le ratifi,che mancanti e conta di riusctre allo scopo per quanto riguarda i paesi dell'.Amerilca Latina.

In tale stato di cose, è evidente l'interesse che annette il B.I.T. a che l'Italia si decida a ratificare l'emendamento, dato che, con tutta probabflità, sarà il nostro atteggiamento che dedderà, .per il 1931, circa l'entrata o meno in vigore del nuovo sistema.

2) Le ragioni per le quali l'Italia non ha ratificato finora l'emendamento sono ben note alla E. V. Esse devono specialmente ricercarsi in una natura!l.e reazione ·contro l'atteggiamento del gruppo operaio della Conferenza, il quale si ostina a ripetere ogni anno la stereoHpata protesta contro la convalida del

O.I.L. = Organizzazione internazionale del lavoro.

delegato operaio italiano, e si astiene da nominare un rappresentante operaio fascista così nene Commissioni della Conferenza come nel Consiglio di Amministrazione.

È noto infatti che, mentre dei 12 rappresentanti governativi 8 (fra i quali l'italiano) siedono di diritto nel Consiglio e 4 sono nominati ogni tre anni dal gruppo governativo, inve,ce i 6 rappresentanti padronali ed i 6 operai sono tutti nominati dai rispettivi gruppi della Conferenza. H gruppo padronale ha sempre nominato un rappresentante fascista (l'On. Olivetti), cosa che il gruppo operaio si è sempre gua'I'dato bene di fare. Non solo, ma skc:ome hl Regolamento del Consiglio prevede la nomina di delegati supplenti e aggiunti oltre ai titolari, il gruppo operaio, in occasione dell'elezione del Consiglio di Amministrazione del 1925, si valse di tale :llacoltà per fare entrare nel Consiglio un italiano (il D'Aragona), appartenente al!le vecchie organizzazioni operaie del nostro Paese, scegliendolo naturalmente al di fuori della nostra Delegazione intervenuta alla Conferenza.

In considemzione di questo grave incidente (che peraltro non si ripetè neHe elezioni del 1928) e per ottenere opportune garanzie al riguardo, il Delegato dell'Italia, S. E. De Micheli:s, secondo le istruzioni avute da V. E., avanzò a suo tempo al ConsigHo di Amministrazione alcune proposte dirette ad impedire che i:l grUIPPo operaio, nel procedere alla nomina dei rispettivi ra;ppresentanti, potesse scegJ:iere tali rappresentanti fra persone che non facessero parte delle Delegazioni inviate dai rispettivi Governi alle Conferenze del Lavoro.

La proposta di S. E. De Michelis è stata esaminata dal Cons1gHo di Amministrazione, e senza entrare in troppi particolari, basterà dire che non è sembrato possibile, al Consi:glio stesso, di adoHare la proposta in questione, per difficoltà di :ooTattere giul'l1dillco. Fu pe:l'a;1tro deoiJso-d'aJccordo OOil Signor Thoiillais -che si sarebbe cercato di risolvere la questione mediante un accordo amichevole fra i gruppi.

Tale accordo non è ancora formalmente intervenuto, ma sembra che i gruppi siano ben disposti al riguardo. È bene ricorrdare, in proposito, le parole con le quali il Direttore ha presentato la questione nel suo Rapporto alla ultima Conferenza del Lavo!l'o:

• -Nous sommes ~convain:cus encore à l'heure aduelle que la ratification de l'Itali:e faciliterait :les démarches que nous pourrions faire maintenant auprès du Vénézuela et du Pérou, pour obtenir leur ratification. En effet, des Etats re:présentés au Conseil de la Société des Nations de façon temporaire, et qui sont en meme temps des Etats extra-européens plus particulièrement intéressés à ce que l'amendement à l'artide 393 devienne exécutoire, hésiteraient, nous en sommes certains à porter seuls la responsabilité d'un nouveau délai. • -On a pu s'étonner que ·l'Italie, qui jouit d'une représentation permanente tant 'au Conse1m de la Société des Nationls qu'au Con:sehl d'admin~stration du Bureau International du Travail, tarde tant à donner son adhésion définitive à une mesure dont wa Confére[}Jce a proo1amé, dil y a huilt ans déjà, l'intérèt UJr_glen1:. • -Peut-etre certaines de,s questions ·concernant la composition des grou:pes non gouvernementaux du Conseil d'Admin1stration qui, à .plusieul's reprises, avaient préoccupé l'Italie, n'ont-elles pas été étrangères à ce retard de la ratification italienne. L'augmentation du nombre des membres du Conseil d'admi

nistration, prévue par i'amendement à l'art~cle 393, pourrait avi:ver l'acuité de ces appréhensions. Nous nous bornerons à souhaiter que l'Ita:lie trouve bientòt, dans le fonctionnement régulier de notre Organisation, les apaisements qui lui semblent nécessa:tres et qu'elle :pui·sse, en ratifiant l'amendement, répondre au voeu de nombreux Etats qui, de !l.eur còté, espèrent rpouvoir etre assodés rplus directement à l'oeuvre du ConseH d'admin~stration •.

S. E. De Mhmeild1s, rispondendo a quesrbe rpaii'oie detl dm-ettore nel ditscOO'So pronunciato alla Conferenza il 19 giugno 193·0, così si espresse:

c Qu'il me soit permis de recueilHr le voeu du Directeur que l'Italie puisse trouver rapidement -ce sont ses propres paroles -dans le fonctionnement réguilia' de nobre Org~an,iJsa11ruon, l.es a:ssu11ances qUii iJui semblent nécessadTels ava:nt de pa:océder à iLa r'artification de il.'amendement à il'•alf'tilole 393 du T.raité de Versailles, de façon, ajouterai-je, que la représentation de nos frères de l'Amérique l•atine et des minor1tés aujourd'hui méconnues puisse trouver la piace qui lui est due dans notre Conseil •.

La questione è tornata in discussione nelil'ultima riunione del Consiglio dii AmmiDistraZILooe a Bru:xéliles. Il Dilrettore domandò, m tail.e occasione, quaùe attitudine avrebbe seguito l'ItaHa. Il nostro Delegato ,si ilimitò a dspondere che il R. Govemo non avrebbe :rn.rulJca•to di riesamina:re di nuovo !La quesrtiooe.

3. -Questo ilo stato dei fatti. Come detto sopra, la questione ha raggiunto ora ila ·sua fase a·cuta, e sembra necessado ohe il R. Governo prenda in proposito una decisione definitiva.

Nell'esame dei vari aspetti de.lla questione e delle ragioni in favore e contro la ratifica deiJ'emendamento di cui si tratta, è bene sbarazzare in pr~o luogo

iii. terreno daili!Ja questione pregiudi.z;]ale, di cui sopra è cenno, rruguao:dante le modalità di nomina dei rappresentanti operai. Sembra infatti indubbio che, in ogni caso, la ratifica non debba essere con~cessa dal R. Governo se esso non otterrà forma1lmente le garanzie cui esso tiene. La richiesta di tali garanzie sembra p1enamente giustificata, e, del resto, è da ritenere che da parte del Bur,eau come del gruppo operad.o si cercherà di venire incontro ai nostri des~deri. Ciò si deduce, così dal fatto che il ,gruppo operaio si è già astenuto, nelle p~recedenti elezioni, dall'eleggere un rappreserntante italiano rnon fascista, come dalle conversazioni private svoltesi in questi ultimi tempi a Ginevra.

Ciò premesso, e ;partendo dall'ipotesi che H risultato di cui sopra possa essere raggiunto, è necessario esaminare 'le Tagioni di ·carattere generale che militano con.tro o in favo~re della ratifica.

S. E. De MiocheHs ha più volte trattenuto 1'E. V. su ta1e argomento. Egli ha fatto valere che la nostra ·ratifì·ca dovrebbe essere •subordinata non solo alla concessione delle garanzie di cui sopra è cenno, ma anche, in linea generale, a un mutamento sostanziale dell'attitudine del gruppo operaio.

È vero che H gruppo operaio nOill risulta disposto a prender aJJcun impegno al riguardo; ma è appunto per questo che ci conviene sospendere la des1derata ratifica che costituisce la sola arma a nostra disposizione per far nuove pressioni aHo scopo di ottenere nell'avvenire altre concessioni.

Questa Direzione Generale non si nasconde l'importanza degli argomenti che militano contro la ratifica dell'emendamento. Essa ritiene tuttavia che sia necessario tener conto anche degli altri argomenti ·che possono suggerire una diversa valutazione della questione.

In pdmo luogo, è da notare che se effettivamente hl gruppo operaio è deciso a persistere nell'attitudine finora seguita verso .di noi -e ciò anche nel caso che il R. Governo ratifichi •l'emendamento di cui si tratta -non si vede quaie influenza a noi favorevoLe potrà avere il rifiuto della ratifica. Sembra infatti che l'interesse del gruppo ope•raio a vedere aumentato H Consiglio di Amministrazione non sia argomento sufficiente perchè il gruppo medesimo possa esse~re indotto a mettere da parte le ragioni che hanno determinato il conflitto con la nostra ra·pprec>entanza operaia e che traggono la ioro origine da un profondo contraSito tra due oppos1te eoncezlioni poliit1co·l~lociail:i. Poixà da~r.si che :iJn un avvenire non Jontano una mutata 's:Huaz>iJone di ambilente detenndni un ca•mb1amento degli attuali rapporti tra la rappresentanza operaia fascista e quella degli altri Paesi 1n seno alla Con:lierenza del Lavotro, ma oiò, ev1dentemente, non ha nulla a che vedel'e con l'entrata o meno in vigore dell'emendamento dell'art. 393. In altre parole, non sembra che esista un ne.sso dil'etto tra la questione generale che ci preoccupa in seno aUa Conferenza, e la questione particolare deiJ'art. 393.

D'altra parte, è bene notare che se il conflitto fra i Delegati di Amsterdam e quelili fascisti pevdura tuttora in seno alla Conferenza, esso va peraltro attenuandosi sempre di più ed ha ormai perduto gran parte di quella asprezza che lo caratterizzava nei primi anni. In tale stato di cose, sembra che sia nostro interesse contribuire al graduale abbassamento di tono degli avversari, piuttosto che provocare una recrudescenza come probabiJmente avverrebbe nel caso in cui da parte nostra si persistesse nel negare la ratifica in questione.

Del resto, è bene rieor:dnre che il R. Governo -il quale non si è mai preoccupato oltre misura ·degH attacchi dell'Internazionarle di Amsterdam -ha semp~e dimostll'ato sentimenrti di simpat1a verso l'O.I.L. che oi ha indubbiamenJte offerto l'occasione favorevole di valorizzare, nel campo internazionale, le riforme del ·corporativismo fascista. Non sembra in avmonia quindi con questa politica il fatto di porre ostacolo ad una riforma che, agli occhi dell'O.I.L., è suscettibi'!e di rafforzarne l'azione e il prestigio. Nè si deve dimenticare che dell'O.I.L. medesdma fanno parte, o1tre agilii ope•rari, anche i Governi e ri padroni, dai quaJJi abbiamo avuto costante appoggio, nonchè l'Ufficio Permanente di Ginevra diretto dal Signor Thomas, la cui attitudine nei nost·ri riguardi è stata sempre sufficientemente obbiettiva e -compatibHmente •con le esigenze politi•che di carattere personale -notevolmente a noi favorevole. Ora, così i Governi e i padroni come il Signor Thomas annettono grande importanza all'entrata in vigore del nuovo sistem~ di elezione del Consiglio di Amministrazione. Akuni Governi, come l'Ungheria e l'Olanda, che sperano in un aumento di posti per ottenere una propria raJppresentanza nel ConsigUo, hanno anche fatto pressioni presso il R. Governo. Di ciò è necessavio tener conto, anche in relazione all'attitudine delle rispettive Delegazioni nei nostri riguardi anorehè verrà di nuovo in <Jri,scussione }a quesrtl<one de1lrla conva1,1da dei pote11:1i de1l deJegato opetra:io fascista.

Si aggiunga finalmente che mentre la ratifica assicurerebbe (ed è questo

il presupposto da cui si parte) la garanzia che nel Consiglio non verrebbero

nominati italiani non graditi al R. Governo, si lascerebbe nel caso contrario al

gruppo operaio la maggiore libertà d'azione.

Per le ragioni che precedono, questa Dkezione Generale ritiene che debba essere presa in S€!I'Iia COilllsiderazdone I'opporltunilità dd add~vood!re anwa rartliffi.ca dd cud si 1Jmtta, e r:imane dn attesa di conoscere Ie superd10II'IÌ. detel'm'ilnamiOillli deLLa

E. V. (1).

(l) U.I.L. = Ufficio internazionale del lavoro; B.I.T. =Bureau international du travail;

(2) Sull'atteggiamento italiano durante gli anni precedenti cfr. una relazione di De Michelis, nella sua qualità di rappresentante nel consiglio di amministrazione del B.I.T., al ministro degli esteri, in data Roma 22 novembre 1927, solo ora rinvenuta: dopo avere ripetuto il suo parere contrario alla ratifica italiana dell'emendamento, De Michelis prospettava l'eventuale opportunità di accedere alla ratifica, negoziandola con vantaggi in altro campo. come per es. • aumento o sostituzione di personale italiano • in seno al B.I.T. Grandi ha annotato: « Stare fermi sulla posizione attuale. Non interessare altri governi. Non ratificare. Al momento opportuno vedremo •. Cfr. anche serie VII, vol. VII, p. 365, nota l.

334

IL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. R. 49247. Roma, 29 ottobre 1930.

Il Governatme delil'Eritrea, al quale avevo comun1oato ~l contenuto del teilespreSBo n. 23,3081 dn darta 4 ottobre, dell'E. V., mi inv,1a rul t~l!egr;amma s:egueilllte:

• Azione francese nello Yemen si è effettivamente intensifi,cata come dimostra recente viaggio Signor Ma1gret. È anche esatto che cattiva qualità alcune nostre forniture ha contribuito indebolire nostra ,penetrazione commerciale nello Yemen. Did1:iarazioni Ccxmm1ssario sovietico sono del massimo interesse. In seguito suo telegramma 1572 questo Governo autorizzò commerciante Signor Bolognesi, ex direttore SCITAR, entrare in trattative con agente commel'ciale sovietico a Hodeida, Signor Belkin, per costituzione base commerciale sovietica a Massaua (2). Signor Belkin, però, non diede <risposta a Signor Bolognesi e parti poco tempo dopo per 'la Russia. Se governo sovietLco persiste suod propositi, sarebbe opportuno desse Lstvuzioni suoi agenti Yemen per ripresa relazioni con Bolognesi. Rimango in attesa comunicazioni in proposito •.

Convengo sostanzialmente nel riconoscere la opportunità di una ripresa di contatti fra i nostri e gli agenti sovietici, ,per dar modo a1la Russia di attuare il suo proposito di istituire una base commerciale a Massaua. È sempre ne'l nostro interesse (e tale avviso ebbe ad esprimere anche l'E. V.) che, ai fini di un migliore equilibrio politilco nel Mar Rosso, l'influenza russa possa affermarsi in

Ho più volte riferito, tanto a codesto Ecc. Ministero quanto a quello delle Corporazioni,circa le ragioni che mi sembrano dovere indurre il R. Governo a non cedere alle pressioni che gli vengono rivolte, onde contribuisca colla sua ratifica all'entrata in vigore della modificazione di cui trattasi. Questo punto di vista fu condiviso, senza dissenso alcuno, dai rappresentanti dei Dicasteri interessati e dai rappresentanti delle Confederazioni, padronale ed operaia.

Resto fermo nella mia convinzione, soprattutto per "tenere un pegno" fino a quando il gruppo operaio dell'O.I.L. non avrà desistito dall'ostruzionismo che fa, dal 1924, al Delegato del sindacalismo fascista...

Ora, che cosa si chiede all'Italia colla anzidetta ratifica? Di aumentare il numero dei suoi avversari, facendo per di più contribuire il Governo fascista al pagamento dei gettoni di presenza spettanti ai rappresentanti del fuoruscitismo e della II Internazionale •.

contrasto con quella britann:ica. Pur senza, quindi, lasciar trasparire questa nostra predsa ~convenienza, sarebbe, io credo, utHe che al Govel'no sovieHco fosse reso noto che ~e sue prime P!'O:ffierte non debban;o, w1meno per conto nostro, iintendersi cadute; ma che, se esso vi ,iJnsilsta, noi si1amo sempre d~spos'td a venrlrglii. incontro, per studia~re dii modo mig.1Lol'e di tradUI"'l'e in atto il progetto.

Ritengo ·che V. E. 'concordi in ciò; ma mi sarà comunque gradito avere comunicazioni sUill'argomento, anche per tenerne informato H Governatore dell'Eritrea.

(l) In un precedente appunto del 17 ottobre, redatto nella imminenza di una visita a Roma di Thomas, Rosso aveva scritto: c La nostra ratifica, allo stato delle cose, servirebbe... soprattutto a rendere possibile un aumento del numero dei delegati operai nel Consiglio senza alcuna garanzia che essi mutino la loro attitudine nei nostri confronti •. Dal canto suo De Michelis, in una lettera a Grandi del 31 ottobre (chiosata da Grandi con un c no •), ribadiva: c Poiché ho qualche esperienza della situazione, mi permetto di esporre a V. E. il mio avviso, recisamente contrario alla anzidetta ratifica.

(2) Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 400.

335

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL CAPO DELLA POLIZIA, BOCCHINI

T. (P. R.) u. 11135. Roma, 30 ottobre 1930, ore 20.

Gruppo HeiJmwehren Innsbruck nel corso ·campagna elettorale antisocialista iniziata in Austria da detto partito desidera inviare a scopo propaganda poliUca a Lienz Tirolo Occtdentale Austriaco automobile provvista apparecchio radiofonico e decorata colori e insegne partito stesso. Pokhè via più breve e comoda per suddetta desttnazione è via Brennero HeiJmwehren domandano tale transito sia loro autorizzato percorrendo automobile ~strada ordinaria. Date cordiali relazioni ·con Governo vicino e con partito predetto attualmente al Governo nUIHa osta da parte .questo Ministero accoglimento riJChiesta. Prego pertanto V. E. voler dare d1sposizioni del caso tenendo presente che transito automobHe avverrà primi novembre prossimo. Gradirò teleg!'afica conferma (1).

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. (P. R.) GAB. S. 55/766. Berlino, 30 ottobre 1930, ore 20,10 (per. ore 23,15).

Mi riferisco mio telegramma stampa circa risultato discussione di ieri alla Commilssione Pa1damentare estwa in mel"'1to disarmo e Piano Young e comund!co seguente informazione su quella seduta da deputato nazional-,soçia:lista che vi

ass:Lsteva. Siccome deputati sono tenuti al segreto prego di consrderare come

assolutamente l!)e:vsonale segreta questa informazione.

Seduta è finita con mo:Lto ["~UmOre per nruillla, specitahnente perchè ail Governo è r:iUSIC'1to uStare nuoVtamoote con swooosso ttarttructa dil1az~ooe, trorvandosi d'aecordo su questo punto con i vari rappresentanti dei partiti che all'ultimo momento hanno avuto paura del proprio coraggio. Goring ha i:nte:vpeUato ripetutamente Curtius ~sulle possibi<lità che si aprirebbero alla politica tedesca specialmente dopo ultimi discorsi del Duce. Curtius ha risposto certo Italia non risparmia beil.le parole ma che, all'atto pratico, non vi è mai da far assegnamento su di esse. Egli ha citato come prova esigenze inflessibili presentate dall'Italia durante trattative Piano Young anche per quel ·che riguarda parte non tutel,arta dei pa,gamoo.ti. Eglli ha ricordato coo mOilto diiSJpetto colllldotrta Irtailria nei dguardi Conferenza per H Disarmo sul quale punto essa ha piantato in asso Germania al momento votazione. Curtius ha detto !ungi dal ~contare su un appoggio italiano, _ritiene ~che proprio da quella parte verrebbero le diffkoltà maggiol'i per una eventuale r~duzione dei pagamenti. Stesso deputato aggiunge che seduta di ieri gli ha confermato impressione che nei riguardi Italia, ad eccezione deUa destra, tutti i partiti sono egualmente ostili e quindi non sarebbe mai da aspettarsi un reaJe cambiamento di condotta nei riguardi I.talia sia che al Governo siano i borghesi ,sia i marxisti -tutti 1la pensano nello ·stesso modo; Kaas ~come Cul'tirus; Le~cht come Breitscheid. Ste1sso deputato dice R. Governo dev'e esse,re guardingo anche verso Schubert perchè anche per ragioni di interesse eg~i è propenso politica francofi·la. Curtius, inte11pe1lato su referendum Hervé (1), si è mostrato dmpermaili~to perchè Hirhlecr: e ~M altri che hanno rioovuto telegramma d.i lui hanno risposto direttamente senza rimandall"lo Hervé come avrebbe imposto d!i,scLpliiJna nazi0tt1:ale.

(l) Cfr. anche t. (p.r.) 11151/26, del 31 ottobre ore 3, col quale Grandi, dopo aver comunicato al console generale a Innsbruck l'ordine impartito a Bocchini, proseguiva: • Vedrà tuttavia V.S. rappresentare opportunamente convenienza soprattutto nello interesse predettopartito che transito automobile rimanga per quanto possibile inosservato e che perciò quantomeno bandiera biancoverde venga tolta nei pressi e durante percorso territorio italiano •·

337

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 2618/337. Angora, 30 ottobre 1930, ore 11,20 (per. ore 24).

Te1e,g;l1amma di V. E. n. 160.180518 (2).

Noti~ie su persistenza in Venizelos della preoccupaz1one francese ed in Mkhalacopoulos della resistenza sono fondate. Ho fatto ieri passi ![)['esso Ismet Pascià e Tewfik Pascià ;per otteneire; P -Invio, al momento della firma, di due doverosi telegrammi al Capo del Governo da parte dei firmatari; 2° -Una espJ.icazlione 'S0p[1a i tr1e patti po1irbici ·Secondo noto progertto (3); ma mentre da parte turca ho trovato su questo punto appoggio incondizionato, da parte greca solo riconoscenza e deciso desiderio non 'impegnarsi in alcun modo. Dopo pressioni fatte :poSiso 'con sicurez:za affermare 1che Governo greco, .pur apprezzando al giusto

valore poliUca di Mhlano e pur condividendo opportunità 1più stretta intesa tra i tre, teme .tuttavia che questa per quanto larvata costituisca una puntata offensiva ·contro la F'rancia e soprattutto teme detta intesa per·chè sotto egida di una grande pot·enza 'come Italia. Questo pensiero è mascherato ·sotto paroile dti. riconoscenza :che abbondantemente Venizelos e Michalacopoulos prodigano qui ed altrove ad ogni 1ntesa. Dopo conversazione odierna Venizelos Bethlen (mio telegramma numero 336) (l) posso maggiormente pre6sare. Venizelos ha detto esplicitamente a Bethlen che egli si dfiuta di andare al di là degli accordi grecoturco [e greoo-1iltaliliano] per le ragioni .seguenJti: l o -pe[1chè egli ol'ama~i è sti.ouro che .se Ja .Jugosliarvia muove Franda provocherebbe una dmmedi,a:tH azione dell'Italia e [del]la Turchia.

l!l presente telegramma continua.

(l) -Allude alla campagna di stampa revisionista, iniziata da Hervé il 16 ottobre. (2) -Numero errato. (3) -Cfr. n. 325.
338

L'AMBASOIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 2,627/338. Angora, 30 ottobre 1930, ore 18 (pe1·. ore 24).

Seguito al telegramma precedente cioè n. 337.

2o -Perchè raggiunto questo scopo essenziale ·si annunzia un'altra intesa globale che non ha il valore di quella particolare e che invece sarebbe sicuramente 'interpretata ~come diretta ~contro la politi'ca wancese; 3° -perchè egli vuole esse·re sempre in grado di di·chiarare alla Francia e al,l'Inghilterra di non essere legato altvimenti degli accordi conosciuti; 4° -.perchè egJ.i ha pTome'sso soltanto a S. E. Capo Governo di conformarsi agli a•ccordi attualmente conclusi. Iniìne Venizelos per rinforzare j,l suo pensiero ha pure prevenuto il suo collega ungherese che pure essendo intenzionato di fare ogni sforzo per addivenire ad un accordo con la Bulgaria eviterà anche allora qualsiasi altro impegno che possa ·condurlo ad un accordo tripartito. A1la ·luce di queste d1chiarazioni di Venizelos 'si spiega chiaramente la formula da lui fatta prescegliere per la questione della parità navale. Un a'ccordo basato soltanto sull'obblJ.go di un preavviso delle due Potenze in •Caso di costruzione di nuove unità, quantunque signtifichi che per ora Le due mall'~ne greca e tur,ca r;1mact'ranno ne;hlo stactm ql!JO, lascia la più .grande libertà d'azione alla Grecia per far fronte alle eventualità della poii,tica dei due campi opposti. Ciò detto mi preme pe,rò di aggiungere che il Presidente del Consiglio greco è oggi convinto delle direttive della politica di Milano e naturalmente le •applicherà sotto le riserve dei quattro punti di cui sopra. Circa .invio del telegramma al momento della firma dell'aecordo ho creduto di fronte a questo ormai chiaTito stato delle •Cose di procedere al seguente accomodamento con Ismet Pascià e Tewfik Pascià. Questo ultimo essendo MiniJstro

Esteri della Nazione .sul territorio della quale si firma l'accol'do invierà un opportuno telegramma al Capo Governo Italiano (1). Da parte sua :Ul Signor MichalaCOIPOulos farà partendo oi)JIPOrtune dichiarazioni all'Agenzia Uffidale. Tutto quanto precede ci dà direttive si,curamente basate.

(l) Sul viaggio compiuto da Bethlen ad Angora, negli stessi giorni di quello compiuto da Venizelos, cfr. i documenti ed. in KARSAI, op. cit., pp. 430-431, 434-442.

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APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO COLL'AMBASCIATORE DI FRANCIA A ROMA, BEAUMARCHAIS

[Roma], 31 ottobre 1930.

L'Ambasciatore De Beaumal'chais domanda d'esser ricevuto d'urgenza. Egli è Iatore della :seguente comunicazione da parte del Governo francese:

• Il Governo francese è d'accordo di r1pl'endere le trattative navali coll'Ita'lia. Ma non può a(Jcettare che esse siano impostate sul riesame del,la proposta italiana dell'agosto u.1s. La rp'roposta italiana dell'agosto (2) pur contenendo alcuni clEmJJenti accettabiLi da pail'lte francese conol!Udeva alla pa'l.'iltà, s:ia p!U["e a:pprossrl.mativa, delle due flotte, ragione per cui deve essere ben chilaro che essa è stata rigettata dal Governo francese.

La 'contrOIPJl'oposta Maslsigli del 2 ottobre (3) deve essere aippunto considerata come un rigetto della pdmitiva proposta italiana. Deve essere innltre ben chiaro che il Governo francese nell'accettare la ripresa del negoziato domanda che l'Italia si 'impegni preventivamente a non cercar·e di raggiun.gere un accordo che possa comunque e.s,sere interpl'etato come il raggiungimento della dchiesta italiana della [Jadtà ».

Ho dichiarato all'A'mba's'ciatore De Beaumal'lchais che la sua comunicazione mi riempiva di mag.gior stupore di quello 'che .già non lo avesse fatto la sua comunicazione di due giorni prima (4), che il Governo italiano non a'ocettava, nè accetterebbe mai questa preventiva limitazione de'l negoz~ato navail:e, limitazione secondo ·la qua·le il Governo francese, ·instaurando un metodo assolutamente nuovo in qual1siasi genere di negoziato, pretenderebbe nientetmeno che dal Governo itaHano una interpreta:z;ione preventiva di quelle che potrebbero essere le cono1u:sloni del negoZJi·a~o, che, a sua vol!ta, iil Governo it,a11ano dies1dera sia messo ben in chiaro •che non :solo esso non rinuncia alla parità, ma pur essendo disposto ad esaminare qualsiasi proposta per un accordo navale queste proposte saranno accettate o no a .seconda che esse siano suscettibHi di rportare o no alla parità navale italo~francese.

Testo del trattato greco-turco di amicizia del 30 ottobre e testo del protocollo sulla limitazione degli armamenti navali, dello stesso giorno, in MARTENS, Nouveau recueil généra! ecc.,

xxv. pp, 510-516.

L'Ambasciatore De Beauma~chais ha dichiarato questa risposta come • non satisfaisante • per il Governo francese. E su questo punto i1l coiloquJo è finito.

(l) Lo stesso giorno Russdi bey inviò a Mussolini un telegramma col quale, al momento della firma del trattato greco-turco, lo ringraziava « pour les efforts déployés par V. E. en vue de faciliter et de réaliser cette entente •.

(2) -Cfr. nn. 220 e 221. (3) -Sic, anziché 19 settembre (cfr. n. 261). (4) -Cfr. n. 332.
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L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 2631/514. Londra, 31 ottobre 1930, ore 20,50

(per. ore 2,25 del lo novembre).

Assunte informazioni al Foreign Office ~su quanto qui msultava circa notizia prossJma ratifica trattato navale da parte Francia indipendentemente accordi con Italia. Craigie mi ha detto che nessuna :formale proposta o informazione era giunta ufficialmente da Pari:gi in questo senso. Egli era però personalmente propenso a ritenere verosimile tale soluzione di cui già altre volte si era tenuto parola e considerava potesse giovare se non altro come incentivo ad un ausprcato. accoroo generale. Mi ha chiesto che impressione avrebbe fatto in Italia se lasciata in disparte da accovdo quattro grandi Potenze navali. Ho risposto parlando esclusivamente dal punto di vista mio pevsonale e pensavo che H mantenere impregiudicata ,la propria libertà di azione all'infuori di ogni impegno non poteva dispiacere all'ItaHa e gli ho mpetuto che doveva essere ormai ev~dente per la buona volontà dimostrata finora ~che !l'Italia avrebbe p~eferito giun,gere ad un accordo con la fiancia e non è stata colpa sua se in dieci mesi non vi si è giunti (1). Craigie ha avuto aria di disapprovare brusca rottura trattative di Ginevra e pubblicità da noi data a tale rottura 'Per gli argomenti che mi ha detto avere già ripetutamente esposti a Rosso. Pur rendendosi conto della grande difficoltà di una ripresa delle trattative ha espresso tuttaV'ia speranza che passo di Gdhson a Roma (2) possa ~ea quaiche cosa. Come è noto idea dli Crnfugie è che soluzione potrebbe essere trovata in un ~accordo provvisorio che senza tener 'Conto nè menzionare parità o non parità fissasse programmi navali indipendenti dei due paesi fino al 19,36 senza pregiudicare in alcun modo l'avvenire e tenendo anzi tacito conto deHe possibilità materiali di esecuzione dei prog~ammi stessi (3).

(l) -Su un riavvicinamento anglo-franco-americano in materia di disarmo navale, in atto· in quei giorni, cfr. le notizie in DB, nn. 253, 255, 259, 261, 262; sul timore di isolamento da parte dell'Italia e sul proposito di riprendere il negoziato con la Francia cfr. ibid., nn. 263 e 264 (4 novembre). (2) -Cfr. n. 346. (3) -La proposta di Craigie, quale risulta da un posteriore appunto ministeriale, nella sua formulazione definitiva tendeva • a fermare la costruzione dei grandi incrociatori dopo ultimati i programmi del 1930, limitare quella degli incrociatori leggeri e dei cacciatorpediniere al' rimpiazzo delle unità "over-age ", e -per i sommergibili -a una limitazione del tonnellaggio totale dell'Italia a 52.700 tonn., mediante radiazione delle unità "over-age" e rimpiazzo· solo entro il limite suindicato. Stabiliti questi criteri la proposta inglese non faceva menzione di cifre •.
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IL MINISTRO AL CAIRO, CANTALUPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 3635/1054. Cairo, 31 ottobre 1930.

Mi onoro rispondere al telespresso di V. E. riservatilssimo 179 del 28 luglio 1930, relativo alla politka araba (1).

Il 11ita11do della presente 11tsposta è dovuto al fatto che durante i mesi estivi una stasi si è determinata, nei miei rapporti con gli ag.enti dei vari Stati arabi, i quail.i ora rientrano in Cairo.

Prendo atto delle chiare d:strllZ!ioni che V. E. si è compiaciuta di Ìlmpartirmi, in particolm-e con i paragrafi I e II del sopracitato dservaHssimo 179 del 28 luglio, e ass~curo che le eseguirò con la maggioil'e scrupolosità.

In tale intento ho mandato a Porto Said l'addetto coloniale di questa Legazione, per mettere il Governatore Astuto a giorno degLi elementi in mio possesso circa la situazione attuale, quale essa appare vista da Cairo. ]l Governatore mi ha comunkato di condiviidere H mio pensiero sulle vm-ie comunicazioni fattegLi a mio nome dal detto funzionario, e di voler tenere contatto con questa Legazione per le informazioni riguardanti i problemi ·di ·politica araba; in tal modo ritengo •assicurata anche localmente quella 'collaborazione tra Esteri e Colonie che è aiLla base di qualsiasi ipotesi di successo di una nostra politica in Arabia. L'arrivo del Comm. Astuto in Eritrea, dati i precedenti anni di collaborazione che •con lui ho avuti nel medesimo campo dal 192,4 al 1926, assicura pienamente ·questa LegaZiione ohe Asmara e Cairo eseguiranno in perfetta armonia di indirizzo e di intenti tle istruzioni che V. E. impartirà: e, in pochi mesi, la sua azione è già fruttuosamente avvertita dagLi agenti arabici che avvicmo in Cairo.

Da parte mia, mentre ringrazio della benevola considerazione che l'E. V. :attribuisce alla mia azione, assicuro della più attenta e vigHe cura per va[orizzada al maggior grado. Le direttive espressemi dall'E. V. mi saranno di guida precisa ed esatta, e la loro utilità ed efficacia sarà principalmente determinata dalla situazione e funzione del Ca·iro quale centro di osservazione ed investigazione.

La scomparsa della Turchia islamica ha fatalmente fatto convergere in Egitto gli elementi deHca evoluz,ione mussulmana. Anche i Turchi residenti m Egitto si sono oramai assimilati agli Egiziani, perchè la RepubbHca arelrgiosa di Kemal ha trasferito volontariamente al Cairo la funzione di centro dell'islami:smo; infatti al Cairo, non ad Angora, sopravvic~e la presunz,ione e la aspirazione dell'eventuale risorge•re della fun~ione califfale. l'l caHffato è scomparso perchè è mancato al suo compito essenziale di asstcurare la integrità territoriale dell'impero mussulmano, ma permangono in Eg·itto correnti non trascurabili, fra i dotti mussulmani e la gioventù nazionalista che ancora vi adertscono, e che

sono depooli.tari deilll'lidea non soilitanto per spiJr,iJto rehlgioso ma per fa[me l"ÌÌSSrgere in Egitto i:l vigore politico. AHa univel'sità di El Azhar ancora si tengono le fHa di questa trama, e [a candidartura del Re Fuad al trono cali.ffale è scartata per il momento solo in quanto il sovrano egiziano deve prima acquisire la condizione • sine qua non • per essere Califfo, doè ~a indipendenza completa dall'lmpel'O inglese; qmstione quindi da considerar,si rimandata, ma che rimane ancora aperta, e suscettibile di rivivere ove il Sovrano d'Egitto assuma le necessarie qualità per aspirare legittimamente al califfato di tutti i mussulmani.

Per gli inglesi stessi J.a Residenza del Cairo costituisce l'organo coordinatore di tutta La poLitica inglese in Oriente, ed è l'M,to Commissario in Egitto che ha il compito di coordtnarla per meglio fronteggiare le correnti arabe che a~l Cairo convergono, onde reaHzzare la indipendenza degli stati d'oriente. A ta[ proposito desidero osservare che la con~cezim1e dell'E. V. su1la funzione di fiancheggiamento e coordinazione della Legazione nei confronti dell'opera che dovranno svo1gere, sulle direttive del Ministero Esteri, gli organi locaili, è pienamente chiarita nelle considerazioni contenute nel telespresso ministriale e sarà mia massima cura osservare iÌ Umiti imposti dalle esigenze generali della poEtica estera negli affari d'oriente, l'a cui sensazione è in maggior grado percettibHe al Cairo, vero termometro deLle ripercussioni che la nostra azione locaLe può provocare sia nei riguardi delle Potenze europee sia degli stati arabi. Sono pwoiò pienamente conscio della necessità di subordinare ai fini deHa poHtka generale tutta la azione ~ocale in modo di mantenere le proporzioni e 'la misura, affinchè g1i obiettivi deHa politka particolare nostra in Mar Rosso non intacchino quelli di politica generale, specie nei :dguardi degli ingle1si. NeHa convinzione, in cui sono da anni e in cui resterò ~sino a quando non avrò diverse direttive, che alcuni interessi italiani non possono realizzarsi che nell'orbita di una azione amichevole verso gli inglesi, avverto ora di qui che, se le nostre azioni locali compromettessero quella amicizia, sarebbero compromessi i moventi e i fini della nostra az,ione genera'le. Da ciò balza netta la sensazione della necessità che la politica italiana in Mar Rosso sia non ,solo :iJspirata agli interessi coloniali, diretti preeipuamente alla intensificazione dei rapporti economici con i paesi confinanti ~coi nostri domini, ma anche alle finalità generali della nostra politica estera. Col tempo, e cioè man mano ,che l'atteggiamento dell'Ingh1Jterra di fronte alla evoluzione in a~tto n:ei paesi arabi sinora più o meno soggetti aUa sua influenza avrà assunto una forma meno incerta, si potrà pr~escindere di più dalle consideTazioni suddette, ma per ora conviene non soHevare diffidenze che ci ostacolerebbero fin dall'inizio della nostra poHtica orientale. Su que,sto punto, domando a V. E. se ritenga opportuno che, anche per quanto tocca i problemi arabki, questa Legazione prenda ~contatto, ove se ne presenti la occasione e l'opportunità, ~con i funzionari specializzati deHa Residenza. Io riterrei subordinatamente che un sistema di franche osservaz,ioni concorrerebbe a dare alla noska azione, agli occhi degli ingle,sli, quel carattere di sincerità e di legittimità

che forse meno evidente appare, se tra questa Legazione e la Residenza mai si parla dei,la materia: tanto, nessuno impedirà ai rappresent~anti dello Imam Jahia e di Ibn Saud, che qui vengono a vedermi, di ri:ferire agli inglesi i nostri colloqui.

Vorrei ora pregaa-e V. E. di consentirmi a1kune considerazioni di carat,tere

pregiudiziale, quali risultano da questi primi mesi deUa mia esperienza.

Non 1credo si possa essere ottimisti sulle possibilità, da alcuni forse intravvedute in mtsura maggiore 'che io non veda, di riprendere raptdamente e in pieno i nostri rapporti con la Penisola .Ar:abica. Anche prescindendo provvisoriamente dai fatti nuovi ohe potrebbero nascere in seguito alla asserita e non improbabhle Federazione sotto l'egtda britannica di staterelli arabici gravirtanti sul Golfo Persico, sembrami rpotersi dke che durante gH ultimi due anni la nostra situazione non è affatto migliorata nè presso lo Yemen, nè nello Heggiaz. Devo obbiettivamente riferire la impre,ssione quale risulta ,dai colloqui con gli agenti dei vari staterelli. L'Imam Jahia, mentre valorizzò l'accordo con ntalia aHor,chè esso valeva per lui 'Come primo riconoscimento ufficiale dell'autorità e indiJpendenza dello Stato iemenita da parte di una Grande Potenza occtdentale, nel momento in cui lo Yemen era in ,conflitto critico con ,l'Impero inglese, si è gradatamente adoperato a svruutare esso accordo con i'Italia, dal giorno in cui avendone tratto tutti i benefici che poteva trarne, temette solo di rpoterne essere danneggiato ne1le sue relazioni dkiamo co,sì di politka estera. A tal proposito mi sembra si possa ritenere che la politica estera deH'Imam Jahia consiste nei seguenti punti: primo, costante siìorzo per sistema11e in qualche modo i suoi rapporti ,con il Protettorato di Aden, sforzo che qualche risultato ha rpur dato, essendosi in realtà creato uno stato di relazioni piuttosto stanche e tendenzialmente pacifiche: del qua,le anche questa Residenza mi pa11lava recentemente con compiadmento; secondo, occhio ben fisso sullo Assir, e quindi sullo Heggiaz, nella speranza e nel timore dnsieme che una qualche compHcazione si produca

o prima o poi, che ~li consenta di realizzare i suoi sogni; terzo, ottenimento di armi da qualunque parte, (anche sotto questo aspetto H nostro Trattato vale meno di prima, in quanto esso rappresentava 1pochi anni fa l'unica via per la quale 'lo Yemen poteva armarsi, mentre ora queste v:ie si sono moltipUcate).

Meno precise a tutt'oggi sono le mie impressioni sulla situazione effettiva che abbiamo neHo Heggiaz, perchè minor messe di informazioni dir,ette ho potuto fuliora rnccogliime. Preghere:i V. E., a proposito del 11Lconoscimento da parte nostra del Sovrano Ibn Saud, di volermene con la consueta benevolenza informa:I1e, e dii voiJermi se possibille :!iar ,conoscere quawi sono i :liimHli rag~iunti finora dall'azione del nostro Console a Gedda, e ciò per mia norma di linguaggio soprattutto nei riguardi dello Idriss d Morgani. In linea generale mi pare si possa dillre fino;ra che l'Inghhlterra imped1rà eventuailii nmtri tenrt311Ji.vi di penetrazione nello Heggiaz, e solo ritengo si possa in generale sperare che buoni risultati darebbe 1colà o potrebbe dare una nostra azione, se coordinata a Londra, a Roma ed al Cairo ,con gli intendimenti ingle,si. Ogni qualvolta i funzionari inglesi di questa Residenza specializzati nel servizio orientale mi parlano dello Heggiaz, tratteggiano ,la politica inglese nei ~confronti di quello stato come veramente essenziale ari fini dell'organizzazione imperiale tra 11 Golfo Persico ed il Mediterraneo, e parlano anche della personalità di Ibn Saud come di un perno, tendenz]almente druido, ma soli!do se ben con1J!.'o1,}a,to, de1l'az&one deùil'Oruen

tal serv1ce. Debbo altresì rappr,esentare l'opportunità, per una migliore organizzazione dei servi:zJi d'informazdone, che vengano diretti a questa Legazione per cono

soonza, ri rapporti concernenti J:a poLilt1ca 8JI'aba non sn1tanto dai ooniSioLa,ti, oiò che V. E. ha già benevolmente disposto, ma altresì dal Governo dell'Eritrea. Quando si pensi che informazioni importanti del Governatore Astuto potrebbero pervenrirmi oltre un me,se dopo che sono partite daLl'Asmara, la mia richiesta apparirà :Lspirata al miglioramento del servizio. Giudichi l'E. V.

Vorrei tnfine pregare l'E. V. ad autorizzarmi a sistemare anche H problema di un giornale italiano scritto in lingua" araba. Ritengo tale organo di grande importanza per la nostra penetrazione nel mondo arabo ed egiziano, e per la diffusione in esso deUe idee a noi favorevoli. Durante quest'anno e fino a qualche settimana fa i! noto giornalista Abd el Gani ha fatto usoke un g~iornale settimanale, con mezzi in vario modo da me stesso procuratigli. Ma questo settimanale ha ~cessato proprio in questi giorni le pubblicazioni, non :potendo io ~n alcun modo sovvenzionarlo e prolungarne l'esistenza: infatti diai miei •Calcoli appare che la ·continuazione di questo .giornale costerebbe da sola intorno a 150 mila lire italiane annue, che sono molte. Sono arrivato invece alla conclusione che sia ,gufficiente, a partive dal l o gennaio 1931, una rivista mensHe di 40 pagine ogni numero, la .cui spesa non super.e:rebbe le 60 mila J.ire italiane annue, secondo preventivi ~che ho già controllati. Da qualche anno le riviste politkhe hanno una diffusione fortunata nel mondo arabo in generale e più ne escono, più se ne vendono: ~l'Islam del vicino Oriente è in una fase in cud polemizza, discute, si informa, ,si orienta. Una rivi,sta in arabo ed edita al Cairo, per la diffusione delle nostre idee e per l'abi'Le difesa dei nostri interessi generali, sarebbe, a mio par&e, strumento parttcolLaTmente adatto per una l<argla e continuativa presa di contatto tra noi e ·l'opinione pubbli:ca araba, e permetterebbe a questa Legazione di intonarla in modo da rappresentare anche un .siJmpatico ed intelligente legame con l'opinione pubblica egiziana, ai cui fini U Giornale d'Oriente che controlliamo attua,lmente 'in Alessandria non serve a nulla, poichè esso è letto solo dagli italiani. Mi permetto domandare calorosamente a V. E. approvazione a questo mio progetto, dana ~cui l'eal:izzazione molto mi attendo, avendolo studiato a fondo e con elementi di fatto.

Le erogazioni che questa Legazione dovrebbe essere in grado di poter fare dLpendono dalle seguenti necessità:

a) mezzi per pubbHcare la Rivista progettata e per compensare periodicamente direttore, redattori, oltre ~che giornalltsti in genere dei principali organi della stampa araba, in modo da poter .controllare ·le redazioni stesse;

b) compensi gratifi·cazioni per servizi politici segreti a notabili, fiduciari, agenti d'informazioni sia egiziani sia degli stati arabi, indispensabili per poter competere con altre rappresentanze diplomatiche che dispensano fondi segreti.

Pur attenendomi a critevi dii l'ligLda economLa, non posso esimermi daJ chiedere che sia ricostituito per il primo titolo (servizio stampa) lo stanziamento ·che già era stato accordato un tempo e poi tolto al mio predecessore e cioè L. 10.000 mensili. Per le ·spese polittche e del servizio informazioni conviene prevedete una somma almeno uguale, ma essendo fatte in gran parte nell'interesse della azione politica dei governi della Libia e dell'Eritrea potrebbero essere a mio subordinato avv1so ripartite come segue:

Governo dell'E!I'itrea L. 4.000 mensili; Governo della Cirenaica L. 3.000 mensili; Governo deHa Tripolitania L. 3.000 mensili. Debbo segnalare che delle

10.000 lire ~complessive, che dovrebbero far carico ai bilanci coloniali suddetti.,

4.000 l:ir,e mensil'i vengono già corrisposte dal governo dehl'Eritrea più specialmente rper servizio ·stampa ed informa:llioni concernenti l'Arabia. Sarebbe quindi sufficiente provocare stanziamenti corri:spondenti a L. 3.000 mensiH ciascuno da parte dei governi di Tripoli e Bengasi (1).

(l) Non rinvenuto.

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. s. 3817/2211. Vienna, 31 ottobre 1930.

Ie·rsera Geisser Celesia si è incontrato col principe Starhemberg, il quale mi aveva fatto conoscere H suo desi:derio di ottenere un altro versamento. Stm-hemberg s1i è liimitalto ad enJUmerare, con vivo compdiacimento e con fiducia di buoni risultati, i var~i provvedimenti da lui presi in que,sti giorni, quale ministro, per assicurarsi una più efficace e leale coope~azione dei corpi armati. e cioè rimozione del vice-presidente della polizia Pamer, trasferimento da uffici politici a uffici amministrativi del sottocapo Pollak e di altri, mutamento del capo della gendarmeria di Sa:Hsburgo e trasloco di va~i mag.i:strati di tendenze democrattche. Ha asstourato che mercè i fondi ora a sua ditsposi:llione, compilertati da drca 150 mila scelilini deUe banche e 200 mHa delle industr,ie, aveva potuto mi~liorare il servizio mformativo delLe Heimwehren e ottenere notizie su vari depositi d'armi dei sociaHsti, per H sequestro delle quali i1 Consiglio dei Ministri di ieri gli aveva dato autorizzazione. Intanto procedono a ViJenna e in provincia azioni di perturbamento di comizi dell'opposizione. E~i •confida che per il 4 o il 5 novembre potrà suscitare nel Pae,se uno stato di aperta agitazione, che per il momento è .costretto a ritardare affine di non far coincidere questi disordini con l'epoca dei rinnovi da parte deHe banche estere dei crediti privati a breve scadenza J.a ·cui maggior parte è richiamabile al 31 corrente.

In Consiglio dei Mini:stri non si è sinora parlato di come approfittare di tale agitazione 'Che si sviluppa, essendovi alcuni Ministri, tra i quali Heirnl del Com

È stata attentamente presa in esame da questo Ministero la proposta di V. S. di pubblicare costà una rivista settimanale [sic] italiana scritta in lingua araba. Ma, malgrado le considerazioni prospettate da V. S., questo Ministero ritiene che sia preferibile usare dei limitati mezzi finanziari, che possono esser messi a Sua disposizione per cotesta stampa araba, in modo diverso, influendo cioè sui varii giomali e riviste arabe di costì e cercando di modificarne l'atteggiamento, o temperarne i giudizi in nostro favore: in una paro~a. come la S. V. si esprime, controllarne le redazioni. A tale scopo questo Ministero mette a disposizione di cotesta Legazione la somma di L. 3000 mensili, spiacente che le attuali difficoltà finanziarle non permettano di ripristinare integralmente lo stanziamento che per un certo periodo era stato accordato al di Lei predecessore •.

Cfr. peraltro la seguente annotazione fatta da Grandi a margine di un appunto di Guariglia del 23 gennaio 1931, relativo al problema della stampa araba: c Bisogna trovare assolutamente 9000 lire al mese sui fondi stampa, se occorre, prendendole da altro servizio meno importante •.

mercio, di cui non si è in tutto sicuri. Però da colloqui privati avuti con SeiP€1 egli ,sembra ritenere che questi non farà opposizione ad •atti itH.egali • dopo le elezioni, se esse dovessero riuscire sfavorevoli per i partiti borghesi •. Quanto a Vaugoin, questi non si pronuncia, ma la di lui consol'te (e si dice iSIPiratdce) ha invece mandfe,stato alla principessa Starhemberg la convinzione che coi soli mezz,i legali non si verrebbe a ·capo di nulla.

In breve 1SÌ può dire ·che Starhemberg, anche mettendo in rischio iLa sua persona, 'come iersera in un comizio-rivista delle Heimwehren nel quartiere più sovversivo di Viemm, e domani a Steyr altro centro comunista, si sforza di produrre quella situazione che consenta ed imponga al gov.erno di agire.

Lunedì o martedì Starhemberg si è riservato di farmi chiedere ulteriori rimesse. Di •quelle finora avvenute non ,si è fin qui parlato da alcuno; e, secondo lui, neppure gli ungheresi le suppongono.

Prima di chiudere questo breve rapporto ·credo dover riferire, per affinità di materia, su un colloquio di uno dei generali più noti e vicini a Vaugoin con il R. Addetto militare. H generale si è detto convinto che se le elezioni andranno male si dovrà agire. L'esercito è :fledele e pronto, e anche se Vaugoin si opporrà in princ1pio, dovrà finke con il consentire.

(l) In risposta a questo rapporto fu preparato al ministero un telespr., che peraltro non fu spedito, del quale si pubblicano i seguenti passi: c Ritengo con V. S. opportuno che, a meglio svolgere l'azione di informazione e di fiancheggiamento di cotesta Legazione per quanto ha tratto alla politica araba, V. S. abbia, presentandosene l'occasione e l'opportunità, contatti con cotesta Residenza dando ad essi un contenuto in armonia con il carattere delle nostre relazioni con l'Inghilterra circa i reciproci interessi nel Mar Rosso, ed insieme con i rapporti che l'Italia intrattiene con i due Stati Arabi della costa orientale di detto mare...

343

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL PRIMO MINISTRO INGLESE, MAC DONALD

L. P. (l).

Your very friendly letter of September 30th encourages me to open my mind to you quite ifreely on the subject in whkh you are so de~ply interested arJJd which also is -I •can assure you -one of my constant and most serious preoecupationrs.

I must admit that the present situation as to the naval negotiations with France is far from being a satvsfa'Ctory one. At the ,same time I am really at a 1loss to see what praticai step cou1d be taken at present in order to improve it and •to he,lp it toward a solution. My pessimi:sm has .come out of the great deception I have felt at the failure of the recent • unofficial • conversations.

When I took ·the initiative of suggesting such conv:ersations I was confident that they wou1d have marked, if not the .final settlement of ali the difficulties, at ·least a substantiaJ progress in the right dkection. My hopes we11e founded on the fact that our experts wou1d have gone to Paris with instructions enabling them to meet the·ir French col:leagues half way in rthe pursuit of an agreement. I quite realized, of colll1se, that :Such an agreement could onily be reached through mutuai concession:s.

As .a matter of fact, the Italian experts w.ere able to submit, at the very beginning ·m their conversations in P.arts, a proposal showmg the spirit of conciliation in which they intended lto deal with the qu:estion.

The ItaLian propositions were dtscussed at leng.th and our expevts went as far as they could in their endeavou11s to e!Lminate diffi.culttes and to meet the l<"1!1eil!ch podntls of vlilew. Yoru cerrbailillly know the substance of the Itcrlillan propositions and I like to bel:ieve that you agr.ee wLth many other.s in considering them at least as a mark of honest .goodwill and fair dealing.

Indeed, nobody oould e~e'Ct that our experts should have surrenldered in Pads all the posUions we had upho1d at the London Conference; but, in a matter of thi.s ktnd, isn't the • 'compromise • ·the only possible way out of the difficulty? A compromise asks foir conce·ssioDJs from both sildes and there is no doubt that the Italian propositions implied a certain amount of derogations from our originai st.andpoint.

Unfortun:ately there has never been any ·sign of concessions from the F·rench side and you know that in Geneva, when the unofficial convwsations had already lasted about one month, there •came from the prindpal French expert a • suggestion • (l) whkh com(l)letely ignored: the Italian points of view an:d gave us the irn[:>~ression that Frrance did not really intend to •Come to an agreement unless it was reached at our entire disa:dvantage.

I felt at that moment that further conversations could serve no praticai puvpo.se and therefore instructed our experts to leave matters as they were.

Then M. Briand urged me not to consider the conversations as definitely broken, but to give him time to go back to Paris and submit the question to the Cabinet. Mr. Henderson joined in that recommendation and I was iiJII'ompt to agree (2). Silnce then, not a wol'd :tnom Pa,rils. Whart can we do except to stirck to our London position, waiting for France to show UJS a sign of goodwiiLI?

This is the ,situation, as I ·see it, without any other feeling eXJcept one of deception. My earnest desire to cooperate in the l'eduction of armaments has not weakened; but I ask myself whether any progress can be made as long as France wiH pe11sist in looking into the problem exclusively from her own point of view, which is entirely focused on the theory of • abso1ute needs • and on the fetish orf security.

(l) Questa minuta, di cui non è certa la spedizione, s1 mserisce fra i documenti di ottobre perché risponde alla lettera di Mac Donald del 30 settembre, non rinvenuta. Il contenuto è analogo a quello del n. 304.

344

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Angora, 2 novembre 1930, ore 16,10 (per. ore 21,40).

Questo Ambasciatore di Russia di ritorno da Mosca mi ha messo al corrente delle conve11sazioni •Co,là ·svolte ·in occasione deHa visita di questo Min1stro Affari Esteri ·Che collimavano con quanto riferii a suo tempo e con quello che ha comu

nicato lnicaTicato d'Afliari Mosca (1). Da parte sua si dimostrò part1oolarmente soddlilsfubto de1lie convensamOIIlli avute con i diiiD~genti delilia poli~ica !ruSSa dopo la partenza dii Tewfik Pascià e dopo a\Oermi chiesto se V. E. andrà prosswamente a GineVTa per la questione del d1sarmo, mi ha proposto oome sua idea strettamente personale di coopera'I'e con lui a provocare un incontro tra V. E. e Litvinoff ~che sembra opportuno per rafforzare cordialità delle re,lazioni tra i due Paesi. Ambasciatore di Russia agisce evidentemente dietro istruzioni del suo Governo. Poi,chè conversazioni turco-russe a Mosca sulla que'stione del'la Paneuropa hanno dimostrato identità di vedute con la tesi itaHana, esprimo opinione favorevoLe ailiLa pTorposta Surits e prego V. E. te1egraf!ill'mi Sue ailrte iJstruzLOIIlli ed anche se devo spingere Tewfik Pascià a venire a Ginevra.

(l) -Allude alla proposta Massigli, per la quale cfr. n. 261. (2) -Cfr. nn. 264, 270 e 271.
345

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO

(Copia; Fondo ambasciata di Londra)

Roma, 3 novembre 1930.

L'ultimo numero del giol'nale dei fuorusciti parigini La Libertà, stampa neHa sua seconda pagina (2) che • l'opinione pubblica inglese è contro il fascismo •. Mi informi.

346

COLLOQUIO COLL'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA, GIBSON (3)

[Roma, 3 novembre 1930] (4).

L'!iJdea che il Si,gnor Gibson per incarico del Presidente Hoover, è venuto a sottoporci per la ,soluzione deHe difficoltà franco-itaHane nella questione navale, è :stata formulata presso a poco nei seguenti termini:

• L'accordo è risultato fino ad oggi impossibile perchè nè l'uno nè l'altro paese ha voluto o potuto rinunciare alle tesi fatte rispettivamente va:lere a

Londra (princdtpi:o della parità rper l'Italia, richLesta di una certa superiorità da parte della Francia).

Di fronte a questo contrasto noi intendiamo continuare a r.imanere neutra:li. Siamo però, al pari dell'Inghilterra e del Giappone, direttamente interessati ad un accordo fra F·rancia ed Italia, perchè la sua mancanza può mettere in pericolo il funzionamento della rparte 3a del Trattato di Londra.

Non intendendo esercitare akuna pressione perchè J.'una o l'altra parte rinunci ai suoi prindpi ed abbandoni le sue posizioni, noi veniamo a proporvi una soluzione provvisoria, tendente a rinviare La soluzione definitiva ad un momento più opportuno, ma a dare nello stesso tempo all'Inghilterra una certa garanzia di non essere messa nella ne,cessità di invocare 1la clausola di salvaguardia :contenuta nel Trattato di Londra.

La ,soluzione cons1sterebbe in questo: Francia ed ItaLia farebbero, ciascuna per proprio conto, una dichiarazione dei programmi di costruzione che intendono di effettuare da oggi aL 1936 ed ai quaLi esse si propongono di attenersi, a meno che sorgano circostanze taLi che consigLino di modificarLi.

Le due dkhiarazioni sarebbero adunque unilateraH ed indipendenti. Esse non avrebbero carattere impegnativo. Esse non pregiud~cherebbero l'avvenire, non 'impi!Jicando al!cuna it"lmrmclia a principi procLamati, potendo anzi essere accompagnate -ove lo si giudichi necessario -da esplicite riserve confermanti il mantenimento dei principi stessi.

Pur trattandosi di dichiarazioni indipendenti, sarebbe evlidente la convenienza ·che hl loro contenuto -cioè le cifre relative ai riJspettivi programmi di costruzdJOine -venisse poss~bHmente concordato fria ti p,aeSi dillteressami. Tall.e compito potrebbe essere affidato agli esperti ·che si incontreranno a Ginevra in occasione delll:a l"iinnione dleùilia Oomm~ssione preparaJtoria •.

Questa in sostanza la proposta G1bson. L'Arrnbasciatore americano ha fatto sapere che, avendola sottoposta al signor Tardieu (1), quesr!Ji si sarebbe espresso in linea di massima in senso favorevole.

Gibson ha detto che, valendosi della sua antica amicizia col Pr,esi!dente del Consiglio francese, egli gli aveva segnailato la grande · responsabi.Id.tà che la Francia si assumeva con la sua politica di armamenti e la necessità, di fronte a Ginevra, d'le desse prova della sua buona V1olontà di ddurre le sue pretese.

Il Segretafl'io di Starto Stimson, pa1'11ando oon il'Amba,scm01'e De Ma:r:tilno, si è mostrato • lieto di poter dire 'Che i passi di Gihson acvcevano ottenuto a Pari·gi, un successo al di là di ogni previsione • (telegramma n. 652 da Washington).

A sua volta il signor Craigie, del Foreign Office, ha segnalato a Bordona!ro la ,soluzione pl'ospettata da Gibson come la possibile via di uscita dane presenti difficoll.tà (teleg•r. M4 da Londra) (2).

Contemporaneamente aUe conversazioni romane di Gibson, la stampa franoe,se ha •lanciato la notizia che i!l Governo di Parigi si disponeva ad aderire agli accordi di limitazione conclusi a Londra dalle tre Potenze oceaniche.

Merita di essere segnalato a questo riguardo il telegramma.,stampa n. 653 da Washington, che riporta una :corriS~Pondenza di Costantine Brown al • Chicago

Daria.y News • (l) (Oootantine &own era, a·llia Con:llereru:a dii Londra, UiilO dei

giornalisti meglio informati ed agiv•a •quasi come fiduciario della Delegazione

ameri•cana).

Secondo il Brown, l'accordo a quattro sarebbe possibile per le seguenti

ragioni:

La Francia, avendo deciso di riprendere la costruzione di navi di linea (per le quali può usufruire del credito di 70.000 tonnellate riconosciuto a:d essa, come ail:l'IrtalLia, dal T·mrbta•to dii L·omJdra), cer,chterebbe con questo mezzo di mall1ltenere ferma la sua superiorità nei riguardi dell'ItaHa. La F·rancia si proporrebbe di •costruill"e tre naV<i di .J,m,ea, contando che J.'Itailiia, rper rag~1olllli di economia, non la seguirà su questa ,strada. D'altra parte, poichè il. principio teorrco della parità è acquisito all'ItaHa in fatto di navi di linea grazie al Trottato di Washington, il Governo italiano potrà accettare tale superiorità francese più fadlmente che per le altre categorie. Ciò permetterebbe alla Francia di abbassare le cifre dei suoi progr•ammi di costruzione per gli incrociatori, cacciatorpediniere e sottomarini, in modo da portare il totale del tonnellaggio francese per il naviglio ausiliario ad un Hv·ello accettabile dall'Ammiragliato bvitannico, ciò che renderà possibile l'adesione francese alla 3a Parte del Trattato di Londm, indipendentemente da un accordo con l'Italia. La Franc1a cercherebbe però di garantir.si nei riguardi dell'Ita'lia con una clausola di salvaguardia, che riserverebbe la sua libertà d'azione nel ca·so che l'Italia intensificasse le sue costruzioni al di là delle previsioni francesi.

Secondo il Brown, la Francia farebbe giuocare •la clausolla di salvaguardia quando l'Italia iniz1a•sse essa .pure la costruzione di navi di linea. Secondo altre corrispondenze di giornali parigini, tale clausola agirebbe quando le costruzioni italiane arrivassero ad intaccare iii margine di superiorità (240.000 tonn.?) che la Franeia intende conservare nei riguardi italiani.

Indi-pendentemente dalle notizie di stampa surrHerite, che potrebbero anche rappresentare, in una certa misura, deHe manovre tendenziose, merita di essere rilevato che nella conversazione di S. E. Bordonaro al Foreign Office il signorr Oraigie gH ha detto • essere pe11sonalmente propenso a ritenere verosimhle tale soluzione (cioè l'accordo a quattro con esclusione dell'Italia) di cui già altre volte si era tenuto parola, e cons1derare che essa avrebbe potuto giovare se non altro come incentivo ad un auspicato aecordo generale •. Con le quali parole Craigi,e sembra aver voluto far sentire che l'Inghilterra è propensa a facilitare l'adesione della Francia a1l'!accordo deille tre Potenze Oceaniche anche indipendentemente daU'Italia, ove questa non si accordi con la F~ancia sulla base dell.loa dilchi<aif'a•zione dei prog•mmmi di co3truztione (2).

Sarebbe prematuro voler fissare fin da ora, sulla base di elementi incerti ed incompleti, la precisa linea di condotta che converrà al R. Governo di adottare di fronte alla nuova situazione. Appare invece necessario ed urgente decidere circa la risposta da dare a Gibson in merito alla proposta concreta che egli ci ha fatto: Se cioè l'Italia è disposta a fare, contemporaneamente alla Francia, una dichiarazione unilaterale per indicare i programmi di costruzione che intende effettuare entro il 1936.

Lo stesso Ambasci!aJtooe bl'itaiilirJJÌioo Graham dn un ool11oquio aVUJiJo oo:l oottosoritto (l) tre gd.Ol'Dii or 1sono (1Ll 31 ott. ru.s.) ha ammesso :cisrul.talre all Governo BDitannico l'intenzione francese dii costruire due o tre navi di Unea • il che • ha soggiunto Graham • ;permetterebbe ai francesi di abbassare notevolmente n livello di tonnellaggio concernente H naviglio :leggero. D'altra par:te è pi'esumibi:le che hl. GoV1erno LtaùiLano non abbia inrtenztone di {lOst.TulLre na'\1-,i coll1azz:a,te, poi!chè esso ha già riconosciuto pe:r questa categorLa ILI dilrditto al.La par:Ltà :coiLla F!'lanci:a • . A tal proposirbo ho :d!Lchi!a·m,to all:l'Ambasciatore britanni:co quanto se:gue: • Potete tog~11ell"e (E:in d'ol'\a qurusli:a1si peri:eo1losa il1lusione a~l Governo dt Londra su questo argomento. Noi of:liamo dii1sposti a il1a:sdare aJi.la Franci:a tutte Je navi :CO!'Iazzate anrtiquate che essa :d!esildiera mall1J1Jener,e. Ma se :l:a F·ranci:a metterà &n oarrlltLere deiLle corazzate nuove, :l'Ita11li:a ne metterà in canti:ere a1tvettante. Come potrebbe e:s:sere d:iViersamenrte? •. Al :che Gmham non ha saputo cosa J:'liba:ttere.

Mle proposte avanzate (bisogna riconoscere con tatto ed una certa prudenza) daLl'Amba:scia~tme Gi!bson a 'll!ome del Govemo amert:Ìica~no ho ritenuto opportuno non ri1sponde:r1e :con una fin de non recevoir ma inVJe:c:e, tenendomi m:otl.to su argomentazioni generiche, confessarg-li tutto il mio scetticismo per tale proposta che reputo nè cptaHca nè attuabile. Ho premesso :che non avendo avuto modo di prendere suH'avgomento istruzioni dal Capo del Governo impegnato in questi giorni, gli parl,avo a mio titolo pe~sonale. L'ho informato :delle comunicazioni fatte dal Governo francese a mezzo Ambasciatore Beaumarchais il giorno 29 e

Per ragioni generali di opportunità politica sembra sia da escludere una risposta negativa pura e semplice, anche se essa possa giustificarsi con le argomentazioni ripetutamente esposte durante la Conferenza di Londra.

Parrebbe consigliabile invece di fare al Signor Gibson una dichiarazione di generica "adesione con riserva", concepita all'incirca in questi termini:

"Noi non siamo troppo persuasi che la vi!a che voi ci avete indicato sia quella che risponda meglio allo scopo per il quale era stata convocata la Conferenza di Londra ed alla quale tendono tutti i nostri lavori di Ginevra: vogliamo dire la riduzione degli armamenti. Noi temiamo che il sistema della dichiarazione dei programmi porti inevitabilmente ad un incremento degli armamenti, mentre la riduzione può essere incoraggiata dalla fissazione di cifre massime che ciascuno si impegna di non superare.

Quando, prima di Londra, voi avete negoziato con l'Inghilterra, vi siete attenuto al criterio della parità ed al sistema dei livelli massimi. È quello che abbiamo fatto noi con la Francia, e voi ammetterete forse che i nostri bisogni di difesa giustificano altrettanto, se non di più, la nostra richiesta di parità.

Noi ci rendiamo conto però, come voi, delle difficoltà della situazione e comprendiamo che la vostra proposta mira unicamente a trovare una soluzione provvisoria che, non pregiudicando l'avvenire, permetta di attendere un momento più opportuno per risolvere in modo più concreto il problema. Sotto questo aspetto apprezziamo sinceramente il vostro interessamento, ed i vostri sforzi di disinteressato conciliatore. E per mostraré ancora una volta la nostra buona volontà ed il nostro spirito conciliativo, io vi dichiaro che siamo dispostiad esaminare il problema anche sotto il punto di vista da voi suggerito.

Recentemente il Governo francese ci ha fatto sapere che era pronto a riprendere le conversazioni interrotte alla fine dello scorso settembre. Noi abbiamo risposto aderendo, ed i nostri esperti che si recheranno a Ginevra per la Commissione Preparatoria riprenderanno contatto coi loro colleghi francesi. Se il Signor Br1and, il quale nello scorso settembre ci aveva promesso di farci conoscere, subito dopo il suo ritorno a Parigi, l'attitudine del suo Governo circa le proposte dei nostri esperti, crederà di farci dire qualche cosa in proposito, saremo lieti di e,saminare le sue proposte. Se invece ci verrà chiesto -conformemente alla vostra proposta -di fare contemporaneamente alla Francia una dichiarazione dei programmidi costruzione, i nostri esperti chiederanno di conoscere prima le intenzioni francesi: giacchè, come voi sapete, noi abbiamo sempre considerato i nostri bisogni in senso relativo, in funzione cioè degli armamenti francesi. Quando conosceremo le cifre francesi, esamineremo se e quale programma potremo a nostra volta indicare. Tengo a dirvi questo perchè voi capirete che se i Francesi indicheranno delle cifre che implichino una tendenza all'aumento anzichè alla riduzione degli armamenti, noi preferiremo mantenere la nostra completa libertà d'azione. lasciando alla Francia la responsabilità di aver provocato un risultato contrario agli scopi pei quali la Conferenza di Londra era stata convocata" •.

Il 1° novembre Gibson aveva detto a Graham che le sue proposte erano state respÌII1te da Grandi ma bene accolte da Rosso, che forse sarebbe riuscito a persuadere il governo italiano (DB, n. 258 cit.).

31 u.s. (l) comunicazioni che contrastano, in modo stridente, con quehle fatte allo stesso Gibson dilli signor Tardieu, e che rendono molto perplesso, se non scettico, iJ. Gaverno itaJ.iano sulla eff,ettiva buona volontà francese di raggiun.gere un accovdo coll'Italia. D'altra parte la via indicata dahl'Ambasciatore Gibson non è evidentemente quehla che meglio risponde alLo scopo per cui [a Conferenza di Londm fu convocata. I:l sistema della dichiarazione dei programmi porta inevitabilmente ad un incremento degli armamenti mentre ~la riduzione può essere incoraggiata da:lJ.a fissaz1one di dfre massime che da,scuno si frmpegna di non superare.

Naturalmente il Governo 'itaHano apprezza l'interessamento americano, ma non può fare a meno, dopo l'esperienza delle trattative di Londra ed ancora dopo l'esperienza delle uJ.time trattative colla Francia, di essere riservato e prudente. Se l1a Francia ha nuove proposte da presentare, le esamineremo. Dalle intenzioni francesi, e dalile dichiaraZJioni di quello che saranno i pl'Ogrammi di costruzioni francesi, il Governo italiano stabilirà 1la condotta da tenere. La buona volontà dimostm,ta dal Govemo Ualliilano è fuori d~scussione. La polliitiloa navale deH'Italia non contiene sorprese. I nostri programmi di costruzione dal 192,4 a[ 1930 lo dimostrano. Al punto in cui siamo l'ItaLia non ha più nulla da dire.

L'Ambasciatore Gibson dopo aver ·ampiamente riconosciuto che il Governo italiano ha dato prave di volontà di conciliazione, di cui nessun Governo meglio del Governo americano può valutare la portata, ha finito cohl'esprimere J.a speranza che durante i prossimi lavori della Commissione preparatoria la questione possa essere ripresa in esame.

(l) -Cfr. n. 293. (2) -Cfr. La Libertà del 31 ottobre 1930, corrispondenza da Londra sotto il titolo c L'opinione pubblica contro il fascismo», (3) -Cosi il titolo del documento. Gibson, arrivato a Roma alla fine di ottobre, ebbe due colloqui con Grandi, presente anche Rosso, il 30 ottobre e il 3 novembre, ed un colloquio con Mussolini il 31 ottobre. Lasciò Roma, diretto a Ginevra (dove, il 6 novembre, si riuni la commissione preparatoria della Conferenza per il disarmo), nel pomeriggio del 4 novembre. Estensore del documento risulta Grandi; ma esso, quanto meno fino a p. 495 esclusa, è stato scritto certamente da Rosso. Una copia fu inviata il 13 novembre a Rosso, che si trovava a Ginevra. Sul colloquio Grandi-Gibson del 30 ottobre cfr. DB, nn. 256 e 257; sul colloquio Mussolini-Gibson, ibid., n. 258; sul colloquio Grandi-Gibson del 3 novembre, ibid., n. 264. (4) -La data risulta dal testo. Benché non risulti in modo esplicito, sembra che il documento si riferisca anche al secondo colloquio Grandi-Gibson, del 3 novembre. (l) -Prima di venire a Roma, Gibson era stato a Parigi. (2) -Cfr. n. 340; e, per la versione inglese, DB, n. 265. (l) -Cfr. l'accenno al n. 330. (2) -Sulla proposta di Gibson esiste un altro documento, firmato da Rosso e da questi trasmesso a Roma da Ginevra il 7 novembre, che è fino a qui identico a quello pubblicato. Da questo punto il documento Rosso così prosegue: • Da tutto quanto precede (proposta Gibson, dichiarazioni di Stimson a De Martino. dichiarazioni di Craigie a Bordonaro, e notizie di stampa evidentemente ispirate), vien naturale concludere che fra Washington, Londra e Parigi (ma in ogni caso fra i due primi) è stata concretata una intesa circa la linea che i tre Governi intendono seguire per il completamento degli accordi di Londra.

(l) Cioè Grandi.

347

L'AMBASOIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. u. 2657/363. Angora, 4 novembre 1930, ore 20,30 (per. il 5).

Questi deputati opposizione del partito liberale per ispirazione polriti'ca generale francese danno a discomo del CéliPO del Governo (2) inter'IPI"etazioni fantastiche e dd1cole per combattere politica italofiJ.a del Gabinetto. E~ssi affermano che discorso costituisce prova che R. Governo considera 1sue ami:cizie in oriente e sua espansione in. questo paese come materia di scambio con la quale Francia potrebbe arri\èare ad una intesa con l'ItaUa e rilevano che Francia tiene testa all'Italia per non abbandonave appunto 'Paesi odentali alle sue mire i:mperiali.

Tewfik Pascià tro\èa assurde queste interpretazioni avendo dichiarato aver questo governo ben compreso spirito lettera discovso che non si presta a fantasie di tale genere. E.gli mi è sembrato tuttavia un poco preoccupato di questo tutto

Secondo il giudizio del ministro ungherese a Roma, Hory, nel corso del 1930 Mussolini, c intraprendendo un attacco frontale contro le basi dell'egemonia francese, e contro i trattati di pace •, aveva • preso in mano le redini del movimento revisionista • (relazione sul 1930, datata 14 febbraio 1931, cit. da 0RMOs, L'opinione cit., pp. 289-290 nota).

al più dfscorso tenuto nei corridoi Assemblea tanto più che si rimarca fatto che finora egl!i non ha dcevuto risposta telegramma del 30 ottobre u.s. dil'etto a S. E. Capo 001 Govermo (1).

Tewfìk Pascià mi ha detto sarebbe molto lieto incontrar:si a Roma con V. E. e con S. E. Capo de1l Govemo (2) per dtstTuggme taJle impr'e,sstone. Secondo ,convel'!sazione che avrà a Roma deciderà se dovrà passare per Atene od incontravsi nuovamente con Buroff.

(l) -Cfr. nn. 332 e 339. (2) -Per il testo del discorso pronunciato da Mussolini il 27 ottobre cfr. Opera Omnia, XXIV, pp. 278-285.
348

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 82'5/360. Angora, 4 novembre 1930.

Con mio Dapporio n. 1137 del 31 ottobre u.,s. (3) ho messo in 11iiLilevo il V'allocr:e politi:co del:l'accordo greco-turco. In seguito alle conversazioni che ho avuto qui posso predsare ancora di più e meglio la portata di esso e l'mtluenza che non mancherà d'avere su tutta la politica orienta!le e dalilubiana. È indubbio che la Grecia, non avendo più aLcuna ragione di dissidio con la Turchia, tenderà a sfruttare il favorevole ambiente di cordialità e d'amicizia formatosi ad Angora in seguito alla visita di Vend.zelos, non solo ai suoi fini diretti, ma anche nel quadro della politica generale e nel suo orientamento verso i problemi europei. p,er quanto ICOllCel1ll!e l'atrb1tudine weca di fronte alJa polirhlca di Mliilano, V~se MichaiLacopouios han ddmostlrarto ffincerd:tà nelil.'app,rezzal'l'a e ne1lll'attenerviS!i en.rtro i già noti limiti. Ma quel che ci interessa è stabilire fino a qual punto la Grecia è disposta a seguire tale politica. Mia opinione personaLe è che:

l) Venizelos è stato sincero nel seguire le direttive di Milano rper l'intesa greco-turca che risponde pienamente agli interessi del suo paese; 2) che egli sarà egualmente interessato a stabilil'e una intesa con la Bulgaria;

3) 'che inquadrati questi punti essenziali della politica contingente ga:-eca egli non seguirà più la nostra tendenza e non si orienterà ver1so la poEtica italiana se non vi sarà 'costretto da quello stato di necessità di cui ho paTlato nel mio rappOirto n. 1137 e che a noi occorre creare e ·cercherà comunque di consel'Vare la sua ·indLpendenza per avere libero giuoco nei confronti della Fl'ancia e dell'Inghilterra.

Il fatto che non si sia ancora giunti alla firma del patto unico ha un'importanza che diventa secondaria di fronte alla constatazione di questo eccezionale e singolare evento che i tre primi ministri greco ungherese e turco hanno identificato lo sviluppo della loro politica estera organizzandola su Roma. Questa realtà è stata sentita cosl bene da tutti questi uomini politici e dai rappresentanti esteri che negli ultimi giorni io non ho inteso che parlare di trionfo della politica italiana e mi sono inteso rivolgere felicitazioni da ogni parte per questo successo che appare incontrastato a tutti gli osservatori stranieri.

Coane g:ià ho detto !1'1eil mio precitato miJII)orto, iii. t.ratta:to 'bl.woo-gre~Co firmato in questi ultimi giorni rovescia le basi della pQIJ.itica mediorientale e mediterranea in quanto le direttive ed il pensiero di Venizelos per l'ambiente di fiducia e pel prestigio da lui acquistatosi qui, avranno un peso che prima era nullo suH'animo dei dirigenti turchi. Siccome questo fatto non è ~certamente sfuggito ai governi di Parigi e di Londra, mi aspetto che ra pronta Teazione france:se a[:1a nostra po:Li;t,i,ca o~ien:ta,le ls':iaJ~cana:Le~rà certa:mente per questa stll'ada, Parigi ,contando sull'azione di Venizelos peT agire su Ango11a. Prova ne è che V'enizelos e Micha:1aco:pouilios hanno approfittato detlll'a,ttua~e favorevole sta:to d'animo del Governo turco per fare qui una ·campagna in pro della Lega d'elle Nazioni e deHa Paneu11opa secondo la tesi francese e non è improbabile che ta·le campagna abbia successivi sviluppi e ostacoli i nostri disegni; ragtone per cui fin d'ora mi preoccupo di questi nuovi elementi in giuoco. D'altra parte, la confe11enza balcanica, coane ho già segnalato nel mio rapporto n. 1116 del 22 ottobre u.s. (1), ha messo in risalto il prestigio della Turchia nei Balooni e la parte di medliatrice e regolatrke che essa sarà :chiamata a rappresentare. Questo elemento, inquadrato neH'·accoroo turco-greco, farà :sì che Atene sarà in certo qua·l modo sotto l'influenza di Angora ed il binomio greco-turco, con il ~obabile inserimento in esso della Bulgaria, sarà chiamato a capeggiare i tentativi di costituzione e infine gli orientamenti della Lega Balcanica.

Ora, ,l'·accoghlenza :!latta al progetto francese della Paneuropa avendo sospeso per ora gli svi:luppi del disegno egemonico francese, è chiaro che 'la rpo:Iitica di Parigi veda nel panbaJ.canismo la premessa deUa Paneurorpa e ·spinga le potenze deLla Penisola 'COn tutti i mezzi su tale via e sempre :all'ombra del suo pensiero poLitico. In tali condizioni devo prevedere che anche :su questo terreno Angora

Effettivamente Grecia e Turchia riconoscono entrambe sinceramente alla politica italiana il merito di avere gettato le basi per una loro intesa e vedono in Roma la garanzia per lo sviluppo successivo di essa ed il punto di necessaria quasi fatale confluenza e solidarietà per ogni azione mediterranea e balcanica.

Che Venizelos sia venuto personalmente a ringraziarmi di quanto era stato fatto da parte nostra per arrivare al successo odierno prova che il riconoscimento è esplicito sincero ed

incondizionato.

Dato che l'atmosfera creata in seguito agli odierni avvenimenti supera di gran lunga il valore di una firma, io sarei del subordinato avviso di non insistere per ora presso Venizelos per arrivare all'accordo tripartito perchè se anche Venizelos finisse per aderire a questa nostra pressione egli sarebbe poi tenuto a darne giustificazione e chiarimenti a Parigi e a Londra e lo potremmo mettere in una situazione imbarazzante.

Con mio t<i!lespresso n. 2445 del 19 settembre scorso già comunicai a v. E. le ragioni perle quali Venizelos non ha creduto opportuno di firmare l'accordo tripartito e cioè per le vivaci pressioni francesi che aveva subito ad Atene, pressioni che avevano finito per preoccuparlo ed intimorirlo. Per quanto perciò egli sia perfettamente convinto dell'utilità e della convenienza dell'accordo a tre pel suo paese, tuttavia egli in seguito alle manovre francesi non ha creduto opportuno di addivenire alla firma di esso.

Dato questo mio avviso, ciò che occorre fare è di agire in via indiretta su Venizelos creando un ambiente tale di politica internazionale nell'Oriente Mediterraneo e Balcanico per cui egli consideri un vero e proprio stato di necessità e di opportunità politica quello di orientarsi sempre più verso Roma. Per arrivare a questo scopo occorre intensificare sempre più le relazioni italo turche e fare pressioni accorte e pronte perché il piano tracciato dal Gazi (mio telegramma N. 335) sullo sviluppo di accordi paralleli che stringano Grecia Bulgaria e Turchia trovi rapida attuazione. Si rinforzerà in tal modo quel nucleo sud orientale balcanico che secondo tutti gli indizi che mi è dato rilevare di qui sarà capitanato dalla Turchia, e quindi indirettamente da Roma.

La consolidazione di un tale gruppo politico, l'intesa turco italiana e turco russa porteranno ad una situazione di stabilità nel Mediterraneo orientale, situazione creata con l'accorto lavorio della nostra politica e controllato da Roma.

Terminata dunque col Convegno di Angora la prima fase per arrivare alla quale il lavoro di questa rappresentanza non fu né scevro di ostacoli, né esente da serie e complicate difficoltà data la mentalità di questi uomini politici, ora occorre dar mano allo sviluppo della seconda e cioè alla costituzione del blocco turco greco bulgaro al quale aderirà anche l'Ungheria •.

s<U"à ~esa dii milra oohla Francia per mezzo dei!. Gabinertto dii Atene ed è pereiò che II'!iloonfelrrrno a :taile ll'lilgluiaroo ila subordinata proposta :lìatta ncl m~o reprpotrlto

n. 1834/689 del 28 ,giugno u.'s., ~ntesa a rivedere le istruzioni che V. E. mi aveva dato all'inillio della mia missione in Turchia, cioè quelle di dismteressare questo Governo dalla Lega Ba1cani:ca, perchè attraverso Angora noi potremmo mantenere viva e vigile una nostra azione di controllo su tutta questa futura organizzaz·tone internaziona:le. Un altro elemento è inoltre di particolare valore per ciò che ~concerne la funz,ione della Turchia nello sviluppo della politka orientale ed è queHo relaitivo ad. ll'lap,pocr::tli ungaTo~sov:iletJLoi (ved1i mio te,!Je,gramma per corriere n. 359). L'intervista qui avvenuta tra Bethlen e Suritz ha dato per risultato che relazioni ungaro-russe non saranno riprese ufficialmente ma di fatto esse saranno iniziate pe'l tramite dei due rappresentanti sovieUco ed ungherese ad Angora ciò 'che rinforz1a ~l prestigio di Angora dai!. punto di vista della politica orientale e danubiana. (Mi consta che anche la Romania non sarebbe aliena dal riprendere i contatti con Mosca sempre però attravel'lso Angora).

Qua'l]to alla BuLgaria questo Governo intende dii ravvicinarla H più possibiil.e a sè e di fare ogni prressione affinchè essa si accordi coLla Grecia e a .questo riguwdo rico11do il ip['ograi!llffia del Gazi di cui al mio telegrailllffia n. 335 (1). Da tutto quanto p['ecede r1sulta:

l) che la Greci'a verrà man mano acquistando una !POsizione diplomatica sempre più forte ad Angol'a;

2) 'che ~essa, dopo l'accordo con la Bulgaria, raggiunti i suoi scopi immediati, sarà in gl'ado di contrastare le nostre tendenze e l'e nostre direttive se nel gioco delùJa po1Nrbi1ca europe1a ,oiò [te sarà ridti,esto.

Qual'è il nostro interesse di :lìronte ad un tale stato di cooe? La ;pl"ima fase della politica dettata da S. E. il Capo del Governo a Milano ha avuto la sua completa alPIPlkazione ed è sorpassata con la firma dei vari trattati ,greco-turchi (dico completa quantunque Vemize,los si sia recisamente rifiutato di procedere aH'acco!'do tripartito, ma come ho già fatto rilevare nel mio rapporto N. 1137, la sostanza dell'acc~do esiste ed è forse :più 'prudente-ora che si è potuto comp!'endere l'arrière-pensée di Venizelos -che l'aocol'do tripartito non sia stato fatto in questa occa1sione). Ma a noi conviene tenere a bada la Grecia per gU interessi comuni 'che a lei ci Iegano nel Mediterraneo e ~controHare la sua azione in maniera che non tsi distacchi dal1la sostanza e daHo ,spirito deg11i accordi, ciò che è il problema essenzi,ale. Per ottenere questo non vedo altro mezzo che: l) rinforzare 1le nostre relazioni politiche con la Turchia; 2) metterei in condizione di avere il diritto di dire la nostra opinione su qualunque cambiamento che pos,sa avvenire nel badno del Mediterraneo orientale. Ora questo diritto non ci è riconosciuto nel nostro trattato d'am1cizia con la Tul'chia che è sempil:1ce trattato di neutralità e d'arbitrato il quale ha creato, sì, nn ambiente di amichevole collaborazione ma non di impegni reciproci.

Sembra a me che sarebbe molto opportuno e di grande utilità per la poliHca itaHana -per 'le ragioni su esposte -se degli ~impegni più precilsi ci legassero alla Turchia, e tali impegni non potrebbero esS'ere, a mio avviso, che ana

loghi a quetli1i prresi da Ango:m con Mosca co'l noto protocoLlo K·a!I'iakhan (l) che fa divieto a ciascuno dei contraenti di legarsi con accordi o patti con stati viciniOTi senza essersi •consultati con l'altro contraente. Se a noi riusdsse stringere un accordo del genere con la Turchia otterremmo il vantaggio di controbilanciare gl!i ·effetti della rpol1tica russa la quale fino ad oggi ci è stata favorevole ma che nelJl',avvenire potrebbe divergere dai nostri punti di vista. Dal'le conversazioni avute in questi giorni .con il Signor Suritz ho potuto comprendere che la Russi'a sarebbe molto favorevole ad un rafforzamento dei nostrri a'ccoroi con la Tul'chia e ciò anche nel segreto disegno di inquadrare poi il più stretto acco<rdo italo-turco in un accol'do italo-russo dello ste,sso genere, che io vedrei, in ultima analisi, come un vero a:ccordo t'l'ipartito dell'oriente europeo. Ad ogni modo su questo punto dell'accordo italo-russo non sono entrato in alcuna discussione perchè ciò eslllla dalle istruzioni che V. E. mi ha dato (2), nè volevo parlarne senza av&La prima conswùtalta. In ogni ·caso gl!i. accordi rturroo-russo ed lii!Jaloturco di nuovo tipo, anche a prrescindere da quello vagheggiato irtaJ.o-sovietrco, poggerebbero la nostra politilca orientale su basi solide per le seguenti ragioni: l) perchè la situazione d~plomatka dell'Italia ad Angora sarebbe eguale a quella della Russilia, oiò che lS!arebbe eilemento di g!'ande val.OQ'Ie per noi !Ìin ogni evooienza futura. È vero .che la Russia ha un'estesa frontiera terrestre in comune con la Turchia e quindi maggiori interessi ma noi potremmo creare e stiamo effettivamente creando con l'accordo di buon vicinato pel Dodeoaneso una frontiera marittima di notevole importanza; 2) perchè J.a situazione che si verrebbe determinando •ci permetterebbe di ostacolare la prevedibile crescente influenza grreca dato •che ogn!i. pressicme o ,prropo•sta grreoa aillLa Tuochia dowebbe di di<ritto essere subordinata al nostro ·controllo ed esame; 3) perchè rinforzata la nostrra situazione nel Mediterraneo or1entaie con un accordo itala-turco di maggiore portata, in un secondo tempo la Grecia sarebbe per necessità costretta ad entrare nell'acco!'do tripartito ·che oggi non ha voluto firmare; 4) perchè dato l'aumentato presti~io della Turchia nei Ba1cani e dato l'accordo che essa ha con la Grecia e la Bulgaria, questa nuova influenza di diritto che verremmo ad assumere ci darebbe maggior ·peso netlla trattazione degli affari balcanici e specialmente negli sviluppi della Lega Balcanica; 5) perchè infine se questi accordi italo-turco e turco-greco venissero da V. E. eventualmente completati con un accordo italarusso, si troverebbe la via rper far entrare di diritto la politrca italiana nel bacino del Mar Nero e per farci quindi avere una maggiore influenza su1la Romania.

Impostato in tal modo il problema, l.a situazione dell'Europa Sud Orientale s'impernierebbe sul blocco di trre potenze militarmente e poHticamente forti: Italia Turchia e Russia, legate da accordi similari, e con una preponderanza assoluta sul Meditenaneo orientale e 'Sul Mar Nero mentre Roma e Mosca controllerebbero da Angora tutta la po.Jitica balcanica.

In tali condizioni che Grecia e Bulgaria ·credessero o~portuno di iPcl"Ocedere a parziali accordi tdpartiti con noi o oon la Turchia è cosa che potrebbe lasciarci indiff·erenti perchè la nostra situazione diplomatica sarebbe assai solida e in ogni caso atta a far fronte a qualunque manovra a noi contraria.

Sarei grato a V. E. se, dopo aver valutato nel quadro generalle della politica italiana l'opportunità di tradurre in atto queste mie proposte, vorrà farmi avere le Sue alte direttive in merito.

(l) -Cfr. p. 483, nota l. (2) -Cfr. n. 413. (3) -R. 2792/1137, sulla visita ad Angora di Venizelos e Bethlen. Se ne pubblica qui un passo: • Malgrado l'agitazione dei circoli francofili è indubitato che il convegno di Angora, costituisce un singolare successo della politica italiana. Qui si è discusso trattato concluso sempre nel quadro della politica mediterranea e balcanica tracciata dalle linee maestre del Capo del Governo e di V. E.

(l) Cfr. n. 321.

(l) T. 2612/335 del 29 ottobre, che non si pubblica.

(l) -Cfr. serie VII, vol. VIII, nn. 265 e 282. (2) -Cfr. n. 116.
349

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. (P. R.) 11652/775. Berlino, 5 novembre 1930, ore 14,20 (per. ore 17).

P·er 1infOil'IIDaz~one di V. E. Lersera è partilto per l'l1Jal1ila gruppo 216 Elmetti d'acciaio che si reca costì per visitare Istituzioni italiane fasciste e mil.izia.

Gilta è stata organd.zzata da magg11ore RenzetJti. d'accocdo con Ma1l;!Jmi prima e con Onorevo[e Scorza poi. Tutto ciò se'guito al di fuori della R. Ambasciata che ha appre1so la cosa dopo avvenuta partenza.

350

IL MINISTRO A BUCAREST, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. R. 2663/139. Bucarest, 5 novembre 1930, ore 22 (per. o1·e 2,25 deL 6).

Da qualche giorno in questi circoli circola la voce che Governo turco, per iniziativa o ooll'aprpoggdo d!el} Goveii'no italiìano, avrebbe .intenz~one eseroLtarr-e opera mediazione fra Mos:ca e Bucarest. Stessa voce è passata pure in questa stampa. Stamane personalità romena è venuta a vedermi: e riferendosi, fra l'altro, aUa predetta voce, mi ha lasciato comprendere: l) che iniziative del genere suindiicato sarebbero ben viste dal Governo romeno; 2) che Romania, anche in seguito a recenti informazioni ricevute da1la Russia, è sempre più consapevoJe ·che regime sovietico sta tentando una importante riorganizzazione economica ed ,indust11Ìial1e e che pertanto gov•erno romeno si rende per:liettamente conto deli van;tagg~i econom1oi che potrebbero derivaa:e aùJa Romania da una ripl'esa d:i rnppocii uon Mosca; 3) dJce Roma!lllila ha ·infine ben presente l'enO!l'trne importanza di un'eventuale soluzione della questione della Bessarabm, anche se questa soluz~one dove'>se si,gnifica~e quaJ1che :l.'litocco su'llia frol!liÌ;iera settentrionail:e (di,s:tretto di Hotin abitato quasi esclusivamente da Ukrain.i). Escludo

che rprede,tJte con:s1dern~il0m mi ·siano state fatte per incardJco Governo romeno; però le ritengo significativ;e stante alta sttuazione e serietà del mio interlocutore. D'altva fonte ho appreso: l) che Go\'erno turco non avrebbe fatto finora qui alcuna apertura del genere comunicato; 2) che Governo czeco-ISlovacco avrebbe mostrato di recente una più accentuata disposizione a riconoscere senz'altro governo dei sovieti (1).

351

IL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. P. 2665/1. Ginevra, 6 novemb1'e 1930, ore 18,36 (per. ore 20) (2).

Stamane pil.'lima dehl'mizio dei 1avooi Massi,g~i e G~bson sono venuti successivamente a segnalarmi equivoco che essi ritengono sia incorso neH'u'ltima comunicazione di Beaumarchais a V. E. (3) nella quale, secondo quanto V. E. avrebbe riferito a Gibson, Ambasciatore francese aveva dkhilarato che suo governo era pronto a r1prendere soltaJnto conversazioni alla condizione che Itailia rinunziasse alla tesi della parità. Massigli mi ha detto che istruzioni del Quai d'Orsay all'Ambasc,iatore non contemplavano ~affatto simile rinunzia che Governo francese comprende benissimo non poter chiedere aH'ItaHa. Elsse intendevano sempl1cemente precisare che nelle future conversazioni si dov;ev;a mirare a raggiungere una • soluzione di fatto • che non contenesse nè affermazioni in favore nè rinunzie al p11incipio deHa parità.

352

PROMEMORIA DEL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

[Roma], 6 novembre 1930.

È mila suboa:-drilllJata imp~re1ssione che :hl cotltloqurio avuto da V. E. ill 9 Ju~lrio (4) con Marirnkovich a Ginevra abbia potuto provare nna qualche sincerità delle intenzioni jugoslave di giungere a una conclusione utile.

In ogni caso, dopo l'esame genera'le di tutte le questioni di comune interesse, è certamente opinione del Go\'erno jugoslavo che nuHa impedisca la con

• S. E. il Ministro è d'accordo di mettere per ora agli atti •. Sulle relazioni itala-romene cfr. anche il telegramma di Titulescu, in data Parigi 5 novembre, ed. in N. TrTULEscu, Documente DipZomatice, Bukuresti, 1967, pp. 336-337.

tinuazione delle conversazioni per entrare in una fase più concreta. Tale fu la promessa fattami da lVIarinkov1ch quando, al rritorno da Ginevra, mi espose a sua vo1lta ·i'l .col,loquio avuto •con V. E. (1), n_rulil.a aggtungend:o di essenzdiaJie ma indircandomene ogni più minuto e circonstanziato dettaglio. Se ne ha prova anche neH'altro fatto ·che Rakic, messo anche al correnilie di tale col·loquio, ha riferito delle varie circostanze che gli avevano impedito di vedere ancora V. E., a.ggiungendo che egli attendeva iJl ritorno di Guariglia per continuacve. Non è neppure inutii1e rLco11da'l,e che Mal'inkovich ne~l'espo=i la inqu~etudl1ne soQ"ltagli perr certe frasi 'attrihu~te al nostro mlin~stro a Praga (l) •concllusre rche non era colpa sua se non si eva giunti a una conclusione, che egli vi era pronto.

Nell'attesa deJ:le istruzioni che V. E. si è riservato di félil"Illi perv·enire quando mi volle comunicare il riassunto del colloquio di Ginevra in lugUo, mi sia consentliroo di 1irnsistere m modo preciso 1"u quanrto ri!:flell1ilto dn più occrusionL dia Be1grado negli ultimi tempi· e cioè sulla •crescente rinquietudine del Governo jugoslavo per lo svHuppo de·lJJa situazione europea in rapporto ag'li avvenimenti interni di GeJl"lffiania e d'Austria, :sul timore dti essell'"e coinvolto in •critiche, estreme difficoltà rper interessi non propri, di aggiungeve ane proprie ostilità anche le francesi, suHa necessità di difendersi anche da11la ·Tipvesa del germanelsimo il cui prevalere e J>a •CUi r:i1pves'a avrebbero ·sircure :rdpercussionri sul1l•e ambiz,ioni austr1Lache e unghevesi a danno de,1la JugosLavJJa.

Liberazione ·dia questa diffi·coltà, per dedicare le rproprie forze unicamente al consolidamento della situazione interna ·che è per altro oggi già buona (la questione croata è, se non sepolta rper.chè dò è impossibile, resa assolutamente inoffiensiva, (l'a ,siJtuae;tone :finJanziatDia è eccelLente -•ocitLca ,soLo l1a ooonomi1oa, non è buOt!lJa ma non rceil1to tm,gdica) ed •aili1a messa in. vruore rdlellle ll'lk·chez:?Je dnlteirme, è abbandonare la via politica fin qui seguita per un accordo definitivo e duraturo con .I'HaHa, a scapito della effettiva attuale posizione francese. Marinlwvich ha detto a V. E. essere intenzione rdel Governo jugoslavo fare derll';ìmicizia con l'Italia la base della politica jugoslava, pronto a dare ogni maggiore garanzia nei riguardi dei rapporti fvancesi, che 'per altro non sarebbe possibile troncare immediatamente e assolutamente per ovvie ragioni. Ma egli parte dal pensiero che, fi1ssato un punto preciso di accordo, ogni maggiore sviluppo di intimi rapporti con l'Italia debba essere frutto delle circostanze :future ed in rapporto ad

una presupposta crescente conven.ienza redprooa di tTovave per i due paesi in ogni possibile contingenza una via ed una soluzione di comune interesse.

È mio subovdinato avviso che la richiesta a Marinko·vich di precisare meglio H suo pensiero su questo punto, di giungere se rpossibir1e ad una formulazione concveta e definitiva, di indicare come realmente e.gli ·CT·ederebbe dar vita a tale nuova base dei rapporti: itala-jugoslavi, potrebbe servirre a fi,ssare definitivamente il pensiero di V. E. ,sulla ·convenienza di continuare su tali basi i coHoqui e giungere ad· una utile conclusione.

In ogni caso mi sia permesso dichiarare a V. E. che se due anni addietro a dchte:sta specifica fattami da S. E. il Capo del Governo, risposi che a quel momento sembravami non vi fosse nuHa da fare ed .ancor meno da sperare per

18 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

un cambiamento d[ direttive politiche nel Governo jugoslavo (1), se dai primi di gennaio del couente 9nno al giugno, ho progreSsivamente e insistentemente affermato che ero certo che una nuova volontà si manifestava a Belgrado sotto ila pressione di avvenimenti e cir.costanze nuove, ·credo poter affermare oggi con s1cura coscienza ·che siamo assai prossimi al punto critico che o determinerà in modo definit1vo i nuovi desiderati 'Dapporti con l'Italia, o, sotto la costante pressione delle correnti frencofile e rper necess,ità assolute di vita, condurrà la Jugoslavia a legare anche più strettamente e forse con nuovi patti formaili la sua esistenza alla Francia in ogni possibile modo finanziario, politico e militare.

Mi vado anzi chiedendo da vario tempo se, come per il'accettazione di a'iuti finanziari, non vi siano pressioni ~contemporanee politiche anche sul'lO Stato Maggiore jugoslavo e sul Governo. La preoccupazione nei didgenti di legarsi troppo alla Francia prende persino aspetti morbosi, ma1grado ogni contraria apparenza. E pokhè in argomento di siffatta importanza nulla è da trescurare, debbo rilevare che le voci di una guerra fra l'I:ta1ia e la Jugoslavia nella prossima primavera partono da a-Hi ufficiali e anche da alti funz,ionari. Sorgono esse da un insieme g~eneraile della situazione o per qualche temuto o saputo fatto nuovo la cui precisa essenza sfugge oggi aUa nostra conoscenza?

La preoccupazione ma,ggiore ed 1iil consegllffillte più forte des1deu-~o di accordo è in Re Alessandro. Per non compromettere in niun modo lo svo~Igersi dei colloqui, per non far credere ad un mio personale desiderio di andare oltre quanto sia neHe intenzio,ni di V. E. e nelle istruzioni datemi, ho durante tutta l'estate evitato di incontrarmi con Re Alessandro. Non sono nemmeno stato a fargli visita prima della mia partenza in congedo, come consuetudine. È accaduto che poche ore p11ima di partire, con inesplicabile urgenza, uno degli uomini del vecchio partito radicale, il Lazar Markovkh, è venuto a vedenni per evidente incarico del Re, del quale mi ha ripetuto il fermo desiderio di trovare un accordo con l'Italia.

Non credo d'iUudermi, nè voglio illudere. Nè d'altro canto le manifeiStazioni a noi contrarie di qualche corrente dell'opinione jugosrlava, le dimostrazioni irredenti<ste, ~l'atteggiamento della stampa, le velleità 'Sciovinli:ste deirle aurtoriltà perid'e~r'Lche debbono :fuo~rviare su querlJa .che è o sembii"a essere Ja volontà del Governo ·centra[e e del Ministero degli Affari Esteri. V. E. ha derl resto veduto che quanti 1ncidenti si sono verifi.cati in Dailmazia od altrove contro nostri ~cittadini e nostre istituzioni od interessi hanno trovato pronta soluz,ione a Belgrado e quasi sempre totaJ.e.

Trascurati per ora tutti gli altri punti dei colloqui fin qui avuti da V. E. con Mw1nlwvillch (Alban~ia, p,Lccola Intesa, Absbur,go, Anschi1USIS, ecc.) mi ~to fermaxrmi un momento su disegni di svirluppo de'i rapporti commerciali ed economici con ia Jugoslavi:a in relazione con 'le tra.Uative in corso con Austria ed Ungheri<a. È banaile iluogo comune affermare che niuna economia di Stato è così complementare deJia nostra che J.,a jugos1ava e Vlioeve1rsa. Malgrado ognd difficoltà ,poEtica lo scambio complessivo annuo tra i due Paesi è di tre miliardi di dinari, due dei quali raprpr~e,sentano acquisti nostr~i nel mercato jugoslavo, che

in Jugoslavia sono investiti 600 milioni di dinari di capita·le itaHano, che la bandiera italiana esporta i!l 67 per cento delle esportaz;ioni jugoslave via mare.

M·i sia consentito intanto unicamente osservar•e che restando l:a Jugoslavia nell'orbita degli interessi francesi •così come vi è attualmente, e senza gli sviluppi ·che Vli è ogni motivo di temere e che potrebbero costituire queUa provocazione che lo Stato Magg1ore francese (come si ripete anche in Jugoslavia) cerca a nostro danno, un aiuto aMa crisi economica jugoslava che verrebbe da nostri maggiori acquisti su quel mercato sia pure col corr~spettivo di una maggiore importa~ione non andrebbe che a vantaggio della predetta situazione poliUca. Mentre mi sembra ailquanto difficile poter raggiungere gli scopi economici che ci propoNemmo mediante accordi con la Jugoslavia, indipendentemente da qualsiasi migHoramento della situazione politica.

(l) Guariglia minutò la seguente risposta, che Grandi avrebbe dovuto firmare: « Per sua personale conoscenza, credo utile avvertirla che voce segnalata da V. S. è del tutto infondata, non scorgendo il R. Governo utilità alcuna di intervenire in qualsiasi modo nella questione dei rapporti russo-romeni •. Ma il telegramma, che non fu spedito, reca l'annotazione di Ghigi:

(2) -Rosso si era recato a Ginevra per i lavori della commissione preparatoria della conferenza per il disarmo. (3) -Cfr. n. 339. (4) -Sic, per settembre (cfr. n. 241).

(l) Cfr. n. 307.

(l) La richiesta di Mussolini e la risposta di Galli avvennero verosimilmente durante una gita fatta a Roma da Galli.

353

APPUNTO DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

[Roma], 6 novembre 1930.

In relazione a quanto r.ifedsce il Ministro GaHi (1), ho l'onore d'informare

V. E. 'che ho visto stasel'la il Ministro di Jugoslavia a Roma, signor Rakich. E.glii, senza faNni dell.e precise domande, ha detto ·che non aveva visto più

V. E. dopo Ginevra ed ha aLluso alile conversazioni di a:Hora, rimaste senZla seguito, soltanto per rilevare che era rimasto molto impressionato del contegno del·la nostra stampa mei rigua:rdi della Jugoslavia. Ha detto ,che tale contegno gli appariva tanto più inesplicabile dopo quelle conve11sazioni e che H suo Governo .era disorientato circa te nostre intenzioni.

Mii ha ricordato anche ·che, dopo i sug,gerimenti da me datigli per la con

dotta della stampa jugoslava in occasione del ,processo di Trieste, questa aveva

tenuto un •contegno meno ~oIdi quello che ci si (pOteva aspettare.

Naturalmente mi ,sono tenuto •con Rakich lsU'lle generaili, !imitandomi aHe

solite considerazioni sulla r.elativa possibilità di 'influire .sulla nostra stampa.

Ho avuto però anch'io l'impressione che i·l Govemo jugoslavo non sa spie

garsi le ragioni per cui •le conversaz~oni di Ginevra non hanno finora avuto

seguito.

Mi sembra che occorrerebbe -quali che siano le decisioni di V. E.

:lìare qualche •cosa a11men:o per aveo:'e tempo dd. po1I1der1are meg!liDo ilJa qruestione,

senza lasciare il Governo di Belgrado sotto l'1impressione che il nostro si!lenzio

possa esser·e defimtivo.

Ciò per Je ragioni esposte dal Ministro Galli, che condivido.

(l) Cfr. n. precedente.

354

IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. CONFIDENZIALE 6025/917. Budapest, 7 novembre 1930.

COIIl 1I1ifeTdme1n.rto aàilia precedente corll1is.porndenza i!nteTcorisla suH'oggetto (1), non ho mancato dii cOIIlrtinuaa.-e a I!Je(!llea_oe g:lii op,pwtnnii. c~arbti m merirto 9Hi!e imminenti elezioni austriache, rper [a parte, beninteso, so~tanto, che concerne la viva attenzione •con cui la questione è segui·ta da questo Governo e dall'opinione pubblica ungherese.

Tralasciando di soffermarmi sulle informazioni, è le previsioni più o meno esatte che hanno offerto largo campo alle discussioni di questa stampa come riisulta dai !resoconti quotidianamente inviati, !riassumo quanto mi risulta dalle conversa~ioni che ho avuto in p!roposito .con Walko, e col Conte Bethlen dopo il suo recentissimo ritorno dal viaggio in Turchia.

I contatti con ile varie organizzazioni delle Heimwehren erano stati, per lo passato, tenuti da parte di questo Governo, principalmente dall'ex generale ungherese Jarnky, e da a:Ltra persona di fiduc1ia dii Wa1lko, :residente a Vilenna. Questi avevano, però, ile loro • entrature • in Austria, più facili ed intime con altd capi dri Helimweihrern :l'eg<ÌIOilltail•i, anzkhè proprio con Starhemberg, del qua,le non rispecchiavano del tutto fedeLmente le idee.

Dopo la recente assunzione di quest'ultimo al Governo, si svilupparono piuttosto contatti attraverso ùa linea di Gombos, il noto Ministro ungherese della Difesa Nazionale, il quale, giusta ho avuto precedentemente occasione di riferire, mi ha confermato egli stesso più volte l'esistenza di assai stretti legami d'ami,cizJ.a personaile fra [:u:i e Stall"hembe,rg.

È così .che intorno ana metà d'ottobre era andata qui prendendo base abbastan!Za :sern.sibiile (·cfr. mio !t'lapporto n. 5·647/876) (2) d.n cdiriCOili prossimd al Genea.-allie Gombos, una tendenza mirnnte .a favocli~re (!llOrn •soil:o, ma ad arppogglia~re arnche, occorrendo, con .ooncorso di uomi(!lli ed armi, un'azlione di forrza IÌ!n Austria, nehla sp1ea.-<anza di 'olttenelr!lle dn 'compenso vanrta.ggli finanche teil"ll1ÌJtorli,a[i nel Burgenland. Sono con.furmalt\i. prerpamtivi che erano Sltati mdzliarlli a tf:a[ fine, su 1scaila abbastanza vals!Ja, da elementi ed ooganizzazdonli nazronail.liste ULtLgheresd. più o meno ilrrrespO(!llSabiWi, PeT quanto non ·cooi1dfrna·te tra looo nè rtilspOIIldeoo ad un unico piano dete~rmillnato e conCII"eto.

A tale tendenza sono stati fin dal primo momento decisamente contrari il Conte BetMen ed il MdnJi1stro Wa1lko, li quali, come ho giLà r,ilfeird.rto, hanno sempre sostenuto l'opportunità che in Austria, una volta indette 'le elezioni, se ne fosse affrontata l'effettuazione, sa~vo a decidere in seguito al [oro risultato, le mi,sure eventuali da prendersi, e l'ulteriore J.inea di condotta da adottare. Tanto l'uno che l'aLtro, in base a quanto ha rifeDito De HoTy ne[1le •conversazioni da lui

avute con l'E.V. a tale proposito (1), si sono meco felicitati, ,concordando pienamente sui saggi consigli fatti dare a Vienna al riguardo.

Nel frattempo si e data di qui risposta de·l tutto generica e dilatoria -· mi ha informato ·confidenzialmente Walko -a richiesta di uxgente somministraZiione di 20.000 fucili con relative munizioni e con adeguato numero di mitragliatrici che pel tramite del citato fiduciario Janky (qui venuto espressamente per far la nota) vari gruppi heimwehristi locaH prossimi rispettivamente a1le fronti:ere me11Ldiona:H e nord-o11Lental'i 'austrta,che, aV1evano dii pll'op;ria iniziativa formulata.

Chiamato poi qui negli ultimissimi giorni a conferire il Ministro d'Ungheria a Vienna, -mi hanno detto d'el1i Bethlen e Wa'llm -si è eon Amhrozy dieo~so che per 1suo tramite soltanto, e con esclusione quindi di altri agenti più o meno accreditati direttamente presso le Heimwehren, si sarebbero mantenuti d'ora innanzi gli eventuali contatti con queste, data ila presenza del Capo uffi.c,iale di esse al Governo. Ciò al solo •scopo, mi han lasciato intendere i miei interlocutor'i, di incanalare per una sola via, possibili trattative, ma anche e forrse principalmente nell'intento di porre un utile freno ad 1iniziative -del:la natura di quelle, ad esempio, che ho citate innanzi -favorite od assunte da agenti di tendenze coHaterali (Gomllos e simili) non rispondenti in pratica, anche se animate dalle migliori aspirazioni patriottiche, al punto di vista che persegue il Governo ungherese nel quadro generale d€lla situazione internazionale del momento, circa i mezzi più convenienti d'attuazione pel raggiungimento delle sue ben note finalità.

Ambrozy ha <mche riferito ,su di un suo interessante colloquio che avrebbe z.vuto con Mon~. Seipel, ed al corso del quale questi gli avrebbe manifestato fiducia che H Governo di Vs.ugom avrebbe saputo trovare con la energia necessaria il modo di assicurarsi. al potere in senso antisociaUsta anche se, come sarebbe secondo lo stesso Se~pel e secondo il concorde avviso di Bethlen e di Walko da prevedersi, l'esito delle elezioni non debba fornirgli quei due terzi dei seggi necessari ad una modificazione in via parlamentare della costcLtuzione austriaca.

Nelle sei settimane da intercorrere fra elezioni e convocazione del Parlamento, dovranno prender!si ·comunque a Vienna, ha concluso H Conte Bethlen, le importanrt;i dedsdonti :che v·erranno rkhiieste da[[a stiltuaztione che si sarà deltin:eata.

Il Ministro Walko mi ha poi ancora detto 'ieri che secondo informazioni attendibili di cui qui si sarebbe in possesso, da parte czeco-slovacca si sarebbero rinforzate, ne~l'ultìmo perioò.o, ile guarnigioni deLla zona verso sud-ovest prospiciente alle frontiere austriaca ed ungherese, comprendenti circa due divisioni tra Brno e Bud\';;eis, e raggruppati nel tratto danubiano tra Bratislava e Komàrno, .i mezzi galleggianti fluviali di-sponibili (rpontoni, rimol'chiatori, barche... ) che possano servir di aushlio ad eventuali movimenti di truppe.

Dal ·canto :suo questo nostro Addetto M:i,llrt:ail"e, ColonneJJJo OXJillli,a, mi rdlf€11'\iisce oggi che, secondo gli risulta àa informazioni confidenziaili avute da que1sto Stato

Maggiore, truppe u11gheresi dell'entità all'incirca di una normale divisione, tra quelle già accantonate nelle caserme e quelle che stanno compiendo manovre annuallii nei campi di eser,Ciiita~ione, sono disloca,te, co:i r!ÌSperttaVIi serviz,i, per ogni evenienza sì, ma con semplice atteggiamento di pacifica attesa, di fronte al Burgenl:and, e saranno ·colà !i'speZJi:onate sul posto, nel corso de~Je prossMne 24 ore, personalmente dal Ministro Gèimbèis, espressamente partito (1).

(l) -Le elezioni austriache. (2) -Cfr. n. 308.

(l) Per un colloquio Hory-Grandi cfr. KARSAI, op. cit., pp. 432-433.

355

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI

T. PER CORRIERE 95.1. Roma, 8 novembre 193.0, ore 19.

Suo telegramma 355 (2). V.E. può dire a Surits che sarei assai lieto di aver modo di incontrc.rmi con L-i:tvinoff ma che non (dico non) mi recherò a Ginevra per la questione del disarmo e ·che non prevedo per il momento di avere nè occasione nè possibilità di allontanarmi dall'Italia.

Occorrerà quindi riesaminare la cosa a migHor tempo. In tali condizioni è superfluo aggiungerle che non conviene ella spinga Tewfik bey a recarsi a Ginevra.

356

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI

T. 960/165. Roma, 8 novembre 1930, ore 24.

Suoi telegrammi n. 362 e 363 (3).

Ho fatto !sapere direttamente a GiJnevra a Tewfik RusSidi bey che S. E. Capo del Governo sarebbe partÌioruarmente lieto sua Vlisita ed !Lo pur:e avrei piacere rivederlo ed avere utile scambio idee con lui.

Quanto a telP.gramma diretto a S. E. Ca:po del Governo in occasione firma accordo tul'co-<greco (4), è stato in ri:sposta inviato a Ginevrra a Tewfik Russctri bey telegramma di ri:ngrazi·a:rnento e di felicitazione per opera da lui svolta.

(l) -Per il commento di Auriti a questo documento cfr. n. 406. (2) -Cfr. n. 344. (3) -Cfr. n. 347. (4) -Cfr. p. 483, nota l.
357

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETÀ DELLE NAZIONI, ROSSO, A GINEVRA

T. (P. R.) 11444/137. Roma, 8 novembre 1930, ore 24.

Suo telegramma n. l (1). Pr:endo a~tto dlelltla rettdfica fatta dal Si,gnor M'as1stigM aEte comuni,caZJLoni del

Signor Beaumarcha~s.

358

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

D. RR. 4931. Roma, 8 novembre 1930.

La prego di vor:Ler farr conoscere ,a'l_ P~r1Ì!ncipe Starhembetrg che S. E. H Capo del Governo ha vivamente apprezzato gl:i efficad provvedimenti da lui pres'i in questi giorni, in v'ista delle imminenti elezioni e desidera che V. S. gli faccia giungere la espressione del vivo suo compiacimento.

359

PROMEMORIA PER IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI (2)

Roma, 8 novembre 1930.

Il Partito Nazionalista in Spagna di cui è ~capo il Dottor ALbifiana, è una deLle molte frazioni in cui si è diviso il 1partito deUa dittatura alla caduta di Primo De Rivera. Si è costituito nell'aprile u.s. proponendosi la creazli.one di un • Tribunale della Patria », incaricato di g1udicare tutti coloro che attentano ail. prestJLgli.o ed ai,la rsrucwrezza. de'l paese, è organdzZiato lin Lregioni che ne costirtuliscono i ~PIPÌ di azione. Aderilsce alla unione mona.rchica e propugna apertamente per il proprio paese l'adozione del regime fascista.

E'ino ad ora, dalle segnalazioni pervenute dalla R. Ambasciata in Madrid, la sua attività si è limitata a qualche vivace azione contro i grU!ppi repubblicani. Si è provveduto a far ringraziare verbalmente i • Legionar'i spagnuoli • dei telegrammi di omaggio inviati all'E.V. (3).

Il console a Barcellona, interpellato in proposito dal ministero con t. (p.r.) 11244/39 del 2 novembre, aveva risposto: « Data situazione politica locale sembra opportuno limitarsi ringraziamenti verbali tramite consolato generale per cui attendo istruzioni» (t. (p.r.) 11630/33, Barcellona 4 novembre ore 14,52, per. ore 16,18).

(l) -Cfr. n. 351. (2) -La minuta, che non è firmata, è stata redatta dall'ufficio I Europa Levante. (3) -Appunto marginale: • Visto da S. E. il Capo del Governo •.
360

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. s. 3871/2247. Vienna, 6-8 novembre 1930.

Ho avuto iersera (l) un nuovo colloquio col Principe Starhemberg. Aveva fatto chiedere il terzo versamento, al quale ho preferito non assistere lasciando fosse come al solito effettuato da questo Primo· Segretario Geisser Celesia dopo la fine del colloquio ste,sso e la mia partenza.

Starhemberg mi ha soprattutto iUustrato le vaste perquisizioni da lui pred1sposte ed i sequestri di armi praticati in questi giorni ai rossi, sequestri che hanno fruttato armi, muniz,ioni ed equipaggiamento sufficenti ad un'intera brigata. Purtroppo molto è stato fatto scomparire in tempo, sia per delazione di alcuni Capitani Provinciali ·cristiano sociali e di alcuni funztionari di polizia, sia per la non ancora adeguata preparazione del servizio informazioni.

Il PrincdJpe aveva anche predisposto una perquisizione nello stesso Municipio di V1enna, e ne11e staZJiond. dei pompie:Di v:i·ennesi, ma ila tp['·irrna non ha potuto aver luogo essendo in Vaugoin sorti dubbi circa la sua oppor-tunità e i suoi r'isultati. In seguito al ritrovamento di istruzioni segrete per la sobillazione di reparti della poliz,ia e di quello stesso esercito suHa cui fedeltà Vaugoi:n fa tanto affidamento, quest'ultimo si è Iasciato persuadere a propnrre al Cons1gHo dei Ministri lo scioglimento dello Schutzbund socialtsta, ed anche se possibile l'arresto del suo Capo Deutsch deputato ed ex ministro deHa guerra. Ciò avverrebbe sabato.

Di 'colpi di ,stato non si parla più; il Governo disposto ·ad affrontare le elezioni, è deciso a restare al potere qualunque ne sia !l'esito. Un programma preciso pel futuro non esiste però ancora. Starhemberg dice sperare di poter continuare nella ,sua opera antimarx~sta; crede che, avendo ormai legato a sè Seipel e Vaugoin nella comune responsabilità della politica antirossa adesso effettuata (!secondo ll.e dia:-iettive di S. E. liil Capo del Govern.o), saTebbe dlifficilJe a qlllesti capi del partito Cri-stiano-sociale di sbarazza11si di J.ui e di rallentarne od ~nfrenarne l'opera. Confida arrivare a eliminare H Municipio rosso di Vienna, cambiando la costituzione e dichiarando l'attuale provincia (Land) di Vienna Capitale Fedel1ale amministrata da un CommiJssario gove11nativo. Senza çapi e senza fondi il prevalere marxista sarebbe abbattuto. A .tale scopo si proporrebbe rafforzare ancor più le Heimwehren materialmente e spiritualmente, sì da renderle una forza :pl'edomiill!a,nte .daU.a quale <i pél!P1liti borghesi non .potr·eb~o .p["escmdere e a cui potrebbero essere obbligati a cedere il potere qualora si ostinassero nei presenti sistemi parlamentari.

Starhemberg ha detto non dispera poter ancora riuscire a entrare in qualche modo nel Rathaus con o senza H concorso di Vaugoin, ed è conv,into che un gesto di forza, sia pur privo di risultati pratici (perchè }a leg;ge non consente la detenzione preventiva di chi abbia in deposito armi da guerra) spegnerebbe nella popoiaz.ione quell'alone di prestigio inviolabile che sembra circondare il

Municipio viennese. I primi sequestri d'armi li ha fatti effettuare, sotto la sua personale responsabiJità, da militi delle Heimwehren i quali hanno chiamato la pol<izia solo pe,r ac,certare l'esistenza dei depositi, ma di tale fatto non è stata data sinora notizia da questa stampa. Ha deplorato la mancanza di giornali favorevoH a lui e ai suoi, pur dichiarando non potervi per itl momento porre rimedio. Ha aggiunto che, anzi,chè sprecare tutti i noti :fondi in manifesti e propaganda elettorale, si riservava di conservarne una par,te per le necessità susseguenti alle elezioni; intanto aveva migliorato n suo servizio di informazioni e completato l'equipaggiamento di alcuni reparti, ciò che credeva più proficuo pel futuro.

Non è sembr:a,to affatto entusi,a,sta deLla p["opaganida deg,li Rirtweo:dla:ni in Austria, che ~crede non otterranno forse neppure un solo mandato.

Starhemberg ha infine confermato di non aver nulla detto agli Ungheresi ciTca i noti :fiondi con:ces.s1i dorpo H mio V1Lagg:to (1), e di essersti J1imi,tato a !rlilsponde!1e, 'a una p~Dec~sa domanda I'livotltagtH a tale illiguarrdo, che da Roma aV1eva solo doevuto quaJche atss]CU!["azione di favorevo,lii dtsposrZJionli quatlora lo svotlgime:nto deg,]i avvenLmenti aV'esse J"€tS'O necessaTio un con1creto a;ppoggLo da pa!Til;e nosrtra.

È superfluo aggiungere che nelle conversazioni cogli Ungheresi nuilla è stato detto dalla R. Legazione che sia in contrasto ~colle dichiarazioni di Sta:::-hemberg.

8 novembre.

P. S. Secorndo notizie ora §im:1temi H Con,sti,~Lro de'i Mm.~i,str'i di !ieri ha esaminato la questione del1o sciogl,imento del,1o Schutzbnnd, e, di :fu-onte ai parerli divergenti de'i suoi membrri, ha ,Dinviato quallisia,si declitstrone a dopo Ie eilezioni.

(l) Cioè il 5 novembre.

361

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3892/2260. Vienna, 8 novembre 1930.

Mi ~pregio accludere H riassunto inviatomi da Morreale circa un suo colloquio di stamane con Seipel.

ALLEGATO.

APPUNTI (2)

Quasi a giustificarsi di avere infine preso parte attiva alla campagna elettorale, lVIonsignor Seipel mi dice che si è dedicato attivamente in questi ultimi giorni alla propaganda tra la gioventù e che è sicuro di averne tratto buoni frutti.

c Siamo certi ormai che il rparlito cristiano sociaJe ricoiUlermerà alle elezioni la sua posizione di partito più forte in Austria. Questo fatto ha un'importanza tecnica non trascurabile poichè lascia nelle nostre mani la soluzione di alcuni problemi ,tecnici: la nomina della presidenza della Camera, la formazione del gabinetto etc. Ammetto tuttavia che awemo q\lWche ileggera perdita; ma oiò non conta: le Heimwehren si affermeranno •Con otto o dieci mandati e saranno in avvenire al nostro fianco: quattro li abbiamo già nella nostra lista, sicura è altresì l'elezione di Starhemberg, di Steidle e di qualche altro. I Nazionalsocialisti metteranno assieme uno o due mandati: non guasta, perchè anche essi sono orientati a destra. Il blocco di Schober avrà molto probabilmente meno voti di quanti ne avevano avuti nelle ultime elezioni gli agrari ed i pangermanisti. Non vi è da avere molta fiducia in esso; lei sa delle voci corse che hanno portato da ultimo aUe dichiarazioni formali di Schober •Contrarie ad una ooaliZiione coi sociaListi •.

• Tali dichiarazioni • .chieggo !io • hanno per V. E. un valore contingente, od avranno valore anche per l'avvenire? •·

c Valgono per ora, intanto, in avvenire si vedrà. Ma il senso più profondo di queste elezioni noi lo riveleremo al pubblico soltanto tra pochi giorni ed è questo: che nella nuova camera le Heimwehren formeranno un gruppo di destra che ci consentirà di governare e di risolvere certi problemi con maggior decisione di quel che non abbia potuto fare in passato il gruppo parlamentare cristiano-sociale coalizzato agli agrari ed ai pangermanisti. Questi due ultimi partiti sono infatti orientati più a stmstra ·che a destra: i "Grossderutsche" austriaci non sono affatto i "Deutschenat!i.onalen" di Germania e J.'espedenza ci ha dimostrato che sono dei liberali, e liberali sono in fondo •anche gli agrari. Quando alla destra dei cristiano-sociali ci saranno le Heimwehren, sarà più facile al Governo di assumersi una mansione alla quale noi, neila nostra qua·lità di "·cr!Ìstiano-sociali" non potevamo direttamente ed efficacemente provvedere: J.a tutela della proprietà. Di essa dobbiamo preoccuparci, finchè l'ordinamento della società sarà l'attuale, se non vogliamo andare a finire nel bolscevismo. Si potranno evitare così in seno al nostro partito quelle correnti " aJ.J.a Kunschak " che neHa passata legisJ.atura ci hanno tanto molestato. Col!le Heimwehren a fianco dei cristiano sociali, il Governo potrà andare più dritto. Quanto sia utile la presenza dei rappresentanti delle Heimwehren al Governo lo si è visto proprio in questi ultimi giorni: al sequestro del•!e armi dei socialisti noi stessi, direttamente, non av.remmo potuto provvedere • (1).

Un usciere viene ad annunziare che il Cancelliere Vaugoin è sulla porta ed attende di entrare per parlare col ministro degli esteri. Nel congedarmi chiedo a Monsignor Seipel:

• E l'eLezione del presidente della repubblica? • (dovrebbe aver luogo entro

sessanta giorni dalla elezione del nuovo parlamento). Seipel, enigmatico, mi risponde: c Io penso che sarà meglio non farne di nulla! •.

• -La.sciar le cose come si trovano? • inca•lzo. • -Sì··

Penso che in questo desiderio di rinviare le elezioni del nuovo presidente, ci sia qualche gioco mancino all'indirizzo di Schober.

(l) -Cfr. n. 326. (2) -La conversazione aveva avuto luogo alle 11,30 alla cancelleria federale.

(l) II pensiero di Seipel, quale risulta oltre che dalle sue parole, dalla intonazione del suo discorso, è in fondo questo: il partito cristiano sociale, se non vuoi perdere le masse, non può prescindere dal fatto che il suo programma, oltre alla parte cristiana: educazione della gioventù, tutela della famiglia, matrimonio cristiano, religione etc. contiene anche una parte sociale, che ne porta alcune frazioni verso sinistra. I capi del partito, che sono anche al Governo, convinti invece della necessità di andare nettamente a destra, creano una destra parlamentare (le Heimwehren) per poterle addossare la responsabilità delle più arrischiate iniziative. Ed in questa concezione c'è tutto Seipel. [Nota del documento].

362

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA

L. P. Angora, 8 novembre 1930.

Credo utile iHustrarti prhratamente la situazione •che ho già descritto nelle mie comunicazioni ufficiali.

Abbiamo finito la prima parte del nostro programma poliHco in Oriente (queHa parte cioè indicata nelle istruzioni che mi desti a Roma nel giugno scomo) (l) con •l'accordo greco-turco che .per me, alla luce dei fatti, ha un'importanza anche superiore a quello •che prima si e·ra potuto ·1mmaginare. H riavVTicinamento turco-greco determina una situazione •completamente nuova 1n Oriente capovolgendo molti dei fattori sui quali prima eravamo abituati a contare: il fatto di una cessata tradizionale inimicizia greco-turca, il costituirsi di un ambiente di fiducia e cti collaborazione fra i due paesi, l'aiprpartenenza di uno e l'altro a due tendenze internazionali diverse, ed infine l'aumentato prestigio turco, ci impongono credo, il dovere di procedere d'urgenza ad una migliore valutazione deHa nostra politica orientale.

Per queste ragioni di fronte alla resistenza greca di venire ad un accordo tr·ipartito (scusa ,se impiego la parola impropria ma è di più facile uso) ho voluto di proposito andare in fondo al pensiero di Venizelos con tutte le p!ressioni ed i pa.ssi che potevo fare per chiarire fino a qual punto noi avremmo potuto eventualmente contare su di lui. Ed il risultato è stato quello di poter oggi con sicurezza affermare che Venizelos è stato sincero fino al punto di volere l'avvicinamento turco-greco, ma che sarebbe stato altrettanto insincero per i!l trattato tripartito.

H non aver voluto, malgrado i miei sforzi, inviare, come Tewfik ha fatto, un telegramma a Mussolini, per ringraziarlo invece con una visita all'ambaseiatore e delle dichiarazioni del Ministro degli Esteri ad una agenzia officiosa (dimostrazioni queste forse più ampoHose ma che lasciano intatta queUa tale

• nuanee • che voleva salvaguardare) è signifieativo. Per noi è forse da raHegrarci 1se non abbiamo avuto il tripartito ma invece un'indicazione sicura sulla quale basarei in conoscenza di causa.

Ed è mi pare su questa indicazione che bisogna agire ed è ciò che mi ha spinto a formula,re i suggerimenti contenuti nei miei telegrammi n. 337 (2), 340, 341 (3). Suggerimenti che possono naturalmente compie11si o no, secondo l'inquadratura •che S. E. H Mini•stro crede di dover dare a1la nostra politica con la Russia nei riguardi della Francia. Ma ripeto .mi sembra 1nd]spenlsabile, dopo tutto queHo che ho potuto osservare in questi giorni, di rinfo·rzare il trinomio ita,lo-turco-russo per impiantare solidamente la nostra politica in Oriente in maniera ·che essa possa far fronte alle necessità dei Ba·lcani e del Mar Nero. Quindi attendo con molto interesse le decisioni di S. E. Grandi al riguardo.

Al momento che ti 's:c~ivo non è venuta alcuna risposta al telegramma (l} diretto da Tewfik a S. E. il Capo del Governo dopo l'accol'do tur·co-greco, nè alcuna comunicazione che mi abbia potuto far comprendere il motivo di questo silenzio che, unitamente alle manovre francesi, circa il discorso di S. E. Mussolini (2}, hanno un !PO' imrpress[onato questi ambienti ufficiali. Potresti farmi conoscere qualcosa al riguardo per mia linea di condotta?

I negoziati per l'Egeo sono 1stati sospesi (per l'arrivo di Bethlen e Venizelos, e malgrado 'l'assenza di Tewfik continuano e credo in questi giorni poterterre dare notizie ufficiali.

Spero che Tewfik verrà a Roma: egli vi tiene molto perchè un'intervista con S. E. il Capo del Governo e una ~con S. E. Grandi lo metterebbero in grado, con più autorità, di far fronte a tutti i problemi del momento, esteri ed interni, rafforzando la sua posizione specialmente di fronte al partito d'opposizione. Scrivo questa lettera calcolando che arrivi appunto nel momento del:le presenza di Tewfik a Roma e forse ti apporterà qualche maggiore precisione sui problemi da discutere.

Ti manda'i da J,acomon1i de1l:e sigarette cLr·ca due mesi fa; ile ha1i r1ilcevute?

P. S. Ti dcorderai ,che grà segnalai a suo tempo 1a conseguenz:a a noi contraria che avrebbe dato la visita di Bethlen (mio telegramma n. 331) (3). La resistenza greca per l'affare del tripartito dev'essere ·collegata aUa questione della presenza ,contemporanea ad .Angora di VeniZJelos e Beth!len; non mi pal"e di esagerare emettendo l'opinione che la presenza contemporanea dei due Presidenti del Consiglio abbia rinforzato la reazione francese che si tsarà manifestata con probabili pressioni dell'ultimo momento ad Atene.

(l) -Cfr. n. 115. (2) -Cfr. n. 337. (3) -Il primo non è stato trovato. Il secondo (t. 2629/341) non si pubblica. Ma cfr. pp. 497-498, nota.
363

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. Londra, 9 novembre 1930.

Ho l'ono·re di rispondere alla lettera autografa (4) con cui V.E., segnalandomi una fraS'e dell'organo della concentrazione antifascista di Parigi La Liberté, mi ·ch1ede informazioni ci~r:ca l'atteggiJame,nto déltl'opdniÌ!one pubbliica ingle'se ne•i riguardi del Fascismo.

La Liberté stampa che l'opinione pubblica inglese è contro il Fascismo, non solo perchè queisto rientra negli scopi e nell'indirizzo di quei giornale pieno di notizie tendenziose e in mala fede, ma anche perchè non vi è dubbio che gli ambienti che i corrispondenti di quel foglio frequentano sono appunto queHi

che in Inghilterra, come in ogni altra parte d'Europa e del mondo, sono gli esponenti dell'anUfascisrno.

Ma questi ambienti, democratici, socialiisti, comun~sti, non formano l'opinione pubbHca inglese, dirò anzi che dell'opinione pubbUca inglese non rappresentano che una trascurabiJe minoranza.

In verità l'opinione pubblica ing,lese nel suo inisieme non è nè pro nè contro il Fa:sòsmo. Il Fascismo italiano, accettato oramai come uno degli avvenimenti più impo·rtanti deHa storia contemporanea, non più come un esperimento ardito, ma come elemento di suecesso che ogni giorno più si avvia verso la stabilità e la solidità, viene seguito e studiato con un interesse sempre crescente e con una obiettività spassionata che fa onore al buon senso politico tradizionale di questa Nazione.

Vi sono degli antifascicsti per partito preso, sia nelle masse -seconda Internazionale! -sia in <singoli individui -Wickham Steed alla testa! -; ma non per pa!l'two preso in pdù gmn numero ·e nelilie ol:assi pd.ù ooJ.te, de<sti!Illalte a orientare l'opinione 'PUbblica, vi sono in Inghilterra degli ammiratori del Fascismo e soprattutto della personalità di V. E. E ciò in tutti i partiti, il laburista non eseluso.

Dopo più di tre anni di 'soggiorno in questo Paese, posso i:n coscienza affermare, e l'ho •rilevato in vari miei pa,ssati rapporti, che, per merito di quanto i fatti e la disciplina in Italia stanno ogni giorno più a dimostrare, H rispetto e la stima, spesso l'invidia, per il regime fascista è in continuo aumento in Inghilterra. L'opera qui svolta da S. E. Grandi durante ~la Conferenza NavaJ.e ha non poco ·contri!bui<to a dJ,ssipaTe pregiudizi e :liai1si appil.'ezz1amenti. Afierroail."e il contrario è non renders'i conto della realtà o giudicare da un punto di vista troppo ristretto o partigiano, mentre l'insuccesso di ogni efficace propaganda antifascista in questo Paese, il fallimento dei vari tentativi fatti per fare allignare in Inghhlterra un per.iodico antifascista, hl dconoscilmento imparziale dei me~~ti deil. F,asa~smo ,che non ma,nca di manifesta~si in goorrruaJii .come !hl Manchester Guardian, in personalità come L·loyd George, di solito non ben disposti vel"'so il regime, dimostrano ·che l'opinione pubb!Lca inglese nettamente contraria al Fascismo non può essere composta che di pochi ignoranti non sempre in buona fede.

L'InghHterra è, d',aUra parte, il paese meno adatto a capire il Fascismo e ad ammetterne i metodi e lo ·sHle. La tradizionale e bene 1ntesa libertà individuale, il dspetto dell'autorità costituita, l'alto livello di civiltà della popolazione, la secolare politica parlamentare, fanno si che molte realizzazioni ottenute dal Fascismo in Italia, non sono o non sono state finora sentite qui come un bisogno. E la mentalità soprattutto delle generazioni meno giovani, ri:pugna da tutto ciò che ·costituisce menomazione di libertà individuale, costrizione livellatrice, mancanza di opposizione e controllo della stampa. Molti però si rendono conto che ciò .che non sarebbe po13sibile in InghHterra, può essere necessario altrove e non condannano, ma cercano di capire. E nel momento attuale, se ci fosse un uomo, non sarebbe affatto escluso ·Che 'l'lnghilterra si desse anche una dittatura.

L'Inghilterra non è fascista e non lo sarà forse mai, ma l'opinione pubblica, intesa nel·la sua gran maggioranza, non è contro H FasciJsmo e sarebbe un errore

giudkarla tale da qualche secondario sporadico indizio o da qualche isolato commento di giornale, come sarebbe un errore pensare che un eventuale atto del Governo britanni,co in politica estera, contrario all'Italia possa essere diretto contro il regime o ispirato in odio al Fascismo.

L'antifasdsmo di una parte dell'opinione pubblica inglese può essere, se mai, alimentato daJ.la leggenda, purtroppo largamente diffusa e difficHe a sradicare, di un'Italia Fascista turbatri:ce del:la pace e guerrafondaia. Ma anche questa leggenda :sarà sfatata più dai fatti che dalle parole.

(l) -Cfr. p. 483, nota l; e n. 356. (2) -Del 27 ottobre. Cfr. p. 496, nota 2. (3) -T. 2593/3,31 del 28 ottobre, che non si pubblica. (4) -Cfr. n. 345.
364

RELAZIONE DEL DIRETTORE GENERALE PER GLI AFFARI CON LA SANTA SEDE, SANDICCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 10 novembre 1930.

Il Ministro della Giustizia ha richiamato l'attenzione di questo Ministero srul'atteggiamento del Principe Arcivescovo di Gorizia, Monsignor Francesco Borgia Sedej, il quale, indurito dall'età (75 anni), di origine slava e già attaccatissLmo al vecchio regime austriaco, ha mostrato in varie circostanze di non comprendere il nuovo stato di cose.

In seguito a ciò, V. E. ha interessato il R. Ambasci,atore presso la Santa Sede a far presente al Vaticano l'insostenibile posizione di quell'Arcivescovo, affinchè venissero adottati opportuni provvedimenti.

La risposta del Vaticano è :stata evasiva e dilatoria. Riguardo all'accusa specifica mossa a quel Prelato di avere indetto in lingua tedesca gli esercizi spLritua:l,i, l:a S,e:greter:ia di Sta:to ha addotto che oiò dipendeva dal :IJatto che la quasi totalità degli ecclesiastici di quella Diocesi sa bene il tedesco, ma non l'italiano.

Nuove insistenze tanto da parte del Ministero della Giwstizia quanto da parte di questo Ministero non hanno modificato la situazione; dal che S. E. De Vecchi prende argomento per far presente ,che la Santa Sede non adotterebbe un provvedimento radicale nel senso da noi desiderato se non allettata o costretta da una contropartita. Suggerisce pert,anto di negoziare col Nunzio Apostolico, come il più indicato.

L'Uflkio pur ammettendo la convenienza di negoziare, non può a meno di

rilevare che, secondo il suo subordinato parere, un'azione preiSISO S. E. Borgon-·

gini Duca su tale deJicato argomento andrebbe, aHo stato delle cose, a scapito

dell'.influenza della nostra Ambasciata e che d'altro canto non si vedrebbe, al

momento, materia di un do ut des.

Si :po:ti'ebbe lim.ve,ce, a pa:vere, de1lll'Ufficio, fia!llChe:ggro_re ~·azlione de~ R. Am

basciatore pal'landone autorevolmente al Nunzio.

Si uniscono i precedenti di questa pratica (1).

(l) Mancano.

365

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Berlino, 10 novembre 1930.

In obbedienza alle istruzioni datemi da V. E. con telegramma n. 235 del 3 corrente (l), ho domandato d'esseve dcevuto da S. E. :iJ1. Dott. Briining Cancelliere del Reich. Egli non mi ha fatto attendere a Lungo. Dopo due giorni dalla mia domanda egli mi ha ricevuto nello studio della storica villa della WHhelmstrasse.

Dopo aver ascoltato le mie parole di ringraziamento a nome di V. E. e del

R. Governo per la parte da lui presa alla recente sventura che ha colpito le Mar•che, egli cominciò a par1lare del continuo succedersi di disastri naturali in Italia e in Germania, in conseguenza dei quali, vengono ad aggravarsi anche economicamente le condizioni delle popolazioni e amministrazioni bisognose, invece, di tregua nei dolor'i e neHe spese. Egli ricordava che le difficoltà economiche della Germania erano venute in queste ultime settimane aggravandosi in segu1to ·aWlre liin:ondazdroni e 1a1l!Le di1sgrazLe mliiner~arte da una paTte, ailiLa dlilsoccupazione 1e •a1lila "mLsi mondiJail·e da1hl'aitl'a.

La disoccupazione pesa in modo speciale e in progressione costante. E·ssa non risparmia •le campagne, in partLcolar modo le provincie orientali. In ItaHa H Governo, le Ammtnistrazioni locali, i privati possono più facilmente combattere la dirsoccupazione agricola perchè anche d'inverno, la terra può venir lavorata, e molte miJglliaiJa d'opem,i possono essere adi1biti ra lavori pubbliiJci. Ma in Ger,mani·a oramai, con ·la catbva stagione, con i geli e ben presto la neve la terra è divenuta inaccessi!bile -e lo resterà fino ad Aprile -lunga sequela di penose giornate. Nelle dttà, ne1le regioni industriali imperversa },a crisi derivante da:1la diminuzione nelle esportazioni di prodotti -le fabbriche si chiudono o devono lim1tare le ore di lavoro. Gli avvenimenti rt'ivoluzionari nell'America del Sud ISOno venuti lad aumentare la cdsi. Anche 'là si è verificata una fuga di •capitali in massima parte verso Pa:dgi. Non si hanno nuove ordinazioni -e quelle in cor.so non vengono pagate o tutt'al più con stento. Il Cancelliere prevede che il 'Culmine deHa 'crisi sarà raggiunto nel febbraio e ma,rzo del·l'anno venturo.

Nonostante i pericoH sociali che sono insi.ti in questo stato di cose ll signor Briining non teme d~sordini. Il :popolo soffre in rsilenZiio: e quelli che hanno bi!sogno di tsrfogail''e ·l'rillllterno malcontento ei .gettooo neri .partdlti radiicail.li. dii sinistra o di destra.

H part1to dei naziona:li socialisti con l'approssimarsi alla • ·responsabilità politi.ca » si è .già calmato e pochi tm loro, oramai, parlano di distruggere per creare ex novo. Quello 'Comrmi,sta non è in condizioni di organizzare movimenti che superino ,la forza difensiva della poliztia.

Gran ,parte delle tristi condizioni in cui si trova il Paese, aggiungeva il CarrceUiere, è dovuta aHa crtsi finanziaria. Il Paese va dtssa.guandosi e ~e casse

deHo Stato sono in continua sofferenza. Ciò fa sì ·che anche sul ·campo della politica internazionale si trova neHa stessa condizione d'inferiorità in cui si trova su queHo militare.

J,l He1ch è ~costantemente esposto ta[ perdco!lo di pressilonli daihl'e,ste:ro e qudndi incapace di proseguire 'liberamente una propria linea d'azione. Fino a che il Reich non ·si .sarà riatssettato è inutile farsi illusioni -'la Francia, in ogni momento, è in grado di esel'citare una forte pressione. 8i calcola che in Germania siano oggi impiegati dai 2% ai 3 mNial'di di marchi di capitale francese -dei qualà 800 miJliitonli .sotto bandiera e vi,schio frantcetse -d il'i!manenti sotto etitchetta svizzera e nordamericana, ma operanti secondo gli ordini di Parigi -come si è reso manifesto nei giorni passati dopo -le elezioni politiche e il:a radunata di Coblenza (1). La ma!ssa dei capitali aumenta in Francia di giorno in giorno, come pure l'oro. Ciò a lungo andare, avrà una ~cattiva fine, ma per i[ momento e i prossimi anni, Ja Fmncia domina finanziariamente H continente.

Il Cancelliere si è dilungato poi nel mettere in luce la cecttà dena Francia nei riguardi della Gel'ffiania. Ha ricordato la frase detta da Maria Antonietta di Francia alla cameriera. Avendo la Regina domandato cosa aveva da urlare la gente che passava in colonna sotto le sue finestre, la ~cameriera rispondeva: Maestà, è gente che ha fame -vuole del pane! Al che Ia Regina repHcava: Se non si ha del pane, ~che le diano delle paste! La Francia non vede o non vuoi vedere ~che la Germania va alla rovina e non vuoi rendersi ·conto che se la Germania dovesse 'Cadere nel caos, i suoi vicini vi sarebbero pure trascinati.

A questo punto H Cancel<liere mi ha domandato quale stadio avessero raggiunto le nostre trattati:ve con la Francia, e se -io credessi a1la possibHità di un accordo. Al 'Che ho risposto non aver notizie dirette e aggiornate -vedere però nel nuovo prestito dato dalle Banche francesi aHa Jugoslavia, per opere miiitari, un sintomo detl~ menta,Ii,tà ;1nconoiJliJante de[tia FraneiJa e un',i'nd1ca2li0111e deHa maniem come la Francia intende dspondere ,a chi preme per addivenire ai disarmo.

Secondo il ,signor Briining, Tardieu e Briand passeranno incolumi la nuova

tempesta nella Camer~a francese dei Deputati. Briand va incamminandosi verso

l'E<Useo -per sostituirsi al signor Doumergue nella prossima Primavera.

Ciò evidentemente non apre il cuore di questa gente a grandi speranze nè

la mente ad azzardate iniziative.

hH'Italia il Cancelliere ha dedicato poche parole, ma queste erano ami·che

voli ~e di ammirazione per H nostro Duce. Sono certo però di non errare affer

mando che all'Italia sono più vicini i pensieri e i disegni politici del si.gnor

Briining che non quelli di Curtius. Questi vede l'Italia ~con minori precon,cetti

e maggiore simpatia che non Curtius non ancora liberato dalle tossine demo

cratiche nè dai ricordi delle teorie politiche del signor Stresemann. Dei che

noti non tabbi,amo da ir'ammarnioaroi. poichè H ,Sfi<gnor Bri.inding, che con molto inte

resse si oocupa delle questioni internazionali, rappresenta sicuramente un valore

reale al quale è assicurato un avvenir-e come Capo di Governo, mentre Curtius

è un isolato e un tollerato dal Cancelliere e daH'Auswaertiges Amt -e Je sue

funzioni attuali non sembrano destinate a essere a lungo prolungate.

Il signor Briining al termine del colloquio ritornò a queHa che costituisce per lui ila preoccupazlione ma•gg'im·'e t•ra le moUe •che su ilui pesano: wa ooi"'i economica del Paese e la disoccupazione. Secondo gli ultimi dati statisUci, nell'ultima quind~cinra d'ottobre Ja mrussa deli rsovvenziona1ti per d~oecupazj,one è aumenrbata di 70 mila persone-raggiungendo H numero di 2 miliioni e 72 mila. Le domande di persone che si iscrivono per aver lavoro e quindi debbonsi cons·1derare come disoccupati -al 31 ottobre erano 2.35·3.000, circa 136.000 più dell'anno scorso! La d!ilsoccupaz~one e wa ~errirsli. eeo:~om~co-finanzJi,arlila, mi larsrciava eompret!lJdere iil. CanceHiere, sono ·le catene che unite a quelle messele ai piedi dal Trattato di Ve11sailles tengono avvinta la Ge11mania, permettendole ~solo di avanzare a piccolissimi passi.

Su ·ciò mi ~sono •congedato dal Canceilihl•ere. Egtld ha il.'a'spe,tto stanco -oonseguenza non tanto della sua debole ·costituzione, quanto dell'immenso 1avoro che grava ,sulle sue spalle e delle responsabilità che gli incombono. Ma attraverso i suoi occhi anco,ra giovanili si legge una forza non ~comune di volontà.

Uscendo daJla Cancelleria de'l Reich mi sono recato nella vidna sede della Legazione di Baviera per visitarvi S. E. Held Presidente dei Ministri di Baviera e Capo di quella RepubbHca. AltTa personalità di primo ordine -più matura e con base già 1salda. Egli mi dkeva che mentre queHi che lo hanno preceduto nelle funzioni sue attuali non duravano al potere più di un anno o di un anno e mezzo -oramai egh si avvicina al decennio e nulla minaccia, per il momento, la sua posizione politica dopo che gli è riuscito di ristabilire un accordo fra i partiti politi,oi bavareisi e vedere approvato da questi il bilancio delio Stato per il 1931. Egli diceva che nel 'Como dell'anno si dovranno fare in Baviera le elezioni politiche per una modificazione della costituzione. Ma non c'è fur·ia aggiungeva -; le faremo alla fine della primave,ra. Ora si tratta di passare l'inverno che sarà duro. Egli non nede alla possibilità di un movimento largo antLstatale. Certo (aggiungeva) mi sentirei più tranquillo se potessimo aumentare secondo 'i bisogni 'le forze della polizia. Oggi se si vogliono prendere m~sure preventive o ~se segue qualcosa in una località, siamo obbligati a spostare agenti da una città all'altra ~con gravi inconvenienti, fra gli altri quello finanziario.

Parlandomi della situazione del Governo del Reich egli mi diceva che il programma finanziario di Bri.ining finirà coll'essere attuato o col voto del Reichstag o con decreti ~egge. È una necessHà della quale sono oramai convinti i singoli Stati confederati sebbene il Reich, ·per regge11si, riversi sempre maggiori pesi su questi e limUi le contdbuzioni finanziarie ai medesimi mettendoli in una cOt!lJdiizione ben ddffio~l:e. Ma •che fare? Anzitutto: mantenere undto e dm vdtta i!l. Rekh. Da~w~estero non ~marwano per 'c1iò le minaode -prima tit1a ile qua'l!i :i!l Trattato di Versailles e l'attitudine della Francia. -Si aggiungano poi le manovre indirette del stgnor Bdand, tra queste il rifiorire dell'azione a favore de1la restaurazione degli Asburgo in Ungheda. Relativamente al:la quale io gli dissi non aver notizie recenti degne di fede -non ritenere che n Conte Bethlen voglia allontanarsi dalla saggia linea di condotta fino,ra seguita: del resto il 22 del me5e Bethlen sarà a Berlino. Nessuno megHo di lui potrà dare informaz,ioni degne di fede sull'argomento.

S. E. Held mi diceva di aver parlato a ~lungo con Hitler. A suo avviso il Cancelliere avrebbe agito saggiamente se avesse ~chiamato uno o due dei nazionalsociaHsti al Governo. Con •ciò avrebbe messo il partito a contatto con le dure necessità del Governo ·e avrebbe tolto H padito dalla comoda posizione ne1la quale ora si trova, di trarre cioè profitto dal malcontento generale che aumenta nelle ·campagne in Baviera, nella Pomerarnia e nella Prussia orientale. Hitler gli ha 1parlato ·con molta assennatezza. Ma H~tler non è sempre ubbidito dai propri e si rende conto della possibiLità che col tempo l'aggruppamento di masse 'che lo segue si vada assottigliando per ila perdita di coloro che hanno furia di arrivare e che per questa ragione già si lamentano che la vittoria del 14 settembre non sia stata convenientemente ,sfruttata. HeLd riconosceva con me che senza voler 'sopravalutare H successo finora ottenuto dal partito dal punto di vista del:l'eventuale ,svolgimento della situazione 'Parlamentare H partito aveV'a avuto ed ha una ubm1e fUIIlzione poLiJb~co-•soaìaile : quéUla di a verre at1Jilra,to sotto i suoi gagliardetti molte migliaia di giovani che altrimenti sarebbero andati a porsi sotto la bandie,ra rrossa ·con 1a falce e il martello. Held agg1iungeva che il partito nazionalsocialista esercita anche influenza corrosiva sulla democrazia sociale tanto più perchè questa oltre essere un ve•ro e proprio partito borghese, è un'assodazione orma1i chiusa a favore dei ca·pi -; la gioventù non trova sfogo vel'so il'aHo, mentre le masse operaie risentono delle concessioni che i capi, pre,si nel<l'ingmnaggio della morsa con la quale Bri.ining tiene legato il partito al Govemo, 'sono cost·retti a fare a questo. H partito democratico social:~sta tedesco anche secondo H pensiero di S. E. He1d è condannato a seguire nel tramonto il partito liberale. Tempi nuovi, esigenze nuove, formule nuove.

A questo punto Hel!d ha paDlato del regime fascista e dell'opera di S. E. MussoUni -in termini di ammirazione. Egli non voleva pronunz1iar giudizi, ma dal punto di v1sta bava1rese ·I'illievava d[ vantagg;io ,che Vlielle a1~1a BaVIi,el'a dailil'e,silstema, nelle sue vicinanze meridionali, di una salda barriera contro il comunismo. Come si sarebbe trovata ·1a Baviera se in questi tempi di cdsi economica in Italia non si avesse un Governo così forte e rigido che neutralizza anche il

contatto 'con un'amministrazione così debole come l'austriaca? -Egli non

ha molta fiducia nelle giovanili arti di Governo di Starhemberg nè in quelle contorte non chiare di Vaugoin. Il marxismo austriaco, internazionalista resterà anche dopo le elezioni di domani un pericolo.

Ho ricondotto il discorso sulla politica doganale del Reich ed egli mi ha ripetuto che Schiele oramai ha dovuto piegare le vele del suo protezionismo agrario -che ·senza tanto fracasso e in silenzio, non denunciando cioè i trattati di •onmm'e,ro1o, 1Si comin1cerà ra suo tempo a parilare con ii vàdni per venire d'un comune accordo a correggere • la scarpa là dove preme ».

La Baviera più d'ogni altro Stato del Reich apprezza quanto merita il fattote ItaUa ·sul terreno degli scambi commerciali -e vuole aumentare quegli soambri ·in un'·a:tmols13er:a <di fiduciosa amilciz:ia -e 'spe:r:a che l'ItarliDa non vorrà rifiutal'si di studiare assieme i desideri •per portare rimedio ad alcuni lamenti che oggi vengono dai cil'coli interessati.

Con ciò si è 'Chiusa l'amichevole ·Conversazione con il Presidente del Consiglio bavaTese. Questi mi farà J.'onore giovedì prossimo a pranzo alla R. Ambasciata. È la prima volta 'che egU .pone il piede nella sede della Rappresentanza non solo italiana ma delle ex potenze aMeate.

Io voglio sperare che V. E. vorrà approvare la cura che io pongo nel coltivare i rapporti con il Capo dello Stato bavarese. Egli, Bri.ining e il dott. Braun, Capo dello Stato p:russiano, sono tle co~lonne del Reich-e in questo hanno più d'ogni altro da dire. Si aggiungano ~le cons1derazioni (a legittimazione di quella mia cura) derivanti dalla particolare situazione della Baviera nel Reich, e di fronte a noi.

Riconosco che in questa mia attività trovo amichevole consenso, se non incoraggiamento, in S. E. Held.

(l) Non rinvenuto.

(l) Allude al raduno dello Stahlhelm a Coblenza ai primi di ottobre. Cfr. p. 366. nota 3.

366

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI

T. PER CORRIERE 968. Roma, 11 novembre 1930, ore 20.

Suo telegramma 363 (1). Non conviene attendere visita a Roma Tewfik Ruchdi bey per sventa:re manovra anti-italiana di codesta opposizione che tenta di dare aHe parole di S. E. il Capo del Governo un significato affatto opposto a quello che eE:'se hanno realmente. Ismet Pascià dovrebbe sapere che parecchie voite, neU>a dis1cussdJ01ne d!eiltle questioni pelll1den1bi :frr1a !>1Jatlia e Frm1,cLa, da Parr>igli ci sono venuti più o meno aperti suggerimenti di far fare alla Turchia le spese di un eventuale accordo. Fu pToprio per distruggere questi tentativi, i quali abilmente sfruttati ne1le canceHer~e e nella stampa avvelenarono per parecchi anni tutta l':::tmosfera dei rapporti itala turchi, che il Capo del Governo dette un vigoroso impulso all'opera di riavvicinamento fra i due Paesi. I nostri comuni sforzli furono coi'onarti da'l migll,~oi!' successo re 'l'amic1iZJLa itatlo-tur1ca venne 'com;acr:ata da u,'1 p'atto che è for1sre li!l. più ampio ed esp'll~c,ito dii qualll1ti rul Go\ne1rno fascista >abbia firmato. Ora poLchè 1i1l nuovo pa:rtLto d'oppos1lziione (che presrtalllJdosli ailtle manovre francesi non si può dke faccia opera patriottica) è stato voluto persona,lmente da Mustafà Kemal, è bene che V. E. trovi modo di avvicinare personalmente il Ghazi e faccia rpervenke direttamente a lui l'espressione del nostro rincrescimento per il rinnovarlsi di questi insidiosi tentativi diretti a creare difficoltà al fin qui così felice svolgimento de1le nostre relazioni politiche: V. E. vorrà dire a Mustafà Kemal che questa ripresa di insinuazioni, calunnie e sos,petti, sebbene 'per H momento non abbia che una importanza assai relativa, potrebbe, se non troncata al suo nascere, ricostituire delle situazioni che credevamo definitivamente 1sorpassate. Il Governo fascista ha piena fiducia nelle dichiarazioni fatteci al momento de1la costituzione del partito d'opposizione, che cioè nulla sa~rebbe cambiato nella politica e~stera della Turchia, ma ritiene che non sia sufficiente esprimere ~a volontà di seguire questa direttiva e che invece occorra fare qualche cosa di positivo per evitare per ~o meno che essa abbia ad attuarsi ,con eccessive difficoltà. Rammento a questo proposito a V. E. le preoccupazioni che ebbi ad esprime11le fin dall'epoca del ritorno di Fethy bey

in Turchia, e mi accorgo che esse non erano del tutto ingiustificate, poichè il partito di opposiz,ione i~rta prendendo 1entamenr1Je ma stcuramente piie:de. Se codesto Governo, preoccupandosi soltanto della politica interna lascerà che tale partito assuma a poco a poco in politica estera un deciso carattere anti-italiano, temo che potranno essere in un futuro più o meno lontano assai compromessi i risultati da noi ottenuti per accaparrarci la fiducia e l'amicizia di codesto Paese. V. E. sa che non basta a questo scopo creare vincoli fra i Governi, ma occorre fare in modo che i sentimenti cui tali vincoli si inspirano prendano salde radici in tutti gli ambienti polittci.

È perciò che io credo non convenga limitarsi soltanto a parlare qui a Tewfik Ruchdi bey nè costì ad I:smet Pasdà (dei cui sentimenti non dubitiamo), ma occorre aprire fin d'ora gli occhi proprio a Mustafà Kemal e fargli comprendere chiaramente che, senza un suo personale ed efficace intervento, le sue combinazioni di politica interna potrebbero anche involontariamente recare danno alle direttive de1la sua politica estera.

(l) Cfr. n. 347.

367

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO AD ATENE, BASTIANINI

T. PER CORRIERE 970. Roma, 11 novembre 1930, ore 24.

Suo te:Leg:vamma 227 (1). Dopo che ·a'llle dichriamzioni :liartte1e da Mi:oal:acopoulos ed aN:e :informaz,ioni :in vea:1ità .troppo pvematumatmenJte ottim~stiiche •che Ehla. ha dato a questo Mini,stero (2) non hanno corrisposto i fatti, ritengo più opportuno che V. S. lasci trascorrere qualche tempo prima di ritornare sull'argomento sia con lo stesso Vendz:e:lio:s ·che :con Miioa:1acopou:los. I di!vea:1sd a:spetti dleùl1a que:stione sono infatti assai delicati, ed è necessario ·che V. E. agisca con molta prudenza nel riprendere al momento opportuno una più efficace azione per raggiungere lo scopo che dobbiamo rpur sempre prefiggerei e perseguire tenacemente, cioè l'accordo .ttalo-turco-greco. Le ·stesse :pubblicazioni giornaUstkhe da V. S. segnalate (3) dimostrano che occorre lasciar passare que'sto momento in cui le preoccupazioni del Governo greco sono ·per così dire esasperate, ed attendere un tempo sia pur breve per riprendere con maggior lena la nostra azione.

Vede[)jdo Mk:a:l:acopoul:e:s, V. S. ,si :liilmiterà qUJiltlJd!i a muove:rg:l:i qua:J..che amichevole rimostranza per le dette pubblicazioni la cui assurdità è evidente e a fargli rilevare come esse ,tradiscono degli esagerati timori di alcuni ambienti politici greci. ConcLudendo E:Ha pot:rà dirgli in Vli:a pe,r:sona:Le di e1ssere stato di:sp:i:a,cente

(2} Cfr. n. 325.

per non aver visto tradotte in atto le dichiarazioni a Lei fatte, tanto più che l'aver riferito a Roma tali dichiarazioni ha messo V. S. in qualche imbarazzo verso il proprio Governo. V. S. espdmerà infine la speranza che, ma·lgrado ciò, potranno essere presto riprese deHe utili conversazioni per giungere ai risultati più conformi agli interessi dei due Paesi (1).

(l) T.uu. 2686/227 ddl'8 novembre, col quale Bastianini suggeriva, per superare le perplessità di Venizelos nei confronti di un tripartito italo-turco-greco, di fare «qualche dichiarazione da !,)arte nostra che possa dare... al Michalacopoulos, cui disposizioni nei nostri conf:conti sono sempre favorevoli, qualche argomento efficace».

(3) Col t. 2686/227 cit. alla nota l.

368

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO COLL'AMBASCIATORE DELL'URSS A ROMA, KURSKY

Roma, 11 novembre 1930.

L'Ambasciatore dell'U.R.S.S. nell'occasione del nostro incontro al pranzo diplomatko dell'll novembre al Campidoglio mi comunica da parte del Signor Litvinoff il desiderio di quest'ultimo di incontrarsi col sottoscritto, in una città dell'Alta Italia, prima che abbia termtne l'attuale riunione della Commissione Preparatoria del disarmo cui i<l signor Litvinoff partedpa.

Rispondo aH'Ambasciatore Kursky che ,lo ringrazio di questa comunicazione e lo invito a passare posdomani 13 corrente a Palazzo Chigi, onde potere discorrere sull'argomento.

369

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3910/2271. Vienna, 11 novembre 1930.

Come ho riferito con il mio telegramma di ieri n. 175, i risultati delle elezioni sono stati i seguenti. I cristiano-sociali un~ti con l'Heimatblock (che sono poi originariamente cristiano-1sociali anch'essi) hanno guadagnato un seggio,

andando da 73 a 74, e i social-democratici ne hanno guadagnato uno pure essi giungendo da 71 a 72. Questi due mandati sono stati perduti dal gruppo Schober, che non è un nuovo partito, bensì l'unione dei due precedenti partiti dei pangermanisti e degli agrari; mentre prima delle elezioni vi erano nella Camera 12 pangermanisti e 9 agrari, il gruppo Schober disporrà ora soltanto di 19 mandati.

Possono farsi al riguardo varie considerazioni. La prima che anche qui, sebbene in limiti a'ssai ristretti, si è manifestata la stessa tendenza che in recenti elezioni politiche di aitri Stati, e cioè l'aumento del potere dei partiti più accentuati così a destra come a sinistra, e la diminuzione di queUo dei pa~rtiti medi: i pangermanisti e gU agrari rappresentano • grosso modo • i liberali. La seconda, che il successo dei socialisti dipende in parte dalla perdita di voti borghesi derivata dal gran numero di grandi e piccoli partiti -parecchi di questi non hanno ottenuto neanche un seggio -fra i quali essi si sono divisi; in parte dal congegno della presente legge elettorale, imposta a suo tempo dai socialisti, per la quale può crearsi un caso come l'attua,le in cui i sociaHsti guadagnano un seggio mentre l'aumento dei loro voti in quest~e elezioni è inferiore di circa la metà all'aumento dei voti borghesi. La terza infine, che per la prima volta entra alla Camera un gruppo di rappresentanti delle Heimwehren.

Non vi è da meravigliarsi di questo medio~cre risuLtato. Le forze dei vari partiti politki in Au'stria sono ormai abbastanza solidificate, e solo l'uso della forza potrebbe addurre in breve tempo un mutamento nella loro reciproca situaz;ton'e. I coll1JSJig!li dartll da me a Starhemberg dm nome dii S. E. Mrussowill1Ji sono stati eseguiti fedelmente, se non completamente, soprattutto in quanto si è proceduto a mutamenti nella direzione deHa Polizia e a perquisizioni delle armi sodaliste. Ma allor,chè si è giunti al momento in cui si doveva ,suscitare uno stato di cose :il quale avesse obbl!tgato al ri<nv;io deLle elez,ironi, Starhemberg non si è sentito in grado di prendere da wlo la .responsabilità, e Vaugoin, d'accordo con Seipel, ha preferri:to r'imandarre ogni dec1sdone a dopo ~le elezioni ne1l1la speranza che i risultati di queste fossero tali da rendere inutile un impiego della forza, per H quale temeva speclalmente dannose conseguenze nei campo della finanza internazionale.

È difficile fare fin da ora precise previsioni. Tanto Vaugoi:a e Seipel quanto Sta!I'hembe1rg s1i dicono TlisoliUtli a Timanerre ,a!l goV~erno. Non vi è frrertta a decidere, giacchè le varie operazioni per la costituzione del nuovo Parlamento prenderanno qualche settimana. La soluzione più probabile è quella di una coalizione del gruppo governativo con i pangermanisti se non anche con gli agrari.

StarrhembeTg ~si mostra soddtsfatto deli r1~SiUtl.rtatli che grlli cronlsen,tono d:i andare alla Camera con sette fra i suoi più fidi compagni per continuare anche entro il Parlamento l'azione anti-socialista, necessariamente svolta fino ad ora fuori di esso. Egli assicura che Vaugoin non solo non presenterà le drimirssioni del Ministero, ma intende anche serbare per sè il cancellierato continuando nell'opera di • dpulitura » deHa Polizia e di altre pubbliche istituzioni, e di perquisizdone di rarm,i rsorcira1N1s:te. Starhemberg ass]crura ailtre1sÌ ch'e:g!lli non ha affaitto messo da parte nè 'l'iÌidea déli!Jo saiogHmento del • Republiikan~iseher Schutzrburnd • , nè quella di una • ispezione • di tutto il Rathaus. L'unica condizione ana quale sembra disposto ad accordare una tregua ai sociarl:i:sti sarebbe ch'essi assentissero ad alcuni nuovi progetti di legge fra cui quelrlo di una modificazione deliJ.a legge

elettorale per la quale potessero a breve termine indirsi nuovamente i comizi

con la skurezza di a1tri risultati.

La ,conferma del resto deHa volontà di Vaugoin di restare ad ogni costo al potere si ha nel desiderio del ministero della guerra di soltleoitare la consegna delle armi da noi promesse. Lo stesso Seipel (di cui H diabete fa progressi) che è arlmeno apparenteme,nJte mi. p!Lù conc:Ìilliante 'e dvce gUJalrdaJre con fiduc:ila ailll'avvenire, si dichiara conv<into che con la entrata delle Heimwehren in Parlamento la politica aust,riaca si sposte,rà di più vei'so destra e, pur mostrandosi sicuro di una soluzione sulrla base di una coalizione, non esclude • a priori » la possibiUtà del ricorso alla forza in caso di necessità.

Sarebbe stato mio desiderio, e anche mia speranza, riferire a V. E. che la situazione si era qui risolta in modo più rapido e più decisivo, secondo le diret,tive di S. E. il Ca:po del Governo; ma essa è la risultante non solo della nostra • azione » bensì anche della • reazione » austriaca, e questa, per natura di uomini e stato di cose, non consente più favorevoli svolgimenti.

(l) La minuta del telegramma è di Guariglia. Lo stesso Guariglia aveva redatto 1'8 novembre una precedente minuta, a margine della quale aveva poi annotato: « Sospeso • , e che qui si pubblica: « Suo telegramma 227. Dopo tutto quanto è avvenuto non (dico non) è il caso più di ritornare sull'argomento nè con Venizelos nè con Micalacopoulos, almeno per il momento. L'Itali!a Fascista non mendica amicizie e adesioni forzate ed insincere alla sua politica, ma accoglie e fortifica soltanto quelle che le sono spontaneamente offerte nella sicura comprensione dei reciproci interessi. Vedendo Micalacopoulos V. S. si limiterà a fargli osservare in tono amichevole che tutto questo rumore di stampa ci sembra per lo meno superfluo ma ci lascia del tutto indifferenti, poichè il Governo fascista ha seguito e seguirà una politicaamichevole verso la Grecia e verso la Turchia non per coinvolgerle in una qualsiasi situazione che esse ritenessero pericolosa ma unicamente per consolidare l'attuale integrità e compagine statale, e perchè crede che ciò corrisponda ai superiori comuni interessi. Un eventuale patto italo-turco-greco non potrebbe infatti essere rivolto che alla stabilizzazione della presente situazione dei tre Stati nel Mediterraneo orientale e non avrebbe quindi nulla a che fare con la revisione dei trattati. Il Governo greco che sa tutto questo dovrebbe comprendere l'opportunità di non lasciar fuorviare l'opinione pubblica con assurde interpretazioni dei colloqui di Milano dove non si è mai parlato di " combinazioni" rivolte contro terzi. Ma se per le eccessive sue preoccupazioni crede prestarsi alle altrui manovre, deve valutare esso stesso il danno che potrebbe derivargliene mentre la nostra politica rettilinea e chiara non muta né di intenzioni né di sentimenti •·

370

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

I.~. Roma, 12 novembre 1930.

Nel mese di gennaio u.s. (dieci mesi or 'sono) Tu m'informasti della Tua decisione di venire ad un graduale chiarimento dei ra1pporti ita.lo-jugoslavì, e mi desti istruzione di prendere contatti in tal senso con Marinkovich che avrei dovuto incontrare nello stesso mese di gennaio a Ginevl'a (1). Poichè tuttavia qua:lche giorno prima della mia partenza ebbi occasione di incontrare a Roma il Ministro degli E~steri aggiunto e Ministro della Casa Reale di Re Alessandro, Jeftic, e avere con quest'ultimo un lungo colloquio interessante (2), durante il quale per la prima volta dopo cinque anni, veniva affrontato direttamente il problema dei rapporti itala-jugoslavi, così credetti opportuno evitare Marinkovich a Ginevra (e Tu più tardi approvasti la mia condotta), non volendo dare a~li jugoslavi l'tmpressione di andarli a cercare.

Quattro mesi dopo, il 12 deHo sco11so maggio, mi incontravo di nuovo con Marinkovich a Ginevra ed avevo con lui un pl'imo colloquio, secondo le Tue istruzioni (3). Non ritenni opportuno, neppure in questa seconda occasione, sbilandarmi troprpo. Il col,loquio diede però i suoi frutti. Durante i mesi di estate Marinkovich ed il Governo jugoslavo ci hanno fatto conoscere a varie riprese il loro palese insistente desiderio che le ·Conversaz·ioni proseguissero ed entrassero in una fa•se concreta. Di notevole importanza il colloquio Galli-Marinkovich del

30 luglio (1), 'Col quale Marinkovich si è lasciato andare a dkhiarazioni di indubbia importanza per la nostra politica adriati:ca ed albanese. Prima ancora che giungesse da Belgrado H resoconto di tale conversazione, Tu mi impartivi nuove e precise istruzioni su quanto avrei dovuto comunicare a Marinkovich, a Tuo nome, nell'occasione del nost:ro incontro a Ginevra nel mese di settembre. Durante questo colloquio (2), dUirato tre ore (nello stesso ~giorno o circa in cui si eseguivano le sentenze di Trieste) tanto io quanto Marinkovich siamo usciti dalle dichiarazioni generiche per esaminare nel fondo la questione. Io gli ho esposto crudamente i termini della situazione, così come Tu mi avevi detto di fare, e Marinkovich non soltanto ha dichiarato di rendersene conto, ma confermando, nell'insieme e nei dettag'li, le dichiarazioni del 30 luglio, ha comunicato altre'sÌ di essere pronto alle trattative sulla linea di massima stabHita dal Carpo del Governo fascista.

Dopo di allora sono trascorsi due mesi senza che da parte nostra sia stato dato il benchè minimo segno di vlta. Io ho evitato di vedere o ricevere Rakich e d'altra parte il Ministro Galli ha cercato di nascondersi il più possibile a Belgrado. Fatti nuovi in questi due mesi non si sono verifi.cati. Marinkovich ha tenuto, bisogna riconos,cerlo, la pa·rola data, nel senso di moderare la stampa jugoslava dopo le sentenze di Trieste. Tu stesso me lo hai fatto rilevare. Mentre la stampa ceca, rumena, francese, una parte di quella tedesca ed ing·lese hanno avuto pubblicazioni sgradevoli sull'argomento, la stampa serba ha dimostrato un oerto giudizio. Pea-~conia-o 'l'a ,stampa itawian,a in quest:i due mes:i ha a,ccentuato la campagna anti-jugoslava.

Io sono d'avviso 'che una decisione debba essere presa ~sul seguito da dar'S'i al mio ultimo incontro con Marinkovich, ed al.le rinnovate z,perture da parte di Belgrado. Se le cose rimanessero al punto morto il Governo di Belgrado avrebbe ragione di credere o di far credere ~che neUa linea deHa politica fasds:ta un chiarimento colla Jugoslavia è scartato a qualunque condizione.

Quali che siano per essere le Tue alte decisioni su questo argomento così deltcato e importante, ritengo che siamo giunti al punto massimo di sfruttamento della nostra tattica dirlatoria. La nostra serrata aZ'ione diplomatica svolta in quel'ìltri cinque arnUJi, se· da una .pail'rte ha condotto Ja .Jugoslavtia ad una febbrrli[e preparazione !bellica contro di noi, l'ha indebolita notevolmente all'interno e all'estero, l'ha costretta a gettarsi mani legate ne'Be braccia della Franoia, e a farìe sentire nello stesso tempo la pesantezza di questo vassallaggio. E il timore di essere attaccata darll'Italia l'ha condotta ad uno stato quasi nevrotico.

L'acutizzarsi del contrasto itala-francese, e, ultimo epi'Sodio (di carattere secondario per noi ma non così per la particolare fi,sionomia della politica balcanica) il matrimonio di Re Boris, hanno dete!'minato nella Serbia la coscienza di que,sta suprema necessità: l'avvicinamento all'Italia fascista. La Serbia si è buttata, in un primo tempo, con spavalderia provocatoria nelle braccia della Francia, ritenendo che l'alleanza franco-jugoslava avrebbe indebolito o mitigato l'azione dell'Italia. Essa ha constatato al contrario che anzichè indebolirsi la nostra azione anti-jugos1ava si è sviluppata vieppiù in estensione ed in profon

dità, non solo ma che l'alleanza franco-jugoslava ha preoccupato così poco l'Italia fascista, da consentirle di affwntare tranquillamente, proprio in questo anno, il mon1ento più acuto dei nostri rapporti colla Francia.

È chiaro che la Jugoslavia, dopo aver cercato neUa Francia un appoggio contro -l'Italia, si è accorta di essere in pura perdita, null'altro che uno strumento della politica e della guerra francese contro l'Italia, e teme di essere coinvolta in un conflitto itala-francese, 1n un momento e in un modo che, nelle presenti condiz,ioni, spetterebbe esclusivamente alla Francia di determinare e di scegliere. Ora la Jugoslavia, che vuole fare la grande Potenza bakanica, non si rassegna evidentemente ad essere nelle mani della Francia quello che la Prccola Serbia fu nelle mani della Russia fino al 1914.

Possiamo noi sfruttare questo stato d'animo, nell'attuale momento, a nostro vantaggio, prima che la fatalità della situazione iTrig1disca in modo definitivo gli elementi del contrasto? Dovrei pensare che Tu sei di questo avviso. Almeno così appare dalle istruzioni che mi hai ripetutamente rmpartito durante questo anno.

Per qu:arlche tempo nol ra;bb1amo creduto arl!1a PrOISSiilbi!Lirtà di un 31C'OOII1do :temporaneo con Parigi, cakolando che questo accordo avrebbe influito indirettamente sui nostri rapporti con Belgrado. Le vicende di quest'anno hanno dimostrato che un accordo onorevole fra noi e la Francia è, almeno per ora, impossibile. Il contrasto italo-jugosrlavo fa presumere alla Francia di tenerci pel collo, allo stesso modo con cui fino a tre anni fa il contrasto italo-tur~co aveva fatto presumere a1la Francia di essere indefinitivamente l'arbitra della politica del Mediterraneo orientarle. L'accordo italo-turco ha capovolto la situazione ed è stato un grosso colpo al prestigio fran~cese. Comincio a c,redere che un eventuale accordo itala-jugoslavo nelrle attuarH ~condizioni generatli dell'Europa e particolarmente dell'Europa Orientale, determinerebbe per la Francia un punto di svantaggio, un disorientamento più immediato e sensibile di quanto non possano rappresentare, in questo momento, le imprecise tendenze ad un ravvicinamento itala-tedesco.

Quali potrebbero essere le ripercussioni di un eventuale accordo italajugoslavo nella nostra poEtica nelrl'Europa Orientale? Poichè una delle condizioni di questo accordo dovrebbe essere evidentemente la stabHizzazione della attuale situazione di fatto concernente 'l'Albania, l'Albania è fuori questione.

Nessuna influenza su1la nostra politica in Austria per la quale l'elemento dei nostri rapporti con Belgrado non è quello determinante. L'Ungheria ha sempre considerato con favore l'eventualità di una ripresa dei nostri rapporti con Belgrado. Qua,lche settimana fa ill Conte Bethlen ce lo ha francamente riconfermato (1). Le basi esrSenziali dell'accordo italo-turco non risiedono nel comune fronte anti-jugoslavo, come spesso si dice. L'ostil-ità, più formale che sostanziale, di Angora per Be,lgrado è determinata piuttosto dal desiderio di fare cosa grata all'Italia. Un eventuale mutamento delle relazioni ita,lo-serbe non modificherebbe lo stato dei rapporti italo-turchi che trovano in cause più profonde e più lontane la loro ragion d'essere. L'unica a preoccuparsi sarebbe

la Bulgari'a, ve['rso rla quarle noi :ruon abbiramo ihnpegnli dd soil'ta e che sii è condotta assai male con noi, ed a preoccuparsi sarebbero anche i croati, che tuttavia noi dovremmo e potremmo continuare ad aiutare egualmente, allo ste·sso modo come eguarlmente potremmo e dovremmo continuare ad aiutare ~a Bulgaria, il che del resto abbiamo fatto (ed allora La BuLgaria ce n'em grata) quando era in vita H patto di amiciz,ia itarlo-jugoslavo.

È destinato un eventuale aocordo itala-jugoslavo a mutare radicalmente i termini del contrasto che io definisco • immanente • fra l'Italia e i detentori dell'altra sponda adriatica? No. Almeno, così io penso. Nelila guerra futura è molto probabile che Italria e Jugoslavia siano l'una contro l'altra. L'Adriatico è una partita ancora aperta che la razza itaiiana deve chiudere a suo esclusivo vantaggio per assicurare la sua difesa. Un eventuale aocordo con Belgrado va sempre considerato sempUcemente come un mezzo transitorio ed utHe per • prendere tempo • e, praticamente, per togliere alla Francia l'iniZJiativa deHa guerra (potenzia·le od effettiva) contro di noi, in un momento a noi sfavorevole.

La Francia attraversa, a mio avviso, la stessa crisi che la Germania ha attraversato nel 1875 quando Bismal'ck, preoccupato ad un tratto dell'impreveduta ripresa della potenza francese, si è persuaso della necessità di effettuare la seconda marcia su Parigi, cosa che avrebbe fatto se lo Czar non gli avesse messo il • fermo • famoso. AllOTa lo Czar era una specie di capo di Polizia per la generale sicurezza europea; funzione che la Gran Bretagna ha pensato di assumere dopo i Trattati del 1919, quando non poteva prevedere la precipitazione delia crisi imperiale che oggi l'immobilizza. H Generale Weygand ha oggi le stesse preoccupazioni che aveva Bismarck nel 1875 con un vantaggio su Bismal'ck perchè non c'è lo Czar. Ogni anno che passa può essere fatale per la Francia. Se io fossri W eygand non lascerei passare questi anni preziosi specie in un momento in cui una guerra contro il fascismo avrebbe favorevoli anche i soliti nemici derMa guerra, ed in un momento altresì in cui l'iniziativa della guerra, attraverso la Jugoslavia e l'Albania, è nelle mani della Francia.

Ora io rSono troprpo pei1SUaso della fatalità del conflitto itala-francese per non pensare all'utilità che questa iniziativa pasrsi interamente nelile mani dell'Italia. La situazione sul Reno e sulla Vistolra non è ancora matura. L'eventuaUtà di una guerra sulle Alpi Oocidentalri ed Orientali deve essere, a mio avviso, ca,lcolata su quel·la.

Un eventuale accoTdo itala-jugoslavo verrebbe ad inserirsi in questa situazione di vigilia graV'ida e pesante, come un elemento di vantaggio per noi, e di incertezza nel sistema delle alleanze francesi.

Sarebbe come una specie di cannone grandinifugo che aHontana per un'ora il temporale, fino a che H contadino non abbia mesrso ad un riparo sufficiente contro una offesa improvv,isa la sua fati·ca di ieri e di domani.

P. S. -Allego due appunti del M1nistro Guariglia e del Ministro Ga.lli il quale s~i trova presentemente a Roma (1) . .Allego inolrtre i resoconti dei miei coHoqui con Jeftic e Marinkovich già conosciuti dal Duce.

(l) -Cfr. serie VII, vol. VIII, p. 334 nota l. (2) -Cfr. ibid., n. 302. Dalla versione che Grandi dà adesso non risulta quanto risultava da una sua precedente versione (cfr. n. 43), che Mussolini aveva dato la sua istruzione in gennaio dopo il colloquio Grandi-Jeftié. (3) -Cfr. n. 29. (l) -Cfr. n. 189. (2) -Cfr. n. 241.

(l) Cfr. n. 299.

(l) Cfr. nn. 352 e 353.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 4168/2096. Londra, 12 novembre 1930.

Mi riferisco alla mia lettera del 27 ottobre u.s. n. 3896 (l) ne'l trasmettere a V. E. copia di una lettera che ho oggi ricevuto dal signor Henderson, Segretario di Stato per gli Affari E1steri (2).

H Signor Hender,son, a proposito di quanto, in base alle istruzioni di V. E., ebbi ad esporgli sulla possibilità ed opportunità dii un'azione concertata tra il Governo It<liliiano e i[ Governo Britanncr,co pe1r :~ndiu11re ila Tur:chlia a domandlalre di far parte del:la Società delle Nazioni, mi conf-erma il suo parere contrario, per lil momento, ad ogni pressione in tal senso.

Il Signor Henderson è convinto ~che non si otterrebbe nulla dal Governo Turco e che è meglio di 'lasciare alla Turchia stessa l'iniziativa di sollecitare la sua partecipazione alla Lega.

Resto in attesa di eventuali ulteriori istruzioni da parte di V. E. suH'opportunità o meno di intrattenere nuovamente il signor Henderson sul preteso temuto effetto della visita di Tewfik Rouscdi Pascià a Mosca nei riguardi dell'orientazione pol:itica della Turchia verso l'Occidente.

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IL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. RR. PER CORRIERE 2744/1234. Tirana, 13 novembre 1930 (per. iL 17).

Stamane ~cominciai trattare con Sovrano noto argomento intervento finanziario, su cui mi riservo riferire separatamente (3).

Portai poi discorso su rinnovo Patto Amicizia e trovai Sovrano molto cambiato al riguardo. Da parte mia, mi Hmitai ad esporgli quanto mi aveva prescritto H Duce, e cioè che H rinnovo era, in ultima analisi, una affermazione della solidarietà itaUana colla dinastia, cioè, al presente, colla sua persona, e percw interessava specialmente lui; e che, seconda considerazione, il lasciar cadere il Patto avrebbe potuto indurre l'opinione pubbHca internaz,ionale ed

(3; Cfr. n. 384.

albanese ad el'rate inte11pretaz.ioni di'ca quakhe raffreddamento fra di lui ed il

R. Governo.

Rispondendomi, le espressioni del Re mi rkordarono talmente quel'le usate dal Generale Pariani, quando questi espose qualche giorno fa, in Roma, all'Ambasciatore Lojacono ed a me, la sua opinione vivamente contraria al rinnovo del Patto, che nutro H ragionevole dubbio la ,cosa sia stata discussa fra i due, dopo la mia partenza da Tirana; e che il Generale Pariani abbia manifestato al Re la sua opinione: • meno 'Carta ,c'è in giro meglio è •, cioè l'inutilità del rinnovo del Patto, e che il Re si 1sia messo d'accordo su tale punto con lui.

Comunque, la 'conferenza avvenuta presso V. E. il pomeriggio del giorno 6, pdmo. della mia partenza da Roma, in ,cui vennero messi in luce anche g!li inconvenienti che, nella situazione internazionale odierna, potevano rappresentare per noi gli impegni dell'art. I del Patto (1), ed il carattere prudente deHe istruzioni datemi da S. E. Mussolini, le quali non erano tali da prescrivermi di impegnarmi nella cosa come se essa rivestisse per noi un interesse preva,lente mi suggerirono di fermarmi. Debbo dire che gli argomenti esposti dal Re non mancavano di logka e di naturalezza; l'intimità dei rapporti italo-albanesi era già tale, e tale sarebbe ancora più divenuta, quanto prima, in seguito al nuovo intervento finanziario dell'Italia in A:lbania, qual si fosse la sua misura, che il più maligno dei critici 'sarebbe stato ridotto al si,lenzio. Quanto all'art. I, essere il Re pe,rs:uaso ~come 'lo statu quo aJbanese non pote,sse vernire più turbato che da intervento e'sterno, nel qual caso giuocava il Trattato d'Alleanza.

Pur essendomi limitato, durante l'esposizione che il Re faceva del suo punto di vista, ad esercitare con discrezione la parte dell'advocatus diaboli, toccando e ritoccando, coll'aria di un sno consigliere disinteressato, l'argomento delle illazioni poco propizie per lui che l'opinione pubblica poteva trarre dal mancato rinnovo del Patto; la cosa non ha mancato di fare una tal quale impressione. Sicchè, ad un ~certo momento, egli mi propose l'invio di un telegramma al Capo del Governo, da effettuarsi a fine mese (il tempo utile per il rinnovo scade il 25 corrente), dal quale dsultasse in qualche modo indiretto il concetto dell'assQrbimento del Patto nel successivo Trattato d'Alleanza oggi vigente; una specie di pubblico « benservito • al Patto d'Amicizia, che togliesse ai malevoli ogni possibi!Hà di trar,re caprkciose deduzioni dal mancato rinnovo.

Sul momento dissi che l'idea poteva non essere cattiva, e che ne avrei informato V. E. Ripensandoci poi, esprimo la subordinata opinione che essa presenta tre inconvenienti: l) richiama spiccatamente la pubblica attenzione sul mancato rinnovo il quale invece, grazie anche a~1la poco chiara dicitura dell'art. V (2), può darsi :passi :poco osservato; 2) IIJUÒ essere intel"pretata come una imposizione nostra, strappata per mascherare un insuccesso diplomatico; 3) si adatta male al quarto anno del Trattato, mentre verrebbe molto più naturale allo spirare del medesimo, cioè al quinto.

V. E. può, se del caso esprimermi la Sua volontà in merito, coll'intesa che, non ricevendo conferma, lascerò cadere la proposta.

• Il presente Patto avrà la durata di cinque anni e potrà essere denunziato o rinnovato un anno prima della sua scadenza •.

(l) -Cfr. n. 328. (2) -Di questa lettera. del 7 novembre, si pubblica solo il passo seguente: • In the opinion of His Majesty"s Government nothing would be gained by attempting to take the action suggested at Constantinople. since, while it would be of generai benefit that Turkey should become a member of the League, we feel that it would be a mistake to appear to be running after her with a view to inducing her to join ». (l) -Cfr. p. 462, nota 2. (2) -Sic, ma evidentemente Soragna allude all'art. 4 del patto di amicizia, che diceva:
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PROMEMORIA DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

[ ... novembre 1930] (1).

Con Lettera ApostoHca del 12 luglio 1926, la Santa Sede distaccava la regione del Canale da1l Vicariato Apostolico d'Egitto, e la erigeva in un nuovo Vicariato affidato aUe cure dei Frati minori francesi. Veniva nominato Vicario Apostolico del Canale il francese Mons. Hiral, il quale non faceva mistero del suo programma di francesizzazione reHgLosa della Zona.

Questo Ministero, preoocupandosi delle numerose proteste pervenute da quelle ~comunità italiane, fece indirette pratiche con la Santa Sede, la quale fornì assicurazione che sarebbero rimasti nella zona i Francescani di lingua italiana per la cura spiritua,le dei nostri connazionali, e in segutto rpredsò « di aver dato ordine al nuovo Vd!cario Apostolico di provvedere al servizio religioso dei fedeli delle varie nazionalità per mezzo di sacerdoti, o religiosi o secolari, della stes~a nazionalità cui appartengono i vad nuclei di fedeU v'iventi nella zona del Canale ». Infine la Santa Sede, nell'aprile del 1927, dava formale assicurazione che • i conventi della zona di Suez dipendenti dalla custodia di Terra Santa avrebbero seguitato a dipendere da essa che costituisce una Provincia d'indole internazionale». (Pro-memoria de'l Contenzioso Diplomatico dell'll aprile 1927).

Mons. Hiral continuò, ciò malgrado, a 'svolgere il suo programma di francesizzazione del culto e delle attività connesse con il'imposizione di sacerdoti francesi, della rpredicazione in francese, ecc., in ciò spalleggiato daUa Compagnia del Canaie, il che rendeva assai deUcata l'opera locale dei RR. Rappresentanti per arginare l'azione francese, dato che dalla Compagnia del Canale dipendono qua,si tutti gli Italiani de1la Zona.

Recentemente, ~n data 14 luglio u.s., la Santa Sede ha infine emanato un decreto col qua,le la regione compresa nella giurisdizione del V~icariato del Canale è sottratta alla podestà della Custodia di Terrasanta ~che vi eserdtava da secoli il proprio ministerio (2).

È, mutatis mutandis, un'azione parallela a quella che la Francia svolge in Tunisia, il programma che Monsignor Hiral si propone di applicare nel suo Vicariato : " fra pochi anni " -egli stesso ha detto -" in tutta la regione del Canale di Suez non dovrà più risuonare una parola italiana " ...

Non conviene a noi prevedere la opportunità di creare nella zona del Canale tre chiese perfettamente italiane, una a Porto Said, una ad Ismailia ed una a Suez?... A mio maturo parere solo la creazione di tre Chiese italiane nella zona potrà salvare dall'accelerata furia di francesizzazione, sostenuta dal Vaticano, i cinquemila italiani del Canale che altrimenti. attraverso l'influenza morale e la forza dominante del culto, potrebbero essere a poco a poco assorbiti e confusi, come spirito e come linguaggio, con la ibrida massa di europei levantini, che in tutto l'Egitto costituiscono la massa di manovra della penetrazione imperialistica francese •·

Essendo quest'ul1JÌ!mo provvedimento ~cont!'astante ~sia con gilli affidarnenN fornitici dalla Santa Sede nel 1926 e 1927, sia con le più recenti assicurazioni del Cardinale Pa~ceUi a S. E. De Vecchi, quest'ultimo ebbe istruzioni di far conoscere aLLa Santa Sede liil wvo dli\3apprmto provato dati R. GoV'erno pecr:-!La oonrbraddizione fra le promesse fatteci e le decisioni adottate, ~le quali ultime sembrano rivelare da parte della Santa Sede un'assoluta noncuranza dei nostri più legittimi interessi per la tutela della italianità delle nostre colonie neltla zona del Canale, interessi ~che ~poi coincidono con quelli religiosi delle colonie stesse.

A S. E. De Vecchi venne raccomandato, trattando la questione con la Segreteria di Stato, di escogitare un'adatta soluzione, affinchè la Santa Sede avesse in qualche modo a far diritto atHe nostre legittime aspettative, H cui buon fondamento era stato da essa stessa riconosciuto con le asskurazioni forniteci.

Con rapporto 2:5 ottobre S. E. De Vecchi asskura che va !svolgendo la sua azione con la maggiore intensità; ed esprime l'avviso ~che dovrebbe ricercarsi una soluzione che si basi sulla tesi della autonomia della assistenza religiosa agli italiani del Canale daHa giurisdizione ecclesiastka del Vicariato francese.

Suggerisce nel contempo, che V. E. voglia tener parola della questione al Nunz,io Apostolico presso la Real Corte, Mons. Borgoncini Duca, il quale è perfettamente al corrente delila cosa, affinchè sia viva neHa Santa Sede l'i!mpressione di tutta l'importanza che ~l R. Governo annette a questa grave questilone.

(l) -Si inserisce sotto il 13 novembre, perchè in tale data la minuta fu consegnata a Guariglia dall'ufficio IV Europa Levante. (2) -A proposito del decreto della Santa Sede cfr. le considerazioni di Cantalupo (r. s. 2779/739, Bulkeley 16 agosto). • È tutta la nostra influenza, è l'italianità, l'avvenire religiosodelle nostre fiorenti colonie stabilite sulla zona del Canale, che sono minacciati dall'atteggiamento di asservimento alla politica espansionistica della Francia, assunto dal Vaticano in Egitto. Tutte le nostre posizioni, faticosamente acquisite, sono direttamente minacciate...
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DE PEPPO

T. (P.R.) RR. P. 11648/102. Roma, 15 novembre 1930, ore 24.

Al pranzo da me offerto al Cor;po diplomaHco accreditato presso la Real Corte 1'11 novembre ~corrente in occasione del g~enetliaco di S. M. il Re, que:sto Ambasciatore di Spagna, stante l'ordine di precedenza che era venuto a stabilirsi tra ~i presenti, si trovò ad essere <la persona designata a ~condurre a tavola l'Ambasc:i,at,doe di Russi.Ja, [a qua1le dO'VIeva sedel'le a<lla mia ,sinillst!'la. LI 00111te de l:a Vifiaza pemtltro, al momento dJn ~cui si formava :iii oOII"teo, aSISerendo dii n0111 conoscere e di non potere conoscere la dama a cui doveva offrire il braccio, si rifiutava di condurre l'Ambasciatrice alla sala da pranzo. Durante tutta la durata del pranzo poi H Conte de 11a Vifiaz,a non s011o non i:ndd1r1izzò ma,i :la parola ,aJ,l,a ooa Vlioina

ma le voise ostentatamente le spalle. La stessa scena si rilpetette alla fine del pranzo, e subito dopo l'Ambasciatore andò vantandosi presso gli altri diplomatici del contegno da lui tenuto adducendo iJ. motivo che il suo Governo non ha riconosciuto il Governo dei Soviet.

La 'Condortta del Conrte de Ja Vifia:za è gdrudLcata dinvece dal R. GoveJ"no come scortese nei riguardi nostri, poichè egli 'si trovava in una riunione del Corpo drplomatko accreditato pre,sso la Corte italiana e quindi egli era in obbligo di essere ugua,1mente cortese con tutti i suoi coHeghi accreditati come lui pre'sso la Real Corte. Nel caso specifico si trattava di un semplice atto formale il quale nuUa aveVla a che ;llarre 100n Je questioni po1ttkhe. H Conte de [a Vd.fiaz1a, come privato può fare ciò che vuole, ma ·come Ambasciatore di Spagna deve anzitutto dei riguardi al Governo presso il quale è accreditato e quindi non può fare distinzioni fra i diplomatici coi quali il Governo itaUano ritiene di dover avere rapporti. Altrimenti ne conseguiTebbe che il suo atto potrebbe ~ssere interpretato come un biasimo al R. Governo per avere riconosciuto il Governo dei Sov~et. Ciò che evidentemente non è ammissibile. Prego pertanto la S. V. di voler portare quanto precede a conoscenza di codesto Governo in via riservata, e nel tono più amichevole fargli ·comprendere che tanto io, come OS!pite e come Ministro degli Affari Esteri, quanto S. E. il Capo del Governo (che è stato ·informato della cosa) siamo assai dispiacenti di questo incidente. Siamo convinti che il Conte de la Vifiaza non ha pensato al significato che es1so poteva avere nei rigua11d!i del Governo italiano e ,che egli non ha agito ·così che per proprie personali antipatie e per fare una manifestazione, antibolscevica in una riunione internazionale, ma ciò non toglie ~che il suo contegno non può da noi essere approvato, nè potremmo accettare la possibHità che un simile incidente abbia a ripetersi.

Sartebbe quindi nostro desiderio ·che !il Conte de tl:a V1ifiaza esprimesse in qualche modo al R. Governo itl suo rincrescimento per l'accaduto, attr·ibuendolo ad un malinteso, dò che egli potrebbe benissimo fare in via personale senza scapito del suo prestigio di Ambasciatore.

Ove imatti egli non ~credesse di prendere alcuna iniziativa per diradare l'atmosfera imbarazzante che dopo l'incidente si è venuta a creare nei suoi rapporti 'col R. Governo, ciò potrebbe non essere vantaggioso alla continuazione di quello ~spirito di cordiale collaborazione cl;le finora ha presieduto altlo svolgimento di tali rapporti.

V. S. potrà aggiungere che l'AmbasciatoTe russo non ha fa1ito presso di me altcun ,pa1sso pea.-protestare oonr!Jro 1i1l ·contegno del Oonrte de U,a Vifi.a~a e che quindi queste mie ami,chevoli segnalaz,ioni a codesto Governo sono untcamente determinate dal fatto che tale contegno è da noi giudi'cato poco dguardoso più che altro verso il Governo italiano (1).

Con t. (p. r.) r. p. 11795/106, del 19 novembre ore 24 diretto a Madrid, Grandi comunicava di considevare chiuso l'incidente, in seguito alle scuse presentate dal conte della Viiiaza.

(l) De Peppo rispose con t. (p. r.) rr. 12072/413, del 17 novembre ore 24, trasmettendo che, in seguito alla sua comunicazione, il ministro degli esteri, Duca d'Alba, invitava il conte della Viiiaza • a chiarire l'equivoco ed a chiarire verbalmente ed in via personale all'E. V. che non era menomamente nelle sue intenzioni di fare atto poco riguardoso verso il Governo Italiano e poco cortese verso V. E. e Rappresentanti esteri accreditati presso codesto Governo •.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA

T. PER CORRIERE 984. Roma, 15 novembre 1930, ore 24.

Suo rappo:rto n. 2598 del 4 corrente (1).

A meno che •codesto Governo non ne interpelli espressamente la S.V., stimo miglior partito astenersi dal dare consigli di qualsiasi genere. Infatti se Belgrado si indurrà a fare sentire una pressione su Tirana, Zog che in materia non difetta di prudenza, saprà che conto :farne e fino a che punto gli convenga desi•stere dai favoreggiamenti. In tal caso egH potrà adottare di sua spontanea persuasione una linea di moderazione che, se consigliata da noi senza che egli se lo aspetti, potrebbe indurlo tnvece in so~petti e fargli credere chi sa quali intese tra noi e la Jugoslavia.

Altro aspetto assumerebbe la cosa qualora H Re, in seguito a .proteste jugoslave, chiedesse i consigli del R. Governo, per·chè, in questo caso, i consigli non potrebbero esse~re .che di •a,sso,1uta moderazione; ma questi consig11i da 'lui r1ch~esti, avrebbero valore del tutto diverso da queHo che gli giungessero di nostra iniziativa.

Quanto a1l'atbtudine delila R. Legaz,ione V'N'SO 1i oomi1t1agi bul,g,ad, app!'ovo la linea di condotta di limitarsi ai favori che rientrano nella perfetta normalità e regoladtà. Ogni favoreggiamento di altra indole va :rriservato al R. Ministero, che nei ·ca1si de1gn;i di •con,silcliel"az,ione potrà agwe .senza dmpe,gna·re ·codesta R. Rappresentanza.

Il Governo Albanese -pro-forma -ha fatto arrestare due bulgari del villaggio di Vrbink, presso Koritza, sotto accusa di connivenza con comitagi bulgari: di fatto però si mostra assai benevolo verso la loro attività. L'irredentismo, dopo la Conferenza di Atene, è alla moda ·nei circoli ufficiali di Tirana e, salvo impreviste considerazioni del Re, le minacce aperte o velate del Ministro Jugoslavo dovrebbero lasciare il tempo che trovano.

Come ho detto si tratta di tutto un insieme di cose le cui proporzioni non sono ancora allarmanti, ma che potrebbe avere ulteriore sviluppo: il Signor Minkoff mi sembra avere un'anima da comitagi e non dà l'impressione di voler star qui a contare le stelle. Ho quindi creduto mio dovere segnalare a V. E. quanto sopra e chiederne istruzioni per la linea di condotta della R. Legazione ed anche, eventualmente, del Governo Albanese.

Che il Governo Jugoslavo reagisca in qualche maniera mi sembra probabile: si avvicina del resto la stagione del periodico riapparire dello spettro di Gani Bey. Da una parte ciò può essere un bene per noi: quando la Jugoslavia si agita, le azioni dell'Italia si rialzano a Tirana ed un po' di fermento alle frontiere, unito alla critica situazione delle finanze albanesi possono esserci molto utili per condurre in porto varie questioni che ci interessano. Ma il giuoco non è senza pericolo e non son certo che ci convenga aiutarlo ad arte...

Meno tranquillante mi sembra invece la situazione nel resto dell'Albania, dove la crisi economica e finanziaria, la presenza di numerosi ex emigrati politici -numerosi s'intende alla misura albanese -solo apparentemente convertiti al regime attuale, gli errori del Governo, hanno creato uno stato diffuso di malcontento, che potrebbe essere facilmente sfruttato, se non per una rivoluzione -gli abitanti della piana non sono molto bellicosi -almeno per qualche sommossa o per qualche colpo di mano contro la vita del Re.

La R. Legazione non può giudicare di ciò che colla ristretta visuale dell'orizzonte albanese: le sfuggono necessariamente tante altre considerazioni di ordine più generale per cui V. E. solo può esprimere un giudizio. Certo è che se noi vogliamo -per quanto riguardal'Albania si intende -diminuire le probabilità di qualche sorpresa, sarebbe opportuno consigliare al Governo Albanese, forse anche nl Governo Bulgnro, di andare un po' cauti nella

(l) R. 2598/1211, a firma Quaroni, il quale riferiva come, dopo l'arrivo a Tirana del nuovo incaricato d'affari bulgaro, l'italofilo Minkoff, fosse aumentata l'attività dei comitagi bulgari che si servivano dell'Albania come base delle loro operazioni o come via di transito. Quaroni cosi proseguiva: « Il Signor Nastasjevich ne ha parlato, in forma abbastanza vibrata, a Fiço, domandando che il Governo Albanese prenda severe misure e facendo balenare la minaccia di rappresaglie da parte della Jugoslavia. Ne ha parlato, in forma velata si intende, anche a me, più esplicitamente •al collega bulgaro, ed ha chiesto ora una udienza a Sua Maestà, presumibilmente per intrattenerlo sullo stesso argomento.

376

IL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 2. Ginevra, 15 novembre 1930.

Con i miei telegrammi n. 6, 9, 10 ed 11 ho già l'iferHo a V. E. circa le mie conve11sazioni suJHa que!stione navale.

Con Mai51Sig1lli 1S0illl0 rdmwsto led coli1oqu1o del 10 OOII.'r. dii 'Cl!Ji: m w:Leg. N. 6, ill quale •si era mantenuto in tevmini molto generali. Ma,ssigli non aveva nessuna proposta da farmi ed era tuttora pe11plesso anche per quel che riguaroa Ja proposta Gihson (1). D'ail.rtra pa:r'te devo rkonosoere ·Che ·lia ooa funzrione dlL Capo della Delegazione :llrancese neUa Commissione Preparatoria ·lo tiene in verità molto occupato e preoccupato. Credo infine che allo stadio aJttuale della questione egli abbia creduto utile di lasciare in un certo senso l'iniziativa agli inglesi. Naturalmente 'io non ho preso iniziative ed i mie contatti con lui in questi ultimi g;ioomJ1 hainno avuto per oggetto unicamente ile queswoni trn.1Jta•1Je a~la Conferenza Preparatoria.

Ho 1preso invece l'dniziativa di parlare con il Si,gnor Gibson perchè, ad un dato momento, ho avuto l'tmpressione che dietro alle voci sempre più insistenti di una adesione francese al Trattato di Londra (intendo dire alla Parte III che riguarda le limitazioni accettate daJle ·tre Potenze oceantche) ci fosse effettivamente qual·che •cosa di vero: impressione questa che era stata rafforzata da certe idee esp,ressemi da Crai.gie in due successive occasioni.

Nel colloquio che ho so:Hecitato presso il Signor G1bson ed al quale ass~steva anche il Ministro WHson, ho esposto molto chiaramente il mio modo di vedere facendogli presente ~l pericolo di avviarsi su una strada quando non si saJpeva esattamente dove essa ci avrebbe ~condotto. Il colloquio è stato molto lungo, interessante e cordiale. Ho già riferito sommariamente a V. E. il suo contenuto e non mi dHungherò in proposito. Dirò soltanto che le assicurazioni. di Gibson sono state formulate con un tono di perfetta sincel1ità. Mi dsulta anche che dopo H coiloquio Gibson ha espresso a ·qualcuno la soddisfazione di aver potuto rendersi conto molto chiaramente deH'atteggiamento italiano.

Ritengo che la mia ·convel'ISazione con Gibson sia quella che ha provocato l'indomani una nuova visita di Oraigie (2). Il colloquio mio con Crai:gie, sul quale mi permetto di richiamare l'attenzione di V.E., è ria1ssunto nell'appunt<? qui aocluso (3).

faccenda. Nel caso contrario è opportuno, fin d'ora, prevedere le eventuali possibilità e provvedere affinché gli eventi non ci colgano alla sprovvista.Le istruzioni di V. E. serviranno poi naturalmente anche per l'attitudine della R. Legazione di fronte alle eventuali richieste di facilitazioni ai movimenti dei comitagi bulgari •.

«Le dichiarazioni fattemi da Craigie hanno toccato due lati della questione: l) attitudine dell'Inghilterra di fronte al conflitto italo-francese, 2) basi di un possibile accordo.

Attitudine inglese.

Craigie mi ha detto risultargli che il Ministro Grandi era stato molto sfavorevolmente impressionato da un colloquio che l'Ambasciatore Bordonaro aveva avuto al Foreign Office con Craigie stesso [cfr. n. 340]. S. E. Grandi aveva interpretato le parole di Craigie all'Ambasciatore

19 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

Di fronte all'iniziativa Crai,g,ie di sottopormi derlle nuove « suggestioni • per un accordo con la Francia, io ho tenuto una attitudine di assoluta riserva. Non soltanto ho evitato di dargli l'impressione che eravamo disposti a continuare del,le ~trattative per g~ungere ad una soluzione dii car1attere " co11citl1~ativo », ma ho creduto utile anche di fargli sentire che il momento psicologico favorevole, del quale i francesi non avevano approfittato a Parigi, era forse passato, e che la nostra attitudine sarebbe stata oggi più intransigente di quella che avevamo tenuto a Parigi.

Craigie mi ha letteralmente scongiurato di dimenticare gli incidenti, gH attriti, i malintesi ecc. ecc. e di considerare soltanto ·la enorme importanza della

come se egli avesse voluto fare capire a S. E. Bordonaro che la eventualità dell'adesione della Francia alla Parte III del Trattato di Londra avrebbe potuto indurre l'Italia ad essere più··ragionevole".

Craigie smentisce assolutamente questa interpretazione che attribuisce ad un equivoco. Egli mi ha precisato l'attitudine del Governo inglese nei seguenti termini:

a) esso persiste nel desideMre e nel raccomandare un accordo fra la Francia e l'Italia su basi tali che permettano ai due Paesi di aderire al Trattato di Londra, alla stessa stregua delle tre Potenze oceaniche. Desidera cioè una soluzione integrale che completi e renda perfetto il Trattato di Londra. Lo desidera, non soltanto perchè in tal modo il Governo inglese sarà sicuro di non dover far valere le clausole di salvaguardia e quindi di poter contare in modo definitivo sugli accordi conclusi con Stati Uniti e Giappone, ma anche perchè ritiene che tale soluzione avrebbe una grande portata politica, contribuendo molto efficacemente a migliorare le relazioni italo-francesi, e, indirettamente, a "chiarire l'atmosfera europea".

b) Qualora, per disgraziata ipotesi, un accordo integrale apparisca irraggiungibile, l'idea suggerita da Gibson potrebbe essere utilmente adottata, se non altro per diminuire l'asprezza dell'attuale dissidio, rinviandone la soluzione ad un momento più favorevole.

c) Ciò non impedirebbe che, in prosieguo di tempo, i Governi interessati (compresaquindi anche l'Italia) prendessero in esame la possibilità di una soluzione parziale che consisterebbe in una adesione della Francia alla Parte m del Trattato di Londra, mentre l'Italia vi rimarrebbe,· di sua propria volontà, estranea, conservando quindi intera la sua libertà di costruire. Craigie non ha precisato il suo pensiero su questo punto, ma ho creduto di capire che egli pensava ad una adesione della Francia senza clausole di salvaguardia, mentre l'Italia avrebbe potuto dare agli altri Paesi qualche assicurazione sotto forma di un " gentlement's agreement ".

Comunque, Craigie ha ripetuto più volte che egli non concepiva questa terza soluzione se non dopo consultazione e previo accordo con Italia, e che in questo senso doveva interpretarsi quanto aveva detto al R. Ambasciatore a Londra.

Basi di un possibile accordo.

Insistendo sulla grande utilità di un accordo italo-francese che permetta una soluzione integrale della questione, Craigie mi ha sottoposto, a titolo esclusivamente personale, una " suggestione " cosi concepita :

L'accordo potrebbe essere concluso sulle basi delle proposte fatte dagli esperti italiani a Parigi, con la sola differenza che per i cacciatorpediniere l'Italia, invece di indicare la cifra teorica del tonnellaggio che avrebbe diritto di raggiungere (ma che di fatto non potrebberaggiungere) nel 1936, indicherebbe la cifra effettiva risultante dalla proposta italiana. In altre parole, la sostanza rimarrebbe identica per tutte le quattro categorie di navi. Muterebbe soltanto il modo di presentazione per una delle categorie, cioè per i cacciatorpediniere.

In compenso di tale concessione di forma, potrebbe essere inserita nel testo del Trattato una clausola concepita all'incirca in questi termini:

" Le Alte Parti contraenti convengono che la limitazione delle rispettive costruzioni navali fino al dicembre 1936 non potrà in alcuna guisa essere interpretata in modo da pregiudicare il ' claim • dell'Italia della parità di forze navali con la Potenza continentale europea più armata, l'Italia rimanendo libera, alla scadenza del presente Trattato, di riaffermare il suo 'claim' per una completa parità in ciascuna categoria di navi"...

Ho creduto utile mantenere, di fronte all'iniziativa di Craigie, un'attitudine molto riservata. Mi sono quindi limitato ad osserval'gli che la sua "suggestione" modificava a nostro svantaggio, la " presentazione " della soluzione da noi proposta a Parigi, aggiungendo che il " momento psicologico " per trattare su tali basi mi pareva oggi meno favorevole che nell'agosto scorso.

Egli mi scongiurò, con molta insistenza, di esaminare la cosa, suggerendo anche una mia corsa a Roma per sottoporre la questione a V. E.

Ho esaminato la "suggestione" di Craigie con Ruspoli e Biscia ed abbiamo convenuto nelle seguenti osservazioni:

Non vi ha dubbio che la soluzione proposta da Craigie significa che da parte inglesesi riconosce la equità delle nostre proposte di Parigi, perchè se ne accolgono integralmente le conclusioni. Essa presenta il vantaggio di affermare la paritd in fatto di grandi incrociatori e di incrociatori leggeri. Avrebbe però l'inconveniente di far risultare, nelle colonne del trattato di Londra, una cifra di cacciatorpediniere diversa fra 1a Francia e l'Italia...

Adottando i criteri sopra enunciati, l'eventuale accordo con la Francia comporterebbe:

l) inscrizione di livelli uguali (e cioè parità) per le due categorie di incrociatori;

2) nessuna inscrizione di cifre per cacciatorpediniere e sommergibili, ma soltanto accettazione da entrambe le parti di una vacanza navale relativa (per i cacciatorpediniere)assoluta per i sommergibili •.

questione e di far valere presso V. E. tutti gli argomenti a favore di un accordo con la Francia. Egli si rende conto che il momento è molto criUco e forse anche decisivo. Capisce che per !l'Italia la questione della parità navale con la Francia è specialmente una questione poHtica e che, come tale, essa deve essere rLsolta in modo da non lasciare dietro di sè recriminaz;ioni o rancori. Vede specialmente H perrltcolo 'che dil ddissllidiio ~naV1a1Le 1iltlailo-:fi11ancese 'Spi~nga il'Ltaill~a lélld a~ssocd~Wsi. sempre più '00\l gii'UiplpO dea. « mailcootenti ». Quanto è sucoosso run questi gi~Ol"lllli aùilJa Commissione preparato,ria gli appare sintomatko (1). D'altra parte egli ha insistito nello ,sforzo di dimostrarmi ~che l'interesse vero deH'Italia rimane queHo di partecipare a1la politica di collaborazione che 1a Inghilterra vedrebbe con piacere effettuata fra Londra, Parigi, Roma e Berlino.

Non mi dilungo a Tlicferire gli argomenti che Craigie ha fatto v!rlere e che

V. E. può facilmente immaginare. Quello che mi interessa è di sottoporre a V. E. la proposta Craigie con le mie osservazioni contenute nell'appunto allegato.

Non v'ha dubbio che l'iniziativa di Craigi:e può servire a riprendere le conversazioni al punto in cui sono stato interrotte a Parigi ed a prosegukle, con una sufficiente probabilità di riuso1ta, sulle basi da noi poste. Effettivamente il progetto Craigie 1Si avvicina moltilstsiano alle nostre proposte. Suppongo che [pd"ia:na di presentarle Craigie abbia sondato i francesi e che da questo sondaggio abbia avuto l'impressione di fare ~oosa pratica. È molto probabile che da parte della Marina francese vengano sollevate v;ivaci obiezioni, ma debbo suppoNe che Graigie ·conti sul consenso finale di Massigli e del Quai d'Orsay.

I quesni che io mi pongo sono quindi i seguenti: l) Da un punto di v~i:sta :politico generaTe, conviene od interessa a noi di continuare a lavorare per un accordo? 2) Awrofittando della proposta Craigie, conviene a noi di sostituire al progetto di Badg:i queltlo 1md~oato ne1l'appnnto qui acc1Uiso?

Al secondo quesito, che ha un carattere preva,lentemente tecnico, credo di dover rispondere affermativamente, d'accordo in questo, con i miei collaboratori navaili Ruspol:i e Bilscia.

Circa il l o quesito, pur avendo una opinione petrsonale, (anche questa in senso affermativo) mi rendo conto che la dsposta non può essere data che in base alle alte d!irettive del Governo. Ma è su questo punto che sa,rò grato a V. E. dii vo1ermi dare delùJe illstl'U7Jioni.

A seconda di quanto V. E. crederà di comunicarmi, io potrò continuare le conversazioni con Craigie in modo da rimanere sulle genera!li, oppure da entrare in merito per spingere le cos~ verso una conclusione. M,i permetto soltanto di accelnllaDe ,a[ Vlantaggio • ta;,t;t~co • ,che mi pare potremmo acqUii:stare netlile tlraittative se arrivassiano ad essere d'accordo con ~Li inglesi su una proposta accettabHe per noi e che l'Inghilterra cercherebbe di far accettare aUa Francia. In caso di resistenza francese, la nostra posizione risulterebbe diplomaticamente molto rafforzata.

ln :attesa .che ~l'E. V. mi ·:fiaccia conosc~e Je Sue dec~si!oni...

(l) -Cfr. n. 346. (2) -Per la partecipazione inglese alle conversazioni italo-francesi a Ginevra cfr. DB, nn. 267, 269; e la relazione di Craigie su queste conversazioni, ibid., n. 271, pp. 429-434. (3) -Dell'appunto, datato 13 novembre, si pubblicano i passi seguenti:

(l) Sulle riunioni, tenute in quei giorni, della commtsswne preparatoria della conferenza per la limitazione degli armamenti, cfr. c Rassegna settimanale della stampa estera •, anno V, vol. IV, pp. 2624 sgg.

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3970/3922 (1). Vienna, 15 novembre 1930.

Ieri è venuta da me una persona non indegna di fede a dirmi aver saputo che giornt"]i fa rsi era te·nuta rim. Graz una con:Berenza !Legiittd:miLsta (2) m oasa di quel Vescovo Monsignor Pawlikowski, che Seipel desi'dererebbe succedesse qui al Cardinale Pdffl ch'eg(!Ji rco1llSiidem non caildo parrtig·iano di una l!."erstaurnzd!one. L'informatore ignorava che cosa si fosse in essa discusso ma assicurava esservi intervenuto anche il Principe Sirsto di Parma, ciò che g1i faceva dedurre che una restaurazione in Austria avrebbe ~·appoggio dei legittimisti francesi se non anche del Governo francese. L'informatore ha soggiunto non sapere quale sia il contegno jugoslavo in tale questione, ma aver avuto sicura notizia che la Cecoslovacchia venuta a conoscenza della conferenza suddetta aveva accresciuta la vig;ilanza alla 'sua frontiera per impedire nn eventuale passaggLo di Otto. Secondo H mio interlocutore, Seipel, convinto che Starhemberg sia avverso a una restaurazione, sta cercando di metterlo da parte. Anche per tale ragione egli mira arlla costituzione di un ministero con il corncorso di Schober; la semplice pavtecipazione di Schober, che non può perdonare a Starhemberg le misure prese di propria iniziativa nei riguar:di di alcuni dirigenti del~a polizia e della gendarmeria, avrebbe per inevitabile conseguenza J.'~llontanamento del capo delle Heimwehren. D'altra parte sempre nello stesso tintento e per timore che questi non si rafforzi troppo, Sei.pel incoraggerebbe i dirigenti delle Heimwehren contrari a Starhemberg, e cel'cherebbe di sostituivlo facendo tornare a carpo di esse Steidle spalleggiato da Pabst, che venuto di nuovo in Austria si è immediatamente diretto a Innsbruck.

Ho creduto opportuno, in considerazione di queste informazioni, procurarmi ie,rli stresso un rcolwoqudo con Srbai!."hemberg. Ho cotlrto ocwstione dJa[ll,a comUIIlllioazJione ch'io dovevo fargli in nome di S. E. il Capo del Governo (disparccio di V. E.

n. 4931 in data 8 com·ente) (3) e ch'egli ha molto gradita, pur avendogli io fatto notare ·ch'essa era anteriore ·alle elezioni e ·che pertanto non sapevo quale impressione il loro ri'sultato avesse destato nel Duce, di cui i consigli relativi al loro rinV1io non si era qui creduto poter seguire.

Starhembe'l:'lg ha ammesso rche vi è tra i dirtigenti provinciali delle Heimwehren un movimento contro di lui, ed è convinto che se li convocasse e si venisse a una votazione la maggioranza non gli ·Confermerebbe l·a fiduc~a. Tuttavia egli non ne è affatto .preoecupato. Ai sentimenti dei capi non corrispondono quelli dei gregari, più dei tre quarti dei quali parte-ggiano perr lui, così che egli si limita

per ora a evitare la convocazione dei dirigenti in attesa degli svolgimenti deHa crisi mini'steriale. Al riguardo di questa, che non sembra di vkina soluzione, non 0 in grado di precisare le ,sue previsioni. Non esclude ,che Seipel voglia far lasciare nel prossimo ministero H Cancellierato a Vaugoi:n per ddurlo alle sue antiche funzioni di Ministro del,la Guerra: se Schober entrasse nel Gabinetto non consentirebbe di vedervi a capo la persona che Io ha rovesciato dal potere e lo ha aspramente attaccato durante la ,campagna elettorale. Da parte sua Starhembcrg cerca persuadere Vaugoin a tener duro e a valersi a tal uopo, oltre che deU'arppoggio dell'esercito, aitresì di quello deLle Heimwehren nonchè deHa polizia e della gendarmeria rappresentato dall'incondizionato consenso che Starhemberg g1i offre. Vaugoin si mostr,a deciso a r1manere, ma Starhemberg teme che all'ultimo momento il t1more reverenzia1e ch'egU ha per Setpel lo renda obbediente ai voleri di quest'ultimo. Starhemberg ha dkhiarato a Vaugoin che le Hei:mwehren lo consider,ano come il loro uomo e che hanno dato il loro appoggio a lui e non al partito cristiano-sociaie; che ~se pertanto un'altra ,persona assumesse il cancellierato egli si ritirerebbe dal Ministero e r1prenderebbe la sua libertà d'azione svolgendo questa anche nella Camera con i suoi sette colleghi. Starhemberg considera come veramente notevole e confortante che, senza preparazione e organizzazione elettorale, con tempo e mezzi limitati, combattute da tutta la stampa socialista e demomassonica, avversate da una non piccola parte della stessa borghesia, le Heimwehren abbiano ottenuto 2,20 mila voti e possano entrare nella çamera in numero non troppo esiguo per continuarvi la loro agitazione. Tutto ciò gli fa guardare con fidueia all'avvenire.

Come V. E. vede, la situaZJione non è nè semplice nè chiara. Si direbbe di trovarsi in qualche Stato bakanko e non nella dttà ove per secoli rifulse la potenza dell Sarc'l:1o Romano Impero. Ma noi non po)~1Si1amo mutare gli aus1Jrùlaei, e dobbiamo essere i:n grado di trarre il maggior profitto dalle situazioni che successivamente si vanno qui producendo, pur cel"cando per quanto possibile di far sì che esse si producano nel modo a noi più propizio.

Senza stare a riferire parti<col~~areggiatamente sulla mia azione, credo necessario indicare a V. E. le direttive che secondo me debbono guidarua. Vi sono qui perr-noi due ordÌL.'1ri d'i esirgernze di cui un1a ll"Ìiguarda ri nostrli rnppolt'td. con le Heimwehren e l'altra queUi con il Governo, esigenze che hanno oggi una certa coincidenza, in quanto le Heimwehren hanno loro rappresentanti nel Gabinetto, ma che possono domani tornare a essere separate o anche divergere. È nostro ovvio interesse sostenere le Heimwehren e 'Cercare di accrescerne H potere. Questo d assicura le loro simpatie, il che ci è fin da oggi utile così in specie per la nostra politka di influenza in Austria come in genere per la nostra politica fascista internazionale, e ci sarà in avvenire tanto più utile quanto più riusctranno ad aumentare ,la loro forza. Ma è anche nostro ovvio interesse assircurarci il mantenimentro di buoni rapporti con il Governo, quale che esso sia, prestando il nostro appoggio aUe Heimwehren entro quei limiti o1tre i quali, mentre esso non varrebbe a procurar loro il potere, ci attirerebbe il dsentimento di coloro i quali lo detengono. L'avvento delle Heimwehren al Governo può non essere prossimo, e purtroppo la nostra volontà non basta a renderlo tale. Ma nell'attesa di quel giorno suss1ste H nostro interesse ad avere amici quegli uomini che nel frattempo si trovino a capo del gabinetto; se noi esorbitassimo da tali limiti

non gioveremmo ai nostri intere'ssi senza con ciò giovare in ultima analisi a quelli stessi delle Heimwehren.

Intanto Starhemberg mi ha chiesto se i!l Duce non crederebbe opportuno scrivere a Vaugoin per incoraggiarlo a perseverare nella via intrapresa, e se io non potessi dargli consigli di resistere a Seipel; analoga rkhiesta egli ha rivolta agli ungheresi. Ho risposto che quanto alla lettera del Duce ne avrei riferito a V. E. perchè chiedesse a S. E. Mussolini quale segui·to credesse dare a tale domanda. Circa poi la mia azione avrei cercato il modo di soddisfare, per via almeno di1retta ;se non anche indiretta il 'suo desiderio.

Devo osservare in proposito che Vaugoin non è nè un'intelligenza superiore nè una volontà di ferro, e per quanto sincero amico dell'Italia e ammiratore del Duce può essere più sensibHe aHe pressioni dell'interno che non a quelle dell'ester·o. Non basta 'che 11o ilo spi.ng'a c'Hrettamen~ ed energliJcamente a non cedere,· perchè non ceda, e il giorno che cedesse potrebbe farsi un merito con Seipel di avermi resistito, con H i'isultato che le Heimwehren non ne sarebbero avvantaggiate e 'che noi ci saremmo attirati il 11isentimento di Monsignore, H quale è del resto antisocialista, antiannessionista, legittimi:sta e favorev~ole a una più stretta collaborazione con noi, e quindi ;persona con cui ci è possibile intenderei.

(l) -Il n. prot. particolare è evidentemente errato. (2) -Sull'atteggiamento del govemo italiano nei confronti della questione della restaurazione asburgica, cfr. una minuta di promemoria ministeriale, anonima e datata 12 novembre: • Negli ultimi sviluppi della gravissima e delicatissima questione del trono di Ungheria l'Italia non ha ancora preso una posizione molto netta, dato anche che almeno fino alla maggiorità del pretendente legittimo, l'Arciduca Ottone, la questione rimane se non sopita, in certo modo aggiornata». (3) -Cfr. n. 358.
378

IL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, AL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRIGI

L. P. Ginevra, 15 novembre 1930.

Col ·corriere che partirà domattina e che sarà a Roma lunedì prossimo, Le mando l'accluso pHco aperto per S. E. il Ministro. La prego di prenderne visione e di sottoporlo a S. E. (1).

Lei vedrà che la proposta fattami da Craigie merita seria considerazione e che importa di considerare attentamente le conseguenze ~che potrebbero avere tanto un atteggiamento • coil,laborazionistko • quanto un atteggiamento negativo. Personalmente, per molte ragioni che è superfluo di esporLe, io sarei per la continuazione delle conversazioni in senso positivo. Mi rendo conto però che vi possono essere ragioni superior'i in senso ~contrario. Le sarà 'comunque grato se vorrà interessarsi per·chè mi giunga una parola che indichi le diretti:ve da seguire. Se possibHe, vorrei ~che le iskuzioni mi giungessero telegraficamente, perchè l'amko inglese mi sta ·tutti i giorni aille 'Costole.

Se farò ·ancor·a in tempo, manderò ~collo stesso ~corriere un breve rapporto al Ministro ,per dargH ~le mie impressioni sui lavori deHa Preparatoria. Oredo però che di questi S. E. avrà potuto farsi una idea abbastanza esatta attraverso i telegrammi nostri ed attrave11so i resoconti di stampa. Di questi ultimi, quelli del Corriere deLla Sera, mandati da Caprin, sono certamente i più 'Completi ed i

più esatti. Voglio solo dirLe che nel complesso 'le ,cose sono andate molto bene e che crediamo di aver raggiunto lo scopo politico che ci era stato indicato. Il Generale De Marinis si è com:portato 'Con una energia, un senso politico ed una abUità veramente degni di Jode.

Spero che la Sua spalla si vada rimettendo completamente e che avrò il piacere di rivederLa a Roma in condizioni da permettecrmi di fare assieme qualche cavalcata.

P. S. -È bene inteso che, se S. E. ritiene utile che io venga a Roma pecr riferire, eventualmente accompagnato da Ruspoli, noi d teniamo pronti pecr partire al pdmo cenno. Mando una ,copia supplementare dell'appunto relativo alle mie conversazioni con Craigie per il caso che S. E. credesse oppocrtuno darne visione a S. E. Sirianni.

Superfluo fal'e le solite scuse per il modo col quale sono redatte le mie comunicazioni. Abbiamo avuto parecchio da fare ed ho scritto appunto e rapporto di primo getto. Non assumo quindi responsabHità nè di grammatica, nè di stile.

(l) Cfr. n. 376

379

IL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, ALL'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI (l)

L. P. Roma, 17 novembre 1930.

Soltanto da pochi giorni ho ripreso il mio Javoro al Ministero, dopo una licenza abbastanza lunga passata dn campagna.

Non ho quindi seguito che sui giornali le Ull.time vicende che hanno condotto alla stipulazione del patto greco-turco della cui conclusione mi sono assai raHegrato. Tengo anzi ad esprimerti 'le mie più cordiali feUcitaztoni per quanto tu hai fatto costì coUaboran:do eftkacemente a raggiungere lo scopo desiderato.

Quanto al contegno di Venizelos ed aHa mancata conclusione dell'a,ccordo a tre, non è • senno deJ poi • il dir,e che questa eventualità noi dovevamo in certo modo scontarla perchè troppo difficile è per la Grecia neU'attua'le momento di entrare aper,tamente 'in una tale linea politica ed affrontare le ripercussioni che 'le potrebbecro essere create da altri governi europei.

Concordo però pienamente 'con te nel Tiir!lemiere che 'la rpresen2!a di Bethlen ad Angora non ha certo ~contribuito a facilitare le cose. Bastianini si era fatto delle Hlusion1 e credo 'Se ne facesse ancora pokhè ha chiesto di essere autorizzato a fare nuove pressioni su Venize'los e MichalacopouJ.os (2). Ma taU preSISioni non avrebbero certo a 'CO'SÌ breve distanza ottenuto migHore effetto di quel,le fatte p!"'1ma. E perciò S. E. liil Mim:i1sfu-o 1lo ha iJnv1tato a 'segnal!'e una ha,ttuta di a1speittlo (3) ed anaiogo discorso ho tenuto io agli ungheresi che contLnuavano ad agitarsi.

Ciò ,non signMka però che dobbi,amo abbandonare m padita ed anz~ appena possib~le bisognerà riprendere con maggior lena la nostra azione sia ad Atene e sia costì e soprattutto costì perchè dalla Tur'chia specialmente deve essere fatto comprendere al Governo greco tutta l'utilità di entrare in una combinazione a tre con l'Italia.

Io cr.edo che il primo passo debba essere sempre queHo rivolto ad un accordo di carattere navale e cioè di ottenere H consenso della Turchia e della Grecia a che l'Italia aderi•sca aU'intesa recentemente conclusa ad Angora per lo statu qua navale fra Turchia e Grecia con l'aggiunta di una clausola di reciproca consultazione per il ca'so di qualsiasi mutamento dello stesso statu quo.

Un simile accordo a tre costituirebbe secondo il mio pensiero già un'intesa a tinta fortemente politica e sarebbe ,suscettibile di ogni sviluppo in un avvenire più o meno vicino.

Ad ogni modo ne parleremo qui con Tewfik Ruscdi bey (1), e poi il Ministro ti farà avere sue istruzioni al momento che giudicherà più opportuno (2).

Quest'aztone .che dovrai dunque riprendere e condurre nel modo più efficace quando i tempi saranno maturi non esclude naturalmente che tu debba pure proseguire nell'opera di un ·sempre maggiore avvicinamento italo-turco-russo.

Rtcordera'i rle ~converr.-Jazi,oq)ii che abbiamo 'avuto a Roma ·a questo p:noposLto e le considerazioni che ti fed allora sull'opportunità che i rapporti po,lHici italarussi passino preferibHmente per ill tramite di Angora piuttosto che siano intensificati di<rettamente a Mosca (3). Ciò per evidenti ragioni di politica generale e per evitare delle illusioni e disillusioni e, infine, per 'legare sempre più la Turchia al no'st,ro carro anche per quanto concerne la politica russa. Ma anche qui un accordo scritto italo-~turco-russo deve ·considerarsi come prematuro ed anzi, secondo il mio pensiero personale, pericoloso in questo momento sempre per considerazioni di politi:ca generale.

Tu dunque dovrai continuare a lavorare alacremente per rinsaldare le buone relazioni italo-turco-russe, per dimostrare praticamente il nostro intendimento di trattare i problemi poLitici europei in acco:ndo con questi due paesi, ma non spingerti fino ad accettare e tanto meno propnrre delle intese ~scritte a tale :r:i,gua,:·do. Ta'l'i ·sono .le rtst,ruzioni che, per mio ·mezzo, .ti manda S. E. H Ministro.

Del resto tu vedrai che per quanto concerne la Russia noi non restiamo con le mani in mano e lavoriamo anche da Roma. lVIa quello che è necessario soprattutto di eVtl<ta~e in quresto momento è che hl nuovo pa,rtrilto di op,posi,ziilone turco cominci lentamente a minare le buone relazioni politiche così faticosamente stabilite fra i due paesi, e poi·chè il partito di opposizione è stato voluto personalmente da lVIustafà Kemal ai suoi scopi, è con questi personalmente e direttamente che tu devi battere sempre il ferro poichè disgraziatamente Ismet pascià e Tewfik Ruscdi bey sono già dei convinti ed in un tempo più o meno lontano potranno essere dei sorpassati. A questo proposito l'keverai predse ,istruzioni da

S. E. il Ministro.

Sempre 1n quest'o·rdine di idee non credo oppmtuno seguire H tuo suggerimento contenuto nel telegramma n. 373 (l) iPei1chè le inte!1pretazion:i date dalla opposiz,ione al discorso di S. E. H Capo del Governo sono talmente as1surde e di sicura marca francese che spetta al Governo turco e non a noi di rimettere le cose a posto.

Non ho bisogno di ricordarti che coi turchi occorre di tanto in tanto la maniera forte ed occorre soprattutto, come occorre in tutti i paesi coi quali vogliamo mantenere buoni rapporti di amicizia, di non lasciar creare il pericoloso sentimento che questa amiciz,ia serva più a noi che a loro.

Le conversaz,ioni ·con Tewfik Ruscdi bey saranno qui, spero, ampie ed utili, ma, ripeto, bisogna che tu agisca di quando in quando personalmente su Mustafà Kemal pascià. Credo utile infine informarti •che la mancata risposta al telegramma di Tewfik Ruscdi bey fu dovuta soltanto a:d un deplorevoUssimo disguido del telegramma stesso ·Che rimase per quakhe giorno involontariamente tra le carte dell'ufficio staffi!Pa (2).

(l) -Risponde evidentemente al n. 362. Ma anche al n. 348. (2) -Cfr. p. 522, nota l. (3) -Cfr. n. 367. (l) -Cfr. n. 413. (2) -Sulle relazioni con la Turchia e la Grecia cfr. anche il promemoria di Guariglia per Grandi, del 19 novembre, ed. in GuARIGLIA, Ricordi cit., pp. 98-99. (3) -Cfr. n. 115, dal quale peraltro non risulta l'affermazione di Guariglia.
380

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI

T. R. P. PER CORRIERE 1002. Roma, 18 novembre 1930, ore 24.

S. E. il Capo del Governo ha rilevato ·che nel sruo recente discomo (3) il signor Briand si è astenuto completamente dal parlare dei rapporti francoitaliani.

Il Ca.po del Governo gradirebbe avere qual:che elemento da cui possa desumersi se e quale signMkato debba attribuirsi a questo silenzio.

381

L'INCARICATO DEGLI AFFARI D'ALBANIA, LOJACONO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, COSMELLI

TELESPR. R. 237806/1190. Roma, 18 novembre 1930.

Per Sua utile conoscenza trascrivo alla S. V. un 'l"apporto del R. Addetto Militare a Tirana in cui è r·iferita una conversazione tra H Ministro di Jugoslavia ed il Sov:rano degli Albanesi (4), conve·r•sazione che è degna di attenzione, se non altro per la stranezza e l'imprudenza del tenore:

a) l'intenzione di far nascere nel Re la preoccupazione che l'organizzazione militare sia una minaccia contro la pace, sia un pericolo per l'Albania e sia causa, infine, dell'attuale disagio economico;

• S.M. mi disse di aver avuto una lunga conversazione col Ministro di Jugoslavia, da poco rientrato dal congedo. H Ministro gli avrebbe anzitutto fatto molti complimenti da parte di Re Alessandro che avrebbe fra :l'altro detto che egli sri preoocurpa de1l!1a rsarlute di Re Zog, 1n quanto che e1s:sa rintel'ess:a non solo l'Albania ma tutti i Bakani.

Egli consigliava anzi che, durante l'estate, invece di stare in baracca al mare si recasse in zone salubri montane. U1tiJmati ti numevoi31Ì ;compMmenti, irl Mrhlli,stro awebbe senz'ar1tro bruscamente attaccato questioni di carattere politico-militare.

Appena di ritorno dalla Jugoslavia sentiva il dovere di richiamare l'attenzione del Re su un fatto preoocupante. Tanto in Jugoslavia quanto in Italia, egli avrebbe soggiunto, si stanno perseguendo alacremente i preparativi belUci e un conflitto ~sarà, pre'sto o tardi, inevitabile. Egli si preoccupava, in ca~so di tale conflitto delle sorti dell'Albania, e cioè essa venisse ~coinvolta in una lotta che avrebbe costretto ~la Jugoslavia ad ~tgire, dato lo sviluppo che in Albania prendono tutte le questioni mHitari le quaH mostrano chiaramente una preparazione per la guerra.

Il Re avrebbe risposto che il fatto ehe l'Albania si vale del concorso italiano per la sua sistemazione mHitar~e non può cdstituire motivo di preoccupazione perchè, facendo ciò, ~si trova nelle stesse condizioni della Jugoslavia, che cerca il concorso francese per la sua preparazione belHca.

L'Albania, per contro, non trae vantaggi dall'Italia nel solo carn'po militare ma anche in tutti gli altri che concernono la sua riorganizzazi:one ed i~l suo consolidamento civile. Perciò questo non deve dare motivo a preoccupazione di sorta fra i due Paesi, le cui relazioni amichevoli possono solo essere intaccate da fatti concreti quali l'invio in Albania di bande, ~l'azione fomentatrice di diso!'dini ecc.

U Ministro (che a quanto dice il Re aveva arrossito all'accenno degli aiuti che la Jugoslavia rkeve dalia Francia) si profuse in dichiarazrioni di amicizia fra i due Paesi dando la più ampia assicurazione che mai e mai la Jugoslavia avrebbe rcompiurto ~atti ~cOIIliÌl'o :l'Alballl1a se lllon venisse provoaarba.

Al Re avrebbe fatto :Lmpressione che un diplomaUco così apertamente parlasse deHa preparazione del suo Stato per una prossima guerra ».

La S. V. potrebbe avere elementi di giudizio per stabilire se la maniera di parlare del Ministro di Jugoslavia non risponda alle direttive di un'azione più decisa per il riavvicinamento fra Belgrado e Tirana.

b) la direttiva per un'azione più decisa da parte jugoslava per l'avvicinamento fra i due Paesi, cosa che va anche messa in relazione con l'attuale conferenza interbalcanica di Atene.

Occorre tenere presente, a tale proposito, anche l'azione franco-jugoslava che tende a mettere in rilievo la sproporzione fra spese militari e bilancio, cosi da far cadere su tali spese la colpa del grave disagio economico che il paese sta attraversando.

Ritengo, in sostanza, che si stia intensificando -da parte a noi contraria -l'azione intesa ad evitare il rinsaldarsi di vincoli fra i due Paesi che con tanta pazienza e fatica si stanno intessendo: mentre i frutti di tale intesa cominciano solo ora ad essere percettibili ad un attento osservatore.

E ciò mentre l'Albania sino a pochi anni fa non poteva destare preoccupazione che come una ombra, oggi invece comincia a dare fastidio come una realtà e, di fronte al nostro successo si avverte, naturalmente unG più forte azlone intesa a rafforzare la coalizzazione av

versaria».

(l) -T. 2701/373 del 12 no'(embre, col quale Aloisi suggeriva l'opportunità di una precisazione giornalistica circa il discorso di Mussolini del 27 ottobre per calmare le persistenti preoccupazioni turche al riguardo. (2) -Annotazione di Ghigi: • Letto da S. E. il Ministro, che concorda •. (3) -Pronunciato il 13 novembre alla Camera. (4) -R.r.p. 66, Tirana 16 ottobre. In questo rapporto, che fu visto anche da Grandi, Pariani, dopo aver riferito la conversazione edita nel testo, commentava: c A parte la stranezza del contegno del Ministro Jugoslavo, risulta evidente:
382

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, DE VECCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 1611. Roma, 18 novembre 1930.

Unisco in copia alla presente Iettera 6 novembre di S. E. il Sottosegretario di Stato per l'I!nterno e la risposta da me data dopo :gli opportuni prudenti assaggi presso •la Santa Sede. Confe11mo alla E. V. quanto Ella già conosce e quanto ancorra una volta ho •scritto al Sottosegretario di Stato per l'Interno, e che :Cioè non è possibHe ottenere dalla Santa Sede un dive11so atteggiamento sia nel·le Zone alloglotte sia là dove esistono Vescovi antinazionali o nuclei di clero nemi:ci •a:l Regdime, fino a quando, con una .ferl'lea organizzazione m seno aUo Stato non si unifichino tutti gli affari che riguardano la Santa Sede in modo che ad ogni partita in un campo possa immediatamente corrispondere una contropal'ttta magari :in altro •campo, :SÌ da dare armi pe!I" negoz,iare •con sanziiOilli m via dtploma·tica, ed d!n modo :che 11e direttive unitall'l1e g1iungano rapidame!lllte a areare un :dl•eTIO ooZJionatle.

ALLEGATO I. ARPINATI A DE VECCHI (Copia)

N. 459. Roma, 6 novembre 1930.

Si reputa opportuno segnalare a:lil'E. V. il seguente rapporto mfOlt'lllativo del Prefetto di Trieste sull'insegnamento religioso che viene impartito a Prosecco dal paNoco D. Crisman Giuseppe:

• Pregi:omi comunicaxe ·che, da accurate indagini eseguite, ri•sulita che l'ililsegnamento religioso ai bambini a Prosecco viene impartito da quel parroco, Don Crisman Giuseppe, noto per i suoi sentimenti irredentistici, il quale, a tale scopo, si reca una o due volte alla settimana nella scuola comunale.

L'insegnamento nella scuola viene impartito in lingua italiana ed in italiano sono scritti i libri che i bambini studiano.

Don Crisrn.an, riunisce IÌiil chiesa, ove eg.Ji fu sempre uso della lingua slava, gli steS:Si bambini una volta alla settimana per altra lezione di catechismo che viene impartita in sloveno.

In tale circostanza i bambini fanno uso di libro sloveno (Krscanski nank zaprvence -libro di religione per le prime classi -edito Gorizia 1930), che viene loro fornito dallo stesso parroco.

ll parroco di Contecello Don Francesco Urdini (già Urdic) non impartisce lezione nè a Prosecco nè a Contecell.o •.

ALLEGATO II. DE VECCHI A ARPINATI (Copia)

Roma, 18 novembre 1930.

Con riferimento alla di Lei lettera 6 corrente novembre n. 459 all'oggetto:

• Prosecco, istruzione religiosa •; non ho mancato di fare gli opportuni passi presso la Santa Sede. L'Autorità religiosa si :tdncm-a dietro J.e norme canoniche che ~escrivono doversi provvedere alla istruzione religiosa in Chiesa nella lingua materna, norme che non sono contraddette dal Concordato con l'Italia.

Un diverso atteggiamento non credo sia possibile ottenere ora dalla Chiesa, dato anche il ben noto atteggiamento del Clero nella regione di confine di cui trattasi. Penso, e mi permetto di subordinatamente insistere su questo argomento che ho già avuto ailtre volte l'onore di trattaTe, che questa e le alrtre questioni relative al Clero alloglotto siano da conglobarsi in quella capitale per il Regime di creare un clero nazionale che finora ma1augw-atamenroe non c'è. A tal uopo sarebbero a mio sommesso avviso da prendersi da tutti gli organi del Regime, partito compreso, una quantità di provvedimenti sui quali mi onoro ancora una volta richiamare la attenzione della E. V.

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L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, COSMELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 5713/2.2;2,7. Belgrado, 18 novembre 1930.

Sabato 15 {Jor~ente, e quindii dopo H •co>lJoquio avuto com iil. ·si<gnor M<all1inkovich circa la questione Tacconi, su cui ho telegrafato (1), essendomi recato dal signor Avakumovich, per un'altra questione corrente, ed essendo venuto il disco~so sull'al'gomento, mentre mi veniva riconfermato che già era stato scritto fin dalla fine di ottobre per la liquidazione possibHmente di tutto, ma in ogni caso della accusa pubblica per il discol'so di Zara, mi sono ·,state fatte delle considerazioni ·che credo di dover subito segnalare a V. E.

Il signor AvakumovJ.ch, ·che come ho nuovamente ·aV1uto occasione a più riprese di constatare è perfettamente informato di quanto si riferisce al,le questioni italiane, riprendendo e svolgendo un motivo accennato dal signor Fotich nel colloquio che ebbi con lui il 29 ottobre u.s. mi ha • a titolo personale » e in forma molto dtscreta e corte<se detto che pur essendo desiderio • assoluto » di tutti di • non crear·e incidenti con noi • e cercare di risolvere amichevolmente quelli che malgrado tutto sorgessero, e pure comprendendo la posizione delicata deJ R. Governo nei riguardi dell'avv. On. Tacconi, membro del Senato (in relazione specia•lmente ai miei accenni circa una possibHe azione di elementi locali per un definitivo allontanamento dello stesso da Spalato, che avrebbe creato una situazione un ;po' difficile) attirava la mia attenzione sul fatto che sul Tacconi vi era un voluminoso dossier concernente la •sua attività antijugoslava; che e·gli aveva iniziato ultimamente una colletta per •la crea2lione nel Foro MussolJi[]i a Rmna d:i una ,st,atua deUJa Da,l·mHzlia dirredenta o marttre, che ove in avvenire si fosse verificato qualche fatto specifico di discorsi pubb1tci o s1mvli, •Sa['ebbe stato ne<cessar;io pecr.-dignità naz,i·onalle p,rocede!I'e c01ntro di lui, essendo impossibile, dal lato morale almeno, di • avaler • ,Ja sua presenza in Jugoslavia.

Dal lato giurildko, ha aggiunto, la nostra legge sulla difesa deno Stato che è simile a que:Ha italiana permette di procedere anche per • reati • compiuti all'estero.

Se ,come 'lei dice, ha aggiunto quasi testualmente, il sen. Tacconi è il capo della collettività italiana di Daimazia, occoore che egli iiYspiri Ja sua attività ad un senso più pieno deLle sue responsabilità e • ai doveri deH'ospitaUtà » salvo che come. altri si allontani dalla DaLmazia.

Ho naturalmente replicato -che conoscendo personalmente da tempo H senatore Tacconi e a parte u11a pregiudiziale generica, ovvia, ignoravo assolutamente di una sua attività così specificamente anti-jugoslava come H signor Avakumovic mi diceva, e ad ogni modo facevo riflettere che, mentre il sen. Ta,cconi avrebbe certo ispirato in futuro come in passato ·la sua condotta ai cri·teri consueti di moderaz,ione e di responsabHità per la veste ufficiale che ricopriva, vi doveva essere qui assoluta comprensione di riflessi e ripercussioni politiche che in ItaHa avrebbe avuto un atteggiamento del Governo di Belgrado come quello delineatomi.

Ho ritenuto di segnalare a V. E. tale conversazione tutta affatto privata perchè evddentemente si tratta di una manifestazione chiara di intenzioni, di cui è opportuno tenere ad ogni buon fine fin da ora conto.

(l) Su segnalazione dell'an. Dudan, Grandi era intervenuto a Belgrado per impedire che, contrariamente alle assicurazioni ricevute dal governo jugoslavo, il sen. Tacconi fosse processato per l'incidente di Spalato (sul quale cfr. nn. 284, 285, 286, 288, 292). Il 30 novembre Galli telegrafò che Tacconi non sarebbe stato processato.

384

IL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 2704/12•51. Tirana, 18 novembTe 1930.

Sono stato chiamato in udienza dal Sovrano, giovedì scorso. L'impazienza di Re Zog era grande, e si .capisce, perchè la posta ne vale la pena.

Cominciò 'COl chiedermi le solite notizie del Duce, io gli ripetei anche la frase ttpica di S. E. Mussolini • ch'Egli sarebbe incroLlabilmente fedele a Zog finchè Zog sarebbe stato fedele all'Italia •. H Re mi rispose mettendo1si la mano al cuore, ripetendo i più solenni giuramenti, che la sua strada era segnata per la vita e per la morte e•cc. ecc.; poi entrò destramente in merito a quanto gH premeva, dicendomi che la fedet!tà di cui mi parlava era completamente indipendente dal successo dei suoi passi per l'aiuto finanziario. Se anche il R. Governo non avesse creduto di potere o dovere venirgli in aiuto, l'Albania avrebbe dovuto mettersi su un piede ben più ridotto, specie per quanto riguarda iL militare; sarebbe quindi divenuta per forza una alleata molto più debole: ma nuùJ1a ,sarebbe .stato mulJaJto dei !t'apporti di al11eanza, d'am~oiz1i1a e dii fedleH:à coll'Italia.

Gli risposi che l'amicizia del Duce e del suo Ministro degli Esteri, nonchè le dire•ttive di politica estera deU'intero Governo, dovevano bastare ad accertarlo 'che ogni domanda da parte albanese, e specialmente ogni suo passo, venivano di per 1sè presi nella più benevola consideraztone; e che non diversa quindi era stata l'accoglienza fatta al messaggio del Generale Pariani (1), sebbene, in realtà, questo fosse giunto un po' di so11presa, perchè fino a-llora nessun accenno

era stato fatto da pa·r·te a[banese, di una determinazione o di una disposizione a ricorrere ad un nuovo e ISipeciale intervento italiano.

Tralascio qui [e lunghe spiegazioni che mi diede H Re, per chiarire la forma affrettata ed improvvisa delle sue amba,saiate a mezzo di Gemil Dino (l) e di Pariani; egli giunse perfino ad asserirmi che mi aveva preavvisato della seconda, il che è perfettamente falso. In sostanza, egU mi disse che il Ministro delle Finanze gli aveva presentato iii. bilancio degli oneri e delle entrate un paio di giorni dopo la mia partenza, e che 'soltanto allora si era deciso a battere alla porta del,la generosa amiciz,ia dell'Alleata.

Entrò poi in pieno nell'argomento. La sua tesi capitale è, come V. E. può indovinare, la seguente: l'Albania sopporta un carico di spese militari di circa 11 milioni annui, oltre la gendarmeria e le guardie di confine. Queste spese, inconciliabiU in qualsiasi paese con un bilancio di 25 milioni di entrate effettive, erano ancor più insopportabiU per l'Albania, che aveva bisogni specialissimi di risorse per gettare le basi stesse dell'opera di costituzione statale ed economica. Ne derivava uno stato di squilibrio, di giorno in giorno più grave, fra l'armatura m1ild.ta~re e J.a orupacità economica deù. Paese che -d'aiLWa parte non poteva venir :svil1uppata per l'eccessivo carico delle suddette spese miHtari. Nessun modo di rprocacdarsi nuorve II'isol'se; nessun possibile aumento dii taSISe; nessun prestito interno; nessun prestito estero; non vi era altra alternativa che,

o 1smonta~re il'edifi·cio, o rioorii'ooe aJJa A11ea1Ìla.

La quale, argomenta Zog, ha il dovere morale di assisterci. Perchè, se l'alleanza coll'Italia ci è preziosa, essa è d'altra parte anche l'elemento motore della organizzazione militare in corso. L'esercito a'lbanese deve essere considerato ormai come uno strumento dei piani comuni di difesa e di offesa; costituisce un distaccamento avanzato dell'esercito italiano; è destinato ad operare quindi secondo le direttive e gli interessi del nucleo principécle, cioè dell'esercito metropolitano d'Itailia. L'Albania, per quanto ne sia fiera e senta che esso è insieme il più valido strumento della sua difesa, non è più in grado di proseguire nel contributo con cui concorre oggi a mantenerlo ne·Llo <stato di organizzazione e di efficienza voluto dai suoi compiti, come esecutore e parte dei disegni dello Stato Maggiore Italiano. Dovrebbe, per dura necessità derivante da impotenza finanziaii'ia, da a~ssoluta aridità di risorse e di credito, ripiegare su posizioni più modeste, forse insufficienti aUa stessa difesa del paese in senso moderno: ma che fare? L'opinione pubblica si erge di più in più contro uno squHibrio di capitoli di bi<lancio, che le pubbliche cifre del bHancio stesso mettono a nudo; la reaHà s'impone e, dai governati, pesa sui governanti e sul regime. I benefi.ci deH'alleanza ·scompaiono di fronte ad una situazione finanziaria, di cui carattere dilsrperato comincia ad essere imputato all'alleanza stessa. È l'edificio delia collaborazione, dell'intimità italo-a:lbanese che viene scosso neHe sue fondamenta.

Avendo conchiuso la parte negativa del quadro, il Re si voltò a dipingere a vivi colori la parte polit~ca, sulla tela dell'intervento finanziario italiano. Sviluppò ~ampilamen:te rtut1Ja :Ila funz,i1one 'strateg~i,aa delil.'e~cilto aillbanese, compileta:to efficacemente secondo le attua<li direttive; e mi toccò più brevemente e più

confusamente, ma non senza una certa efficacia d'insieme, la nuova, regolata, progressiva vita di ciascuno degli ora languenti rami dell'amministrazione, soffermandosi a maggiori particolari per l'istruzione e l'agricoltura. E, accanto a questa restituzione della cosa pubblica, il risanamerito completo della pubblica opinione nei v1gua11di deH'ItaJia e della politica di collaborazione e d'alleanza.

TaLe ~r~iJsanamento, di!cle dii He, ~sarebbe per me e .per voi iiJl I1iswlttatio immediato del vostro intervento finanziario; l'opinione pubblica, commossa da un esempio di soHdarietà così :flraterno, disarmerebbe completamente e si orienterebbe tutta verso di voi, in tutti i campi. Io, colla disciplina della stampa e con un nuovo giorna,le governativo ~che voglio sia fondato sotto la direzione del Ministero dell'Interno, con l'autorità che 'mi verrebbe dal vostro contegno, infrangerei le ultime resistenze. Si inaugurerebbe l'effettivo periodo di una verace unione, più che alleanza, itala-albanese. Avrei anche modo, cosi, di realizzare il mio programma culturale. L'Albania deve assimilare la cultura ,europea. È inutile, è dannoso, ch'essa 'l'aUing'a contemporaneamente a Parigi, a Roma, a Vienna, a Londra: 'l'Italia e 'la ~lingua ita1liana debbono essere il solo intermediario, il veicolo unico di questa ~corrente v'itale; solo in tal modo, il progresso albanese avrà un carattere organico, ce3seranno i ,conflitti fra i metodi e 'le idee.

li ,giovane albanese non deve diventare un dragomanno; una sola lingua europea, l'italiano, gli sarà fornita dal Governo come strumento per la sua elevazione; in un sol paese, in Italia, H Governo invierà i giovani per mettersi a diretto contatto colle forme vitali deHo spirito occidentale. A parte questo problema, capitale, io avrò modo -sorretto ormai, non avversato dai sospetti e dall'avversione deLla pubblica opinione -di darv~i anche in altri campi quei vantaggi, quella prelazione, quel,la influenza a cui avete tl diritto di attendervi e di cui, per il meglio dei due Paesi, è opportuno godiate.

Conclusione al suo dire, il Re espresse la cifra del~l'apporto che egli stimava indispensabile per realizzare H risanamento delle finanze albane<si: dieci mHioni di :flmn,chi annJUJi. Ed aven,d!og11Ji ,iJo subito fa1tte dieilJIJe obbiJezdJOni gtmel'Ìiche sulil'entiJtà deihl1a cidil'a e 'sui m,i,te1rn :che ,l'aveVTano can,do1Jto a d!orm,uLada, rf;IQimÒ ad !imisi:sterv:i ~con specLiawe energ1iJa.

Risposi allora al Sovrano ripetendog1li che il suo appello incontrava, in via di massima-come ogni passo albanese -il favore del R. Governo; ma le mie i-str~~oni ~e, di 'conse:guenZia, la mia ,condotta dJirumediiJai1Ja, dovevano ilìi!miitia!rsi a studiaére direttamente la situazione, con tutti i dati necessari, e con l'aiuto di periti organizzatori italiani -specie del Comm. Merlino -onde poi trasmettere a Roma gli elementi indispensabiili per una decisione.

Si persuadesse che io, nel compiere tale studio, ero costretto a tenere presenti innanz,i tutto gli interessi della finanza italiana e cercare di conciliarli coi bi!sogni imprescindibili dell'Albania e insieme coi giusti interessi che l'Italia ha in questo Paese. Quindi, per me, le modalità dell'eventuale aiuto, i metodi per largirlo, la maniera per farlo veramente fruttare pel bene reciJproco, e, specialmente, le cifre, dovevano rapprese:n1Ja1r1e iil cr-'Ìisul-tato dell'esame, e non da, punto di partenza. Lo pregavo quiindi di: 1fornÌil'mt li'lLtti d dati n~Cielssami all m~o lavoro, che, narburailmente, non potevo esperire direttamente con lui. Lo pregavo quindi di delegare un Ministro di sua fiducia, per studiare con me la situa2'lione. Scartati vari nomi, ho scelto Medhi Frasheri. L'uomo è un po' confusionario, un po' rigido: ma è onesto, e non pensa a se stesso. Séllrebbe sta1to petr me nn g'I1a·ve ILrnpi~c,CILo l'aver a trattare con persona, anche più duttile ma che avrebb€ sopratutto pensato a svolgere le trattative a vanta>ggio proprio e della propl'ia congrega.

Caduti d'accordo su Medhi Frasheri, istruito questi dal Re, ci siamo scambiati una visita prelimina·re e ci siamo trovati di intesa nel seguente piano di lavoro:

l) esame del bilancio 1930-31 per constatarne le falle, studiarne i possibili aocomodéllmentli e fissa,re !l'ammontwre minimo ne,eesswrU,o de[[ nnsttro oonJtribu;bo per il pareggio deWesercizio in corso;

2) esame del bilancio 1931-32 (inizio al l" Aprile), studiare le possibili economie, le manchevolezze del bilancio in vista dei bisogni del paese e dei dover·i del Governo, intesi naturalmente in senso ragionevolmente ridotto e stabilire così l'ammontare del nostro contributo, la sua distribuzione e le modalità di esso.

La prima riunione uffi·ciale ha avuto luogo ieri, con intervento anche del Ministro delle Finanze e del Comm. Merlino. Dopo varie discussioni abbiamo stabi:Hto il deficit dell'attuale esercizio in una somma che va dai 3 e mezzo ai quattro milioni di franchi orro. La oifra dovrà naturalmente essere accertata più accuratamente, e di ciò ho incaricato il Cornm. MerUno.

Avverto ad ogni buon fine che un accertamento esatto del deficit dell'esercizio in corso non si potrà avere prima del mese di genna,io 1931.

Ho poi soHevata la questione delle economie. Premetto a questo riguardo che, data la necessità di dare a simili provvedimenti forma di legge, la loro ripercussione benefica nel bilancio del·lo Stato non s'i farà risentire che neH'esercizio 1931-32. Le proposte del Comm. Merlino, che io ho naturalmente fatte mie, portano essenzialmente sulle diminuzioni di organi pletorici deH'amministraz,ione statale e sulla soppressione di concolìSi statali sproporzionati aHe possibilità del bilancio. L'unica economia da me proposta che ha anche importanza politica è la soppressione degli OI'ganizzatori non italiani, che gravano oggi sul bilancio albanese per una somma che si aggira sui 200.000 franchi oro. Il complesso delle economie da me proposte si ag·gira su1la cifra di 1.700.000 franchi oro. Da parte sua H Genecra,le Pariani sta studiando, per quanto concerne l'esercito, una serie di provvedimenti che dovrebbero portare ad una economia di 700.000 franchi oro.

Altre piccole economie ho in animo di proporre, di altre ancora mi ha parlato il Ministro delle Finanze: V. E. comprende facilmente che un lavoro oosì complesso non può essere esaurito in una sola seduta.

Le mie proposte sono state, nel complesso, accolte favorevolmente dai due Ministri. Con ciò, s'intende, non voglio dire che la cosa si possa considerare fatta. Le economie in questione, portando particolarmente riduzioni di pecrsonale, si urteranno agli interessi di tutte le congreghe e susciteranno opposizioni di ogni specie, come è sempre avvenuto finora. Mi riservo però di tener duro sull'argomento almeno nei limiti dell'opportunità genecrale e dello sviluppo delle trattative.

Altro punto importante che ho fatto presente ai due Ministri è che, in nessun caso, io intendo di tener conto, nel calcolo delle necessità del bilancio, de'l servizio degli interessi del prestito SVEA. Ho crilevato come sarebbe ridicolo che il Governo ~~taili~a:no d€1S1s1e a!l Governo albanese i dlan~i perr .paga>r1e oapkHrs'bi /LtaJliÌialni : si mettessero quindi d'accordo con !la SVEA per !la concessione di un'aUra moratoria. Questo mio punto non ha, pel momento, sollevato obbiezioni: in ogni modo sono d'avviso che su questo argomento dobbiamo mostrarci inflessibili.

H mio programma che dovrà poi necessariamente variare a seconda d~Ue circostanze è in sostanza il seguente: l) distinguere chiaramente i due lati del problema finanziario albanese e cioè: a) falle annuali e residui passivi del bilancio albanese indipendentemente dalla ripart<izione del bilancio stesso; b) ripartizione anormale del bilancio, anche se in pareggio, per l'enorme preponderanza delle spese militari; 2) determinare, per successivi gradi di cessione e partendo dalle più piccole cifre possibili, il nostro apporto; 3) studiare la ripartizione in modo che ne risulti per noi il massimo d'influenza nei principali Dica,steri;

4) :fare spuntare le cosidette contropartite dal corso stesso delle trattative, sotto foll'Tila di ,collaborazione al risorgimento e<conomico e culturale albanese e di necessario contro1l,lo per la migliore utilizzazione del danaro che saremo per versare;

5) determinare quali sacrifici minimi ci <Convenga fare anche per H bilancio in corso, allo scopo di trarne ti massimo risultato.

È evidente che in tutte queste mie trattative io mi limito per ora a prender parte ad referendum e che non prenderò nessun impegno e di nessun genere se non dopo ricevute istruzioni da V. E. (1).

(l) Cfr. n. 388, annesso all'allegato.

(l) Cfr. n. 323.

385

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE R. 47. Vienna, 18 novembre 1930.

Mio rapporto n. 232,2.

La situazione ministeriale non è ancora chiarita. Forse potrà essere giudicata COIIl mini0[1e impl'lea~s1orn'e domaiOJi, dopo che avrà avuto iluogo la il'lilwnione dei dirigenti delle Heimwehren e la riunione del partito cristiano-socia,le. Due possi

Cfr. il seguente passo di una lettera di Soragna: « Qui sono diventato una specie di finanziere. Sedute e sedute. II bilancio finanziario di queste sedute si risolverà non bene per De Bellis; ma questi non immaginerà mai gli sforzi che io e Merlino e Quaroni facciamo per ridurre, ridurre. Dal lato politico, spero che ne usciJamo con un controHo effettivo dell'economia statale albanese. Ma ci vorrà del tempo prima che io presenti al Ministero delle proposte concrete. Il marciume dell'amministrazione albanese e la sua incapacità risulta, da questo esame, in un modo disperante: quest'era paese di mandato, cento volte più della Siria o dell'Irak. Seduta per seduta stringeremo i lacci: poi ci saranno gli scossoni del pesce che si accorgerà di essene preso all'amo, e sarà il momento brutto •.

bHità si presentano: quella di un gabinetto con Vaugoin ancora cancelliere e quella di un gabinetto con un altro carpo. Le supposizioni più diffuse sono state finora per questa seconda ipotesi, ma da ieri la prima va acquistando qualche maggior credito. Vaugoin continua ad asserire che è dedso a non andarsene e Starhemberg lo incoraggia e sostiene. Gli industriali amici di quest'ultimo cercano assicurare a Vaugoin l'appoggio dell'alta banca israeliHca facendole temere che le dimissioni di Vaugoin avrebbero per conseguenza un colpo di stato delle Heimwehren, e si propongono varlersi anche di qualche giornale germanico per diffondere tale voce.

Ho avuto varii coHoqui con i fiduciari ungheresi. Anche essi sono convinti dell'opportunità di appoggiare Vaugoin ma nei limiti consentiti dalla necessità di non danneggiare inutilmente la propria posizione con il futuro ministero qualora un'raJltra persona s1~a rchiramata ad essel'ne ria roancelrl:~erl'e. A:bb~amo deo1so di far sapere a Vaugoin che lo sosterremo per quanto possib~le, e continuiamo intanto a tenffi'cri 1in ropporto rcon Stra,rhe,mberg. Spero aver ocoarS!Lone rstaselt'la din un pranzo uffidale di pamralt"e .con Vaugodn rsenz:a attirarre rt:roppo l'atte:nz,kJ[]je dei convenutri. Ma mi rr~servo dL. (l) sape~re o con:Eern1eare domanri in vJa inrd~etrta... speranze che riJpOLnr1amo iin lui.

MaJlgrado quanlto precede non dJSulta che un ~oorlrpo dii forrz:a da p<M"Ite di Vaugoin si presenti come probabile. Tuttavia è prudente non escluderlo in modo assoLuto, tranrto priù che lsrpersso iLe persone meno decdise ed e!Illerg1ohe sono queiHe che prendono risoluzioni subitanee e gravi. Qualora Vaugoin si proponesse veramente di agire e mi domandasse una prova concreta delle nostre simpatie, è da supporre potrebbe formularla tra l'altro con la richiesta dell'immediato invio delle note nostre armi; infatti, come ho già riferito, egli ha fatto comunicare giorni sono a questo R. Addetto militare che trovasi a tale uopo a Roma, il suo desiderio di affrettare la consegna delle armi ste·sse. Inoltre, poichè già l'anno scorso prima dell'avvento di Schober al po·tere, e anche quest'ottobre in occasÌione dieri progetti di restallllrazlione del gener~aite Ell1ffion (2), V·aug;om av;eV'a mostrato ~che ·le sue maggiori preoccupazioni erano sul contegno della Cecoslovacchia nel caso di mutamenti interni austriaci, non potrei escludere in modo assoluto l'eventualità di una sua domanda di qualche misura di precauzioni sulle nosi:Te frontiere. D'altra parte, sempre nell'ipotesi, che ripeto considerare improbabile, di un colpo di forza, sarebbe anche prevedibile una nuova richiesta di fondi da parte di Starhemberg.

Data la possibilità ch'1o sia so1lecitato di una immediata risposta la quale non mi lasci il tempo di domandare istruzioni per corriere, e non mi faccia considerare oprpod,nno v~aù!ermi del ~teliegrailo, mi sembrerebbe ubiiJJe che V. E. mi farcesse giungere qua>lche direttiva di massima di cui mi riserverei far uso nel modo e nella misura richiesta dalle circostanze, la quaie mi consentisse di far intendere a Vaugoin se daremmo al nostro appoggio un contenuto soltanto morale, o se saremmo disposti a offrirlo anche materialmente nella forma che da V. E. mi fosse indicata.

(l) Dopo che Mussolini ebbe dato il suo benestare di massima alla concessione del prestito, il negoziato venne sospeso in seguito alla malattia di Zogu. Fu quindi ripreso e concluso positivamente il 21 giugno 1931.

(l) -Questi e i successivi puntini indicano una lacuna nell'originale che è molto deteriorato. (2) -Cfr. n. 318.
386

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

D. 5109. Roma, 19 novembre 1930.

Ho ricevuto i recenti Suoi rapporti circa la situazione determinatasi in Austria in seguito alle elez,ioni e le altre notizie che Ella mi ha comunicato relativamente ai propositi di codesti uomini politici e principalmente del Principe Starhemberg (1).

S. E. irl Capo del Governo, che segue con particolare interesse la situazione politica in Austria, ritiene opportuno di far conoscere al Principe Starhemberg il suo modo di vedere in merito alla linea che converrebbe maggiormente ane Heimwehren di seguire nell'attuale momento.

S. E. il Capo diel Governo ritiene utile che da parte del Principe Starhemberg si faccia tutto il possibi'le per restare al potere anche solo, se non vi fdsse proprio modo di mantenere nel Gabinetto anche Huber.

Ciò è necessario soprattutto perchè attuarlmente appare evidente la convenienza che tutti i partiti borghesi si uniscano per costituire un unico e forte blocco anti-socialista. A questo scopo risponde di conseguenza l'opportunità di mantenere al Governo un Gabinetto di coalizione il quale sia in grado di far passare appena possibile alla Camera una nuova legge elettorale che permetta quindi di indire, a più o meno ~lunga scadenza, deHe nuove elezioni dalle quali i partiti borghesi possano avere magg,iori possibirlità di successo.

Nel pregare V. S. di voler far giungere, neJ. modo che <~ederà più opportuno, al Principe Starhemberg questi suggerimenti di S. E. il Capo del Governo ed illustrandoli convenientemente con quegli argomenti che Ella potrà trarre anche dalle particolari considerazioni di politica locale e che EUa è meglio in grado di apprezzare...

387

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 6588/3527. Parigi, 19 novembre 1930.

Le elezioni municipali recentemente avvenute in Inghilterra hanno dato la vittoria ai conservatori. H fatto è stato molto notato nei circoli politici francesi, e salvo poche eccezioni, notato con v:iva soddisfazione. Infatti si fa qui affidamento qua'si unicamente sui conservatori come massa, e poi soltanto su personalità isolate quali Sir Austin Chamberlain, Lord Derby (ed anche il signor Henderson quando i Laburisti sono al potere) per la realizzazione del vivo desi

deriDo dii quel rutorno aU'mntenJ1:ie Cordila1le, o, a'lmeno, ad una stretta coilll~aborazione Franco-Inglese nella quale, in mancanza di più, viene concretata, la • sécuI1ité • dtp1oma~~ca de\Ha Fmnda nel pen1odo 1storiJCo attuatle.

Dagli eventi germanici del dorpo occupazione (1), dalla maggior tensione delle relazioni coll'Italia, ossia da'l giugno in poi, questo desiderio si è molto accvesciuto 1tn questli: 1Ciirco1i rpoilditilci. Con essi va :tn,c'luso iill Governo, tantto :neillla ,sua tendenza Briandiana, quanto ed anzi direi di più, in quella TardieuanaMaginotiana. Nei corr1doj e neHe sale del Palazzo Borbone si par~la del riavvicinamento Franco-Inglese con accesa speranza, intravedendovi compenso aU'allontaiiJJamento d'un'Italia che va verso 'La German11a sùa eome pll'ognamma poilJiltko internazionale (d1sarmo, revisione Trattati) sia come simpatie politiche di partito (visita Maltini ai Caschi d'acciajo a Coblenza (2), manifestazioni ai Caschi d'acciajo venuti in Italia (3). Lo si desidera anche come diminuzione di situazione internazionale per l'Italia che figurerebbe battuta nel 11ivaleggiare con la Francia per l'amicizia britannica. Le manifestazioni avvenute all'epoca deHa caduta del dirigibile R. 101 a Beauvais, il disco11so dell'Amba~sciatore F1rancese a Londra al banchetto degli amici della Francia, la recente vtsita di detto Ambasciatore al Signor Briand ed al Signor Tavdieu, tutto quanto si presta a simile interpretazione viene inte11pTetato e fatto alla luce di que~sto progetto politico internazionale.

È bene che il R. Governo sia informato di questa tendenza e del fatto che essa avanza di pari passo colla diminuzione di simpatia rpolitica per l'Italia, per quell'Italia che, come qui si dice e si scrive, coi discorsi del Carpo del Governo, denuncia al mondo la Francia militarista, egemonica: minaccia la Francia, dà ai Francesi l'impressione di volerH fare piegare esercitando su di ioro una pressione; per queU'Italia che del disarmo fa arma per manovrare politicamente contro ia Francia; per quell'Italia ~che mostra di non rifuggire dal sostenere la politica della Germania e dei Sovietti, e sembra andarsene verso la grande nemica della Francia, la Germania. È così che oggi l'Italia e 'la sua politica sono viste e denunziate dalla Francia della Ca[)itale, della provincia, delle Colonie, non radica~le ~estrema, 'IJJOn 'sooi!a1iJsta, non ~comuniJstla; m~erutre queste ~tll'e sezdioni delll.'Ojplintooe pubblliica :IÌl'ancese stfrurttano :~a si!tuaz.Lone a lLo:ro \"aiil!taggio nel campo amsbifuscista e nel campo anti Mu'ssolini, che sono quelli che più gli premono. Le parole del Signor Mussolini in favore deHa • revisione • dei Trattati, mi d1ceva pochi giorni fa, una persona ~molto autorevole francese, ci hanno, almeno recato un vantaggio in un colla loro molto sgradevole impressione, queHo di aver tappato la bocca ,ai nostrli :reviJsioni:sti, ben l}li,et:i di veder Mus:soHJi,ni ed thl F,a,sciismo ,perdere

La Boersen Zeitung dell'Il novembre aveva pubblicato una corrispondenza da Roma di
H. -Ludwig e una nota redazionale, a proposito dei recenti arresti in Italia di antifascisti. Sulla corrispondenza e sulla nota aveva riferito Orsini Baroni con telespr. 3558/1837 del 12 novembre: Ludwig scrive « che è particolarmente interessante la scoperta di appunti di alcuni degli arrestati in Italia, secondo i quali l'antifascismo non è soltanto avversario del sistema attuale, ma anche della tesi revisionistica di Mussolini, mentre aspira ad un'intima unione itala-francese. Ciò conferma la tesi ~che le organizzazioni antifasci•te di Parigi siano sostenute dagli organi ufficiali francesi e che quindi siano ragioni di politica estera quelle che finora hanno reso inutili le richieste dell'Italia dirette ad ottenere dal governo francese una lotta sistematica contro le organizzazioni illegali antifasciste di Parigi...

La nota termina domandando se questi circoli, che sempre vagheggiano un orientamento della Germania verso la Francia, non apriranno neppure ora gli occhi di fronte alle aperte tendenze antitedesche degli antifascisti italiani».

simpatizzanti in Francia, ma guardinghi neU'escludere un consimile alleato di

programma politico.

Rafforzamento di legami politici ed economici con gli Stati già politicamente

legati (Polonia, Piccola Intesa) in modo da averli fedeli seguaci in tutte le

campagne politiche dei prossimi anni, importanti anni di manovra politica in

Europa •ed a Ginev,ra: ,rafiorz;amento dei •!'a:pporrbi .con J'In.gmlrterrra e coo •la

Spagna, ecco 1H progr•amma diplomatico attua1l!e Francese, deltla g•I'ande magg,io

ranza Francese.

(l) Cfr. nn. 369 e 377.

(l) -Della Renania. (2) -Cfr. n. 294. (3) -Sulla visita in Italia di elementi dello Stahlhelm cfr. nn. 349 e 410.
388

IL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. RR. 2748/12,56. Tirana, 19 novembre 1930.

Trasmetto copia di un rapporto del Generale Pariani., concernente i suoi colloqui con il Capo del Governo sulla questione dell'intervento italiano in Albania, ed il proprio modo di vedere il problema.

Confermo le di,chiarazioni del Generale Pariani, che egli è sostanzialmente d'accordo con me in materia.

.ALLEGATO.

PARIANI A GAZZERA

N. 68 R. P. Tirana, 15 novembre 1930.

Trasmetto a V. E., come da richiesta, l'unito promemoria relativo alle udienze avute da S. E. il Capo del Governo nel periodo 28 ottobre-12 novembre c.a.

Ritengo doveroso accompagnare il promemoria stesso con ·le seguenti dichiarazioni inerenti alla responsabilità che deriva dalle proposte sottoposte a S. E. il Capo del Governo.

l) In Albania si sta, da parte nostra, sostenendo una vera lotta per ottenere che l'orientamento del Paese sia nettamente rivolto verso l'Italia in armonia agli scopi che ci siamo prefissi.

Per vincere in tale lotta è necessario ,che essa sia condotta con mezzi adeguati e da uomini che abbiano piena fede nella riuscita. Senza gli uni o gli altri è inutile il combattimento.

2) Siamo ora ad un momento decisivo. Sinora si può dire che abbiamo fatto azione di esplorazione per determinare la situazione. Questa ora ci è nota. Si tratta di decidere: o impegnarci a fondo, o ritirarci con metodo.

Ogni indeci-sione sarebbe fataie.

Se rimall"Temo inerti in simile situazione ci troveremo, fra breve, davanti a crisi le cui conseguenze potranno essere per noi gravissime.

3) Vi possono essere motivi di diffidenza sull'esito di una nostra azione più a fondo. Non li nego: osservo solo che non vi è J.otta nella quale sia matematicamente sicura la vittoria. Ma la probabilità di ottenere questa si converte in quasi certezza qualora i mezzi siano stati equamente valutati e tempestivamente approntati, e si affronti il combattimento con animo tenace risoluto e piena fede nella riuscita dell'azione.

4) Per conto mio, se nella scelta degU uomini e dei mezzi saranno osservati tali criteri, e se si tenderà alla soluzione sostanziale dei problemi, ponendo in secondo piano le questioni formali, l'esito finale non può essere dubbio.

Se, per contro, non si ha fede in questo esito è meglio ripiegare gradualmente, risparmiando ulteriori spese che finirebbero col costituire un vero spreco.

Annesso.

PROMEMORIA SULLE UDIENZE AVUTE DA S. E. IL CAPO DEL GOVERNO

Sono stato ricevuto da S. E. il Capo del Governo 3 volte: il 30, il 31 ottobre ed il 12 novembre.

Il 30 ottobre consegnai a S. E. Mussolini il messaggio di S. M. Re Zog che, in sostanza, non conteneva che un ringraziamento per la visita in Albania dello stormo misto della R. Aeronautica effettuata in occasione del suo genetliaco.

Il 31 ottobre rappreseMai a S. E. il Capo del Governo la situazione che si è maturata in Albania e che esige provvedimenti da parte nostra.

Situazione economica. L'intervento italiano in Albania (indipendentemente dalle Convenzioni, Patti e Trattati) si è manifestato, essenzialmente, con tre atti pratici: istituzione della Banca Nazionale d'Albania, attuazione del prestito SVEA, organizzazione militare. Le altre manifestazioni o si sono limitate ad un campo quasi puramente burocratico (finnnre) o hanno avuto sv~l·tlllPO assai ristretto (scuole professionali ed organizzazioni sanitarie).

Delle tre mai!Ùfestazdoni sopradette:

La Banca Nazionale, avendo essenzialmente funzione di Banca di emiSSione, è stata sinora poco compresa, anzi considerata più che altro, sia pure subdolamente, qua.Je mezzo di accaparramento di oro ed argento.

Il progetto SVEA sta ora per esaurirsi; ad ogni modo esso è stato impiegato in opere (porto, ponti, strade, caserme, fabbricati vari) che, se costituiscono un progresso di sistemazione e daranno col tempo anche indubbi vantaggi, non arrecano però un miglioramento nei cespiti di entrata che possa avere influenza sulla situazione economica del Paese, mentre iLe necessità di manutenzione derivanti daN'esistenza di tali opere impongono nuovi aggravi.

L'organizzazione militare, se ha raggiunto lo scopo di dare una determinata forza bellica al Paese ha d'altra parte imposto, nonostante (l'aiuto italiano, un notevole sacrificio finanziario, inquantoché le spese per le Forze Armate che si aggiravano prima sui 6.000.000 di fDanchi oro, si sono progressivamente arvvicinate ai 15.000.000 di franchi oro all'anno.

ln sostanza si giunge ad una conclusione che può sembrare pa['ladossale: che,

cioè, il nostro aiuto ha finito col determinare un maggiore disagio.

L'avere affrontato i problemi quasi sotto il solo punto di vista militare ha messo in evidenza che H castello che si creava era costruito sopra una volta poco solida, volta che oggi occorre puntellare se non si vuole il crollo dell'intero edificio.

n problema albanese viene cioè confermato come questione da trattare sotto il

punto di vista totalitario se non si vuoi perdere, ed in modo irrimediabile, tutto ciò

che è stato fatto.

Occorre quindi, secondo me, valutare questo problema nel suo complesso per

arrivare ad una decisione netta ed estremista: prendere o lasciare.

Le risorse albanesi si aggirano da 25 a 26 milioni di franchi oro annui. Da

questi, togliendo i 14 milioni e mezzo che vengono assorbiti dalle forze armate, re

stano 10,5 -11,5 milioni per tutti gli altri Ministeri.

Questi Ministeri, solo per la vita stentata e perciò improduttiva che oggi svolgono, richiedono già spese superiori a quelle disponibili, come risulta dai seguenti dati ricavati dal bilancio per l'anno finanziario 1930-1931:

Economia Nazionale F.O. (l) 1.031.000 Lavori Pubblici 2.498.000 Interni 1.492.000 Istruzione 3.534.000 Finanze . 4.118.000 Giustizia 1.230.000 Esteri . 800.000

TOTALE. ,, F.O. 15.154.000 (2)

Ne risulta, quindi, un deficit annuo lordo di oltre 3.000.000 di F.O., che salli:'ebbe a cifre ben superiori (e cioé sui 10.000.000 di F.O.) qualora ai Ministeri stessi si volesse consentire un'azione sufficientemente produttiva ed efficace e dare al Paese H modo di raggiungere progressivamente una sistemazione economica che gli consenta la vita. E ciò indipendentemente dall'aiuto che noi già diamo nel campo militare.

Tale deficit deve essere colmato e S. M. Re Zog mi ha formalmente incaricato di rappresentare a Roma questo stato di cose, onde studiare il modo di immettere questo fabbisogno (e cioè 10.000.000 di F.O. annui indipendentemente dall'aiuto militare) nel b1lancio dello Stato albanese.

Secondo me si potrebbero seguire, per la soluzione, i seguenti principi:

l) Aumentare con una parte del nuovo aiuto il concorso per il mantenimento delle Forze Armate, in modo da poter ridurre le spese che attualmente l'Albania effettua per tale titolo a quelle che sosteneva prima del nostro intervento, cosi da togliere ai nostri avversari (interni ed esteri) uno dei più forti e sensibili capi d'accusa e doè la sproporzione delle spese militari albanesi in relazione ai suoi redditi.

2) Destinare il rimanente del nostro aiuto alla Economia Nazionale per opere che valgano a miglim-are la situazione economica deil Paese, dandoci cosi un diritto naturale d'intervento in tale campo.

Buona parte dei mezzi che ilnostro aiuto libererebbe dagli impegni per le Forze Armate dovrebbero poi essere rivolti, da parte del Governo albanese, ai lavori pubblici e destinati sopratutto all'ulteriore sviluppo della rete stradale ed alla sua manutenzione.

Quali contropartite avere?

La contropartita maggiore deriva dalla necessità stessa del nostro aiuto annuale, che ci ,consentirà una sostanziale azione diretta nei campi ove la vorremmo avere, sempreché si salvaguardi la forma che, in questo paese ove ignoranza e suscettibilità predominano, assume particolare importanza.

In linea subordinata: verrà assicurato il controllo sutlie spese, mettendo capaci organizzatori nostri in tutti ,i rami ove se ne mani:fiesti la necessiJtà ed elevandone la funzione a consiglieri del Re (simile doè alli1a mia).

Le modaLità esecutive relative al nostro aiuto dovranno dare l'assoluta garanzia e certezza che il denaro sarà impiegato per le sole spese da noi autorizzate ed effettivamente controllate.

Garantire l'orientamento dell'opinione pubblica albanese verso l'Italia sia con azione diretta (protezione delle manifestazioni economiche italiane) sia con la stampa, sia con la opportuna scelta e valutazione del personale di;igente albanese.

Determinare il deciso orientamento culturale albanese verso quello italiano, sia mettendo la Hngua italiana come materia di insegnamento obbligatoria nelle scuole albanesi, sia inviando solo in Italia gli studenti universitari.

Per l'attuazione di quest'ultimo punto occorrerebbe assicurare la concessione di una settantina di borse di studio universitarie, da suddividersi tra varie università italiane, ed organizzare i gruppi di allievi in modo che essi siano opportunamente riuniti, sorretti e diretti, ottenendo così non solo di dare ad essi la cultura ma anche e sopratutto di legare a noi la ·loro anima.

Infine S. M. Re Zog ha manifestato l'impossibilità del pagamento degli interessi del prestito SVEA e chiede non solo un dilazionamento ma anche che le quote vengano diluite in un numero di anni piuttosto forte: cosa questa che ritengo rientri nelle nostre stesse vedute.

S. E. il Capo del Governo, dopo aver ascoltato, chiese qualche chiarimento.

Precisai così che l'aiuto è urgente ma non di necessità materiale immediata e che, doè, basta sia accordato in relazione al nuovo bilancio per l'anno finanziario 1931-1932 sul quale -con la data del lo aprile 1931 -verrà naturalmente riportato il deficit risultante dall'attuale esercizio finanziario.

S. E. il Capo del Governo sostanzialmente mi disse:

• Ci troviamo oggi in presenza di un corpo debole e malaticcio sul quale abbiamo posto una pesante armatura ed ora, se non rinforziamo l'individuo, l'armatura lo schiaccerà.

Occorrono, da quanto mi riferisce, circa 40.000.444 di lire che, pur essendo pochi per se stessi, sono molti rispetto alla situazione finanziaria nel·la quale ci troviamo.

Per 20.000.000 posso impegnarmi senz'altro, qualora vi sia la necessità urgente; per gli altri esaminerò in seguito la possibilità di poterli accordare e spero di potervi giungere: d'altra parte, se vi è tale necessità bisogna pure farvi fronte e lo faremo.

Ad ogni modo torni prima di partire per l'.Mbania per ricevere eventuali istruzioni.

Per quanto riguarda l'orientamento culturale tratterò io stesso personalmente la questione, affinchè essa sia risolta in modo da assicurare agli studenti albanesi non solo un certo numero di borse di studio universitario ma anche la dovuta assistenza, cosicchè essi si sentano in un ambiente di amichevole cordialità •.

Nell'udienza accordatami il 12 novembre c. a. S. E. H Capo del Governo, alla presenza di S. E. il Ministro Grandi, sostanzialmente mi disse:

• La situazione economica in Italia è grave e non ci consente immediate disponibilità. Ad ogni modo ad essa :liarò fu-onte con provvedimenlti ocaconiani. Può perciò dire a Re Zog che qui siamo benevolmente disposti ad esaminare la situazione albanese e venirvi incontro. Naturalmente la misura dell'aiuto dovrà essere stabilita in seguito ad accurato studio ed essere contenuta nei limiti da 20 a 40 miUoni.

Circa le modalità di attuazione tutta la questione dovrà, naturalmente, essere trattata per via diplomatica con convenzioni nelle quali saranno definite anche le contropartite •.

S. E. il Capo del Governo ebbe inoltre accenni alla convenienza deLla rinnovazione del Patto di amicizia (1° Patto di Tirana) ed all'eventuale viaggio a Roma di Re Zog nell'aprile-maggio dell'anno prossimo.

Il giorno 13 novembre ebbi un colloquio con S. E. il Ministro Grandi, alla presenza di S. E. il R. Ambasciatore Lojacono e del Comm. Ghigi. In tale colloquio S. E. Grandi mi chiese alcuni ·chiarimenti e, riconoscendo la delicatezza della mia posizione, mi raccomandò •l'intima collaborazione con la

R. Legazione a Tirana e di svolgere opera in modo che sia sempre seguito 11 principio che ogni trattativa con Roma venga svolta per il tramite del R. Ministro d'Italia e ciò naturalmente, senza voler portare alcuna limitazione alla mia azione personale.

P. S. -P·er maggiore chiarezza dtengo opportuno aggiungere: l) Che i punti di vista esposti nel presente promemoria sono sostanzialmente condivisi da S. E. il R. M1nistro d'Ita.Ua a Tirana.

2) Che ila prefata Eccellenza ha solo -e giustamente -lamentato che Re Zog non si sia rivolto direttamente a lui per rappresentare al Governo italiano l'attuale situazione economica albanese.

Ritengo che tale fatto sia dipeso più da ·circostanze d'ambiente che da volontà del Re. 3) Prima di recarmi da S. E. il Capo del Governo ebbi alcuni colloqui con

S. E. il Ministro Sorag,na, e S. E. il Capo del Governo trovò la mia esposizione rispondente a quanto già gli aveva rappresentato S. E. Soragna.

(l) -Franchi oro. (2) -Sic. Ma il totale è 1-±.703.000.
389

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, A GINEVRA

T. 1007. Roma, 20 no1Jembre 1930, ore 24.

Mi :riferisco al suo rapporto del 15 corrente (1). Proposta Craigie appare al

R. Governo interessante e tale da non dover essere scartata senz'altro. Alcuni punti di carattere tecnico dovranno essere considerati dal Ministero della Marina il qua1l:e non Vledvebbe ·con faVIore J'accettaziJOIJJe del1I<a vacanZJa iillav:ail:e aiS1S01luta per i ,sottomarini e desidererebbe che fosse invece fissato un limite più elevato di tonnellaggio per :l'Italia (52.000 tonnellate). Occorre peraltro :sapere quale sarà in definitiva atteggiamento francese prima di consentire alle nuove ulteriori concessioni che comporterebbe per noi .proposta Craigie.

R. Governo ritiene utile ed opportuno che EHa continui persona,lmente le conversazioni entrando nello studio della proposta e cercando di sondare quale potrà essere l'atteggiamento francese di fronte aLl'ordine di idee da Craig.ie prospettato, tanto più che Craigie, come Ella suppone nella Sua lettera del 15, avrà probabilmente presentito il Signor Massigii.

V. S. potrà dichiarare pertanto a Craigie, aHo stesso titolo esclusivamente persona·le da lui dato alla sua iniziativa, che, avendo preso in esame la di lui proposta, •questa Le è sembrata interessante quindi tale da indurla, nella sua qualità di esperto, a continuare nelle conversazioni, salve ben inteso le decisioni che il R. Governo riterrà di prendere in merito alle conclusioni cui le conversazioni stesse dovessero giungere.

(l) Cfr. n. 376.

390

APPUNTO DEL SEGRETARIO DELL'UFFICIO I:II-A EUROPA E LEVANTE, LO FARO

RISERVATISSIMO. Roma, 20 novembre 1930.

Il Ministro Guariglia mi ha detto che, avendo prospettato a S. E. il Ministro l'opportunità di tener discorso a Ruscdi bey del riconoscimento da parte turca del Regno d'Albania, con conseguente ripresa dei rapporti ufficiaH (1), S. E. Grandi si è espresso in senso contrario, dtenendo egli che sia meglio che tra Albania e Turchia non intercorrano ottimi rapporti.

391

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO (2)

TELESPR. U. R. 238238/879. Roma, 21 novembre 1930.

Con telegramma del 15 corrente il Reggente il R. Consolato a Gedda ha riferito quanto 'segue:

• Mi risulta da fonte sicura che con un provvedimento stram-dinario Ibn Saud ha dichiarato decaduto l'Emirato degli Idrissiti, abolito il protettorato saudiano e sanzionata l'annessione definitiva del terr<itorio completo dell'Assir a:J. Regno di Ibn Saud, includendolo nelle dipendenze del Regno medesimo. Hassan Idrisi ha ricevuto tassativo ordine di trasferirsi al più presto possibHe alla Mecca. Ieri l'altro è arrivato alla Mec,ca El Arabi Ldrisi, zio di Hassan, ~col maggior numero dei ~componenti della famiglia Iidrissita. Emiro Sciuneri Dahail, cognato del Viceré Fa~sal, è stato destinato quale Emiro a Sabya. Ibn Saud ha già inviato moltissime truppe d'occupazione nell'ASisiJr e altre sono in procinto di ;partenza per tenerr-e ordine nell'interno paese e difendere il confine meridionale da,gli eventuali attacchi da parte dell'Iman Yahia »,

Per valutare la portata del provvedimento riferito nel sopratra'scritto telegramma, occorre ricordare che il Re deH'Hegiaz e Negid, Ibn Saud, stipulava, neNo scorcio del 192'6, col Said Idriss, Emiro dell'Assir, un trattato, col qua~e in sostanza veniva costituito un protettorato del primo sul secondo, non potendo questi rpiù trattare con Gnverni stranieri nè far ad essi concessioni di socta. Taàe

t:rat1tato 'SÌ J:lifert1v-:a a,i conlì.'ll!i deLl'Assi1r quali erano stabii!Jiìt1i ne'l 1921, confini non Illlili irl~cono~x~iuti dailll'Iman Yahila deUo Yemen, iiJl quatl.1e i!1Jo.n solo ha ~ià ~r~ilpreso possesso di una parte del territorio nel 1921 occupato dall'Assir, che giungeva in quel tempo sino ad Hodeida, ma rivendica ancora altri territori nell'Assir stesso. D'altra 'Parte Ibn Saud ha sempre mantenute vive ,le sue pretese sulla pal'te mer:1dilon1a11e deiJJl'Ass<i'r del 19,21, che egli CQIIl!Siildem fundebi:tamente occupata dallo Yemen.

La 1Sii<tuazi1one si era ~n questi ul1Jilmt anni !Ìin certo modo stabilhlzzar!Ja per ihl fatto ~che l'AsEJ~ ne1l 1921 'e'ra :r1imasto prat1iloameit1:1le divilso ilil due pa:rti, quehla mer1dinnaile con Hode1ilda :i:n pols1sesso delil'Iman Yahiia, e queNa se1Jtlenltrional.e amministrata da un Emiro idrissita sotto ill protettorato di Jibn Saud.

Quest'ult1mo ha recentemente convocato presso di sé, col pretesto di studiare la riorganizzazione del territorio, numerosi capi de1la zona di protettorato, a lui sostanzialmente osHli, e dopo qualche giorno li ha fatti trucidare. Dopodkhè, come risulta da'l telegramma sopratrascritto, ha proceduto a dichiarare decaduto l'Emirato idrissita, e ad annettere all'Hegiaz H territorio assiriano.

TaH provvedimenti non potranno che aumentare la tensione fra Ibn Saud e ,l'Iman y,ahia, d:ato che non so1o ·le frontiere dei mtspetmvti 00lmi<tor1i i!1Jon sono ben defin!i.lte, ma dascruno dei drue :r1iv,endioa per sè ter:rliJtoii1i attualmenrt;e sotto il dominio del<l'a,ltro. Inoltre l'invio da parte di Ibn Saud di moltissime truppe nel termitorio assiriano costitui,sce un nuovo elemento 'che può mettere a repentaglio la pace fra i due Stati arabi.

Questo Min1stero ritiene quindi utile che V. E. prenda in proposito contatto col Foreign Offi.ce, ricordando che, nelle conversazioni di Roma del febbraio 1927 (1), venne da parte dei delegati britannici ed itaLiani constatato l'interesse comune dei due Governi di perseguire in Arabia una politka di pacificazione allo scopo di evitare il più possibile conflitti fra Stati arabi; ed inoltre che l'inflUJenZJa :che li ,due Govemi fossero :Ln grado dii ese11ditare su Ibn Saud e suLl'Irnan Yahia doveslse esser diretta ad el1minare 'le cause di conflitto per giungere se possibile, a pacifici ed amichevol'i accordi fra gli Stati stessi.

Ora l'azione che va spiegando Ibn Saud, rompendo, con gravi modifi.cazioni a~lJ,o ,statu quo, r,equi<Lilbl,io di :fiat:to ehie si era velt1:Uito a oostiltuke, e p:riooodendo a milt1:aooiciSJi ,concentramenti ,di truppe ,aJl confine mE:II1id'iloruailJe, sembra di 1Jaile grav1tà che il R. Governo 1lascia a quello britannico di cons~derare se non ritenga esser giunto il momento di esercitare verso lbn Saud tutta la propria influenza perchè questi abbia a fermarsi nella via per la quale si sembra messo, via che provocherà :con o~ni probabLl1i1tà n:atuDali e spie:gaibiJI,i TeaZJÌJon'i da pa!l"te del1l'Iman dello Yemen.

Il R. Governo in adempimento a quanto fu concordato nelle conversazioni di Roma, tiene, nella presente occasione a mantenersi in contatto col Governo di Londra; e mentre da parte sua prospetta i pericoli cui l'azione di Ibn Saud può dar luogo gradirebbe conoscere come codesto Governo consideri la situazione. e quale azione esso decida eventualmente di svolgere presso Ibn Saud.

Questo Ministero resta in attesa di soliecite comunicazioni a~ riguardo.

((l) Cfr. DB, serie IA, vol. II, nn. 460, 462. 463, 465. 468, 469.

(l) -La proposta era stata suggerita a Guariglia da Gemil Dino il 18 novembre. Lojacono, interpellato da Guariglia, aveva dato parere favorevole, se le relazioni itala-turche avessero consentito • di fare un amichevole passo in questo senso •. Cfr. lettera Guariglia a Lojacono del 19 novembre e la risposta di Lojacono del 20. (2) -Inviato per conoscenza anche alle Colonie.
392

IL MINISTRO A ADDIS ABEBA, PATERNO', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. RR. 1822/185 (1). Addis Abeba, 21 novembre 1930.

Ho 1l'onore di tTasmet,te,re qui acdusa cop1ta di un teJe,g,r:amma da me drhretto al Governatore della Somalia Italiana. Mi riservo di sottomettere alla E. V. il piano che avrò potuto concretare col prefato Governatore dopo H mio incontro con la persona che sarà da lui designata.

ALLEGATO.

PATERNO' A CORNI (2) (Copia) T.RR. 5/776. Addis Abeba, 21 novembre 1930.

Nella missione che R. Governo ha voluto affidarmi in questo Paese è parte essenziale sviluppo nostra penetrazione economica in Etiopia. La quale servirà ad aiutare allo incremento economico del Paese ed a creare quella comunanza di interessi che servirà al rafforzamento dei rapporti di amicizia felicemente esistenti.

Una delle questioni che rientra in questo campo d'azione è quella dell'ausilio che il Governo della Somalia può accordarmi per irrobustire azione che con l'approvazione del R. Governo, intendo svolgere nelle zone frontiere somale.

Studiata sul posto importante questione, ho già preso accordi di massima con il

R. Console in Harrar e con i Padri Missionari della SS. Consolata per fare delle loro rispettive sedi e con il loro concorso, altrettanti centri di attiva irradiazione nelle zone sud-orientali dell'Abissinia le quali, nei confronti dei territori a nord dell'Impero, presentano maggiol'i possibilità, non essendo inquinate dai problemi politici a V. E. noti, a causa dei 'quaLi [a sensilbilità e la diffidenza degli abi,ssini presentano ostacoli che si sono dimostrati fino ad ora insormontabili. Per questa ragione le direttive che io mi sono imposte comporteranno sistemi e mezzi diversi.

Per completare l'azione che da nord sarebbe esercitata a mezzo R. Console Harrar e Consolata (e anche dalla R. Agenzia in Magalò, dopo che avrò potuto concordare con un programma di azione comune) sembrami necessario il chiedere a

V. E. se sarebbe disposto incoraggiare la istiltuzione di una o due Agenzie Commerciali nei centri più impo['fl;anti deHa Regione Somala compresa nel territorio abissino, in modo da iniziare e svitllliPP'are rprogre,ssi!Vamente una rete di scambi e di traffici in tutta quella ricca zona che è suscettibile di gravitare economicamente verso il territorio e i porti di cotesta Co[onia.

Nutro fiducia che V. E. conforterà col suo consenso quanto espostoLe, in considerazione anche nostro interesse controbattere penetrazione commerciale che Gran Bretagna svolge già con successo dal Kenia e che sarebbe agevolata in modo efficace da avvenuta aboLizione dogane dii frontiera, nonché dal1le camionabili giungenti fino al confine.

In una conversazione avuta con dottor Campi, questi, considerando con molto interesse la possibilità del programma esposto, si dichiarò pronto prestare concorso sua Società; a tale proposito mi disse essere disposto a investire nell'impresa il rica

vato della liquidazione stock cotone esistente in Somalia, per la quale sono in corso pratiche presso codesto Governo. Segnalo alla E. V. questa proposta in vista del notevole concorso finanziaTio (circa un milione) che da essa l[:ll"OVeN·ebbe all'attuazione del programma in parola. Ad ogni buon fine avverto che ho pure qualche speranza di ottenere che la Consolata istituisca due sedi nell'Ogaden.

Prima di sottoporre il definitivo programma al R. Governo reputerei necessario mio incontro in Addis Abeba con persona di rf~oocia di V. E. al fine di dare forma concreta al programma stesso, nella parte interessante cotesta Colonia.

Prego risposta via Asmara per evitare comprensibili sospetti (1).

(l) -Il documento ha come oggetto: « Penctrazione economico-commerciale nella zona som ala della Etiooia •. (2) -Inviato per conoscenza, oltre che agli Esteri, alle Colonie e al governatore della Eritrea.
393

IL CONSOLE GENERALE A INNSBRUCK, RICCIARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA 6904/552. Innsbruck, 21 novembre 1930.

Quando mi è stato diretto drl telegmmma dn oggetto (2) avrebbe dovurto essei!." già pervenuto a codesto Ministero il mio rapporto 6853/547 del 18 corrente, partito l'indomani col corriere.

Come riferii, la Lega dei contadini tirolesi non ha pubblicato un manifesto per protestare contro l'adesione al Fascismo italiano delle Heimatwehren: il Consiglio della lega dei contadini si è riunito il 17 corrente per discutere e deliberare sull'esito delle recenti elezioni politiche. NeHa di'scussione venne generalmente espressa la disapprovazione dei contadini sul modo come dalile Heimatwehren è stata condotta la battaglia elettorale e la necessità di chiarificare in modo esplicito la situazione. Dopo questo preambolo la deliberazione si esprime nei seguenti termini: • il ConsigHo provinciale dei contadini (Landesbauernrat) ha perciò tirato le conseguenze anche nei riguardi della persona del finora deputato del Bauernbund e Capo prrovincirar1e dela.a Herirmatwehrr, Dr. Steildlre. I contadini, che costituiscono il contingente principale della Heimatwehr, non vogliono che sia scossa quella organizzazione, che è necessaria e nella cui :llondazione e nel cui sviluppo il Dr. Steidle si è incontrovertibiimente acquistato i più grandi meriti, ma domandano che essa ritorni ai suoi principi fondamentali, il mantenimento dell'ordine e della tranquiHità, il rafforzamento dell'autorità statale, la ripulsa da qualsiasi terrore, l'astensione da ogni a·ttiva intromissione neHa politica giornaliera e da ogni compromesso con gruppi politici, che non hanno comunanza

Il reggente del governo della Somalia, C. Pini, con lettera rr. 2564, Mogadiscio 10 dicembre 1930, chiese la collaborazione di Paternò per ottenere informazioni sulle regioni etiopiche confinanti con la Somalia. « Il materiale di conoscenza che interessa va dalle notizie di carattere geografico, attualmente imperfette, a quelle della situazione politico-economicomilitare, particolarmente per i riferimenti logistici derivanti dalle risorse del posto.

Preziosa del pari sarebbe la maggior documentazione fotografica di ciò che può costituire obbiettivo militare in senso lato. L'attività informativa che si reputa svolgere con organicità, fiancheggerà quella di penetrazione commerciale da V. E. propugnata, e pure da questo Governo alacremente perseguita •.

Questa lettera suscitò le forti preoccupazioni di Paternò, il quale temeva che fosse stata letta dalle autorità etiopiche (cfr. il suo telegramma 13 gennaio 1931, indirizzato a Mogadiscio). La lettera e il telegramma sono allegati al r. rr. 34/12, Addis Abeba 29 gennaio 1931.

spirituale con la gran maggioranza degli appartenenti aHe Heimwehren. Per assicurare questa attitudine, veramente al di sopra dei partiti, deHe Heimwehren tkolesi, M 'Tiiroil.ea-ba11rernn:bnnd doman:da che la dillrezdone deilla He.ianatwehx sia sottoposta al Capitano provinciale, capo legale della nostra provincia. Il Landesbauernrat condanna infine nel modo più severo quanto è accaduto in occasione del ricevimento del Maggiore Pabst al Brennero poiché con simile omaggio privo di dignità a•l Fasdsmo fu dato uno schiaffo ai sentimenti del popolo tirolese. Una ulteriore collaborazione del Ma,ggiore Pabst nella Heimatwehr tirolese è perciò divenuta impossibile. I contadini tirolesi, che, nella guerra mondiale, fianco a fianco coi Tirolesi del Sud, hanno combattuto contro l'Italia non vogliono lasciarsi trascinar nel campo del Fascismo o del Nazionalsociali'smo. Essi respingono ogni idea di rivoluzione (Putsch), che condurrebbe a1la dittatura, e aderiscono ai prmailpi: forndamell1Jtailii dehla demoamzJ:a, che pea-mette ili01ro di dlirender da se stessi i propri interessi •.

Questo è il testo della deliberazione del Bauernbund nella fol'ma in cui è stata rpubbilillctart;a da tutta ila ISt:ampa rtiroLese e che do avevo rdasrsunto ne[ mio rapporto del 18 corrente.

Ai ·chiarimenti già forniti aggiungo ancora: le dichiarazioni attribuite al Magg.iore Pabst nel lasciare il territorio italiano dovevano necessariamente suscitare una reazione in questi circoli irredentisti, che hanno sempre cercato di screditare le Heimatwehren per le simpatie mostrate verso il Fasci'smo, cercando di farle pa•ssare come un tradimento alla causa del Suedtirol. Fu pertanto subito fabbricata, come atto d'apertura delle ost1lità, quella pretesa lettera dei SudUrolesi di cui ho inviato il testo. Ad essa fece immediatamente coro [a stampa socialista, :llelice di poter scagliavsi al tempo stesso contro il Fascismo, oppressore del Suedtirol, e conko ~le Heimatwehren, nemiche mortali de1l'austromarxismo, accusandole di esser vendute al Fascismo e di aver tradito i fratelli d'oltre Brennero. Come ho ripetute volte e già da molto tempo fatto presente, qui non può essere agitata la questione del • Suedtirol • senza che siano subito trarscinate ad associarsi nelle manifestazioni a noi ostili tutte le organizzazioni politiche, nazionaii, patriottiche o culturali perchè, come ho semp·re riferito e detto anche nel rapporto del 18 corrente, nessuno ha qui H coraggio di mettersi aH'opposizione o di mostrar solo indifferentismo nella questione del Suedtirol per tema di essere sommerso sotto un'ondata di biasimo, di di•sfavore o anche di danno. Per chi osasse ciò fare potrebbe -se mi è lecito 'l"Icordare una volgarità, che però bene esprime la situazione -valere il Ferravilliano: • ha detto male di Garibaldi •. Nessuna meraviglia, pertanto, che il Bauernbund e •i Cristiano sociali -che, del resto, non ci hanno mai mostrato tenerezza di sorta -abbiano giocato coi pangermanisti, irredentisti professionali e sociaUsti a chi si mostrava più patriota e più compreso dii lsian.ta i·IlldlignazJirornre. Così è statra anche :mscenata 1la mand:flerstazionre di iel'i alla • Stadtsaa.l •, di cui al mio telegramma n. 6'H86/26, 'Così si prepara pel 24 corrente anarloga manifestazione dei socialisti in questa Austellungshalle, dove converrà espressamente da Vienna a prender la parol'a il deputato Ellenbogen.

Sarebbe però in errore chi credesse ~che queste manifestazioni siano uno scoppio sincero d'tndignazione contro il Fasdsmo oppressore dei Sudtirolesi, irresistibilmente provocato dane circostanze. Nella realtà vera delle cose, il c Suedtirol » ha agito questa volt·a da pretesto e da paravento -pretesto e paravento indubbiamente scelti con perfida abilità-pe•r gettarsi addosso aUe Heimatwehren contro le quali tutti i partiti avevano motiv.o di rancore o lamenti: i Socialisti per ovvie ragioni, altrettanto gli aderenti al blocco di Schober (nelle cui file hanno mdJl!Ltato ques,td più 'arr,abblia·t,i àJrredenrtis:tri) ti: Crdstri,ano sooi,allli e con e1ssd ila frazione del Bauernbund perchè, come già dissi nel precedente rapporto, usciti amareggiati ed astiosi dallo scacco elettorale, attribuivano quest'ultimo sopratutto alla •condotta tenuta dalila Heimatwehr nella lotta delle elezioni. Tutti dunque, per ragioni diverse ma concomitanti, desideravano screditare le Heimwehren e tutti hanno fatto ricorso a'l mezzo che più agevolmente poteva condurli allo scopo, quello di fa,rle appaT'ke come traditrici alla causa nazionale. Tutti sanno, peraltro, che in realtà ciò non è vero e che le Heimatwehren si sono accostate a~1i 'ideali :tasoi;std ;perohè .convinte essea: que]l!a [a V•La mi,gwi101re per cotndu["cr'le :fleliicemente la loro battaglia e compiere il 'loro programma di impadronirsi del pote,re, ma ~che non hanno mai rinunziato agli ideali ed aspirazioni nazionali Anschluss e Sudtirolo compresi. E questo è bene sia tenuto presente anche da noi. Non credo, infine, superfluo aggiungere che nel tumultuoso comizio di avantierisera gli incidenti e le turbolenze inscenate dai membri presenti delle Heimatwehren, appo~giati da qualche centinaio di nazionalsocia1isti, per mandarlo a mal1e nOIIl devono essere 1interpretate ·oome un arbto di sOllidJacr:Wetà coil. F1ascilsmo ma sol,amoolte come una reaz1iorne agl!i 'a1tta,cchi dii cui es!31e· stesse ed iill Mag~iore Pahst formavano oggetto.

(l) Sulla penetrazione dalla Somalia nell'Ogaden, Corni aveva riferito a De Bono con relazione 3 ottobre 1930, che verrà pubblicata nel prossimo volume perché allegata a un telespresso di De Bono del 26 gennaio 1931.

(2) T. 1809/28 del 21 novembre, relativo al maggiore Pabst, che non si pubblica.

394

PROMEMORIA DEL COMM. BROCCHI PER IL MINISTRO DELLE CORPORAZIONI, BOTTAI

Roma, 21 novembre 1930.

Giorni fa è pea:venuta da!~l'Istituto dii Esportaz.~one jugoslavo, che fu parte del Ministero del Commercio. di Belgrado, una richiesta dello stesso, diretta ai nostri Consigli Provinciali dell'Economia, affinchè volessero fomire gU elementi utili al!lo scopo di poter promuovere un'intensificazione della esportazione jugoslava dn Itail.dla.

A V. E. è noto che i rappresentanti dell'industria italiana considerano il programma di un avvicinamento economico nei confronti degli stati danubiani vantaggioso all'esportazione italiana e necessario rper evitare che la nostra esportazione sia ,sostituita da quella di altri Stati, particolarmente per quanto concerne la Jugoslavia.

A V. E. è noto altresì che i detti rappresentanti dell'industria considerano però che il vantaggio principale possa scaturire soltanto dana possibUità di un incremento ovvero almeno di un consolidamento deHe nostre esportazioni in Jugoslavia, rperchè, .fra tutti gli Stati danubiani, l'unico Stato che offra un largo campo ad un incremento delle nostre esportazioni è il Regno dei Serbi Croati Sloveni (1).

Soltanto un avvicinamento economico alla Jugoslavia permetterebbe, d'altra parte, di assicurare ai nostri porti adriatici di Tdeste e di Fiume quel traffico internazionale, senza il quale questi due porti dovrebbero rto1lerare la deviazione anche di quel transito che oggi ancora è conservato.

Dei rapporti economici ,con la Jugoslavia è stato parlato anche con il Mtnistro ungherese Bud, il quale vede la necessità di Accordi con la Jugoslavia, allo scopo di assicurare sia all'Ungheria che all'Italia, ·la libertà di traffico, la possibilità di transitare liberamente, e senza pastoie di caratrtere sanitario, il territorio jugoslavo e di far concorrere le Ferrovie jugoslave a quelle -riduzioni tariffarie, senza le quali il commercio di esportazione fra i due Paesi sarebbe rilevantemente ostacolato (1).

Allo scopo di poter combinare ed adattare i provvedimenti specifici, corrispondenti all'interesse del traffico adriatico e specialmente di Trieste, il cui traffico di transito si è contratto di ben 20% in confronto di queUo dell'anno sco11so, facendoli rientra,re nel programma generale tendente a favorire le nostre esportazioni in Jugoslavia, sembra che della richiesta proveniente dall'Istituto di

La tensione che va accentuandosi, non per volontà del Governo jugoslavo, ma per eccitazione della pubblica opinione jugoslava, forse provocata da altre Potenze interessate, minaccia di rendere sempre meno facili i contatti fra i Governi necessari per una intesa •.

La sospensione dei negoziati per la tariffa diretta adriatica che giova a dar, frattanto, mani libere alla Jugoslavia, non è imputabile al G.overno di Belgrado. È imputabile a noi per le ragioni qui di seguito esposte, per le quali non abbiamo potuto fino a questo momento dare precise istruzioni per l'argomento ai nostri negoziatori, stante che sulle condizioni-base dell'istituenda tariffa jugoslava-adriatica, è risultato impossibile raggiungere un completo accordo fra gli interessati Fiumani e Triestini.

Per poter raggiungere tale accordo, che nessuna pratica amministrativa e conciliativa aveva fino ad ora potuto ottenere, l'Amministrazione delle Ferrovie dello Stato ha convocato, nel dicembre scorso in una riunione che ha avuto luogo a Bologna, gli interessati fiumani e triestini. Durante il convegno si è arrivati ad una intesa su tutti i punti controversi fra i due porti, meno uno: l'applicazione dell'art. 3 dello speciale Accordo di Belgrado per le " tariffe merci dirette e le t1ariffe adriatiche ".

Tale articolo, per le tariffe merci adriatiche, nelle quali la Jugoslavia è interessata in transito, stabilisce che i prezzi di trasporto per Trieste e per Fiume devono essere ugualifino a che le distanze complessive dei due porti dalla stazione estera di partenza non si differenzino di più del 10%, condizione questa che il successivo articolo 5 dichiara in generale applicabile anche alla futura tariffa merci diretta fra Jugoslavia ed i nostri porti adriatici.

Questa clausola, è bene notare, fu, a suo tempo, voluta dai nostri negoziatori dell'Accordo di Belgrado, specialmente a tutela degli interessi fiumani e nella preoccupazione che le ferrovie jugoslave avessero troppa libertà di azione per fissare tariffe a danno di Fiume.

Ora è, invece, Fiume che chiede l'abbandono della clausola parità, e quindi dell'art. 3 e 5 dell'Accordo di Belgrado, per non veder minacciate le sue posizioni, per una zona jugoslava che geograficamente rientra senza dubbio nel retroterra del suo porto, dalle maggior'.i attrattive del porto di Trieste, più potente per impianti marittimi, linee di navigazione, organizzazioni commerciali e finanziarie.

Trieste, per converso, per evidenti motivi, si oppone all'abbandono di tale clausola, abbandono che, d'altra parte, servirebbe, oltre che ragionevoli interessi di Fiume, ad offrire modo ai nostri negoziatori delle future intese ferroviarie di valersi di tale concessione alla Jugoslavia, nel corso delle trattative, per agevolare un accordo sulle molte altre questioni colle ferrovie jugoslave...

La questione, se una suprema decisione non intervenga, tale da costituire un giudizio arbitrale che, ove favorevole al sopra accennato parere, possa essere accettato dai triestini fiduciosamente e disciplinatamente, minaccia di eternizzarsi, col pericolo di rendere sempre più difficile la soluzione del complesso dei problemi che l'assetto tariffario colla Jugoslavia comporta, con scapito degli interessi effettivi tanto fiumani che triestini, con vantaggio della libertà che frattanto viene lasciata alla Jugoslavia di dimenticare, non per suo fatto, le stipulazioni intervenute.

Per questi motivi, la Direzione Generale E.L.A., d'accordo coll'Ufficio della Politica Economica, hanno creduto di sottoporre l'importante questione alla considerazione dell'E. V. per il caso Ella ritenesse provocare tale decisione da parte di S.E. il Capo del Governo, decisione che permetterebbe di riprendere, finalmente, con sicure direttive, negoziati formali e, sperabilmente, conclusivi da parte della nostra Amm!Ìnistrazione ferroviaria colle ferrovie jugoslave per" l'applicazione delle stipulazioni di garanzie degli interessi dei nostri traffici adriatici •.

Esportazione jugoslavo possa essere fatto uso, approfittando della occasione offerta, per prendere qualche contatto indiretto ·con gli Jugoslavi. In relazione alla richiesta stessa il nostro Istituto Nazionale di esportazione potrebbe cioè far intendere all'I'stituto di Esportazione jugoslavo che il desiderio manifestato sarà soddisfatto, essendo che il desiderio di intensificare gli scambi fra i due Paesi è condiviso; e perciò potrebbe proporre che, a completamento delle informazioni che saranno fornite, i rappresentanti dei due Istituti di Esportazione si incontrino pe1· studiare iL modo migLiore per intensificare le esportazioni dalla Jugoslavilli in ItaLia e le esportazioni dalL'Italia in JugosLavia promuovendo una coHaborazrone e 1lo svi11uppo dei rbraffici fra dc due Pa'e:o1i (1).

(l) Cfr. anche un precedente promemoria di Brocchi per Ciancarelli e Talamo, de~ 25 ottobre: • Gli industriali considerano che un accordo, il quale non comprendesse anche la Jugoslavia, sarebbe monco e non utile dal punto di vista economico.

(l) Cfr. una relazione per Grandi, s.d. ma del 1930, della direzione generale Europa Levante e dell'Ufficio di politica economica: • Da tem.!JO sono in sospeso i negoziati fra le Amministrazioni ferroviarie italiana e jugoslava per l'esecuzione degli Accordi di Belgrado e di Nettuno relativi all'istituzione di una tariffa merci diretta fra la rete jugoslava ed i nostri porti di Trieste e di Fiume...

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

T. PER CORRIERE RR. 1009. Roma, 22 novembre 1930, ore 19.

Suo tel1eg,mmma-posta n. 3872/2248 deil11'8 (JOI"Ir1ente (2). Espongo alla S. V. le mie idee sui progetti di Hassan Pristina perchè Ella possa >t:ra1rne opportune ~~sbruz1~oni per MazzotJbi.

L'attività irrendentistica dei Kossovesi non può evrdentemente non riuscire simpatica a:l Governo Fascista dal quale tuttavia non c'è da attendersi appoggi di sorta se pri>ma essa non siasi concretata seriamente.

I progetti di Pr1sUna peccano forse di ecce•ssiva fiducia in un aiuto che dovrebbe V•€llllire dia parte di e1l1ementi po1il1:1~ci tUJrdlli, men>bre non tengono nel dovuto conto il sensibile apporto che 'PUÒ venire da parte di Re Zog.

Non mi pare che Hassan bey sia bene ODientato quando declina le offerte di Zog ·che pure è di•sposto a fare qualche cosa per la causa dei Kossovesi, per ragioni di anti:patliie rpertsonailli verso Bedrti Pej,ani e Ibmlllim G~akoV'a. Non sollo i!Ja neces

Il Pristina intenderebbe ottenere da Mustafà Kemal e da Fevzi pascià, ministro della guerra e Capo dello S. M. Turco, il consenso per organizzare delle centurie armate fra gli albanesi di Cossovo emigrati nella Turchia e di cui avrebbero acquistata la sudditanza, da trasportare in Albania a guerra dichiarata con la Jugoslavia...

Il Pristina si troverebbe di già in trattative con l'organizzazione macedone di Mihailoff per contrarre una alleanza. Coi macedoni federalisti si troverebbe in ottime relazd.oni. Questo il prog11amma di azione che il Pristina mi ha pregato di far conoscere al R. Governo.

Nel caso poi il R. Governo accettasse in linea di principio la collaborazione del Pristina, previo consenso di Re Zog, mi ha autorizzato di informare in via strettamente confidenziale che Re Zog alcuni mesi or sono l'avrebbe fatto avvicinare dal Dott. Leo Freundlich, il capo dell'ufficio stampa albanese a Vienna e persona di fiducia del Re, perchè accettasse la pro~ posta di presiedere il Comitato rivoluzionario di Cossovo.

Il Pristina credette allora di declinare l'offerta di Re Zog non tanto per l'avversione che nutriva contro di lui, ma più che altro per non volere niente a che fare con i BedrjPejani, con Jbrahjm Giakova e altri della specie.

Oggi però sarebbe disposto di collaborare indirettamente con il Re qualora vi fosse di mezzo l'Italia. Ed in proposito autorizzerebbe il R. Governo di chiedere il consenso di Re Zog nel caso venisse accolta la sua proposta ».

20 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

sità che il'attivli.tà dei kossovesli non si dilsperda rpeir diverse vie, ma anche l'orppo·rtunità di controilare da vicino l'azione dei sopradetti messeri, che per i loro precedenti non d!armo t:roprpo affidamento d,i silmpartJ:e verso ['Itlal!iia, furrebbe1ro riuscli.1re a noii gradito che Ha1ssan Pvilstina 'coll.ilabo!l'a,sse C'O!ll Zog ne1lil'arttiVlirtà che tutti e due hanno in anlimo dii svolgere (1).

D'altra parte è bene che Pristina sappia che, anzichè esporre noi i suoi piani a Zog ed o'l!tenerne liil corusenso, pre:ferilsco .che egWi ce ne fa1aai1a pall"l,are d!a Zog stesso, il quale potrebbe essere indotto a sospettare del faHo che noi ci facciamo intermediari fra lui e Pristina per una questione che ci interessa solo indirettamente e quando egli stesso si è rivolto a Pristina direttamente. Le intese dirette fra i due sono tanto più consigliabHi in quanto è pe:rkoloso che, in un campo delicato di attività come queHo in questione, l'azione sia fin dall'inizio impacciata da sosp<ett,i e prevenZJi·oni (2).

(l) -Fu scritto in questo senso. (2) -Col quale Auriti trasmetteva una comunicazione di Mazzotti relativa a un progettodi Hassan bey Prishtina. Questi « in accordo con Fuad bey Dibra ed altre personalità del cossovese si sarebbe messo alla testa di un nuovo comitato rivoluzionario allo scopo di creare una vera organizzazione militare colla partecipazione degli emigrati albanesi dal cossovese da impiegarsi nel caso di un conflitto armato tra Italia-Albania e Jugoslavia...
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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 4031/2375. Vienna, 21-22 novembre 1930.

Fo seguito 'al mio te~·egramma pe1r co~rl"lieTe n. 47 (3). Ncl tp['<ll1ZO deil.il'ail<tra sera ho potuto scambiare soltanto poche parole con Vaugoi:n senza presenze di terzi. Gli ho chiesto notizie deUa crisi ministeria~e. e lo ho assicurato che saremmo stati assai Heti di vederlo rimanere nel cancellierato. Vaugoin si è mostrato molto comp1a:ciuto. Mi ha Tl1sposto 'che non potev:a a1ncm-a fu:r ipl'evilsliorui:, che ruei ipi!'OSsimi giorni si sarebbe avuta la soluzione; che era certo sarebbe rimasto nel ministeii"o della guerra, ma incerto se gli sarebbe ~riuscd.to serbare il Carucellierato. Alla mia osservazione che vi sono situazioni nel·le quali i mezzi legali non conseguono nulla ma solo la forza può risolverle, come anche Pi1sudski irusegna, ha :replicato che mentre un colpo di forza i:n questo momento lo preoccupava anche per 1le mfusUII"e •che li:n ICOilliSie·g'Uenza aVTrebbe poturto prendere 1l1a Ceoolslovla,cchia contro l'Austria, aveva la convinzione si potesse attendere a compir!o dopo aver visto il contegno del Parlamento. Ho a mia volta osservato che non era da credere la Cecoslovacchia osasse intervenire in una questione di politica interna di uno Stato tedesco, avendo essa stessa mHioni di tedeschi entro le sue rrontiere; che non sempre vale H « quod differtur non aufertur • giacchè non mi pareva potesse ripresentarglisi più propizia occasione di essere a capo del Governo e di avere ai suoi ordini esercito polizia gendarmeria e Heimwehren.

cialmente da quando hanno cominciato a rientrare in Albania vecchi figuri dell'antiitalianità • (telespr. 232561/420, Roma 10 ottobre, a firma Lojacono e indirizzato a Tirana).

Ho creduto opportuno dopo questo breve colloquio pregare Geisser Celesia, come meno in vista di me, di andare da un generale che gode la piena fiducia di Vaugoùn, affillllchè questi <spt~ega,sse al Cancelù1~ere ,iJn m~o nome i concetti cui avev;o ~accennato l1a <Se<na 1inn,an,zi. Ho 'hllcaricaJto Getsser GelesLa di dare aiLl.a comunicazione il carattere di un nostro segno di consi!derazione per Vaugoin escludendo qualsiasi frase potesse interpretarsi come detta più che a favore di questo a danno di qualche a~ltro uomo politico, e ciò per non correre il rischio di tagliarmi i ponti con l'eventuale futuro Cancelliere. Il generale ha udito con interesse le cons1dlera~i!olllli dii Ge1ilsse1r Oe<liesLa nelle qual1i 'Si è mélii1Jilf€i~i1Ja,to consen~en,te e ha promesso riferirle a Vaugoin.

Ho compiuto queste pressioni dirette e indirette sul Cancelliere senza tuttavia avere m01Ua fiduci:a nel ,loro c11i:sulta:to. M:alg111ado glii mcirta:menti dri Sl;a[<hemberg e degli stessi genera>li di questo Ministero degli Affad militari, Vaugoin pur desiderando non osa, e purtroppo non saranno le mie parole che potranno indurlo a decidersi. Ma ho creduto tuttavia agire sia perchè ho voluto non avermi da rimproverare di aver nulla tralasciato di quanto mi era possibHe, sia perchè questi nostri segni di fiducia in Vaugoin gli sono graditi e ci mantengono amico chi sembm destd1nato a cl1imanetre 'a 'capo del Mm1stero delil.'e5e["cito, sia liinfine per comprnac&e Starhembetrg, 1che me ne aveva pregarto e rp& mostrare a !l.urn e ahle Herimwehren 1che abbilamo :fìartto tutto quanto <Ci ~e11a 'Consentito. E, sempre per soddilsfa,re 111 ders,tdletrlio dri Sta'trhemberg, mi sono, con nn ptretel51to, procUtrato un colloquio con il Capitano della Bassa Austria Buresch, del partito cristianosociale, che ha per incarico di questo negozi,ato con il gruppo Schober neH'intento di ottenere la sua adesione al prossimo Gabinetto, e gli ho manifestato ripetutamente la mia speranza per la costituzione di un ministero forte sotto la dire~iJone di Vaugoin. Anche 'al Buresch, 'che appatrtileiiJJe a.Wl!o stesso pélJI"lti!to di Vart11goin, le mie dichiarazioni hanno fatto buona impressione e me ne ha ringraziato.

Le trattative finora svoltesi fra Buresch e Schober non hanno avuto alcun concreto dsultato. Schober ha consentito a unirsi con i cristiano-sociaU per la formazione del nuovo Ministero, ma ha messo come condizione le precedenti dimissioni di Vaugoin contro il quale, nella sua infinita vanità, ha gretti risentimenti di amor proprio che vuole a ogni costo soddisfare. Quanto alle Heimwehren, le accetterebbe soltanto qualora queste accogliessero H suo programma. Quale esso sia non si sa la'IIJJOOII"Ia oon ,Pl'erc:isione, ersSiendosli Sohober e'Sii)IreiSiso con frasi gener~che, in cui ,però le Heimwehren vedono in spec,ie la minaccia del dli:sarmo e in genere quella della soppressione delle misure prese da Stahremberg durante il suo Mi!ni,stero. A ogni modo il fatto che tutti i giornali demomassonici sostengano apertamente Schober, e quelli socialisti lo appoggino anch'e,ssi per quanto meno chiaramente, fa comprendere quale possa essere il programma di questo uomo che un anno di potere ha mutato da un buon prefetto di Polizia in un poHticante pronto, per a~ppagare la sua ambizione e i suoi rancori, a transigere con quei marxisti i quali dopo il 15 luglio '2.7 lo chiamarono ripetutamente nei loro giornali assassino.

Poichè tali condizioni non hanno avuto l'accettazione dei m-istiano-sociali, le trattative sono ·state interrotte, questi hanno confermato la loro fiducia in Vaugoin e il Presidente della Repubblica inizierà la consultazione dei vari capipartito per la costituzione di un nuovo Mini'Stero. La soluzione caldeggiata da Starhemberg sarebbe che Vaugoin ,si ripre,sentalsrse aJJa Camera con l'attuale Gabinetto, e avvertisse Schober che se il suo gruppo gli votasse contro egli chiuderebbe il Parlamento e governerebbe senza di questo. Ma Vaugoin nel momento decisivo non si risolverà. Ad ogni modo ho inviato il tenente colonnello Fabbri al Ministero degli Affari militari per far dire di nuovo a Vaugoin da parte mia che ,se non dà 'retta a Starhemberg 'corr~e TIÌJSchLo di perdere anche H portafoglio della guerra e vedere così compromessa la sua opera di tanti anni. Vaugoin già sa che io sono molto sorvegliato e devo quindi va,lermi di terze persone per le mie comunicazioni con lui.

22 novembre.

P. S. Ho ricevuto il dispaccio di V. E. n. 5109 de'l 19 corrente (l) e ho già fatto sapere a Starhemberg che ho b1sogno di padwrg[li subdrto (2).

(l) Il governo italiano era favorevole al rimpatrio dei fuorusciti albanesi italofili « spe

(2) Qualche mese più tardi, in coincidenza della presenza a Vienna di Re Zog, Hassan bey Prishtina accettò di entrare in contatto con lui. Cfr. t. per corriere s. 302/20, Vienna 10 febbraio 1931; e cfr. telespr. 206160/71, presumibilmente del febbraio 1931, indirizzato a Tirana: • La presenza del Re Zog a Vienna ha .incoraggiato in Bey Pristina la tendenza, manifestata già da qualche tempo, a riavvicinarsi al Sovrano ed interessarlo a taluni suoi progetti per la creazione di una spece di fronte unico fra le varie organizzazioni rivoluzionarie contro la Jugoslavia »·

(3) Cfr. n. ~tl5.

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IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA R. 4032/2376. Vienna, 22 novembre 1930.

Il maggiore Pabst, tornato a Vienna, ha manifestato il desiderio di intrattenersi con qualche rappresentante della R. Legazione. Ho pregato il Cav. Geisser Celesia e il Cav. Morreale di vederlo. H Maggiore Pabst ha rinnovato [e espressioni della sua riconoscenza per l'ospitalità trovata in Italia. Unisco un sunto delle sue dichiarazioni.

La mattina del 24 Auriti ebbe un colloquio con Seipel. Cfr. r. 4047/2382 del 24 novembre, del quale si pubblica l'ultima parte. c Da parte mia ho concluso che il mondo è dei forti e che Pilsudski prova che chi mostra energia e volontà ha il sopravvento. Vi sono situazioni nelle quali i mezzi legali non servono a sormontare le difficoltà. Quasi cento anni di applicazione dei principi liberali hanno provato il danno della loro attuazione. I Governi non possono cedere la loro autorità ai partiti, perché questi non si curano che dei loro particolari interessi i quali spesso divergono da quelli generali quand'anche non sono loro opposti. La tutela di questi ultimi spetta allo Stato e per esso al Governo che ha il diritto dell'uso della forza per l'attuazione dei fini superiori di quello.

Seipel mi ha ringraziato per la nostra simpatia e il nostro appoggio, che mi sembra abbia effettivamente graditi•.

ALLEGATO.

APPUNTI DI UNA CONVERSAZIONE CON IL MAGGIORE PABST

21 novembre 1930.

Il Maggiore Pabst riassume le impressioni riportate nei colloqui con capi delle Heimwehren e con personalità politiche durante ·questi pochi .giorni di permanenza a Vienna. EgU non può che confermare quanto Morreale ebbe a dirgli martedì 18 corrente subito dopo il suo arrivo a Vienna: è anzi ancor più pessimista: i capi delle Heimwehren lottano l'un contro l'altro, dilaniati dalla gelosia e dalle ambizioni, malati dello stesso parlamentarismo che essi rimproverano agli altri partiti. Le masse si allontanano dai capi provinciali e dallo stesso Starhemberg e tornano ai partiti ai quali sono iscritti -i contadini del Tirolo, ad esempio, ai cristiano sociali. Tutto il movimento delle Heimwehren è in sfacelo e, così continuando J.e ·cose, si può prevedere soltanto che a lunga scadenza, tra due o tre anni, i migliori elementi di esso saranno passati ai nazional-socialisti, perdendo in tal guisa quell'autonomia che finora lo ha caratterizzato. Idea del Pabst sarebbe stata quella di trasformare le Heimwehren in una milizia, 'la quale -ove da essa vengano esclusi gU elementi incerti o tiepidi -avrebbe potuto dare al gabinetto Vaugoin la possibilità di girare le difficoltà offerte dalla costituzione e restare al governo, a dispetto del parlamento, per dare un forte orientamento di destra alla poli<tica austriaca. Le difficoltà opposte dai trattati di ptaJce ad run aumento delle forze armate austriache, si sarebbero potute facHmente superare, ma in ogni modo l'idea non è stata accolta da Vaugoin. Questi tentenna, mostra di voler risolvere la situazione con un gesto energico, ma in ultima analisi si arrende alla volontà dei suoi .compagni di partito: da lui non c'è più nulla da sperare. Di Monsignor Seipel, Pabst dice che gli ha fatto una pessima impressione; appare abbattuto fisicamente e moralmente, ed in ogni modo non è H Seipel di una volta. Per quanto riguarda 1a propri·a posizione perrsonale, P·abst afferma di aver ruchiarato a Starhemberg di essere a sua disposizione per ogni azione energica che intendesse tentare, epperò siccome con le Heimwehren, quali sono ora ridotte, nessun colpo di stato è possibile, egli ritiene miglior avviso quello di ritirarsi temporaneamente dalla scena della politica attiva austriaca per non correre H rischio di essere nuovamente espulso da Schober tra un paio di mesi.

Celesia ha riaffermato la necessità, in considerazione della situazione parlamentare, di indurre Vaugoin a rompere ogni indugio e ad assicurarsi la maggioranza senza concessioni e con la minaccia di governare senza la Camera, e che Starhemberg ristabilendo [·a ,concordia rtr•a ilie Heimwehren prema con esse sul Cancelliere per la continuazione della politica iniziata. Per quanto non ci sia molto più da sperare sull'energia di Vaugoin, Celesia ha insistito con Pabst affinchè faccia ogni sforzo, sia personalmente sia per interposta persona, per cercare di conseguire questo scopo.

Il maggiore Pabst dà assicurazione che nei suoi colloqui di domani compirà quest'ultimo tentativo.

(l) -Cfr. n. 386. (2) -Auriti parlò a Starhemberg nella notte fra il 22 e il 23 novembre e ne riferì subito a Grandi con t. per corriere 49 del 23 novembre. • Starhemberg ha ieri parlato a lungo con Vaugoin per persuaderlo a non lasciare il potere: di fronte a un contegno deciso, e tutt'al più a qualche marcia dimostrativa di truppe e di Heimwehren attraverso le vie di Vienna, il gruppo Schober finirebbe con il cedere, senza necessità di effettivi colpi di forza. Le Heimwehren riprenderanno altrimenti la loro libertà di azione e passeranno all'opposizione: sarà Vaugoin che porterà la responsabilità delle conseguenze. Il Cancelliere ha riparlato della Cecoslovacchia e si è mostrato tentennante. Starhemberg ha poi conferito anche con Seipel, il quale ha convenuto nella necessità che Vaugoin rimanga cancelliere, e gli ha poi esposto un suo progetto, sul quale Starhemberg non ha potuto fornirmi particolari avendo promesso il segreto, grazie a cui il gruppo Schober rimarrebbe moralmente prigioniero della maggioranza. Anche Bethlen ha fatto dire a Vaugoin essere assolutamente necessario non cedere, e il Cancelliere gli ha mandato la risposta che se egli non potesse restare lo sostituirebbe Seipel o Schmidts (cristiano sociale), il che vorrebbe dire la continuazione della politica antisocialista; ma Bethlen non se ne è mostrato contento e ha rinnovato ai suoi fiduciari istruzioni di insistere con ogni energia •.
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IL SOTTOSEGRETARIO GENERALE DELLA SOCIETA DELLE NAZIONI, PAULUCCI DE' CALBOLI BARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. U. RR. 2792/45/282. Ginevra, 23 novembre 1930, ore 13,25 (per. ore 15,55).

Nel corso di una amichevole conversazione con Litvinoff questi mi disse che se Governo bolscevico poteva oltrepassare cri·si attuale resistendo ancora per

due anni, il regime attuale sarebbe consoli:dato per lunghissimo tempo in Russia. Governo sovietico avrebbe ancora delle difficoltà tnterne con qualche vecchio elemento operaio, ma che esso poteva oramai fare assoluto affidamento nella g1oV1entù educa1ta alrl'd.dea bolJ::,cev>~ca. Ha agg~innto a'lllohe che opiJninne rpubbild!ca del >suo rpaese e molti dei suoi Colleghi di Governo sono preoccupati di venire da rm g1~omo ailll'a;Ltro attaocatd mful,Ltarmente dagJlri Sta,ti oap>~tarhstd:ci. Ta>le S€1l1!SO di presunta insi'curez:za non sa,rebibe secondo Litvtinoff paragonabile a quello francese, che è sfruttato solo a scopo di politica interna. Personalmente il Commissario per gli Affari Esteri non credeva ad una possibilità di tale attacco, ma dep;lonav>a 1la carrnpa,gna che qU!aJs,i tutta ·1a stampa mondiira!l<e menaV1a ·contrro dil suo paese dJivulgJando 1le p[ù fan>taSitrl!che notizie. Egli e~ra iLileto dii ~aonstata>re iLa moderazione e la correttezza della nostra stampa. Litvinoff mi ha pure detto confidenziaLmente che si sarebbe incontrato con V. E. nei primi giorni della settimana entrante (1). Voce del viaggio di Litvinoff in Italia circola di già nel Segretariato, avendo egli fatto prevenire il funzionario svizzero del suo prossimo passa·g,gio da Briga. Come è stato riferito a V. E. Litvinoff ha già chiesto al nostro Consolato LI V1ilsto per il'ingresso nel Reg~no.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. RR. P. 2793/642/324. Parigi, 23 novembre 1930, ore 13,35 (per. ore 17).

TelJegl'amma di V. E. 1002 per COir'l1Ìiere (2). Le ìiln..formazionri desiidemte da

S. E. il Capo del Governo sono già contenute nel secondo capove~rso del mio r'apporto n. 6415·6/34·52, rs:pecirarlmell1ibe nel suo uLt1iJmo peTiilodo e ne1Jl1a :lìrase: • nel quale non sarebbe possi:bi1e eventualmente ehe una discussione a fondo e larga della que1stione • (3). I eoirollari periodo ed anche la segnalazione contenuta nel mio telespresso n. 6586-3525 del 20 corrente tratteggiano quale era la manovra che si tentava dal gruppo sociaolista, sapendo che la d1scussione sarebbe andata a fondo ed avrebbe, nel campo parlamentare spal'pagliato la maggioranza, ed in quelilo ~~nternaZ>1onaJ!e aggmv,ata, nel senso dia quel ~l'uppo de>sLdern1to, Uiilla situazione ,che è q uri da tut:ti, 'SlellZia 'erocez.ione, conslidel'atra 'come • ~cattiva •. GiLi E!lement,i responsabili ed i loro sostenitori hanno dunque preferito il silenzio, stimando che le frasi larghe e generiche, a.Jtre voHe pronunciate erano ora fuori posto e che ·anche 'Ull ~sempl>Lce ~a·oc'enno ~era pe>rkolo9o, perchè avrebbe :liartto so1tan:to il giuoco a questa manovra mista dell'opposizione, in quanto, pur senza disgregare la maggioranza, av<rebbe però condotto ad un non desiderato peggioramento della situazione italo-francese a causa di parole che sarebbero state pronunciate e dei commenti di stampa che esse avrebbero provocato.

(.3) Il rapporto è del 15 novembre. La frase cit. fa parte del seguente periodo: • In realtà. come posso dedurlo da una conversazione di stamane con persona autorevole, nel presente stato delle relazioni coll'Italia, nel quale non sarebbe possibile eventualmente che una discussione a fondo e larga della questione -discussione che però non si desidera siavi -si è

(l) -Cfr. n. 411. (2) -Cfr. n. 380.
400

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 3696/1911. Berlino, 23 novembre 1930.

Alla colazione offerta stamane dal Ministro di Ungheria al conte ed alla contessa Bethlen (l) hanno preso parte il Cancelliere Dott. Briining, il Ministro e la Signora Curtius, von Biilow, il Generale e la rsignora von Seeckt, il Nunzio Apostolico, l'Ambasciatore di Turchia e signora, I'Ambasciatore d'ItaUa e signora, il signor Koepke, Direttore Ministeriale agli Esteri, il figlio derl Maresciallo von Hindenburg e signora etc...

La riunione è stata molto coroiale.

H conte Bethlen mi ha intrattenuto a lungo dicendomi fra altro di aver consta<tato, qUJi, rccn soddJ~sfaZii:one, d'l notevd1e m1gillliO!rtamenrto del !NliPPortli tra i due Governi di Roma e di Be,rlino. Qui si vuol liqui:dare, anzitutto ed al più presto possibile, due o tre questioni internazionali derivanti dal Trattato di Versailles, per poter fissare poi, definitivamente, la politica estera del Reich. Per il momento, il Governo del Reich vuol conservarsi piena libertà di movimento e non legarsi ad alcuno, ma la corrente porta decisamente la Germania verso l'Italia, oosa che l'Ungheria vede con piacere.

Avendo egli fatto cortese aUusione alla mia opera in Turchia e qui, io gli ho detto che questa non è che la messa in esecuzione delle istruzioni del Capo del Governo e di V. E., esecuzione fedele, nella quale di mio non c'è che la pazienza, il Iavoro costante senza fretta e senza dersiderio di successi personarli, e la fiducia che ho nella giustezza della politica seguìta dal Governo del Re. Non faccio la corte a nessuno, ma cerco di favorire lo sviluppo dei buoni e cordiali rapporti tra i due Paesi ed i due Governi.

H conte Bethlen mi ha poi espresso i sensi della sua profonda ammirazione per S. E. Mussolin~ e deHa sua rsincera amicizia per V. E.

Dopo H conte Bethien si è avvicinato a me H Ministro Curtius, e di sua iniziativa, per la prima volta, si è dimostrato un po' più loquace del consueto sul tema dei rapporti fra l'Italia e la Ge!'mania.

E,gli ha constatato che la politica estera dei due Governi si è oramai istradata SU due tLinee ~che rCOI1l'O!lJO, per ora, tpara1lte{liamentte, 'ma che han:no :ll<Jirlte tendenza a convergere, un giorno, verso un punto di comune difesa. Egrli non solo non intende ostacolare lo sviluppo di questo movimento ma anzi, senza impazienze, desidera favorirlo: soltanto, chi gli rende difficirle il'attuazione di questo

voluto evitare che si toccasse un cosi delicato ed importante argomento sia pure incidentalmente •, nel corso della discussione sulla politica estera svoltasi alla camera francese e terminata il 13 novembre. L'ultimo periodo del rapporto è il seguente: • Siamo in un periodo di grande evoluzione, periodo delicato in cui li demolitori irresponsabili danno frequenti colpi di piccone ed i costruttori devono con prudenza e tenacia, senza nervi', continuare nell'azione necessaria a salvare civiltà ed umanità da lotte e da distrU2lioni disastrose ».

suo intento, a lunga mira, sono i nazionali socialisti e i partiti di destra col gridare, come fanno, ~ai quaJt1t1ro ve,nU, I1a ~conven:ienz,a, per [a Ger~mani,a, di un'aileanza con l'Italia, e con l'accusar lui, come cieco e fiacco difensore degli interessi del Reich all'estero. Ciò lo compromette e rende più che mai sospettoso il Govevno di Parigi. Mentre sarebbe opportnno che gli si desse modo di agire con calma e con la dovuta oculatezza.

Come era indicato, e dal luogo dove avveniva la conversazione e dalle contingenze del momento, ho creduto uniformarmi aille istruzioni generali datemi da V. E. col mantenermi benevolo ascoltatore del1le parole del Ministro, senza interromperlo nè alimentare la conversazione sul tema dei rapporti itala-tedeschi.

La conversazione, quindi, ha deviato ed il Ministro è venuto a parlare dei nazio:ru~lisociaiLiJsti, os,s1ervando che, 'con ramma~1co, Iii Governo (lonslbarta, preiSlso di loro, la mancanza di un capo serio, veramente degno della missione politica che il partito nazionalsoci:alista potrebbe avere nell'interesse generale. Se esistesse questo capo (che non è certo Hitler) ciò sarebbe gradito anche al Governo, che avrebbe modo di valersi di quelle forze giovanili nello 'svolgimento del suo progva,mma dii :r~'cost:ruzli:o,ne n,az'i'oil11aLe. Invece i na:z:iona!Isoc:ila,Lilst:i non glii orearno che imbarazzi con i lo,ro eccessi oratorii e con passi errati (corrispondenza Hervé Hitler) (1).

Curtius poi si è espresso molto acerbamente ~contro Tardieu, H discorso del quale alla Camera dei Deputati (2) non fu dettato, come è stato detto, da ragioni di politica interna, ma dal proprio naturale presuntuoso, prepotente.

Avendogli :io domandato quale r~eae.:ione 'Sii attende, da que1lll1a pa'rte, a[le sue

recenti dichiarazioni al Re1chstag (3), Curtius mi ha :risposto sperare che Tardieu

non voglia polemizzare dalla tribuna parlamentare -anche se lo facesse però

egli non risponderebbe --per non disturbare Io svHuppo normale degU avve

nimenti.

(l) Sul viaggio di Bethlen a Berlino cfr. il t. 2794/908 (il n. prot. particolare è probabilmente errato) del 23 novembre arre 19,05, nel quale Orsini Baroni scriveva: « Dtetro delle belle parole continua disaccordo per questione economica. Da parte ungherese si insiste per facilitazioni importazione bestiame, da parte tedesca si ricusa allegando esuberanza produzione e necessità misure veterinarie... Ungheresi 1amentano non trovare qui quel cuore e gesto che sempre è stato trovato a Roma>. Cfr. anche i documenti ungheresi ed. in KARSAI, op. cit., nn. 270, 271/a, 271/b, 274.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. R. 6665. Parigi, 23 novembre 1930.

In questi ultimi giorni ho avuto colloqui col Signor Barrère, col deputato Guernier, col Signor Dupuis. L'ex Ambasciatore Barrère ha qualificato le attuali relazioni itala-francesi

• mauvai~ses, franchement mauvaises ». Non v'è nulla da fare oggi; non v'è che attendere tempi migliori. I discorsi del Signor Mussolini del maggio e deH'ottobre hanno ,prodotrbo questo 1stato di tensione; l'uli!Jimo J1o ha consol:idato ed actJI1to:

i francesi non tollerano la minaccia; i francesi non .sopportano la sensazione che si intende esercitare una pressione su di ~loro. Ho ribattuto 'SU tutti i punti, ma sopratutto domandandogli, a lui che conosce così bene le sensibilità umane, cosa avrebbe detto l'altro giorno aUa Camera i!l Signor Briand del Governo italiano, il Signor Briand che si lamentava tanto degli attacchi, deUe manovre, delle ingiurie a suo riguardo di certa stampa francese, se tutto ciò gli fosrse venuto da Francesi fuorusciti in Italia, pei quali il Governo di Roma tollerasse quel che questo Governo tollera pei fuorusciti ita,liani in Francia (1). Egli ha aUora detto che era par<tito da Roma anche pel contrasto col suo Governo su questo punto.

Il Signor Guernier, mentre era a Roma per la riunione della Academie diplomatique internationa1e, è stato lficevuto nell'ottobre u.s. dal Capo del Governo in un lungo colloquio, del quale si è mostrato molto soddisfatto. • Comprendo la situazione italiana-ha detto; è .quella francese all'epoca di Luigi XIII e del Cardinale Richelieu : voi dovete fovmare la vostra saldezza e la vostra disciplina nazionale, quella che noi abbiamo da rsecoli ·qui i:n Francia, e che ci fa automaticamente esser tutti nella stessa intonazione di sentimenti e di azione, dalla Brettagna alle Alpi Marittime, senza bisogno che nememno ce lo sug,geriscano : e voi dovete esser liberi di provvedervi col sistema e col re,gime che credete più ·adatti: non è vero che in Italia i Francesi siano oggetto di molestie; io, i miei conoscenti non abbiamo trovato che gentilezza e cortesia da tutti e spontaneamente: ma i discorsi del vostro Capo hanno profondamente e sgradevolmenrte 1mprerssd!olllJato: glri a~r~tirc·otlri deUa vosrblr'a srtrarrnpa (lÌ morlrerstano e ci [rr['rittrano; e tutto ciò oggi in Francia non è più impressione di superficie; è andato in profondità, specialmente dopo l'ultimo discorso. Poi -ha detto -ho osservato che mancano tra noi i contatti diplomatici, e rspedalmente quelli veramente utili, quelli in cui senza dire e non dire, si arriva a chiarimenti ed a conclusioni. Vedete -egli ha detto -tiro evo a Londva do~o ille diffieii.Wi, Vleii'IaLti1(mrte diifiÌICIÌI!d giornate di Fascioda; ero là quando H Signor Cambon arrivò all'entente coroi,ale che ha evitato una crisi enorme e messo Francia e In.ghHterra d'accordo per chi sa quanrbo tempo; e rH Signor Oambon, 'a domalllJda, mi ll'lilspose: " Je il.'ali :fiatilt €111 prenant des tasses 'de the " •. Gli ho da ,parte mia ~arlato e~onendogli i miei grie:fis, SiPecie p& la staffiiPa francese, ~er H grave abuso del diritto d'asilo consentito ai fuoruJsciti: ,gli ho osservato che lo rstato di animosità contro l'Italia, che riconosco essersi formato e generalizzato dal giugno :in qua nei Francesi, a Parigi ed in provincia, :sì da riportare i due paesi alla ·situazione pre-Adua, è l'effetto della persistente e intensa campagna della ·stampa francese, la quale nasconde 1le notizie

alla quale lo portano intemperanze e malversazioni a danno della minoranza tedesca. Parlan

domd di Schubert mi ha detto di aver ricevuto da lui interessanti rapporti dai quali rileva

con soddisfazione che i contatti di lui con V.E. sono animati da schietta e cortese cordialità.

Mi ha incaricato espressamente poi di pregarla voler ottenere a Schubert quanto prima pos

sibile in armonia con etlichetta e uso romano udienza presso S.E. Mussolini. Egli rivolge a

lei questa preghiera non per istigazione di Schubert ma perché nei circoli governativi e nel

Reichstag si vede in questo· ritardo da parte di S.E. Mussolini nel ricevere il nuovo Amba,.

sciatore di Germania una riprova di quello che stampa tedesca amica di Neurath ha detto

ieri che il Presidente del Consiglio Mussolini ha visto con dispiacere cambiamento del rap

presentante germanico a Roma ed è personalmente mal disposto verso Schubert ».

Schubert fu ricevuto in udienza da Mussolini il 29 novembre (cfr. t. (p.r.) per corrie!re

12196, l dicembre, indirizzato a Berlino).

verno francese perché prendesse provvedimenti contro i fuorusciti, in seguito al caso Vecchi (cfr. P. SPRIANO, Storia deL partito comunista, II. GLi anni deUa ctandestinitd, Torino, 1969, pp. 293-294).

buone, mette in evidenza que1le non buone, interpreta i fatti ponendo sempre l'Italia in cattiva luce. Egli mi ha allora detto che da parte nostra, se si voleva g:i:unger'e ~a milgilillorare .i rtappor,ti, ilmportava 1Si face1ssero ,senza ll'lilta["ldO all,cnno due cose: cessare la nostra propaganda nel Nizzardo e quella in Italia pro Nizza e pro Savoja italiane; cessare le intromissioni poliziesco-politiche italiane in Francia. Gli ho risposto che • cadevo dalle nuvole'· Ma egli ha cortesemente insistito dicendomi: • Informatevi bene, specie ;;;el Nizzardo e vedrete che ho ragione •. Io lo riferisco a V. E. e prego V. E. di ~prenderne nota, perchè se vi è qualche agente o qualche azione che in tal campo oltrepassino ~la misura, si provveda. Neil compLesso llia ;aonVIei!saZJilone, 1ailila qua1e assilsteVIa anche un gd.oma:lliJsta ~aJLiJaii1o, è stata utile, chiarificatrice; e servirà; per,ché il Guernier la riferirà certo ai Signori Briand e Tardieu, e la ricorderà nel:la sua azione alla Commissione parlamentare per gli Affari Esteri di cui è Vice Presidente, e tra i membri del suo gruppo 'che 'ann1oyer,a pei'ISOil1a~iltà. EgLi ·si congedò .da me diceru:liom~ sempre disposto a 1sperore pe1i buoni il1apporti r1J11a i due rpaelsli.

Il Signor Dupuis è H padrone del Petit Parisien, l'organo più diffuso in Francia; è amico di scuola del Signor Tardieu; è suo ~amico politico ed è amico politico anche del Signor Briand. Lo scopo dketto deLla visita da lui fattami era la commissione a S. E. il Capo del Governo che mando con questo stesso corriere, in lettera a par.te (1). È rimasto jeri da me oltre 90 minuti; il che vuol dire che des~derava parlare. Ed io ne ho approfittato per dirgli molte cose, e chiarirgli molti punti delle dirette relazioni tra i due Paesi, e per saper da lui fatti 'ed dmpressiond.. E~i mi hla ,aorUJermato queil ~che ti SilgniOrli :B.amrèrr"e e Guemiller mi han detto dell'impressione e delle ripercussioni tra Francesi dei discorsi del Capo del Governo. Mi ha detto, in più, H seguente particolare interessante a regi~strarsi; che il Signor Tardieu ne è stato irritato vivamente e che il Signor Briand, pur passando più lievemente sulla sostanza del discorso, ha osservato:

• Mais quelle forme... •. • Il discorso deil Signor Curtius (2), ha aggiunto, è concretamente assai più indigeribile per noi Francesi dei discorsi di Mussolini; ma H Signor Curtius ha saputo dke le ,cose in modo da non irritarci e da non creare in noi il risentimento. Il Signor MussoHni ha invece parlato perfino di odio •. • Ma come? -ho detto io -non avete osservato ·che la parola è pronunciata nella parte del discorso che concerne esclusivamente situazioni intel'ne di rpa~rt1Jilto? •. • C'est vrai, ma1ils 'c'e1st taussi 1a péro~liison d'un d1Jslcoum et se réfère à tout 'le discours •.

Le riferisco crudamente 'Senza veli, ~tutto quanto precede, per il solo scopo di dare a V. E. ed al Capo del Governo.. la fotografia esatta della situazione; perchè bisogna ·che EHa e S. E. la abbian qual'è, 1per poter poi prendere la via che ritengono migliore. Questa situazione è cattiva, veramente cattiva: non dico ancora che è grave ma seria molto seria sì; aveva ragione il Ministro francese che nel giugno scorso mi disse: • prenez garde, le Français est mauvais coucheur, et il n'a !Pas peU'If • (vedi mio T. rper ·co11riere n. 323 del 5 .giugno u.s.) (3). Durante tutta il',es1Ja1Je ,egllll. ha • ma11 'amlahé • : siamo gd.à tra !hl ,popiOillo france1se aJ[o stato

genemle dd an:imOISd,tà ~contro gilii ItatLiani; già (e tl;a stampa ajum litn Cliò molltdissimo, perchè queHa ostHe è libera di far campagna di intrighi e di snaturare fatti; la buona non osa più ed in realtà non sempre si sente di parlare) l'a frequenza delle parole offensive (macaroni, vache, etc. etc.) è aumentata; tutta la borghesia intellettuale, che è sciovinista di fondo, e che riempie giornali e rivi'ste, ci è ostile e ci fa campagna ostile (vedi Bernus nella Revue de Paris, René Pinon nella Revue des deux mondes, etc. etc.) i simpatizzanti o non ~Io son più o sono, meno rare eccezioni, neutralizzati o intimiditi.

Questo è lo stato di fatto. Non è più questione di dsolvere la faccenda del compenso coloniale, o quella delle Convenzioni tunisine, e nemmeno quena jugoslava o quella navale. No: è questione che gli ItaUani sono ormai da considerarsi come nemici e come futuri nemici in guerra: • Ils s'en vont avec les &llemands et les Soviets •.

Col Signor Barrère, col Signor Guernier, col Signor Dupuis io ho insistito nel senso seguente: tale essendo la situazione, una cosa mi pare veramente raccomandabile: non rompere nessuno dei fili che stan tirati tra noi; non romperlo, perchè non so se potremmo rilegarlo o riti<rarlo.

Le sarei grato, Eccellenza, di voler far leggere presto questa lettera a S. E. il Capo del Governo perchè esser informato deHa esatta realtà vuoi dire essere a mezza :sllrnda di quel tohe :si vuoi ,dJectdere dii fa:re. Corsi tpOitrrà arniche darmi più agevolmente eventuali ordini (1).

(l) -Allude a un articolo di Hitler sul Vi.i!kischer Beobachter del 25 ottobre, e ai suoi successivi sviluppi il 6 e 7 novembre. (2) -Pronundato il 14 novembre. (3) -Con t. 2807/818 del 24 novembre ore 19.20, Orsini Baroni riferiva su una conversaz.ione con Curtius. Questi osservò, a proposito del suo discorso, c che gli sembra di essere stato assai chiaro verso la Francia e spera che opinione pubbl~ca italiana sia per essergli· non avversa anche il giorno in cui dovrà pronunciare qualche dura parola verso la Polonia

(l) Nei giorni precedenti c'erano state pressioni da parte della stampa italiana sul·go

(l) -Cfr. n. seguente. (2) -Pron\lnciato il 20 novembre al Reichstat. Cfr. pp. 574-575, nota 3. (3) -Cfr. n. 84.
402

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MANZONI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. 6662. Parigi, 23 novembre 1930.

Il Signor Dupuis del Petit Parisien è venuto jeri da me e mi ha pregato di

dire a V. E. quanto 'segue:

Eglri. rnJOIIl era v:ernJurto firnJora a vedermi, dap(ptrdma ~ché imbatrazmto dieiN.a

ripercussione qui avuta dal discorso di V. E. del 27 ottobre, poi perchè tJrattenuto

da affari personali.

Al suo Titorno da Roma egli aveva visto, prima del discorso d'ottobre, i

Signooi Tard~eu e BTiiand, nrerotendoli al cOI'TieR1te d!eltl.ta liidea dd V. E. che egli

inviasse a Roma qualcuno per preparare articoli da pubblicarsi sul Petit Pari

sien. Nè l'uno nè ~l'altro vi eran favorevoli. H discorso li ~aveva poi entrambi

sgradevolmente impressionati. Egli, Signor Dupuis, però, se il progetto è ritenuto

tuttora realizzabile da V. E., è pronto ad attuarlo, purchè, beninteso, resti nei

limiti deHa sua indipendenza, ossia costituisca effettivamente cosa utile a'l riavvi

cinamento dei due paesi e cosa che non :possa dispiacere ai suoi due amici: Tardieu

e BriarnJd. EgJi non vede bene ora, come non vedeva del resto finora, cosa esatta

menrte possa es~ere fat,to: ma vedlrà cosa effeHivamente V. E. deskiera: 'in ogni ca,so pe;rò non 'Crede pote!I'" ,invdiare nel;;,slillO dei pezZJi gross1i 'deiLl!a redaz1Lone del gio,rnale, perchè non sono ora personalmente disposti a una azione in quest'ordine di idee: manderà piuttosto qualcuno estraneo al giornale, per esempio il deputato Guernier, che V. E. ha ricevuto in ottobre. Desidererebbe però veder più chiaro nella faccenda (1).

(l) Mussolini, dopo aver letto questa lettera e la seguente, fece scrivere da Grandi a Manzoni: c S.E. il Capo del Governo la prega di voler continuare a riferire con la stessa franchezza sulla situazione italo-francese • (l. 3228 del 29 novembre).

403

IL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 2772/1272. Tirana, 23 novembre 1930.

Rapp. n. 1307/2:5 de1l R. Con,soJato Gener'a,Ie di Scutar:i del 5 novembre 1930, e n. 1355/32 del 12 novembre 1930.

Nella mia gita di domenica 9 corrente a Scutari, mi sono intrattenuto con padre Fishta, il quale mi ha fatto anche e~li degli accenni alla conversazione con Re Zog, di eui ai rapporti del cav. Armao ai quali mi riferisco.

Mi sono fatto il concetto, sia da quanto mi dtsse padre Fishta, sia da quanto conosco del carattere del Re e del tenore dei suoi discorsi quando parla con certi nazionalisti Albanesi, che l'intervrsta c'è stata, in occasione del ritorno di padre Fishta dalla conferenza Interbalcanica di Atene. È abitudine del Re, discorrendo con gente ch'egli sa Hnta di sospettoso nazionalismo o di antitalianità, ['atteggiarsi a vittima delle circostanze e mostrare come H cosi detto asservimento dell'A,lbania all'Italia sia dovuto a necessità ineluttabili; ma che a poco a poco si deve trovare H modo di liberarsi di questi troppo stretti 1legami. Gli accenni poi alla morte, le preoccupazioni per l'avvenire del Paese dopo la propria scomparsa ecc., sono specialmente riservate agli ecclesiastici ed ai poeti, come è padre Fishta. Nè mi me~a\Ci@lli,erebbe 'Ch'·egiJJi ,s1i ,s1a spinto perfin,o a prospettare !'<idea dlellllia Commissione Internazionale in caso di una sciagura ~aUa propria persona. Non sono d1scorsi simpatici per noi, e non contribuiscono certo a creare quell'atmosfera di fiducia e di ~chiarificazione nella pubblica opinione JHbanese, a cui il Re afferma di tener tanto. Ma l'uomo è queUo che è, e dobbiamo contentarci della sicurezza che niente di quanto egli ha detto nel passato in questo senso ha rispecchiato piani prestabiliti ed ha avuto una portata 'pratica reale: per cui è lecito sperare che lo stesso sarà per l'avvenire.

Quanto alla zuffa fra i frati in convento, in cui la maggioranza ha dato addosso a padre Fishta, ciò signifi·ca che fra i F~rancescani v'è ancor chi conosce molto bene il Re ed H conto che v'è da fare deHe sue parole sentimentali.

• la sua attività debba essere in qualche modo appoggiata o " gelata ". Io sono per quest'ultimo verbo ». (ACS, Carte Mussolini, Autografi, busta 6, fase. VIII).

(l) Il 27 dicembre Mussolini ricevette in udienze la signora De Jouvenel, la quale «mi ha promesso di cambiare la opinione dei radicali, per quanto con,cerne l'Italia, a cominciare da Sarraut e Chautemps. A tale scopo la prefata Signora ritornerebbe in Italia a mezzo gennaio p.v. coll'avv. La Rivadière di Parigi. il quale sarebbe il pivot di tutta la radicaleria francese. Conquistato il La Rivadière sarebbe conquistato il mondo degli Herriot, Sarraut, Chautemps e simili ottantanovardi. Io non ho escluso di ricevere il La Rivadière, ma intanto, prego V.E. di dirmi chi è e che cosa vale. La De Jouvenel mi ha detto anche che da Roma va nel "Midi" a incontrarsi coi coniugi Berthelot, dato che il Berthelot ama la De Jouvenel di un amore profondo, ma platonico». Questa lettera di Mussolini a Manzoni, del 27 dicembre, concludeva incaricando l'ambasciatore di informarsi sulla De Jouvenel, per sapere se

404

IL NUNZIO APOSTOLICO PRESSO IL QUIRINALE, BORGONCINI DUCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI (Copia)

N. 1175. Roma, 24 novembre 1930.

H sottooc11~tto NUinz~~o .AJpostcllJ1co 1si pea."mette dii e,sporre a S. E. dil R. M'indJstiro degli Affari Esteri due fatti incresciosi avvenuti in Diocesi di Pisa, e che sono stati segnalati da quell'Em.mo Cardinale Arcivescovo a Sua Eminenza il Cardinale Segretario di Stato.

l) A Cascina (Pisa), fu indetto per la festa del Rosario (4 ottobre p.p.) un convegno de1la gioventù ·cattolica, con la partecipazione del Vescovo ausiliare di Pisa e dello stesso Arcivescovo Cardinale Maffi.

Poichè tale Convegno, l'anno scorso, era stato impedito dalla locale sezione fasdsta, furono presi quest'anno tempestivi contatti con S. E. il Prefetto, e, a chiarire ogni possibile equivoco, anche con lo stesso Segretario Federale di Pisa. Tali trattative avevano portato ad accovdi. Anzi, specialmente dalla Prefettura, che aveva preso a cuore la cosa, in vista soprattutto della partecipazione dell'Em.mo Cardinale Maffi, -si erano avute retterate garanzie che l.a giornata si sarebbe svolta non solo nel ma,ssimo ordine, ma in una atmosfera di serena e sincera cordialità. Allo scopo la Giunta Diocesana aveva disposto che a cura della gioventù cattolica si invitassero, tanto a'l ricevimento di Sua Eminenza quanto alla cerimonia, le Autorità, le Associazioni locali.

InVIece, lia V'ilghld:a de1li1a detta festa, H Di:rettoroo dlelila seZJione :llaiscista di Cascina, per ordine della Federazione fascista di Pisa, ingiungeva ai giovani cattolici, iscritti alla sezione fasci:sta, di non prendere parte alla cerimonia, o altrimenti di consegnare la tessera. Dichiarava inoltre che i fascisti di Cascina non avrebbero preso parte nlè aJl dcevimento del Cardinale nè àd aUra manifestazione; e domandava le dimissioni del Presidente del Circolo della gioventù cattolica di Cascina, Avv. Gambassi.

L'Em.mo Cardinale Maffi, riconoscendo da ciò turbata l'atmosfera indispensabile di sicurezza e di libertà, anche perchè era informato delle pressioni che si esercitavano sulle altre associazioni invitate onde non intervenissero, credette opportuno di sospendere la cerimonia, indirizzando al pievano di Cascina la lettera seguente:

• I fatti di ieri sera che mi vennero comunicati e che ho potuto precisare con ogni esattezza, obbligano a provvedimenti penosi, che prendo e partecipo con la presente, imponendo che domani non ci siano costì manifestazioni religiose fuori di Chiesa: in particolare vietata la processione: tutto questo fino a nuovo ordine; anche la cresima è differita a tempo non vicino, che sarà indicato ».

D'altra parte, dopo le ingiunzioni illegalmente fatte al circolo, sarebbe stato imprudente esporre la dignità del Cardinale Arcivescovo, come pure riunire i giovani.

2) Il Segretario politico del Fascio di Colle Salvetti (Pisa) fa opposizione sistematica al locale circolo della gioventù cattolica, e la sera del 25 p.p. ottobre giunse a schiaffeggiare il fascista e milite esemplare, Martino Marchesini, al quale tolse anche 'la tessera (che tuttavia in 'seguito restituì), perchè lo sapeva iscritto al detto circolo. Il medesimo Segretario poli:tico, che, a quanto viene riferito a questa Nunziatura, è dedito al vino, in un pubblico discorso pronunciato al parco della rimembranza in occasione dell'ultimo anniversario della Marcia su Roma, disse, p:a~rlando deùJ~a Conoi[tiaz.ione tra Chtie:sa e Stla,to: • NOli faJ31CI~stJi stiramo da noi, e la Chiesa stia da sè. Non vogliamo Cristi nè Madonne, per le piazze e per le strade •. Il medesimo Segretario ha dichiarato al Parroco del luogo che, se vuole il lieto vivere, non deve occuparsi del circolo della gioventù cattolica, e gli ha fatto capire che sarebbe pronto a dargli una buona lezione. Del resto alcuni fa<sreisti del luogo vanno d:kendo: • Non vo,gliamo cir!coli; altrimenti rito·rniamo al manganello; qui comandiamo noi •. L'Em.mo Cardinale Maffi si è già rivolto al Signor Prefetto di Pisa, mettendolo al corrente di ogni cosa.

Tuttavia il sottoscritto Nunzio Apostolico, per incarico dell'Em.mo Cardinale Segretario di Stato prega S. E. il R. Ministro degH Affari Esteri di esporre a S. E. il Capo del Governo questi incresciosi fatti, acciocchè, nell'interesse della religione, della pubblica quiete voglia intervenire.

405

IL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA DELLE NAZIONI, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 4. Ginevra, 24 novembre 1930.

Il telegramma qui accluso riassume una conversazione che ho avuta con Crartg.ie rsabato 22 ·CO!ITente e SIU!]la quarre mti pa'Qponevo, dalta il.'rtmporrtanzra del.il.e questioni sollevate, di riferire per filo. Senonchè il timore di una trasmissione imperfetta e 'la necessità di fornire a V. E. dei ragguagli particolareggiati nonchè qualche commento, mi ha consigliato di accettare la cortese profferta del Cornandante Raineri Biscia, il quale si di51pone di partire stamattina stessa !Per Roma. Egli sarà cosi in grado di rimettere a V. E. il telegramma di cui si tratta, con un ant~oipo dti due gtimni sul ipll'orssiJmo cowire!re dti Gabd.ne1Jto. Ncllo stesso I!Jempo egJ:i potrà merttea"~sli. a disposriZJione di V. E. e di S. E. S,imirarmti rper tuttd. queri chriarrimenti che fossero ne·cessari.

Fin dal principio della scorsa settimana mi era risultato che Craigie aveva iniziato delle conversazioni coi tecnici navali francesi e con Massigli.

Sabato scorso è venuto a chiedermi se potevo accettare come base di discussione il progetto di cui tratta il mio telegramma e del quarle accludo il testo inglese (1).

In un primo tempo il progetto Craigie contemplava gli incrociatori leggeri ed i .cacciatorpediniere in due distinte categorie. La riunione in una categoria unica gli è stata suggerita per superare le difficoltà avanzate dai francesi i quali non intendevano rinunciare alla concessione ottenuta a Londra nel senso che

Francia ed Italia ·potessero considerare -cumulativamente quelle due categorie di navi.

Mi manca i<l tempo per entrare in maggiori particolari sul lato tecnico del progetto Craigie. Su questo il Comandante Raineri Biscia potrà fornire a V. E. tutti i ragguagli desiderati. Mi preme però di mettere in rilievo la padicolare iiiiiPortanza dell'aocenno fattomi da Craigie civca la necessità di venire ad un acco[1dO ,con :La F["anJd~a anche per la questi<one deLLe navi di linea.

Volendo riassumere in poche parole le mie impressioni sullo stadio attuale dehle ,trnJttative, ~o11edio poter dJ~I1e ,che da parte ;mgLese Sii Via mani.!fiestanido, in modo sempre più marcato, 'l'intendimento di a,gire per condurre ad una soluzione che abbia una reale portata politica; che possa cioè produrre quella • détente • che, secondo Craigie, è oggi una necessità assoluta per la pace in Europa.

Si ha l'impressione qui che si sia giunti ad una svolta critica, non soltanto nella questione navale, ma nella situazione politica generale. Sono costretto ad interrompere questa mia affrettata esposizione, ma mi riservo di ritornare sul,l'argomento col prossimo corriere.

ALLEGATO.

ROSSO A GRANDI (l)

T. R. 16. Ginevra, 23 novembre 1930.

Telegramma di V. E. n. 1007 del 21 corrente (2). Craigie è venuto ieri a sottopormi a titolo personale un progetto di accordo sulle seguenti basi : l) Grandi incrociatori: nessuna nuova costruzione dopo ultimati i programmi del 1930;

2) Incrociatori leggeri e cacciatorpediniere (considerati in una categoria unica): costruzione solo per rimpi.azzal1e unità •over age·· U!IliÌità che diventano • over age • durante la vita del trattato dovranno essere radiate al momento del rimpiazzo;

3) Sommergibili: vacanza completa, cioè nessuna nuova costruzione dopo completato il programma del 1930 e radiazione delle unità • over age •.

Caratteristica di .questo nuovo progetto consiste nel fatto che non vi è più alcuna menzione di cifre. Con ciò Craigie ha voluto tener conto della obiezione che avevo mosso al suo progetto primitivo, il quale contemplava indicazione di cifre diverse per l'Italia e per la Francia, sia per i cacciatorpediniere che per i sommergibili. In pari tempo però egli ha creduto necessario di applicare un criterio uniforme di presentazione per tutte le categorie, in modo da lasciare impregiudklate in ogni caso ;J.e questioni di principio. Pertanto non vi è indicazione di cifre neanche per i grandi incrociatori, per i quali [a limitazione comune alla Francia e all'Italia risulterebbe in sette unità per 70.000 tonnellate.

Avendomi Oraigie chiesto se eravamo disposti ad accettare suo !p!"ogetto come

• base di discussione • gli ho chiesto a mia volta quale fosse l'attitudine francese al riguardo.

Craigie mi ha risposto che, dopo lunghe ed animate discussioni, Massigli aveva finito per dichiarargli che Francia avrebbe potuto accettare progetto come base di discussione, riservandosi però di chiedere alcune modificazioni.

anche copia del rapporto.

Riserve francesi concernerebbero i punti seguenti:

l) Francia vorrebbe vedersi assicurato un margine di superiorità nella categoria degli incrociatori, mediante il mantenimento in servizio degli attuali suoi vecchi incrociatori, salvo discutere ulteriormente questione del rimpiazzo. Craigie sarebbe d'accordo con noi per rifiutare diritto di rimpiazzo, ma favorirebbe soluzione basata su mantenimento in servizio dei vecchi incrociatori;

2) Francia chiederebbe facoltà di costruzione di una certa quota di sommergibili perchè considera insufficiente la cifra di tonnellate 77.500 risultante da vacanza navale completa. Questa richiesta sarebbe avversata dagU inglesi che trovano eccessiva anche la cifra di tonnellate 77.500. Craigie ritiene però che suo Governo finirebbe per accettare tale cifra, ove ciò apparisse indispensabile per assicurare accordo..

Craigie mi ha infine accennato alla intenzione della Francia di chiedere all'Italia di accordarsi anche per quel che riguarda la costruzione di nuove navi di J.inea, costruzione che Francia intende intraprendere in vista delle costruzioni germaniche. Craigie mi ha detto che Ammiragliato britannico riconosce la necessità per la Francia di costruire navi di linea • pari passu • con la Germania e che il suo Governo desidera vivamente che una amichevole intesa venga raggiunta fra Francia ed Italia anche in questo campo.

Ho risposto a Craigie che non ero in grado di accettare il suo progetto come base di discussione prima di avere interpellato ~e superiori Autorità. Potevo però anticipare fin da ora delle serie difficoltà nei riguardi dei sommergibili, per i quali il suo progetto attribuiva alla Francia un margine di superiorità troppo considerevole perchè fosse possibile all'Italia di accettarlo.

Quanto a1le navi di linea, feci osservare a Craigie che la questione esulava

dal mandato che mi era stato affidato, visto che la materia era già stata regolata

a Washington ed a Londra.

Craigie ha riconosciuto che Italia aveva giuste ragioni per fare obiezioni

circa i sommergibili. Ciò però non doveva impedirci di accettare la sua proposta

come c base di discussione • salvo fare su tale punto una esplicirt:a r1serva. Nelle

future discussioni la questione avrebbe potuto essere discussa a fondo per la

ricerca di una soluzione soddisfacente.

P,er dò che riguarda le n:avi di linea, Crai,gie ha ammesso che 1a questione

era già stata regolata e che nei limiti fissati dalle disposizioni dei Trattati di

Washington e di Londra tanto la Francia che ,l'Italia possedevano piena libertà

di azione. Si 'tratta però -ha a,ggiunrto -di preveni<re il peri,oolo che sorga in

questo campo una pericolosa concorrenza di costruzioni, la quale avrebbe per

effetto di distruggere tutti i benefici dehla c détente • politica che si desidera

raggiungere con l'accordo che si sta discutendo per il naviglio leggero di super

ficie ed i sommergibili.

Non ho bisogno di segnalare all'attenzione di V. E. l'importanza del nuovo

elemento che viene ad introdursi così nelle trattative navali.

Avendo consultato Ruspoli e Raineri Biscia, ,sottopongo a V. E. ~e seguenti

conclusioni:

Progetto Craigie potrebbe essere accettato come • base di discussione •. Nostra

accettazione di massima dovrebbe essere accompagnata da due riserve:

l) Prendendosi come punto di partenza la situazione delle due flotte al

1° gennaio 1930, deve essere inteso che le unità, le quali a tale data hanno già

superato i limiti di età, non possono essere computate nel calcolo dei rimpiazzi.

La sostituzione di tali unità deve considerarsi come già effettuata con i programmi

di costruzione del 1930. Ove ta,le criterio venisse adottato, ammontare delle nuove

costruzioni per incrociatori leggeri e cacciatorpediniere sarebbe di circa 50.000

tonnellate ·per Italia e 40.000 per Francia con un vantaggio per l'Italia di circa

10.000 tonnellate in confronto delle cifre risultanti da progetto Craigie. In tale caso Italia potrebbe accettare che venga lasciata ai due Paesi la facoltà di mantenere in servizio fino a consumazione i grandi incrociatori • over age •.

2) Italia non potrebbe accettare soluzione prospettata per sommergibili se non ottenendo un compenso per il dislivello troppo considerevole risultante dalla applicazione della vacanza navale assoluta anche all'Italia. Tale compenso potrebbe consistere in un tonnellaggio suppletivo di cacciatOTIPediniere.

Quanto alle navi di linea si potrebbe rispondere che non si esclude a priori la possibilità di amichevoli scambi di vedute fra le due Marine, ma che ciò potrebbe avvenire soltanto dopo che sia stata raggiunta una soluzione soddisfacente delle questioni oggi in discussione.

Prego farmi conoscere con cortese urgenza se V. E. approva linea di condotta sopra prospettata.

(l) Non si pubblica.

(l) -Il telegramma fu inviato per conoscenza al ministero della Marina, che ricevette (2) -Cfr. n. 389.
406

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA R. 4061/2388. Vienna, 25 novembre 1930.

Le dichiarazioni fatte a Budapest a quel nostro Ministro e da lui riferite a

V. E. (telespresso di codesto R. Ministero 237720/2200 del 18 corrente) (l) non corrispondono in tutto a quello che me ne è risultato qui.

Lascio da parte vari punti i quali hanno oramai valore storico e su molti dei quali questa R. Legazione ha riferito fin dall'ottobre, !imitandomi circa questi ad affermare soltanto che Bethlen non era affatto .convinto che il Governo austriaco dovesse affrontare le elezioni, dopochè H Parlamento era stato sciolto, bensì era di opinione, come S. E. il Capo del Governo, che si dovessero suscitare disordini per farne apparire necessario H rinvio; in questo senso fece parlare qui.

M'a 1ciò 'su cui ·CI"edo doV'eii'o:;o e ut~l1e r<ifenl<re i;n quanto è qrue1stwo[]e dii V'a~o<re

ancora attuale è quella de1le persone con le quali il Governo ungherese mantiene

qui i suoi rapporti. Natura1mente, svolgendosi questi contatti in Vienna, il

comm. Arlotta non può conoscerli e '<leve restringersi a ripetere quello che gli

si dice a Budapest.

Con Walko effettivamente non ·corrisponde che il Ministro Ambrozy. Ma que,srt:1i è uomo di età, di <animo •milte e ·eLi stiillie ankilco, ed è ooiilisiÌJderlart;o a Budapest •come troppo iiillcli~ne a ·condiV11dere iLe O<pilnioni ausrt:,r•1ache. Vede SeliJpe[, Schober, vede p,eter, di cui fu ~ià 'Collega, e II'<idlell'l~s.ce que!.lo che •col3itoll'o gù;i dicono. Di più Budapest non gli fa fare, nè lui stesso vuol fare. Ai negoziati segreti non prende parte, è raramente informato del loro corso, e se i suoi di qui gliene dicono quakosa, lo fanno in modo generico e superficiale. Cito a conferma di quanto affermo il fatto che, allorquando !l'alt·ro giorno Bethlen passò di qui diretto a Berlino, egli aveva dispensato Ambrozy dall'andare alla stazione ove invece si recarono i suoi fiduciari, che corrispondono sempre direttamente con lui e talvolta, credo, anche con Gi:imbi:is. Sono costoro che parlano qui giornalmente con Vaugoin, ·con i suoi generali, con Starhemberg, con gli industriali sostenitori delle Heimwehren, con banchieri, uomini politici etc. etc. Devo dire che compiono 11 loro lavoro con grande zelo e con risultati che sono da consi

derarsi come assai soddisfacenti ove siano posti alla stregua delle possibilità effettive di azione. Naturalmente, senza volere con ciò diminuire i loro meriti, deve ammettersi che il loro lavoro è assai facilitato dalle vecchie relazioni strette quando 1'Ungher1a 'era un~ta ,con l'Austr,iJa; tra ~ariJstocratiJai, tra funz;LOillaJri, tra militari dei due Stati l'uso del tu è ancora assai frequente.

La R. Legazione è in rapporti quasi quotidiani con questi fiduciari, con i quali si trova in genere d'accordo nei giudizi sulla situazione e sull'azione, e non può che lodarsi del loro leale ed efficace concorso, che riesce molto utile quando si sceveri dai loro apprezzamenti e dana loro azione quella parte che deriva dalle peculiarità dei loro precedenti di razza e di storia, e che non appare corrispondente al reale stato di cose e alle sue effettive esigenze.

Prego vivamente V. E. voler evitare che neii'interesse del servizio, queste comunicazioni siano conosciute da Bethlen e anche più da Walko.

(l) Col quale evidentemente fu ritrasmesso il n. 354.

407

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA S. 4067/2391. Vienna, 25 novembre '1930.

L'ex Maggiore Pabst si è recato stasera da MorTeale e gli ha dichiarato che egli, rientrando domattina ad Innsbruck, provvederà a far subito i conti ed a farli recapitare al Presidente del Consiglio ungherese conte Bethlen (1). Prevede che gli resterà un residuo di sessanta o settantamiia scel:lini che non è di:sposto a versare nè a Steidle nè a Starhemberg ·poichè, date ~le condizioni in cui si trova attualmente il movimento, andrebbero completamente perduti. È invece suo intendimento versare l'anzidetta somma residuale o direttamente agli ungheresi o, preferibilmente, su una banca italiana e seguendo le istruzioni che gli saranno da noi date. Ha espresso infine la speranza che tale somma possa essere uti:Iizzata quale primo fondo per l'organizzazione di una internazionale bianca del Fascismo.

Quest'ultima affermazione legittima ~la supposizione dii Morreale che il Pabst si sia deciso a tale gesto per avviare la costituzione deHa sopradetta

• -J.nteTilllaZJÌIOrucle bilanoa • dJalli1a quaLe ilntende t!'a;rre ultOOÌIOII'i ~Oillti. dii attiVlirtà.. Di essa iJ Pabst si è già occupato in Italia col Console Gravelli, direttore di • -Antieuropa •; sperava anzi di incontrarsi con lui in questi giorni a Vienna ed a tale scopo aveva fatto pregare Morreale [di invita]rlo a venir qui per discuterne. Morreale, al corrente della cosa, aveva già scritto al Console Gravelli facendogli intendere che sarebbe stato bene, trattando col Pabst, di prendere oppoil'tUJilJe precauzioni. Moll"'rea[e ha e1ementi per cr1edere 'che iÌil Consol:e Ga:aveililJi abbia già informato di ciò codesto Minilstero e, d'altro canto, al Pabst che gli chiedeva spiegazioni sul mancato arrivo del Gravelli ha risposto che forse, non essendo questi riuscito ancora a finanziare l'impresa, aveva ritenuto inutile intraprendere senz'altro H viaggio.

Poichè, dato quanto sopra, non è del tutto azzardata la supposizione che il Pabst recederebbe dai suoi buoni intendimenti se vedesse fallire ogni speranza sullil'mternaZlionale da lUJi dJdeata, sa~ebbe fm."lse opportuno che iù. Ooniso1le Grr-avell1i, avvertito da codesto Ministero, tenesse a bada il Mag,giore Pabst fino a tanto che questi non abbia effettuato quel versamento che oggi si dichiara disposto a fare.

Il Pab.st intende recarsi fra breve in Germania; ritengo quindi conveniente, pur facendo le mie riserve sulla possibilità di un cambiamento di opinione da parte dell'ex maggiore, che le istruzioni circa l'eventuale versamento mi siena date al più presto.

(l) La contabilità, relativa al periodo 1928-1930, delle somme versate a Steidle e Pabst è ed. in KEREKES, Akten cit., pp. 331-337.

408

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA

L. P. Angora, 25 novemb1·e 1930.

Molto mconoscente delila tua del 17 'co!l'lrellte (1), che mi è moWto utdùe, vado a rispondervi credendolo opportuno per meg11io chiarire il mio pensiero. E prima di tutto ringraziati delle tue feHcitazioni e ti assicuro che per me è un vero piacere di collaborare a questa opera di riavvicinamento nel Mediterraneo Orientale, che stimo eccessivamente importante per la nostra politica estera. In vero i risultati finora acquisiti superano di g,ran lunga queHi che ragionevolmente potevansi sperare; il trattato turco-greco, se esaminato aUa luce degli avvenimenti secolari, diventa storico, per ripetere un luogo comune già ampiamente ,s1irut1Ja,1Jo in que,sti gl~òTIIlli. Oredo pe['ta:n:IJo ilJa po1Litd;ca di Mllilano eccesslivamente abile e da prroseguirsi con ogni 'sforzo. Perciò eccoti le mie osservazioni:

L'idea di ottenere dalla Turchia e dalla Grecia il consenso a che l'Italia aderisca alla intesa recentemente conclusa ad Angora per lo statu quo navale tra i due paesi è buona, ma molto difficile mi sembra di poter ottenere una clausola di reciproca consultazione per il caso di qua'lsiasi mutamento dello statu quo. Questo accordo, sotto l'apparenza navale, sembra essenzialmente di natura politica e per addivenire ad esso, specialmente se fatto a breve scadenza, si ripeterebbe esattamente la situazione contro la quale ci siamo urtati nei recenti accordi di Angora. Credo di aver potuto definire con precisione la maniera di vedere di Venizelos al riguardo; egli disse a Bethlen che se anche fosse riuscito ad accordarsi con la Bulgaria, mai sarebbe entrato in un tripartito grecobulgaro-,1JUJr,co (mio te1Legramma n. 3~37) (2'). '.Iìaile !spontanea dJ~chi;aiflazdone deil Presidente greco indirizzata a Beth!len, era fatta in sostanza affinchè noi intendessimo. Che del resto se il.'avvertimento non fosse stato da noi ben capito egli si è illwardtcarbo di ben <11itbaidJirlo n1e1lile dkmavazi.lolrui ehe il.ui e M~challa,coporul1os hanno

fatto poi, di ritorno ad Atene, ai ra,ppresentanti esteri, alla Camera, alla stampa ed a tutti quelli che non l'hanno voluto sentire.

Tu ha1i J"a~~one di dli1re ~che {liò non si.gnifka 'che n01i dobbiamo abbal!ldlonare la partita: sono del tuo avviso, e bi~sogna riprendere la nostra azione con maggiore :lena, ~specila,lmentle qui. Io ,sono pronto; m'a esaminiamo a fol!ldo la que,sti,one.

Sembra ormai superfluo dimostrare che l'azione greca è dubbia, anzi direi dii doppio gdJU:ooo, e m·edo ailtresì che nessuna azi,one persuasiva, anche de[~a Turchia, riuscirà a guadagnarcela sinceramente. Per v1ncere non vi è che un mezzo: creare cioè quelle condizioni locali nel Mediterraneo Orientale atte a trascinare 'la Grecia nelle nostre combinazioni con lla Turchia, obbligarla cioè ad entrare nel tripartito.

Ora, l'adesione italiana all'accordo navale greco-turco sarebbe, ripeto, buona cosa e credo potrà all'uopo influenzare il Governo turco; ma presenta un grave pericolo, ed è quello che la Francia, a mezzo del Governo greco solleciti la ste3sa 'anunilsst1one. Le ~cose a[,lora ~comincerebbero a compilli'ca'rsi ser~'Ìialmellllte perchè trasporteremmo la lotta navale franco-italiana nel campo dal quale la vogliamo eliminare. Se la F'rancia dovesse manov~rare rprecedendoci pe,r aderire all'accordo turco-greco, faremmo in tempo di ostacolare qui tale richiesta. Stimo pertanto che queste ed altre combinazioni nelle quali entri la Grecia, siano da scartarsi fino al momento in cui avremmo potuto crearci una situazione più forte nel Mediterraneo Orientale, nell'Oriente e nel Mar Nero. Se infatti la Grecia seguirà, come tutto lo fa credere, partita doppia, la sua adesione ad ogni combinazione attuale di carattere non ben definito, presenterà un pericolo analogo.

Non resterebbe dunque per il momento che creare quelle condizioni di cui parlavo più sopra e che consisterebbero in un rafforzamento dei legami italo-turchi, come ho proposto nel mio telegramma n. 3~60 del 4 corrente (l) in cui ho lungamente spiegato il mio modo di vedere.

Questa mia proposta quadra esattamente con le istruzioni che già mi dette a Roma S. E. il Ministro e che egli oggi mi rinnova per tuo mezzo. Tu mi dici che io debbo proseguire nell'opera di un ,sempre maggiore avvicinamento italaturco-russo e di fare in modo che i rapporti italo-russi passino preferibilmente per il tramite di Angora piuttosto che essere intensificati direttamente tra Mosca e Roma e 'ciò pecr leg1a["e 1sempre ptiù tla T'U["Chilla 1al illiostro oan:ro an~che per quanto concerne la politica russa: e che in ogni ~caso bisogna che io eviti qualsiasi intesa scritta a tale riguardo. Queste istruzioni furono subito da me messe in pratica; di questa collaborazione italo-russa ne sono convinti qui e a Mosca; essa forma la base -della mia azione e di quella del mio collega russo; è stata discussa da Tewfik Ruscdi nella sua visita in Russia; ed infine ha avuto già qua1liche appJruca~ilollle nell'incontro con L'irtvlinoff (2). Perta,nto essa è già in a,ttuazione e credo sia destinata ad avere dei risultati fecondi.

È stato appunto basandomi su quest'ordine d'idee che ho suggerito, col

telegramma qui sopra citato, di mettere le relazioni italo-russe sullo stesso

piede di quello russo-turche, venendo con Angora ad un accordo simile a quello fatto da Karakhan con la Turchia nel dicembre 29 (1). Ciò, come ho spiegato, darebbe i seguenti vantaggi:

l) legherebbe sempre più la Turchia al nostro carro e ci permetterebbe di avere qui una posizione d1plomatica tale da darci modo di controllare l'influenza russa, se ciò fosse un giorno necessario;

2) con due accordi eguali e paralleli, italo-turco, e turco-russo, Angora sarebbe il centro delle relazioni italo-turco-russe e senza avere bisogno di impegni scritti od accordi tra Mosca e Roma, si avrebbe un trinomio che estenderebbe la sua influenza molto lontano;

3) tale trinomio eserciterebbe infatti la sua azione dal Mediterraneo al Mar Nero e faciliterebbe non solo l'accordo greco-bulgaro, ma eserciterebbe altresì una potente attrazione per la Grecia, che solo con questo mezzo potrebbe decidersi ad entrare nell'accordo tdpartito del Mediterraneo, da noi auspicato;

4) infine il rafforzamento della nostra situazione diplomatica ad Angora ci permetterebbe di neutralizzare l'aumentato prestigio della influenza greca dopo gli accordi recentemente conclusi. È da prevedersi infatti che l'influenza francese s'incanalerà qui per il tramite del:la Grecia.

Lo :mi :Lusingo ·che S. E. Grandi abb~a pl'e:so ne(Lle :sue conv.eJ.1saz:Lonli con Tewfik Rus1cdi (2) in ·cons~derazione questa mia pro,posta ed attendo •con vivo interesse le istruzioni al riguardo. Ma in ogni modo ti sarei grato se tu volessi, se credi, dar conoscenza di questa mia lettera a S. E. i!l Ministro.

[n quanto al :suggerimento ·contenuto nel mio telegramma 373 (3), mi dporto al mio telegramma per ·corriere odierno n. 3.86 (4). Il Gazi credo che sia sempre feli.ce di vedermi e che anche mi ascolti, ed io ci vado, stanne certo, ogni volta che la visita può dare un risultato utile; nel caso presente l'utilità mi sembra sorpassata dagli avvenimenti.

L'allarme di Tewfik Ruscdi per il discorso di S. E. i!l Carpo del Governo non fu tanto per gli assurdi commenti dell'opposizione quanto rperchè questa si valeva della non avvenuta risposta del suo telegramma al Capo del Governo in occasione della firma degli accordi di Angora pe:r dimostrare la fondatezza delle insinuazioni francesi. Piccole cause, ma qualche volta con gravi effetti.

Quanto al pericolo deU'italofobia della opposizione mi riporto pure ai miei

lunghi cinque rapporti che ho indirizzato al Capo del Governo dietro sua ri

chiesta (5); in essi ho esaminato, approfondito e seguito l'evoluzione del partito

dell'opposizione in maniera tale da poter tirare delle previsioni assai precise. E

come avrai visto i miei pronostici si sono avverati.

Ti sarò grato se mi darai qualche tua impressione sulla visita di Tewfik

Ruscdi a Roma per mia linea di condotta.

Cl) Cfr. serie VII, vol. VIII, nn. 265 e 282. Il 18 dicembre 1930 Aloisi parlò a Surits del

progetto di protocollo itala-turco, Litvinov dimostrò interesse alla cosa (Dokumenty Vnesnei

politiki SSSR, cit., XIII, nn. 467 e 473).

(2} Cfr. n. 413.

(l) -Cfr. n. 379. (2) -Cfr. n. 337. (l) -Cfr. n. 348. (2) -Cfr. n. 411. (3) -Cfr. p. 543, nota l. (4) -T. 2861/386, col quale Aloisi riferiva di non aver ritenuto opportuno di eseguire il passo presso Kemal pascià dato che il partito di Fethy bey era ormai fallito. (5) -Cfr. p. 289, nota 4.
409

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA

T. PER CORRIERE 1023. Roma, 26 novembre 1930, ore 24.

Suo telegramma per corriere n. 1234 (1).

Approvo suo atteggiamento di prudenza. Tuttavia, esaurita questa prima fase che può definirsi di assa,ggio per tastare le posizioni e le intenzioni reciproche (perchè anche :t'atteggiamento mutevole di Re Zogu può qualificarsi finora come una schermaglia per non manifestarsi per il primo) ritengo che la S. V. debba conoscere in maniera precisa l'obbiettivo su cui puntare.

l o -La volontà di S. E. il Capo del Governo, ponderata tutta la situazione, è che il Patto di sicurezza sia rinnovato. Non è estranea a tale volontà la consideraz1i1one d1Je Ja ,st,e1ssa posiztone di Re Zogu, ~come è :l'imasta oonsoilllida1la da,hla conclusione del Patto che ha paralizzato tutti i tentativi avversari, possa invece rimanere esposta, almeno nel convincimento degli avversari, a più liberi tentativi, giacchè è spontaneo il pensiero che se il Patto non si rinnova ciò vuoi dire che il Governo Fascista non annette lo stesso interesse di prima al mantenimento dell'attuale regime in Albania. Da ciò l'eventualità che il mancato rinnovo conduca più rapidamente a quei perturbamenti che invece noi deprechiamo.

Da quanto precede emerge però che, se vi è un interesse comune a'l rinnovo del Patto, l'interesse dell'Albania e direi quasi quello personale di Re Zogu è assolutamente prevalente sul nostro.

2° -Su questa base e proporzione naturale di interessi deve essere avviata e mantenuta la trattativa, contro ogni tendenza, ormai manifesta, del Re Zogu di fare invece apparire, secondo il ~suo solito, che egli ceda ad una pressione italiana, quasi contro il suo stesso volere o H suo stesso interesse.

Da qui l'utilità e 'l'opportunità dell'atteggiamento finora tenuto da noi, tendente a fare giuocare e pronunziare, per il primo, l'interesse albanese.

Questo atteggiamento può essere ancora continuato, come manovra, a condizione però che si facdano agire nel contempo sul Re gli elementi dei suoi prevalenti interessi, !I"ischi e responsabilità con azione di persuasione e di suggerimento che evidentemente -poichè disponiamo di un doppio congegno tattico -deve spettare al Generale Pariani. Egli stesso, come può avere agito finora sul Re in un determinato senso, ·può esplicare la influenza di cui gode presso Sua Maestà nel senso delle presenti istruzioni. Del resto egli stesso ebbe direttamente da S. E. il Capo del Governo, nella udienza del 12 novembre (2), in mia presenza, la manifestazione del chiaro proposito di rinnovo del Patto di Sicurezza.

3° -Analogo atteggiamento di messa in guardia contro i pericoli della man

cata rinnovazione del Patto è stato preso e sarà continuato qui a Roma presso

questa Legazione di AJbania, neutralizzando i cattivi suggerimenti di GemH Dino

verso il Re e cercando di far giuocare quelli invNisi di Stylla (1). A proposito di quest'ultimo, è forse utile avvertire la S. V. che egli, reduce daltl'Albania, ha detto di avere avuto un lungo colloquio con Sua Maestà e di averne tratto l'impressione che non sia da asserire che l'intimo convincimento del Re Zogu sia decisamente contrario al rinnovo del Patto.

4" -Nell'imminenza della data in cui H Patto stesso dovrebbe essere rinnovato o denunziato, debbo dirLe che, nel silenzio dell'una o dell'altra soluzione, la possibilità affermativa del rinnovo non rimane affatto esclusa durante l'anno di validità che ancora resta al Patto. È necessario però che non avvenga costà alcuna manifestazione che possa avere il significato della soluzione contraria.

(l) -Cfr. n. 372. (2) -Cfr. n. 388, annesso all'allegato.
410

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 282,9/822. BerLino, 26 novembre 1930, ore 18,50.

Attiro l'attenzione di V. E. 1su mio telegramma stampa odiierno (2) concernente dilsappr:ovaZJ~one maJresc~ailJlo HiindienbUJrg, rpronnncilata a Tiguaroo dimostrazioni romane del gruppo E'lmetti d'acciaio di cui al mio telegramma 775 Gabinetto del 5 corrente (3).

411

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO COL COMMISSARIO DEL POPOLO PER GLI ESTERI SOVIETICO, LITVINOV

Roma, 26 novembre 1930 (4).

GRANDI -Parole consuete di benvenuto.

LITVINOFF -Dichiara di essere particolarmente lieto di incontrarmi, ciò che desidera da molto tempo, e spera di avere con me una conversazione franca, dettagliata ed utile sui diversi problemi di politica generale che interessano i due Pa-esi.

Si viene a parlare, come primo argomento, delle attuali discussioni a Ginevra in seno alla Commissione preparatoria alla Conferenza generale pel disarmo.

Litvinoff constata con soddi:sfazione come l'azione della delegazione sovietica e della delegazione italiana, a differenza di altre precedenti occasioni abbia

L. -1500.

proceduto questa volta sostanzialmente d'accordo, il che ha permesso di fare risaltare, con maggiore crudezza, smascherandola dal principio alla fine la condotta d~lll1a Franc1La e dei 1SU01i al!1eati. • Io non :credo » pro1~egue L~itvllinoff " che ,la Commi1s'~'i'one prepa~aJtorria, e Ja futul'a conferenza genrera1le, e l'azmne ~n genere della Società delle Nazioni relativa al disarmo possano ra15'giungere alcun risultato concreto, ma tutto ciò rappresenta un mezzo che se abilmente da noi sfruttato, può creare notevoU imbarazzi alla Francia ed ai suoi alleati, costringendoli ad uscire fuori dall'equivoco ed accettare la discussione sullo stesso terreno dei principi di cui essi pretendono essere stati sinora i banditori. L'Italia ha dimostrato· durante la Conferenza di Londra quali vantaggi si possono ritrarre da questa politica. L'U.R.S.S. intende partecipare attivamente a questa azione di isolamento della Francia, la quale, bisogna riconoscerlo, dispone del blocco dei suoi alleati, come un padrone dei suoi servi. L'ho potuto constatare recentemente a Ginevra. Ba1stava a Massigli di fare un cenno perché gli Stati della Piccola Intesa e la Polonia si precipitassero ai suoi OI'dini. Aggiungasi un particolare al quale nè l'Italia nè la Germania sembra abbiano sinora dato l'importanza che merita: la Francia ha fatto sempre il possibile perchè i piccoli Paesi specie fuori Europa siano rappresentati a Ginevra dagli stessi Ministri Plenipotenziari accreditati a Parigi. Ciò significa avere un blocco di forze, se non amiche per lo meno neutre o neutralizzate. Ciò nonostante la Delegazione francese ha perduto in questi giorni a Ginevra molto del prestigio di cui pre

cedentemente godeva ».

Dichiaro a LlitVIÌflJOff rche H Governo fas'CI~Sita 'Sii prepalra ail[a Conferenza generale del disarmo prendendo come punto di partenza le direttive seguite alla Conferenza di Londra, di cui le istruzioni date alla Delegazione italiana alla CommiìsstiOflJe ·prepraratocrlia coSJtlilturirsrcono una farse dii 'SV!hlUppo.

LITVINOFF -« La Francia costituisce il vero pericolo alla pace di Europa.

Essa ha ormai afferma·to e dimostrato anche troppo la sua volontà di supremazia

militare e politica su tutti i popoli d'Europa per nutrire delle illusioni in pro

posito. La Francia mirlitarista e capitalista vuole profittare di questo periodo

di crisi profonda dell'Impero Britannico 'Per determinare e consolidare questa

situazione egemonica. L'Unione Sorvietica desidera quindi avvicinarsi il più

pO/ssihiile a queli pae1sli che hanno ,l'ev1dente ,comune d.nteresse a cofllt:rias~e la

azione della Francia. La Francia si è anche accorta che la sua posizione in seno

alla Società delle Nazioni non è più quella di prima, ed ha recentemente ten

tato di costituirsi un organo suo con cui tenere a bada la Società delle Nazioni

medesima, parlo deUa Federazione paneuropea •.

GRANDI -Così anche ha giudicato il progetto di Briand n Governo Fascista.

È sul piano polemico della dife'sa formale della Società delle Nazioni, ossia del

principio dell'universalità supercontinentale degli interessi nazionali, che deve

essere combattuta l'iniziativa francese.

A qu€'sto punto domando a Litvinoff qua1e sarà in definitiva l'atteggiamento

sovietico su questo progetto che riapparirà nelle discussioni del prossimo gen

naio a Ginevra.

• L'Italia ha fatto un'espres,sa rirserva relativa aUa Russia e alla Turchia. È però evidente che H Governo fascista prima di decidere se insi!sterà o meno su questa riserva desidera sapere sin d'ora quale sarebbe la risposta dell'U.R.S.S.

di fronte ad un eventuale invito formale di prendere parte alle discussioni del progetto Briand (1). L'Italia si troverebbe evidentemente imbarazzata se dopo aver ottenuto la partecipazione della Russia, questa dichiarasse di non accettare l',Lnvdito, dLmostrando 'COSÌ 'a p(XS,t<er'ÌOI1i, a tutto vrunta,gg:io delLa F~wnci,a, che essa si mette volontariamente fuori di una iniziativa di carattere europeo ».

LITVINOFF -« Voi mi ponete 1La 'stessa domalt1da che ~mi ha posto CUil'tlius, poco tempo fa. Debbo confessarvi che i pareri sono divisi a Mosca. Chi è per la partecipazione, chi è contro. Io sono favorevole, perchè sono persuaso del vantaggio di essere laddove si può esercitare un'utile azione contro la Francia. Se l'invito verrà sullo stesso piano degli altri Paesi europei for,se la mia tendenza finirà ,col prevalere. Non posso però prendere un impegno fovma,le •.

Litvinoff continua lamentandosi del contegno di Tewfik Ruscdi bey, che a Ginevra, recentemente, avrebbe appoggiato deboLmente 1la <linea della Delegazione Italiana, tedesca e sovietica, votando qual,che volta addirittura in favore della Francia. Domando a Litvinoff a quali motivi egli attribuisce questa condotta incerta del Ministro degli Esteri turco.

LITVINOFF -• Per una parte a ragioni di politica interna, per un'aUra parte alla preoccupazione del Governo turco, di non .impegnarsi in clausole tecniche rela~tive al disarmo. Questo è un errore. Non bisogna mai perdere di vista il carattere esclusivamente politico di queste riunioni relative al disarmo. Gli impegni di carattere tecnico hanno un'importanza molto secondaria, perchè giammai essi costituiranno un impegno sul serio. Mentre è sul terreno delle clausole ,t,e1cnkhe dove li no1stri avversari vog~!Jiono rpree~samente, condur1ci ».

Veniamo a parlare delle relazioni fra l'U.R.S.S. ed i Paesi di Europa e delle relazioni fra l'Italia e i vari Paesi di Europa.

Dopo aver insistito sulla necessità di una intesa, e di un blocco di tutti gli Stati che, per diverse ragioni hanno motivi di opporsi aUa politica della Francia, e dei suoi alleati, e dopo avermi dichiarato che la d~plomazia sovietica lavora e lavorerà su questo terreno, mi domanda quali sono attualmente ile nostre relazioni con la Gran Bretagna.

GRANDI -• Buone. L'amicizia italo-britannica è un elemento della politica tl'adiZJiona1e fra ,i, due Baesi. Finchè i conservatorli evano lall pote['e, questi erano larghi di manifestazioni esteriori di amicizia nei riguardi del:l'Italia, ma in realtà ChamberJain 1sta:va rl1oo!Sit~tue[l]do a.' "entente oordiialie " ,coilil.a FI1ancila, rul che awebbe natura,lment:e modlificato a 1ungo la[l]d:a11e 1lo ~starto 1d!ei rappOl'ti lirtJalobl11tanni,ci. La 'POild!tli,ca :fia,scilst:a è indipendente ed ia'uto[ljoma da chrcchessLa. Bisogna riconosce,ve ehe liil GoV'et,no 1abul1~sta, pur mantene,ndo un a~ttegg!iamento di ost1il!<iJtà es1Jerio11e a1l :lìasc~smo, ha mostrato smora nei l'i,guardi degli inte1ressi e dei rapporti itala-britannici molta iiJ[Ù lealtà e comprensione di qUJeLio che non ,abbia fatto ~~1 part,i,to conSierva,tove. I 'llabul"iJs,tJr sembi1aiilO avere c~a~pito che la !POlitica dell' " entente ~cordiale " ha fatto il suo tempo, e ,che la Francia costituisce il magg:iore pe>ricolo a quella ,pace in Europa cui la Gran Bretagna è tanto interes,sata. Ed i rapporti fra l'URSS e la Gran Hretagna? ».

LITVINOFF -• Buoni per il momento. Fino a che i laburisti saranno al potere le nostre relazioni si manterranno e miglioreranno. La situazione muterebbe probabilmente nel caso di un ritorno del partito conservatore al governo •.

Domando a Litvinoff qualche noti:zJia che valga a chiarirmi il vero stato dei rapporti con la Francia.

LITVINOFF -• Ho avuto qualche serata fa a Ginevra un colloquio con Manoi,lescu, al quaie ho parlato molto francamente (1). Noi non abbiamo altresì alcuna intenzione di rinunciare alla Bessarabia, che è terra russa e che i rrum€1111Ì rteillJg<mo 'i!lilie~irttdmamentte. Noi non domandiamo che li rumeni '<li restituiscano sic et simpliciter >la Bessarabia, ma quello che domandiamo è che si faccia il plebiscito. Dedderanno le popolazioni del,la Bessarabia dove vogLiono andare. Ma poi, forsechè la situazione dei rapporti rumeno-sovietici sarebbe mutata nell'ipotesi di una rinuncia di questo genere da parte di Mosca? Non lo credo. La Rumenia è l'alleata della Polonia contr.o di noi, lo sarà sempre. Ecco un punto del:Ia politica italiana che io non mi sono mai spiegato, l'amicizia della Rumenia. Che cosa ha guadagnato, cosa pensa di guadagnare l'Italia a Bucarr-e1st? •.

GRANDI -• AnZJitutto l'ami,oiz,ia delrlta]i~ con ~~a Rumenia fa·ceva pail"l!;e· dii un periodo della nostra azione diplomatica che oggi si è rivolta su altro. terreno. Ma ciò nonostante l'Italia non ha rinunciato nè rinuncerà probabHmente a svolgere una azione a Bucarest, azione che è specifica e determinata. La Rumenia è il paese più debole nel si,stema delle alleanze con la Francia. Circondato da nemici, eccentrico Ti-spetto al piano di ofiesa e difesa francese, quale sarebbe praticamente l'aiuto che la Francia può dare alla Rumenia in caso di complicazioni? Nessuno. I rumeni lo sanno. Ove noi riuscissimo ad aHentare i legami fra Bucarest e Parigi, 1a Piccola Intesa ne uscirebbe indebolita, l'Ungheria ne uscirebbe avvantaggiata, il che sopratutto ci interessa. In fondo non var·rebbe la pena anche per Mosca di tentare un accordo con Bucarest che portasse via aHa Polonia la sua 'aJJJea•t,a? •.

LITVINOFF -Glii nn.ghe!'esi non s1i •ac.cordm~annu ma,i coi rumeni. C!redlete

c

voi, d'altra parte, che il nostro sacrificio della Bessarabia porterebbe ad un rallentamento effettivo dei 1e~mi di ailile,anza poLacco-rumena? •.

GRANDI -• Non 'Cl'edo che 1l1a 'Cosa Sli•a fad[,e, ma s'i poìtrrebbe tenìtare •.

LITVINOFF -• Perchè 1l'Ungheria non vuole entrare in rapporti con Mosca? • (1).

Ed io segnalo queste informazioni a V. E. perchè esse rientrano pure nel quadro della politica russa di riavvicinamento con l'Italia ».

GRANDI -• Anche questo potrebbe essere esaminato nel quadro della politica cui accennavo prima. Non dimenticate un elemento ·Che non è privo di interesse, e cioè i buoni rapporti fra Varsavia e Budapest. Che cosa potete offrire voi agli ungheresi in cambio della perdita, o almeno della compromissione dell'amicizia polacca? È a Bucarest che bisogna continuare a lavorare •.

Ma quello che più di ogni altra cosa interessa Litvinoff sono, per opposte ragioni, le relazioni fra Italia e Germania e fra Italia e Polonia. Circa le relazioni italo-pola·cche gli dichiaro che esse sono normali, che l'Italia e la Polonia hanno il reciproco interesse allo sviluppo dei propri rapporti economici, che l'Italia vede nella Polonia una Potenza il cui interesse se pure collimante ne1la poìitica generale con quello degli Stati de1la Piccola Intesa, coincide sotto certi aspetti anche con quello dea'Ungheria, del che non possiamo disinteressarci, così come l'Italia non può disinteressarsi di un Paese e dei Paesi in genere la cui posi~ione geografica, runche ·se lontana dal MediteTirtaiiJJeo, cosrtliltuilisoe in questo momento il punto più sensibile della poHtica continentale d'Europa (1).

Circa le nostre relazioni col Reich, esse sono parimenti normali. Niente di più.

LITVINOFF -• Eppure c'è un ma]i,nt~s:o di cUJi 1io stesso ho potuto rendermi conto, fra Berlino e Roma. Perchè non potrebbero migliorare le relazioni italatedesche? È nell'drntel"esse l"eciproco •.

GRANDI -• For.se. Ma non vale la pen1a di aff!l'ertta~Cii. Be11"1Jino ri1tiene che le tendenze ·che talora si manifestano in Italia di riavvkinamento itala-tedesco costituiscono una manovra italiana destinata a far mettere giudizio alla Francia. D'altra parte noi non possiamo dimentica·re che Stresemann ha fatto per sei anni il giuoco della Flrancia contro di noi e Curtius mostra l'intenzione di contLnru:aDlo » •

LITVINOFF -• L'uLtimo d~scorso di Curtius è 'lJegge!TmenrtJe diverso dagiliÌ aiLtri. Ma è vero che la Germania non crede alla sincerità deH'ltalia nella politica di riavvìcinamento verso il Reich. A Berlino si crede invece che finirete per conclude:r1e un ,acoovdo ~con 'lia Fct1ana~a • .

cfr. le considerazioni di Martin-Franklin (r. 2420/1207. Varsavia 7 novembre): «Io ho l'im

pressione che la quistione ucraina sia più vasta e più profonda di quel che generalmente si

crede, ma ritengo anche che è una questione che si tn.aturerà solo in un avvenire lontano. ed

allora avranno p,iù fortuna a parer mio i programmi totalitari che vorrebbero unire· gli Ucraini di Polonia e di Russia, che non il programma polacco di una Ucraina lim.itata e unita alla Polonia. Io mi permetto di dubitare ad ogni modo che sia da augurarsi per noi la formazione di questo grande Stato Ucraino. E' vero che quel giorno la Russia perderebbe buona partedella sua importanza come Stato Europeo, e non sarebbe più rivolta che verso l'Asia o verso il Baltico; ma è vero pure che l'Ucraina fatalmente diventerebbe l'alleata degli Slavi della Europa Centrale e Meridionale, ed è questo che spiega quanta importanza la Cecoslovacchia dà alla questione ucraina e quanto fortemente vuole mantenere nelle sue mani la Rutenia Subcarpatica che deve essere il principio della saldatura con l'Ucraina.

Io credo che si fanno illusioni in Polonia coloro che pensano di poter avere una Ucraina amica ed alleata: essa sarà fatalmente l'alleata della Germania e degli Slavi del Sud.

Per converso, io credo che a noi conv.enga invece una Polonia forte che possa tenere a bada e la Germania e la Slavia meridionale. E forse hanno veramente ragione quei polacchi i quali sostengono che la Polonia ha nella storia una missione quasi divina di difesa della religione cattolica e della civiltà occidentale: la ebbe per secoli contro i turchi e contro le orde moscovite; sparito quel pericolo essa spari, ma è risorta il giorno che l'Europa ha di nuovo necessitato di un baluardo contro la nuova minaccia che viene dall'Oriente. E come la Polonia ebbe in comune con Venezia la difesa contro il pericolo orientale cosi l'avrà un giorno in comune con l'Italia.

So bene che queste considerazioni sono della poesia, più o meno leggendaria, ma nella poesia leggendaria del passato si può trovare qualche filo che vi conduce a trovare la via dell'avvenire o almeno alla visione di un possibile avvenire •.

GRANDI -" Può anche darsi. Ma questo eventua,Je a·ccordo, non probabitle per ora, ma che non escludo tuttavia, avrà i suoi limiti negli impegni e negli obblighi del Trattato di Locarno. L'Italia è garante delle frontiere franco-tedesche sia nei riguardi della Francia sia della Germania. Non ha nessuna volontà, per il momento, di modificare questa posizione giuridica e politica. Ditemi piuttosto che la diLplomaz,ia tedesca non ~.i deotde, nè si deoiderà per quail•che tempo a mutare le linee fissate da Stresemann, specie dopo il successo dell'evacuazione renana, nell'illusione, infondata a mio avviso, di trarre ancora dei tangibili profitti da questa politica di fornicazione coila democrazia briandistica. Questi profitti che la Germania si ripromette di ottenere dalla Francia dovrebbero essere ottenuti .per metà a spese della Polonia, per metà a nostre spese. Lasciate che H tempo ,J.avor1i, 'che 1a dip1omaZI1a tede1stca abbi1a 1le sue delu:sion,i e la situazione interna del Reich le sue trasformazioni. Poi si vedrà ».

Litvinoff, che durante l'intero colloquio si è dimostrato quasi ansioso di sottolineare i punti di contatto fra 'la politica italiana e quella russa, ed il reciproco interesse di intensificare questa politica comune nel quadro di un grande blocco revisionista europeo, quasi che questo blocco esista già nella realtà anzichè essere per ora, come è, una sempl!ice tendenza generica, appena sbozzata ed ancora imprecisa, entra infine a parlare dello sviluppo dei rapporti italasovietici. Mi ringrazia per le accoglienze fatte alle varie missioni e delegazioni russe attualmente in Italia, mi dichiara la feDma volontà e desiderio del Governo di Mosca di fare importanti acquisti in Italia ed il suo ottimismo sulla possibilità di concretare un vasto piano di operazioni economiche e commerciali per l'interesse reciproco. Mi doiillllnda se è il caso di studiare delle opportune modificazioni, o addirittura una radicale revisione degli accordi commerciali esistenti che stanno per essere denunciati. Gli rispondo che è parimenti nel pensiero del Governo fascista di intensificare tali rapporti. Circa il nuovo Trattato di commereio esso sarà opportunamente studiato dagli organici tecnici dei due Paesi.

Litvinoff mi conferma infine i·l suo desiderio che « qualche cosa si faccia • di forma•le :fra i due Paesi che sanzioni pubblicamente la cordialità delle nostre relazioni. Gli ·rispondo facendo presso a poco le considerazioni esposte all'Amba,scliatore Kursky, cOiil:fleii'Illandog,JJi !Cioè che i.I GoveTno fats'Cista non è alieno dall'idea di concludere un patto di neutralità o non aggressione col Governo di Mosea, ma che r:Uti,eil1e debba attendersi an,coTa un po' prnma di procedeTe alla firma. Nel frattempo i due Governi potrebbero iniziare lo studio concreto dei ·progetti e tenersi in maggiore contatto ·Che non l'abbiano fatto per il passato, pel tramite delle loro Ambasciate a Mosca ed a Roma, onde conoscere i rispettivi punti di vista nei problemi di comune interesse.

Circa il comunicato da dar·si alla stampa sulla nostra conversazione, Litvinoff

desidererebbe affermazione più esplicita circa l'identità delle vedute fra i due

Governi sui problemi della poUtica generale. Egli trova che il pro.getto di comu

nicato che gli sottopongo dice troppo poco e mi prega di accettare alcune mo

dificazioni. Gli rispondo che non mi sembra utile diramare un comunicato in

tal senso, facendogli presente che l'effetto da lui desiderato sarà tanto maggiare quanto meno sarà detto d'ufficiale. Ci troviamo infine d'accordo sul testo che è stato pubb1ioato (1).

Il Commissario del Popolo per gli Affari Esteri dell'Unione Sovietista fa l'impressione di un uomo col:to, pronto ed arguto. Mostra una conoscenza ed una sensibilità notevole dei problemi internazionali non limitata a quelli che mteressano direttamente il suo Paese. Ha l'aria di esse,re bene informato. La sua logica è semplicista, cruda, senza finezze. Fa l'impressione di un uomo politico di una certa statura, dotato di astuzia, a cui mancano tuttavia Ie risorse dell'arte del diplomatico. Personaggio di tal quale interesse neU'insieme.

Prima di congedarsi Litvinoff mi prega di portare i suoi omaggi a'l Capo del Governo.

(l) -Tahir Shtylla, segretario della legazione d'Albania a' Belgrado nel 1925-1929, a partire da data imprecisata ricevette un sussidio mensile dalla legazione italiana a Belgrado. Dal 1930, segretario della legazione d'Albania a Roma, ricevette un sussidio mensile di (2) -T. 2840/821, che non si pubblica. (3) -Cfr. n. 349. Sul viaggio in Italia del gruppo dello Stahlhelm e sull'incidente che provocò cfr. HOEPKE, op. cit., pp. 3.31-335. (4) -L'appunto fu redatto in questa data. Ma il colloquio era avvenuto a Milano il 24 novembre. La versione di Litvinov del colloquio in Dokumenty Vnesnei Politiki SSSR, cit., XIII, n. 425.

(l) Grandi inviò istruzioni in questo senso a Mosca e ad Angora con t. 1106 del 15 dicembre.

(l) -L'incontro era avvenuto la sera del 21 novembre in casa di Pauluc,ci, il quale ne diede notizia a Grandi (t. u. rr. 2789/44/281, Ginevra 22 novembre ore 22,15). Dopo l'incontro, ManoHescu disse a Paulucci che aveva discusso con Litvinov la possibilità di riallacciare le relazioni rwneno-sovietiche. c Manoilescu aveva riportato l'impressione che i russi fossero disposti a regolare le cose purché si fosse dato loro una contropartita di fronte all'opinione pubblica. Ho creduto di comprendere che Manoilescu abbia fatto capire a Litvinoff che la contropartita vantaggiosa per la Russia più che diretta non poteva essere che indiretta. Non so se con questo abbia voluto farmi comprendere che la Romania, ove venisse a risolvere la, sua situazione anormale con la Russia, rallenterebbe suoi legami con la Francia"· (2) -Con t. per corriere 2799/376 del 17 novembre Aloisi segnalava pressioni di Surits e di Russdi bey sul ministro d'Ungheria ad Angora, Tahy, in favore della ripresa di relazioni diplomatiche tra Budapest e Mosca. « Questa simile e doppia azione del signor Suritz e del signor Tewfik sembra significativa dopo le recenti conversazioni di l\1osca, durante le quali il governo russo avrà sollecitato quello turco a facilitare ed appoggiare in ogni modo la ripresa delle relazioni tra la Russia e l'Ungheria.

(l) Sui rapporti con la Polonia, in relazione alla questione del nazionalismo ucraino,

412

IL MINISTRO AD ATENE, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R.RR. 6521/936. Atene, 26 novembre 1930.

Confermo il mio telegramma N. 233 in data di'ieri, 25 Novemlbre (2).

Il Signor Michalacopoulos, non appena gli ebbi accennato al mio personale desiderio di conoscere qualche particolare ,sulle conversazioni di Angora e sui risultati pratici di essi in :relazione ,con quanto egli mi aveva dichiarato prima della par,tenza, volle intratteneTmi in un colloquio protrattosi per un'ora e mezza, nel corso del quale egli ha toccato od esaminato abbastanza ampiamente varii argomenti che qui appresso riassumo:

l) CoUoqui dii Ango,ra -M~chala,copoulios mi ha assi,ourato dJi aver pa!Iilato a Tefik Russdi Bey del coordinamento dei tre patti e di essersi sentito rdspondere che era :preferibile attendere qualche tempo prima di procedere ad esso. Non credette insistere, ma egli crede sempre alla possibilità di tale coordinamento, pur facendo rilevare d1l suo avviso che meglio sarebbe stato, visto l'atteggiamento del Ministro turco durante i colloqui di Ginewa del 192,8 (3), evitaTe che Russdi bey si sottraesse una prima volta all'accordo tripartito firmando con l'Italia sola un patto di amicizia senza la Grecia.

Ad Angora è stata esaminata, anche dettagliatamente, la situazione della Grecia e della Turchia nel Mediterraneo e nei Balcani e sarebbe stato riconosciuto:

a) Una certa priorità dell'Italia nella sua quaHtà di grande Potenza più vicina ai due Paesi e rivierasca senza peraltro escluder,e i particolari interessi che anche altre potenze hanno nel Mediterraneo Orientale.

b) Il disinteresse comune della Grecia e della Turchia innanzi al,l'eventualità di una revisione di que'i trattati che non toccano direttamente le loro frontiere e non m1inaceiano J'integrità dei r:i,speHd:VJi 1::emi,toa:-'i nazdion'a'lii.

c) L'interesse comune della Grecia e della Turchia ad evitare qua·lunque raff.o!Tzamento deLLa Jugos;l.Jav,ia e delil.Ja Bul.Jga,rllia. d) L'interesse comune della Grecia e della Turchia ad evitare complicazioni nel Mediterraneo Orientale che potrebbero turbare la pace.

2) Tva;ttarti di pa;oe -Dopo 'avermi detto quanto .sopra, ;ill. Signor MilichaJ.acopoulos mi ha affermato che considera il progettato accordo a tre come una garanzia per la tranquillità del Mediterraneo e che egli pensa di servire la pace e gli interessi del suo Paese, approvandone l'arttuazione. Mi ha soggiunto testualmente: « Considero altresì come un servigio ·Che il Signor Mussolini rende alla pace, il suo atteggiamento in merito ai trattati che sarebbe stolto considerare eterni, ma su questo punto desidero precisare bene il mio pensiero. La Grecia, se la questione deHa revisione venisse sul tappeto, si disinteresserebbe di qualunque proposta di revisione che non la riguardi direttamente, ma si opporrebbe ad oltranza a che il compenso della T·racia Occidentale assai magro in paragone dei suoi gravi sacrifici in guerra, venisse comunque messo in discussione •.

Ciò detto mi ha espresso il dubbio che ammesso una volta H principio della revisione per una data frontiera, questa revisione possa essere limitata dinnanzi alle pretese del blocco germano-austriaco-ungherese~bulgaro, concorde nel domandare modifiche sostanziali ai trattati e mi ha soggiunto che questo dubbio preoccupa qui molte personalità poHtiche, al punto che una certa agitazione si è manifestata in questi ultimi tempi in taluni ambienti politici greci dove si è messo in relazione il matrimonio di S. A. R. la Prrincipessa Giovanna e ta,luni articoli di giornali italiani pubblicati in quella crcostanza, con la tesi revisionista dell'Italia e queHa della Bulgaria. N Signor Michalacopoulos mi ha detto che considera come un riflesso di questa agitazione taluni di quei commenti greci che gli avevo segnalato come arbitrari e assurrdi, apparsi in qualche giornale sotto la notizia di fonte straniera di un accordo italo-greco-turco-ungheresebulgaro per la revisione dei trattati. Mi ha infine dichiarato che mentre compr>ende --ad esempio -•l1a ilne1~ut1JabiJli!tà delll'Anschluss, non vede peir qua•!e ragione si dovrebbe aprire uno sbocco nel Mediterraneo agli slavi.

Gli ho risposto che l'interesse dimostrato dall'Italia per l'accordo greco

turco il quale si basa sul dspetto dei trattati in vigore fra i due paesi, basta

a smentire talune assurdità che hanno fatto capolino nei giorni scorsi nella

stampa greca e che non sarebbe stato inutile richiamare atlla memoria dei diffi

denti una frase che S. E. Mussolini ha ripetuto anche ultimamente sulla fedeltà

italiana alle amicizie, per far giustizia di certe avventate agitazioni. La Grecia

del resto aveva già avuto la prova ·che quella frase costituisce una linea di

condotta caratteristica dell'Italia Fascista.

3) Politica baJ.can;i;ca -H Stgnor Papanastas1iu, che è com'è noto J~ padre

nobile dell'idea panbalcanica, dopo qualche colloquio avuto col Signor Micha

lacopoulos, avrebbe finito per ammettere -a detta di questi -che uscire dalle

nebulosità idealistiche di un'intesa balcanica e fare qua}che cosa di pratico che

sia meglio della politica di accordi seguita finO'ra dalla Grecia è assai difficile

per delle ragioni che il Ministro degli Esteri ha voluto espormi e che qui

sintetizzo:

a) Non è possibile un'intesa politica simile ad una • entente cordiale • data la diversità degli interessi politici dei cinque paesi per ognuno dei quali esistono questioni vitalissime che non possono invece essere considerate dagli altri così importanti àa giustificare quella solidarietà che un accordo del genere richiederebbe.

b) Non è possibile un'intesa economica a causa della struttura dell'economia dei cinque paesi avente carattere puramente agricolo. c) Non è immawinabile una federazione che presuppone per essere attuabile, stati di fatto completamente differenti da quelli che si notano nei Balcani. d) Non è possibile la cosiddetta • Locarno Balcanica • essendo qualcuno dei presumibiii garanti legato da alleanza miliitare con qualche stato interessato.

Non 11imane dunque, sempre a detta del Signor Michalacopoulos, che i,l sistema adottato dalla Grecia di stringere patti bilaterali di amicizia e di arbitra·to con tutti i paesi, ed anche questo 'presenta delle diffico<ltà, perchè per stringere patti simili bisogna che gli Stati balcanici riconoscano tutti le proprie frontiere attuaH come definitive e rinuncino ad ogni rivendicazione territoriale.

lil S1wnor Papan~astarsiu, aW'ebbe assiJcucr"~ato alt Signro~r Mtchrala~opoUilos ohe i delegati bulgari alla la Conferenza Balcanica avevano dichiarato che molta gente in Bulgaria è pronta con loro a rinunciare per amore della pace, a delle rivenrd/ircrazdonri ·e ,che ~egl!i Bapranra,srtas1u, credeva buono lill. ststema dei :patti biil.raterali, ma non come fine a se stesso e piuttosto come mezzo per giungere ad un patto a cinque di amicizia e di arbitrato.

Avendogli io fatto rilevare a questo punto che era dunque logico aspettarsi per ,coerenza, un ran,a,Logo attegg.iamenrto de<l Signor Papanastasiu, 111Jed-confirorutJi di un patto a tre per il Meditel'raneo Orienta<le, il Signor Michalarcopoulos mi ha riJ"iposto che mai il PaJPanastasiu si era dkhiarato contro una simile eventualità, • comunque -mi ha ,soggiunto -rio non credo alla realizzazione dei sogni panbalcanici e l'ho detto in varie occasioni in passato, ma non lo ripeto in pubblico e non lo dico ai giornalisti che m'inter·rogano, per non fare d.o e non far fare al mio Paese, 'la parte del guastafeste in un momento di fioriture sentimentali •.

Come V. E. noterà, il Signor Michalacopoulos in questo lungo discorso ha tenuto a mettere in rilievo talune questioni che gli stanno a cuore, prima fra tutte l'atteggiamento italiano dinnanzi alle rivendicazioni bulgare che in questi giorni, a quanto affer·ma la stampa greca, si manifestano abbastanza rumorosamente in tutti i centri abitati del vicino Regno. Per due o tre volte ha tenuto a definire il suo pensiero come quel<lo del Governo, accennandomi a frequent.issime ·conversazioni che egli ha avuto ed ha in proposito col Signor Venizelos.

Di ·questo interessante ~colloquio ho tenuto ad 'informare dettagliatamente

V. E. alla quale, nell'esprimere i miei ringraziamenti per le disposizioni datemi con telegramma per corriere N. 970 (1), tengo a dare assicurazione che nulla tralascerò, nei limiti assegnatimi, per giungere al risultato desiderato. Ritengo

opportuno segnalare il persistente ottimismo del Signor Michalacopoulos e rilevare nello stesso tempo l'atteggiamento da questi segnalatomi del Ministro degli Esteri di Turchia, atteggiamento che mi ha definito ieri, come il giorno precedente la partenza per Angora, sospettoso.

Io non oso, dopo questa rkonferma fattami in maniera così esplicita, del suo desiderio di giungere ad un accordo a tre, sospettare il Signor Micha,lacopoulos di fare il doppio giuoco in una maniera che farebbe torto alla sua intelligenza. Posso ammettere che i'l Signor Venizelos si pr·eoccupi forse più del suo collega di Gabinetto di certe necessità di o~dine economico e finanziario che consigliano alla Grecia molta prudenza nei rapporti con certi Paesi; non escludo nemmeno che egli possa covare qualche riserva -e le parole di Michalacopoulos sulla revisione dei trattati, hanno l'aria di esprimere una di queste -ma mi è difficiJ.e ammettere che eg1i in una questione come queHa della politica della Grecia nel Mediterraneo, si trovi in netto e deciso contra,sto ~col suo Ministro degli Esteri e che ciononostante, questi riconfermi •con tanto ottimismo le p'roprie ·idee in merito.

Con la dovuta cautela cercherò di chiarire questo punto (1).

(l) -Vedilo nel Corriere della Sera del 25 novembre. (2) -T. 2819/233, che non si pubblica. (3) -Cfr. serie VI!, vol. VI, nn. 173, 177, 178, 184, 185, 193, 195, 196, 206, 212.

(l) Cfr. n. 367.

413

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO COL MINISTRO DEGLI ESTERI TURCO, TEWFIK RUSHDI BEY

Roma, 27 novembre 1930 (2).

Riassumo i punti, che possono avere qualche interesse ad essere fissati, del mio colloquio con Tewfik Ruchdi bey in occasione del suo viaggio a Roma.

Tewfik ha tenuto ancora una volta a ma•rcare in una forma esplicita e senza riserve, la rkonoscenza del Go·verno turco per •l'opera svoUa dal>l'Italia durante questi due anni per raggiungere l'accordo greco-turco, testè consacrato dal viaggio di Venizelos ad Angora, dalla firma del Trattato di amicizia e dei Protocolli relativi alla liquidazione delle questioni finanzia,rie e aLlo statu quo navale. Il Ministro turco ha espressamente dichiarato che senza la tenace azione svolta dal Governo fascista ad Ang.ora ed Atene, durante due anni, ·l'accordo grecoturco non avrebbe potuto r.ealizzarsi. SecOllldo Tewfik Ruchdi bey l'intervento tempestivo di Roma ha pe~suaso sia H Governo turco come quello greco che la necessità e l'interesse comune era quello non di vedere riconosciuto iJl rispettivo diritto bensì quello di finire.

Ho naturalmente confermato a Tewfik la soddisfazione del Governo italiano per il raggiungimento di questo accordo che segna un'altra delle tappe

di quell'azione concordata due anni fa nel convegno di Milano. A questo punto ho fatto presente al Ministro turco .che sarebbe va,lsa 'la pena in questa occasione andare oLtre e gettare le basi concrete di quell'accordo tdpart1ito che fu precisamente considerato negli incontri di Milano fra il Capo del Governo italiano ed i Ministri di Turchia e di Grecia. Sapevo che, a dire i:l vero, le difficoltà alla realizzazione integrale del programma non erano venute da parte turca bensì da parte greca, sebbene da parte greca sia stato dichiarato che le difficoltà sono state avanzate dai turchi (vedi recente telegramma del Ministro Bastianini che riferisce un colloquio con Mikalacopoulos) (1). Tewfik ha reagito interrompendomi e dichiarando false e menzognere le asserzioni del M~ìni:stro greco. • Venizelos mi ha detto che non desidera e non può andare oltre pel'ché bia paura dellllia FrtalliClia e deUa Serbia, tS:pede in questo momento m CIU!i ìl Governo greco ha avuto offerte di crediti da Parigi, e ne ha bisogno, •. Domando a Tewfik di spiegarmi ·le prospettive e le intenzioni del Governo turco sempre in relazione al problema di impegnare maggiormente la Grecia ad un'intesa tdpartita del MediteNaneo Qr,ientale. Tewfik molto confusamente, mi prospetta l'opportunità di lavorare per ora ad un'intesa greco-bulgaro-turca. Una volta effettuata questa intesa sarebbe più facile, a suo avviso, persuadere Atene a concludere il Patto Mediterraneo. L'amicizia della Bulgaria serv1rà di contrappeso alla inimicizia di Belgrado. Per il momento egli sarebbe di parere di proporre uno 'scambio di note fra i Governi di Roma, Atene ed Angora contenenti un impegno di reciproca consultazione per gli affari politici del Mediterraneo Orientale. Mi domanda se i:l Governo Italiano accederebbe a questo punto di vista. Sebbene io abbia dei dubbi sulla Tealizzazione di questo programma, almeno nei modi prospettati da Tewfik (da due anni egli dichiara di aveTe il Governo di Sofia a,i suoi OI'dini, mentre all'atto pratico si verifica sempre il contrario) non ho creduto di scoraggiarlo. Gli ho dichiarato anzi che il Governo italiano favorirà, ,come per il passato, questa azione. Tevvfik ha concluso dicendomi che nel suo viaggio di ritorno si soffermerà espressamente a Sofia per fare opera di ·Convincirnento su Liapceff e Buroff.

Abbiamo quindi parlato dell'incontro di Milano con Litvinoff, dei lavori della Commissione preparatoria a Ginevra, della situazione europea in genere, soliti temi senza alcunchè di nuovo e di particolare. Non ho mancato infine di dichiarare a Tewfik Ruchdi bey la soddisfazione del Duce per l'avvenuto scioglimento del partito francesizzante di Fethy bey. Questo provvedimento ha diradato una nube apparsa ultimamente ad oscurare i buoni rapporti fra il regime kemaHsta e il regime fasdsta, oSisia ·fra Italia e Tu~chia (2).

21 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

(l) -Appunto di Grandi: « Rapporto di una ingenuità sorprendente •· (2) -Il colloquio ebbe luogo a Palazzo Chigi. (l) -Non si pubblica. Ma cfr. n. precedente. (2) -Copia del verbale fu inviata da Grandi al Re. Le ambasciate di Londra, Parigi, Berlino e Mosca furono avvertite del colloquio, che aveva avuto un • carattere generale senza un particolare significato politico. (t. 1055 del 3 dicembre). La legazione di Atene fu messa ampiamente al corrente del colloquio (t. per corriere 1057 del 3 dicembre). Sul soggiorno di Rushdi bey a Roma, dal 27 al 29 novembre, cfr. anche quanto riferiva Aloisi con t. per corriere 2956/400 del lO dicembre: • Specialmente soddisfatto si è addimostrato Tewfik bey per l'aiuto avuto da V. E. a Roma per la questione del Debito Pubblico Ottomano e mi ha dichiarato che l'azione del R. Governo per ostacolare il noto passo delle Potenze interessate perforzare la Turchia al pagamento della cedola di novembre, non sarà dimenticato perchè costituisce un'altra importante prova dell'amichevole disinteressamento di Roma in un momento critico nel quale si possono vagliare i veri amici>.
414

lL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, MANZONI, A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, A WASHINGTON, DE MARTINO, A VARSAVIA, MARTIN FRANKLIN, E AL MINISTRO A BUCAREST, PREZIOSI

T. 1028. Roma, 28 novembre 1930, ore 20,30.

Mio colloquio con L.itvinoff 2,4 ,corrente Milano è consistito in uno scambio generico di vedute sulle varie questioni politiche di attualità. Ha avuto specialmente per oggetto matede economiche che interessano traffici italo-russi a cui ~l Governo :!Ja;sci1::.ta illltende dare massimo svilluppo possib]lre diate anche ~e generali difficoltà economiche dell'ora presente. A questo scopo ho preso accordi con Litvinoff pe,r far rivedere dai tecnici trattato di commercio italo-russo. Quanto precede per norma di linguaggio di V. E. con codesti ambienti politici. Da parte mia ho nello stesso senso sommariamente infocmato questo:

Incaricato d'Affari di Francia, Ambasciatore d'Inghilterra, Ambasciatore degli Stati Uniti, Minlistro di Romania, AmbascLator,e di Polonia.

(Solo rper Bucarest) ·aggiungendo che avel!lidomi Li1tV1inoff ne•l cor,so dffila conversazione parlato della necessità per la Russia di continuare a chiedere il plebiseito per la Bessarabia ed accennato all'alleanza polacco-romena rivolta contro l'U.R.S.S. ho cercato di svalutare le sue rpreoccupaz,ioni, incitandolo a migliorare i ,rapporti russo-romeni ed a trovare un utile terreno d'intesa con la Romania (1).

415

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. 2844/828. Berlino, 28 novembre 1930, ore 19,20 (per. ore 24).

Mio ,teleg,mmma 822/282:9 (2). Informaztiomi. attendli!biJii d!a vairie fonìti confermano che parole del Maresciallo Hindenburg contro dimostrazioni politiche Elmetti d'Acciaio a Roma sono state rese di pubblica ragione da Capo Ufficio 2·t~mpa Ministero degli Affari Esteri Zechlin, un Democratico soc1ialista -con dispiacere del Maresciallo, come ha dichiarato a capi della associazione recatisi da lui per lamentare comunicato. Del resto quello che Maresciallo ha criticato

dell'opinione pubblica •.

nella condot:ta degli Elmetti è che uno sconosciuto come Heinke senza alcuna veste si sia permesso concedere distintivo della associazione al Capo del Governo ltlalliano. Lndi~soreZJLone 1detl Capo Ufnoio 1Sita,mpa è una deHe tante manov,re democratiche socialiste per staccare Hindenburg dagli E·lmetti, che come precedenti è fallita. Incidente avrà seguito verosimìlmente nei riguardi del Signor Zechlin. Per noi prima colliSeguenza è quella di avere fissato sempre più chiaramente corrrente italofìla degli Elmetti.

(l) -Cfr. l. 6793 di Manzoni a Grandi, Parigi 30 novembre: c Sono stato alquanto preoccupato, negli scorsi giorni, dei commenti di stampa per la sua intervista col Commissario Sovietico Litvinoff e conseguenti impressioni da essa create. Mi è parso vedere uno slittamento un poco troppo forte sia in alcuni giornali nostri, sia nelle impressioni sparse qui ad uso (2) -Cfr. n. 410.
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APPUNTO DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 28 novembre 1930 (1).

Nella conversazione avuta oggi con l'Ambasciatore d'Inghilterra, questi mi ha chiesto a qua-l punto fossero le nostre conversazioni con la Jugoslavia dopo l'incontro avvenuto a Ginevra, nel settembre scorso, fra V. E. e Marincovdch (2). Ha aggiunto che il MLnistro britannico a Belgrado, Henderson, fa continue insistenze per avere notizie circa le nostre intenzioni, naturalmente nel desiderio che queste siano favorevoli al riavvicinamento ita:lo-jugoslavo (3).

Ho risposto all'Ambasciatore d'Inghilterra nel senso concordato con V. E. e sulle linee delle istruzioni date al R. Ministro a Belgrado i:n base alle decisioni di S. E. il Capo del Governo (4). Che cioè, dopo l'incontro di Ginevra non avevamo avuto prova che l'atmosfera dei rapporti Halo-jugoslavi fosse realmente migliorata; che le recenti manifestazioni di gratitudine alla Francda avevano ferito e preoccupata la nostra opinione pubblica; che si notava una recrudescenza di attività terroristica alle :fu'ontiere, mentre H Governo Jugoslavo nulla aveva fatto per ,spostare su altre fronti gli elementi pericolosi che si aggiravano a cavallo delle frontiere stesse (questione di cui il Ministro a Belgrado era stato recentemente dncaricato dii trattare attivamente per ottenere da parte jugoslava dei provvedimenti di polizia); che la riforma ag,rar.ia in Dalmazia (5), come fatto ,politico di per sé stante, e come 'punto di partenza per la negozdazione di uno spec:li1aLe a~cco,rdo frla noli e ,1a J~os1avia, non e[['1a nemmeno destiÌilllata a :!iac.ilitare le cose; che infine molte altre questioni specifiche, tuttora in sospeso, nchiedevano una trattazione fatta con maggior buon volere dai jugoslavi etc.

Ho aggiunto che le nostre intenzioni non erano affatto di lasciar spegnere la debole fiamma accesasi a Ginevra, ma che speravamo che appunto dana trattazione e dalla soluzione favorevole di taoli questioni sarebbe sorrta un'atmosfera p1ù adatta alla ripresa di conversazioni pol:itiche.

In altri t~ermini ho cercato di menare la cosa per le lunghe, ma non mi è sembrato che Graham fosse molto convinto dei miei ragionamenti.

(l) -La minuta del documento, di pugno di Guariglia, ha la data 24 novembre. (2) -Cfr. n. 241. (3) -Cfr. n. 425. (4) -Per queste istruzioni cfr. p. 610, nota l. (5) -La legge relativa era stata promulgata il 19 ottobre.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI

TELESPR. R.P. 239183/798. Roma, 28 novembre 1930.

Ho ricevuto il rapporto di V. E. in data 10 COI'r. n. 1832 (1), e La ringrazio per le interessanti informazioni fornite.

Approvo pienamente la Sua premura nel coltivare i rapporti col Capo dello Stato bavarese e La prego di continuare in questa 1inea di condotta tenendone opportunamente informato anche il R. Console Generale in Monaco di Baviera (2).

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IL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, AL MINISTRO A VIENNA, AURITI

Roma, 28 novembre 1930.

Il R. Minrstero della Guea:ra concordando con questo nelle osservazioni formulate da codesta R. Legazione in merito al memoriale rimesso dal Ministero degli Affar[ Esteri austriaco circa la necessità di una revisione delle olausole del 'Jìrattato di San Germano relative al reclutamento dell'esercito austriaco, ha impartito oppovtune istru2'!ioni a codesto R. Addetto Mili:tare informandole ai seguenti criteri:

a) Non è questo H momento opportuno per invocare una revisione degli articoli dei Trattati di pace, in quanto non vi ha dubbio circa la presa di posizione, nettamente negativa, che sarebbe assunta dalla Francia e da altri Stati.

b) Nel 1931 dovrà riunirsi la Conferenza generale del dtsarmo. Fin dalle discussioni e dalle votazioni intervenute durante le sedute della Commissione preparatoria, a Ginevra, è evidente il punto di v1sta di alcuni gruppi di Stati. Si può pertanto arguire che, con ogni probabilità, la Conferenza non porterà ad alcun risultato concreto. In tal caso, l'Austria, come gli altri Paesi vinti, si troverà -sulla base della premessa posta aUe clausole militari, navali ed aeree -svincolata da qualsiasi limitazione, ed avrà, in conseguenza, piena libertà d'azione.

c) Nessun impedimento vi sarebbe, da parte nostra, che il Governo austriaco addivenisse, fin d'ora, ad una modificazione del sistema di reclutamento esirsten,te, ~senza ~chiredere àil consenso di 'arl!cuno. Evtidentemen,te, dtiiS:posizioni e vi,pieghi, tendenti a portare un sostanziale mutamento dell'assetto di quelle forze armate, dovrebbero esse'r presi con tutta l'oculatezza necessaria ad evitare l'insorgere di qualsiasi sospetto in proposito.

Quanto precede per opportuna conoscenza di V. S.

(l) -Cfr. n. 365. (2) -Il dncumentn era statn preparato da Guariglia, che Io aveva sottoposto a Grandi con un appunto del 17 novembre. • Rilevo in special modo l'opinione espressa da S. E. Orsini circa la diversità dei sentimenti del Signor Briining e del Signor Curtius. Concordo pienamente negli apprezzamenti del R. Ambasciatore •.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO

TELESPR. R. 239218/867. Roma, 28 novembre 1930.

Telespresso di codesto Ministero n. 49247 del 29 ottobre u.s. (1).

Concordo con V. E. nel ritenere opportuno, come già prospettavo fin dal marzo scorso, che siano possibilmente allacoiati rapporti di traffico nel Mar Rosso con i russi nel senso prospettato dal noto programma Belkin; e che in conseguenza non ·si lascino cadere le rprofferte russe.

V. E. suggerisce di intrattenere della questione il Governo sovietico: allo stato delle cose ritengo per conto mio pr·efedb~le che tale ~ipresa di contatti avvenga localmente fra il S~gnor Bolognesi e gli agenti sovietici nel Mar Rosso. Il Bolognesi potr.ebbe intrattenere nuovamente della cosa il Signor Belkin stesso

o chi lo avesse sostituito nella direzione dell'azione commerciale russa nello Yemen, ricordando le aperture fatteci e dichiarnndosi disposto a trattare per concretare il programma enunciato dal Belkin.

Sarei grato se V. E., ove concordi, volesse impartire conseguenti istruzioni al Governatore deU'El'itrea, e tenermi informato del seguito ad esse dato (2).

Gli americani dal canto loro sembrava volessero concludere grandi affari nello Yemen ed ora pare siasi arrestata questa progettata espansione.

I tedeschi lo stesso, tornano via da Sanaa delusi e disgustati.

In definitiva conclude Sir Stewart, l'Imam finirà per convincersi, se non lo è già, che non gli resta che riavvicinarsi e consolidare i suoi rapporti con le due potenze che hanno interessi vicini e cioè l'Italia e l'Inghilterra. "La politique des échantillons" lascia il tempo che trova ed anche per Io Yemen finirà per diventare un episodio storico. Ed è per questo motivo che il Residente ritiene debba essere bene intensificata la nostra collaborazione.

L'Inghilterra non ha affatto mire politiche commerciali ed economiche nello Yemen. Sir Stewart soggiunse essere ben lieto che siasi demolito quel breve tronco ferroviario da Aden a Lahej -almeno non c'è più motivo a pensare ad una espansione britannica verso il vicino Yemen.

Aden ha per l'Inghilterra un interesse prettamente strategico ed è tappa importantissima per la via delle Indie, è necessario quindi questa posizione non sia minacciata dall'interno. Per questo motivo è necessario assicurarsi un conveniente assetto nel territorio di Protettorato, una frontiera praticamente ben demarcata, ed occorre stabilire buoni rapporti collo Yemen che confina con Aden.

Noi dal nostro lato abbiamo una Colonia vicina, interessi commerciali colla costa araba e quindi necessità di consolidare e sviluppare gli ottimi rapporti coll'Imam come abbiamo già fatto e stiamo facendo.

Ora fra noi e Inghilterra non vi possono essere conflitti d'interessi nello Yemen e quindi torna utile questa nostra collaborazione intesa appunto a consolidare le nostre posizioni e ad evitare che si turbi l'equilibrio ora esistente all'interno •·

(l) -Cfr. n. 334. (2) -Con r. 1120 del 1° dicembre il console in Aden riferiva su una conversazione avuta con quel residente inglese. «Venendo a parlare della posizione dei russi nello Yemen, Sir Stewart mi ha detto essere persuaso che i russi non potranno fermarsi lungamente in un paese lontano dal loro e dove tutto quanto possono fare ·Si riduce a vendere mercanzie in perdita. Da un punto di vista commerciale quindi non è da sperare in una affermazione dei russi nello Yemen. È chiaro che questa loro condotta è parte integrante della propaganda politica che i sovieti fanno un po' da per tutto nel mondo; ma continuando così la delegazione russa nello Yemen finirà per fallire molto prima che possano manifestarsi gli effetti di una propaganda politica. Certamente la presenza di questi propagandisti, sotto veste di commercianti e professionisti, in questo momento non forma un ambiente tanto sereno per le trattative in corso fra lo Yemen ed altre potenze; ma oramai lo stesso· Imam deve cominciare a l'endersi conto che la Russia è troppo lontana dallo Yemen e che i propagandisti russi, servendosi del territorio yemenita per mantenere la lotta contro le altre potenze finiranno un giorno per ritirarsi lasciando lo Yemen inviso a tutti e ciò che più conta inviso a quelle potenze più vicine e che sono le sole che avrebbero tutto l'interesse ad assicurare l'incremento del paese ed a mantenere la stabilità dell'organismo yemenita.
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IL MINISTRO AL CAIRO, CANTALUPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R.RR. 3944;1141. Cairo, 28 novembre 1930.

Alcuni membri del seguito di Sua Altezza Reale il Principe di Udine (l) mi avevano prospettato l'opportunità di un col~loquio con il Maresciallo F·ranchet d'Espéray, gliunto in Ca~ro dal Sudan, di ritorno dall'Ab1ssinia.

Lo stesso Maresciallo aveva espresso il desiderio di incontrarsi con me al Signor Gamard, Mini,stro di Francia, che mi ha invitato ad un the al quale erano presenti solo i maggior.enti deHa colonia francese, e durante il quale ho avuto una lunga cordiale conversazione con il Maresciallo.

F1ranchet d'Espéray ha iniziato il colloquio dicendomi di esser lieto d' • aver ancoDa avuto il tempo di recarsi in Abissinia per assistere all'incOTonazione, perchè se l'incoronazione stessa fosse stata fissata a qualche mese più tardi essa non avrebbe mai più avuto luogo ». Secondo il Marescial:lo 'l'Abissinia sta attraversando uno dei più gDavi momenti della sua storia, poiché l'az;ione del potere centrale, dell'Imperatore, è paralizzata dalla crisi finanziaria.

• Le casse dell'Impero ~sono vuote », ha detto il Maresciallo • e non sarebbe da stupirsi se assistessimo domani aLlo sfacelo di quell'Impero che si regge oggri esclusivamente per l'abiNtà politica, veramente notevolissi.rrna, del Negus. Ma quando al Negus manca il primo strumento del~la sua incessante azione di attrazione centrale, il danaro, quelle che sono, neUa storia dell'Abissinia, le tradizionali e non mai soffocate forze rassiste, avverse all'autorità del Negus, possono .riprendere nuova vitaiità e rivelarsi improvvisamente quali elementi incol!lJsoilamente di:s1Jru1Jtori delilla mal:f1erma rcompagJJne et~opirca.

Il Negus è uomo di eccezionale abilità politica, ma di ben scarso ingegno militare. Uno qualunque dei ras della periferia può, infinitamente meglio del Negus, concepire un piano d'attacco o di difesa, fissa,re i piani di una battaglia. Se domani uno di essi, privato di sussidi o di onori, vorrà manife·stare il suo scontento e prenderà le armi, la via di Addis Abeba gli sarà facilmente aperta.

E si!ccome dil danaro manca... "·

AllJle paro1e di F11anchet d'ErspéDay, chiusesi roon una sotti:ntes.a ma trroppo chiara allusione che vorrebbe anche essere una previsione, non ho risposto che in termini evasivi.

Ho rtuttaVIila ritenuto oprporr>tuno dar notizdJa >a V. E. di queste parole, che non rso >se stano sta~te volurbamente dette, ma rche >comunque sono state dari Marr-esciallo pronun~z1arte rcon rchiJaX"ezzra di vecchio soLdato.

(l) Il principe di Udine si era recato ad Addis Abeba per l'incoronazione di ras Tafar1.

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VERBALE DI UNA RIUNIONE (USM, cart. 32!90/4)

Roma, 28 novembre 1930.

Ha avuto luogo stamane, dalle ore 11 alle ore 14, una riunione al Ministero della Marina per discutere la proposta Craigie.

.Ailllia 11iunilcme hanno pairlteoilparto a.e LL. EE. S'ilr.iiarmd, ~dii, AJC1Jon e Burzagr1i, hl Com.te Rlamed-Bilscila, iJl Oomm. Ghig:i del MJilll~stero deglii Estera., ed il Capit. Borgoni dell'Ufficio Trattati.

Il Ministro della Madna ha dichiarato di essere in massima favorevoil.e a considerare la proposta Craigie, come una base di discussione.

Ha affermato il suo concetto di richtedere per i sommergibili 52.700 tonn., anche se col segnare le cifre, possa apparire in tale classe una differenza di tonnellaggio tra Francia ed Italia. Cosa questa che non potrebbe preocouparci perché avremmo la parità nei sommergibili, con le tre Potenze oceaniche, che nel Trattato di Londra hanno accettato 5·2.700 tonnelLate.

S. E. SiDianni è passato in seguito ad esporre H suo punto di vista suil.la questione delle grandi navi. Questo problema che si presenta oggi alla discussione, è in effetti, quello capitale. La Frnncia vuoLe costruire le grandi navi impiegando le 70.000 tonn., riconosciute darl Trattato di Londra, per poter fronteggiiare 1i ~t~pi • E[1satz • deil.il.a Marrina tedesca.

Essa si propone, secondo quanto è stato scrLtto, di costruire tre navi di circa 23.000 tonn., uti!lizzando le dette 70.000 tonnellate. Ma per poter intraprendere tale costruzione, deve tener d'occhio ciò che farà rl'Italia. Se questa impiegasse le sue 70.000 tonn. nella costruzione di due grandi navi di 35.000 tonn. ciascuna, le costruzioni francesi sarebbero senz'altro svalutate. Di qui, l'interesse vitale francese di raggiungere un accordo con l'Italia, per stabilire il dislocamento unitario delle navi, in cui investire le 70.000 tonnellate.

Posto il problema su queste basi, S. E. Sirianni osserva che all'Italia non conviene costruire delle navi da 23.000 tonn., che sarebbero oggi meno efficienti di quelle inglesi da 35.000 tonn. (« Nelson » e « Rodney ») e che si troverebbero in seguito senz'altro svalutate, quando nel 1936 si procedesse alla costruzione da parte delle tre Potenze oceaniche, di navi nuove del dislocamento massimo. Se l'Italia dovesse considerare la possibilità di una discussione con la Francia per questo problema, essa dovrebbe porre come condizione l'impegno da parte degli Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone, che le grandi navi del futuro, non dovrebbero essere superiori alle 23.000 tonnellate.

S. E. Acton aderisce al parere esposto da S. E. Sirianni, mettendo in rilievo l'inteDesse che n!eilrl:a rd'1scUSSI~Oille del problema aiSS>ume oggi la questruone delle gr:adi n1av.i, e iSIOSit1enie r]Ja ·COllVIeTIIten:lla che la cifra del tonneiJ.ilraggio dJi sommergibiùli sia port:a<ta a 521.700 tonneHate.

S. E. Burzagli dà la sua adesione a quanto precedentemente detto dalle LL. EE'. Sirianni e Acton.

S. E. Grandi condivide i pareri espressi sulla convenienza che il tonnellaggio dei sommergibili sia aumentato a 52.700 e chiede al Comandante Raineri di studiare con il Ministro Rosso ed il Comandante Ruspoli una formula, con la quale possa essere data soddisfazione a tale nostra esigenza, pur non discostandosi dal concetto di vacanza navale.

Passa poi ad esaminare il lato politico della proposta in discussione e mette in rilievo i due punti:

l) 'che agli effetti del riconoscimento del principio della parità un accordo che fosse fondato sulla parità dei programmi di costruzione, invece che sui rimpiazzi, sarebbe vantaggioso politicamente;

2) che dopo l'esperienza dei negoziati di :Jgosto, occorre essere molto abìli nel procedere ad accettazione di proposte, anche solo come base dl discussione, e sotto riserva dell'approvazione del R. Governo.

La Francia cerca con fasi successive di conoscere quanto siamo noi disposti a concedere, per prenderne atto, e passare ad altri tentativi intesi allo stesso scopo. Perciò s'impone politicamente e diplomaticamente un metodo di procedura più agile, che occorre seguire, specie nell'ambito di riserve all'adesione alle proposte preser:.tate.

Alla richiesta della discussione delle grandi navi, va opposto un rifiuto, dichiarando che la questione è stata regolata a Washington ed a Londra. Una eventuale discussione dovrà seguire e non precedere l'accordo sul naviglio leggero.

Bisogna inoltre, richiedere che la proposta Craigie sia presentata dai francesi, o almeno accettata da essi. A Parigi è stata l'« Italia a parlare, oggi tocca alla Francia dire che cosa essa accetta per venire ad un accordo ».

Le LL. EE. Sirianni ed Acton condividono tale idea.

Segue uno scambio di vedute sui vantaggi che la proposta Craigie porta sulle precedenti, in quanto riguarda le cifre di tonnellaggio di nuove costruzioni, limitate a circa 50.000 tonnellate.

Il Comandante Raineri riferisce sulle conversazioni avute a Ginevra con Craigie, in cui quegli gli dichiarò di essere riuscito, dopo tre giorni di vivaci discussioni con i francesi, di ridurre le cifre all'attuale livello. Fa presente che al problema delle grandi navi, di grande importanza senza dubbio, non va dato un peso maggiore di quello che esso ha. Perchè i francesi potrebbero nel.lo stato di incertezza sull'atteggiamento dell'Italia, decidere di costruire navi da 35.000 tonnellate.

Nelle linee gènerali, salvo l'approvazione del Capo del Governo, i risultati della riunione possono così riassumersi:

Accettare come base di discussione la proposta Craigie con quattro riserve: a) cercare possibilmente di far chiamare «eguaglianza di nuove costruzioni », ciò che è presentato come « eguaglianza di tonnellaggio di rimpiazzo »; b) portare da 44 a 52.700 il tonnellaggio dei sommergibili, salvando

possibilmente la dizione «vacanza navale» per tale classe; c) che sia mantenuta la premessa proposta dallo stesso Craigie a salvaguardia del principio della parità;

d) non intraprendere l'esame del problema delle grandi navi, sinchè

non siasi ottenuto un accordo favorevole sul naviglio leggero.

Circa la procedura da seguire, i Delegati a cui sono affidate le trattative,

dovranno agire in modo da far presentare, a titolo di reciprocità, proposte

concrete dall'altra parte. A tal fine:

l) asserire all'inizio che il problema delle grandi navi è già regolato

dai Trattati esistenti;

2) chiedere che quanto è presentato da Craigie venga presentato a nome

dei francesi, o come da essi accettato;

3) nelle trattative fare esplicita riserva sull'accettazione da parte del

GoveTIIlo (1).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI

T. PER CORRIERE U. 1036. Roma, 29 novembre 1930, ore 24.

Il mio colloquio col signor Litvinoff, avvenuto a Milano il 24 novembre corrente, è consistito in uno scambio generico di vedute sulle varie questioni politiche di attualità. Abbiamo però discusso più ampiamente le materie economiche che interessano i traffici italo-russi, a cui il Governo fascista intende dare il massimo sviluppo possibile date anche le generali difficoltà dell'ora presente. A questo scopo abbiamo preso accordi per far rivedere dai tecnici il nostro Trattato di Commercio ed apportarvi le opportune modifiche. Quanto precede per opportuna norma di linguaggio di V. E. con codesti ambienti politici e diplomatici. Ella vorrà adoperarsi pertanto a sgonfiare le eventuali montature e le artificiose interpretazioni che si volessero dare ad un incontro così naturale e normale fra i dirigenti della politica estera di due paesi che da parecchi anni mantengono normali e corretti rapporti fra di loro. Per sua conoscenza aggiungo tuttavia che Litvinoff, parlando dei rapporti itala-tedeschi, ha dovuto riconoscere meco che la Germania non crede in generale alle tendenze che talora si manifestano in Italia verso una politica di riavvicinamento italo-tedesco e pensa ,che esse 'costituiscano una manovra per facilitare un accordo con la Francia. Ho fatto perciò presenti a Litvinoff le reali difficoltà che si oppongono a tale riavvicinamento e che derivano anche dalle persistenti direttive della politica tedesca che ritiene più vantaggioso per la Germania trascurare per il momento il fattore italiano.

(l) Cfr. la l.p. datata Tripoli 11 dicembre, con la quale Badoglio ringraziava Burzagli (o Sirianni) per l'invio del testo della proposta Craigie: • Effettivamente tale proposta rappresenta una soluzione che permette di uscire dal vicolo cieco nel quale ci eravamo insaccati • (USM, cart. 3290/4).

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA

T. PER CORRIERE 1037. Roma, 29 novembre 1930, ore 24.

Il mio colloquio col signor Litvinoff, avvenuto a Milano il 24 novembre corrente, è consistito in uno scambio generico di vedute sulle varie questioni politiche di attualità ed ha specialmente avuto per oggetto le materie economiche che interessano i traffici italo-russi, a cui il Governo fascista intende dare il massimo sviluppo possibile, date anche le generali difficoltà economicJ:le dell'ora presente. A questi concetti V. S. dovrà ispirarsi nelle conversazioni che potrà avere al riguardo in codesti ambienti politici e diplomatici.

Ella vorrà però recarsi dal Conte Bethlen, ed in conformità di quell'amichevole scambio di informazioni che si è stabilito fra di noi, dargli lettura del seguente sunto del mio colloquio con Litvinoff (1).

Litvinoff ha cominciato col parlare delle recenti discussioni di Ginevra pel disarmo, e dopo avere constatato che la Delegazione francese ha perduto molto del prestigio che prima godeva, ha accusato nettamente la Francia di mettere in pericolo la pace europea.

Essendosi venuti a discorrere del progetto della Paneuropa di Briand, il signor Litvinoff mi ha detto che a Mosca i pareri sono divisi circa l'opportunità di un'eventuale partecipazione della Russia, ma che egli personalmente vi sarebbe favorevole.

Il Commissario russo si è particolarmente interessato alle relazioni italabritanniche, il cui buono e normale svolgimento ho tenuto a far risaltare ai suoi occhi, affermando da parte sua che fin quando i laburisti resteranno al potere, i rapporti anglo-russi si manterranno e miglioreranno, ma che la situazione potrebbe cambiare ove i conservatori tornassero al Governo.

Si è parlato anche dei rapporti della Russia con la Romania, con l'Ungheria e con la Polonia.

Il signor Litvinoff ha insistito sulla necessità per la Russia di esigere che si proceda al plebiscito in Bessarabia, e mi ha espresso il suo scetticismo sulla possibilità di migliorare radicalmente i rapporti russo-romeni, anche se si eliminasse in un modo o nell'altro tale questione, accennandomi specialmente all'alleanza polacco-romena rivolta contro la Russia.

Litvinoff ha mostrato di tenere molto di più alla ripresa di buoni rapporti coll'Ungheria, ma su questo punto mi sono tenuto riservato senza dargli speciali incoraggiamenti e limitandomi a far rilevare che la questione potrebbe essere esaminata in prosieguo di tempo ed in momento opportuno.

Parlando dei rapporti itala-tedeschi, per i quali Litvinoff ha marcato uno speciale interesse, egli ha riconosciuto meco che la Germania in generale non orede a1I:la ,sÌJncei'i~à de!Ile tendlenz;e ,che talOI"a 'sti m:aruirfesta!l10 in Ita:liia vetr:so una politica di riavvicinamento itala-tedesco, e pensa che esse costituiscano una manovra per facilitare un accordo con la Francia.

Abbiamo quindi parlato ampiamente dei rapporti economici itala-russi, prendendo accordi per far rivedere dai tecnici il nostro trattato di commercio e apportarvi quelle modifiche più opportune ed atte a intensificare il più possibile i traffici fra i nostri due paesi.

(l) Lo stesso riassunto del colloquio Grandi-Litvinov fu inviato a Aloisi, c per Sua personale conoscenza e perchè Ella ne possa trarre eventuale norma nei suoi contatti con codesto Ambasciatore dell'URSS • (t. per corriere 10.38 pari data, ad Angora).

424

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 3026/1228. Angora, 29 novembre 1930.

Il Segretario del Fascio di Costantinopoli Comm. Marcello Campaner mi ha comunicato d'essere stato avvicinato in questi ultimi tempi dal signor Alessandro de Kouksine, ex Ufficiale dell'armata Imperiale Russa, il quale gli ha esibito documenti emananti dall'Associazione N.O.R.F. fra profughi bianchi russi con sede a Belgrado, documenti che oltre ad investirlo della carica di rappresentante della stessa N.O.R.F. in Turchia lo invitano ad esaminare l'opportunità di prendere contatto a Costantinopoli con le organizzazioni fasciste italiane.

Il signor Kouksine ha presentato anche l'unito curricuLum vitre e chiesto al Comm. Campaner se intendesse prendere accordi di principio con lui per un'intesa di carattere generale.

Il Comm. Campaner si è rivolto a me chiedendomi istruzioni. Gli ho risposto che non ritenevo utile dati i rapporti esistenti tra la Turchia e l'U.R.S.S. ed anche i nostri attuali rapporti con Mosca di dar seguito alle proposte del Kouksine che potrebbero essere fonti d'inconvenienti che abbiamo tutto l'interesse, dato il momento politico attuale, di evitare.

Allego ad ogni modo in originale, per conoscenza di codesto Ministero, copia del curricuLum vitre del Kouksine e delle istruzioni da lui avute dal

N.O.R.F. di Belgrado (1).

Mentre provvedo a far assumere informazioni complementari sul conto del Kouksine sarei grato a V. E. di volermi far conoscere la Sua alta maniera di vedere al riguardo.

(l) Gli allegati non si pubblicano.

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IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. P. Belgrado, 29 novembre 1930.

Le istruzioni datemi da V. E. il 21 novembre corrente (l) erano dirette a mantenere il signor Marinkovich in uno stato di attesa quanto meno fino al gennaio prossimo. Debbo cioè cercare di togliergli l'impressione che i colloqui di Ginevra possano non avere più seguito determinando così il Governo jugoslavo ad abbandonare qualunque idea di intesa con noi facendolo precipitare fino ai capelli nel mare francese.

A tale fine mi servirò dell'impressione destata in Italia e segnatamente sul Capo del Governo e su V. E. dalle manifestazioni per il monumento alla Francia (2), dalle correnti vieppiù ostili contro di noi guidate dalle associazioni nazionaliste non frenate da alcuna remora di Governo, da inviti al boicottaggio di nostre merci, nostre attività ed interessi, dalle manifestazioni dei Consigli Comunali di Sebenico e Lubiana che il Governo jugoslavo non aveva biasimato, non avendo neppure una parola di rammarico verso di noi, per la continuata attività terroristica che trova appoggi palesi ed occulti in autorità e funzionari civili e militari senza alcun provvedimento, neanche quello promesso a V. E. circa il Console jugoslavo a Trieste (3) etc. etc. Condotto il colloquio su questo terreno suggerirò a Marinkovich che l'allontanamento dalla Slovenia di quanti vi trovano facile rifugio ed aureola di martirio dopo avere commesso reati nel nostro territorio, potrebbe produrre la migliore impressione e determinare quella più atta atmosfera per il futuro colloquio di Ginevra che V. E. vuole avere con Marinkovich prima che le conversazioni continuino eventualmente attraverso il tramite mio e di Rakic. Ag,giungerò a Marinkovich che anche l'allontanamento di antifascisti dalla zona di confine suonerebbe simpaticamente.

Nel pomeriggio dello stesso giorno S. E. Guariglia conforme incarico avu

tone da V. E. che nel frattempo aveva riveduto S. E. il Capo del Governo mi

disse che potevo accentuare il tono degli incoraggiamenti a Marinkovich per

la speranza delle conversazioni, ed invitarlo a farci eventuali proposte per una

più stretta intesa economica, proposte che ero autorizzato a trasmettere a V. E.

che le avrebbe esaminate con ogni possibile interessamento.

Arrivato il 25 corrente a Belgrado non ho chiesto subito di vedere Ma

rinkovich sia per non dare l'impressione di eccessiva fretta, sia perchè volevo

anzitutto avere ogni più precisa impressione di ambiente dopo oltre un mese

di assenza. Chiesto ieri di essere ricevuto dal Ministro degli Affari Esteri ho

ottenuto un appuntamento per martedì 2 dicembre p.v.

Ripeterò subito in dettaglio il discorso che gli avrò tenuto, quanto egli mi

risponderà, le impressioni che ne riceverò.

Intanto mi occorre riferire a V. E. altri colloqui, notizie, impressioni di questi ultimi giorni.

Cinque o sei giorni prima del mio arrivo il Cav. Cosmelli fu intrattenuto dal s1gnor A vakumovich, Segretario al Ministero degli Affari Esteri, e la cui sincerità di espressione, anche quando un poco pungente ed amara, è tuttavia utile elemento di giudizio. Egli è del resto di frequente autorizzato portavoce.

Il signor Avakumovich disse al Cav. Cosmelli che sebbene tutti tuttora fermamente persuasi dell'interesse sommo che avrebbe per il loro Paese una intesa con l'Italia, nei signori Marinkovich, Jeftic e Fotic si era andata formando in questi ultimi tempi la sensazione che purtroppo l'atmosfera non fosse almeno momentaneamente proficua per una continuazione utile della conversazione iniziata a settembre, ·che il signor Marinkovich si riprometteva ma un po' sfiduciato, di riparlare con V. E. forse in gennaio a Ginevra, nella speranza che nel frattempo la situazione generale si rasserenasse.

Marinkovich ed il Re Alessandro avevano dolorosamente constatato come l'atteggiamento della stampa italiana non avesse cessato un momento dalla sua aperta ostilità verso la Jugoslavia. In sei mesi di attento esame della nostra stampa solo in due o tre casi erano state rintracciate nei nostri giornali notizie che •potessero essere interpretate come non ostili alla Jugoslavia. La propaganda dalmata ed antijugoslava era continuata e non si poteva dubitare che non solo fosse tollerata, ma appoggiata dal Governo.

Il signor Avakumovich ha a questo punto chiesto se non sarebbe stato possibile far apparire in una rivista o giornale, qualche articolo ispirato che suonasse .se non una sconfessione, non un incoraggiamento della propaganda pro-Dalmazia e di quella antijugoslava in genere. Dinanzi a risposte assai generiche, per non dire evasive del Cav. Cosmelli, il signor Avakumovich ha detto che qui ci si rendeva conto della posizione delicatissima del Governo italiano dinanzi alla propria opinione pubblica, che d'altra parte il Governo jugoslavo malgrado la dittatura si trovava in posizione assai simile, che tale situazione però non faceva che dar ragione e rafforzare le correnti filofrancesi, che era l'Italia a gettare questo Paese sempre più nella sfera francese per necessità di difesa e senso di esser minacciato su tutti i confini.

Nel faJI'Ie poi thl. tsolirto gioco dii vi.siite wa d, ooli1eghli, mli •SOlliO IJ.rmgamentte intrattenuto con Henderson che era alla vigilia di partire per l'Inghilterra. L'ho trovato preoccupato ed inquieto, quasi sfiduciato. Due le ragioni: l") andamento delle trattative per il prestito per le quali riferisco contemporaneamente a parte. Evidentemente vi ha la sua parte l'amor proprio britannico turbato dalla superiorità della fina!lza francese; 2") la nessuna conclusione delle conversazioni itala-jugoslave.

Alcuni giorni prima del mio arrivo (ed il giorno può coincidere con quello del colloquio di Avakumovich con Cosmelli) Marinkovich lo aveva intrattenuto delle conversazioni con V. E. Pochi momenti prima di vedermi Henderson era stato dal Re in visita di congedo. Le sue impressioni erano pessimiste. Re e Marinkovich erano molto turbati perchè V. E. non aveva ricevuto Rakic.

Non riuscivano a rendersi conto della ragione. V. E. non poteva vedere per pochi minuti Rtakk? Ea:-1a forse dii poco momento questo, Ma'l'irnkov!Lch aveva detto? Da questo fatto erano entrambi condotti a supporre che le conversazioni non avrebbero avuto alcun seguito ed erano pressochè pentiti di essersi aperti con V. E. in modo quasi pericoloso. Perciò si era formata in loro e nel Governo jugoslavo una inquietudine che confinava con la paura. Si vedevano comp1ott1i e ICOU"'lgliure a1r1tijugosilave dappertutto, rti"~omin1C1iavatno li timori di una aggressione italiana. Egli temeva che da questa situazione di insieme e per le pressioni francesi che poi trovano qui correnti favorevolissime, e molte persone interessate in vario modo a favorirle, la Jugoslavia persuadendosi ancora una volta e definitivamente che nulla era da fare con noi, che l'unica sua difesa e salvezza stava a Parigi, si decidesse improvvisamente ad un nuovo ultei1iore passo ne1i ISUO<i !legami •con .1a Franc:1a, pa~sso ·che avrebbe segn;a•to il'd,n:izio di un periodo pieno di oscure incognite e di pericoli. Quanto era avvenuto poche settimane prima per il prestito era sintomo per lui estremamente grave e significativo.

Era poi accaduto che del colloquio con Marinkovich, Henderson aveva mandato a Londra un riassunto telegrafico, che era stato ripetuto a Graham, questi ne aveva intrattenuto Rakic. E Rakic aveva qui telegrafato esprimendo l'avviso che, dal momento che le conversazioni erano conosciute dall'Inghilterra, tanto valeva informarne anche la Francia. Al che Marinkovich aveva subito replicato che la Francia doveva assolutamente ignorare ogni cosa. Ma l'orgasmo di Marinkovich (la cui posizione potrebbe divenire in tal caso insostenibile) era stato tale che Henderson aveva scritto privatamente a Vansittart per chiedergli che in avvenire nulla fosse fatto conoscere a Graham di tale argomento, ed in ogni caso solo a titolo strettamente personale.

Altri colloqui, notizie, informazioni fiduciarie, atteggiamenti della stampa, impressioni, confermano poi concordemente come un forte nervosismo regni nel Ministero degli Affari Esteri, nel Governo, nei circoli dirigenti, determinato dagli ultimi avvenimenti politici. Già segnalai a suo tempo le impressioni causate dalle elezioni tedesche e dalla situazione interna austriaca; il Cav. Cosmelli ha rilevato durante la mia assenza l'inquietudine determinata dal patto greco-turco, dal viaggio di Bethlen ad Angora contemporaneamente a quello di Venizelos. Altri fatti si sono verificati di poi non certo atti alla calma: viaggio di Bethlen a Berlino, incontro di V. E. con Litvinoff. Fantasie, calunnie, malevolenze, sospetti, sulla falsariga dei francesi, sono i toni prevalenti nei commenti di stampa, e tutto gira attorno ad un solo polo: accerchiamento della Jugoslavia, minaccia alla Jugoslavia, mentre un supposto blocco revisionista (con a capo l'Italia) è precisato come già diplomaticamente in cammino per una non lontana esecuzione.

Conviene rilevare poi in primissimo luogo gli accelerati preparativi militari che si avvertono ormai da ogni parte. L'arrivo delle nuove artiglierie cecoslovacche è di questi giorni, e di questi giorni sono spostamenti e provvedimenti che possono essere annoverati fra quelli che si prendono all'approssimarsi di una crisi bellica. Notizie generiche ma concordi sono giunte ai nostri addetti militari, a me da fonte fiduciaria ed ai nostri consolati. Solo punto che pare meno impreciso è che l'avviamento di artiglierie, di munizioni e le altre

misure militari rigual'dano piuttosto il sud della Jugoslavia ai confini albanesi, greci, bulgari. Richiamo a tale riguardo l'attenzione di V. E. sulle singolari dichiarazioni fatte dal Ministro di Jugoslavia a Tirana a Re Zogu (telegramma posta di V. E. del 18 corrente n. 237806/1190) (1).

La francofilia jugoslava è formidabilmente appoggiata ad una corrente di simpatia continuamente alimentata di retorici rifiuti, ad una propaganda cultural1e 'che non J;a,so]a obllliJato quailisilasi più pklcolo ,centro jugosl,av.o, ad un pullulare di monumenti francesi da Bitolj a Lubiana per conchiudere con quello ultimo di Belgrado. In pari tempo la pressione finanziaria non ha mai cessato valendosi prima della urgente necessità di regolare le vecchie posizioni di anteguerra per chiarire il bilancio jugoslavo, ed ora per rimediare alla crisi economica. Contemporaneamente la penetrazione del capitale francese lega sempre più interessi ed uomini a sè (dalla Sufid alla concessione di Battignolle [v. mio rapporto n. 5259/2007 del 13 ottobre u.s.]) sicchè la posizione della Francia diviene di più in più importante.

La propaganda francofila ed anche l'azione delle associazioni e della stampa quanto meno non contrariata dal Governo, si è inoltre valsa dei fatti che vanno dall'esecuzione di Gortan alla collisione « Morosini », alla fucilazione di Basovizza per eccitare gli spiriti contro di noi al massimo grado, ottenere almeno su questa base negativa una unità in Jugoslavia. Nè si può negare non vi siano riusciti.

È perciò tanto più sintomatico che le dichiarazioni più importanti di Ma

l'ilnkoV11ch (2) ISiilallllo star!Je :liatte a V. E. poch!i ~iorru dopo i!Ja fucilliaZiione dii Basovizza, quando la posizione francese era in aumento, e si sapevano le manifestazioni francofile che si sarebbero svolte dopo poco. Tali dichiarazioni sono tali da rappresentare, a mio avviso subordinato, punto di partenza di accordi eventuali futuri molto migliori di quelli realizzati col patto di amicizia del 1924. Infatti Marinkovich ha parlato dj voler fare dell'amicizia con l'Italia la base della politica jugoslava, ha in sostanza mostrato di accettare il fatto compiuto in Albania e (con me almeno) qualsiasi sviluppo futuro della nostra attuale situazione semprechè esso non implichi alcuna minaccia o pericolo per la Jugoslavia sia come nostra base militare sia come strumento di agitazione irredentista fra le centinaia di albanesi della Macedonia. Egli non ha escluso la revisione dei confini (« purchè non siano i nostri » ha detto Marinkovich, ed allora quali? i cecoslovacchi, i rumeni, i polacchi?), e per tutte le altre questioni passate in rapida rivista, non ha chiesto nessun impegno preventivo, ma unicamente impegno di consultazione reciproca con libertà di qualsiasi decisione, la quale peraltro, se comune, potrebbe, secondo lui, portare maggiori vantagg!i. Soro per :La quesNone absburglì,ca Ma,r,inkovich ha mostrato mette~re un punto fermo e non modificabile. Ma anche per questa questione, eventuale svolgimento futuro di avvenimenti potrebbe far mutare l'attuale pensiero.

È bensi vero che non ha escluso la contemporanea amicizia con la Francia, che la Jugoslavia non può rinnegare, ma è anche vero che come non sarebbe possibile chiedere oggi di più, è anche logico supporre che un progressivo

sempre maggiore distacco della Jugoslavia dalla Francia non può che essere frutto dello sviluppo della nuova situazione, in grandissima parte nelle nostre mani.

Poichè questo 'era iil pensiero dJ Ma['lilnkovdlch aililli 9 settembre, come si spilega i1l sin,gOilaiDe nervosrurmo dominaitl!te oggi QIUie:sto ambienibe, l!lleQ"VostiSI!llo che molto si avvicina alla paura? Come è possibile che il Governo stesso non si periti dall'esprimere al Ministro dell'Inghilterra timori di nostra aggressione (come già un anno 'addietro) (l) e ,si aoce,Jiell"dtno d p!r1eparativi mmtarti in tutiba la Jugoslavia?

Vi è in tutto ciò un ampio ed oscuro disegno che parte da Parigi (vedi la manovra finanziaria per il prestito) e che spinge la Jugoslavia a farsi prossimamente provocatrice dell'Italia? Questa è l'ipotesi più azzardata, ma non deve del tutto essere messa in disparte.

L'altra ipotesi che discende dai colloqui avuti da Henderson con Marinkovich, con Re Alessandro e da alcune parole di Avakumovich a Cosmelli e dalle altre notizie ed impressioni è che il silenzio -da noi tenuto dopo il 9 1settembre in mppolrlo ag1!i ulthlmi avvenimenrtli. po1itkti -sia stato qui coosiderato come scarsa intenzione italiana di giungere alla conclusione sperata da Belgrado, mentre elementi interessati agitano lo spettro dell'aggressione italiana dalla quale occorre difendersi.

In ogni modo il fatto odierno è che il Governo dittatoriale è prossimo ad un singolare sentimento che può avere o l'una o l'altra di queste conseguenze: o indurre la Jugoslavia a farci condizioni ancora migliori per un accordo, o se questo manchi definitivamente, a cercare irrimediabilmente nella Francia quella sola ancora di salvezza che le si presenta.

Se questo che riferisco ed espongo incontri l'alta approvazione di V. E. mi pare subordinatamente, Signor Ministro, che sia il momento decisivo del grosso giuoco. Non sta a me, nè del resto lo potrei per la mancanza di tutti gli elementi, esaminare tutte le conseguenze del nostro definitivo incamminarci per questa nuova via. Ma pare a me da qui che esso, esigendo adattamenti e revisioni delle direttive politiche seguite dall'Italia in altri scacchieri po1ititci e ,negH Sta1Ji CQ1!1fii111aillti, ~ne pvesen1Ji nno solo di dift'ìtcti1e ed è il.'adJa,ttamento ai nostri rapporti con l'Ungheria. Ma anche per questo formule ed accorgimenti non sembrano impossibili.

Più gravi appaiono del resto le conseguenze per la Jugoslavia e non solo nei riguardi deila Francia che si vedrebbe sfuggire di mano questa sua fin qui sicura pedina antitaliana, ma soprattutto della Piccola Intesa dove Rumenia e Cecoslovacchia non potrebbero non domandarsi quali parole sarebbero state pronunziate fra uno Stato revisionista come l'Italia ed uno non revisionista come la Jugoslavia.

In ogni caso non so vedere che vi sia per noi da perdere dalla prosecu,zione di tali trattative (anche se falliscano) molto invece per la Jugoslavia.

E ne è riprova l'orgasmo di Marinkovich, prima per le frasi falsamente attribuite al nostro Ministro a Praga (l), ed ora per il telegramma di Rakic.

Ecco perchè per ogni eventualità ho creduto urgente segnalare a V. E. l'opportunità di ricevere Rakic, per ottenere almeno quel lieve effetto tattico che permetta di tenere accese le speranze fino al gennaio p.v.

(l) -Furono date verbalmente a Galli, che si trovava a Roma. (2) -Inaugurato a Belgrado 1'11 novembre. (3) -Cfr. n. 241. (l) -Cfr. n. 381. (2) -Cfr. n. 241.

(l) Cfr. serie VII, vol. VIII, n. 451.

426

IL MINISTRO A SOFIA, PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA RR. 3047/1070. Sofia, 29 novembre 1930.

Questo Ministro d'Inghilterra, Waterlow, mi ha dato confidenzialmente lettura -quasi per intero -di un rapporto diretto il 20 corrente dal suo colleg:a di Be~ado, Hendenson, al Fo!'ei.gn Office.

Waterlow mi ha raccomandato la più grande discrezione su questa sua lettu1·a del cr.-apporto Hendooson. Hende11son ha conferito il 19 novembre ·con Marinkovitch, e la lunga ,conversazione si è svolta unicamente sui rapporti itala-jugoslavi.

Marinkovitch ha dichiarato al rappresentante britannico che durante i colloqui da lui avuti a Ginevra con S. E. l'on. Grandi, questi lo aveva assicurato che le conversazioni sarebbero state continuate a Roma col Ministro jugoslavo Rakitch. Rakitch invece ha cercato invano più volte di essere ricevuto da S. E. Grandi. Egli ha potuto soltanto parlare, due volte, col signor Guariglia, il quale ha dichiarato al Rakitch che l'on. Grandi non poteva riceverlo, non avendo ancora avuto l'opportunità di consultare in proposito l'on. Mussolini.

Di ciò Marinkovitch si è mostrato offeso, ed ha visto in ciò una prova che le affermate intenzioni dell'Italia di voler chiarire la situazione italajugoslava non corrispondono a verità.

Marinkovitch ha soggiunto constargli da fonte sicura che Re Boris ha firmato con l'Italia un patto segreto di alleanza militare. Tale patto, tenuto nascosto a Buroff, -concluso probabilmente d'accordo con Liapceff, è stato i.mposto a Re Boris come condizione per le nozze reali: ciò che ha vinto la riluttanza del Re, il quale non era favorevole alla stipulazione di detto accordo.

Hende'r1son ha 'avuto [,a netta impre!SSI~one 10he i Serbi s.i,ano iln p~Dedia a un vero panico (sic) nei riguardi dell'Italia. Il Ministro inglese aggiunge la sua sorpresa per aver constatato -per la prima volta -che Marinkovitch, -il quale sino adesso si era mostrato l'elemento più calmo e più sereno nel

giudicare i rapporti tra Roma e Belgrado, -condivide ora interamente il pessimismo e le apprensioni del Presidente del Consiglio e dell'elemento militare dominante.

Henderson continua il suo commento cr.-ipetendo il 1suo 1stupore per questo senso di pan.i.1oo diffusosi ~tra • ques1ta geiJJte v;aiLmosa e fm<te •, e spilega dò con l'incertezza ed i dubbi detemninati dall' • enigunatka .politka di Mussolini •.

Dopo alkuni passaggli ,che Watel'low, [,egwendo, ha 'sa:1tato, -HendelriSon conclude confermando il parere da lui già altre volte espresso che la « pace in queste regioni d'Europa non sarà sicura » sinchè durino allo stato attuale le rela~ioni ·tra J'I;ta,1ila e Jia Jugos1avr1a.

(l) Per le presunte dichiarazioni di Pedrazzi cfr. n. 307. Grandi aveva chiesto informazioni allo stesso Pedrazzi (Lp. rr. 4673 del 23 ottobre) che rispose smentendo le dichiarazioni attribuitegli (r. r.p. 1818/925, Praga 31 ottobre). Ma prima ancora di scrivere a Pedrazzi, Grandi aveva telegrafato a Galli, definendo « cervellotiche • le dichiarazioni attribuite a Pedrazzi, dal momento che questi « ignora assolutamente quanto possa concernere nostri rapporti con Belgrado • (t. (p.r.) 10828/166 del 20 ottobre). Successivamente Grandi trasmise a Galli copia del rapporto Pedrazzi del 31 ottobre sopra cit.

427

IL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. 2838/1301. Timna, 29 novembre 1930.

Allo stato attuale delle trattative riferirò brevemente sui punti principali delle medesime e cioè:

l) Entità e distribuzione del danaro;

2) Parte formale;

3) Contropartite.

Debbo anzitutto dichiarare che se la parte riguardante le contropartite, le modalità diplomatiche, l'utilizzazione del denaro, i vantaggi politici e morali insomma, dell'affare che sto trattando, mi sembra bene impostata e delineata, non posso 1aneora presenta~re a V. E. una oi,:fira definiUva, come mia l[)['oposoo per l'entità dell'apporto. E .aiò avviene pm·ché, p1resso l1a gerrJJte sEmis1ata, è ilo studilio del fabbiJsogno che determina 1a ·aiwa del pvovvediJmento filllmzliavio, mentre J,l Re, dJnvece, palflte dal1a .aifra tonda 1che a lui è pair!Sa op,pmtuna -l 0 mil1iqn;i di :ilmnchi C!l10 -per dete.rmdlnia're di ili [[ fubbisog1110.

Quindi, dopo aver faticato giorni e giorni per persuadere i Ministri che la logica voleva il cammino diverso, dopo averli incamminati ed aver escogitate economie che, riducendo il deficit previsto pel 1931-32 riducevano d'altrettanto il nostro apporto, mi son visto nella impossibilità di vincere l'ostinata resistenza del Re; che non vuole ragionare a base di aritmetica, ma sfuggendo con obiezioni, chiacchiere, divagazioni e calcoli errati, alla stretta delle cifre, ritorna invariabilmente sulle stesse posizioni.

Avevo distinto accuratamente il nostro apporto in due parti: uno, destinato a colmare il deficit, dirò così «cronico» del bilancio; l'altro a rinsanguare i più fattivi capitoli del bilancio stesso. Fissate le spese dette dagli albanesi «indispensabili» nella cifra di Franchi oro 31.500.000, e le entrate, per ora non normalmente aumentabili, in franchi oro 28.000.000, ne veniva il disavanzo «cronico» di 3.500.000 franchi oro. Risultando d'altra parte per il rinsanguamento del bilancio, necessaria una cifra di 6,5 milioni, ho cercato di prospettacr.-e •ai M1n.ilstni ;tutte le possibiLi IJ.'Ii,du.z]onli del defiailt a mezro di economie, e li ho tratti finalmente a convenire su una economia di 1,5 milioni al minimo, conseguibile nel 1931; e ne ho subito tirato le conseguenze logiche, che l'apporto complessivo che intendevo di prospettare a V. E. ·Come richiesta albanese, doveva essere diminuito per lo meno di tale cifra, riducendosi al massimo ad 8,5 milioni.

Credevo così di aver concluso e di riferire in tal senso, ma il Re, fisso sulla cifra di 10 milioni, si è rifiutato di aderire. Secondo lui noi dobbiamo dare ti dileoi mhli~oni run balse al IOa1colo del deiiCJit budge.ta.!1~0 attuai1e di 3,15 milioni, mentre le economie di 1,5 milioni propugnate dalla Legazione -ed a cui, del resto, il Re non crede -andrebbero, se potute realizzare, a tutto vantaggio del bilancio. In altre parole io avevo accettato di trasmettere a Roma le seguenti cifre:

l) 2 milioni di franchi oro per colmare il defidt del budget;

2) 3 milioni di franchi oro per il Ministero dell'Economia Nazionale; tutti concentrati, salvo qualche eventuale piccolo storno, nel capitolo agricoltura;

3) 2 milioni di franchi oro per il Ministero dei LL.PP., tutti al capitolo strade;

4) l milione di franchi oro per la Pubblica Istruzione;

5) 500.000 franchi oro per altri eventuali piccoli contributi da destinarsi. Principale tra questi considero un contributo al Ministero dell'Interno per la riorganizzazione della Polizia, a cui presiederebbe un nostro funzionario di P. S. È una posizione ·che conviene assicural'ci e di cui ho già la promessa.

Il Re esige invece che io facda noto a V. E. le sue cifre che coincidono con 110 'schema dii •cui sopl'a; ;soltanto ~che all ,punto l) v:iJene assegnato, pe:r co1mare ,iJl defidt, :iimrnchi oro 3,5 miiliionli, s~ochè avvera[}Jdoìsi: ile ec'Oìnornri1e da noi prospettate, il residuo dovrebbe essere distribuito ad aumentare gli altri capitoli, fino a concorrenza di 10 milioni complessivi.

Naturalmente il Re non ha potuto esimersi dall'aderire in massima al concetto che le economie, come pure le maggiori entrate eventuali, debbano conco,rr·ell'e a d<Lminuir11e d'a1Ltlrettanto l1a oirlirra deil nostro apporto; ma cwca dii sott11W'si ,arll'limmediira,ta ·applJiloaztilone dii tallie ·CIO[}Jcetto, escludendo di fur1o linte!l"veniTe nehl',accel11Jamenrto deùlla somma rd'~niz1Lo, i(Jh'egll:i vuoiLe malll!tenel1e SIUii dieci miiliioni.

Semprechè V. E. possa disporre realmente della somma di franchi oro 10.000.000, prospettata a Roma da Gemil Dino e da Pariani, io sarei d'avviso dii non ,i!IJJsi,stecr'e più d11Jre ,in questa battagl1ta dii 'Cii!lil1e, e senza parlta~r olrbre, liiil questo momento, di economie speoifii(Ja,te, di 1lJimirtJa~si ad a'ocettare che il nostro con1mtbuto si·a fissato 1in iil'arnchi oro 10.000.000 •Oo11e modaJLità di CUJi dtrò più avanti, ma mettendo bene in ch1La11o (come del rrelsto liil Re ha accettarf:o) nelila formul1a deglii aocol1dii, hl pl1ill1Ciipio de1l1l'e prr-ogTe:ssive de:duZiionli d.n ll"lapp0l1to e.ne economiÌ!e o a111e mag:g1ol"i enrt'l"ate di bil1anoj:o. Spette["à p101i ali nos1mi org:anl1zzatorti.consigl,iefi, a norma de1l1le dlicr'ettive nostl"e, dii vedere ill modo di anrt~oilpa["e, pe[" quanto possibile, tali criteri, anche nel volgere del 1931.

Rimane il bilancio in corso, che corre al disastro. Occorreranno integralmente 3 1/2 milioni di franchi per ottenere un quasi pareggio. Sto studiando

col comm. Meri1i!no; pecr-resempio, ded1oaal!dorlii i!n massixna parte a pagrarre g1i arretrati cronici di stipendi agli impiegati, gendarmeria, ecc. ponendo, beninteso, nella dovuta lliuce !la causa di nna rsì graJCliilta quauto !inrattersa SO!I1p1I"esa. Di questa somma occorrerebbe disporre prima del marzo 1931.

In conclusione, il bilancio albanese dal 1931-32, salirebbe a circa 40 milioni di franchi. Mediante un artificio di bilancio, d'accordo con Pariani, si caricherebbero le spese per la gendarmeria (che viceversa viene a fondersi quasi colil'esercirbo) a[ Mrm~stero delil'Iilllterno e queÙJl!o dei battagJ:d.oni di c:onfine, al Ministero delle Finanze, dimodochè le spese militari albanesi sarebbero ridotte apparentemente a 9 milioni di franchi cioè un quarto del budget. Chi potrà più sostenere che l'Italia perseguisce in Albania una politica puramente militare, e che questo paese si rovina con armamenti inadeguati alle entrate? Forse gli Stati minori dell'altra costellazione politica, che presentano percentuali molto superiori?

Parte formale. Premetto che finora il Re ha accettato in massima quanto, sempre rcome m~a '.idea :peirlsonJaile, g.Li ho p!'Oposto. Anzi, mi ha l'ipetutamenrte espresso la sua indifferenza al riguardo, disposizione su cui conto però poco per la stretta finale. Ho però scartato a priori due ipotesi, che mi furono presentate a diverse riprese da lui e dai suoi:

l) in nessun caso, l'apporto italiano doveva esser messo in relazione diretta colle spese militari albanesi. Bisogna sapere che la prima proposta di Gemi! Dino -cioè che l'Italia si assumesse le spese dell'esercito -è stata ripresa in questi giorni; nel senso che l'apporto italiano avrebbe dovuto essel'e pubbilitaamenrte motiwto dal fatrto che, prer IL ~reqjuisiltli; die'lil!AMe.anza, l'Albania sopportava spese militari eccessive per i suoi mezzi. Ho sempre ribattuto che, a mio modo di vedere, il Governo italiano non avrebbe mai ammesso una formula così imprudente e, in gran parte, inesatta; e che all'Albania stessa non so quanto sarebbe convenuto di passare ufficialmente per una mercenaria assoldata dall'Italia a scopi bellici. L'apporto dell'Italia doveva figll!I1arre drnvecre tutto d:tretto ad bisog.lli d:VIlli del Paese; esser questa !l!a formula più opportuna per noi e per loro.

2) ln nessun raaso d[ R. Governo aV!rebbe ammesso che hl. denaro pervenisse per vie di sotterfugi, con operazione di banche, apertura con ordine di conti correnti ecc., senza ·Che l'opinione pubblica non foss.e messa in grado di conoscere bene dJ vail:OII"e eaoe~i:ona1e del nostro contJ."IibUJto. Quando era pe;rvenuto a Roma l'appello del Re, il primo pensiero del cuore .generoso ed amico del Duce non era stato di collocare danaro a frutto; ma soltanto di dare, contentandosi che il popolo albanese conoscesse, in via uffieiale il dono, che, pel bene dell'Albania, qualche nostro perito assistesse, con sufficienti poteri, aJ buon ·tmpirego del daill!a!I10 lirba1~aal!O, e rche avressimo iLe neoos1sade ga~ran~ie che il danaro stesso contribuisse a favorire i vincoli culturali ed economici italo-albanesi.

Ciò premesso, sottopongo a V. E. il seguente schema, a cui, finora, sem

bra che non vi sarebbero qui obiezioni insormontabili.

l) Uno scamb~o di .1etrtere, fra il R. MiniiJstro a Tirl"l<ma ed hl Mi:nllistro

degli Esteri Albanese, dal quale risulterebbe che l'Italia oltre il necessario

per il pareggio dell'anno in corso consente ad una sovvenzione annua ad alcuni capitoli del bilancio albanese, dal 1931, per cinque o sei anni, onde porre la giovane Nazione Amica in istato di superare le difficoltà dei suoi inizi ed altre dìra:sd. acrconce; sovvenzione di •CUi sarebbe fissata la d:llra massima di

10.000.000 di franchi, da diminuire a seconda delle risultanze del bilancio e degli eventuali minori bisogni o entrate nuove non ora calcolabili. 2) Un rC001~empoil'an:eo soa:mbio dii :Lette~re, Ida lllOJl pubblrlica~rsi, datl. quatl.e

risulterebbe qualche impegno da parte albanese riguardante la posizione dei nostri organizzatori nei Ministeri, la loro diretta dipendenza dal Re, i provvedimenti di legge necessari a sistemare le loro condizioni, i contratti da stipularsi con loro, l'impegno della costituzione di una commissione formata dagli organizzatori stessi, in unione con elementi albanesi, per discutere le concessioni, ed altri affari finanziari e riferirne al Re, gli impegni riguardanti la penetrazione culturale italiana in Albania, l'impegno per il licenziamento degli organizzatori stranieri, le modalità per la erogazione pratica del danaro.

3) Un ·interV!ento del Pall'liam~o, detl quale rsono da studd:aT~si. ILe rp1redse modalità. In sostanza, il Governo nel presentare alla Camera il bilancio 19311932, potrebbe dar lettura delle lettere, quasi a spiegazione della partita entrata, aggiungendovi un opportuno ·commento politico, da acdamarsi dai Deputati.

4) Le rsomme Tlipa[11Jite nei va~ri rca1piltolti detl bitla~noio dov.rebb&o esse1re contrassegnate come « entrate speciali » di origine italiana.

Contropartite. Adopero questa den0lll'i!I]a0ircme molto d11npropr!Ìia pe~r mdliloare queil ·COmptl.resso di VlainUaggli pol!it]oi, p11atiroi e rnOira!l!i !Che rcQ dOWierbberrO delfriVall"e da questo nostro rappOT!to ,finan~ilarto ahl'AJ:!Jba~nm, e che, come prreannnnzdJaw, avrebb&o dovuto scatll:I1ire srponrbaneamente ·d<:cl. corrso derll!e tratta:ti'Ve.

I) Non mi dliffond&ò rad rillrlustrarre il'1impOI'tanza ,ill1terna:z;ilonlaiJ.e, dleil. :llartto più unico che raro negli annali della storia moderna, di un contributo di bilancio da uno Stato ad uno Stato minore. Penserà l'opinione pubblica mondiale ad interpretarlo per quello che viene a significare nei rapporti fra i due Stati.

Ed è sopratutto, a questo scopo, importante rilevare la forma in cui questo nostro contributo verrebbe ~concordato: non cioè assegnazione di una somma globale annua di cui il Governo albanese avrebbe disposto l'assegnazione a suo talento, ma assunzione diretta, da parte nostra, del funzionamento di determinati ser:vizi; sono cioè come rivoletti che si inscinuano nelle parti vitali della macchina statale e la cui sorgente, essendo nelle nostre mani, ci dà la poss1bir11tà di ri~ntrailidmme le :fiorse anche di aT~restarne 1fl funZJ~onamenrbo.

II) Posizione dregli organ:J.zZJatori. -Se ne è palrlliato ,con i due Mlin<~sltxti ailbanesi, col Re e, da parte loro, si è mostrata finora la maggiore arrendevolezza; il mio proposito, che mi riserverei però di modificare o piuttosto di adattare alle circostanze, comprende il mutamento della loro denominazione ufficiale da organizzatori in ~consiglieri e la loro distribuzione nella maniera seguente:

l) Un consigliere al Ministero delle Finanze il quale, per la stessa natura deùllre ,sue :liunZJiJooi dovrebbe fo1rzatamente estendere ilia sua ope!l'a di consrgl!dJo e di iOOOtrol!Lo ranche agLi a:ltlri D~aa:steri.

2) Al Ministero dell'Economia Nazionale:

a) un consigliere per l'Agricoltura;

b) un consigliere per la Zootecnica;

c) un consigliere per le miniere ed i boschi;

d) un consigliere per il commercio; in sostanza l'organizzazione che già attualmente esiste, più un consigliere per l'agricoltura; 'Eli potrebbe, ove si volesse ddtrnre, SOJllprimere il consigliere pe1r il commercio, il quale, per forza di cose, non può trovare un eccessivo campo di sviluppo per la sua attività.

3) Al Ministero dei Lavori Pubblici: a) un consigliere che coprirebbe le attuali funzioni del Direttore Generale;

b) un consigliere per la manutenzione stradale il quale potrebbe poi diventa~re H Dlirr-e<ttore dti UJilla ,spe1cie di az1ienda aruto1110ma delile stratde dia creall"ISIÌ qui col nostro contributo.

4) Un consigliere al Ministero dell'Istruzione Pubblica.

I consiglieri, oltre al loro nuovo titolo, dovrebbero essere, il che ha maggiore importanza pratica, posti a diretto contatto col Re. Data la delicatezza del compito che comporta appunto questa dimestichezza col Sovrano, in un primo tempo avevo pensato di raggrupparli sotto un unico capo, che avrebbe potuto ad esempio assumere il titolo di Consigliere di Sua Maestà per gli affari civili. Questo alto Commissario travestito avrebbe dovuto trattare col Re tutti gli affari di ordinaria amministrazione, come il Generale Pariani quelli dell'E:serdto, dunque, controllare i consiglieri, sia quelli statali, sia quelli che occasionalmente potrebbero occorrergli per missioni o compiti temporanei. Ho poi pensato ci convenga attendere e vedere il funzionamento della nuova macchina ed avanzare in seguito, eventualmente, proposte di riforma.

La posizione dei consiglieri nei rispetti delle Autorità albanesi dovrebbe essere regolata da una specie di contratto, sulla cui forma e sulla estensione dei poteri da attribuirsi, ufficialmente, ai nostri funzionari mi riservo di studiare e di riferire. Osservo, a questo proposito che, in pratica, la loro influenza sul corso degli affari dipenderà più che dalle disposizioni generali dell'ambiente e dalle norme del contratto, dall'ascendente che essi sapranno acquistarsi. Gli Albanesi, come tutti i popoli primitivi sono molto sensibili all'ascendente ed alle relazioni personali che sono poi del tutto dipendenti dal merito intrinseco delle persone; occorre quindi che la scelta sia felice come fu quella del Generale Pariani e come non lo è stata ugualmente quella di alcuni degli organizzatori. La loro opera si inizierà in condizioni favorevoli, venendosi essi a trovare nella situazione di chi detiene i cordoni della borsa: situazione che, come ognuno sa, è delle più forti; starà a loro di sapersene avvantaggiare. Su questo argomento mi riservo però di riferire in seguito.

Affari e concessioni. Nel corso del[,e 'CO[l.V'eiDSaZJioiJ:lii a più l'i1prr'e1se ho SVIÌluppato ,iil ,conice,tto che, data ila stretta connessione che viene a orewrsi trn Ita1Ha e Alband,a iin materr-1ia di finanza, noi non potlremmo ,pure, in avveruirre disinteressarci delle concessioni e degli affari che presentino o un interesse finanziario diretto o che ci risultino utili per lo s~viluppo economico del paese. Noi saremmo, spiewavo, orma1i <OOJ~tere::Jsati a :fìol!lldo; ogniÌ Vlantaggio dei!. bhlancdo albanese sarebbe vantaggio del bilancio italiano e viceversa; quindi ogni oospetto nei riguardi della nostra azione e delle nostre pressioni dovrebbe essere eliminato. Ho lanciato la proposta, che è stata accolta favorevolmente, di iar studi~are aff<a~i e 'con,oei::ISiÌIO,nJi da u . .11a comm~ss~ol!lie composta dali. nostrli consiglieri e da qua1che elemento albanese ben scelto; la commissione, quando fosse necessario pronunciarsi sulla bontà, la convenienza e le modalità di concessioni per le quali essa non possiede la necessaria competenza specifica, ricorrerebbe all'esperienza degli organi competenti italiani nel Regno.

Come funzionerebbe questa commissione sta a vedersi. Resta però nelle nostre mani una molla potentissima per aver ragione dell'ostruzionismo e delle lungaggini, quello cioè di rifiutarci di considerare, nel defidt del bilancio che dirò strettamente albanese, e le cui falle noi siamo chiamati a colmare, una somma ·corrispondente al beneficio ·che il Governo albanese, senza ['ag!ioni che nOli g;rudLchl,amo suffia~entli, ~1i rifiuta dii rproOOII"atr'ci.

Penetrazione cuLturale. Questo è 'ill punto dn <CUJi ill lliOistro apporlo finanziario all'Albania ed in particolare al bilancio dell'Istruzione Pubblica dovrebbe darci i risultati più immediati e tangibili. Il Re mi ha già formalmente promesso, come ho già riferito a V. E. l'allontanamento di tutti gli insegnanti stranieri e la concentrazione delle borse di studio nella sola Italia.

Il professore Luraschi, da parte sua, ha studiato un piano organico di sviluppo delle scuole professionali, la creazione di una scuola agraria, di un Isti1Juto 1super:iore di Magi,stero. Tutto oiò porta ad una dnfiiltTazione di IDiostirli professori, per varie discipline specialmente scientifiche, negli Istituti medi albanesi, dovrebbe dare in breve volgere di tempo alla cultura inferiore media albanese un indirizzo totalmente ed esclusivamente italiano.

Spostamento àella base della nostra politica dal Re alla Nazione albanese.

La nostra pol,rttca 'in A:Lban1i1a è ,stata fin qUJi balslalta pninoip,aJ.mente, se non esclusivamente, sulla persona del Re. Questo sistema, l'unico del resto possibile nel determinato momento politico, ha portato i suoi frutti; ma vi sono in esso sempre elementi di instabilità, la salute del Re che, se pur non desta preoccupazioni immediate può sempre riservarci qualche sorpresa; la possibilità contro la quale è impossibile garantirsi, di una fine violenta del Sovrano; infine un suo possibile voltafaccia. Il nostro apporto finanziario e la sua accettazione, importa e compromette non più una persona ma tutta la Nazione.

Ed è per questo che ho, fin dall'inizio, fatto comprendere chiaramente che la ·cosa doveva essere di pubblica ragione e che l'accordo relativo, quale che fosse la forma in cui avrebbe dovuto concretarsi, avrebbe dovuto essere ratificato da1l Pa~l,amen.to; <OOIIl queSito non si roreda 1che ,}o s1a un ·a1mrnwatore del Parlamento albanese, ma es1so è pur sempre l'unico mezzo di cui si !pUÒ dtS[)Orre per compromettere la Nazione.

Mi riservo finalmente inviare, col prossimo corriere, qualche illustrazione più particolare di certi punti, e, in primo luogo, lo schema del bilancio, la lista delle possibili economie, i progetti più particolari per l'utilizzazione dell'apporto al bilancio dell'Istruzione pubblica ai fini della nostra penetrazione culturale.

* * *

V. E. avrà rilevato come non abbia mai parlato di contmpartite finanziarie, in forma di concessioni, restituzioni future, ecc...

Gli è che le credo cose in massima teoriche, atte soltanto a togliere valore al nostro gesto, mentre il valore di pegno, che si è dato in passato alle contropartite, è insito nella natura stessa dell'apporto finanziario. Ricordiamoci che, colla nuova organizzazione militare del Generale Pariani, sempre più a base di quadTi, e colla situazione di bilancio che creerà il nostro contributo, la ·cessazione brusca dell'assistenza italiana provocherebbe di colpo il collasso e la rivoluzione. E ripeto, la miglior garanzia di poter ottenere certe concessioni, di assicurarci certi vantaggi, consiste nella posizione dominante di datori di moneta.

Del resto, il Re si è sbilanciato a piacere; è giunto a dire che egli intende l'Albania sia riservata come un campo chiuso alle imprese italiane. Ma conviene poi metter su carta stipulazioni del genere? Assicurarci diritti di prelazione su certe concessioni (per esempio le grandi bonifiche connesse colle imprese idroelettriche) che per lungo tempo ancora non verranno .sul tappeto e che matureranno .da selle, mellltre, fatte ogg1etto di coovenz~one, diventerebbero un assillo e magari una fonte di ricatti a mezzo di società concorrenti più

o meno fantastiche? Giacchè, ottenere un'esclusività, in tale campo, parmi finirebbe col crearci un impegno. Mi rimetto però a V. E., perchè mi indichi se debbo ·chi,edere qualche cosa del genere. AV1evo a1nche pensato a chiedelt'e l'inclusione di una clausola relativa all'eventuale prodotto dei petroli. Ma, a parte che la mia domanda attirerebbe subito l'attenzione da quella parte, sarà sempre in nostra facoltà di diminuire l'apporto in relazione ai diritti che incasserebbe •lo st1ato dali petroLi, nel mentre l'appwto stesso petrderebbe ill IS!Uo carattere di gratuità, per assumere quello di un anticipo (tosto dipinto come esoso), molt1i e molti .ann~i occorrerebbero, lllJehlJa migltiore ipotesi, rprdma ehe 1iJJ. prodotto dei dii['11tti ,statal'i suil petrow1o giungesse a .supe!Talt'e la ai!fra d!eil nost!To apporto; e, d'altronde, se si avverasse la felice congiuntura di un ricco gettito delle miniere, sarebbero tali i nostri vantaggi pecuniari, da compensare e giustificare anche quest'ultimo sacrificio che stiamo per fare e il carattere altamente politico che ne costituisce il valore essenziale.

Prego ad ogni modo V. E. di favorirmi istruzioni definitive in merito, e specialmente mi permetto di chiedere se approva le linee della procedura diplomatica e politica che verrebbe dato all'affare. Io studierò intanto i testi, che sottoporrò, quando V. E. me ne darà licenza, a V. E. ed al Re. Oso, a tal proposito, chiedere di sollecitare le risposte, perchè le voci che fra Italia ed Albania si sta macchinando qualcosa di grosso, prendono consistenza, e temo incagli ed intrighi. Parmi che in generale si pensi ad un prestito, contro contropartite politico-economiche di cui non si sa indovinare il carattere.

V. E. conosce fin troppo bene le esitazioni e i pentimenti albanesi, anche all'ultimo momento per non perdonarmi se, magari dopo ricevuta la superiore approvazione dovessi riproporre nuove modifiche.

P. S. -V. E. non si meraviglierà se non accenno ad alcuna favorevole soluzione dei diversi affari in corso: specie ai pagamenti alle Ditte Ragazzi e Mazorania, ed :a~l sa~:do di :cerrbi debiti do:lorosi. Di.rò che, dal mom•ento che si parlò di un nostro apporto finanziario, mi guardai bene dal prendere iniziativa di discorsi in merito; si sarebbero tosto mutati in contropartite. La soluzione degli affari Ragazzi e Mazorana, mi propongo di chiederla, come ineluttabile, appena caduti d'accordo su tutti i parti:colari dell'affare. I debiti, toccherà ai nostri consiglieri di farli pagare sui bilanci rinsanguati; in tutti i modi sarà sempre dalle tasche nostre che uscirà il danaro (1).

428

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 4168/2446. Vienna, 30 novembre 1930.

Fo seguito al mio telegramma numero 186 (2). Avvenute le dimissioni del Gabinetto, i dirigenti delle Heimwehren si sono riuniti per esaminare la sdtuaZI~one. Dopo tallie ['l~~one Starhemberg mi ha fatto dilre che dels;tde~rava vedermi oggi. L'ho pregato d'incontrarsi con me iersera stessa a qualunque ora, per potermi valere del corriere delle sette della mattina. Il colloquio si è protratto a lungo nel corso della notte. Egli mi ha esposto così gli avvenimenti.

Grandi rispose con t. per corriere 1120 del 19 dicembre, comunicando l'approvazione di massima di Mussolini ai concetti esposti da Soragna e raccomandando « di accentuare ... ... sempre di più il complesso delle cosidette contropartite culturali, che sono il fulcro dE'Ilo spostamento della nostra politica dal Re alla Nazione Albanese. Le ricordo che una volta, all'inizio della nostra azione in Albania (1925), si discusse con Zogu una vera e propria convenzione in cui si dichiarava obbligatorio l'insegnamento dell'italiano in tutte le scuole albanesi •. Con lo stesso documento Grandi rispose anche al precedente telespr. 2824/1287 del 26 novembre col quale Soragna, a proposito delle eventuali garanzie da chiedere al governo albanese per il pagamento degli interessi sul prestito concesso tramite la S.V.E.A., diceva: «Temo... che, volendo noi impedire all'Albania di soddisfare, valendosi del nostro apporto, agli obblighi del prestito e svincolarsi dal cappio che le abbiamo messo al collo, finiamo col

rendere il cappio completamente inefficiente. Se non mi inganna la memoria, questi timori

sono stati espressi da qualche finanziere del Gruppo, fra l'altro dal Signor Ministro Alberti "·

L'opinione di Grandi era « che sia sempre preferibile non dare al Governo Albanese i mezzi

per effettuare tale 'servizio. L'impressione che la S. V. teme di diffondere e cioè che la S.V.E.A. sia in realtà coperta del tutto dallo stato italiano mi sembra oramai scontata da quando la garanzia del Tesoro Italiano al servizio del prestito è stata resa dt pubblica ragione, mediante una legge italiana. Rimarrebbe invece l'impressione che l'Albania si dissangua per la S.V.E.A.; che il Tesoro italiano è costretto, in un momento simile, ad accrescere i sacrifici per tacitare una S.V.E.A. esigente e speculatrice ecc., tutte cose che è bene evitare non solo a Tirana ma anche a Roma, dove il pubblico sa di queste cose molto meno che in Albania...

Sono per consigliare il pagamento S.V.E.A. e preferisco accumulare nuove moratorie, che siano però brevi e frequenti per evitare che una lunga moratoria ci privi dell'effica:cia giuridica dei pegni per molti anni e cioè per un avvenire che oggi rimane imprevedibile, in relazione a fatti europei, più che bilateralmente itala-albanesi •.

Nel corso del 1930 ci fu un contrasto tra la Banca d'Albania e Mosconi, che intendeva sospendere l'annua sovvenzione di franchi oro 650.000 alla Banca stessa. A questo contrasto non furono estranee le dimissioni di Alberti dalla presidenza della Banca e la sua sostituzione con l'on. Bianchini. Tanto più grave si prospettava la situazione della Banca in quanto stava per finire il prestito S.V.E.A. per i lavori pubblici in Albania, prestito sul quale si era principalmente basato fino allora lo sviluppo della Banca. Il 3 marzo 1931 Grandi scrisse a Mosconi, sostendendo la Banca e chiedendo che per il passato anno 1930, per il 1931 e il 1932 le fosse concessa la sovvenzione governativa annua nella misura ridotia di franchi oro

600.000. Mosconi rispose il 25 marzo ·Offrendo una sovvenzione per il 1930 di franchi oro

300.000.

Iei'i matroma Varugoin, a'VU!tla IDJorbi:llia che nil PLres1dente detlWa Repubbliioa aveva fin da martedì iniziato trattative con il Capitano Provinciale del Voralberg, Signor Ender, per la successione, ha convocato il Consiglio dei Ministri, e manifestato la decisione di dimettersi sentendosi offeso nel suo amor proprio per la sfiducia dimostratagli con quell'iniziativa segreta (1). Starhemberg ha energicamente parlato contro, rimproverando a Vaugoin di mancare agli impegni presi con le Heimwehren quando si era costituito il Gabinetto, e di preoccuparsi degli interessi personali e parlamentari a danno di quelli del Paese. Ha sostenuto la necessità di restare al potere, affrontare la votazione e, ove questa fosse riuscita contraria, sciogliere il Parlamento. Seipel ha convenuto con lui e si è detto deciso a non partecipare a un nuovo governo nel quale le Heimwehren non fossero rappresentate; ha però fatto notare che, qua,lora tSi fosse tsegtuito ,11 tsug,gerimento di Sta<rhemberg, Ja rprobabdJ;e contseguenza sarebbe stata che il Presidente della Repubblica, senza attendere la votazione, avrebbe d'autorità mandato a casa il Gabinetto e affidata la direzione degli affari correnti ai vari capi-sezione dei Ministeri, i quali sono tutti favorevoli a Schober. Venutisi alla votazione, la maggioranza è stata per le dimissioni, e queste sono state presentate ed accettate.

Starhemberg è all1mta andato dal! Pres1dente dell'a Repubblica, al quale ha tenuto un linguaggio altrettanto energico ed esposto le stesse idee manifestate nel Consiglio dei Ministri. Miklas ha dichiarato che era deciso ad osservare la Costituzione alla lettera, e si è detto persino pronto, ove neces,sario per non violarla, ad affidare la formazione del Gabinetto ai socialisti. Le obiezioni di Starhemberg, il quale ha cercato convincerlo della necessità di far prevaiLe<re 'lo tspti!r:d:to •sulia 1lette<r1a e i con,cretbi tintwetstsli deil paese ailtle formule astratte del,le sue leggi, non sono servite a rimuover!~. Sta<rhember·g è 'convinto che il prezzo dell'appoggio di Miklas all'ala sinistra del suo partito e al gruppo Schober è l'assicurazione avuta di essere lasciato nella Presidenza della Repubblica.

Falili1to anche questo setcondo tenrba'ttivo, n'el quatle Starhemberg sti è va[,so di termini anche più duri che non nel primo e che è finito con la sua minaccia dell'uso della riacquistata libertà d'azione, egli si è recato da Vaugoin. Gli ha dato la notizia, da lui ancora ignorata, che Miklas aveva già affidato l'incal'ko 'a Ender (noto demoorat1co ch'eg:Li ·CO!ll1Siicl!e<ra retto ma probabdllmen.te fr,anco:!iiliO) e che perta,nto .gLi restavano 1so1o venrt:Lqua·ttro ore di tempo se voleva fare il colpo di stato e salvare il suo paese oltre alla sua situazione po

Da parte mia continuo a curare i contatti con Starhemberg e a ripetere gli incitamenti alla resistenza con le persone che possono agire su Vaugoin. In tale senso si adoperano anche, per mie istruzioni. tanto Geisser Celesia e l'Addetto Militare quanto Morreale i quali hanno parlato con Rintelen, vari generali, Pabst, alcuni dei dirigenti delle Heimwehren e qualche esponente di gruppi industriali. Nello stesso modo agiscono i fiduciari ungheresi ai qualiBethlen avantieri, tornando da Berlino, ha rinnovato analoghe direttive.

Starhemberg mi ha fatto dire che anche sua madre è convinta che se i cristiano-sociali non si decidono a qualche atto di energia la loro partita è perduta, e che tali sue convinzioni ha manifestato di recente anche a Seipel •.

litica. Vaugoin, adducendo vari pretesti e forse conservando la. speranza di r1usdir'e a 1serbave d1l port1adlogil11o deli1a gue!I"Il"a, ha fin;Lto con d!l. dilch~acr'all"e che non aveva nè l'appoggio del suo partito nè le forze fisiche per assumersi compmd e !l'esponsab~Lirtà così 1g11avi; g1Ji appelllii dii Starr-hembell'g al suo partrliotrb~smo e i ,l'iJohilami ,a,JJ:Le 'sue !pcr'ome3se non hanno avuto mi,giliiJore Tlilsul1Ja,to. Stall"hemberg ha fatto allora intervenire nel colloquio il generale Gang di questo Dipartimento degli Affari Militari, uomo di fiducia del Cancelliere, il quale lo ha assicurato dell'appoggio di tutti i generali, salvo il comandante della piazza di Vienna schoberiano, nonchè di quello di notevoli gruppi industriali, e si è dichiarato pronto all'azione insieme con le Heimwehren nel corso stesso della notte; ma neanche ciò è servito a rimuovere Vaugoin, nonostante che Gang abbia aggiunto, commosso fino alle lagrime, che non gli sarebbe restato se non ,dimettemsi OVIe iJJa 'SU!a 1unga opeva dii I"liiOl'gallii:zzatore die1l'eswCiirt:Jo aveSIS!e dovuto arrivare a simili risultati. Ma Vaugoin, incrociate le braccia sullo scrittoio e piegatevi il capo, ha ripetuto che i suoi cinquantasette anni e la sua sallute non giLi ·oonsenrtJiVIano di agilre, e i!Da11gi1ado Starhemberg g:Li ii1ilmproverasse aspramente che in tali condizioni non avrebbe dovuto assumere il potere e la responsabilità delle sorti del suo paese non ha mutato animo e ha posto fine al drammatico colloquio.

Ln queste condiZiioilli Srtarhemberg 1si pl'opo:rlle di attendere Ender, che a!l"riverà oggi e ch'egli crede offrirà alle Heimwehren la partecipazione al Gabine,tto oon l'a,ss,egnaZiiJo,ne di nn D1castero lsecondial!'1o. Starhemberg, per non fa,rsii poi a1ccusare di aver l'otta la fl'onte borghese, pOI"Irebbe come oondliZI1one un deciso programma antisocialista, l'attribuzione degli Interni alle Heimwehren e l'affidamento scritto dello scioglimento del « Republikanischer Schutzbund ». Sicuro che tali condizioni non sarebbero ac·cettate, prepara un proclama al popolo austriaco in ·cui spiegherà a quali assicurazioni di ricostituzione politica e economica aveva subol'dinato la sua collaborazione con v,aUgJOIÌill, le 1come, il110lll 1essEmdiOI 1SÌ1~1Jo tenulto rfedle idlali 10):1istilanlo-,sooÌia[JJ1 'a<hle promesse dategli, non gli resta che proseguire da solo la lotta per la salvezza dell'Austria. Si propone fra l'altro di provare pubblicamente la doppiezza di Schober, il quale l'anno scorso si era impegnato per iscritto a compiere, in determinate eventualità, un « Putsch » con le Heimwehren, mentre ora assume come divisa del suo [l'rogramma <t. tranquillità e lavoro » ed è disposto a patteggiare con i socialisti.

Sta.rhembe1r1g ha 'condìermato 1i1l 1SUO dedso proposito di •iJDJiZiila,re iLa iLotta dentro il Parlamento e di riprenderla fuori. Dal suo punto di vista è soddisfatto di poter ricominciare a lavorare senza :~mpacci di legami con altri partiti, ma è rattristato, oltre che dalla situazione economica, da quella politica la quale va voLgendosi ver1so un oll"ientamento democratico..,socialistoide. Si manifesta tra i cristiano-sociali una corrente favorevole a un'intesa con i socialisti, sotto condizione che questi rinneghino il programma della dittatura del partito, esposto a Linz nel '27 poche settimane prima della rivolta di Vienna. Questo orientamento sarebbe, a quanto crede, favorito moralmente e materialmente dalla Francia e dalla Cecoslovacchia; anche il recente viaggio di

Steidle a Parigi, compiuto forse sotto la protezione di Sauerwein, potrebbe essere in relazione con tale programma che cercherebbe nell'ostilità dei Tirolesi per l'Italia il terreno propizio a trarre dalla propria il movimento delle Heimwehren di quella provincia.

A 'causa de!Ja ~tardia oru notturn,a e del! 'SUO dia :fare Sta['hembell':g mi ha detto non potersi dilungare per ora sui suoi progetti avvenire, ma sperare che appena chiarita qui la situazione e ancora prima della fine dell'anno gli fosse consentito di essere ricevuto da S. E. il Capo del Governo per informarlo particolareggiatamente su tutti gli avvenimenti passati e averne l'autorevole consiglio per il futuro.

Alla fine del colloquio mi ha detto proporsi di rivedermi presto, ma dovermi fin da ora esprimere la sua cordiale gratitudine al R. Governo per l'appoggio prestatogli, che gli è davvero riuscito assai utile e che è giunto ai limiti delle nostre possibilità in Austria. La situazione così per l'impressione che ne aveva gran parte dell'opinione pubblica come per la preparazione dello stato d'animo dei dirigenti, era arrivata al punto che il Cancelliere, disponendo dei corpi armati regolari e irregolari e del consenso degli uomini che ne sono a capo, poteva con la sua volontà risolverla poche ore dopo mediante la forza. Senonchè malgrado tutto, giunto l'ultimo momento, Vaugoin non ha osato.

(l) An.11otazione di Mussolini: • Importante •·

(2) Non individuato.

(l) Cfr. quanto aveva comunicato Auriti con precedente t. per corriere 4117/50 del 28 novembre: « Starhemberg ammette come possibile che Vaugoin si decida a rimanere, ma non vi fa assegnamento e assicura preparare un'organizzazione delle Heimwehren più battagliera, cosi dentro come fuori la Camera. In rapporto a ciò si è deciso ad accettare almeno provvisoriamente il mandato, per il quale, godendo dell'immunità parlamentare, è protetto sia nella persona sia nelle sue proprietà in relazione ad eventuali future perquisizioni per ricerche di armi.

429

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL DIRETTORE GENERALE PER LA SOCIETA' DELLE NAZIONI A GINEVRA, ROSSO, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, MANZONI, A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, A WASHINGTON, DE MARTINO, E AL MINISTRO DELLA MARINA, SIRIANNI

T. 1042. Roma, l" dicembte 1930, ore 16.

(Per Parigi, Londra, Washington e Ministro Marina). Ho telegrafato a Rosso Ginevra quanto segue:

(P~er Rosso). Le prop01st'e fa'1Jteile da Oradgie e da LeJ trasmesse coli suo telegramma 16 (l) e di cui è stato latore il Comandante Raineri Biscia, sono state sottoposte da S. E. Sirianni e da me all'esame di S. E. il Capo del Governo.

In risposta al suo telegramma, Le confermo le istruzioni verbalmente tra

:mness:e perr mezzo deil. Comandante R:llmel1i e 'cioè che 1Ja~Ill: proposte possono

essere prese in considerazione come base di discussione (ferme restando le

nostre riserve) solo nel caso che si tratti non già di un personale progetto

del tEiignor Cr:aLgl1e, ma bern:sì dii U:IJJa propotsta a.V'anZiata daglii esperili. fu"a.II1oe:sd

o quanto meno da essi previamente e sicuramente accettata senza solite riserve.

È ,infatti ovvio 'che entmre m dillscussimle su[ progetto Craigtie finchè etsd.stano le riserve francesi sugli incrociatori e sui sommergibili, significherebbe consenlitre a p11Lotri a ,cer,catre nn temeno di dtntesa me:di!a!tl!te nuove corn:cetssionti. oltre a quelle già accettate facendo cioè in definitiva il gioco francese, diretto a fard rinunciare alla nostra tesi e diminuire le nostre richieste attraverso successive approssimazioni.

Gli esperti italiani presentarono a suo tempo all'esame francese proposte improntate alla maggiore moderazione, e che tenevano ~conto di tutti gli elementi; dopo la mancata accettazione di tale proposta non è per noi conveniente procedere all'esame di progetti ~che comportano nuove concessioni senza prima conoscere se i francesi sono disposti ad accettarli.

R~tengo dlle iln rbal ,senso El~1a passa espmirnetrsi 'coi!. sdgtnm OraJi,gie p'l.l[" confermandogli naturalmente come sia da noi apprezzata l'opera da lui svolta per giungere ad un accordo.

Per quanto infine concerne le navi di linea, approvo la risposta che Eli<! si ripromette di dare, e Le confermo che occorre fermamente mantenere al <ii fuori del presente negoziato quella questione, ~che potrà essere esaminata solo dopo che sia stato eventualmente raggiunto un accordo sul resto (1).

(l) Cfr. n. 405, allegato.

430

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

[Roma], l" dicembre 1930.

.A!cdudo copia del telegramma spedito a Ginevra (2) in seguito alle istruzioni datemi sabato (3) a Palazzo Venezia. A~ccludo altresì il contenuto di una telefonata fatta oggi dal Ministro Rosso al mio Capo di Gabinetto da Ginevra. Quando ha fatto la telefonata il Ministro Rosso era al corrente delle intenzioni inVIilarbegl!i pel trami!te 'dell. Oomanda[}jte Rwillleii"i Blliscia, ma non aveva <l!nca;ra ricevuto il telegramma.

Ti sarò grato se vorrai con un cenno sapermi dire quale seguito debbo dare a questa telefonata del Ministro Rosso, ossia se debbo confermargli le istruzioni oppure autorizzarlo a quanto egli richiede.

ALLEGATO.

APPUNTO DI GHIGI Roma, 1• dicembre 1930.

Alle ore 18 ha telefonato il Ministro plenipotenziario Rosso da Ginevra comunicando quanto segue:

In seguito all.'arrivo a Ginevra del Oomand:ante Raineri, latore delle istruzioni nel senso che l'ultima proposta Craigie venisse presa in considerazione come base di discussione solo nel caso che fosse avanzata da parte francese o almeno previamente approvata dai francesi, il Ministro Rosso ha visto il signor Craigie ed a titolo personale ha esaminato con lui la procedura da seguire a tale scopo.

Il signor Craigie ha prospettato la impossibilità di ottenere dai francesi che essi facessero loro detta proposta o dichiarassero preventivamente di accettarla.

La nostra insistenza significherebbe l'impossibilità di continuare le trattative. Craigie ha scongiurato Rosso di non farlo, lo ha vivamente pregato di approfittare delle circostanze in questo momento che egli giudica propizio per giungere ad un risultato secondo lui favorevole a noi, grazie agli appoggi che egli potrà darci.

In vista di ciò il Ministro Rosso ove ne fosse autorizzato si proporrebbe di vedere Craigie nella giornata di domani per dirgli ad un dipresso quanto segue:

• Il mio Governo ha esaminato la vostra proposta ed ha trovato che contiene elementi interessanti. Allo stesso tempo ha rilevato elementi sui quali dobbiamo fare obiezioni. Perciò prima di accettare come base di discussione la proposta in parola, desideriamo conoscere se il Governo francese è ugualmente disposto ad accettarla come base di discussione •.

Il Ministro Rosso aggiunge che il signor Craigie gli ha dimostrato che l'interesse britannico combina in questo punto con quello italiano e che seguendo od accettando in linea di principio quelle basi egli ritiene che avremo modo di trovare l'appoggio britannico per ciò che ci interessa principalmente. Il Ministro Rosso è personalmente propenso a fare quella comunicazione per la quale chiede di essere autorizzato, comunicazione che a suo avviso ci conviene, in quanto non presenta pericoli ed ha invece il merito di conservarci il vantaggio che abbiamo attualmente, dato che le difficoltà ci verranno rpr~ncipailmente da pa.rte francese.

Il Ministro Rosso chiede di avere una risposta possibilmente nella mattinata di domani (1).

conversazione che aveva avuto lo stesso giorno con Craigie. Nella lettera Rosso diceva:

« Può assicurare il Ministro che tratto la questione con molta prudenza senza 'emballement ' ma rendendomi conto della delicate=a del momento e della necessità di non dare qui l'impressione che si voglia menare il can per l'aja senza una vera intenzione di giungere a dei risultati pratici ». Del verbale si pubblica il passo seguente;

" Nel corso della conversazione feci capire a Craigie che le ragioni della nostra perplessità e della nostra diffidenza dovevano essere ricercate negli avvenimenti dello scorso agosto e settembre. L'Italla aveva dato prova a Parigi del suo sincero desiderio di accordo ed aveva fatto delle concessioni non indifferenti. La controproposta Massigli aveva invece rivelato da parte francese uno stato di mente ben diverso.

Craigie mi ha dato la sua spiegazione degli avvenimenti passati in questo senso; A Parigieffettivamente vi era stata lotta tra due correnti opposte; quella rappresentata da Briand e da l\1assigli, favorevoli all'accordo, e quella rappresentata da Dumesnil, assolutamente ostile. Per ragioni di politica interna in quel momento Dumesnil ha avuto il sopravvento. Egli crede che oggi la situazione sia più favorevole. Si rende conto che la precaria situazione del Gabi,.. netto Tardieu rappresenta anche per le trattative navali un elemento di incertezza. Crede però che se si potesse approfittare dei prossimi giorni per avviare la questione verso una soluzione, l'esito finale potrebbe essere considerato con ottimismo anche se nel frattempoil Gabinetto Tardieu dovesse cadere •.

L'appunto di Ghigi pubblicato nel testo reca la seguente annotazione dello stesso Ghigi, datata 2 dicembre;

• In seguito a verbali istruzioni date da S. E. il Capo del Governo a S. E. il Ministro, per ordine di S. E. il Ministro ho telefonato al Comm. Rosso trasmettendogli l'autorizzazione di fare al signor Craigie la comunicazione da lui proposta, ma a titolo personale e non a nome del R. Governo. Ho detto al Comm. Rosso che egli poteva aggiungere al signor Craigie che il R. Governo manteneva il punto di vista contenuto nelle istruzioni di cui al telegr. 1042/149[cfr. n. 429] ma che, per corrispondere al desiderio del signor Craigie e per non lasciare nulla di intentato pel raggiungimento dell'accordo, egli era autorizzato ad esaminare -alle enunciate condizioni -il progetto in parola •.

(l) -Rosso rispose con t.r. 2863/2,3 del 3 dicembre: aveva fatto la comunicazione prescritta a Craigie, il quale « si è mostrato molto scoraggiato. Egli contava su una accettazione di massima del Governo italiano per ottenere dal Governo francese dichiarazioni analoghe che avrebbero impegnato la Francia nei riguardi dei grandi incrociatori e dei sottomarini •. (2) -Cfr. n. precedente. (3) -Il 29 novembre.

(l) Subito dopo questa telefonata, Rosso spedi a Ghigi una lettera e il verbale della

431

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 3. Mosca, 1• dicembre 1930.

Ho l'onore di far seguito al mio telegramma n. 216 in data odierna (1).

Il signor Litvinov, ritornato a Mosca ieri Domenica, mi fece subito sapere che avrebbe desiderato di vedermi. Sono quindi andato a trovarlo oggi, avendo con lui un colloquio di oltre tre quarti d'ora.

Dopo i convenevoli di rito (era la prima volta che mi vedeva), Litvinov acoonnò all,l'lin,co,nrtro di' M1iù.1ano (2'), d1cendmi m011to J.;ieto del coùiLoquio avuto con PE. V. che aveva servito a rendere ai suoi occhi «assai più chiari i rapporti internazionali dell'Italia».

Mi espose quindi Ie proprie idee sulla situazione generale, dominata, a suo modo di vedel"le, dail[a F'l"lal!1c1a cui i pil"IÌVIiillegi der1i\Tai!lJtdiLe dlad tcr-arttartJi, !la

potenza degli armamenti e la floridezza delle sue finanze, la rete di alleanze politico-militari con una serie di stati vassalli (sk), assicurano una egemonia crescente e pericolosa, che, come iale, non può essere vista senza preoccupazione dagli altri paesi.

Donde, la necessità di un'intesa fra i paesi stessi non sotto forma di alleanze, cui i Soviet sono per principio contrari, ma di coesione naturale, estrinsecantesi in una più stretta collaborazione ed in un'azione coordinata e concreta.

Partendo da queste premesse, il signor Litvinov riteneva che molto avrebbe potuto servire l'interesse ·comune, oltre ad un'amicizia italo-russa, anche un riavvicinamento itala-germanico.

Litvinov avrebbe l'impressione, a un siffatto riavvicinamento, ostare, da pal"lte lllOSbrla, k1 i!llatUu.<lil.,e dliffidenz;a per •la « po]li,tiJca di Str,esemarnn » tenidente ad un'intesa franco-tedesca, e, da parte della Germania, il timore di un possibile riavvicinamento franco-italiano, timore alimentato ad es. dal contegno tenuto cJiaJil'Lta,l,~a a.J:l'Aja a ,propos1Lto del pianJO Young.

Nonostante, nell'occasione, il mio compito fosse soprattutto quello di stare a sentire, credetti, a questo punto, obbiettare che, mentre non vedevo cosa di più o di diverso avrebbe potuto fare l'Italia all'Aja, mi sembravano strane queste diffidenze tedesche verso un paese che, a parte il resto, aveva adottato un'attitudine così larga ed equanime sia in materia di revisione come in matria di disarmo, questioni queste di importanza, per la Germania, così fondamentale da far passare tutto il resto in seconda linea.

Il signor Litvinov, pur convenendo nelle mie osservazioni ed anzi corrobarandole con le manifestazioni, di cui era egli stesso testimone, dell'Italia a Ginevra mi faeeva rile'Jare, quasi a .S!piegare le contradidizioni tedesche, eSisere impossibile attendersi dalla Germania, paese a «Governo di partiti», una politica così netta come quella che possono fare l'Italia e la Russia.

Comunque, disse continuando, egli, si era, dopo Milano -nel suo viaggio di ritorno -intrattenuto a lungo della questione con Curtius, il quale lo avrebbe ass1ku:t"a,to ~che Ja • poii1J1ca Str,esemann • Sla:t"ebbe, d'o:t"a :i.nnanz:i, stata, da parte della Germania, alquanto attenuata.

La Germania, avrebbe aggiunto Litvinov a Curtius, può essere sicura che «in questo momento», nessun riavvicinamento fra Italia e Francia è possibile. Essa ne può quindi profittare per porre le sue relazioni con l'Italia sopra una base di maggiore fiducia.

Continuando nell'esame generale della situazione, il signor Litvinov mi diceva di aver profittato dell'incontro di Milano per meglio rendersi conto della politica italiana nei riguardi della Polonia e della Rumania, per la prima sembrandogli di comprendere che, dopo tutto, l'Italia non intratteneva con "essa rapporti eccedenti la correttezza e la normalità (cosa della quale sembrava pago), per la seconda domandandosi cosa avesse guadagnato l'Italia e cosa potesse attendersi nell'avvenire dalla sua politica di amicizia, e anzi di favore, nei riguardi della Rumania. Il Governo sovietico aveva visto con molto piacere il riavvicinamento itala-turco (che anzi aveva cercato di favorire) e le altre intese che da questo erano derivate, compreso il riavvicinamento sia dell'Italia, si1a deilil!a Tu11chìi,a, alll!a Greeia, n,o,nos,tante che iLa polit:tca di Venize\Los :liosse [ungi dall'essere sempre chiarissima; non comprendeva tuttavia, le ragioni del nostro atteggiamento verso la Rumania...

Su questo punto, pur affermando avere V. E. riconosciuto che, effettivamente, finora i rapporti itala-rumeni avrebbero presentato un sensibile saldo attivo a favore della Rumania, Litvinov mi lasciò intendere che l'E. V. non si sarebbe trovato in completo accordo con lui.

Del che profittai per osservare, a mia volta, sembrarmi che la Russia esagerasse i pericoli che potevano provenirle dalla Rumania, mentre questa, lontana da,!JLa Franda, da .queS\ta non o non suffidentemente finanz1ira~a, e quindi maJe ~armata, drrnmedta,t:amente e'sposta a11a press~one dlelil'U.R.S.S. doveva sent~e, 1e forse sen1Jiv;a lin :faltto, tutto 1'1nterelsse ad andar d'accordo oon la sua gralllJde vi1oma. Essere Jia RumaJllJia, :fil"a li paesi che L,iJtvinov chiamava vas1sailil!i deJ.il!a Fr,ancila, queHo che, anche sotto :l'eff,ertJto deil!l'linfluenza rita!Liana, ern più suscettibile di • equiLibrare • fra loro le sue diverse amicizie.

Seguì, su questo punto, una breve discussione, a conclusione della quale Litvinov, invocando l'alleanza militare franco-rumena, esprimeva la sua ferma convinzione che, in qualunque caso, la Rumania si sarebbe, in ultima analisi, sempre trovata fra i nemici dell'U.R.S.S.

Il signor Grandi ed io -proseguì Litvinov -abbiamo naturalmente esaminato le relazioni itala-russe, trovandoci d'accordo sui ,seguenti punti: 1) essere possibile sviluppare le relazioni stesse così sul terreno politico, come su quello economico;

2) per la parte più strettamente politica, non essere tuttavia necessario e forse opportuno, per ora almeno, arrivare fra noi ad un qualsiasi patto (ciò a cui del resto l'U.R.S.S. sarebbe sempre pronta); convenire invece, di sviluppare la politica delle consultazioni e delle intese concrete e quindi di un'azione coordinata e perciò più efficace;

3) essere opportuno dedicare cure particolari ai rapporti economici, dando pieno, e anzi, possibilmente, più ampio sviluppo agli accordi dell'agosto.

Ritenni, a questo punto, arrivato per me il momento di interloquire.

Effettivamente, dissi, ecco il campo per un'azione immediata e indubbiamente proficua, non solo dal punto di vista economico, ma, indirettamente, anche da quello politico. Permettete, anzi, in proposito, ch'io vi dka, francamente, quali sono le impressioni e-perchè no? -le apprensioni da me colte in Italia conversando con i maggiori esponenti della nostra industria.

Questi avrebbero, ad es., la sensazione che, voi, non proporzionate sempre alle vostre amicizie quello che ci può essere di « attivo » nelle vostre relazioni economiche e commerciali con l'estero... Io stesso non so se, in questo campo, non abbiate assicurato vantaggi maggiori ai paesi che vi sono meno amici e che non vi hanno neanche riconosciuto...

Il signor Litvinov, lungi dall'eludere l'argomento e premesso che anch'egli intendeva parlarmi con assoluta franchezza, si lasciò andare ad una specie di confidenza, che anzi mi pregava di non riferire.

Effettivamente, mi disse, avete ragione, ma io ho fatto tutto quello che potevo in quella direzione. Io ho sostenuto con tutte le mie forze che l'U.R.S.S. si dovesse astenere dal piazzare ordinazioni in paesi che non l'avevano neanche riconosciuta... Ma!...

Del resto, prosegui, bisogna pur tener conto che tutte le nostre ordinazioni sono legate a operazioni di credito, e che, noi siamo costretti a prendere danaro dove lo troviamo, magari in Cecoslovacchia o in Francia. Vi sono, poi, una quantità di cose che voi in Italia non potete darci: ad es. trattrici.

Interruppi ancora una volta. Mi dispiace, dissi, ma anche noi possiamo, se anche non in numero illimitato, darvi delle trattrici agricole, dei fertilizzanti... All'estero, persino da parte di noi stessi italiani, si ignorano i progressi -veramente magnifici -fatti in questi ultimi anni dalla nostra industria.

Del resto, replicò Litvinov, ancora di recente io ho insistito presso le «autorità competenti» dell'U.R.S.S. perchè questa si avviasse ad un franco sviluppo dei propri rapporti economici e commerciali con i paesi amici: Italia, Germania, Inghilterra... (Curiosa e sintomatica l'inclusione, da parte di Litvinov, dell'Inghilterra in questa lista di paesi «amici», nello stesso momento in cui la stampa sovietica di partito protesta furiosamente contro l'« antidumping campaign » dell'Inghilterra, e mentre il famoso processo dei sabotatori cerca di stabilire una corresponsabilità inglese nell'azione di sabotaggio dell'industria sovietica).

Si tratta, domandai, di direttive recenti?

Recenti, assicurò Litvinov; mentre io mi intrattenevo a Milano col signor

Grandi, il signor Liubimov, nostro rappresentante per gli affari commerciali

in Europa, si incontrava col vostro Benni a Milano.

Ne sono veramente contento, dissi. Questo incontro servirà certo ad eli

minare le apprensioni di cui facevo cenno. E, poichè sono su questo terreno,

non vi nasconderò pure la pessima impressione che fa in Italia il sistema so

vietico di un eccessivo « sfruttamento » della concorrenza, così interna come

22 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

estera. Il sistema, in questo momento, è suscettibile di applicazioni altrettanto erronee quanto ingiuste. Siamo tutti in crisi. In ogni paese vi sono industrie e imprese che, per non sospendere il lavoro, accettano ordinazioni anche sotto costo. Ebbene, non è giusto valersi di offerte simili per forzare al ribasso industrie ed imprese di altri paesi con cui si intrattengono relazioni di affari amichevoli e continuative, e che eventualmente, come nel caso dell'Italia, comprano da voi più che voi non compriate da loro...

Anche a questo riguardo, bisogna ricordare -aggiunsi -che, per quanto ogni acquisto sia logicamente determinato dalla convenienza, pure, ogni paese ha bisogno di raggiungere un ragionevole equilibrio nella propria bilancia. È questo un campo in cui i vantaggi non possono restare -a tempo indefinito -da una parte sola. Soltanto una maggiore comprensione di questa esigenza potrà migliorare le relazioni economiche fra l'U.R.S.S. e l'Italia, ed incoraggiarci a fare, anche da parte nostra, crescente uso del mercato sovietico.

Mentre parlavo, Litvinov faceva non infrequenti, per quanto quasi impacciati, segni di consentimento. Alle mie ultime parole, disse: « As far as I am concerned, you knock at an open door ».

Anche questa risposta, per quanto favorevole, conteneva implicitamente una riserva, la quale ,peraltro non credetti, specie in un primo colloquio, di rilevare e tanto meno di sviluppare. Rimanemmo intesi che, alla prima occasione, io mi sarei incontrato con il nuovo Commissario per il Commercio Estero, signor Rosenholz.

Ponendo quindi termine alla conversazione domandai: Pubblicherete nulla qui a proposito dell'incontro di Milano?

No, mi rispose Litvinov: ,siamo rimasti d'accordo con Grandi che avremmo evitato ogni scaLpore, e ci saremmo astenuti da interviste. Ho dovuto a Berlino fare qualche dichiarazione, ma vi sono stato costretto. Del resto, tranne qualche allusione ai lavori di Ginevra e alla commedia del disarmo, non ho fatto che parafrasare il comunicato di Milano.

Questa, per sommi capi, la conversazione avuta con il signor Litvinov. Ho tratto da questa conversazione le seguenti « impressioni » :

l) Il signor Litvinov mi sembra abbastanza sincero nel desiderio di migliorare le relazioni italo-sovietiche, per quanto a questo desiderio contribuisca naturalmente il malumore -ora veramente acuto -dell'U.R.S.S. nei riguardi della Francia (1).

2) II signor Litvinov, attraverso l'amicizia con l'Italia, e naturalmente

con la Germania, anticipa la formazione di un'intesa, se non di un blocco anti

francese, intesa che, anche senza prendere forma di trattati e tanto meno di

alleanze, si dovrebbe estrinsecare concretamente sotto forma di reciproche

consultazlione di az:ion'e cooodrlJn,arta in tutte 'Le ~di questi(IDi inte!I"nazillonaild.

3) Non ostante tutte le « a11ti-dumping compaigns » dell'Inghilterra e

la presunta partecipazione inglese all'azione di sabotaggio delle industrie so

vietiche etc. etc., Litvinov considera l'Inghilterra nel novero delle nazioni

amiche.

4) Tra le piccole potenze, il signor Litvinov sembra diffidare in modo speoilale delila RumanàJa te :lio1r1se :in milsura maggi1oll"e ·che dielìla stessa PtOilonda (1). 5) !Jitvinov ha l'aria di persona che intenda -or ·che è arrivato ai

supremi fastigi del suo Commissariato svolgere una politica attiva.

6) Il signor Litvinov, nei suoi ragionamenti e nelle sue argomentazioni, rivela una preoccupazione di possibili conflagrazioni europee certamente esagerata, ma apparentemente sincera.

7) In materia economica e per quanto si attiene allo sviluppo dei rapporti itala-sovietici in questo campo, il signor Litvinov è dis,posto ad appoggiarci, per quanto dipende da lui.

Si tratta, ripeto, di « impressioni » di un primo colloquio che solo una esperienza ulteriore mi permetterà di ~confermare ed integrare.

(l) -T. 2863/216, che non si pubblica. (2) -Cfr. n. 411.

(l) Cfr. peraltro il telespr. 3550/1347 del 18-19 dicembre, col quale Attolico segnalava un miglioramento nelle relazioni franco-sovietiche.

432

L'ALTO COMMISSARIO DELLA SOCIETA DELLE NAZIONI A DANZICA, GRAVINA, AL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA

L. P. Danzica, 2 dicembre 1930.

Speravo di poter accompagnare Maria Sofia a Roma subito dopo Natale, e passare Capo d'Anno nella capitale. Ma poichè il Consiglio ginevrino sarà il 19 gennaio, non posso assentarmi così a lungo, mi recherò direttamente a Ginevra, e farò una breve corsa a Roma dopo il Consiglio.

La situazione qui si dimostra sempre più insostenibile, e 11 anni dall'istituzione di questa Città libera (!) sono oramai sufficienti per mettere in evi

~l) Cfr. il r.r. 4 del 18 dicembre, col quale Attolico riferiva su una conversazione con Litvinov: dopo che questi ebbe fatto pressione per un intervento dell'Italia in favore del riavvicinamento ungaro-sovietico e del riavvicinamento bulgaro-sovietico e dopo che ebbe parlato sullo stato dei rapporti romeno-sovietici, Attolico osservò:

« Devo concludere da quanto mi dite che voi, dovendo graduare i paesi che mi avete menzionato dal punto di vista della relativa facilità di una possibile ripresa di rapporti, mettereste l) la Bulgaria, 2) l'Ungheria, 3) la Rumania?

Si, rispose Litvinov. Ed io, a mia volta: interessante per me a sapersi, e cambiai discorso.

Dalla conversazione che ho sopra riferita, mi sembra emergere che in principio il

Signor Litvinov non sia, assolutamente e decisamente contrario ad una revisione dei rapporti

rumeno-sovietici. Chè, anzi, ad un certo punto, egli ha esplicitamente detto che, " se la

Rumania avesse proposte concrete da avanzare, le facesse pure; egli le avrebbe discusse con

piacere. Non sarebbe stato difficile farlo con assoluta discrezione e riservatezza attraverso

tramiti opportuni"».

denza che, essendo completamente fallita la possibilità di fattiva collaborazione, almeno nel ,campo economico, fra tedeschi e polacchi, la situazione creata qui dal Trattato di Versailles non può durare.

Ogni mese di maggio l'Alto Commissario invia una relazione annuale al Consiglio, ed io ho ancora due da compilarne prima di lasciare la carica. Conforme alla mia coscienza sarebbe di scrivere già adesso che la situazione è insostenibile, e che una revisione dei trattati (artt. 100-108 Versailles) si impone. Siccome in questi primi 18 mesi ho dimostrato a tutti che mi sono ispirato sempre a moderazione, riserva, prudenza, la bomba della revisione, che io getterei sul tappeto ginevrino, creerebbe una certa impressione. Revisione, nel caso particolare di Danzica, vorrebbe dire, praticamente, la nomina di una ,commissione, da parte del Consiglio della S.d.N., per esaminare a fondo la cosa, e non è detto che, con gli attuali aggruppamenti ginevrini, revisione sarebbe sinonimo di un miglioramento della situazione di Danzica nei riguardi tedeschi.

Tale è infatti la preoccupazione dei dirigenti germanici, che mi è stata fatta intravvedere in colloqui avuti a Berlino. Ma a noi poco importa, in fondo, di Danzica e del suo assetto. Si tratta solo di vedere se convenga, fin tanto che si ha un italiano come Alto Commissario quassù, di giocare in un modo o nell'altro questa carta; di cui non si disporrà più quando sarà quassù un altro.

Abbiamo, è vero, ancora 18 mesi di tempo, ma io devo cominciare a pensare all'atteggiamento definitivo da assumere, e non vorrei trovarmi in contrasto con le direttive vostre. Anche perchè qualunque cosa io farò in un senso,

o nell'altro, sarà, malgrado ogni vostra smentita, sempre interpretata come conforme a direttive italiane. E nessuno vorrà mai credere che la politica italiana, che ha fama di abilità, si sia mantenuta estranea, e non si sia servita di questa carta di un Alto Commissario italiano in una località, dove l'Italia non ha interesse alcuno, ma dove indirettamente può tanto rompere le scatole ad altri, che vi hanno invece notevoli interessi.

Si potrebbe, ad esempio, anche dire che avete saputo indirettamente che l'Alto Commissario si propone di lanciare la bomba revisionista, e farvi pagare l'influenza «indiretta» sull'Alto Commissario per indurlo a desistere... ma non tocca a me di suggerire il modo più opportuno. Vorrei solo premunirmi in tempo contro l'evenienza di assumere un atteggiamento, che malgrado ogni smentita sarà sempre messo in relazione con la macchiavellica politica italiana, e rche pokà viceversa trovarsi in contrasto con le vostre direttive generali.

Ti ho scritto sin d'ora perchè tu voglia, in un momento opportuno parlarne

anche al Ministro, in modo che durante la visita che farò a Roma alla fine di

gennaio, tu possa forse già dirmi qualche cosa che mi serva di direttiva generale.

Ti prego di porgere i miei ossequi a Donna Francesca e di ricordare entrambi che vi aspettiamo conformemente alla vostra promessa. Una tua visita quassù, anche se collegata a itinerario principale, e anche se soltanto motivata da visita di amici ad amici, potrebbe avere una certa importanza e far scervellare i sospettosi sui fini reconditi e macchiavellici dell'interessamento a Danzica di un personaggio così importante, come sei tu.

433

IL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI

D. 239678/806. Roma, 3 dicembre 1930.

Facendo seguito alla lettera inviatale da S. E. il Ministro (1), mi affretto a trasmetterle copia del memorandum qui consegnato dall'Ambasciatore Schubert il 15 novembre corrente, nonchè copia della memoria inviatagli in risposta (2).

Ella vedrà che tale risposta ha dovuto essere redatta in termini genenc1 e che si è dovuto lasciare alla nostra Delegazione a Ginevra libertà di considerare fino a qual punto si sarebbero potute accogliere le proposte tedesche.

Mi riservo di informarla dei contatti avuti a Ginevra dalla nostra Delegazione con quella tedesca, essendo imminente il ritorno a Roma dei Delegati italiani.

Per quanto riguarda più specialmente le proposte germaniche di collaborazione nei riguardi di accordi coi paesi danubiani per regolare lo scambio di cereali con prodotti industriali, informo riservatamente V. E. per Sua opportuna ma personale notizia che sono in corso da qualche mese con l'Ungher:ia delle trattative a tale scopo. Un eventuale accordo in proposito fra noi e l'Ungheria dovrebbe essere il pernio centrale di successivi accordi specialmente con l'Austria e la Jugoslavia e tra questi paesi e la stessa Ungheria.

La domanda tedesca tende quindi ad entrare nel vivo di tali intese (dalle quali non può essere escluso anche un certo colore politico) e deve perciò essere esaminata con la maggiore ponderazione.

E siccome proprio il punto di partenza di detti accordi è l'accordo fra l'Italia e l'Ungheria, S. E. il Ministro mi ha dato istruzioni di informare del contenuto del memorandum germanico il Conte Bethlen, e chiedere il suo parere al 'riguardo, nonchè concretare col Governo ungherese l'atteggiamento da tenersi insieme.

Aggiungo anche che il Conte Bethlen, nella visita che ebbi occasione di fal"'gli a Budapest nel settembre scorso, mi disse che gli erano state fatte dal Governo tedesco delle aperture nel senso di quelle ora fatte a noi, e che egli non vi aveva dato seguito, appunto in attesa di stabilire prima gli accordi con l'Italia. Mi disse anzi di aver risposto al signor Curtius che poichè tanto difficile era il corso dei negoziati per la stipulazione del trattato di cornmereio tedesco-ungherese, ancora più difficiH gli a[)lpa['livano le trattative tpToposte (3).

Siamo dunque in attesa della risposta ungherese e prima di qualche tempo (cioè fino a quando non avremo meglio ·Concretato l'accordo nostro con l'Ungheria) non sarà possibile dare una risposta precisa alle proposte contenute nel memorandum Schubert.

n. -246, allegato.

Mi riservo tuttavia di tenerla informata del seguito che avrà l'importante questione.

Ella potrà quindi per ora, nel caso che le fosse fatto costì qualche cenno in proposito, rispondere che le risulta che l'interessante memorandum tedesco forma oggetto di attento studio da parte di questo Ministero e delle altre Amministrazioni tecniche.

Analogo linguaggio terrò da parte mia con questa Ambasciata di Germania (1).

(l) -Non rinvenuta. (2) -Né il memorandum tedesco né la risposta italiana sono stati identificati. (3) -Una precedente conversazione Guariglia-Bethlen aveva avuto luogo a Ginevra. Cfr.
434

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. P. Belgrado, 3 dicembre 1930.

L'appuntamento fissato con Marinkovich per ieri è stato rinviato a stamani e mi sono intrattenuto -con lui per due ore.

Riferisco quasi testualmente quanto ho detto a Marinkovich.

Durante il mio soggiorno a Roma avevo visto più volte V. E. Potevo assicurarlo, ed ero autorizzato a farlo, che le intenzioni generali e le finalità cui il Governo Nazionale era inspirato nelle note conversazioni che V. E. aveva avuto con lui, non erano affatto mutate.

Però ,si erano verificati dci fatti, do})o l'ultimo colloquio di Ginevra (2), che avevano colpito la pubblica opinione e segnatamente S. E. il Capo del Governo e V. E. In primo luogo il monumento alla Francia inaugurato alli 11 novembre u.s. Sembrava che le roboanti manifestazioni che avevano avuto luogo in quell'occasione, l'intervista di Re Alessandro proclamante l'unicità di vedute fra Jugoslavia e Francia, la loro indissolubile unione etc. (pur facendo parte a convenzioni diplomatiche ed esteriori che non possono essere d'un tratto annullate) male si armonizzassero con i propositi che erano stati da lui dichiarati a V. E. e creassero un'atmosfera di disagio poco idonea ad una immediata prosecuzione delle conversazioni.

Non era sfugg1ita a1l',a~ttenzilone del Govemno i1a oi'r,costaJUza che mentre ne1i giorni delle feste la stampa jugoslava aveva trovato pur modo di rammentare gli aiuti avuti da Inghilterra, da Russia, da America, non una parola era stata detta per l'Italia. Anzi pochi giorni prima con la consueta delicatezza e cortesia, era stato ricordato dalla Pravda l'episodio di Caporetto e raccomandata la lettura del libro del Generale Deskalovich che illustra questa « vittoria jugoslava».

Non si trattava qui di apprezzamenti ed opinioni ma di fatti concreti. A parte il valore generale dell'intervento italiano per la vittoria comune, stava in fatto che 150 mila uomini dell'esercito serbo erano stati trasportati

dall'Albania a Brindisi e Corfù dalla bandiera italiana, non dalla patagone o dalla zeelandese, che Caporetto era un parziale episodio che aveva mostrato la saldezza dell'esercito italiano e la resistenza dell'anima del popolo italiano. Ma se per avventura esso fosse stato il nome dell'ultima battaglia (ed è l'ultima battaglia quella che conta nel corso di qualunque guerra) non si parlerebbe oggi davvero di Jugoslavia, ma al massimo forse di una grande Austria trialista. Nè so quanto resterebbe di Serbia.

Si erano poi verificate le manifestazioni dei Consigli Comunali di Lubiana e di Sebenico, quest'ultima alla presenza del Capitano Distrettuale. In entrambe 1si erano gloirificati i tenroristi 'che la giustizia italiana aveva severamente colpito, a Sebenico si era aggiunto l'incitamento al licenziamento di tutti gli operai, al boicottaggio delle merci italiane.

Il fatto che le intenzioni del Governo Nazionale non erano mutate aveva intanto una prova nella circostanza che egli non aveva ricevuto nessuna protesta da noi come sarebbe stato legittimo. S. E. Guariglia si era limitato a toccare di sfuggita tali manifestazioni con Rakich, ed il Cav. Cosmelli qui con Fotic. Non solo non avevamo veduto nessun pubblico biasimo per tali manifestazioni ma non era stata a noi espressa neppure una parola di rammarico.

Un di lui segretario, del quale apprezzavo molto la sincerità, diretta sempre al miglioramento dei rapporti dei due Stati, aveva giorni addietro intrattenuto il Cav. Cosmelli (l) di varie cose esprimendo giuste opinioni. Ma aveva fra l'altro detto che egli aveva sfogliato sei mesi di stampa italiana, e non aveva trovato che due o tre notizie che potevano essere interpretate come non ostili alla Jugoslavia. Potevo rÌipetere la stessa identica frase: avevo sfogliato sei mesi di stampa jugoslava, non avevo trovato che due o tre notizie che potevano essere interpretate come non ostili all'Italia. Nè ciò dal canto mio mi sorprendeva quando ripensavo all'ignoranza ed alla malafede dell'Ufficio Stampa sul quale avevo richiamato più volte la sua attenzione, ed anche dell'Agenzia Avala dove il signor Casteran, suddito francese e corrispondente dell'Havas, controllava per conto di Parigi, tutto quanto era utile far conoscere all'opinione pubbHca mondiale sul conto della Jugoslavia e dei rapporti itala-jugoslavi. Ciò non poteva non essere notato da V. E. e non avere la sua influenza.

Vi era poi il continuare degli attentati terroristici nella Venezia Giulia, uno a Gor,izt.a, art:l'o,ci:ssimo, due o tre giorn1i ;p111ima. E!I1a :fa1Jto dn,contestabiile che gli autori dei reati trovavano comodo e facile rifugio nella Slovenia, dove aiuti di ognli sorta ,e111ano \loro ~concessi con l'aurleiOila deil. mar'tlk:io. Questd mdmi,na,:Li continuavano ad avere irapporti con 1le IIlostJre popowazi!oni aliliogeiile, si facevano centri peiri-colosi dii ag,itazione e di complotti quanto meno COIIl la tacita indifferenza delle autorità.

E se si fosse trattato soltanto di tacita indifferenza! Egli sapeva meglio e più di noi quali e quanti aiuti diretti ed indiretti venivano alla criminalità slovena da funzionari jugoslavi civili e militari. Non era ammissibile che si potesse andare e venire attraverso la frontiera jugoslava con tanta facilità come accadeva senza benevolo assenso di graniciari e di gendarmi. Ma egli

sapeva anche come, pur non avendo noi prove schiaccianti di colpa, il nome del console jugoslavo a Trieste fosse stato assai ripetuto negli ultimi dibattimenti giudiziari, con quello del colonnello Andrejka, Capo dell'Ufficio Informazioni militari di Lubiana. Egli sapeva anche, perché glielo avevo detto più volte, quali compiti politici antitaliani svolgesse a Sussak il commissario Ujcic, coadiuvato da un fuoruscito italiano, certo Adam che a tanta prossimità del nostro confine non cessava un istante da delittuosa propaganda, da aiuti a sconfinamenti, etc. etc. essendo (sempre alle dipendenze del predetto commissario) in rapporti con i gruppi antifascisti di Parigi.

Suggeri.rg[li :che questi m:im~na1i fossero invlLtat:i a :fiJS1sa:r1si ttn a:1tl!"e r:eg1ioni della Jugoslavia non pareva esagerato nè inopportuno nell'interesse dei buoni rapporti dei due Stati. Egli doveva pensare che i reati continuavano e ricordare che per molto ma molto meno la Jugoslavia aveva chiuso la sua frontiera con la Bulgaria. Non vedesse in questo nessuna allusione a possibili intenzioni del R. Governo. Gli dicevo ciò solo per indicargli nella forma più espressiva la gravità della situazione, la longanimità del R. Governo, le sue intenzioni di non creare una situazione irrimediabile, anzi di non far nulla che potesse interrompere la via intrapresa per la ricerca di un accordo che fissasse fra noi sicura amicizia.

Anzi parevami dover notare una differenza sostanziale fra quanto faceva il R. Governo e quanto il Governo jugoslavo. Allo scopo di creare quella migliore atmosfera che si voleva ottenere contro ogni difficoltà erano stati allontanati dalla Jugoslavia non solo il Colonnello Visconti, ma anche gli addetti militari fin qui vissuti a Belgrado con ben altro spirito e sentimento da quello ora desiderato. Per un tranello in cui era caduto ingenuamente, l'impie,gato Themel era stato allontanato da Skoplje e non solo lui, ma anche lo stesso console Liebmann era stato di recente trasferito. E come lui man mano e progressivamente tutti gli altri RR. Consoli in Jugoslavia. Vi era quindi la prova di una seria iniziativa di V. E.

Era bensì vero che negli ultimi mesi quanti incidenti eransi verificati in

Jugoslavia egli aveva provveduto alla loro soluzione soddisfacente, ma-ciò era

sotto la pressione degli avvenimenti. Una iniziativa che dimostrasse come pa

rallelamente si agisse in altro modo per modificare lo stato d'animo delle auto

rità non vedeV1amo davvero. Non avevo che a ricordarg.Ii i nomi delle persone

che gli avevo prima citato, e ,che erano al loro posto a continuare nelle loro

funzioni precedenti.

F1ino :1a fìa1se at1ma:1e della questione de11a 'colonri1a di Mahov1ijani che

da cosa di scarsa importanza ed alla quale volevo trovare una soluzione in

pieno e buon accordo col Governo jugoslavo, dimostrava quale spirito animava

le autorità periferiche, sulle quali non si faceva nulla per modificarlo. La que

stione stava per diventare politica, in ogni caso il modo con cui si svolgeva

suonava vero sgarbo a me. Come anche la replica che il Vreme e la Pravda

avevano fatto ad una smentita della Stefani (mio telegramma n. 143 del 29

novembre u.s.) replica di così scarsa opportunità e riguardo verso la Legazione

che non potevo !asciarla passare sotto silenzio, perchè la responsabilità non

poteva ricadere che sull'Ufficio stampa.

Tuttavia malgrado questo insieme di cose poco gràdevoli dovevo ripetere ancora che le intenzioni generali del R. Governo non erano mutate. Ma quanto espostogli rendeva poco agevole la continuazione di conversazioni attraverso me o Rakic intermediari, mentre esigeva che vi fosse prima un'altra spiegazione diretta e personale fra lui e V. E. E poichè un incontro speciale a tal fine, per ovvi motivi, non poteva aver luogo, occorreva attendere la riunione del Consiglio della Società delle Nazioni fissata per i primi del .prossimo gennaio.

Del resto, e ciò gli dava la definitiva prova sulle intenzioni generali di

V. E., il tempo non sarebbe perduto. Ero stato incaricato di dirgli ·Che noi non avevamo ancora proposte concrete da fare ma che anche se tenuto conto delle importantissime relazioni economiche fra i due Paesi egli volesse trasmettere a V. E. proposte concrete per migliorarle ancora, io ero autorizzato a farle pervenire a V. E. che le avrebbe esaminate col desiderio di arrivare ad una conclusione proficua per i rapporti economici dei due Paesi.

Ringraziandomi di quanto gli dicevo Marinkovich ha avvertito avrebbe intanto risposto ai punti .principali della mia esposizione.

l. -Avrebbe preferito l'immediata continuazione delle conversazioni, ma per altro verso il rinvio era utile poichè da ora a quando egli si sarebbe incontrato con V. E. varie delle questioni che gli esponevo sarebbero state già risolte per intero, o prossime alla soluzione, quindi avrebbero permesso Io svolgimento del colloquio nella migliore possibile atmosfera, e con la possibilità di un'utile conclusione come era sua ferma volontà.

2. -Ha spiegato che nel 1925 si era costituito un comitato fra gli antichi allievi serbi che durante la guerra erano stati accolti nelle scuole francesi, per elevare un monumento alla Francia. Non sapeva che avesse pensato o fatto il governo di allora. In ogni caso pochi mesi addietro il comitato aveva fatto sapere al Governo che lo scultore Mestrovich aveva finito il monumento. Non si poteva non collocarlo dove era stato deciso fino da allora ed inaugurarlo. Che poteva fare di diverso il Governo, che pur sentiva che simile iniziativa turbava tutti gli altri alleati che con la Francia avevano contribuito alla formazione della Jugoslavia? Il Governo non poteva che ridurre al minimo la sua partecipazione ufficiale ai festeggiamenti. Infatti gli inviti erano stati diramati dal comitato organizzatore, al ricevimento della missione francese era andato il comitato, nessun ministro politìco, solo quello della Pubblica Istruzione. Alla inaugurazione del monumento avevano parlato il presidente del comitato e Kumanudi ma questi come antico allievo delle scuole francesi. Lui, Marinkovich, al banchetto si era limitato per ultimo ad esaltare la luce che irradia dalle università francesi. Ma egli aveva fatto di più. Essendogli stato fatto sentire nel modo più autorevole che se Briand fosse stato invitato sarebbe venuto a Belgrado col massimo piacere (vi era nelle parole di Marinkovich precisa allusione a questo Ministro di Francia) essendosi incontrato con Briand a Ginevra si era guardato bene dal fare il minimo cenno e la minima allusione al monumento.

Era poi accaduto che molti serbi stessi erano stati malcontenti. Fra l'altro un gruppo di serbi che aveva studiato in Inghilterra erasi recato dal Ministro Henderson pPr esporre il desiderio di innalzare un monumento di riconoscenza all'Inghilterra ma era stato ricevuto piuttosto in malo modo dal rappresen-· tante inglese.

Non è possibile in ogni caso che la Jugoslavia rinneghi ed oblii quello che la Francia ha fatto per essa, il che non deve e non può impedire che altri accordi ed impegni possano eventualmente essere presi fra Jugoslavia ed Italia.

3. -È vero ·che egli non aveva ancora richiamato il console jugoslavo di Trieste ma lo farebbe al più presto. Non voleva discutere se o no avesse avuto rapporti con irredentisti o terroristi sloveni. La sua posizione era in ogni caso non sostenibile a Trieste, ed in fatto egli vi aveva risieduto assai poco in questi ultimi tempi. Ciò perchè egli, Marinkovich, aveva bisogno di lui nella sua attuale qualità di console jugoslavo a Trieste per proporre ed ottenere determinati provvedimenti in Slovenia. Il console stesso aveva più volte avvertito che le autorità in Slovenia avevano troppa condiscendenza verso gli allogeni espatriati anche se non colpevoli di reati, ed aveva anche avvertito che a causa di tale condiscendenza o prima o poi qualche responsabilità sarebbe ricaduta su di lui. Detto console su istruzioni di Marinkovich stava adesso preparando una serie di provvedimenti (non potendosi avere fiducia nelle autorità slovene) diretti ad allontanare dalla Slovenia non soltanto i colpevoli di qualche reato, ma anche tutti indistintamente gli sloveni immigrati dall'Italia e che continuano ad arrivare quotidianamente dalla Venezia Giulia in numero notevole. Ognuno di •essi, ha detto Mwi:nkovilch, costitUJ~sce un cenwo di attrazione, di co:vr1sfPondenza, aiuta i passaggi attraverso la frontiera, ecc. Fino a che non siano allontanati nessuna vigilanza sarà mai sufficiente. E non appena si diffonderà la voce che non è consentito ai nostri allogeni restare in Slovenia, ma si dovrà andare in Macedonia od altre lontane regioni, anche gli espatrii diminuiranno.

Egli aveva intanto fatto allontanare dalla Slovenia i funzionari che erano compresi nell'atto di accusa del processo di Trieste, aveva chiesto l'allontanamento del direttore di polizia di Lubiana, non tanto perchè sicuramente colpevole di qualche cosa di concreto ma perchè' derivava dalla di lui debolezza se molti inconvenienti si erano verificati. Egli aveva chiesto anche il trasferimento del colonnello Andrejka ed alle resistenze dello Stato Maggiore aveva risposto che gli sembrava impossibile che in tutto l'esercito jugoslavo non vi fosse un ufficiale capace di sostituire l'Andrejka a Lubiana.

Comprendeva ·che questo era un punto di estrema sensibilità nei rapporti itala-jugoslavi, ed intendeva provvedervi.

4. --Non voleva giustificare le autorità, ma doveva peraltro richiamare il mio pensiero sul fatto che molti funzionari ritenendo il Governo in situazione ostile con l'Italia, credevano rendersi graditi con eccesso di zelo e ·Con provvedimenti inopportuni, ai quali egli rimediava in ogni possibile modo. Mi sarebbe stato riconoscente quante volte gli avessi segnalato degli inconvenienti, cui porrebbe riparo subito. 5. --Quanto alla stampa riteneva difficile per ora svolgere altro compito che il negativo: impedire cioè eccessi di stampa contraria od ostile. Qualche articolo favorevole non avrebbe avuto nessun effetto, o non sarebbe stato capito. Per passare all'opera positiva occorreva attendere che una soluzione maggiore si compisse. A quel momento vedrei quanti, specie fra i serbi, sarebbero

stati contenti di un riavvicinamento con l'Italia della quale sono sinceri allllcl (se anche non tutti sono amici suoi poliUci) e si tacciono ora per timore o mal compresa prudenza.

6. --Circa la questione degli operai di Zara che ha dato luogo ai miei lamenti ha osservato che le informazioni non venivano ai giornali dal Ministero degli Affari Esteri, ma dalla Dalmazia stessa, forse dalle associazioni operaie. H Governo di1ttaJtorlliaJle, ha ,osservato, non è 'come dJ. Govell'no FasCiiista, che ha una sua forza ed una sua organizzazione. Il Governo dittatoriale ha dovuto anzi rispettare le organizzazioni operaie per non mettersi tutti gli odii addosso. Le organizzazioni operaie sono le sole che continuino come nel periodo precedente, e che abbiano ancora una forza ed una vitalità della quale il Governo dittatoriale deve tener ,conto. 7. --Accoglieva con vera soddisfazione l'invito a farci proposte di carat-, tere economico, ed avrebbe subito sollecitato gli uffici competenti a studiare la quesUone. Già egli aveva sempre pensato che in attesa d'i giungere alle conclusioni volute e si stabilisse fra Italia e Jugoslavia quell'amicizia che è nella sua ferma speranza e volontà ottenere, se anche non è oggi ottenuta, era utile concludere qualche cosa anche minima, ma che segn:a1sse un progresso concreto sulla situazione precedente.

E poi tali studi non avrebbero potuto restare celati, il che sarebbe andato a beneficio della ~situazione generaJ.e. Con l'Ungheria egli ha detto, vi è bene altra opposizione che con l'Italia. Vi è una questione di principio dalla quale non è possibile per nessun dei due decampare: la revisione di confini che non ammettiamo. Ma intanto, benchè non sia stato ancora venduto un chicco di grano di più, il fatto solo che si parli fra noi del nostro comune interes,se per il commercio granario ha creato un'atmosfera migliore fra i due Paesi, e recentemente la spinosa questione degli optanti che dovevano lasciare i due rispettivi paesi erasi potuta regolare rapidamente e soddisfacentemente, gli spiriti essendo meglio disposti in attesa dei risultati delle conversazioni per il commercio granario.

Mentre 1io ho il.'ltenortto pdù volte Mardnkowch peli' obieZiionti e lt'ettifìche specie quando ha parlato dei funzionari della stampa e della questione degli operai di Zara, egli mi ha ascoltato con crescente attenzione senza mai interrompermi una sola volta. Era visibile una certa inquietudine durante la prima parte della mia esposizione, ed una qualche impazienza di sentirne le conclusioni. Ma soprattutto allorché gli ho detto che se egli mi avesse fatto delle proposte di carattere economico V. E. le avrebbe esaminate con ogni interesse, ha dato visibili segni di soddisfazione e di compiacimento, quasi fosse sollevato da una preoccupazione.

Le conseguenze del resto di tale inviio sono per la Jugoslavia e per Marinkovich personalmente, assai chiare. Quando qualche notizia del genere apparirà nei giornali essa potrà giovare non solo ai rapporti itala-jugoslavi, ma alla situazione internazionale della Jugoslavia. E se qualche indiscrezione dovesse uscire sulle conversazioni passate o su quelle che si faranno eventualmente in avvenire, sarà facile a Marinkovich mascherarsi dietro le conversazioni di carattere economico.

In ogni caso è mia opinione che l'effetto desiderato da V. E., tenere cioè accesa la speranza di una ripresa delle conversazioni politiche per il gennaio venturo, sia stato almeno in gran parte raggiunto.

Cil"ca gli studi per avviare gli emigrati allogeni in Macedonia ricordo che tale voce è apparsa varie volte nella stampa. Fra l'altro il Novosti del 29 novembre pubblicava che un terreno di ·circa 400 ettari con case coloniche, già appartenente ad emigrati turchi, posto a Bistrenica, presso Demir Kapije, sarebbe distribuito ad 80 famiglie provenienti dall'Istria.

Interesso poi il R. Console Generale in Lubiana per avere conferma se quel direttore di polizia ed il colonnello Andrejka saranno trasferiti da quella città, ed il R. Console in Sussak per conoscere se l'Adam verrà allontanato.

(l) Per il seguito della que~tione cfr. p. 647, nota.

(2) Cfr. n. 241.

(l) Allude evidentemente a Avakumovié.

435

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 4232/2471. Vienna, 3 dicembre 1930.

Sono stato questa sera a congedarmi da Seipel, che si reca domani a Merano per ragioni di salute. Non è punto contento della soluzione della crisi. Ha fatto tutto il possibile pevchè anche un rappresentante delle « Heimwehren » entrasse nel Gabinetto, e queste da parte loro si sono mostrate piene di buona volontà, cercando con ogni specie di concessioni di facilitargli il compito. Ma l'opposizione di Schober ha impedito il conseguimento dello scopo; ond'è che, malgrado le insistenze del Presidente della Repubblica, egli non ha voluto entrare nel Ministero, così come non vi sono entrati i suoi due più capaci •Collaboratori Kienboeck e Schmiidt. È .convinto 'che qualche a'ocordo vi deve essere tra Schober e i socialisti, e lo deduce anche dal fatto che nella seduta oditerma per tl.'elezllione detl. Pl'elsl~dente detl.tl.a Camera !ili. grrrup;po dei ;pangermandJsti, che si chiama ora economico e del quale fa parte Schober, ha votato per il candidato socialista. È però sintomatico che l'altro gruppo del blocco Schober, e cioè quello degli agrari, si è astenuto. Seipel prevede non lunga vita a un ministero siffatto, per quanto le gravi questioni finanziarie ed economiche che questo è ora chiamato a risolvere gli facciano supporre si terrà in piedi per qualche tempo. Egli non vuole prendere però le cose in modo troppo tragico: ha grande fiducia nell'attuale Cancelliere Ender, che prevede rimarrà al potere anche con il Ministero che succedesse all'attuale. Inoltre vi sono nel presente Gabinetto vari membri del partito cristiano-sociale sull'azione conservatrice dei quali egli fa assegnamento. Circa i nostri rapporti, pur rendendosi •conto di quanto può avel'ci disilluso il recente contegno di SchobeT, crede ci convenga usare di pazienza e di tatto nella convinzione che quegli,

tornando agli Esteri, si adopererà a far si che le nostre relazioni siano anche

in futuro quali sono state con lui in passato. È suo merito, da non doversi

dimenticare, la conclusione del patto (1), riuscita più agevole a lui che era

nel dicembre scorso indipendente da ogni partito, che non sarebbe stato a

se stesso legato con i cristiano-sociali e quindi anche con i Tirolesi.

Io non so quando avverrà il primo ricevimento diplomatico e doè se questo lunedì o il prossimo. Nella prima ipotesi dirò a Schober che non ho per il momento da fargli alcuna comunicazione del R. Governo, e manifestandogli un contegno di cortese riserva mi limiterò, parlandogli in mio nome, a esprimergli il mio rincrescimento per il modo con cui ha spesso trattato, nei suoi discorsi elettorali, del patto di amicizia, diminuendo il merito nostro e il valore di esso, e gli chiederò se, per evitare le erronee interpretazioni ~che il suo atteggiamento durante la campagna elettorale ha potuto suscitare nei riguardi della sua posizione verso i socialisti, egli non creda di darmi qualche chiarimento al riguardo. Ma per il caso che il ricevimento diplomatico avvenga lunedì 15, prego V. E. considerare l'opportunità di farmi sapere se e ~che cosa io debba dire a Schober in nome del R. Governo. Si intende che tali istruzioni, qualora il primo ricevimento diplomatico fosse già avvenuto, sarebbero da me eseguite nel secondo.

Sono d'opinione, e Seipel è dello stesso mio parere, che non essendosi potuto evitare l'entrata di Schober nel Gabinetto, sia preferibile abbia avuto il dicastero degli Esteri, dove colle nostre frequenti naturali relazioni vi sarà maggiore possibilità di « lavorarlo ». Schober deve certamente aver avuto sentore del nostro costante e caldo appoggio alle Heimwehren durante la campagn,a elettorallie, ,ga[vo per quanto rigu!m'dia ll.'aJiJUJto materiJaJ,e a St!m'hemberg. Ma poichè ha ~conseguito di tornare a trattare la politica estera, egli non potrà rinnegare la sua opera di meno di un anno fa; e la lusinga del suo amor proprio per l'eventuale visita di V. E. potrà servire a dissipare il possibile risentimento di chi come lui è un vanitoso opportunista e non un saldo convinto, e a farlo ~col.lllaborare di lliUJO'VIo con noi. A mto parerre dovremmo dirgli che speriamo riprendere con lui gli stessi buoni rapporti avuti con il :suo precedente Ministero, ma che lo attendiamo alla prova per vedere se dobbiamo più credere ai suoi passati discorsi da candidato o alla sua futura opera da Ministro.

Seipel mi ha raccomandato di andare a visitare appena possibile il nuovo Ca[1ce(!Jli1er,e, dò ~che 1si ,comprende tanto più quando si constderri che e~l:i lo crede destinato a rimanere al potere anche con un altro Gabinetto; non mancherò di seguire il suggerimento.

Rinnovo la preghiera di far usare a Seipel ogni possibile riguardo, tenendo il dovuto conto del suo stato di salute, del suo bisogno di riposo, e del suo desiderio di passare inosservato. D'altra parte la sua sorveglianza, non voluta da lui ma chiesta da questo Dipartimento Esteri, dovrà essere esercitata con ogni tatto e riserva possibili.

(l) Allude al trattato italo-austriaco del 6 febbraio 1930.

436

IL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRIGI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DE PEPPO

T. 1061. Roma, 4 dicembre 1930, ore 24.

Mio telespresso 238839/1041, del 26 novembre u.s. Prego telegrafarmi quali elementi V. E. abbia potuto raccogliere costì circa effettiva portata visita Maginot a Madrid (l) ed in particolare circa pretesi accordi franco-spagnuoli per passaggio truppe coloniali francesi in caso di guerra.

437

IL MINISTRO A BUCAREST, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2917/3256. Bucarest, 4 dicembre 1930 (per. il 10).

Seguito mio telegramma n. 147 (2). Desidero inoltre far presente a V. E. che allarme qui suscitato da intervista

d:i Milano (3), nonchè crescente ·tx"eoocupazione per campagna revisionistica, vanno sempre più rendendo vivi gli sforzi della Romania per far comprendere alla Francia urgente ed assoluta necessità trovare terreno d'intesa con l'Italia. Tale necessità è stata segnalata alla stessa Camera romena. In un odierno

discorso dell'ex Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, signor

Gafenco, questi ha particolarmente insistito sul punto che solo da un'intesa

italo-fl'ancese dipende la tranquillità politica e l'equilibrio morale dell'Europa,

e specialmente la completa tranquillità dell'Europa Centrale ed Orientale (4).

Inoltre ho notizia di passi fatti nello stesso senso da Titulesco a Parigi,

dove egli avrebbe trovato Poincaré fra i più convinti della necessità di un

pronto chiarimento italo-fl'ancese.

Devo infine segnalare ·che due Ministri romeni mi hanno separatamente manifestato loro sicurezza di una prossima détente itala-francese, senza tuttavia specificarmi le ragioni della loro previsione.

(l) -Ghigi aveva già spedito a Madrid un telegramma dal tenore analogo fino a questo punto (t. (p.r.) 12277/108 del 4 dicembre ore 3). La visita di Maginot in Spagna aveva avuto luogo dal 24 al 27 ottobre. (2) -T. 2885/147, pari data, che non si pubblica. (3) -Allude all'incontro Grandi-Litvinov, per il quale cfr. n. 411. (4) -Preziosi commentò il discorso di Gafenco nel r. 3287/1073 del 5 dicembre. Secondo Gafenco, «è... palese che, allorquando l'Italia parla della revisione dei Trattati, essa non si riferisce tanto alla revisione territoriale dei confini europei, ma piuttosto pensa a certe revisioni politiche ed economiche, a nuovi raggruppamenti di Stati, a nuove suddivisioni di zone di influenze extra europee, alla creazione di nuove possibilità pel suo sviluppo nel mondo. Tale politica non riguarda più la Romania. Comunque noi seguiamo con simpatia la direzione politica dell'Italia, tanto più che, seguendo detta via, essa non può che giungere ad una intesa con la Francia. Per tale intesa la Romania formula ogni più caldo voto; e ciò perchè da essa intesa dipende la tranquillità politica e l'equilibrio morale dell'Europa, e specie eli quella Centrale ed Orientale •.
438

VERBALE DI UNA RIUNIONE CONVOCATA DAL MINISTRO DELLE CORPORAZIONI, BOTTAI (l)

Roma, 4 dicembre 1930. Sono intervenuti alla riunione: il Mimrlistvo P11eiiliÌipoiìenZJ~amio C~anca111eiL1Ji, ['Onorevole Olivettd, ii.'Onoce

vole Tassinari, l'Onorevole Banelli, il Comm. Anzillotti, il Comm. Mariani, il Comm. Masi, il Comm. Bagli, il Comm. Brocchi.

S. E. Bottai invita il relatore Brocchi ad esporre le questioni da discutersi.

Brocchi sviluppa l'ordine del giorno concordato, come fissato nell'allegato A (2). Conclude pregando di voler portare l'attenzione sulle tre questioni principali ·che sono:

l) Contenuto dell'Accordo generale, nel quale dovrebbero essere inquadrati gli Accordi interni, concernenti l'organizzazione del credito, e metodo da adottarsi per quanto concerne le facilitazioni da concedersi reciprocamente.

2) Indicazione dei Paesi, con i quali gli Accordi economici in questione dovrebbero essere conclusi, affinchè dagli stessi risulti un effettivo vantaggio economico per l'Italia.

3) Determinazione dei prodotti per i quali sarebbero da chiedersi e da concedersi facilitazioni agli esportatori dei Paesi contraenti.

S. E. Bottai ritiene che tutti gli intervenuti saranno d'accordo nel riconoscere, ·che si impone la necessità di fare ogni tentativo possibile, per concludere un Ac·col'do economico anche con la Jugoslavia, e che gli Accorld[ economici con gli altri Paesi devono essere considerati prindpalmente quale mezzo per giungere agli Accordi •con il Regno dei Serbi Croati Sloveni. L'Accordo con la Jugoslavia potrebbe essere considerato come una premessa per poter giustificare gli Accordi con gli altri Stati.

Ciancarelli aggiunge che, forse, sarà opportuno esaminare l'eventualità che la Germania possa fare qualche proposta di intervenire anch'essa negli accordi con •gli Stati danubiani. Probabilmente la Germania non domanderà di concludere con l'Italia un Accordo su basi preferenziali, ma domanderà invece che sia concesso anche alla Germania di concludere degli A·ccordi preferenziali ·con gli Stati danubiani, sia col sistema da noi prospettato, sia con un altro sistema. Gradirebbe conoscere l'avviso degli intervenuti circa l'atteggiamento ·che sembrerebbe loro consigliabile, nell'eventualità •sopra esposta, dal punto di vista economico.

Olivetti ritiene che, a priori, non si possa rifiutarsi di prendere in esame eventuali proposte della Germania, nei sensi sopra indicati. È innegabile che gli Accordi con gli Stati danubiani hanno un substrato politico. Se un'azione politica dovesse essere utile per la conclusione di questi Accordi, particolarmente p.e. nei riguardi della Jugoslavia, l'azione •contemporanea del Governo italiano e di quello germanico potrebbe essere più efficace di quella del solo

Governo d'Italia. Dal punto di vista economico, naturalmente, non si può dimenticare che la Germania è uno Stato eminentemente industriale, e quindi un temibile concorrente dell'industria italiana, e che perciò sarebbe, forse, preferibile evitare la concorrenza germanica negli Stati nei quali l'Italia ha intenzione di intensificare la propria esportazione.

* Ciancarelli richiama l'attenzione sul fatto che, se Accordi economici dovessero essere conclusi con gli Stati danubiani, parallelamente e sulla base di un'intesa, dalla Germania e dall'Italia, tali Accordi acquisterebbero senz'altro un carattere politico così accentuato, che il risultato degli stessi potrebbe essere in definitiva differente da quello che si vuole raggiungere con un'intesa economica con gli Stati danubiani* (1).

Olivetti desidera in ogni modo sapere se, conclusi che fossero Accordi economici con alcuni degli Stati danubiani, rimarrebbe libero agli stessi di concludere Accordi analoghi ,con la Germania. Se tale facoltà dovesse spettare agli Stati contraenti, sarebbe forse consigliabile cercare di giungere ad un'intesa con la Germania, prima che accordi consimili fossero conclusi fra Germania e Stati danubiani.

Brocchi avverte che tale possibilità, sulla base dei progetti di Accordo di massima già discussi con l'Austria e ,con l'Ungheria, sarebbe esclusa. Questi Stati domandano anzi che nessun accordo analogo, e su basi simili a quelle adottate per le redproche facilitazioni, possa essere concluso da uno degli Stati contraenti con altri Stati senza l'adesione dell'altro contraente.

Tassinari è d'avviso che la conclusione di un accordo, simile a quello che

si vorrebbe concludere con l'Austria, con l'Ungheria, con la Jugoslavia, sa

rebbe vantaggioso anche se concluso con la Germania. La nostra agricoltura

potrebbe avvantaggiarsi, se potesse godere delle facilitazioni specifiche per

l'esportazione in Germania.

Ciancarelli sostiene che non verrà fatta alcuna proposta di un accordo speciale sul tipo degli Accordi da concludersi con gli Stati danubiani nei confronti della Germania. La Germania, probabilmente, come detto, mira soltanto alla possibilità di concludere degli Accordi a catena, per proprio conto, con gli Stati danubiani e vorrebbe quindi che fosse assicurato il consenso dell'Italia alla conclusione degli stessi, visto che, in base ai patti, gli Stati contraenti dell'Italia non avrebbero libertà di azione in [pl'oposito (2).

Cfr. un appunto anonimo per Grandi, senza data ma del novembre o dicembre 1930. In occasione della visita a Berlino di Bethlen gli era stato dichiarato che • era intenzione del Governo del Reich di offrire tanto all'Ungheria quanto alla Romania un trattamento preferenziale per la loro esportazione in Germania dei cereali e che analoga offerta avrebbe poi fatta anche alla Jugoslavia. Il Governo germanico intenderebbe a quanto pare, accordare dei dazi preferenziali a questi Paesi, purchè non venissero fatte eccezioni dagli Stati transoceanici e chiederebbe in cambio alcune riduzioni di dazi per prodotti industriali.

Il Conte Bethlen ha formalmente chiesto al Ministro Arlotta di interessare V. E. a fargli " cortesemente e possibilmente conoscere il proprio punto di vista preliminare e generico sul progetto tedesco suesposto, salvo ad esaminarlo meglio ulteriormente assieme a misura che se ne venissero precisando gli eventuali dettagli concreti". -Il Conte Bethlen ha avvertito che egli di fronte alle offerte germaniche si era limitato a rispondere che le avrebbe prese in serio esame senza prendere però alcun impegno. -Ciò perchè interessavagli molto continuare i negoziati economici in corso con l'Italia.

Banelli approva l'iniziativa per la conclusione degli Accordi economiCI con gLi Starti danubd,and (l) da~i qu81Li si !"~promette nortevo~,i val!llt:aggli peli" Ji!l Paese. Ritiene che il sistema di accordare facilitazioni all'esportazione, attraverso le operazioni di credito, sia opportuno, corrispondente allo scopo ed efficace. Ha constatato però che nell'indicazione dei Paesi, con i quali si ritiene possibile ed utile la conclusione di Accordi economici, manca qualche Stato del retroterra, sorto dallo smembramento della Monarchia austro-ungarica. Certamente l'omissione non sarà fortuita, ma dovuta a delle buone ragioni, e quindi richiama soltanto l'attenzione su tale fatto.

Masi accenna ai sacrifici che gli Accordi economici apporteranno alle Finanze dello Stato ed allo sbilancio che esisterà fra il sacrificio che da una parte dovrà di8Jll"e il'l!tai!Jila e dail~'ailWéi dovranno fatre i s:Lngoi!Jì Sta~ti O()n1Jraentri. Pell"'iò (2) egli ritiene che occorrerà procedere con molta prudenza per vedere quali ripercussioni l'applicazione di questi Accordi potrà avere su altre correnti dì traffico, essendo necessario evitare, per quanto possibile, che per venire incontro ai desideri degli Stati danubiani e per tutelare i nostri interessi nei confl'OJ.ì1tri dii questi (3), 'Si >eremo .poi eve:ntuailmente deli ;pregli.lll!dliz,i nei confronti di altri Stati.

Olivetti, rispondendo ai quesiti che sono stati formulati all'inizio della discussione, osserva :

l) per quanto concerne il programma ed il contenuto dell'Accordo generico e di ·cornice, non avrebbe alcuna obiezione da fare. Anche il metodo suggerito rpuò essere utilmente esperimentato. Forse le facilitazioni, conseguibili soltanto attraverso l'ingranaggio dell'organizzazione del credito, non saranno sufficienti per raggiungere gli scopi desiderati e saranno quindi necessari dei provvedimenti integrativi. Naturalmente sarà indispensabiÌe che un organi,smo, il più semplice possibile, sorga per creare e ·conservare i •Continui contatti fra i due Stati per il controllo delle reciproche facilitazioni;

È da aggiungersi che l'Ambasciata di Germania ci ha recentemente partecipato che il suo Governo sarebbe desideroso di esaminare con noi la situazione che sta delineandosi nei Balcani a seguito della crisi dalla quale sono travagliati quegli Stati e dei tentativi della Francia di approfittare dell'occasione per irrobustire la propria influenza politica in quei Paesi attraverso larghi appoggi finanziari, accaparrandosi dall'altra parte un sicuro mercato

per la propria industria.

La detta Ambasciata ha mostrato di dare grande importanza ad una collaborazione tra Italia e Germania per procedere parallelamente o congiuntamente alla conclusione di accordi con gli Stati agricoli dei Balcani: tali accordi, naturalmente, dovrebbero assicurare contro determinati compensi, agli Stati in questione i mercati dell'Italia e della Germania per il collocamento dei principali prodotti agricoli [cfr. n. 433].

I rappresentanti della nostra industria ai quali le intenzioni della Germania di usare un trattamento preferenziale agli Stati agricoli dei Balcani non sono sfuggite, hanno fatto sapere che esaminando la questione da un punto di vista puramente economico si dovrebbe senz'altro constatare che la Germania è un poderoso e temibile nostro concorrente nel campo industriale e che perciò se fosse possibile ottenere che gli Stati danubiani e particolarmente l'Ungheria e la Jugoslavia concludessero accordi economici sulla base di reciproche facilitazioni per le esportazioni soltanto con l'Italia, questa non avrebbe che da rallegrarsene. Secondo i rappresentanti dell'industria soltanto considerazioni di carattere politico potrebbero eventualmente consigliare di procedere d'accordo con la Germania e di acconsentire alla conclusione di accordi preferenziali fra gli Stati danubiani e la Germania.

Allo stato delle cose sembra quindi che a noi converrebbe almeno dal punto di vista economico di affrettare la conclusione degli Accordi con gli Stati danubiani evitando per altro, di prendere previ impegni con la Germania •.

2) per quanto concerne la determinazione dei Paesi, con i quali apparirebbe raccomandabile o necessaria la conclusione degli accordi economici, osserva che, quantv più si allarga il cerchio comprendente gli Stati contraenti, tanto più difficile diventerà il soddisfacimento dei loro desideri (1). Non ritiene che si possano aspettare dei benefici dalla conclusione di Accordi con l'Austria, Stato eminentemente industriale, nel mentre è convinto che vantaggiosi possano essere gli Accordi con l'Ungheria, Stato industrialmente poco sviluppato, non avendovi di importante che l'industria della Ditta Ganz. I prodotti dell'agricoltura ungherese sOIStituirebbero una parte della nostra importazione meVJirtabile •ed 1~nveoe ila nostva espo•l'I1Jaz,i,one ~:n Ungheria potrebbe aumental'e UJ1lil1mente. .Ailltl'lettalnto osserva nei !'ÌogUJa!l'di dehla JugOISI1avia, mdUJstriailmente debole. Con r:i,guall'ldo ali. :fia,tto rahe 1a Jugosllav~a •espoii'ta lin l•taiiJia :iil 2•5 % dieiiJla sua eceedenZJa di pl'loduZJ~one nel ment.re [im.poota] soLtanto ill. 15· % deil:l..a sua importazione complessiva, dall'Italia, crede che gli accordi con la Jugoslavia debbano essere ·considerati la parte più importante del p.roglramma, essendo necessario stabilire un equilibrio fra le nostre importazioni della Jugoslavia e le nostre esportazioni in Jugoslavia, nel quale Paese la nostra indust1ria potrebbe trovall'le 1cospioui •compensi.

Per quanto concerne le mercanzie ed i prodotti, nei riguardi dei quali dovrebbero essere accordate reciproche facilitazioni, osserva che nei riguardi dell'Ungheria, i prodotti dei due Paesi, per i quali sarebbero da adottarsi facilitazioni specifiche, sono stati già indi-cati a S. E. il Ministro. Per l'Austria l'in.dilcaZJion.e ·s~à più difficdiJJe, isl1a per qua!lllto .concerne il'tiomportaZJi-one, che per quanto concerne l'esportazione agevolata; perchè l'Austria quasi nulla importa dei nostri prodotti industriali e quasi nulla dei prodotti agricoli.

Banelli crede che gli apprezzamenti dell'On. Olivetti, nei riguardi della scarsa importazione di prodotti agricoli italiani in Austria, non siano esatti. L'Austria importa considerevoli quantità di prodotti dell'agricoltura italiana, quali agrumi, riso, ortaglie, vino, ecc.

Anzillotti .conferma che l'Austria importa contingenti notevoli dei prodotti del suolo italiano.

S. E. Bottai fa circolare l'elenco delle proposte concrete che dovrebbero essere fatte all'Ungheria, .per quanto riguarda la nostra esportazione, e si richiama alle indicazioni già fornite dal Ministero dell'Agricoltura per l'importazione.

Avverte che, per concretare le proposte, da presentarsi a momento opportuno alla Jugoslavia ed all'Austria, il Direttore Generale degli Scambi e della Produzione convocherà due Comitati ristretti, dai quali attende quanto prima una relazione.

Broechi comunica che l'On. Bianchini, scusato perchè ha dovuto recarsi a Parigi, ha esaminato lo schema di contratto predisposto quale base di di

scussione con gli Istituti di credito, che dovrebbero essere chiamati a collaborare per l'organizzazione del credito nei sensi degli Acéordi. L'On. Bianchini ha trovato che questo schema costituisce una traccia utile e si riserva di conferire riservatamente con i rappresentanti di due grandi Istituti, per far poi conoscere le condizioni, alle quali questi potrebbero prestare la loro collaborazione.

(l) -Qpella che si pubblica è la c stesura originale • del documento. Esiste anche una c stesura corretta •, delle cui varianti verrà dato conto in nota. · (2) -Non si pubblica. (l) -Questo capoverso fra asterischi è stato soppresso nella seconda stesura del documento. (2) -Nella seconda stesura qui aggiunto: • S. E. Bottai considera prematura una decisione nei riguardi della Germania. Occorre prima vedere quale reale contenuto abbiano le proposte germaniche ed a che mirino •. (l) -Nella seconda stesura qui aggiunto: • particolarmente con l'Ungheria e la Jugoslavia». (2) -Nella seconda stesura qui aggiunto: c Pur essendo favorevole ad un esperimento nei limiti proposti ». (3) -Nella seconda stesura qui aggiunto: • come sarebbe il caso per la Jugoslavia •.

(l) Nella seconda stesura qui aggiunto: • Crede che perciò si debba trascurare per il momento la Romania •.

439

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO COLL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, GRAHAM

Roma, 5 dicembre 1930.

l. -Ringraziamenti del Governo britannico per l'opera di salvataggio dell'aviatrice inglese Miss Spooner.

2. --Conversazioni navali. Graham insiste perchè da parte del Governo italiano si faccia buon viso al progetto Craigie. Gli spiego con abbondanza di dettagli la situazione del negoziato nella sua ultima e recente fase di Ginevra. Graham ha riconosciuto che il Governo italiano non ,poteva andare oltre il punto a cui è andato. Anch'egli non si fa illusioni sulla condotta della Francia, che è ormai evidente. Ho pregato Graham di dire chiaro al Governo di Londra che l'Italia è arrivata ormai al termine ultimo ed assoluto delle sue concessioni e che pertanto considera questa fase come l'ultima del negoziato navale. Cia\Sicuno assumerà dopo di questa le proprie responsabilità (1). 3. --Graham dopo avermi manifestato la sua perplessità ad entrare in questo argomento m'informa di un dispaccio avuto dal Ministro britannico a Belgrado (2). Le informazioni di Graham coincidono presso a poco con quanto

passo. Craigie aveva voluto « giustificarsi dei rinlproveri che egli sapeva gli venivano indi

rizzati da parte italiana. Ha fatto allusione in proposito ad una conversazione di s. E. Grandi con l'Ambasciatore Graham.

Davanti al dissidio causato da due diverse concezioni sui rispettivi bisogni di difesa, l'Inghilterra intende mantenere una posizione di amichevole neutralità di fronte ad entrambe le parti. I suoi sforzi convergono tutti verso un tentativo di trovare una equa base di accordo sul terreno pratico. Egli (Craigie) si rende conto delle difficoltà molto complesse che i Governi di Roma e di Parigi si trovano a dover superare. Non ignora quelle di Roma, ma non può neppure ignorare quelle di Parigi. Ritiene però che vi sia una coincidenza di interessi per l'Inghilterra e per l'Italia per lo meno su un punto: quello di condurre la Francia ad accettare una limitazione di armamenti navali che sia inferiore al livello che i "navalisti" francesi si propongono di raggiungere. A questo scopo egli ha discusso con gli esperti francesi a Ginevra, riuscendo, dopo non poche difficoltà, ad ottenere che essi rinunciassero alla pretesa di una superiorità sull'Italia in fatto di incroc!Latori da 10.000 tonn. È anche riuscito a fare accettare dagli esperti francesi la cifra di 642.000 tonn. come il limite massimo complessivo di navi " under-age " e " over-age " che la Francia può mantenere fino al 1936. Ha infine dichiarato esplicitamente agli esperti francesi che l'Inghilterra non potrà ammettere nel 1936 alcuna pretesa francese che sia basata sulla esistenza, a quell'epoca, di una cifra maggiore o minore di navi " over-age ".

'' Agendo in questo senso -ha continuato Craigie -io ho naturalmente lavorato nell'interesse del mio paese. Voi dovete però ammettere che ho lavorato nello stesso tempo anche per l'Italia. Poichè nel 1936 l'Italia si presenterà alla nuova Conferenza con la tesi della parità assolutamente intatta, non credete voi sia vostro interesse di fare in modo che i miei sforzi non abbiano a rimanere senza risultati?" •.

riferisce il nostro Ministro Galli nella lettera acdusa ipervenuta ieri (1). Ho risposto a Graham le solite cose. Graham ha soggiunto che si rendeva conto ecc. ma ·che mi pregava di esaminare se non fosse il caso che io •concedessi una udienza al Ministro jugoslavo Rakic. L'assenza di qualsiasi contatto fra il Ministro degli Esteri e il Ministro jugoslavo a Roma dopo le conversazioni avute a Ginevra con Marinkovich aveva determinato nel Governo jugoslavo la persuasione che coll'Italia non c'è proprio nulla da fare. Di qui la situazione precaria di Marinkovich assertore della politica di riavvicinamento all'Italia ed un rinforzamento del partito francese il quale insiste per accettare e concludere al più presto, a qualsiasi condizione, il prestito militare •con la Francia. Re Alessandro e Marinkovich vorrebbero evitare di concludere il prestito in queste condizioni poichè ciò significherebbe il vassallaggio definitivo della Jugoslavia alla Francia.

Ho detto a Graham che io non ho ricevuto Rakic semplicemente perchè Rakic non ha mai domandato di vedermi, ma che se Rakic avesse chiesto udienza non mi sarei certo rifiutato di concedergliela. Stamane Rakic ha infatti domandato di esser ricevuto. Gli ho fissato l'appuntamento per domani sera sabato alle ore 19 (2).

(l) Il 6 dicembre ci fu a Ginevra un altro colloquio Rosso-Cra:igie. Del verbale, che Rosso inviò a Roma 'allegato a I.p. a Gh:igi del 9 dicembre, si pubblica qui di seguito un

(2) Si tratta probabilmente del doc. sul qUJale aveva riferito Piacentini (cfr. n. 426).

440

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AGLI AMBASCIATORI A PARIGI, MANZONI, A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, E A WASHINGTON, DE MARTINO

T. u. 1079. Roma, 6 dicembre 1930, ore 24.

Da vari giorni alcuni giornali francesi inglesi ed americani stanno svolgendo una campagna a base di menzogne intese a mettere in connessione la pretesa richiesta di ·crediti da parte dell'Italia con il nostro atteggiamento nella questione navale (3).

Prego V. E. di svolgere opportuna energica azione per mettere in guardia codesto Governo contro questa subdola manovra che ove avesse a continuare, malgrado le ripetute smentite, porrebbe l'Italia di fronte ad un nuovo e forse insormontabile ostacolo al raggiungimento di un accol'do (4).

Da DB, n. 279 risulta che il 29 dicembre 1930 Londra esegui una pressione su Parigi perchè il trattato franco-jugoslavo venisse sostituito con uno itala-franco-jugoslavo; risulta altresì che il 13 gennaio 1931 Berthelot oppose un rifiuto.

(4l Cfr. la nota americana del 10 dicembre la quale comunicava al governo italiano le smentite, opposte da Stimson a due riprese, il l e la mattina dell'8 dicembre, alle voci giornalistiche c that the United States and France have concluded an agreement not to loan money to countries spending large sums on armaments, or that the American Govemment has informally indicated to bankers its disapprovai of loans to Italy with a view to bringing pressure in favour of disarmament •.

(l) Cfr. n. 425. Grandi aveva accluso la lettera Galli a questo suo appunto probabilmente perchè entrambi i documenti furono trasmessi in visione a Mussolini.

(2) -Cfr. n. 441. (3) -Che questa speranza fosse accarezzata dal Quai d'Orsay risulta dal memorandum Craigie ed. in DB, n. 271, p, 437.
441

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO COL MINISTRO DI JUGOSLAVIA A ROMA, RAKIÉ

Roma, 6 dicembre 1930.

RAKICH. -Mi ringrazia per averlo ricevuto.

GRANDI. -Gli rispondo dicendogli essermi stupito nell'apprendere da parte di Sir Ronald Graham (l) che il Governo jugoslavo e lui personalmente avevano attribuito una speciale significazione alla ,circostanza che era mancato un nostro contatto dal settembre in qua. Se egli, Rakich, avesse domandato di vedermi l'avrei subito ricevuto, come lo riceverò sempre ogni qualvolta egli avrà qualcosa da comunicarmi. D'altra parte mi risultava essere egli in contatto frequente ,col Ministro Guariglia, uno dei miei più diretti e vicini collaboratori.

RAKICH. -« Marinkovich mi aveva comunicato di tenermi a vostra disposizione onde proseguire la ,conversazione di Gineva. La circostanza che voi non mi avete fatto più chiamare ha determinato in Marinkovich e nel Governo di Belgrado la dolorosa impressione che il Signor Mussolini non abbia più desiderio o intenzione di dar seguito a quanto voi comunicaste, a nome del Capo del Governo, a Marinkovich nel settembre u.s. • (2).

GRANDI. -«Non è esatto. Nulla è mutato circa la sostanzà delle comunicazioni da me fatte a nome del mio capo al Signor Marinkovich nel mese di settembre. Alcuni elementi nuovi 'si sono, tuttavia, verificati in questo frattempo. Come voi stesso dovrete onestamente riconoscere, questi fatti non possono avere un'influenza benefica sul corso delle trattative tanto importanti e delicate». Gli parlo delle recenti solenni manifestazioni di gratitudine alla Francia, sproporzionate ed intempestive, ma più di tutto dell'intensificarsi dell'azione terroristica nelle regioni di frontiera. Il Governo di Belgrado nulla ha fatto per opporsi a tale criminosa attività che ha i suoi centri in territorio S. H.S.

L'attuale Console jugoslavo a Trieste non è stato ancora sostituito. Perchè, ad esempio, il Governo di Belgrado non fa spostare su altre fronti, obbligandoli alla residenza, nelle regioni del sud, gli elementi notoriamente pericolosi facenti parte dell'Oriuna?

In altro campo la riforma agraria in Dalmazia doveva considerarsi purtroppo come una manifestazione ostile ed un punto di partenza tutt'altro che favorevole'per la negoziazione di un accordo, anche limitato a questo problema, fra noi e la Jugoslavia. Nonostante ciò il Ministro Galli aveva avuto istruzioni di trattare su questo .punto, e noi attendevamo una prova del buon volere jugoslavo. Una prova notevole del nostro buon volere l'abbiamo data in questi giorni, autorizzando una certa collaborazione fra il nostro Istituto per il Commell'c1o e1stero e l'Istituto pel CommeriClÌO estero jugoslavo.

• Nel prosslino mese dd gennad,o !Lo, infine, rivedrò dl S1gnor Mari.inklovlich a Gi•nevra. Mi lfliJ)l10me;tto dii conttnuare con il!ui 11e t:rattati:v:e sulJ1e basi fissate nel nostro ultimo incontro. Ove Marinkovich abbia qualcosa di interessante da

comunicarmi come premessa a tale incontro potrà sempre farlo pel tramite del,le nols1tre Cl.'ilspertt:ive Legaz,ioni ».

RAKICH. -Mi dichiara risultargli ·personalmente che il Presidente del Consiglio jugoslavo ha dato disposizioni severissime per evitare che in territorio jugoslavo sila •comunque espLiica,ta qua1l1sii,a,si az,Lone ·in rapporto ali deWirtti comme.Stsi nella Venezia Giulia. Però egli si rende conto che non sem[pre tali istruzioni, auche se draconiane, possono venire rispettate, dato l'ambiente,' le condizioni stesse della frontiera, l'orgasmo che regna fra le due parti. Egli ha più volte pregato il Governo italiano, e ripete ora ancora la preghiera, di segnalare tutto quanto possa essere utile al Governo jugoslavo per prevenire e reprimere tale genere di attività. Il Governo italiano non ha mai fatto una sola segnalazione in proposito, ragione per cui il Governo jugoslavo non ha potuto che limitarsi ad un'azione generica, e quindi spesso inefficace. Circa lo spostamento degli elementi pericolosi cui io gli ho accennato, egli è d'accordo e, sebbene la misura sia grave, egli farà sua la proposta subito e direttamente al Presidente del Consiglio jugoslavo.

(l) -Cfr. n. 439. (2) -Cfr. n. 241.
442

APPUNTO DEL CAPO DELL'UFFICIO I EUROPA LEVANTE, PITTALIS

[Roma], 6 dicembre 1930.

Il Ministro d'Ungheria che questo stesso pomeriggio aveva fatto chiedere telefonicamente di essere ricevuto per una comunicazione urgente, mi ha detto:

l) 'che il Conte Bethlen, in seguito alle recenti vicende della politica interna austriaca, tali da render possibile un ritorno dei socialisti al potere, ha dato incarico al suo Ministro a Vienna di recarsi dal Signor Schober per chiedere ulteriori informazioni in proposito e per manifestargli le preoccupazioni del Governo ungherese per la situazione nuova e impreveduta che verrebbe così a crearsi (l) costituendo serio ostacolo alla realizzazione di quelle intese che prima di essa erano nei propositi dei due Paesi.

2) Che il suo Governo in pari tempo ha incaricato S. E. de Hory di chiedere a S. E. il Ministro le sue impressioni per tale situazione austriaca e gli eventuali propositi del R. Governo nella ·circostanza.

Nel pregarmi di portare quanto precede a conoscenza di S. E. il Ministro,

S. E. de Hory ha aggiunto che si propone di chiedere udienza nei primissini giorni della ventura settimana per intrattenerlo sull'argomento (2).

• Frattanto prego telegrafarmi quanto Ella abbia appreso in seguito colloquio AmbrozySchober ed ogni ulteriore utile elemento per mia conversazione con de Hory ». Per le risposte di Arlotta e Auriti cfr. p. 654, nota l.

(l) Fino a qui il senso dell'appunto fu trasmesso a Budapest e Vienna (t. 1073 del 7 dicembre ore 5) con l'aggiunta: « ove si rendesse possibile un ritorno al potere dei socialisti di cui sono noti i rapporti con la Cecoslovacchia •. Per il solo Auriti Grandi aggiungeva:

(2) Il colloquio Gra.ndi-Hory, del quale non si è trovato il verbale (ma cfr. n. 455), ebbe luogo il 10 dicembre. Sulla questione cfr. anche i due doc. ed. in KARSAI, op. cit., pp. 462-463.

443

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, E A WASHINGTON, DE MARTINO (1)

T. 1080. Roma, 7 dicembre 1930, ore 4.

Coi miei telegrammi N. 989, 990, 992, 993, e 1042 La ho messa al corrente delle ·conversazioni che hanno luogo a Ginevra fra Rosso Graigie e Massigli (2).

V. E. trarrà da quei telegrammi e dalle precedenti comunicazioni opportuni elementi per intrattenerne codesto Governo ponendo in evidenza atteggiamento costantemente conciliativo dell'Italia.

R. Governo ha dato prove concrete e manifeste della sua buona volontà, ha formulato proposte che erano vantaggiose per la Francia e tenevano conto delLe sue •esig,enze, ha •consen1J~to a suc,cessive •OO[JJCessi<mi menrtlre ,Ce["rll!unenrte non si può dire lo rstesso del Gov.erno .francese. Italia è ora giunta, come da parte inglese, americana è stato più volte riconosciuto, al limite ultimo delle sue concessioni.

Prego pertanto V. E. di tenersi, in questo momento, in frequente contatto con ·codesto Governo, esercitando anche opportuna azione sulla stampa, perchè nell'eventualità ormai probabile che anche queste conversazioni non portino ad un risultato concreto, non si tenti un artificioso capovolgimento delle situazioni, che sono e debbono rimanere ben chiare.

Vorrei adunque chiedervi che al vostro ritorno a Roma, voi facciate tutto il possibile per darmi, a titolo personale e privato, un'assicurazione nel senso che, qualora io riuscissi ad assicurare a favore dell'Italia una cifra minima di tonnellate 52.700 di sottomarini, il progetto relativo agli incrociatori, C.T. e sottomarini, "under-age", riuscirebbe accettabile al vostro Governo. Occorrerebbe inoltre assicurarmi che da parte italiana non verrebbero sollevate difficoltà circa il desiderio francese di poter conservare l'attuale naviglio "aver-age"della categoria degli incrociatori corazzati pre-Washington (l"Edgard Quinet" dovrebbe essere tenuto ìn conto per consentire alla Francia di compensarne la perdita con il mantenimento in servizio di altro naviglio "aver-age". Il "Ferruccio" verrebbe calcolato a favore dell'Italia).

L'assicurazione privata di cui parlo mi sarebbe data unicamente per mia informazione e norma di condotta e non già per essere comunicata al Governo francese. Essa non impegnerebbe dunque in nulla il Governo italiano ed io ne farei uso con la massima discrezione.

Appena sarà costituito il nuovo gabinetto francese io cercherei di ottenere da Massigli una analoga assicurazione. Se le assicurazioni delle due parti mi permetteranno di ritenere che i maggiori ostacoli sono stati eliminati, allora la via sarebbe libera per una ripresa di conversazioni fra gli esperti dei tre Paesi interessati, allo scopo di regolare la questione nei suoi particolari ».

(l) -Il telegramma fu inviato per corriere anche al ministro della Marina, a Rosso a Ginevra e all'ambasciata di Parigi. (2) -Rosso lasciò Ginevro il 10 dicembre. Il giorno precedente ebbe un ultimo colloquio con Craigie. Cfr., su questo colloqu1o, il promemoria dello stesso Rosso per Grand.i, datato Roma 12 dicembre (copia in USM, cart. 3290/4. L'originale non si è trovato). Craigie fece una nuova proposta relativa alle navi di linea e alle porta-aerei, che qui si tralascia. E fece una nuova proposta relativa ai sottomarini e al naviglio leggero. Secondo il negoziatore inglese «la difficoltà principale è questa: che, mentre io sento di poter contare in ultima analisì sull'adesione del Governo francese alla soluzione da me prospettata col noto progetto, non vedo alcuna possibilità di successo se voi insistete ad introdurre nel progetto entrambi gli emendamenti che mi avete suggerito a titolo ufficioso. Posso ed intendo premere sui francesi per i sottomarini. Considero inutile continuare qualsiasi azione per modificare la formula che riguarda il rimpiazzo del naviglio leggero di superficie (inclusione nel calcolo del rimpiazzo delle navi che sono già diventate "aver-age" prima del l• gennaio 1930).
444

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA

T. 1072/141. Roma, 7 dicembre 1930, ore 4.

Reputo opportuno che V. S. veda il conte Bethlen ed abbia con lui una conversazione sulla situazione austriaca circa la quale gradirò di conoscere il punto di vista di codesto Governo.

Ella potrà dire al conte Bethlen che R. Governo ha seguito attentamente varie fasi della crisi austriaca, che Auriti si è mantenuto in stretto rapporto con i vari esponenti politici e che mi riprometto di tenermi in contatto con codesto Governo circa i successivi sviluppi (1).

445

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CHIARAMONTE BORDONARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L.P.R. 4763/2460. Londm, 8 dicembre 1930.

Mi permetta con un'altra lettera particolare (2), anzichè con un rapporto, di riferire a V. E. quanto da alcune private e confidenziali conversazioni che ho avuto in questi giorni, mi è stato possibile desumere circa l'atteggiamento del Delegato brHannico alla Commissione Preparatoria del Disarmo (3) e la r1percussione che la recente riunione di Ginevra può avere sulle relazioni anglogermaniche.

Non è sfuggito a nessuno come l'atteggiamento di Lord Cecil sia stato in aperta ,contraddizione, non solo con i principi personali da lui stesso più volte sostenuti, ma con le dichiarazioni fatte dallo stesso Henderson in materia di disarmo poco tempo prima della riunione di Ginevra. Questo atteggiamento sembrava dettato da precise istruzioni del Governo laburista di procedere il più possibile d'accordo con la Francia, anche a scapito dei principì pacifisti finora sostenuti e che continuano ad essere proclamati nei comizi. Siccome i

risultati pratici della politica del Disarmo sono ancora molto ipotetici e lontani, meglio non disgustare la Francia con cui l'Inghilterra ha interesse in questo momento di andare d'accordo e di cui l'Inghilterra ha in questo momento bisogno, anche per ragioni finanzarie.

Questo è il ragionamento che appare logico e verosimile e concorda col lento ma tenace progresso di un movimento di sempre più intimo riavvicinamento propugnato tanto a Parigi quanto a Londra.

Arrivato a Ginevra con queste direttive generali, Lord Cecil si sarebbe trovato di fronte alla franca e risoluta azione di Bernstorff che avrebbe facilitato il suo compito e l'avrebbe sin da .principio determinato a schierarsi decisamente dalla parte dei Francesi, appoggiandone ogni iniziativa e facendosene talLv01l1ta ,iìl portavoce. Da un Dapporrto ufficllia1le che Oeci,l avrebbe mélll1dato al Foreign Office risulterebbe avere egli avuto la convinzione che l'atteggiamento di Bernstorff non mirasse che a sabotare i lavori della Commissione per rendere impossibile ogni pratico risultato e giustificare così agli occhi del mondo il diritto della Germania ad armarsi, a dispetto del Trattato di Versailles. Cecil e Bernstorff avrebbero avuto in proposito dei movirqentati colloqui.

In una lettera privata a Henderson, Cecil avrebbe aggiunto che la Delegazione francese era stata la sola con cui egli aveva potuto discutere ragionevolmente. Nella stessa lettera 'Privata egli si sarebbe lamentato dell'atteggiamento della Delegazione italiana esclusivamente orientato verso la Germania e la Russia, come se volesse imporre alla prima una alleanza.

Queste le parole riferitemi da persona che avrebbe pr2so visione anche della lettera particolare di Lord Cecil.

Al Foreign Office nessuno ancora mi ha fatto allusione ai contrasti tra la Delegazione italiana e la Delegazione inglese le quali, per tutto il tempo che sono durati i lavori, hanno militato in campi opposti, ma non mancherò, alla prima occasione, di mettere il discorso sull'argomento per sentire le obbiezioni che mi verranno fatte e per difendere la nostra tesi.

Come ho già avuto occasione di far rilevare a V. E. in altra mia lettera, qui non si capisce ancora la politica della franchezza, che non ha peli sulla lingua e va diritta al suo scopo. Con la piena mentalità della diplomazia dell'anteguerra, non si concepisce che si voglia dir bianco quando si dice bianco e nero quando si dice nero. E in tutto si vuol vedere un fine recondito, non confessato o non confessabile. Perciò si è convinti che l'atteggiamento della Delegazione italiana a Ginevra sia stato ispirato non dal vero desiderio di preparare un pratico ed efficace programma di disarmo, ma da quello di fare un dispetto alla Francia e di preparare un'alleanza anti-francese (1).

Lord Ceci! aveva invece ricevuto l'impressione che l'Italia abbia seguito in questi ultimi tempi la corrente tedesca. Egli è intimamente persuaso che Bernstorff non lavori qui a

Questo traspare da molti discorsi ed apprezzamenti che mi sono stati confidenzialmente riferiti e da qualche reticenza che ho potuto osservare anche in colloqui da me avuti.

Mi è stato anche riferito che la Delegazione bulgara a Ginevra si sarebbe scusata presso la Delegazione inglese di aver dovuto votare contro le sue proposte, perchè costretta.

Può essere che si tratti soltanto di chiacchiere e di voci tendenziose fatte giungere ad arte al mio orecchio, ma quel che è certo è che la recente riunione di Ginevra ha contrrtilbuirto a pegwiomre i !t'apporti t.m J.'Inghi,1terl'a e [a Ge·rmania, che dalla guerra in poi non sono mai più stati cordiali. Di ciò anche dei tedeschi che ho ultimamente avvicinato si rendono conto e si preoccupano.

L'Ambasciatore d'Inghilterra a Berlino, prima di partire in congedo, avrebbe avuto un colloquio con Curtius sulla politica revisionista della Germania e ne avrebbe riferito al suo Governo domandando istruzioni per sua norma di linguaggio. Le istruzioni che Sir Horace Rumbold riceverà o avrà già ricevuto saranno di poca soddisfazione per il Governo germanico.

L'Inghilterra è decisamente contraria per il momento ad ogni revisione, sia del Piano Young, sia delle frontiere orientali.

È contraria per ragioni finanziarie alla revisione del Piano Young, è contraria ad ogni revisione di frontiera per le ripercussioni che ne ·potrebbero derivare sui suoi iimtPegni di Locarno. Diffida più che ma:i della politica che la Germania sta meditando, diffida della politica dell'Italia e si stringe alla Francia, con riluttanza forse e senza alcuna simpatia, ma come una necessità da cui non riesce a staccarsi.

Con la mancanza di sincerità che la caratterizza, la politica dell'Inghilterra, che non si dichiara mai apertamente nè contro nè a favore, è in questo momento infida e pericolosa.

Ho sentito anche dire di una corrente abbastanza forte tra coloro che, nel Partito Laburista, si occupano di politica estera, che insisterebbe per un cambiamento dell'Ambasciatore britannico a Roma, essendo Sir Ronald Graham considerato come troppo legato all'Italia e al Regime.

Ginevra per facilitaTe la marcia del disarmo. ma al contrario per sabotarla. Ha quindi preferito collaborare con quei gruppi che si mostrano disposti ad accettare per lo meno una certa misura di disarmo. Può darsi che la vivacità del suo carattere lo abbia condotto talvolta a manifestazioni eccessive, ma la sincerità delle sue intenzioni non può essere messa in dubbio.

Rosso ha dichiarato a Craigie che il giudizio di Cecil circa l'attitudine dell'Italia era certamente basato su impressioni erronee. L'Italia ha fatto valere a Ginevra una tesi propria.L'attitudine assunta dalla Delegazione italiana di fronte al problema della limitazione del materiale -attitudine che Lord Cecil avrebbe dovuto, logicamente appoggiare ma che non ha appoggiato -era giustificata dal fatto che alcuni paesi stavano accumulando materiale di guerra in modo impressionante. L'Italia non poteva ammettere che la prossima Conferenza si disinteressasse di quanto alcuni paesi stavano preparando.

Rosso ha osservato anche che, in seno alla Conferenza del Disarmo, si era costituito oramai un blocco compatto di paesi che agivano con un'unica direttiva: e questa direttiva era quella di mantener per se stessi una considerevole superiorità in fatto di armamenti. Non discuteva la sincerità di Lord Ceci!, ma rimaneva il fatto che egli aveva in più di una occasione sostenuto le ragioni di questo blocco.

Rosso fece infine osservare che le critiche apparse nei giornali italiani, erano state formulate contro Lord Cecil anche da giornali inglesi, ed ha citato, come esempio, un articolo apparso giorni or sono nel "Economist".

Craigie ha riconosciuto che si potevano avere opinioni diverse sulla attitudine di Lord Ceci!, ma che non vi era dubbio che la politica inglese fosse favorevole al disarmo in linea generale, e che nei riguardi della questione navale italo-francese l'azione inglese fosse stata esercitata in un senso sostanzialmente conveniente per l'Italia. Gli sforzi nostri dovevano quindi armonizzarsi per raggiungere il fine comune che era quello di un accordo che permettesse la cooperazione anglo-franco-italiana pel disarmo».

(l) -Si riferisce con ogni probabilità a questo telegramma il seguente appunto di Grandi, privo di data e di destinatario (ma del 9 dicembre e destinato a Mussolini) : • Ho incaricato il nostro Ministro a Budapest di recarsi dal Conte Bethlen per conferire -nel senso da te indicatomi -sulla situazione austriaca. Domani avrò sullo stesso argomento un colloquio col Ministro d'Ungheria Hory » (cfr. p. 652, nota 2). Non è chiaro se anche questo telegramma fu spedito in seguito al passo di Hory (per il quale cfr. n. 442). Per la risposta di Arlotta ai due telegrammi cfr. t. 2903/163 e t. 2914/164 del 7 d~cembre ore 20 e dell'8 dicembre or-e 21,50: secondo Khuen Hcdervary, il governo ungherese era d'avviso « convenire soprassedere alquanto prima effettuare progettata restituzione visita ufficiale a Vienna e relativa firma del noto patto amicizia •. Auriti rispose al secondo dei due telegrammi (il solo a lui spedito) con t. 2915/191 del 9 dicembre ore 4,20, riferendo che Ambrozy gli aveva detto « avergli Schober dichiarato che il presente Gabinetto è deciso a fare una politica antisocialista pur evitando le provocazioni del Gabinetto passato contro i rossi e che attuale Cancelliere non consentirebbe mai a una partecipazione dei socialisti al potere •. (2) -La lettera r;>recedente non è stata trovata. (3) -La Commissione preparatoria della conferenza del disarmo chiuse i suoi lavori con l'adozione di un progetto di convenzione per la riduzione degli armamenti dell'8 dicembre.

(l) Si pubblica qui un altro passo del verbale cit. della conversazione Rosso-Craigie del 6 dicembre: « Craige è passato poi a parlare dell'attitudine della delegazione britannica alla Commissione Preparatoria del Disarmo. Ha detto che ~·Ambasciatore Graham gli aveva segnalato da Roma i commenti ostili della stampa italiana nei riguardi di Lord Ceci1, accennando in modo speciale ad alcune corrispondenze del "Popolo d'Italia" da Ginevra del 16 e 23 novembre nonché del "Corriere della Sera" del 30 novembre. Gli attacchi della stampa italiana erano, secondo lui, ingiustificati. Non era vero che Lord Cecil si fosse messo al rimorchio dei francesi. La realtà era che Lord Cccii aveva apprezzato la "ragionevolezza" mostrata da Massigli nelle recenti discussioni di Ginevra e ne aveva approfittato per ottenere che la delegazione francese assumesse, in parecchie questioni, un'attitudine meno rigida di quella precedentemente seguita.

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APPUNTO DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRIGI

Roma, 9 dicembre 1930.

La rprego di dare visione a S. E. il Ministro dell'acclusa !lettera del Senatore Gas;parini (1).

ALLEGATO.

GASPARINI A GUARIGLIA

(Copia)

L. P. Da Gibuti a Massaua, 17 novembre 1930.

Il mare è un po' imbronciato e si scrive -con quaLche difficoltà; ;prima pe·rò di arrivare a Massaua dove sarò preso dall'urgenza di provvedere per Tessenei desidero dirLe qualche rapida impressione di queste giornate di Addis Abeba. A volerne scrivere dettagliatamente ce ne sarebbe da riempire un volume, ma fra noi basteranno pochi accenni, anche perchè il quadro generale rimane quello che abbiamo esaminato insieme nell'agosto decorso e che è sufficientemente delineato nei verbali delle nostre .conversazioni. Infatti •la previsione che il potere dell'Imperatore sarebbe limitato dall'autorità dei grandi capi più che nol fosse il potere centrale costituito dal binomio Imperatrice-Ras Tafari, mi è apparsa trovar conferma nelle vicende potute osservaèr'e in questi .giorni. Di una circostanza bisogna però tener conto; vivente Zeodiltu i carpi, malcontenti o intolleranti dell'autorità di Tafari, avevano una bandiera sotto Ja ·quale finivano per trovamsi riuniti: la difesa della tradizione etiopica e menelichiana il"appre,sentata dall'Imperatrice contro i1 nuovo ordine di ·Cose voluto ed impersonato da Tafad. Colla scomparsa di Zeoditu è venuto a mancare questo punto di possibile :llunzione delle gelosie e competizioni esistenti fra i' grandi crupi che in conseguenza hanno rilpreso ciascuno una posizione individuale e reciprocamente antagonistica. Di tale 'situazione, e finché non so~rga quakhe evento nuovo, Pimperatme potrà •trar ;pil"Of1tto per ostacolare i1 forma~rsi di coalizioni a ~ui avverse, ed in tal senso di:liatti •arppacre diretta la rpoliti.ca che sta svoigendo e che si riassume nel pcroposito di equamente ~r1pa~rtire contento e malcontento fra i grandi capi, in modo da non provocare reazioni ed in pari tempo da non consentire a nessuno di essi di prendere posizione preminente in confronto degli altri. Così nel giorno dell'incoronazione ha fatto contemporaneamente imporre sulle teste di ras Cassa, di ras Hailu, di ras Seium e di ;ras GuLsa una impressionante corona principesca stabilendo che l'anzianità sarà il criterio di precedenza fra loro. Questo non ha soddisfatto i ras che aspiravano e continuano ad insistere per essere creati negus, ma ha evitato il dilemma che la nomina di tutti e quattro limitasse ancor più l'autorità imperia•le o che la nomina di uno o due di essi eccitasse gli altri a prendere atteggiamento concorde di malcontento.

Ma tutto questo può servire, per mantenersi sul trono, non per spiegare su tutto l'impero un'autorità reru1mente ·sovrana. Ho avuto modo in questi giol'ni, nei lunghi confidenzial:i colloqui ·coi raJs e con al!tri grandi •capi di farmi un'idea del concetto che essi hanno della nuova autorità imperiale. Questa, nel loro pensiero, può esercitarsi in Addis Abeba e nei territori ereditari del Negus, ma, quando deva esplicarsi nelle regioni da essi comandate, si riduce alla risultante di compromessi

nei quali ogni affermazione del potere centrale deve essere discussa, trattata e liberamente consentita col capo interessato. Così nell'ambito del proprio comando ciascuno vuoi governare a suo talento, nè io vedo come potrebbe il nuovo Haile Sellassie attuare il prograrrrnna di riforme, di cui si è fatta spargere :in questi giorni la voce, certamente per ben impressionare gli europei qui convenuti, e che comporterebbe nientemeno che l'unificazione e ,statizzazione del·l'esercito, nonchè la riunione in un unico fisco delle diecine che ora esistono indipendenti in ogni provincia.

In questo stato di cose la nostra linea d'azione non poteva esser diversa da quella concretata nei nostri colloqui e perciò come avrà letto nei telegrammi di Paternò e miei e come sent:ilrà da Indelli mentre abbiamo data massima assonanza alle relazioni coWimperatore, abbiamo largamente profittato deltla presenza qui dei grandi capi, per rinsaldare e dare contenuto ai nostri rapporti con lmo.

Con ras Cassa si è trattato della strada Setit Gondar e di un'impresa di trasporti e di commerci in cui egli entrerebbe in società col gruppo di Tessenei; con ras Hailu del prolungamento fino al Goggiam della skada stessa, e di concessioni minerarie nelle quaU potrà utilmente intervenire Franchetti; con il nostro comune amico, il Degiac Desta Damto, che è in predicato per la nomina a ras, della sua partecipazione alla società italo-etiopica per la gestione dell'Assab Dessiè, nonchè di una combinazione, che avrebbe grande valore politico, per la costruzione della strada Addis Abeba, Zuai, Sidamo Uallamo, Borana della quale mi ha consegnato l'atto di concessione del Negus. Con ras Seium e ra's Gu1sa che vanno a gava, come in tutto il resto, nell'accentuare le ·loro simpatie verso l'Italia, dell'intensificazione dei traffici con la Colonia Eritrea.

DeHe trattati"V'e col Negus per la strada Assab Dessiè e per il prestito Ella sa già dai nostri telegrammi, e Paternò che ha abilmente preso in mano le fila di queste, come delle altre pratiche, continuerà a trattarle ottimamente, e a riferirne al Ministero. Da mia parte, al mio ritorno in Italia, che prevedo verso i primi di gennaio, cercherò di fare tutto il possibile per dar forma concreta a questi progetti economici e finanziari essendomi confermato nella persuasione che solo costituendo degli interessi, possibilmente in società con grandi capi, si possono rafforzare le nostre posizioni in Etiopia e creaxe titoli efficienti per quallunque eventualità futura. Indelli le racconterà delle cerimonie, io mi limito ad osservare che questa affluenza di principi e alti personaggi corteggianti il nuovo Imperatm:-e e le nuove Altezze ha determinato una crisi di infatuazione in questa gente che non dubita più di essere il primo popolo del mondo. Conseguenza, esasperazione di nazionalismo e supervalutazione di ogni concessione fatta agli stranieri.

E chiudo la ormai lunga lettera coll'intesa di riprendere la conversazione al mio arrivo, intanto se Ella vorrà presentare, coi miei devoti omaggi, a S. E. il Ministro queste mie constatazioni, impressioni ed idee, Le ne sarò molto grato (1).

(1) Annotazione a margine: «Vista da S.E. il Ministro. 11 dicembre 1930 >.

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L'INCARICATO D'AFFARI A MADRID, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA R. 2147/1129. Madrid, 9 dicembre 1930.

Mi riferisco al telespresso di V. E. in data del 26 Novembre scorso numero 238838/118 e faccio seguito al mio telespresso del 25 Novembre scorso numero 2063/1081 (2).

La smentita del Generale Berenguer non è sufficiente per permettere di affermare che nerl[a sua recentte viJsita in !spagna ill Mdlllli:sfu'o Maglinot nQ[l abbia tentato a1lmeno dii trastarr-e il terreno in viSita di ottenrere a·SISidCUl'aZIOO!Il.i pe1r l'eventuale passaggio di truppe africane sul territorio spagnuolo in caso di necessità e dietro compensi da offrire alla Spagna.

Così come non bastano a svalutare il significato della gita di Maginot le dichiarazioni verbali dei funzionari di questa Ambasciata di Francia. Direttamente e indirettamente ho cercato di conoscere quanto da essi si dice o si pensa in merito al viaggio del Ministro della Guerra francese ed alla conseguente ripercussione che questo ha avuto sulla stampa locale ed estera. Tutti, come obbedendo ad una parola d'ordine, attribuiscono a tale viaggio soltanto carattere di gita di piacere o di visita di cortesia o anche di partita di caccia (?). Un mio collega dell'Ambasciata di Francia parlando con me in via del tutto confidenziale è giunto persino ad assicurarmi che nessun telegramma o rapporto era stato in proposito inviato a Parigi e che la visita di Maginot, «ignorata all'Ambasciata di Francia», era dovuta soltanto ad iniziativa di Quifiones de Leon che essendo molto amico del Ministro francese gli aveva consigliato di fermarsi qualche giorno in !spagna al suo ritorno dal Marocco per... distrarsi e per... ammirare il paesaggio. In verità tutti i funzionari dell'Ambasciata di Francia quando parlano di questo viaggio non riescono a nascondere un certo senso di imbarazzo come se si rendessero conto che fu un passo falso o una mossa sbagliata ·Che non ha portato a nessun risultato desiderato.

Confermo infatti quanto già ebbi a scrivere, e cioè che se pure in questa circostanza si è parlato di strade o ferrovie strategiche, nessun impegno è stato preso nè poteva essere preso dall'attuale Governo spagnuolo (1).

Ma la visita di Maginot e l'interpretazione che ne è stata data da una parte della stampa europea, hanno destato un vivo allarme in questa opinione pubblica. Inaspettatamente il diffuso giornale « A.B.C. », in genere molto prudente nel t.rattare argomenti di politica estera, pubblicava nel suo numero del 15 novembre un editoriale, di .cui ho inviato il sunto e il ritaglio col mio telespresso stampa N. 2007/1052, che apriva quella campagna di stampa così ben definita nel delizioso a:rtkolo aiJIPamso rsul • Popolo d'Italia • del 5 cor~rente sotto il titolo n passaggio dei MoTi, «strana polemica di guerra in tempo di pace». Era interessante conoscere da chi partisse lo spunto dell'editoriale, tanto più che il direttore dell'« A.B.C. », Marchese Luca de Tena, è in ottimi rapporti con l'attuale Ministro degli Affari Esteri, Duca d'Alba. Ho cercato di indagare in proposito ed ecco quanto mi risulterebbe: il corrispondente in Parigi dell'« A.B.C. », Signor Daranas, intervistò in Parigi il Ministro Maginot, di ritorno dal suo viaggio in !spagna. Dopo l'intervista, Maginot pregò il Daranas di mandargli -prima di inviarle al suo giornale -le bozze dell'articolo relativo all'intervista. Il Generale Maginot cancellò gran parte di ciò che aveva scritto il corrispondente ed aggiunse invece opinioni e commenti conformi alle direttive politiche francesi, inviando senz'altro e direttamente l'articolo, così riveduto e

corretto, al giornale « A.B.C. ». Alla direzione del giornale non sfuggì la manovra di Maginot intesa ad ottenere che, con quanto era scritto nell'articolo e quanto si intravedeva fra le linee, uno dei maggiori e più diffusi organi dell'opinione pubblica spagnuola caldeggiasse un possibile accordo fra Spagna e Francia nell'eventualità di un conflitto europeo. L'articolo di Daranas, riveduto e corretto da Maginot, fu portato in Consiglio di amministrazione, il Daranas venne censurato ed apparve invece sul giornale l'editoriale già citato in cui si afferma la necessità per la Spagna di mantenere una stretta neutralità in caso di conflitto fra Italia e Francia.

Se queste notizie sono esatte (mi pervengono da fonte confidenziale e non ho modo di controllarle), i tentativi di Maginot sarebbero due volte falliti, presso il Governo e .presso la stampa. Infatti nella polemica suscitata, un solo giornale, e anch'esso timidamente, ha avanzato l'opinione che forse potrebbe convenire alla Spagna di non rimanere neutrale nel futuro possibile conflitto:

« E1 Sol •; ma è notorio che quel gi101rnale è s1Jipend1ato dal1J.a Fcmnda. L'atteggiamento del «Sol» ha anzi minacciato di scoprire le carte e di ·compromettere la partita, in quanto che l'« A.B.C. » nel suo editoriale del 19 novembre così concludeva per conto suo la polemica: « i pacifisti che si convertono in previ ed ·i1nco!!ldizi:onati rnterventi:sti oi faranno pensare dò che non voglii!amo credere, che nell'agitazione repubblicana vi sono agitatori interessati precisamente in questo punto: della neutralità spagnuola ».

L'unico risultato fino ad ora visibile della visita di Maginot, è stato l'invito fatto al Generale Franco e da questi accettato di recarsi a Parigi per studi. Il Generale Franco è Direttore dell'Accademia Militare di Saragozza recentemente visitata dallo stesso Maginot ed è fratello del noto aviatore imprigionato evaso e tuttora irreperibile.

Da quanto precede si può dedurre una confortante conclusione, che nonostante tutti gli sforzi che la Francia compie e il denaro che spende a profusione, non riesce a crearsi un ambiente in !spagna dove dall'epoca napoleonica persiste un vivo senso di diffidenza verso la potente Nazione confinante. Se i circoli politici francesi scontano un futuro prossimo ministero liberale in !spagna -capitanato dal noto Santiago Alba -sono probabilmente destinati a soffrire altre delusioni, perchè l'astro che ora sorge, anzi risorge sulla scena politica spagnuola è Cambò, H quale precisamente in questi giorni sta svolgendo in Madrid una fortissima azione politica, in vista delle imminenti elezioni, al di fuori di ogni mtesa COll lÌ pa1r1Ji:ti :J>ibePa1i (1).

·non conviene: nella situazione generale europea attuale, ed in quella speciale di Parigi con Mosca, la Francia ha interesse ad avere una Spagna debole si, ma internamente ordinata, e, date le attuali relazioni con Mosca, non in balia agli agitatori bolscevichi. Che i comunisti fossero, in realtà mischiati agli attuali moti ed i probabili terzi gaudenti Io si può dedurre dalla affermazione del Duca d'Alba, Ministro Spagnolo degli Affari Esteri, il quale, intervistato dal Dai!y TeZegraph avrebbe detto che i disordini erano stati formentati da ccmuni3ti sovvenzionati da Mosca ».

(l) -Con t. (p.r.) 12671/24 del 12 dicembre, Guariglia incaricò il console a Porto Said di comunicare a Gasparini, in transito il 14 o il 15, che aveva ricevuto la sua lettera e che attendeva il suo arrivo a Roma per riprendere le conversazioni. (2) -Non si pubblicano. Ma cfr. n. 436.

(l) Il 31 dicembre De Peppo ribadiva: « È da escludersi in modo assoluto che il governo spagnuolo abbia preso impegni con il generale Maginot •.

(l) Sulle relazioni franco-spagnole Manzoni (r. 7196/3900, Pangi 20 dicembre), dopo aver riferito un articolo del Matin che, a proposito dei recenti moti repubblicani in Spagna, citava un giudizio di Trotckij « nel eenso che il moto repubblicano in Spagna signific!1erebbe lo slittamento vittorioso nel bolscevismo », così concludeva: • È chiaro dunque che la cosa

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RELAZIONE DEL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

Roma, 11 dicembre 1930.

Con precedente relazione 16 ottobre (l) la Direzione Generale E.L.A. IV ha riferito a V. E. che S. E. Mosconi aveva escluso la possibilità che il mercato finanziario italiano fosse attualmente in grado di fornire all'Etiopia un prestito per l'ammontare di 20 milioni di lire, e che ec-cezionali difficoltà si opponevano pure a che andasse, direttamente od indirettamente, a carico dello Stato una tale operazione finanziaria, malgrado il suo carattere essenzialmente politico, e nonostante gli importantissimi interessi nazionali che si tratta di difendere.

Pur tuttavia la Direzione Generale E.L.A. IV non ritenne di lasciar cadere akurie pvhnate dinizd1at1Jive, deihle qua~i ne1l frattempo aveva avuto notizliia; ma tanto la Montecatini, quanto il Banco di Roma e la Banca Commerciale, che erano state interessate al prestito etiopico, hanno, dopo esame dell'affare, declinato qualunque loro partecipazione, salvo che il R. Governo non fornisse non solo generali garanzie di natura politica, ma precise garanzie finanziarie a tutti gli effetti, comprendenti cioè il rimborso del capitale ed il pagamento degli interessi.

Esclusa così ogni possibilità che il prestito potesse essere da noi concesso, la Direzione Generale scrivente riteneva conveniente proporre a V. E. di dare istruzioni al Marchese Paternò di associarsi all'azione che quel Ministro d'Inghilterra, su istruzioni del Foreign Office, doveva cominciare a svolgere per suggerire al Negus di seguire l'esempio di altri Stati, ottenendo un prestito di carattere internazionale per il tramite della Società delle Nazioni.

Il Foreign Office infatti si rende conto del pericolo che l'Abissinia cada, attraverso il prestito, in balia della Francia; ma non vede, per evitare ciò, altra possibilità che quella di un prestito a carattere internazionale, dato che nè la Tesoreria britannica nè il mercato finanziario inglese sarebbero attualmente in grado di offrire al Negus il prestito di cui ha bisogno. È interessante notare a tale riguardo che nelle istruzioni del Foreign Office al Ministro Britannico ad Addis Abeba si è alluso alla possibilità che il Comitato finanziario della Società delle Nazioni proponga di affidare l'eventuale prestito soltanto alla Francia; e tale allusione -giusta quanto riferisce S. E. Bordonaro -è stata dovuta aggiungere dal Foreign Office per vincere le riserve della Tesoreria britannica, la quale prevede fin d'ora che il Delegato britannico nel Comitato finanziario della

S.d.N. non sarà in grado di accettare una partecip-azione britannica al prestito; e dato anche che la Tesoreria britannica « tiene, specialmente in questo momento, a mantenere i migliori rapporti con la Francia, della quale ha bisogno, e teme che il passo britannico ad Addis Abeba possa essere interpretato come una mossa ostile alla Francia».

L'azione itala-britannica ad Addis Abeba ha avuto come effetto di ritardare la decisione dell'Imperatore circa il prestito; ma non c'è da farsi molte illusioni che questi adotti il suggerimento del prestito internazionale attraverso la S.d.N. Il Negus ha urgente bisogno di danaro; e non è probabile che attenda il compiersi della lunga procedura di un'inchiesta sul posto da parte del Comitato finanzi1a1rdo delila S.d.N. e de1le dd Lui deci~s~o:rui. È pm,C'iò che fui Min,Lstro britannico ad Addis Abeba propende piuttosto perchè si addivenga ad un prestito internazionale al di fuori della S.d.N., il che potrebbe renderne più spedita la definizione.

La Direzione Generale scrivente ritiene che convenga dare istruzioni al Marchese Paternò di continuare a coordinare la sua azione a quella britannica; ed ha qui<ndi il'onore di sottoporre a V. E. i1l telegramma qui nni,to (1).

Ciò malgrado, è allo stato delle cose più che probabile che l'Imperatore sia da un momento all'altro costretto a decidersi, accettando le offerte dei capitalisti francesi, i quali pongono come condizione essenziale quella che il Negus si impegni a non concludere per l'avvenire prestiti con altri gruppi.

La Direzione Generale E.L.A. IV crede suo dovere di prospettare a V. 'E. la situazione che si verrebbe, in tale eventualità, a formare in Etiopia, situazione che assumerebbe, più per fatalità di eventi che per responsabilità di singoli, aspetti preoccupanti.

L'Etiopia passa un momen'l:o critico della sua storia: la posizione dell'Imperatore, apparentemente rafforzata dalla vittoria sul Ras ribelle (2) e dalla success,iva mocr-te deU'Imperat'r'1ce, è Iung1i da1l:l'essecr-e stabil'izzata, sopr1atutto perchè egli non dispone di mezzi finanziari. Hailè Sellassiè I, diplomatico abilissimo ma guerriero inetto, ha tenuto sinora a freno i Ras più potenti dell'Impero apponendoli l'un l'altro e sfruttando l'appoggio dell'Imperatrice e del partito retrogrado che ad essa faceva capo, ed usando insieme della minaccia potenziale del suo esercito personale, pur mai sceso in campo. Dopo la vittoria sul Ras Gugsa Oliè egli ha spartito fra gli altri Ras i territori del ribelle, ma l'attribuzione del bottino ha aumentato malumori e creato nuovi scontenti. Il prestigio dell'Imperatore è legato alla prosecuzione della sua politica accentratrice e modernizzatrice; per continuare la quale e .per rafforzare H proprio esercito personale egli ha assoluto ed urgente bisogno di molto danaro, dopo che ha assorbito tutte le sue disponibilità nel riscatto della Banca d'Abissinia e nelle spese rilevantissime per l'Incoronazione. Egli si dibatte in una crisi finanziaria acutissima (qui unito un rapporto dell'On. Cantalupo, nel quale è riportata una conversazione da lui avuta col Maresciallo Franchet d'Espéray, reduce da Addis Abeba) (3) dalla quale non ,può uscire che con l'aiuto di chi oggi è pronto a fornirgli il prestito, cioè dei francesi.

Questi, che già hanno nella scacchiera politica usato della pedina etiopica in funzione antitaliana, cercano di approfittare della situazione, ed offrono bensl danari al Negus a condizioni finanziariamente vantaggiose per lui, ma purchè si impegni a non contrarre prestiti altro che con la Francia. Questa cerca in poche parole di attaccare definitivamente, attraverso la catena aurea dei prestiti, l'Etiopia al carro francese, sia per farla meglio servire al proprio gioco politico, sia per sfruttarne a proprio vantaggio le rilevantissime risorse naturali.

È questo' un pericolo non incerto ed a lunga scadenza, ma preciso ed imminente.

Pericolo per la Gran Bretagna, in quanto la main-mise francese sull'Etiopia ridona attualità al superbo disegno imperiale, accarezzato da mezzo secolo dai colonialisti francesi e che subì a Fascioda un vigoroso tempo di arresto, di un'Africa francese estendentesi non solo dal Mediterraneo al Golfo di Guinea, ma anche dall'Atlantico al Mar Rosso, dal Senegal a Gibuti. Ma pericolo molto più grave per noi, non solo in quanto ci preclude ogni speranza di futura espanolione 1in EUopta, eSipansione wUa quare oi danno pur di'l1itto campagne coloniali, i sacrifici di mezzo secolo, il sangue versato in varie campagne coloniali, i bisogni di territori e di materie prime del nostro Paese; ma anche perchè un'Etiopia rafforzata e guidata dai francesi rappresenta una precisa minaccia contro di noi, vulnerabili nelle contigue colonie dell'Eritrea e della Somalia.

L'Etiopia in mano francese avrebbe nel Mar Rosso la stessa funzione antitaliana che ha la Jugoslavia nell'Adriatico. Funzione tanto più facilmente esercitabile, in quanto per l'Etiopia uno solo può essere il nemico, l'Italia, sia per recenti memorie storiche sia per ragioni geografiche ed etnografiche, essendo le nostre ·colonie abitate da popoli affini alle razze del variopinto Impero, e costituendo esse la naturale continuità e la zona costiera dell'Etiopia.

La conclusione del prestito francese costituisce dunque (l) il punto cruciale da cui avrebbe inizio la nuova situazione politica prospettata, della quale sarebbe vano dissimularci l'estrema gravità.

La Direzione Generale E.L.A. IV, di ciò conscia, non può che ripetere che, per quanto siano difficili le attuali nostre condizioni finanziarie, imprescindibili ragioni politiche e la necesstà di difendere il nostro avvenire nel Mar Rosso renderebbero .consigliabile che il R. Governo compia oggi un sacrificio finanziario relativamente modesto, per impedire il maturarsi di una situazione che imporrebbe domani ben più onerosi sacrifici; e resta in attesa delle decisioni di

V. E. al riguardo.

Sul mutato atteggiamento del Negus nei confronti dell'Italia cfr. R. 29 rr. 10 dicembre, dell'addetto millitare a Addis Abeba, V. Ruggero (ACS, Carte Badoglio, fase. 6, n. 5), del quale si pubblicano alcuni passi. • Il cambiamento cui accenno non si era manifestato che con qualche malumore finchè era qui il Ministro Cara: questi godeva troppo l'amicizia del

23 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

(l) Non rinvenuta.

(l) -Fu infatti data istruzione a Paternò «di continuare a coordinare la sua azione con quella britannica, per cercare di dare al prestito un carattere internazionale, sia con intervento sia all'infuori della Società della Nazioni, giacchè anche se la quota italiana dovesse essere minima, un tale carattere ci darebbe modo di essere presenti nelle trattative e di controllare l'azione dei francesi, cercando di ridurre le loro pretese circa le garanzie ed eviterebbe uh futuro mononolio finanziario francese"· (2) -Ras Gugsa Oliè. (3) -Cfr. n. 420.

(l) Fino a qui la relazione fu presentata, con piccole varianti, da Grandi a Mussolini in data 27 dicembre. Il testo cosi proseguiva e concludeva: c un altro, se non il maggiore, dei punti cruciali della nostra politica africana, la quale sta attraversando, da due anni a questa parte, un periodo delicato, che sarebbe vano dissimulare. Esclusa ogni possibilità di offrire all'Imperatore un prestito diretto da parte nostra, non ci rimane che continuare nella via intrapresa, di trovare nel meccanismo ginevrino, ed in margine ad esso, la nostra difesa contro l'azione francese, di accaparramento finanziario e, per conseguenza, politico della Abissinia •.

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IL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 50641. Roma, 11 dicembre 1930.

Facendo seguito a,l telespresso del 27 novembre u.s. N. 50196, con cui trasmisi il telegramma 1100 del Governatore della Eritrea, invio ora, qui accluso, il nuovo telegramma n. 1293 (1), con cui egli dà altre notizie circa la recente annessione dell'Assir, e circa i pericoli che sempre sovrastano all'Imam Jahia, e che appaiono oggi ancora più gravi ed imminenti.

Che ,a noi, ~n V1Ìis1Ja di oiò, ,conven:ga seg,ui~ OOIIl atten.z.t01111e gilli avvenimenti

e dimostrare all'Imam inl'l'lterata la nostra amicizia, è certamente cosa buona e necessaria; ma non parmi che essa sia anche sufficiente ai noti fini che ci proponiamo di conseguire, in rapporto allo Yemen e all'equilibrio politico del Mar Rosso.

l'Imperatore e quella di tutti; a lui si era dovuta la politica favorevole dell'Italia che aveva permesso la vittoria del Negus; si sapeva già che stava per lasciare il posto. Qui tutto è questione di persona.

I motivi fondamentali del mutamento Ii ho esp06ti; ad essi è da aggiungere il lavorio dei consiglieri francesi, che per quanto al servizio abissino servono sempre il loro paese, ed il lavorio della Legazione di Francia che non ha tardato a profittare del risollevarsi delle sue azioni dopo l'aiuto delle bombe d'aeroplano.

Naturalmente la Francia svolge qui politica antieuropea, oltre che antiitaliana e la sua speciale situazione le consente di farlo senza pericolo e con vantaggio... Non cito altri particolari; ancor meglio che descritta, la situazione di improvvisa ostilità e diffidenza verso di noi può essere sentita qui sul posto.

Nel riferirne sento il dovere di rappresentare che:

l) in questo ambiente le cose possono precipitare all'improvviso;

2) al vero rispetto che per l'Italia v'era qui ai tempi di Menelik (non malgrado Adua, ma appunto pel senso di ammirazione e forse di paura lasciato dall'eroismo dei nostri soldati cosi misconosciuto in Italia) è succeduto oggi un sentimento di noncuranza che la diminuita efficienza militare delle nostre vicine colonie può far peggiorare ai nostri danni;

3) le gravi preoccupazioni nostre altrove non possono [far] considerare questo nostro

scacchiere politico e militare come troppo secondario; esso non sarebbe che un lato lontano del

fronte francese, nel quale noi non potremo certo mandar forze togliendole dal teatro principale europeo, ma che dobbiamo curare per trarre il massimo profitto e la massima forza dalle nostre possibilità in luogo;

4) dato il paese, dato il nemico, dato il modo di battersi di questi in masse informi come ai tempi di Adua, la sola aviazione -in relativa massa -sarebbe già un aumento incalcolabile di potenza per l'Eritrea in caso di operazioni e frattanto di potenza morale nostra, in generale, nel campo politico...

5) gli abissini hanno bisogno di aver paura. È necessario di sollevare il nostro prestigio e regolarizzare la situazione con decis>one e fermezza •.

Da queste premesse scende per noi la necessità di essere ad ogni costo presenti nello Jemen, sia pure per aiutare l'incremento dei rapporti commerciali già naturalmente esistenti, sia pure per conservare libertà di movimenti in mare, che, senza l'esistenza di stati arabi sufficientemente forti, si trasformerebbe in un lago inglese.

Non intendo con ciò patrocinare -che sarebbe ingenuo -un atteggiamento aperto e deciso di lotta a fondo contro l'Inghilterra; si tratta piuttosto di condurre tenendo di vista gli scopi sopra accennati, un lento e paziente gioco di equilibrio, nel quale come in ognigioco tutte le combinazioni sono possibili...

Si giunse... alla terza fase dei nostri rapporti con Io Jemen la quale è tuttora in corso. Le sue caratteristiche sono le seguenti:

l) l'influenza prevalente a Sanaa è in questo momento quella dei Russi, i quali, tuttavia, hanno ottenuto assai meno di quello che speravano non essendo riusciti a trascinare l'Imam in una lotta a fondo contro l'Inghilterra.

Se, come da più segni appare, una forte minaccia si addensa contro l'Imam Jahia e quindi contro uno stato di cose favorevoli alla nostra affermazione ed allo sviluppo della nostra penetrazione sulle coste arabiche del basso Mar Rosso, io ritengo che sia nostro interesse, non solo assistere moralmente, ma fornire di materiali aiuti, e sopratutto di armi, il Capo dello Yemen, affinchè sia messo in grado di meglio resistere a·gli attacchi che si delineano sui suoi confini, e, in definitiva, di salvaguardare con la propria esistenza quella posizione che noi siamo riusciti a crearci colà e intendiamo oggi di migliorare e rafforzare. Penso che, se a ciò non pervenissimo, la nostra azione politica in Arabia mancherebbe al suo maggiore scopo, o, quanto meno, perderebbe quella continuità, coerenza ed efficacia che solo può, a mio avviso, rendere ammissibili le nostre cure ed, aggiungo, i nostri sacrifici finanziari.

E qui ritorna in pieno il noto problema dei fondi per lo svolgimento della nostra azione: fondi, per i quali di recente lasciai considerare a V. E. l'owortunità di un nuovo passo presso la Presidenza del Consiglio (Telespr. 27 novembre n. 49907). Dati gli odierni avvenimenti, non credo che la soluzione di

2) I nostri l'apporti con Io stato zeidita sono formalmente corretti e da qualche tempo si nota in essi un tono di maggiore cordiaJità; ma l'Italia -occorre dirlo francamente -è la potenza europea della quale maggiormente diffida lo Jemen...

3) Nessuna speranza immediata vi è di ottenere concessioni o lavori nello Jemen, sempre in base alla nostra segnalata diffidenza.

4) L'Imam si sforza di coltivare rapporti con tutte le potenze europee e mira a concludere con tutte trattati d'amicizia e di commercio che valorizzino internazionalmente il suo paese. Nel campo delle concessioni concrete, però, oppone anche agli altri quella gelosia e diffidenza contro ogni forma di penetrazione straniera che caratterizza il suo atteggiamento verso di noi.

5) Il nostro commercio -sparite quelle forme artificiose e caduche di monopolio che ci eravamo assicurati durante la prima fase dei nostri rapporti -ha molto sofferto per il dumping dei Russi e soprattutto per la mancanza di un servizio di navigazione costiera. Tuttavia non è morto, come dimostra il permanere dell'attività di alcune ditte, che riescono a sostenersi attrave.rso tutte le difficoltà, ed ha dinanzi a sè possibilità di ulteriori sviluppi, purché sempre si faccia da parte nostra qualche cosa per agevolarlo, anche perché il dumping russo non potrà durare all'infinito. Una parte di tale commercio è rappresentata dalla fornitura di macchinari, di medicinali, ecc. che lo Jemen seguita a chiedere per il tramite di questoGoverno...

Se sotto l'attuale Imam -che ha creato l'indipendenza yemenita e ne è quindi geloso sino alla xenofobia -poco .vi è da fare economicamente nello Jemen per gli europei in genere e per gli italiani in specie, non è escluso che in un lontano avvenire quando il vecchio Imam sarà scomparso, lo Jemen abbia bisogno dell'Italia per diventare com'è fatale uno stato progredito e moderno. E se noi non avremo, nello scoraggiamento per le delusioni patite, commesso l'errore di lasciar cadere i buoni rapporti esistenti, potranno col

tempo prodursi situazioni in cui questi possano essere valorizzati meglio che non ora.

La nostra azione attuale, pertanto dev'essere rivolta a mantenere e a migliorare le posizioni che occupiamo nello Jemen. Abbiamo colà dei medici, che, se più non tengono ambe le chiavi del cuore dell'Imam e delle alte personalità jemenite, fanno pur sempre un ottimo e utile servizio di informazioni e possono, di tanto in tanto, dare qualche consiglio che non cade vano; abbiamo nell'officina di Sanaa operai che fanno apprezzare il lavoro italiano e anche i macchinari italiani dei quali suggeriscono l'importazione, abbiamo ancora ad Hodeida una stazione radiotelegrafica, con personale eritreo, la cui esistenza giova alle comunicazioni politiche e alle relazioni commerciali con la Eritrea; abbiamo dei commercianti che si sfor• zano di intensificare i traffici tra le due rive del Mar Rosso. Tutta quest'organizzazione,superiore a quella degli altri paesi, che noi possediamo nello Jemen non dev'essere lasciata morire; anch'essa ha la sua utilità attuale, e potrà, col volger delle circostanze, rendere di più in avvenire.

Ora per mantenere in vita tutto ciò occorrono i mezzi: cioè il danaro per pagare gli assegni dei medici, degli operai e del personale eritreo dello Jemen, che fanno -almeno nominalmente -carico all'Imam solo per una piccola quota, che è opportuno abolire per ragioni di dignità che mi riservo di illustrare in un rapporto a parte, per anticipare le somme occorrenti per le forniture, che l'Imam paga, ma con una lentezza che non sa e non tiene conto delle esigenze del bilancio; per provvedere l'Eritrea d'un piroscafo che assicuri comunicazioni frequenti e regolari con i porti jemeniti.

Questi mezzi, come ho significato, col mio foglio n. 17961/1600 del 25 novembre 1930 mancano all'Eritrea. Ed è perciò che devo chiudere anche questo rapporto col sollecitare la concessione di un milione e mezzo promessomi per lo svolgimento dell'azione politica nello Jemen •.

tale problema sia oltre differibile: cosicchè potrebbe anche pensarsi se non sia il caso di impiegare per lo scopo quei fondi, o parte di quei fondi, destinati a qualche meno urgente esigenza, come sarebbe la linea di navigazione nel Mar Rosso, la cui necessità, peraltro, non intendo porre menomamente in dubbio. Dico ciò, esclusivamente per fare un accenno; ma vedrà V. E., nella sua competenza, se il fondamento delle mie considerazioni comporti tali o diverse conclusioni: intorno alle quali, comunque, mi saranno gradite cortesi comunicazioni (1).

• ha avuto dall'ultimo esercizio un utile di vari milioni •, a ottenere concessioni minerarie in Arabia.

Del verbale della seconda riunione si pubblicano qui di seguito alcuni passi. • CoMM. GuARIGLIA. -Ricorda le conclusioni alle quali, in merito alla ripresa della nostra politica nello Yemen, si giunse nella precedente riunione del 19 dicembre. Egli è stato posteriormente, informato che S. E. Gasparini ha preso contatto con il Comm. Fagiuoli; ma che· deve ancora rivederlo. Spera che iin seguito a tali contatti possa presto giungersi alla formazione di quell'organismo che deve riprendere il lavoro commerciale con lo Yemen, che è alla base del nostro lavoro politico. Ciò è tanto più importante in quanto il momento attuale offre particolare interesse per una ripresa nella nostra politica araba. L'azione che Ibn Saud ha recentemente svolta annettendo la parte dell'Assir che era stata occupata da Wahabiti può portare a delle complicazioni con l'Imam Jahia; ed è perciò tanto più necessario che siano ravvivati i nostri rapporti con lo Yemen; il che presume la costituzione del previsto orga

nismo...

S. E. DE 'BoNo. -Concorda. Ritiene che l'azione principale che dovremmo svolgere verso Io Yemen è quella della fornitura delle armi. Conviene a noi riprendere tale fornitura?...

S. E. GASPARINI. -Riprende esponendo che, se si è d'accordo nel continuare la politicain appoggio all'Imam Jahia, bisogna adottare i mezzi per lo svolgimento di tale politica. Danari non accorreranno molti. Egli ricorda che per l'azione da lui svolta presso l'Imam ebbe tre milioni; e ne lasciò 5 nelle casse del Governo della Colonia Eritrea. Egli però faceva il commercio delle armi con l'Imam. È da porsi quindi nettamente la domanda se tale com.mercio noi vogliamo continuare. E, se lo riprendiamo, occorrerà inoltre non arrestarsi al

primo accenno di conflitto con gli inglesi. Bisognerà altresi bene intendersi per la questione

degli aeroplani. Noi promettemmo all'Imam la fornitura di aeroplani e istruimmo anche a Roma 8 piloti yemeniti. Quando però gli inglesi iniziarono la loro azione da Aden per la riconquista dei noti nove distretti, noi sospendemmo la fornitura degli aeroplani all'Imam per il timore di disgustare l'Inghilterra. Tutto ciò compromise naturalmente la nostra posizione verso l'Imam al quale facemmo concepire delle illusioni su un nostro appoggio che poi gli negammo al momento buono...

Precisa che non si tratta tanto di fornitura di armi ma anche sopratutto di aeroplani.Domanda se in caso di un conflitto fra l'Hegiaz e lo Yemen, essendo da prevedersi che gli inglesi aiuteranno dal sud l'Hegiaz con propri mezzi aerei, faremmo noi intervenire nel conflitto aeroplani forniti da noi.

Comm. GuARIGLIA. -Desidera precisare che noi possiamo, a suo avviso, riprendere la nostra azione con l'Imam fornendogli armi, ed anche aeroplani, non a mezzo del Governatore dell'Eritrea come fu fatto in passato, ma a mezzo di un organismo da crearsi; il quale do,·rebbe dare all'Imam la sensazione che egli può contare sul nostro appoggio. Il Ministero degli Esteri non teme una discussione con l'Inghilterra: ma è certo che nel fornire armi ed aeroplani all'Imam occorrerà procedere con m.isura, regolandosi secondo gli avvenimenti e la situazione generale politica.

Quanto il Sen. Gasparini ha detto, che cioè il Ministero degli Esteri si è opposto, nel momento in cui gli inglesi intrapresero l'azione aerea verso l'Imam per la questione dei nove distretti, a fornire aeroplani allo Yemen è esatto; ma in quel momento inviare aeroplani italiani significava fornire mezzi per combattere direttamente gli inglesi e conseguentemente creare un diretto conflitto con gli inglesi. Diverso sarebbe il caso se noi fornissimo degli aeroplani allo Yemen in previsione di un suo conflitto contro Ibn Saud: come gli inglc,si forniscono aeroplani ad Ibn Saud, noi potremo fornire aeroplani all'Imam, anche senza curarci se complicazioni ulteriori estenderanno la guerra dal fronte settentrionale al fronte meridionale dello Yemen. Però è in ogni caso da escludersi l'invio di piloti italiani...

S. E. DE BoNo. -Condivide le idee del Ministro Guariglia circa la procedura da seguirsi: ritiene quindi urgente procedere alla costituzione della Società. Alle riserve messe avanti dal Sen. Gasparini risponde che la Società deve certo poter contare sull'aiuto del R. Governo...

(l) Non si pubblica. Si pubblicano invece qui di seguito passi del telegramma 1664, Asmara 12 dicembre. • Dalla stessa posizione geografica nascono i nostri interessi politici nello Jemen, riassumibili nella necessità di impedire che di fronte a noi s'inse'di una potenza europea che ci affoghi nel Mar Rosso, e di favorire quindi lo sviluppo d'uno stato jemenitaforte, potente, e non soggetto a influenze straniere. È un interesse negativo, ma forse la Francia non persegue in Abissinia con indubbio successo e cogliendo anche di tempo in tempo attraverso il suo atteggiamento di amica disinteressata, vantaggi positivi, un'egualepolitica negativa?

(l) A margine nota autografa di De Bono: « Tutto ciò potrà determinarsi nella riunione. di cui ho accennato verbalmente a V. E., e che vorrei tenere non .appena S. E. Guariglia sarà guarito». Nei giorni successivi furono tenute due riunioni, con la partecipazione di De Bono, Guariglia e altri funzionari delle Colonie e degli Esteri, una il 19 dicembre 1930 e una 1'8 gennaio 1931. Nella prima fu deciso che Guariglia avrebbe interessato il comm. Fagiuoli alla ricostituzione della società Itala-Araba, con la eventuale partecipazione di Gasparini, per la penetrazione commerciale nello Yemen e la navigazione nel basso Mar Rosso, e che la Società avrebbe goduto di mutui a basso interesse per L. 1.500.000, forniti dal ministero degli Esteri. Sulla Kosseir, società per lo sfruttamento dei fosfati in Egitto, di cui Fagiuoli era amministratore delegato, cfr. serie VII, vol. VIII, n. 407, e Lp. Cantalupo a Grandi del 31 ottobre 1930, con la quale il ministro al Cairo suggeriva di interessare la Kosseir, la quale

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. u. s. 3002/858. Berlino, 12 dicembre 1930, ore 19,45 (per. ore 21,10).

Segretario di Stato Presidenza della Repubblica (l) mi ha detto che Mare-sciall!lo Hindenburg :bi,moroso che 11 suo rim:provelt'O agJi Elmi d'al(lCiai~O recaUs1i

a Roma ,per un atto di interna indisciplina (2) abbia potuto essere interpretato come atto meno che ~cortese verso S. E. Mus,sol1ilrli per ill qua[,e Hilrldenbu:,g nut,re profonda ammirazione, lo aveva incaricato di accertare presso di me se S. E. lVIussolini avesse dato alla sua manifestazione temuta interpretazione. Ho risposto al Segretario di Stato che io non ero in grado di dare in proposito alcun ~chiarimento perchè non una parola era a me pervenuta da V. E. sull'argomento, che s1e Himdenburrg a ciò m,i autol'izZ<asse avr1eli girato domanda a

V. E. con preghiera procurarmi desiderata informazione. Segretario di Stato mi ha ri'Siposto non voler per ciò disturbare V. E., 1bastava che io facessi conoscere a S. E. !hl Capo deil Governo che Hinidenburg coil suo !dmprrovero non aveva voluto che colpire un atto di indisciplina interna della organizzazione degli Elmi d'Acciaio, che questo rimprovero non era destinato pubblicità e che pub-

S. E. GASPARINI. -Si dichiara d'accordo e prende atto.

S. E. DE BoNo. -Ritiene inoltre che si debba dare all'Imam l'impressione di questaripresa di attività, oltre che con quanto si può esporre in una lettera, anche in un modo più tangibile. ad esempio facendo giungere ad Hodeida una nuova nave, che è previsto debba essere adibita ai traffici di cabotaggio nel basso Mar Rosso.

Comm. GuARIGLIA. -È d'accordo. Nei riguardi poi dei russi installati nello Yemen, egli apina che la nostra azione deve essere tale da mettersi in concorrenza con loro; che se poi noi non riuscissimo a concretare alcun serio fattivo programma nello Yemen, sarebbe miglior politica cercare di usare degli stessi russi per sostenere l'Imam nel suo atteggiamento di opposizione agli inglesi...

Apre quindi la discussione sulla politica etiopica.

Ricorda che la situazione etiopica è stata ampiamente trattata nelle riunioni interministeriali tenutesi nel giugno-luglio dello scorso anno, alla presenza del nuovo Ministro ad Addis Abeba, Marchese Paternò, e del nuovo Governatore dell'Eritrea S. E. Astuto [cfr. n. 117]. Dopo di allora vi è stata la cerimonia dell'incoronazione che, come è noto, ha provocato l'invio in Addis Abeba di una speciale missione alla quale hanno preso parte il Sen. Gasparini ed il Ministro Indelli qui presenti. Vi è stato l'arrivo ad Addis Abeba del nuovo Ministro che si è reso conto in questi mesi del complesso della situazione ed ha riferito con un dettagliato rapporto [cfr. p. 672, nota l]. Vi è stato inoltre il viaggio Franchetti, a conclusione del quale questi ha inviato al Capo del Governo ed ai Ministri degli Esteri e delle Colonie un suo esposto sulla situazione.

È quindi opportuno che sulla base di questi nuovi elementi venga ripresa in esame! la nostra politica in Etiopia.

Egli ha ad ogni modo tratto da detti elementi la peTsuasione che la disamina della situazione etiopica fatta nelle riunioni del giugno-luglio scorso corrisponde esattamente alla realtà e che si debbano quindi confermare le conclusioni a cui si giunse e le istruzioni che in conseguenza furono date. Che cioè, considerata la situazione a noi sfavorevole venutasi a creare ad Addis Abeba, occorresse adottare un contegno più riservato e più dignitoso ne~ riguardi del Negus, reagendo cosi all'eccessivo interessamento sino allora addimostrato in varie questioni e particolarmente in quella della costruzLone della Assab Dessiè; che si dovesse in pari tempo curare a mezzo del Govemo dell'Eritrea la ripresa dei contatti con i capi della periferia; e che in generale si dovesse cercare di evitare che la situazione in atto divenisse per noi ancora peggiore. smussando gli attriti e cercando di evitare che dall'Etiopia in funzione francese si svolgesse un'azione di pressione verso di noi, analoga a quella che da altri Stati più o meno legati alla Francia sopportiamo sul fronte europeo.

Crede che tuttavia la situazione in Etiopia si è venuta nostro malgrado svolgendo in modo tale che l'azione francese, divenuta più attiva e più serrata, non solo ci disturba ma ci potrebbe anche domani minacciare dal fronte etiopico. Sorge quindi la necessità attuale ed urgente di provvedere alla difesa, e non in modo passivo, ma attivamente, per controbattere tnle azione francese in modo adeguato ai mezzi, disgraziatamente molto limitati, di cui per '..ìra possiamo disporre».

blicazione era avvenuta senza consenso suo e del Ministro degli Affari Esteri. Prego di portare quanto precede a conoscenza S. E. Capo del Governo. Polemica sollevata da quella pubblicazione è stata accentuata da una lettera del Comandante in seconda degli Elmi d'Acciaio (l) appartenente alla com-ente influellZiata dia Ludendorff e conlt11a1r1a co11r1ente :iJta1ofila. Invio iettem perr corr11iere. Di ooa tmiZiiartlwa Dkettme Mmilste!'i!aie Koepke mi ha e1S1presso rwnmarico per quello che meno cortese verso l'Italia è in quella lettera e ha rammaricato altresì polemica rilevando solo con soddisfazione come fortunatamente Ambasciata di Germania a Roma e R. Ambasciata Berlino si trovano al di fuori da tutto quanto è successo (2).

(l) -Meissner. (2) -Cfr. r.. 410.
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APPUNTO DELLA DIREZIONE GENERALE ITALIANI ALL'ESTERO (3) PER LA DIREZIONE GENERALE EUROPA E LEVANTE

Roma, 12 dicembre 1930.

II Segretario del Fascio di Budapest ha trasmesso alla Segreteria Generll!le dei Fa1sai a1l'este11o la p11oposta di concedere ll!a teSISera speoia!le per simpatizzànti fascisti alle seguenti personalità:

l) S.E. il Conte Kuno Klebelsberg, R. Ministro per il Culto. 2) S. E. il Conte Alberto Nemes, ex Ministro d'Ungheria presso il Quirinale. 3) Ammiraglio Alberto Semsey de Semsei (cognato di S. E. Dompieri, prefetto di Gorizia).

4) Gene11ale Dormandy Dormll!ndi Géza.

5) Csicseri Stefano vitéz Ronay, Ten. Colonnello R. Esercito Ungherese.

Il R. Ministro d'Italia in Ungheria ha espresso la sua approvazione.

Si .gradirà conoscere il parere di codesta On.le Dkezione Generale (4).

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ORSINI BARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2952/857. Berlino, 12 dicembre (5) 1930 (per. il 15).

.Ringrazio V. E. rper il telegramma per corriere del 29 novembre (6), a me arrivato 1'8 del mese corrente, quando cioè l'ondata delle costruzioni fantasti

che, provocate dall'incontro di V. E. con il Signor Litvinoff, era passata. Tuttavia quanto Ella mi dice mi è utile per le conversazioni che ho presso questo Ministero degli Esteri, dove ho constatato non esistere convinzione di precisi accordi politici tra l'Italia e l'URSS, ma piuttosto una certa .gelosa vigilanza per lo sviluppo degli accordi economici e commerciali tra i due paesi.

Per quanto riguarda l'ultima parte del telegramma, cioè gli elementi che contrastano lo sviluppo della politica di riavvicinamento itala-tedesco, io mi permetto di osservare che fra le varie ragioni per le quali il Governo del Reich non dà ancora al fattore italiano quel valore preferenziale al quale, in avvenire ed in certe circostanze, sarà verosimilmente portato, bisogna non dimenticare la grande considerazione ·che in questi circoli militari si nuke per la potenza militare della Francia, superiore a quella di ogni altro Stato europeo e della quale l'Italia non sarebbe in grado di sostenere l'urto. Questa autorità militare, e specialmente il nuovo Comandante della Reichswehr generaile Harnmer,st~dn, daill'els,ame oblverttivo, prodhndo, de'lilia situa~ione europe1a (eS/ame che oostiltu~sce i1l pnnto dii pa~rtenza per •l.1a polirb~oa estere deil Reich), senza trascUII'étre dll fattore irt:ail:ilano, non lo considerano alll!c:ol!'a come capace dii supplii,re, neli; Tlig<Uaii'di deilwa FTian,ci,a, a1l<a debolezz1a orgarnica iniz1i1ale del Relich. Tutto dò indipellld€1Il!temenrt;e dallile condliz.ion1i liinrte!I'ID.e di quesrto paese che, pur port,ando1o ve,I1so una po<Hrbilca e,s,tera più att,iva, non ~:Li permettono, per ora, di prendere decisioni ul!lliiliatera:lli.

(l) T. Diisterberg, la cui lettera fu pubblicata dalla Jungdeutsche. Sulle reaziom m seno allo Stahlhelm della presa di posizione di Diisterberg riferiva Orsini Baroni con telespr. 4076/2106 del 24 dicembre.

(2) -LI telegramma fu inviato da Grandi, per incarico di Mussolini, al Re. (3) -L'appunto è firmato, per Parini, da Bernnrdo Mosca. (4) -Annotazione in calce di Guariglia, del 15 dicembre: «Nulla osta, ma io sono personalmente contrario alla concessione di qualsiasi tessera fascista a stranieri, di qualunquenazionalità >. (5) -Il testo ha 2 dicembre, ma si tratta certamente di un errore. (6) -Cfr. n. 422.
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IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA R. 6089/2382. Belgrado, 12 dicembre 1930.

In base a quanto mi è stato sommariamente riferito dal Comm. Segre da me qui chiamato al mio ritorno da Roma, per avere ulteriori notizie sulla situazione, già ben nota a V. E., andatasi creando a Spalato nei riguardi dei rapporti tra R. Consolato, elementi fascisti locali e di Zara e una parte della collettività, sono emersi i seguenti fatti che ho l'onore di riferire a V. E. e sottoporre alla sua attenta considerazione per quelle decisioni che vorrà prendere allo scopo di ristabilire comunque una concordia di opere e di intenti tra tutti gli elementi italiani di Spalato. Vi è oggi colà un insieme di rapporti personali non buoni che certo contribuisce a rendere più acuto H disagio morale e materiale della nostra collettività, mettendo in pericolo l'efficienza dell'azione assistenziale e direttiva e del R. Consolato e delle associazioni.

Per completare il quadro, ripeterò anche fatti già noti:

l) La collettività è divisa in due fazioni che fanno capo una al Senatore Tacconi e una al Cav. Carstulovich appoggiato da elementi fascisti in accordo con la Federazione di Zara, e il dissidio si basa essenzialmente sul rimprovero dei secondi al gruppo Tacconi di voler monopolizzare per sè e accentrare come continuazione di una situazione passata ma ora ritenuta superata, e la direzione della colonia e la distribuzione dei sussidi.

2) Tutte le somme che il R. Governo destina per la coUettività vengono ora pa1ssate ailil,a Lega ou1tn.lJI1aile, e cioè Senato,ve Tacconi da'l qua-le quindi tutN gli altri enti vengono così in pratica a dipendere creando una subordinazione che in un ambiente piccolo e provinciale come Spalato è sentita come una umiliazione e diminuzione da parte degli altri elementi dirigenti della colonia che per quanto consta sono anch'essi benemeriti e comunque meritevoli di venire valorizzati in misura uguale.

La Lega culturale è stata creata per le istituzioni scolastiche e non pare che sia mai stata data istruzione di dare alla stessa una posizione dirigente sulle altre associazioni. Tale posizione dirigente deve spettare invece esclusivamente al R. Console, che deve e può avere abbastanza indipendenza di posizione e di giudizio e autorità sufficiente per accentrare nelle proprie mani il controllo e della distribuzione dei sussidi e del modo come questa avviene. Si tratta infatti di denaro dello Stato che deve essere usato a benefi-cio di tutti e per i fini di assistenza e politici che il R. Governo si propone, facendo sentire in ogni momento che solo lo Stato italiano e per esso il R. Consolato è l'erogatore deHe somme. Ciò può valere a mantenere al R. Console tutto il prestigio necessario per operare e ·controllare efficacemente.

3) Il Senatore Tacconi avrebbe manifestato il proposito, qua·lora l'attuale stato di cose per quanto riguarda il sistema di erogazione di fondi venisse a mutare, di dimettersi dalle ~carkhe ricoperte, ~~pecie dalla presidenza della Lega culturail.e. Un mutament'O qualsta1si sa,vebbe da i.ui considevato come una diminuzione e un1a scon:lless~one.

4) La Cassa operaia di mutuo soccorso diretta dal Carstulovich si troverebbe in pessime ·condizioni e in stato di non funzionare da tempo per avere mancato dei necessari soccorsi. Potrebbe darsi ·che si sia voluto colpire in tal modo il Carstulovich costringendolo a dimettersi.

Come V. E. rileverà da un'altra comunicazione diretta al Comm. Segre, ho chiesto di comunkare con tutta urgenza le informazioni e rilievi necessari per studiare e risolvere tale questione delicata.

5) I1l Comm. Segre ha espvesso ['•avvli,so che ove pera,lotro vi fosse una erogazione diretta del Consolato a p. es. l'ente presieduto dal Carstùlovich, tale atto sarebbe già sufficiente per cominciare a soddisfare la cosidetta opposizione.

6) L'opposizione al Senatore Tacconi, cioè H gruppo Carstulovich Bonavia (fiduciario fascista) ha pochi rapporti con il Consolato, imputando a torto

o a ragione al medesimo un soverchio appoggio al Tacconi. Che anche su questo punto VIÌ sia una si,tuazione •am.orma1e è darto dall fatto che giusta quanto ha detto lo stesso Comm. Segre, egli avrebbe vietato ai Vice Consoli dipendentii di aV1ffi'e ·cont•att1i dii caratte11e personaJ1e p11ivato con H Ca11stuJo~iich.

7) Dal punto di vista numerico, al Carstulovich farebbe capo la grande maggioranza dei connazionali, e soprattutto la piccola gente, gli operai, men

tre al Tacconi non aderirebbero che alcuni e pochi elementi del vecchio elemento dirigente.

8) Occol're tenere ben presente che se questa è da tempo e più o meno accentuata a seconda dei vari momenti, la situazione locale, e se ivi il Senatore Tacconi è per così dire, in fortissima numerica minoranza, egli ha invece dalla sua tutti gli emigrati dalmati come il Senatore Cippico, l'On. Dudan, l'avv. Pezzoli etc. che hanno voce al Senato, al Parlamento e presso V. E.

9) Vi è pol il fatto della confermata esistenza dei fiduciari fascisti del segretario Federale di Zara, i quali tendendo ad avere una fisonomia e personalità propria, sono in antagonismo col Senatore Tacconi, del quale antagonismo molte ripercussioni sono sentite dal nostro Consolato.

10) Al Comm. Segre, quando egli giunse a Spalato, raccomandai io stesso di tenere nel massimo conto il Senatore Tacconi, che è certo la personalità più alta della Dalmazia italiana. Egli è forse andato oltre le mie istruzioni, ma del resto così avevano fatto i suoi predecessori il Comm. Umiltà, ed il compianto Comm. Castagnetti, mentre il Comm. Bartolucci, che aveva tentato dare altra direttiva alla sua azione, ebbe da ciò vari fastidi ed inconvenienti.

Da tutto quanto precede, V. E. giudicherà come delicata e complessa si presenti la situazione della nostra collettività spalatina, come grave ne sia il disagio morale e il perturbamento nel giudizio e neH'atteggiamento, e quindi ,come ardua e difficile sia l'azione per il ristabiHmento di una atmosfera di concordia e di collaborazione fra tutti gli elementi.

Mi sono limitato a dare verbalmente al Comm. Segre dei consigli generici nel senso di prendere fin d'ora contatto personale con la così detta opposizione, e senza urtare la suscettibilità di nessuno, rassicurando il Senatore Tacconi, che forse potrebbe interpretare in senso a lui contrario e per lui poco r1iguaJrdmo qualLsi,asl movimento del genere, anche se iii!Ji.zdiaJle.

Come V. E. rileverà da un'altra comunicazione in pari data diretta a SpaJ.ato, ho chiesto al Comm. Segre ogni utile elemento di raggua,glio circa la situazione effettiva delle associazioni spalatine e in sé e in rapporto ai sussidi, riservandomi per allora qualche più concreta proposta, dato che è mia impressione che, in questo punto si possa trovare in gran parte la soluzione della presente condizione di cose.

Nel ~ilchiilamare aa mia JJettera pe>Dsonail.e del 4 ottobre (l) ocaas1ooatla diaJ.l'incidente Tacconi-Muljacich mi permetto pregare V. E. di voler esaminare fin d'ora i dati e le considerazioni sopraesposte, facendomi conoscere, se approva in massima le direttive preliminarmente impartite al Comm. Segre, e se al caso non riterrebbe opportuno che direttamente da codesto Ministero venisse svolta azione persuasiva e chiarificatrice e presso il Senatore Tacconi e presso il Carstulovich, indipendentemente da quello che potrà es1sere fatto dal Comm. Segre, la cui posizione è ~certamente delicata ed estremamente ingrata.

(l) Cfr. n. 288.

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IL MINISTRO A ADDIS ABEBA, PATERNO', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

L. P. Addis Abeba, 12 dicembre 1930.

A mezzo dell'Ing. Zambon ho spedito il rapporto segreto a V. E. preannunciato (1). Avrei ritenuto di venir meno al mio dovere di Italiano fascista e di tradire altresì il mandato che Ella volle affidarmi se avessi cercato di attenuare in qualche modo la cruda realtà. Come V. E. vedrà essa è sostanzialmente quella da Lei prospettata nella seduta del giugno scorso (2).

Ho esaminato lo stato delle numerose concessioni straniere e mi sono reso conto che nessuna di esse per varie ragioni, ma soprattutto per la malafede degli abissini e per la loro avidità di guadagno, può considerarsi fruttifera. Impegnare capitali, posto che se ne trovino, in iniziative del genere non parmi quindi utile cosa. Ben altro sarebbe se il R. Governo volesse disporre di mezzi per fare una "politica di concessioni" perchè in tal caso riusciremmo, pagando somme a fondo perduto, a porre le mani un po' ovunque, ben sapendo a priori che il capitale verrebbe impiegato a scopi puramente politici. La nostra penetrazionein Abissinia dovrà (salvo casi sporadici come il progetto Gasparini o la Radio) rifuggire come ststema, da questi motivi che definirò di lusso, per attenersi a metodi più sicuri e meno costosi. Intendo con ciò alludere al tipo di penetrazione ventilato nel mio rapporto

N. 1883 a proposito dell'organizzazione di un Ente bancario commerciale con privati capitali. Alludo pure al mio telegramma posta N. 776 diretto al Governatore della Somalia. Una decisa avanzata, peraltro già in atto dalla Somalia, con organizzazioni commerciali che verrebbero ad appoggiarsi alle nostre Missioni della Consolata opportunamente irrobustite con nuove sedi a tipo industriàle e nuovi ambulatori, ed ai nostri uomini d'affari dello Harrar, avrebbe probabilità di riuscita; anzitutto perchè il campo di operazione è lontano da Addis Abeba e sfugge al controllo del Governo centrale. In tale piano verrebbe considerata pure la zona dei laghi dove appunto la Missione della Consolata mira giustamente ad estendersi. Dal lato evitreo, una nostra penetrazione potrà avvenire dopo un lento periodo di morfinizzazione del centro e dovrà esser fatta con estrema delicatezza e dopo che il Governo eritreo avrà potuto stabilire utili contatti coi Capi della periferia, la cui disposizione ad intendersi con l'Eritrea sarà in ragione inversa della solidità dei rapporti che stabiliremo con l'Imperatore, e dipenderà pur molto da ciò che sapremo fare dai nostri confini. V. E. sa che da Addis Abeba le zone nordiche dell'Impero non sono accessibili senza che siano compromesse l'opera ed i compiti ben diversi della R. Rappresentanza in Addis Abeba.

In tali zone è mestieri avere rappresentanti di primissimo ordine, capaci di creare centri italiani di influenza immuni soprattutto dal pericolo di indigenirsi, come purtroppoè, a quanto mi si dice, attualmente.

Come per gli inglesi i quali curano meticolosamente di tenere in alto il loro prestigio verso il Negus e lasciano il compito al Sudan ed alla Somalia di fare la loro politica "positiva" verso l'Abissinia, cosi noi dovremmo prepararci ad Asmara e Mogadiscio ad addentare la torta per far si che essa non divenga preda di altri nel giorno in cui dovesse avvenire il regolamento definitivo della Questione Abissina.

L'attrezzamento politico, militare ed economico delle due nostre Colonie è nroblema essenziale del nostro avvenire in Etiopia, e provvede a quello non meno importante della loro sicurezza, che potrebbe un giorno essere seriamente insidiata.

Non occorre infatti dimenticare che una Potenza straniera, la Francia, la sola che ha qui una posizione di vero e proprio predominio, potrebbe con armi, direzione tecnica e militare e mezzi finanziari, determinare situazioni di cui in un momento che fosse di sua convenienza essa potrebbe sentirsi tentata di approfittare.

Un'opera di morfinizzazione è pure necessaria coi francesi per allentare la loro azione sul Negus, il quale subirà meno l'influenza di costoro se ai suoi occhi essi non appariranno più, o appariranno molto meno, i nemici per destinazione di tutto ciò che è italiano. Morflnizzare non significa naturalmente rLnunzia, ma deve anzi implicare un qualche acquisto>,

L'Ing. Zambon ha lavorato bene. Gli ho dato tutto l'aiuto fin dal mio arrivo. Egli potrà fornire tutte le indicazioni necessarie anche sulla situazione generale. Al riguardo ha già inviato al 'SUO Ministero più di un rapporto che spero sia stato comunicato a.gli Esteri.

Prego V. E. scusarmi se il mio Rapporto Ufficiale è zeppo di correzioni. Data la natura assolutamente segreta del documento il dattilografo non poteva essere un professionista!

Voglia l'E. V. gradire il mio profondo ossequio e l'assicurazione che assolverò al mio compito con incrollabile buon volere per quanto dura fisicamente e moralmente sia la vita in questo orrendo sito.

(l) Si tratta del R.p.r. assolutamente segreto 2, Addis Abeba 10 dicembre, nel quale Paternò faceva il punto della situazione e poneva a base del suo programma di azione l'obbiettivo di rialzare il prestigio dell'Italia, fugando il. misto di diffidenza e di disprezzo coi quali era considerata dal Negus e dagli abissini, e facendo cessare lo stato di particolare cordialità esistente nelle relazioni dell'Etiopia verso la Francia. Si pubblicano qui di seguitole ultime pagine del lungo rapporto. • Un simile atteggiamento fermo e degno, unito a cortese procedere ed a cordiale e sincera cooperazione nella quotidiana convivenza con la Corte e con gli abtssini, potrà dissipare gli equivoci e molti mali della presente situazione, e darà alla R. Rappresentanza quell'autorità e quel prestigio di cui ha bisogno, ingenerando negli etiopici la persuasione della necessità di mutar sistema. Gli sforzi da me compiuti nella questione del prestito erano nella mia mente il preludio di questa nuova procedura. Se a tali sforzi la Finanza italiana avesse accordato il suo appoggio, i preliminari atti cui ho ora alluso avrebbero potuto compiersi con maggiore sicurezza e più rapidamente. Parallelamente a tale azione che chiamerò di risanamento, ho molta esitazione a proporre che si insista nel vecchio sistema delle domande di concessioni.

(2) Cfr. n. 117.

455

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AI MINISTRI A BUDAPEST, ARLOTTA, E A VIENNA, AURITI

T. PER CORRIERE 1103. Roma, 13 dicembre 1930.

(Per Vienna) Suo rapporto N. 4232/2471 (1). Ho telegrafato a Budapest quanto segue:

(Per Budapest) Suo telegramma 164 (2).

Questo Ministro d'Ungheria mi ha informato (3) che il signor Schober ha recentemente dichiarato ad Ambrozy essere sua ii.Jrut;enzi:one dii nulila mutare nelle direttive dehla politica estera aU!Striaca, pux dovendo ruttavia tener conto del partito socialista che costituisce la maggioranza det Parlamento. Il sig. de Hory mi ha chiesto quindi da parte del conte Bethlen quali fossero le vedute del Governo Fascista cirea il contegno che rtanrto alJ.'Italia qruanrto all'Ungheria conviene maggiormente tenere nell'attuale situazione sia di fronte al nuovo Governo austriaco che particolarmente con Schober. Ho risposto al Ministro di Ungheria che la situazione ora venutasi a determinare in Austria è il risultato di una serie di errori commessi quasi a gara da tutti gli esponenti delle così dette forze borghesi, le quali hanno finito per rendere così ancora più incerto quel terreno poco saldo su cui dopo tanti sforzi avevano cominciato finalmente a muoversi. Schober, dopo essere arrivato al Governo con un programma di strenua difesa della borghesia ed aver dato delle speranze circa la sua volontà di continuare in maggior stile quell'energica azione che aveva svolta come capo della polizia, ha avuto poi tanta ingenua fiducia nel proprio senno politico· da illudersi di poter realizzare una pacifica convivenza di socialisti, borghesi ed ultra-nazionali sotto al suo chimerico governo patriarcale. Ha :cominciato quindi t1ra l'altro a osteggiare quelle Heimwehren che avevano 111p01sto iÌn ~>UJi ile maggiori sper,anZJe. Starhembexg e Vaugoin, :lìéllcendosli anche eSisi delle illusioni hanno creduto di realizza11e una prr-ematura collabo1razione

ministeriale che, al momento opportuno, non ha potuto sboccare neanche in un modesto tentativo di rivoluzione. Gli astii, i risentimenti ed i meschini ripi,cchi perrsona1l1i ,infìl,u1s:cono grandemente sui rapporrtli fra i maggli,ori espcment1i politici austriaci, Setpel, Vaugoin e Schober, il quale ha esercitato persino in base a tali risentimenti una pessima influenza sul risultato delle elezioni ed ora accentua nello stesso spirito un certo avvicinamento ai socialisti. Disgraziatamente quindi i tentativi di risanamento della situazione politica interna austriaca possono attualmente dirsi non riusciti. Ciò non deve scoraggarci dal continuare sia da Roma che da Budapest l'azione diretta a determinare una effettiva e salda ricostituzione dei pa·rtiti d'ordine in Austria, ma deve però rendevci assai guardinghi e cauti nell'accordare troppa fiducia ai vari uomini che si esibiscono sulla scena politica austriaca, poichè in realtà non si scorge ancma la pemonalità capace dello sforzo che la 1situazione esigerebbe e meritevole del nostro appoggio incondizionato.

In sostanza quindi mi sembra che convenga tenere di fronte al nuovo Governo austriaco un contegno di prudente aspettativa, e nello stesso tempo non cessare dallo spingere le Heimwehren ad organizzarsi meglio e più fortemente per costituire sempre più nel Paese una vera forza difensiva ed offensiva di ·cui ogni governo austriaco dovrebbe esser costretto a tenere il massimo conto fino a quando la situazione non permettesse poi più proficui sviluppi.

Disgraziatamente anche sulle Heimwehren non è possibile farci soverchie illusioni: esse non hanno ancora il sopravvento sulle organizzazioni socialiste, anzi molto spesso si trovano di fronte a queste in condizioni di inferiorità. Continuano inoltre i dissensi fra i Capi e molti di costoro sono elementi poco menHie\."Cilli dii fiduara ·Si·a poliilt1aamente che finaillZ~arLaimente. Ma Starhembecr:g è ancora quello che sembra godere maggiore autorità ed· essere animato dai migliori propositi (oltre a presentare l'innegabile vantaggio del disinteresse personale) e perciò mi sembra che ci convenga ·continuare a sostenerlo, ad appoggiarlo, ad incoraggiarlo anzi ancor più a perseguire la sua opera.

Nei riguardi dell'attuale governo non è poi possibile dimenticare quanto è avvenuto l'estate scorsa in oc.casione delle manifestazioni di Be11g Lsel, né il fatto che nei recenti discorsi il Cancellie.re Ender ha creduto unicamente di mettere in rilievo con una esagerazione marcata, i grandi legami che uniscono l'Austria alla Germania, dimenticando di fare il benchè minimo accenno ai rapporti con l'Italia.

Quale conto il sig. Schober faccia della nostra amicizia (di cui egli ha avuto tangibili e grandi prove durante il suo Cancellierato) sembra trasparire da quel per lo meno poco abile comunicato che egli fece pubblicare per deplorare (a nostra richiesta) gli incidenti di Berg Isel, quando affermò che l'Aius:trliJa dove\"a stare dn buoni mpport'i con l'I•ta,lJLa peT'chè nel momento attuale ne aveva bisogno.

Ma purtroppo a Vienna non esistono più una classe politica e una diplomazia adeguata nemmeno alle piccole proporzioni cui l'Austria è stata ridotta. Occorre quindi, a mio avviso, adottare una linea di condotta che tenga conto di questa ·situazione. Per quanto concerne contegno nostro più particolarmente nei riguardi di Schober convengo anzitutto nell'opportunità prospettata dal ·conte Bethlen

di soprassedere alla progettata sua restituzione della visita ufficiale a Vienna (1), e ,per parte mia mi propongo anch'io di rinviare sine die il viaggio a Vienna prima divisato di compiere nel prossimo gennaio (2).

Mi sembra poi che, nei riguardi dello stesso Schober si debba adottare intanto un contegno riservato per quanto cortese.

Ho dato dw1que istruzioni (3) al R. Ministro a Vienna di continuare a mantenere normali rapporti e contatti col sig. Schober, ma di regolarsi in modo da fargli opportunamente sentire le ripercussioni poco favorevoli che la sua condotta ha avuto sul Governo Fascista.

Nonchè la necessità che Egli comprenda finalmente non essere utile nè per lui nè per il suo Paese di continuare in questo giuoco di altalena politica oltre tutto assai poco serio nei rapporti con Governi quali l'Italiano e l'Ungherese che conoscono pienamente il valore da attribuire alla propria amioizlia.

(Per Vienna) V. E. vorrà trarre norma da quanto precede.

(l) -Cfr. n. 435. (2) -Cfr. p. 654, nota l. (3) -Evidentemente nella udienza menzionata a p. 652, nota 2.
456

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO

TELESPR. 240969/907. Roma, 15 dicembre 1930.

A telespresso di 'codesto Ministero n. 49794 del 26 novembre (4).

Le considerazioni svolte da codesto Ministero nel telespresso succitato sono state da questo prese attentamente in esame.

Concordo con V. E. nel ritenere opportuno che si cerchi di eliminare quella specie di protezione e di tutela morale che il Negus ha tradizionalmente esercitato e continua ad esercitare sui conventi copti dell'Eritrea, protezione che non è disgiunta da doni materiali pur di non rilevante portata.

Mi sembra però dubbio che il mezzo suggerito da V. E. per raggiungere ta11e scopo, quel]lo ,oLoè che !hl R. Mimlilstro ad AddLs Abeba, pur con ogni possibile delicatezza, e tenuto conto dell'atteggiamento da noi sinora adottato in proposito, svolga una adatta azione verso l'Imperatore per fargli comprendere l'inopportunità di continuare nei suoi rapporti con i conventi copti in Eritr·ea, s~a riil. più confacente a!l.1lo scopo.

Un'azione di tale genere verso l'Imperatore da parte della R. Legazione potrebbe infatti raggiungere un risultato opposto a quello che desideriamo,

poichè potrebbe dargli la sensazione che noi temiamo quella eventuale azione irredentista verso l'Eritrea che egli avesse eventualmente in animo di svolgere; ed indurlo non tanto ad eliminare i rapporti che egli mantiene con i conventi edrtrei, quailllto a ooroare vie noooorSte pea: po!tere oOillltliinua1re ira tal1i rapporti al di fuori del nostro controllo.

Mi sembrerebbe invece più opportuno cercare di raggiungere l'intento mediante una adatta azione di polizia che il Governo dell'Eritrea potrebbe svolgere, ·controllando nell'interno del territorio coloniale le relazioni fra i ccmV'ent.ri e l'ImperatOII'e ed iillJÌerrompendol1e oppootunrunen.te quando oc,oOII'ra; lasciando così che nel frattempo si consolidi la nuova situazione di indipendenza della chiesa copta eritrea da Addis Abeba.

Naturalmente ciò non esclude che, ove le attenzioni dell'Imperatore verso i conventi copti eritrei divenissero più frequenti od avessero ad assumere diversi e più particolari aspetti, non debba riesaminarsi la convenienza di un intervento della nostra Legazione ad Addis Abeba; ma allo stato delle cose mi sembrerebbe miglior partito di astenersi da tale intervento, anche in considerazione dell'atteggiamento da noi recentemente assunto nei ri·guardi di doni inviati dall'Imperatore ai conventi, e del consenso da noi dato all'intervento del priore del Bizen alle cerimonie dell'Incoronazione.

Mi sarà gradito conoscere se cotesto Ministero condivide le suesposte considerazioni.

(l) -Cfr. p. 654, nota l. (2) -Con R. 4369/25,39 del 12 dicembre Auriti, dopo aver rievocato taluni aspetti della recente crisi ministeriale austriaca, scriveva a proposito della visita di Grandi a Vienna: • Io sono d'opinione che senza rifiutare la visita si debba fare il possibile per rimandarne l'effettuazione, cercando serbarla come una delle migliori carte da giocare almeno per evitare danni se non anche per ottenere vantaggi, sperando che le future ma forse non molto lontane vicende parlamentari impediscano mantenere la promessa restituzione a Schober •. (3) -Con t. 1104/220 del 14 dicembre, che non si pubblica in quanto ripete sostanzialmente quanto detto nel testo. (4) -Non si pubblica.
457

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, ROCHIRA (l)

T. POSTA P. 6138. Belgrado, 15 dicembre 1930.

La S. V. IJJ..ma :rdrferdlsoe dovm-osamente quante noM~ie po1iti,che [e pervengono sia sulla situazione croata, sia sulla situazione generale jugoslava. Tali notizie da fonte fiduciaria e confidenziale provengono da elementi ostili a Belgrado.

Esse sono di somma utilità per l'apprezzamento della situazione generale, e non posso che approv;;~re V. S. Ill.ma di comunicarle tanto a me quanto al Ministero degli Affari Esteri. Molto spesso però esse, pur essendo di fonte che è in assoluta buona fede ed interamente disinteressata portano una impronta tendenziale marcatissima. Sono perciò assai spesso non esatte, danno agli avvenimenti interpretazioni non conformi ed in ogni caso, se portate alla pubblicità, si prestano a facili smentite, cui non possono essere opposti inoppugnabili elementi di fatto.

Poichè veggo che spesso tali notizie sono riferite dal «Giornale d'Italia», in colrTispOillldenze da Za~abrlia, come ad esempi!o quelllia del supposto attenrtarto

a Re Allessél!Illdro m reWéllzwone al confino deùJ.'ex deputaJto W'iilide<r, po:-ego iLa

S. V. Ill.ma in conformità delle istruzioni da me avute, di volere controllare accuratamente le corrispondenze che da costà si inviano al detto giornale.

Ciò tanto più in quanto, per qualche sentore avuto, tali notizie non sono ultima ragione di quello che poi a sua volta viene pubblicato dalle « Novosti » contro di noi (1).

(l) Il doc. fu inviato per conoscenza anche al ministero.

458

IL PRESIDENTE DEL SENATO, FEDERZONI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. R. Roma, 15 dicembre 1930.

Il Senatore Tacconi mi ha pregato di fare pervenire nelle tue mani questo importante memoriale, sul quale mi permetto richiamare la tua benevola e chiaroveggente attenzione.

ALLEGATO.

INASPRIMENTO DELLA SITUAZIONE DEGLI ITALIANI IN DALMAZIA PROVVEDIMENTI ATTI A FRONTEGGIARLA (2)

Roma, 12 dicembre 1930.

La situazlione dei nostri connazional,i in Dalmazia va divenendo di giorno in giorno più difficile e preoccupante.

Specialmente sul campo economico la pressione del Governo Jugoslavo e delle varie organizzazioni nazionalistiche jugoslave ha a:ssunto una intensità nel pa,ssato mai ;raggiunta.

E' in corso un'azione sistematica per togliere agli italiani ogni possibilità di vita nel campo economico e costringerli cosi ad emigrare oppure a prendere la cittadinanza jugoslava.

Spedaili organizzazioni jugoslave hanno sistemato, il 'P:iù violento boicottaggio a danno delle aziende italiane. Le stesse organizzazioni tengono in evidenza gli operai ital±ani ed influiscono in ogni modo per ottenere il ilioenziamento.

GH Isti,tuti finanziari :Local:i negano ~per pa'l"tito preso agli italiani la concessione di ogni credito. Gli istituti parastatali di Credito fondiario rifiutano il credito ai nostri connazionali con eSIP'l"esso Tichiamo alla loro cittadinanza. Non pertanto accordano tale ~credito agli altri cittadini esteri, quali cecoslovacchi austriaci ecc.

La mancanza del credito fondiario nei 'loro il"igua!l"di è :speciailmente sentita da parte dei nostri connazionali visto il notevole sviiLuppo edilizio ora in corso nelle città della Dalmazia. Tutti gli altri abitanti della Dalmazia sono in condizioni di valorizzare ii! lo:ro possesso fondiario, fanno ~eccezione 1S0ltanto gli italiani, i quali

ultimi si trovano addirittura troppo di sovente costretti a vendere ai jugoslavi le loro proprietà immobiliari per far fronte ai loro impegni.

Frattanto il Governo jugoslavo ha promulgato di questi giorni la legge che attua in Dalmazia la riforma agraria, cioè l'esproprio dei terreni agricoli a danno dei proprietari, che sono in gran parte italiani, ed a favore dei contadini.

Tale !I"iforma tende a togliere all'elemento italiano ·i:l ruo possesso fondiario e le prerogative connesse ·con tale possesso, mettendo in forse [a base pr1ncipale dell'economia dei nostri connazionali ed i vincoli che legano gli stessi al territorio della Dalmazia.

Nella controversia che sulla base dei vigenti trattati sta per sorgere fra il nostro Governo ed il Governo jugoslavo in merito all'applicazione della riforma c.graria nei riguardi dei proprietari italiani, avrà pure particolare importanza la misura della resistenza che nel campo economico i nostri connazionaU potranno opporre all'azione del Governo jugoslavo.

Lo stesso Governo in questi ultimi mesi ha modificato la legge jugoslava sulla cittadinanza in modo da facilitarne, con astrazione da ogni formalità, l'acquisto da parte degli stranieri.

Alla stregua di tale nuova legge e cercando di trarre partito dal grave disagio, in cui versano i nostri connazionali, si cerca in ogni modo d'indurii a chiedere la cittadinanza jugoslava, che viene senz'al!tro accordata a chi ne fa richiesta.

Se tale azione ha avuto sino ad ora risultati assai scarsi, in ogni modo dalla stessa ed in genere dal trattamento che viene fatto, come più sopra esposto, agli itaUani in Dalmazia, risulta chiaro l'intendimento del Governo jugoslavo di volere attenerne l'eliminazione, sia provocandone 'l'esodo, sia Jnducendoli ad assumere la cittadinanza jugoslava.

Le ragioni politiche che ispirano in ciò il Governo jugoslavo sono troppo evidenti, ma non meno evidente è il grave danno che ne può risultare per gli interessi italiani in Adriatico.

Il disagio materiale e morale che da tale situazione deriva ai nostri connazionali è assai grave. Non si pt!ò nascondere che tra gli stessi va diffondendosi un senso di sconforto.

Alla sistematica azione jugos.Iava di indebolimento e sorppressione dell'elemento italiano in Dalmazia bisognerebbe, entro i limiti del possibHe, opporre un'adeguata azione di difesa. Essa dovrebbe prefiggersi di rafforzare la resistenza economica dei nostri connazionali e di elevarne il morale.

Alieni dal chiedere tuttavia alla madre patria eccessivi sacrifici, che in ispecie non tenessero conto delle difficili condizioni del momento, tuttavia i provvedimenti, ai quali essi riflettono, sono tali, che potrebbero arrecare loro un essenziale giovamento, senza causare comunque un sensibile aggravio per le finanze dello Stato. Essi provvedimenti vennero d'altronde da più tempo invocati anche dalle Autorità consolari del luogo, che dalla loro attuazione si ripromettono l'auspicato miglioramento ·della situazione degli italiani in Dalmazia.

Essi sarebbero i seguenti:

l. -Autorizzazione ad uno o più Istituti di credito fondiario del Regno a poter svolgere la loro attività anche in Dalmazia a favore di quei connazionali.

2. --Assegnazione di un ulteriore sussidio, al.l'incirca L. 200.000, da suddividersi fra •le Casse di Mutuo Soccorso istituite a Spalato, Sebenico, Curzola e Ragusa per l'erogazione di piccoli prestiti f11a i nostri connazionali. 3. --Assegnazione ai •Conso[ati di Spalato, Sebenico e Ragusa d'un congruo fondo, all'incirca 300.000 lire, quale fondo speciale per combattere tl.a disoccupazione, rispettivamente l'azione di boicottaggio.

ad l. -Il postulato dei connazionali della Dalmazia, tendente ad ottenere che un Istituto del Regno o più Istituti del Regno siano indotti ad esplicare, quali istituti di credito fondiario, le loro operazioni anche nella parte di Dalmazia soggetta alla Jugoslavia e ciò a favore di quei nostri connazionali, risale ormai a parecchi anni.

La base di diritto per la possibile realizzazione di ta1e prov\lledimento viene offerta dal disposto del R.D. 10 gennaio 1923 che prevede, dietro autorizzazione del Ministero delJe Finanze, che lstituti di C'l'edito fondia'!'io dell'interno possano operare anche all'estero, ove esistono nuclei importanti d'italiani, condizione questa che si avvera in Dalmazia.

Senonchè tutti i tentativi sino ad ora esperiti in questo senso s'infransero contro la poca disposizione degU istituti interessati a correre le supposte alce congiunte con operazioni di credito da stipularsi in Jugoslavia, ma particolarmente contro l'opposizione del R. Ministero delle Finanze.

Le ragioni, per le quali gli italiani di Dalmazia invocavano pel passato l'attuazione di tale provvedimento, sussistono oggi più ,che mai, anzi sono più che mai pressanti tenuto conto delle inasprite persecuzioni dei fattori jugoslavi e più in ispecie della sopraggiunta riforma agraria.

Non è da dubitare, che ove il R. Ministero delle Finanze si inducesse ad intervenire in modo efficace presso gli istituti interessati, questi non mancherebbero di accordare il loro concorso.

In proposito nel passato erano state avviate anche pratiche concrete con alcuni istituti, pratiche che si potrebbero riprendere e condurre a compimento.

Essi istituti avevano posto in un primo tempo quale condizione al il.oro concorso, che il R. Governo assumesse tutto il rischio ,congiunto con le operazioni da stLpularsi in Jugoslavia. Da ultimo sembrava che avrebbero aderito che la garanzia fosse limitata al rischio dipendente da eventuali complicazioni di guerra.

Alcuni mesi fa il Ministro delle Finanze S. E. Mosconi aveva assicurato i senatori Cippico e Tacconi ed 11 deputato Dudan, ,che il R. Mmi,stero delle finanze sarebbe stato disposto ad assumere tale ultima forma di garanzia limitata. D'allora però tutta la questione non ha avuto altro seguito.

Restando ferma tale dichiarazione di S. E. il Ministro delle Finanze e presupposto in genere un reale interessamento da parte del R. Ministero delle Finanze per la realizzazione di tale provvedimento, è da attendersi che lo stesso potrebbe in breve venir condotto a compimento.

Il vantaggio che ne risentirebbero i nostri connazionali in Dalmazia sarebbe molto notevole. La sua 'attuazione non arrecherebbe aRe Fin:a=e dello Stato nessun aggravio diretto. L'eventuale garanzia che il sovrano erario verrebbe ad assumere, troverebbe il suo corrispettivo nelle cautele che dovrebbero accompagnare, anzi precedere la stipulazione di ogni singola operazione. Ed in ogni modo, ove la garanzia venisse limitata al rischio dipendente dalla guerra, H rischio connesso 1n genere ad una ta1e eventualità toglie qualunque importanza ad una garanzia speciale assunta per tale evenienza.

aà 2. -L'altro provvedimento, doè l'assegnazione di un ulteriore sussidio alle Casse di mutuo soccorso o istituti affini, dovrebbe, entro più modeste proporzioni, integrare quel,lo precedente, rendendo possibile di accordare piccoli prestiti a condizioni favorevoli ai nostri connazionali meno abbienti.

Già alcuni anni fa il R. Governo ebbe ad erogare a tale fine, in due riprese, l'importo di circa 300.0000 lire. Le somme in questione vennero affidate col tramite dei R. Conso:J.ati di Spalato, Sebenico, Ragusa e delil'Agenzd.a Consolare di Curzola a Cbmitati di nostri ,connazionali, rispettivamente a i1stituti già es1stenti, quali Casse di mutuo soccorso, chiamati a fungere, entro i Hmiti sopra indicati, quali istituti di credito a favore dei nostri connazionali. Tale iniziativa si addìmostrò in pratica molto utile e corrispondente allo scopo. Per intensificare però il loro funzionamento ed adeguarlo ai maggiori bisogni del momento attuale si presenta necessario che il R. Governo s'induca a destinare allo stesso fine un ulteriol'e impo,rto, ~che potrebbe ,essere per tutta la prov,inda di lire 200.000.

In questo incontro si dovrebbe incaricare i consoli di concertare fra di loro, sulla base dell'esperienza fatta sino ad ora, le modalità più corrispondenti per l'ulteriore funzionamento del provvedimento in questione.

ad 3. -Di fronte alla cr1s1 economica ed alla disoccupazione, che vanno prendendo sempre maggiori dimensioni tra i nostri connazionali in Da,lmazia, precipuamente a 'oausa delle 'pel1SeCUZioni di ogni ~specie e del boicotta,g,gio condotti dal Governo e dalle organizzazioni jugoslave contro i nostri connazionali, si 'PTesenta la necessità, che quei nostri consolati siano forniti di mezzi atti a fronteggiare, almeno entro certi limiti, tale situazione, con alleviarne, a secondo delle necessità del momento e di ogni singolo caso, le immediate e più sensibili conseguenze.

Tale finalità si potrebbe ottenere col mettere a disposizione dei Consolati un fondo speciale, fondo ~contTo 11a disoccupazione e manifestazioni affini, che potrebbe importare all'incirca L. 300.000 col quale fossero autorizzati di provvedere da caso in caso a seconda del loro discernimento.

Va rilevato che i nostri connazionali di Spalato hanno preso già l'iniziativa per la costituzione di un tale fondo con la raccolta di contributi volontari fra gli stessi connazionali. Questi ultimi però non possono di certo con i loro mezzi supplil'e ai reali bisogni del momento. Il ~concorso del R. Govemo con l'importo sopra indicato, dovrebbe confortare ed integrare l'iniziativa dei connazionali.

I predetti provvedimenti, che si :iJnteg!'ano uno 'con l'altro, formano un complesso organico atto a fronteggiare sotto i suoi vari aspetti, entro i limiti del possibile, la grave situazione, in cui attualmente versano i nostri connazionali in Dalmazia.

Il complessivo onere, astraendo daU'attuazione del credito fondi,ario, che di per sè non comporta nessuno speciale aggravio per lo Stato, importerebbe L. 500.000 una volta tanto.

D'altro canto, la sorte degli italiani in Dalmazia, per la quale il Governo Nazionale sino ad ora in ogni incontro ha addimostrato i~l più pronto ed efficace interessamento, ne trarrebbe grandissimo vantaggio. L'azione poi di sopraffazione da parte del mondo jugoslavo ai danni dell'elemento italiano in Dalmazia, azione questa, per i suoi moventi e per i suoi scopi, di grande pregiudizio agli interessi ed al prestigio dell'Italia in Adriatico, riceverebbe una adeguata risposta.

(l) -Cfr., sulla situazione interna jugoslava, il t. posta 6151/2408 del 16 dicembre, col quale Galli dava notizia della grazia concessa ad, alcuni studenti macedoni, in carcere dal 1927 per attività irredentista. • L'inatteso atto di grazia del Sovrano verso i detti condannati politici che sembra abbia destato grande stupore nei centri culturali macedoni viene naturalmente interpetrato come l'indice di una mutata direttiva nella politica interna jugoslava verso la Macedonia, e come un gesto che potrebbe essere seguito da altri analoghi su una via, non battuta finora, di mode~razione e di riconciliazione •. (2) -Il doc. è firmato da Tacconi.
459

IL MINISTRO AD ATENE, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. RR. 2967/249. Atene, 16 dicembre 1930, ore 21,20

(per. ore 23,10).

Stamane mi sono recato da Venizelos per int~rattenerlo su questione concessione Volpi ottenendo assicurazione di favorevole soluzione con definitiva eliminazione gruppo americano concorrente (1).

Colloquio ha volto subito su visita di Marinkovich prendendo spunto dalla quale Venizelos mi ha detto che questi era allarmato dell'incontro con Bethlen che aveva suscitato diffidenze cirea attitudine Grecia in questione revisione Trattati. Ad Angora, mi ha detto Venizelos, si è rimasti d'accordo che Grecia e Tuvchia sopportando Trattati assai duri non hanno interesse a sostenere a beneficio di altri una revisione di cui qualcuno vorrebbe persino

che facessero le spese. Si è anche deciso che in caso di un conflitto i due Paesi farebbero di tutto per restare neutrali.

Rapporti con l'Italia egli mi ha confermato voler mantenere cordialissimi, uguali a quelli della Grecia con le altre due Grandi Potenze Mediterranee e tali da garantire all'Italia in Grecia stessa posizione Francia Inghilterra. Per queste ragioni patto a tre, che a Milano in quel momento era giustificato da difficile situazione greco-turca, oggi ,gli sembra superato e capace solo di causare ripercussioni sfavorevoli, contrarie anche allo spirito ·Che animava i tre Paesi quando il Capo del Governo lo propose e Grecia lo accolse. N o n essendosi potuto allora skingere quell'accordo, egli ritiene che oggi soltanto un patto a cinque potrebbe marcare quella volontà di cui patto a tre sarebbe stato eSIPres1sione e riconfernne,rebbe direttive Grecia di eguale considerazione verso tre Grandi Potenze. Tali direttive che Roma approvò in occasione firma patto di amicizia, egli spiegò personalmente subito dopo per evitare qualunque interpretazione arbitraria, a Parigi, Londra e Belgrado. Sentendo opportunità di un nuovo incontro con il Capo del Governo e con V. E., Venizelos mi autorizza a comunicare ·che conta -salvo imprevisti -di trovarsi a Roma rientrando da Vienna, il 6 o 1'8 gennaio, riservandosi comunicare data precisa.

I discOII"Si ottimisti di MichalacO!Poulos messi in relazione con la conversazione di oggi fanno pensare o che il Ministro degli Esteri non abbia saputo

o voluto interpretare pensiero Presidente, o che preoccupazioni Venizelos siano aumentate in questi ultimissimi giorni; comunque sua venuta a Roma sembrami utile.

(l) Volpi si era interessato anche di ottenere dal governo ungherese concessioni percostruire impianti elettrici in Ungheria e, d'accordo con Grandi, aveva a tale scopo chiesto a Brocchi di mettere questa richiesta tra gli argomenti da trattare nel negoziato commerciale con l'Ungheria (Lp. Volpi a Brocchi, Venezia 24 ottobre).

460

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A BELGRADO, GALLI

D. s. 5483. Roma, 16 dicembre 1930.

Come Le ho telegrafato -mio telegramma n. 1087/190 (l) -ho ricevuto il 6 corrente il signor Rakich (2). Affinchè Ella ne abbia conoscenza esatta, Le accludo un ·riassunto del colloquio.

Ella rileverà che il colloquio stesso è stato condotto in conformità delle opportunità che Le sono già state fatte presenti. Ma Ella rileverà anche come il signor Rakich nulla abbia cercato di dire, ed abbia avuto istruzioni di dire, che fosse degno di rilievo.

Ella ricorderà, peraltro, che nel ·colloquio che ebbi a Ginevra, nello s·corso settembre, con Marinkovich (3), dal canto mio furono posti alcuni punti fermi a premesse di qualsiasi utile conversazione futura. Ebbi ad a•ggiungere che, oltre che per mezzo di Rakich, tali conversazioni avrebbero potuto continuare costà per di Lei tramite.

F1h1ora, dunque, nè costà, nè a Roma Mar:1nkov:ilch ha fatto sapere arLounché di :sost,anz:ila:le ·oi:r:ca :H suo ·pensi,ero dopo di avere vagl!iJato e matl11l'ato le premesse di cui sopra.

Sarebbe dunque di evidente interesse di conoscere il pensiero di Marinkovich al riguardo ed è bene che V. S. abbia ciò presente affinchè senza che la sua li:ne:a di condotta abbi:a per uva a •suhkne mutamenti, cerchi, sila pure indirettamente, di rendersi conto di quali siano le concrete intenzioni di codesto Governo.

(l) -Dell'B dicembre, che non si pubblica. (2) -Cfr. n. 441. (3) -Cfr. n. 241.
461

IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2971. Budapest, 16 dicemb1·e 1930 (per. il 18).

In nome del Conte Bethlen il quale ne ha ascoltato col maggiore interesse la lettura da me personalmente fattagliene, onoromi esprimere all'E. V. i più vivi ringraziamenti per le informazioni trasmesse col telegramma per corriere

n. 1037 (l) circa l'incontro di V. E. •Col signor Litv:inoff a Milano.

Rilevo innanzi tutto come questo Presidente del Consiglio sia rimasto in linea generale visibilmente assai soddisfatto di questa nuova prova della sollecitudine cortese colla quale lo si tiene da parte nostra al corrente, con uniforme continuità di contatti, di tutto quanto può interessarlo nelle nostre relazioni internazionali, e come egli ne deduca incitamento a consultarsi a sua volta con piena fiducia con noi sempre ·che abbia notevoli argomenti da trattare o decisioni di una certa importanza da prendere, in materia di politica esteva. Di tal'e sua diiJEiposi2lione può c<ms:ide[1arSJi. ailùra mallli:llestamone iJ. desidedo da :Lui spomaneamente espressomi di abbocoM"si per:son•ailmente a:IJJche con Auriti in merito alla :situazione austria,ca (2), e a,:Jer la •soddilsfazlione del quale l'E. V. mi ha oggi stesso dato il !Proprio nulla osta col suo telegramma 148 (3).

Nel caso particolare del colloquio con Litvinoff Bethlen è stato tanto più grato per le informazioni comunicategli, in quanto le relazioni dei vari Stati coi Soviets e, naturalmente, quelle Ungheresi in .prima linea costituiscono per questo Paese una questione delicata e complessa, il cui studio non cessa mai dal:l'•efl,:ere di a:iltualiJtà, come ilo è anche maggi.o:rmen,te divenuto dopo hl recente viaggio dello stesso Bethlen ad Angora e gli approcci ben noti che ivi gli vennero fatti dall'Aimbas;ciatore Sur.its.

Molto si è interessato il mio interlocutore a quanto V. E. comunica circa op:lli:i:one esp~re;s:2)!i da Litv1noff sul disa,rmo, La Paneuropa e l'infliUJenz:a che esercita secondo lui la politica francese effettiva sulla instabilità della pace. Particolare attenzione ha posto Bethlen ai paragrafi concernenti le relazioni con l'Inghilterra, e, bene inteso, quelle della Russia con la Romania e la Polonia, non nascondendo egli la sua impressione di soddisfazione, nel notare l'asserita

difficoltà di una radicale miglioria dei rapporti russo-romeni, e ciò anche nel caso ·che, per la Bessarabia si addivenisse in linea transazionale a un plebiscito.

Quando si è giunti al paragrafo delle relazioni russo-magiare -del quale mi ha domandato ripetergli, a più riprese, la lettura testuale -Bethlen ha precisamente esclamato: «Fa proprio piacere constatare tanto tatto e tanta comprensione anche delle sfumature della situazione in cui io mi trovo verso i Soviets, nella risposta data a Litvinoff » (sic). Poi ha subito sog:giunto: «Avete notato la ·dichiarazione che ho pubblicamente fatta ai giornalisti ungheresi che, assai preoccupati mi intervistavano a tale proposito dopo il mio ritorno dalle visite ad Angora ed a Berlino, dicendo loro che pur non essendovi nel momento presente intendimento particolare di riprendere le relazioni diplomatiche coi Soviets, non si .può assolutamente disconoscere aprioristicamente il diritto per questo Governo di farlo quando esso giudicasse opportuno e conveniente il momento, nei rigual'di di uno Stato che, come la Russia, è già, indipendentemente dal proprio regime interno, in rapporti ufficiali con diverse delle grandi Potenze colle quali l'Ungheria è, a sua volta, in amichevoli e cordiali relazioni? Non vi sembra che, pur senza assumere impegni precisi ho così nettamente prepaJrarto H terrellllo a quailunque eveni,~a? • Effetti'V'amente, osoor'V'O io ora, non credo che proprio nel momento attuale potrebbe riuscir facile al Conte Bethlen una pratica ripresa di rapporti ufficiali, anche e so:pratutto perchè si paventa ancora troppo, qui, che l'elemento semita, sul quale si appoggiano molto le opposizioni socialiste e democratiche, riprenda forza con quei contatti e quelle influenze che resero poSISibile la convulsione comunista dti. Bela Kun, ma non escludo punto che questo Governo -o, almeno il Capo di esso -si renda ·conto delle varie convenienze che una ripresa potrebbe offrire, e che, perrtJanto, egLi tenga sempre a10cUil"laltllimente d'oacMo ilia qruestiQIIlie, per oog:11el!"e l'eventuale momento propizio.

Molto interesse ha anche destato in Bethlen l'impressione che, secondo Litvinoff, si ha in Germania della nostra attitudine nei riguardi del Reich, e dei pretesi secondi fini della nostra politica verso di questo. Mi ha detto di essergli parso di poter notare anch'egli qualcosa di analogo in qualche discorso udito incidentalmente a Berlino, ma non da fonte ufficiale, mi ha ripetutamente asserito. Non ho alcuna ragione che mi induca a ritenere che Bethlen condivida tale impressione di Litvinoff.

Molta comprensione -a diversità di ciò che è stato il caso da parte di alcuni circoli interessati che, anche attraverso la stampa, hanno gettato un certo grido di allarme pel pregiudizio che ne sarebbe derivato alle esportazioni granarie dell'Ungheria verso l'Italia -ha dimostrato Bethlen nei riguardi della parte del colloquio concernente le relazioni economiche tra Italia e territorio dei Soviets, e gli ho genericamente fornito alcune delucidazioni sul fabbisogno che abbiamo di speciali grani duri per la fabbricazione delle paste alimentari, pur chiarendogli che l'importazione eventuale di un certo quantitativo di grano russo, non ostacolerebbe le attuali possibilità di consumo di grano ungherese, sempre che qualità e condizioni corrispondano alle giuste pretese dei nostri acquirenti.

Rinnovo ancora l'espressione di tutta la riconoscenza del Conte Bethlen, per la così amichevole comunicazione ·confidenziale.

(l) -Cfr. n. 423. (2) -Per soddisfare il desiderio di Bethlen, Arlotta aveva progettato di farlo incontrare con Auriti a Budapest il 18 dicembre (t. 2951/172, Budapest 14 dicembre). (3) -T. (p.r.) 12763/148 del 15 dicembre.
462

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI

TELESPR. 241341/289. Roma, 17 dicembre 1930.

In riscontro al rapporto del 29 novembre u.s. n. 3026/1228 (1), mi pregio significare a V. E. che condivido il suo parere nei riguardi del seguito da darsi alla proposta fatta del Signor de Kouksine al Segretario del Fascio di Costantinopoùli e approvo ile d:muz,t()[lli da Lei ,]mpa,rrttte aa Comm. Gampaner.

463

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, DE BONO

TELESPR. U. 241538/923. Roma, 18 dicembre 1930.

Telespressi di codesto Ministero n. 50164 del 29 novembre e 50454 e 50655 del 5 e 10 corrente. Per opportuna documentazione si unisce copia di tre recenti telegrammi del 4 e 12 corrente del R. Ministro ad Addis Abeba.

Ritengo con V. E. che debbano essere accolte con beneficio di inventario le dichiarazioni fatte dal Ministero degli Affari Esteri etiopico al Sen. Gasparini, secondo le quali il Governo di Addis Abeba avrebbe deciso di iniziare la costruzdone dellla oamillonabhlie Assab-Dessiè non appena ,g,lli mgegner!i oliandesi abbiano presentato il loro rapporto.

Da tutto l'atteggiamento del Governo Etiopico in questa questione (vedi specialmente l'unito telegramma del 4 corrente del Marchese Paternò) mi sembra possa dedul'ISi che detto Governo è ben alieno dal sollecitare -per il momento -la costruzione della camionabile. Occorre rendersi conto che il problema principale da risolvere per l'Imperatore è attualmente quello de:l prestito; e che il fatto che detto prestito non potrà praticamente eSisere concesso che dai francesi, rende l'Imperatore restìo a concretare la costruzione della camionabile, che dai francesi è mal vista per la concorrenza che potrà· esercitare, anche in limitata misura, alla loro linea ferroviaria Gibuti-Addis Abeba, e perchè in ogni caso potrebbe privare Gibuti dall'essere praticamente l'unica efficiente porta di comunicazione dell'Etiopia. È quindi spiegabile che

l'Imperatore intenda, per ora, malgrado tutte le sue dichiarazioni e le sue promesse, battere :~l passo, p·er quanto rd:guard!a il.'Assab-Dessiè.

Ritengo quindi conveniente da parte nostra di mantenere, per ora, un atteggiamento non di disinteresse, ma di riserva. Riprendo il concetto che ho già esposto circa la presente questione in altre occasioni, che non convenga cioè a noi di assumere la veste di sollecitatori della costruzione della camionabile, e tanto meno di spendere inutilmente altri danari in missioni di studio; bisogna che previamente la situazione generale si evolva in modo da •convincere il Govemo ·etiopico ·che è preva·Iente•mente •SUO •l'dnitleresse ailila co1struz,~one della strada, la quale lo libererà dal monopolio di fatto che oggi detiene Gibuti, quale porto dell'Etiopia.

Ciò non toglie però che noi non dobbiamo tutelare quei diritti che ci derivano dalla convenzione stradale del 1928; e che quindi fin d'ora, di fronte al procedere degli 'studi degli ingegneri olandesi, 1Si possano presentare al Governo di Addis Abeba opportune riserve per mantenere inalterati i diritti stessi.

App1kando i suddetti concetti a:ltl1a .situaZJtone a•t:tuatle, questo Mini:s:t:ero sarebbe d'avviso che si invii pure l'Ingegnere Colombini, od altro adatto tecnico del Governo dell'Eritrea, ad Addis Abeba con lo scopo di seguire quanto vanno :llacendo gli .ingegnevi olandesi ed .11 Gove['nJO Etiop~co; senz•a d'atltra parr:te che egli sia autorizzato (e ben ha fatto S. E. Astuto a non far redigere al Colorobini nè un verbale nè un memorandum) ad assumere alcun impegno, anche semplJi:cemente aderendo Jn ma1sstma a quanto g1lii :mgegneri olandesi ed il Governo Etiopico vanno per conto loro determinando. Nel contempo il R. Ministro ad Addis Abeba dovrebbe a parere di questo Ministero fare, al momento più opporrtuno, pr,esente a,l Governo Elti!optoo che qualunque deoi:sione li teonoc•i avessero da adottare in relazione alla costruzione della camionabile nel tratto etiopico, costruzione pur da farsi a cura del Governo abissino, deve successivamente essere sottoposta all'esame della Commissione di esperti italo-etiopica prevista dalla convenzione e non peranco mai formata nè riunitasi.

In tal modo noi rimarremmo liberi di accettare o meno i progetti che va formulando il Governo Etiopico, mantenendoci rigorosamente al testo della Convenzione.

Per quanto poi riguarda la costituzione della progettata Società italaetiopica, ritengo che gli approcci e i contatti presi dal Ministro ad Addis Abeba con il Degiac Desta Damto non abbiano (per ora 'che un valore relativo, e rientrino nel giuoco diplomatico che va svolgendo il Marchese Paternò per cercare, secondo le abitudini locali, di smussare le difficoltà e di agevolare per quando sarà il momento la costituzione della Società prevista dal patto italo-etiopico.

Sarà gradito a questo Ministero di conoscere se codesto concordi nelle considerazioni suesposte; ed in tal caso questo Ministero provvederà a telegrafare conseguenti istruzioni ad Addis Abeba, mentre codesto potrà avvertire

S. E. Astuto, per quanto riguarda il viaggio del tecnico ad Addis Abeba e l'atteggiamento che egli dovrebbe colà tenere.

(l) Cfr. n. 424.

464

IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, ROCHIRA, AL MINISTRO A BELGRADO, GALLI (l)

T. POSTA P.RR. 60. ZagabTia, 18 dicembTe 1930.

Riferimento a t. posta 6138 del 15 dicembre 1930 (2).

In irelazdcone al telesp~e,sso ni!~ervato personaJ!e qui ,sopra .indic<?,to, 1ni onoro di assicurare l'E. V. che mi atterrò alle istruzioni in esso contenute, controllando accuratamente le notizie che vengono da Zagabria inviate al «Giornale d'Italia».

Mi permetto di fare tuttavia alcuni rilievi a proposito del giudizio fOl·mulato dall'E. V., sulle notizie di fonte fiduciaria, da me inviate sulla situazione croata e sulla situazione generale jugoslava; notizie sulle quali V. E. osserva che «molto spesso... portano una impronta tendenziale marcatissima; sono perciò a,s:s,a[ spesso non esat'be, danno agE avvenin1'ent:i interpit'etazioni non conformi, ed in ogni caso se portate alla pubblicità, si prestano a facili smentite, cui non possono essere opposti inoppugnabili elementi di fatto».

Premetto che molto raramente ho comunicato notizie sulla situazione generale jugoslava. Forse alcune di esse che ho trasmesso per debito d'ufficio e necessariamente senza poterle controllare, saranno risultate a V. E. non del tutto esatte. Ma per quanto riguarda la situazione croata oso affermare che le notizie da me inviate sono state in generale esattissime, sia perchè ho fatto chiaramente comprendere ai miei fiduciari che esigevo la massima esattezza ed obbiettiV'i,tà, ,s:1a pe;vchè ho quaSii sempre collltroilktto [e notiz[e stesSI€ ~SISIO :llonti del tutto diverse; ed ho avuto cura, quando si trattava di notizie non controllate o poco verosimili, di aggiungere che le riferivo per debito di cronaca.

Per quanto riguarda la notizia che ha provocato il telespresso di V. E., al quale rispondo, e cioè la notizia relativa al «supposto attentato a Re Ales.sandro in relazione al •confino dell'ex deputato Wilder », rilevo, che io nel rapporto N. 4361 del 5 corr. (3) non .parlai di un attentato che avrebbe avuto effettivamente luogo contro il Re, ma di un attentato che si organizzava in Vrpolje (Slavonia) contro Re Alessandro. Ed anche la corrispondenza del « Giornale d'Italia » ha parlato genericamente della voce di un complotto contro il Re e non già di un attentato eseguito a Belgrado. Orbene, la notizia che nel complotto di Vrpolje sia in qualche modo implicato l'on. Wilder, mi è stata confermata anche da altra fonte attendibilissima ed è da ritenersi esatta.

Circa le corrispondenze del «Giornale d'Italia», osservo che esse generalmente r1producono articoli di giornali locali, o notizie di fatti effettivamente avvenuti o voci circolanti in città e che mai vi è stata una smentita ufficiale alle notizie riportate in dette corrispondenze, mentre invece ve ne sono state parecchie relative a notizie pubblicate sulla stampa estera (proprio ieri l'altro

vi è stata una smentita ufficiale a notizie pubblicate dal « Tag », dall'« Extrablatt » e riprodotte dall'« Express Telegraph » e dalla stampa francese). È poi da tenere presente che spes:so ,iJl « Gio,rm:a,le d'Ita,ld!a • ha pubbl,iJcato come provenienti da Zagabria notizie che riceve da altre città (fra le quali non credo sia da escludere Belgrado) o nella stessa Roma.

Così ad esempio, la notizia relativa all'accenno ad una prossima guerra, fatto dal Ministro Srskié, e smentita dall'« A v ala » non fu inviata al « Giornw1e d'Ltaili'a " da za,gabr.ia.

Mi permetto infine di rilevare che quelle brevi e saltuarie corrispondenze sulla situazione croata, benchè redatte in senso ostile a Belgrado, non possono neanche lontanamente paragonarsi al tono violento che quotidianamente tutti questi giornali usano contro di noi, pubblicando sistematicamente notizie tendenziose sulla Venezia Giulia e su tutto ciò che riguarda il nostro Paese. Basti in proposito ricordare le ignobili e velenose campagne fatte dall'intera stampa di Zagabria in occasione della collisione del « Karadjordje » e del processo di Trieste.

Mi sono penmesso di esponre tali rilievi uni,camente allo scopo di dissipare dall'animo dell'E. V. l'impressione, che la situazione croata venga da me prospettata in senso unilaterale, in base a notizie tendenziose provenienti da fonti vicine all'opposizione. È stata invece mia norma costante di tenermi lontano da ogni eccesso, sforzandomi di conservare nel giudizio della situazione il necessario equilibrio senza esagerare· e senza sminuire oltre misura l'importanza della questione croata, sulla quale non è possibile farsi una idea esatta in base alle notizie di fonte ufficiale, le quali sono tutte tendenziose e presentano gli avvenimenti in maniera lontanissima dal vero.

(l) -Il doc. fu inviato per conoscenza anche al ministero. (2) -Cfr. n. 457. (3) -Non si pubblica.
465

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2988/164. Belgrado, 19 dicemb1·e 1930 (per. il 22).

Marinkovich è tornato il 15 corrente da Atene.

Dalle sue interviste, notizie di stampa ed impressioni si desume quanto segue:

a) la visita, a restituzione di quella di Venizelos, pur decisa da tempo, è ,stata .poi 1LmprovviJsamente aff,rettata pe1r i!Ja riJcoiliOSoruta urgente necessiJtà da parte del Governo jugoslavo di avere chiarimenti ed assicurazioni sul significato della visita di Venizelos ad Angora e sugli accordi turco greci nonchè su quelli turco bulgari e più ancora greco bulgari che stanno profilandosi come prossimi. A riprova sta il fatto che il Ministro jugoslavo a Sofia fu chiamato a Belgrado pochi giorni prima della partenza di Marinkovich.

b) La stampa ha voluto dargli carattere e ragione di pura cortese forma·· lità, ma non ha celato la inquietudine per il possibile formarsi dell'anzidetto blocco stimato revisionista ed antijugoslavo. Insinuazioni della azione politica italiana non sono mancate.

c) Le 'accogLienze greche ed i rri:su1ta:ti de1La v;ilsita hanno qui v;i1s1biJanente recata grande soddisfazione e determinato un impreveduto senso di tranquillità. Oiò traSipa:re da[[a stampa, dia dkhiam~ioni v·ar>ile di persone di governo, dal[e ripetute intervi·s:te di MM"i!Ilkov,iJch, s:uUa p!iù importante delle quali (rassegna stampa del 17 corr.) richiamo tutta la attenzione di V. E.

Re Alessandro in colloquio con questo Ministro di Grecia avvenuto l'altra sera al ballo per il suo genetliaco ha calorosamente espresso al Signor MeJas la sua piena soddisfazione per le manifestazioni di amicizia greca, ed espresso il desiderio che Venizelos nel suo prossimo passaggio per Belgrado vi si fermi più a lungo per poterlo vedere. Questa conversazione è stata colta a volo da un collega che me l'ha poi riferita.

Dalle varie interviste di Marinkovich, e segnatamente dall'ultima ricordata rilevo i seguenti punti:

l) Grecia e Jugoslavia non possono avere politica identica per tutti i loro problemi perchè la Grecia è sì stato balcanico ma anche mediterraneo (1). Ma gli avvisi dei due governi collimano nei riguardi della poEtica balcanica e sulla politica generale. Non vi sono questioni in corso particolarmente difficili fra i due Stati; le poche esistenti si discutono in via diplomatica in una atmosfera di fiducia ed amicizia.

2) L'accordo greco turco è cosa buona. Se anche un intervento dell'Italia vi sia stato per facilitarlo, non vede perchè questo lo renda meno buono. Grecia e Turchia possono soJtanto essere grate all'Italia, mentre ciò significa interesse dell'Italia al consolidamento della situazione in Europa.

Fra la Jugoslavia e l'Italia non v'è nulla dal punto di vista diplomatico che possa inquietare i reciproci rapporti. È necessario desiderare accordi sempre più cordiali.

Non crede alla ·creazione di alcun blocco aiutato dall'Italia, la stampa lo vede, non lui, e non lo vedono neanche Venizelos e Michalacopoulos.

Queste pubbliche dichiarazioni relative all'Italia sono assai notevoli e sembrano marcare un cambiamento di direttive e di fronte che non dovrebbe restare senza utili ripercussioni anche nelle manifestazioni di questa stampa.

3) La Jugoslavia desidera un a·ccordo fra i popoli balcanici. Non vuole però pagare questo accordo con concessioni alle minoranze. L'impero turco andò in. rovina perchè de>lilia questione de~,le minocranze fu fatta arma pol:ilbica contro di esso. Non desidera che lo stesso giuoco si ripeta.

Cfr. il telespt. 5016/2616, Londra 21 dicembre, col quale Chiaramonte Bordonaro comunicava: " Mi viene riferito da fonte attendibile che la recente visita di Marinkovich ad Atene avrebbe avuto risultati negativi, avendo la Jugoslavia nettamente rifiutato di partecipRre alla cosidetta Unione Balcanica progettata dal Primo Ministro di Grecia. Marinkovich alle offerte di Venizelos avrebbe chiesto se la Grecia era pronta a stipulare un'alleanza difensiva con la Jugoslavia per respingere ogni eventuale aggressione dell'Italia. Venizelos si sarebbe rifiutato"·

(l) Cfr. il commento di Aloisi (t. per corriere 2996/412, Angora 20 dicembre) a questa dichiarazione di Marinkovié: «Non ho bisogno di far rilevare all'E. V. che il punto di differenza rilevato dal sig. Marinkovic è quello appunto che dovrebbe spiegare tutta la nuova tendenza politica ispirata dal Capo del Governo per ciò che concerne la Grecia e che tale argomento potrà essere di valido ausilio nello svolgimento della nostra azione futura ».

466

IL MINISTRO A SOFIA, PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. (P. R.) 13275/129-20. Sofia, 20 dicembre 1930, ore 12,30 (per. ore 14,30).

TeLeg.ramma di V. E. 148. Generale Skoinoff e Segretario Generale Rodna Zastita verranno Roma iJn pl'iJncLpLo gerunaio. P.rego comunicare Onorevole Pi1etro Ferretti (1).

467

IL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA, ALL'ALTO COMMISSARIO DELLA SOCIETA DELLE NAZIONI A DANZICA, GRAVINA

L. P. Roma, 20 dicembre 1930 (2).

Ti ringrazio vivamente per la tua lettera del 2 col'rente (3), del cui molto interessante contenuto ho dato conoscenza a S. E. il Ministro, il quale mi ha autorizzato a risponderti come segue:

A mio rispettoso parere la risposta è indubbiamente negativa.

La formazione politico-sociale bulgara è oggi ancora lontana, nel suo complesso, da quanto forma il contenuto ideologico e programmatico della Rodna Zastita. Se vivessimo in un periodo storico quieto e sonnolento, non vi sarebbe nessun inconveniente a spingere innanzi un'associazione, un partito, dal quale noi potremmo riprometterci utili risultati a venire. Ma tale non è il caso del periodo attuale -e specialmente per quanto riguarda la politica europea in generale -ed italiana in ispecie -nei Balcani. Qui (e parlo principalmente per la Bulgaria) -le "posizioni" da noi conquistate in questi ultimi anni sono state raggiunte lavorando sugli elementi oggi dominanti, disgregandoli, unendoli, innalzandoli, diminuendoli, -a seconda delle circostanze e tenendo sempre presenti i nostri fini di affermazione del prestigio e dell'autorità dell'Italia, in ogni campo, -a detrimento di altre nazioni già qui prevalenti; e di rafforzamento dell'idea della necessità di un avvicinamento all'Italia, a salvaguardia della indipendenza e della sovranità della Bulgaria minacciate dalla coalizione Francia-Jugoslavia.

Mettendoci recisamente e apertamente a fianco di un'associazione, come la Rodna Zastita, che è di recente data, che non ha ancora penetrato le larghe masse del Paese, che non ha ancora notevole influenza nella vita pubblica effettiva della Bulgaria, e che è ostile a tutto quanto forma oggi elemento prevalente ed agente, -noi -per necessità di cose verremmo a diminuire (non dico a distruggere) il valore e la forza delle posizioni da noi raggiunte, facendo inevitabilmente ricadere su di noi le avversioni e le resistenze che la associazione nazional-fascista incontra nel suo cammino, da parte di quel mondo politico e finanziario che fa capo ai vecchi partiti, naturalmente attaccati al potere e mal disposti

a rinunciarvi.

Per un criterio -quindi -del tutto realistico, noi dobbiamo continuare in Bulgaria la nostra azione tenace, vigile, abile, manovrando nell'elemento che costituisce oggi la classe dirigente bulgara: e con ciò non voglio solo alludere all'attuale Governo, ma anche ai partiti d'opposizione, e specialmente a quel partito agrario che, per la sua importanza numerica e ideologica, costituisce oggi in Bulgaria uno dei fattori maggiormente interessanti.

Poiché però -la Rodna Zastita rappresenta qui una innegabile forza nascente, e per eli più affine al nostro spirito e al nostro programma, -è logico che -pur senza farcene i palesi patrocinatori -noi dobbiamo incoraggiar!a nel suo sviluppo, -seguendola attentamente, guidandola, se ne sarà il caso, discretamente. -onde facilitare l'ingresso dell'Associazione nel giuoco degli elementi fattivi ed efficaci della vita pubblica bulgara, da adoperarsi -allora -con più aperta decisione, a nostro vantaggio •·

tu conosci nelle linee generali (e ricordo che ne abbiamo anzi parlato insieme l'estate scorsa a Ginevra) la nostra situazione per così dire agnostica nei riguardi della Germania. «Nicht neues am diesem Front » per ora, e Curtius ·continua Stresemann malgrado faccia dire di terza e quarta mano che vuole -bontà sua -cominciare a introdurre qualche lieve cambiamento nella politica tedesca per quanto ci concerne.

A noi quindi non converrebbe affatto, perdurando le attuali condizioni, che tu rendessi ai tedeschi il servigio di parlare fin d'ora di revisione, poichè tale servigio rischierebbe ora di essere gratuito.

Sarei quindi del parere di fare ciò che tu stesso suggeristi, e cioè cercare di farci dare un qualsiasi compenso da chi potrebbe avere interesse a far da noi arrestare la mano dell'Alto Commissario mentre si dispone a lanciare la bomba revisione.

Ciò farei se il tuo mandato scadesse fra tre mesi, ma credo che anche fra 18 la situazione non sarà di molto cambiata.

Visto però che c'è ancora un po' di tempo per decidere, mi proporrei, con l'autorizzazione di S. E. Grandi, di venire a farti una visita in primavera inoltrata, comprendendo nel mio giro Berlino e Varsavia.

Quando saremo poi più vicini alla scadenza del tuo mandato, sceglieremo la miglior via.

Ma per ora S. E. il Ministro ti prega di far di tutto per non anticipare l'espressione del tuo pensiero -pro o contro la revisione -e quindi di usare possibilmente nel tuo rapporto del prossimo maggio un linguaggio un po' oscuro che lasci adito ai contrastanti timori ed alle contrastanti speranze.

Se tu trovassi qualche difficoltà ad inviare quest'anno un rapporto di tal genere, ne potremo riparlare qui a Roma alla tua venuta a fine gennaio.

S. E. Grandi mi in,ca,rika di •sa•lutarti cordialmente.

(l) Sulla associazione nazionalista ad ispirazione fascista Rodna Zastita cfr. le considerazioni di Piacentini nel t. posta 3382/1182 del 31 dicembre: • V'è... da porsi una questione: conviene all'Italia di appoggiare apertamente e validamente la Rodna Zastita, così da fare di questa associazione quasi una palese rappresentante dell'attività politica italiana in questo Paese?

(2) -La lettera era stata minutata il 16 e sottoposta all'approvazione di Grandi. (3) -Cfr. n. 432.
468

L'AMBASCIATORE A VARSAVIA, MARTIN FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2993/171. Va1'savia, 20 dicemb1'e 1930 (pe1·. il 24).

Faedo segui•to al mdo te,leg-ramma filo Gabinetto N. 167 de>l 5 co,rrente (1).

Informatore confidenziale è tornato a parlarmi di eventuali buoni uffici italiani per preparare una possibile intesa polacco-germanica.

Mio confidente mi. ila ripetuto che Governo polacco desidera chiarire situazione con la Germania e che alcuni membri del Governo credono ciò si possa fare con Brtining perchè questi deve essersi ormai persuaso che è impossibile porre seriamente almeno per ora questione revisione frontiera.

Le stesse persone considerano che volendo tentare questa politica, unico modo per avviarvisi, sarebbe ricorrere ai buoni uffici dell'Italia.

Naturalmente condizione prima ed essenziale per potersi avviare a questa intesa ,sa;rebbe 'che il medi'a'toc:-e ne pa[11asse a Berildno come d1i 1ide'a propr1i,a, perchè se il passo dovesse apparire di iniziativa polacca indebolirebbe troppo la situazione della Polonia e spingerebbe la Germania a mantenersi intransigente.

Esclusa assolutamente qualunque modifica territoriale si potrebbero trovare le basi di un'intesa nei seguenti punti: liberale trattar11~nto per le minoranze; abbandono completo della colonizzazione in Pomerania dove ormai la popolazione polacca è già una larga maggioranza. Per il corridoio si potrebbe largheggiare ancora più per tutto quello che riguarda il traffico ferroviario in transito o no.

Oltre ad applicare il trattato di commercio già firmato, ma non ratificato, si potrebbe fare altre concessioni economiche ammettendo per esempio il capitale e le industrie tedesche sullo stesso piede di quelle francesi, americane ecc. Per 11'ALta Slesia iSii potrebbe giungere ad un aocordo ~~ndus,trd1alle che permettesse la più intima collaborazione, oltre ad ogni facilitazione per le minoranze.

La Polonia non può ricorrere, a questi fini, ai buoni uffici della Francia perchè \l1a Francia ol,tre ad ·es,sere per rs.e rstessa dn :rel:aZI~oni osciilll!an,ti con la Germania, è in fondo interessata a che la Polonia non si metta d'accordo con la Germania.

Secondo il mio confidente per queste ragioni l'azione dell'Italia riuscirebbe gradita; si dovrebbe mantenere naturalmente il più rigoroso segreto anche di fronte alla Francia. Un servizio così prezioso reso dall'Italia troverebbe un suo compenso nell'aumento di prestigio per il nostro Paese, nel riuscire facilitato il riavvicinamento politico polacco con l'Ungheria ed in genere in una maggiore adesione della politica polacca alla politica italiana. Si potrebbero eventualmente studiare concessioni di carattere commerciale ed economico.

Naturalmente ho ascoltato tutto ciò limitandomi sempre a dire che era estremamente interessante ma che per paterne intrattenere V. E. sarebbe stato necessario che qualche ~parola più concreta mi venisse direttamente da fonte completamente autorizzata trattandosi di materia così delicata che io non potevo altrimenti ragionevolmente esaminare.

C=e ho detto neri succHato telegramma brame,rei avetre quaikhe irshrruzlione circa il linguaggio da tenere nel caso che si tornasse a parlarmi e sopratutto nel caso che qualche apertura mi dovesse venire ora più direttamente da Zaleski o da altri personaggi del Governo.

mediazione italiana, perchè si crede la Francia poco adatta a mediare tra Germania e Polonia perchè troppo direttamente interessata. Da quanto ho potuto appurare queste idee rispondono in gran parte modo di vedere Zalewsky e Maresciallo ma sono sopratutto propugnate da attuale Sottosegretario di Stato Ministero Affari Esteri, già designato per Ambasciata Angora. Mi permetto raccomandare massima segretezza e prego darmi qualche norma di linguaggio essendomi per ora io limitato a dire che trovo interessante vedere svolgimento che prenderanno le cose».

(l) T. 2892/167, col quale Martin-Franklin aveva riferito che " da fonte riservatissima , gli era stato comunicato il desiderio della Polonia di giungere ad un accordo con la Germania, sulla base della intangibilità delle frontiere e di « larghe concessioni economiche ed arruninistrative. Mio informatore a contatto personaggi autorevoli, mi diceva che, quando venisse quel momento, si potrebbe aspettarsi domanda da parte polacca del concorso di una certa

469

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 2997/411. Angora, 20 dicembre 1930 (per. H 25).

Ie11i questo Amba1S1C!ia:tore di Francila è andato a v;ilsiltare :iil Signor Tewfik per sondarlo sulla possibilità d'i un aoco11do politico tul'co jugoslavo. Il Signor Tewfik ha risposto al mio collega Conte di Chambrun che il Governo turco era sempre fautore di una politica di stabilizzazione della pace in generale e nei Balcani in particolare, ma che per ovvie ragioni di amicizia verso l'Italia ed in armonia coi trattati esistenti era impossibile per il Governo turco di addivenire ad un accordo politico con la Jugoslavia. Tuttavia in omaggio ai sentimenti di buon vicinato si sarebbe potuto pensare alla conclusione di un trattato di arbitrato, soltanto però dopo che l'accordo greco-bulgaro sarà concluso.

Non è peranco intenzione di questo Ministro degli Affari Esteri di addivenire al rpatto d'a11bitrato ~con la Jugoslavia, ma il Silg. Tewfik ani ha detto che la risposta da lui data era diretta a prevenire ·che la Francia a mezzo della Jugoslavia mettesse troppi ostacoli al progettato riavvicinamento tra la Grecia e la Bulgaria.

Non so quali altre manovre siano state spiegate dalla Francia a Sofia, ma constato che la reazione francese al trattato turco-greco si è subito manifestata: l" ad Atene con la visita di Marinkovich; 2° ad Arigora col :passo francese in favore di un accordo politico turco-jugoslavo.

470

IL MINISTRO A BUDAPEST, ARLOTTA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. R. PER CORRIERE 3001. Budapest, 20 dicembre 1930 (per. il 25;.

Giusta l'autorizzazione datane dall'E. V. col Suo telegramma N. 12763/148, avant'ieri, 18 corrente (1), Auriti, qui venuto in forma del tutto privata espressamente da Vienna, si è incontrato nella sede di questa R. Legazione col Conte Bethlen il quale, com'è noto, aveva espresso il desiderio di uno scambio confidenziale di idee anche con lui sulla attuale situazione austriaca.

Assisterono al lungo ed assai cordiale colloquio anche il Conte KhuenHedervary ed il Barone Apor, Direttore Generale degli Affari Politici presso questo Ministero degli Esteri (2).

Assai opportunamente mi era giunto, proprio il giorno stesso, il telegramma

per corriere N. 1103 che V. E. mi diJresse ~l 13 co11r. (3) fornendomi così agio

di dare, nella circostanza, lettura a questo Presidente del Consiglio delle esaurienti considerazioni sull'argomento, da Lei stesso già svolte al Ministro de Hory e da me, così, confermate ed ampiamente illustrate con tutti i commenti verbali del caso, direttamente al Conte Bethlen.

A sua volta Auriti, il quale non ha mancato di riferirne particolareggiatamente all'E. V. (l) lo mise al corrente del recentissimo suo colloquio con Schoiber (2) e dell'im[pressione da lui riportata cil'ca i !P'robaibili intendimenti di quest'ultimo nello svolgimento della politica estera austriaca la quale, secondo le reiterate affermazioni dell'ex Cancelliere, non dovrebbe per nulla discostarsi dalle direttive precedentemente seguite nei .riguardi dell'Italia e dell'Ungheria.

Col maggior interesse il Conte Bethlen seguì la duplice esposizione da noi fattagli e, dichiarandosi assai grato a S. E. il Capo del Governo come all'E. V. per avere autorizzato la venuta di Auriti e per le costanti prove di cordiali contattli che g:Li vengc~o da,lJl'N:aJii,a, con\èenne pi·enameiilJte in tutte le co~si,derazioni da Lei svolte a de Hory circa l'atteggiamento incerto, debole, contradittorio e così pieno di errori, tenuto da tutti gli esponenti più o meno responsabili delle forze borghesi in Austria tanto prima che durante il ·periodo delle recenti elezioni, e ci dichiarò formalmente d'essere con l'E. V. interamente d'accordo sulla convenienza di contribuire con ogni sforzo al consolidamento delle Heimwehren, cercando di concentrarne effettivamente la direzione nelle mani di Sta~rhemberg di cui, mailgll'ado le innega>biilii sue <refi.oienze e m&nchevole,zze, riconosce, in confronto degli altri molteplici elementi che tra loro si combattono per meschine rivalità personali nel desiderio di capeggiarle, il maggior complesso di qualità atte ad ispirare ancora una certa fiducia.

In tale ordine di idee il Conte Bethlen ha preso atto con soddisfazione della notizia portatagli da Auriti, secondo la quale una riconciliazione per lo meno di :fiOII'ID!a sarebbe già rimltervenuta tra Stetid[e e Sta~rhember.g, ed ha ma'nifestato il proposito di coadiuvare a renderla possibilmente più effettiva e duratura, valendosi di comuni amici che si farebbero forti di dimostrare come sarebbe da eliminarsi la fondatezza delle note accuse di malversazioni nell'impiego dei fondi che per lo passato avrebbero dovuto essere unicamente somministrati alle Heimwehren. Egli ha spontaneamente promesso di tenerci al corrente dei risultati di questa specie di inchiesta o verifica contabile confidenziale che si avrebbe così in animo di effettuare.

Una certa marcata preoccupazione ha dimostrata questo Presidente del Consiglio in conseguenza di informazioni per altra via pervenutegli, secondo cui Pabst, di recente rientrato in Austria, tenderebbe ad accordarsi per un'azione uni·ficata con Hitler (3). Ogni sviluppo dell'idea nazional-:sociale in Austria sarebbe paventata da Bethlen in primo luogo quale dimostrazione di una dannosa tendenza ad un troppo intimo avvicinamento alla Germania, e sopratutto,

n. -481. (~\ Cfr. n. 472.

ci ha detto, per le ripercussioni che essa avrebbe sulla situazione e le aspirazioni dei partiti interni dell'Ungheria. Si proporrebbe, pertanto, ove nulla abbiano in centrarlo il Capo del Governo e l'E. V. di usare di tutta la propria influenza per asteggiarla.

Nei confronti personali di Schober, il Conte Bethlen considera il giudizio dell'E. V. perfettamente appropriato, pur non ritenendo improbabile che quegli si renda conto, certo anche per effetto della salutare scossa prodottagli dall'atteggiamento riservato, se non anche addirittura apertamente risentito, tenuto a suo riguardo da entrambi i nostri Paesi dopo la sua rientrata al Ministero, della convenienza per lui di attenersi a direttive politiche consone a quelle seguite durante il suo Cancellierato. E di tale, dirò così, resipiscenza, nonchè della necessità di dimostrare con fatti la sincerità delle dichiarate intenzioni, Schober avrebbe dato, secondo Bethlen, proprio in questi ultimissimi giorni per lo meno un principio di prova, facendogli sapere non più tardi di avant'ieri per l'appunto, di aver tagliato netto alle tergiversazioni frapposte con le varie obbiezioni sollevate negli ultimi tempi circa il Patto d'Amicizia ed Arbitrato convenuto nel maggio scorso e coll'essersi quindi dichiarato pronto senz'altro a sottoscriverlo nella forma che allora riferii essere stata concordata e la quale, com'è noto, contemplava l'aggiunta di uno scambio di lettere da tenersi segrete, e concernenti il previo concertarsi dei due Stati contraenti, ogni qual volta fossero sorte questioni di carattere politico nei riguardi di uno o più terzi Stati «limitrofi comuni dell'Austria e dell'Ungheria», ossia nei riguardi della Cecoslovacchia o della Jugoslavia.

In tali condizioni e di fronte a questa precisa dichiarazione del Governo austriaco, il Conte Bethlen, che si trova impegnato di fronte all'opinione pubblica cui era stata già da tempo, com'è noto, annunziata la imminente conclusione del Patto, ci ha fatto rilevare come, anche in conseguenza dello stato di particolare tensione in cui trovansi attualmente le relazioni dell'Ungheria colla CecosloVla,ochi,a, vedrebbe esposta la po1it~oa finora segUJLta nei riguardli dell'Austria ad una dannosa, sicura interpretazione di insuccesso, se indefinitamente tergiversasse nel rispondere all'invito di recarsi a firmarlo. Pur essendo convinto dell'opportunità di non impegnarsi comunque a fondo con Schober (tanto più che, anche da sue informazioni private gli risulterebbe non essere da escludere una non troppo lunga durata della vita del presente Gabinetto austriaco, ragione per la quale, oltre quella addotta della malferma salute, Monsignor Seipel si sarebbe in sostanza deciso a non parteciparvi) (l) il Conte Bethlen, che ha già rinviato più volte, malgrado le insistenti sollecitazioni ricevute

prefigge stabilire stretti rapporti. Perciò in uno dei suoi recenti discorsi ha parlato energicamente contro i na;zional-socialisti austriaci. senza invece fare alcuna allusione a quelli germanici. L'esistenza di un partito nazional-socialista austriaco non è giustificata, perchè mancano qui le premesse di situazione politica estera ed interna su cui esso si basa in Germania. Del resto altre ragioni giustificano questa sua condotta verso i nazional-socialisti, e cioè la necessità di serbare al proprio movimento sia l'appoggio morale del consenso dei cristianosociali sia il sostegno materiale delle contribuzioni pecuniarie di banche e industriali austriaci che di nazional-socialismo non vogliono assolutamente sentir parlare •.

in proposito, la visita a Vienna, si è deciso a restituirla al prossimo 10 gennaio. Con ciò egli pensa inoltre ottenere l'effetto di impegnare piuttosto Schober in una via contraria alle pressioni social-democmtiche che indubbiamente gli vengono fatte dalle parti in tal senso interessate.

L'interessante colloquio si è chiuso con rinnovate espressioni di riconoscenza al Governo Fascista e la reiterata dichiarazione del Conte Bethlen di perseverare nei continuativi contatti con noi al riguardo dell'ulteriore svolgimento della politica estera dell'Austria e delle nostre comuni relazioni con quest'ultima.

(l) -Cfr. p. 682, nota 3. (2) -Per il verbale ungherese dell'incontro cfr. KARSAr, op. cit., n. 277. (3) -Cfr. n. 455. (l) -Auriti riferì brevemente con t. posta r. 4481/2608, Vienna 20 dicembre; cfr. anche (3) -Cfr. quanto rife.riva Auriti con r. 4442/2576, Vienna 18 dicembre: a proposito dei nazionalsocialisti austriaci Starhemberg gli aveva detto che costoro procuravano ora alle Heimwehren " parecchie noie con gli attacchi violenti che in diversi luoghi muovono loro. Egli è convinto che tale tattica non è punto conforme alle istruzioni di Hitler, con cui si

(l) Cfr. quanto comunicava Auriti con r. 4515/2628, Vienna 2.3 dicembre: « Come ebbi occasione di dire a Bethlen che me ne richiedeva nel nostro recente colloquio. è qui impressione diffusa che il presente gabinetto non avrà lunga vita. Tale era del resto l'impressione anche di Seipel quando lasciò il potere, ciò che risulta, oltre che da quanto egli stesso mi disse in proposito, da quanto ho udito dire avrebbe fatto far presente a Bethlen sulla opportunità di ritardare in considerazione di ciò la conclusione del patto di amicizia •.

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IL MINISTRO AD ATENE, BASTIANINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

TELESPR. 7112/1020. Atene, 20 dicembre 1930.

Riferimento: mio telegramma n. 249 (1).

Ieri, in occasione della visita settimanale del Corpo diplomatico al Ministro degtl<i E,stm1i, quest'i mi ha intrattenuto sUJLl'wgomento che hl Presidente del Consiglio aveva trattato nel colloquio dèl 16 con·ente e del quale era stato, dal Signor Venizelos, messo al corrente.

Espongo qui di seguito un largo riassunto della conversazione, che serve a chiarire un punto importante contenuto nell'ultima parte del telegramma a cui mi riferisco.

Avverto ad ogni buon fine che quando ho sentito il Signor Michalacopoulos entrare nell'argomento del patto a tre, ho voluto premettere che io non avevo istruzioni in proposito e che pertanto, nel mentre gli ero grato dell'iniziativa ch'egli prendeva, come già aveva fatto il Signor Venizelos, di parlarmi di un argomento così interessante per i rapporti Italo-Greci, restava inteso che il colloquio aveva carattere puramente informativo e che io non avrei potuto fargli altro che delle osservazioni puramente personali, dato che ignoravo quale fosse in questo momento il punto di vista di V. E. e conoscevo soltanto quello suo, da lui stesso, Michalacopoulos, espressomi chiaramente in varie riprese e quello del Signo.r Venizelos, ma non altrettanto compiutamente.

Michalacopoulos mi ha detto che riteneva utilissima la determinazione presa in maniera definitiva da Venizelos dopo il colloquio con me, di recarsi a Roma per incontrarsi col Capo del Governo e con V. E. dopo così <lungo tempo che tale pos'stbilità non si era più ,presentata (2). Tale determinazione ,gJi sembrava importante perchè, mi ha soggiunto: « Il Presidente ha visto in questi due anni in varie riprese, diverse personalità politiche straniere ed oggi pare convinto che il progettato patto a tre non sarebbe in alcun modo desiderato dall'Inghi.Jterra », !asciandomi intendere che un passo in tal senso era stato fatto

24 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

dal Forei,gn Office direttamente a Venizelos. La cosa non manca di una certa verosimiglianza e mi affretto a segna:larla così come segnalai a suo tempo la visita che questo Ministro di Gran Bretagna fece a Venizelos il gio,rno dopo il ritorno di questi da Angora.

Se l'Inghilterra ha realmente fatto conoscere la sua contrarietà ad un accordo a tre, preoccupata -come mi ha detto Michalacopoulos -dei rapporti esistenti fra Tur,chia e Russia e desiderosa di evitare un rafforzamento diretto o indiretto di questa, è certo che la Grecia, data la sua situazione, non farà nulla per disobbedire a Londra e cercherà pretesti più o meno plausibili per ritirare quell'adesione che in un primo tempo aveva dato nel suo interesse di allora, all'idea di un simile accordo.

A questo punto, senza mostrare di rilevare la dichiarazione fattami sulla attitudine inglese, ho ritenuto opportuno tenere al Signor Michalacopoulos il seguente discorso: c: Ripeto che io non so quali siano i propositi del mio Governo in questo momento, ma poichè Ella adesso mostra di considerare superato quel patto a tre che le era sembrato non solo possibile, ma utile, mi permetto di osservare che se a Roma non si condividesse in tutto questa opinione, si potrebbe forse pensare che la Grecia, avendo ormai raggiunto H suo scopo di accordarsi con la Turchia -al quale Roma ha molto contribuito -, voglia fare macchina indietro non riconoscendo un impegno da lei preso nel 1928 ,ed al quale Roma non ha cessato di inspirarsi, facilitando con la sua autorevolezza il raggiungimento di un accordo che prima delle conversazioni di Milano pareva impossibile ». ,

Il Signor Michalacopoulos mi ha detto allora che l'Italia concludendo l'accordo con la Turchia, senza aspettaTe che questa liquidasse le sue scabrose questioni con la Grecia, aveva già facilitato agli avversari dell'accordo a tre, H compito di demolirlo e che egli aveva tenuto a far presente ciò aJ. mio predecessore tutte le volte che questi si era recato da lui, prima per dirgli che se l'accordo ,greco-turco non si fosse fatto in breve, i'Italia avrebbe firmato da sola con ia '!1u11chLa, e per conferma:rglli poi ,ta11Je avvooimento (1), giulshlficaJDdolo col proposito italiano di cercare di allontanare la Turchia dalla Russia.

Gli ho risposto che non sono a mia perfetta conoscenza le conversazioni scambiate col mio predecessore, ma che ricordavo perfettamente quelle ch'egli Michalacopoulos aveva avuto con me, al che egli ha nuovamente fatto ricorso all'Inghilterra come per fornirmi quella spiegazione che sentiva di dovermi dare.

In sostanza egli si è mostrato rallié alle idee che Venizelos sarebbe obbligato a farsi in proposito ed io mi sono astenuto dall'aggiungere parola per non farglii pesare ,troppo -di mLa !itniziat1liva -ill diimgio deUa sua situazLone, dopo le dichiarazioni e i discorsi fattimi in precedenza.

È passato poi a parlarmi di Marinkovitch, che avrebbe dichiarato a Venizelos di essere pronto a firmare con tutti i vicini della Jugoslavia, a cominciare dall'Italia, accordi che garantiscano la pace per duecent'anni e mi ha aggiunto di ritenere che Venizelos parlerà a Roma anche di ciò. Gli ho fatto notare allora che quando i rapporti italo-greci non erano così cordiali come

quelli di oggi, il Signor Marinkovitch non teneva discorsi così pacifisti aU'indirizzo deUa Grecia, anzi denunciava l'alleanza e minacciava gravi complicazioni. Mi ha confermato l'esattezza di questo mio rilievo, soggiungendo che anche di tale argomento egli si sel've presso i riottosi per convincerli della necessità di un'amicizia stretta con l'Italia, e congedandomi ha voluto esprimermi la sua certezza che dopo la visita a Roma del Signor Venizelos egli potrà avere con me conversazioni rispondenti al comune sentimento di vedere la Grecia e l'Italia sempre più affiancate l'una all'altra.

Per inddens, affinchè V. E. conosca come talvolta possa accadere ad Atene di trovarsi in situazioni assai delicate per il' Ministro degli Esteri non meno che per me, dirò che proprio mentre aveva luogo il mio colloquio con Michalacopoulos, si organizzava in città una manifestazione di protesta per H blocco di Calimno che sarebbe <stato proclamato da quel Governatorato contro l'isola, in seguito al luttuoso fatto di alcuni -giorni fa, ed a•ggiungerò che il Governo interveniva con ogni energia, facendo affrontare e disperdere dalla polizia un corteo numeroso di dimostranti che voleva recarsi al Parlamento.

Riferisco con altro rapporto i particolari della manifestazione (1).

(l) -Cfr. n. 459. (2) -Con t. 1127/176 del 22 dicembre ore 24, Grandi diede il benestare alla visita a Roma di Venizelos.

(l) Cfr. serie VII, vol. VI, nn. 346, 360, 363.

472

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 4482/2609. Vienna, 20 dicembre 1930.

Nel primo ricevimento diplomatico di Schober, avvenuto mercoledì scorso, gli ho dato comunicazione delle istruzioni impa·rtitemi da V. E. con il suo telegramma N. 220 del 14 corrente (2). A chiarimento di esse ho aggiunto quanto segue:

-o di provvedimenti presi dal Governatore di quel Possedimento, è stato organizzato ieri un comizio, per protestare contro la misura del blocco che sarebbe stata decretata dal Governatore di Rodi alle isole di Lero e Calimno...

I provvedimenti presi dal Governo per impedire che la manifestazione organizzata in un'ora con una improvvisa distribuzione di foglietti, assumesse proporzioni c aspetti che era facile comprendere, non sarebbero stati da me tollerati, furono pronti ed efficaci, tanto è vero che la riunione fu sciolta con la forza, e gli organizzatori, bastonati dalle guardie...

Ho avuto occasione di notare che, eccettuata una dimostrazione comunista, mai nessun comizio di protesta -e negli ultimi tempi se ne ebbero parecchi -fu sciolto in Grecia con l'intervento della forza pubblica come invece fu fatto ieri, e questo basta a dar prova dell'attitudine che il Governo ha preso nei confronti degli agitatori filododecannesini...

Chi siano gli uomini dell'opposizione che vogliono liquidare il Governo di Venizelos, ho avuto frequenti occasioni di dire a V. E. È tutta la Massoneria in tutte le sfumature, da quella socialista buffonesca di Papanastasiu a quella Herriottiana di Caphandaris, l'una e l'altra antifasciste, legate mani e piedi al carro di Parigi -Rue Cadet -ed avversarie più

o meno palesi di una politica della Grecia orientata verso una collaborazione pratica con l'Italia.

In tali condizioni, non ritengo utile all'Italia, aumentare i numerosi imbarazzi del Sig. Venizelos attaccato da persone che possiamo considerare ostili al nostro Paese e legate più

-o meno ad interessi a noi avversi>.

Il modo con cui nei vari discorsi tenuti durante .la campagna elettorale era stato da lui parlato del suo viaggio a Roma aveva prodotto impressione assai penosa nel governo fascista. Mentre da un canto eg'li aveva mostrato volerne diminuire l'importanza nei riguardi italiani quasi temesse glie se ne facesse qui colpa, aveva dall'altro mostrato volerne accrescere il valore nei riguardi austriaci facendo credere avesse accennato con S. E. il Capo del Governo all'Alto Adige e supporre avesse potuto riceverne qualche assicurazione, quando invece non mi risultava affatto che tale argomento fosse stato da lui toccato con S. E. Mussolini. Oltre a ciò il suo viaggio a Roma non aveva solo consistito nella visita, bensì anche nella conclusione di un patto di amkizia cil'ica il quale, mentre poco o nulla aveva detto in suo favore, non aveva mancato di far notare come prima di tornare da Roma a Vienna si fosse fermato in un paese austriaco presso la frontiera jugoslava, in occasione dell'inaugurazione di un ponte, per mostrare l'importanza relativa che al patto stesso doveva darsi.. Quasi ciò non fosse bastato, il suo giornale, le « Wiener Neueste Nachrichten » si era creduto in dovere d'affermare durante la campagna elettorale che i1 patto stesso aveva estensione assai minore di altri consimili stipulati con altri Stati. Ora se il patto era utile tanto all'Austria quanto all'Italia, data 1a differenza di potenz,a tre l'una e l'alti"a non ero a]1a maggiore che e1.;~so giovava di più. Quale riconoscimento avevano avuto nei suoi discorsi i vantaggi derivanti all'Austria dal Patto? Da lui che era stato così degnamente accolto in Roma, che sino a tre mesi fa si era professato «amico di Mussolini », io avevo invano attesa durante tutta la campagna una parola cordiale di riconoscenza e di affetto. Ciò era tanto più notevole e appariva tanto più significativo in quanto contempo11aneamente a questo mutamento del suo contegno verso di noi un altro ne era apparso, quello del suo contegno verso i socialisti. Non avevo quasi creduto ai mrei occhi Jeggendo, a conferma deJJ.,e sue l1ipe,tute proVIe di benevolenza per i rossi, gli articoli che non solo l'« Arbeiter Zeitung » ma lo stesso estremista « Abend » avevano scritto su di lui. Entro i limiti consentiti a un giornale socialista nel parlare di un borghese, non si potrebbe certo chiedere loro di più, specie quando si consideri che sono gli stessi giornali i quali fino a meno di due anni fa lo avevano ripetutamente chiamato assassino e simili. Gli parlavo di tutto ciò con profondo rincrescimento: altre frasi avrei voluto potergli rivolgere, di rallegramento cioè per il suo ritorno al potere simili a quelle di rammarico dettegli allorchè lo aveva lasciato. Ma dopo i discorsi e gli avvenimenti di questi ultimi tre mesi non potevo esprimermi altrimenti e a noi non restava che prendere atto dell'avvenuto e rimanere in attesa delle ulteriori manifestazioni.

Il viso di Schober, che era luminoso nel momento in cui mi ha accolto, si è andato oscurando a mano a mano che le mie parole gli giungevano alle orecchie. Verità o finz:ion,e? Forse vii era un po' di fiM~one commi1s1;a con pall'ecchila verità, forse supponeva qualche mia rimostranza, ma non tante. Mi ha risposto essere stupefatto e addolorato delle mie parole, che non si aspettav'a e non meritava. Il suo animo non era mutevole come quello di altri uomini politici (insinuazione contro Seipel?): egli era stato e restava un sincero e grande amico dell'Italia e di Mussolini, come non ve n'erano 'altri in Austria. Nei suoi discorsi aveva avuto precipua cura di mettere in rilievo il valore di tutto quanto l'Italia aveva fatto per l'Austria. Forse i resoconti che avevo letto nei gio-rnali austriaci non erano esatti o completi. Doveva avere ancora gli appunti stenografici presi durante i viaggi della sua campagna elettorale e sui quali aveva prununz,i:a!to i lsuc:l d1scorSii; me H avrebbe mostDa,ti e ilii avrebbe fatttli s'tendere perchè me ne convincessi io stesso: a Innsbruck era riuscito a parlare bene dell'Italia senza che nessuno protestasse. Se, del resto, durante la campagna elettorale lo avessi intrattenuto di ciò avrebbe colta la prima occasione per esprimersi pubbJti1eamente 1in modo da dissipare ogn1i nostro dubbio o lll<liLoon,tento. Egli era poi altrettanto conseguente in politica interna come in politica estera; non avrebbe mai fatto parte, come pure era stato insinuato da qualche giornale viennese, di un Gabinetto nel quale i socialisti fossero entrati. Dal luglio '27 non aveva più voluto andare al «Rathaus »,_malgrado gli inviti ripetuti e insistenti. Non era sua colpa se i giornali socialisti credev,ano parlar bene di lui senza che egli lo chiedesse loro._ Del resto si trattava di questioni che non potevano esseve argomento del nostro -colloquio. L'ho interrotto per spiegargli con ogni cortesia come egli avesse il diritto di agire secondo meglio credesse, ma che noi a nostra volta avevamo il diritto di trarne le conseguenze che credevamo,, e che gliene parlavo appunto per spiegargli ciò. Riprese le sue giustificazioni e i suoi lamenti, Schober ha aggiunto che era tornato al potere colla sicurezza di continuare la politica estera seguita nel suo passato cancellierato. Si era rallegrato all'idea dei fausti avvenimenti che lo attendevano; la visita del Conte Bethlen prima, poi quella del Presidente Venizelos, poi infine quella del Ministro Grandi. (A tale indiretto sondaggio non ho fiatato). Se avesse previsto _che questa era l'aocoglienza che gli avremmo fatto e questa la situazione nella quale si sarebbe trovato, avrebbe rifiutato di tornare al potere (sic). Ad ogni modo voleva che il Governo fascista si ricredesse, e prima di dò voleva che io stestso mi ric'redes'si. (Non ho ritsposto). Ha tffi'!llinato dicend'Oiffii ci aVJrebbe provato che avevamo errato, che il suo animo e la sua politica restano verso di noi quali sono già stati. Ha mostrato desiderare da me qualche espressione di ~consenso, ma io mi sono limitato a dir:gli 'che rimanevamo in attesa, e non chi!edev:amo se non di avere <iati 'suo1i futuri atti ,1a con.ferrma deUe sue attuai[,i parole. E presentatigli gli auguri di buon Natale per la consorte e per lui me ne sono gentilmente andato. Il colloquio era durato tre quarti d'ora.

Nel presente stato di cose il più utile per noi è d'aver messo Schober nella necessità di dichiararci che vuol darci prove concrete delle sue verbaH assicurazion.1. Si potrà ~al momento opportuno chiedergli di mantenere effettivamente queste promesse. Intanto non rimane che attende-re e oss·ervare.

Non mi pare temerario supporre intanto che questo colloquio abbia cominciato a dare qualche, sia pur .modesto, :lirutto. Il .giorno seguente a quello in cui era avv-enuto, Schober dichiarava in un ricevimento -ai giornalisti stranieri di essere rimasto quale era fino al 30 settembre e di non aver cambiato nè idee· nè intenzioni.

Ad accrescere l'effetto delle mie dichiarazioni a Schober ho creduto opportuno andare stamane a ripeterle ~al Segretario Generale Peter con qualche più ampiJo ,commento. Peter ha confidenz;iJalmente 11iconosoiJuto di nuov;o con me (ne aveva già convenuto nel corso della campagna) che Schober avrebbe potuto parlare altrimenti di noi e agire altrimenti con le Heimwehren e con i sociaHsti.

(l) -Allude al telespr. 7013/1021 del 20 dicembre, del quale si pubblicano i passi seguenti: « Per iniziativa dell'Associazione "Gioventù Dodecannesina", che raccoglie gran numero di studenti e cittadini originari delle isole italiane dell'Egeo, qui residenti per ragioni di studio (2) -Cfr. p. 675, nota 3.
473

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, PATERNO', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. s. 2989/364. Addis Abeba, 22 dicembre 1930, ore 23,15 (per. ore 3 deL 23).

Fiduciario Imperatore mi ha confermato nel corso di una lunga conversa

zione stato d'animo poco amico del Sovrano a nostro riguardo sforzandosi di

dimostrare che ciò era da ~ascriversi a due :llatti precisi: l) che l'Italia fu l'unica

Potenza ,che si oppose, alla Conferenza delle armi, all'acquisto da parte del Go

verno ,etiopko di aeroplani da caccia e che per questa ~ragione fu annessa al

trattato dell'agosto di quest'anno la dichiarazione che ha imposto all'imperatore

di rinunziare acquisto tale categoria di aeroplani; 2) che Ministro Cora nel

congedarsi da Sua Maestà avrebbe promesso un prestito da parte dell'Italia e

che, poichè una tale offerta non era stata poi :!latta dal Governo italiano, ne ave

va dedotto che da parte nostra non vi sia sincero proposito per aiutarlo a do

minare situazione interna. Sono profondamente convinto che le sue asserzioni

siano destituite di fondamento. Ma .poichè non trovo per la prima precedenti se

non per la questione forniture armi (telegramma di V. E. n. 97) (l) di cui mi

avvarrò in questi giorni, e per la seconda non trovo conferma alcuna negli atti

prego V. E. telegrafarmi di lll'genza ogni possibile particolarre onde io vada a

par1arne con l'Imperatore. Considero che questa apertura del fidudario il quale

mi ha dichiarato di essere autorizzato a farlo, mi fornisce una buona opportu

nità per tentare opera suddetta chiarificazione che si presenta purtroppo assai

difficile dato il quadro che ho prospettato a V. E. col rapporto segreto 7/291 (2)

in v:iaggiJo. Sua Maestà mi ha fatto anche diil."'e darl fiduotamio che [mi] ha ,1Jrowto

pe11sona leale e corretta e che conta su di me. Quelsta mossa di Sua MaJestà v;a po

sta in relazione con la situazione interna piuttosto sfavorevole alla persona del

l'Imperatore e non deve farci dimenticare che Sovrano dopo aver ottenuto Patto

amicizia 'che tail]Jto gLi ha giov;ato si era po'i a~1ontanato da noi arssumendo atteg

giramento turtt'ailitro che am~chevo1e. Riferiscomi a questo DÌJgtJ:a11do a rapporto

7/2. Arssicuro V. E. che procederò con massima cautela perchè ,considero ad ogni

modo che debbo procedere per un cammtno [pieno] dii dinsLdie.

(l) T. s. 786/97, del 12 agosto: istruzioni di smentire che l'Italia si sia rifiutata di firmare il trattato per l'importazione di anni in Etiopia.

(2) Sic, ma deve trattarsi del r. 2, per il quale cfr. p. 672, nota. Lo stesso vale l per la successiva citazione nel testo al r. 7/2.

474

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A TIRANA, SORAGNA

T. (P. R.) PER CORRIERE S. 13007. Roma, 23 dicembre 1930, ore 15.

Suoi telegrammi n. 63/19 e n. 164 (1).

Sarebbe bene iniziare un esame delle eventuaHtà verificabili nell'ambito della costituzione vigente, ,anche per essere sicuri che l'applicazione di essa possa condurre ad ·eventi quanto meno incerti e funzionare -come è nostro interesse -nel senso di raccogliere tutte le forze di ordine e di ridurre al minimo i mavgini di perturbamento, che sono evidentemente di interesse avversario.

Questo studio, che avrebbe naturalmente carattere di semplice corredo informativo, dovrebbe riflettere:

a) la situazione all'interno del1a famiglia reale ed il giuoco delle parentele maschili e, secondariamente, quello delle parentele femminili agli effetti degli articoli 51 e seguenti della costituzione;

b) :Ila sHJuaz~one deHe pe11sonaliÌ1tà e de~le famigldJe più ilnfluell1ltii! (tipo Marca Gioni nel Nord, Verlazi nel Centro, Vrioni nel Sud, Konitza nel1la zona dei Laghi, Pxistina all'estero) la cui acquiescenza alla messa in moto della successione ·costituzionale debba essere assicurata con opportuna azione;

c) la situazione di elementi o classi (tipo clero nello Scutarino) che possono aver presa sull'atteggiamento delle popolazioni, e relativo piano di azione da iniziare o intensificare.

Tutto oiò, vipeto, a titolo di sempl1iC€ corrredo de,g~lii eleriliffi1ti dd giudi.zli!o, con riserva di definke i futuri atteggiamenti sulla base di taU elementi e delle notizie che V. S. si è ~riservata di inviarmi dopo le consultazioni mediche preannunziate (2).

Zog, come Luigi XI, si serve ncn dei :(orti, ma dei deboli; ha scartato e scarterà dagli onori e dalle cariche chi può dargli ombra, cioè chi ha qualche seguito personale. I suoi Ministri, i suoi prefetti, i suoi fidi, valgono solo come esecutori delle sue opere, e si muovono nell'ambito del prestigio e del terrore del Re. Capacissimi per intrigare, per tariassare imprenditori, per tassare i contadini per far del nazionalismo e della xenofobia sciatta e pretenziosa; incapaci di radunare intorno a sé cento armati, e, direi quasi, incapaci perfino di far uccidere un nemico da un sicario. Gente, insomma, che, scampata alla prima confusione, tornerebbe a galla perché rappresenta la "intelligentsia" democratica e non è sostituibile nelle cariche e nella burocrazia; ma che, nei primi tumulti, non avrebbe che ben poco a dire.

Giacché, per un ricorso notissimo e che si è verificato nella storia di tanti paesi, è la vecchia Albania feudale e tribale del nord e del centro che, alla morte di Zog, rialzerebbe la testa, ritroverebbe la propria, se pur temporanea fortuna, e probabilmente riuscirebbe a neutralizzare l'Albania del Sud, democratica e senza capi naturali. Zog, ricordiamolo, era un bey ed un capo tribù, vinse e si impose con poche forze feudali, e con una truppa di mercenari slavi. Insediatosi, obbedì alle eterne leggi delle monarchie assolute, attirandosi i democratici, gli uomini nuovi, i bey squattrinati, e volgendosi ad opprimere gli antichi pari, i bey ed i capi della montagna.

Ma il dispotismo ultra-democratico di Zog è stato insediato colle forze feudali; né egli ha potuto, in cinque anni d'intenso lavoro per la costituzione di uno stato centralizzato, dare a questo tanta consistenza ed assestare al feudalismo ed ai gruppi familtari e tribali colpi tali da ridurli all'impotenza. Così, appena la visione della morte del Sovrano si delinea all'orizzonte, tutti gli occhi si voltano speranzosi e paurosi verso i residui nuclei dell'Albania

(l) -II primo non è stato identificato. Il secondo è il t. (p.r.) 13294/164, del 20 dicembre: notizia della malattia di re Zog. (2) -Soragna rispose con telespr. rr. 315.2/1458 del 31 dicembre, del quale si pubblicanoi passi seguenti: c Il regime che seguirebbe la scomparsa del Sovrano non sarà... un regime monarchico, ma un regime, se pur transitoriamente, repubblicano...
475

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, MAMELI

T. 1231/309. Roma, 24 dicembre 1930.

Prego V. S. int,rattenere Foreign Office e P'referibilmente lo stesso Sottosegretario Permanente drca recente visita signor Craigie a Roma (1). V. S. vorrà dir in proposito che visita del signor Craigie è stata qui molto gradita aggiun

storica, e questi alzano subito la testa sicuri che è giunta l'ora della vendetta e, se non del trionfo, di una lotta dal cui torbido sperano ventura e guadagni...

Riassumendo, l'impressione complessiva delle conseguenze di una eventuale prossima scomparsa del Re, è pessimistica, se per pessimismo s'intende l'improbabilità di una continuazione del regime e la inevitabilità di un periodo in cui rientreranno, per un certo tempo almeno, in giuoco forze e sistemi che il pugno d'acciaio e di velluto del Re aveva compromesso, ma non ancora distrutto. La politica di Zog ha del resto combinato col sistema della compressione quella del divide et impera: un seguito di abili maneggi, uno studio giornaliero di utilizzazione delle gare e delle gelosie personali, un opporre uomo a uomo e gruppo a gruppo. V. E. ha potuto constatare come il Re abbia fatto entrare, per un certo verso, l'Italia stessa e l'influenza italiana, come una pedina di questo sistema; giuocando continuamente gli italiani, gli interessi italiani, la politica di alleanza medesima o contro gruppi locali ostili o contro il nazionalismo albanese in blocco, suscitando anzi, opportunamente, i contrasti, per poi giovarsene appianandoli. È politica fine, ma, mancando d'un tratto il giuocatore maestro, le forze, prima manovrate, vengono a contrastarsi abbandonate alla propria balia, e si incontreranno, per rifare le combinazioni, molte difficoltà.

Questo brevissimo esame, che mi riprometto di completare, dovrebbe chiudersi con una esposizione della linea di condotta politica e, per quanto possibile, particolareggiata, che sarebbe da adottarsi da noi in caso di crisi. Ma mi permetto di rimandare ad ulteriore rapporto tale compito. Mi limito ad esporre qui i concetti informativi generali:

l) Costituzione immediata, a Tirana, di una reggenza o governo provvisorio di uomini che abbiano seguito, energia personale, contatti d'amicizia colle tribù del nord, e con Scutari e che siano disposti per inclinazione o costretti dalle circostanze ad appoggiarsi a noi.

2) Adesione dei gruppi del nord e partecipazione di loro elementi a tale reggenza, o governo provvisorio, che deve avvenire sotto la nostra egida. 3) Assicurarsi contemporaneamente la tranquillità del sud, mediante i rappresentanti parlamentari ed extra-parlamentari della regione.

4) Inazione delle truppe fino a quando la situazione non sia chiarita, per evitare defezioni o Dronunciamenti, a meno che non si tratti semplicemente di sgominare bande di carattere brigantesco o provenienti dall'oltre frontiera.

Debbo infine chiarire che simili miei criteri generali avrebbero un valore puramente teorico, ossia nullo, se non si applicassero, già nella mia mente, a certi uomini ed a certi

gruppi. Le consultazioni che ho avuto, nei giorni passati, con Verlaçi e con Gjon Marka, n1.i

hanno fatto già intravedere delle precise direttive eventuali. Ho poi sperimentato la grandesoddisfazione di trovare che il gen. Pariani è giunto alle stesse conclusioni, quasi più per conto proprio, che per l'influenza dei miei ragionamenti.

Rimane finalmente l'incognita dei fuorusciti, tra i quali ritengo veramente pericolosi soltanto quelli che stanno ai confini e dispongono di armati, perché, nei momenti instabili degli inizi, bastano incidenti anche dovuti a forze piccole, ma non controllabili, per mandare a monte combinazioni e provvidenze di carattere si delicato. E prescindendo dalle complicazioni internazionali che possano suscitare. Gli è per tali considerazioni, oltre il resto, che occorre avere una situazione favorevole ai nostri interessi specialmente nel nord, e cercare fin d'ora colà appoggi e partigiani •.

Un'adesione di massima veniva data da parte nostra al progetto Craigie. facendo espressa riserva però nella questione delle navi di linea e sul principio della parità •.

Cfr. anche la lettera inviata da Grandi a Mac Donald il 24 dicembre, nella quale scriveva, a proposito della recente visita a Roma di Craigie: • W e have very much appreciated his visit. I had myself severa! interesting conversations with him; and I am glad to take this occasion to express to you my satisfaction for his useful assistance in the franco-italian naval negotiations.

The constant cooperation of the British Government in these negotiations encourages me to believe that we will be able to come to that agreement which we ali desire and which will complete the work accomplished under your chairmanship in London •.

gendo che R. Governo vede con vivo favore l'attitudine assunta dal Governo britannico per facilitare un accordo nav.ale fra l'Italia e Francia e che pienamente apprezza l'intelligente opera di collaborazione svolta dall'esperto del Foreign Office. V. S. vor.rà poi segnalare che notizie circa visita Craigie a Roma apparse su .autorevoli giornali inglesi con interpretazioni datevi, sono state, come era prevedibile, riprese da stampa francese con abituali malevoli commenti. Suddette indiscrezioni sono ritenute qui a Roma come dannose ai fini del raggiungimento di quell'accordo che è nel comune desiderio itala-britannico.

(l) Craigie fu a Roma, dove prosegui con Rosso le conversazioni sul problema navale, dal 17 al 21 dicembre. Cfr. DB, pp. 434 sgg., 440-441, 444-445. Sulle conclusioni delle conversazioni romane cfr. il seguente appunto retrospettivo, che ricalca un promemoria della Marina del 27 dicembre: « In sostanza la proposta Craigie equivaleva al mantenimento dello statu-quo, conservando la Francia una superiorità di circa 135.000 tonnellate di corazzate ed incrociatori corazzati pre-Washington, di 22.000 tonnellate di navi porta-aerei, nonché di 42.000 tonnellate di naviglio leggero moderno, mentre la sua superiorità in fatto di sommergibili sarebbe scesa da 43.000 a 25.000 tonnellate circa. L'Italia si sarebbe quindi avvantaggiata di 18.000 tonnellate in quest'ultima categoria, e dal 1931 al 1936 avrebbe potuto ridurre il programma annuale delle nuove costruzioni a poco più di 20.000 tonnellnte.

476

IL NUNZIO APOSTOLICO PRESSO IL QUIRINALE, BORGONCINI DUCA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Copia)

N. 1282. Roma, 26 dicembre 1930.

Mi viene segnalato da.lla Segreteria di Stato di Sua Santità che a sei sacerdoti in cura di anime dell'Archidiocesi di Gorizia, dall'Autorità politica è stata fatta la diffida, che prelude ad altri e più gravi provvedimenti, come la limitazione di libertà di uscire nella notte -malgrado le esigenze de'l sacro ministero per l'assistenza dei moribondi -ed anche il confino (1). Tutto ciò all'insaputa dell'ordinario diocesano.

Non è informata la Santa Sede sulle cause che hanno provocato il gravissimo provvedimento, quindi non sono in grado di poterle vagliare; tuttavia, per incarico dell'Em.mo Cardinale Segretario di Stato, ho il pregio di richiamare l'attenzione dell'E. V. sull'irregolare modo di procedere dell'autorità politica nei sei casi in parola; poichè mentre, come di regola, il R. Governo non ha ome.;;so di segnalare all'Autorità ecclesiastica, e talvolta anche aUa Santa Sede, per il tramite di S. E. il Signor Ambasciatore Conte De Vecchi, i motivi di lagnanza contro qualche parroco, --segnalazioni che, a quanto mi consta, sono state prese in seria consider1azione, ed hanno dato luogo ad opportune ·chiarificazioni e provvedimenti -questa volta invece le autorità politiche di Gorizia, amo er·edere di propria iniziativa, hanno senz'altro comminato un rpa:ovvedimento di po.lizia contro sei sacerdoti in cura di anime. Ciò è contrario alle dJi,spols,izion.i deàl'art. 21 de1l Concord~to, ~e qua.lli c101sì suonano: • sopNl:ggl~ungendo g,ravi ragioni che rendono dannosa la permanenza di un ecclesiastico in un determinato beneficio parrocchiale, il Governo italiano comunicherà tali ragioni all'ordinario, che d'accordo col Governo prenderà entro tr·e mesi le misuve ap

propriate. In casi di divergenza tra l'ordinario ed il Governo, la Santa Sede affiderà la soluzione della questione a due ecclesiastici di sua scelta i quali di aecordo con due delegati del Governo italiano prenderanno una soluzione definitiva».

Prego V. E. di richiamare l'attenzione della Prefettura di Gorizia su tale articolo del Concordato, che è legge dello Stato, acciocchè, ritirata la diffida, si metta la pratica sulle vie regolari, indicate nel citato articolo (1).

(l) I sacerdoti erano: Filippo Tercelj (diffidato il l febbraio), Giuseppe Fon (diffidato li 2.3 luglio), Luigi Pavlin (diffidato il 13 ottobre), Oscar Pahor (diffidato il 21 ottobre), Giovanni Rejec (diffidato il 31 ottobre), Francesco Premerl (diffidato il 12 dicembre). Cfr. la nota 113 del prefetto di Gorizia, Tiengo, al ministero dell'Interno, del 24 gennaio 1931.

477

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A BELGRADO, GALLI

TELESPR. RR. 242641/1358. Roma, 27 dicembre 1930.

Approvo le di:r,ettive preliminari, di massima, che V. S. ha impartito al R. Console Genwail.e a Spa!Lartlo ,iJn :!'eiLazilone ail.Jla siltuazione che, dn seno a q'Uiehla nostra 'collettività, era andata diete11m1inandosi negli ultimli tempi (2).

È stata colta l'opportunità della venuta a Roma, in questi giorni, del Comm. Segre -chiamato a conferire presso questo Ministero sull'argomento della riforma agra.ria -per riassumere con lui la situazione stessa e per confermargli divettive analoghe a quelle ricevute dalla S. V.

L'impressione avuta da quanto il Comm. Segre ha esposto è che la situazione a Spalato appa1re già molto migliorata e tale da lasciar sperare che possano essere a;ppilanati u:1tel1iJOII"'Ileelltle i ptmti dii mag~ asprezza.

11 Oomm. Se~e si è ·dimost11ato perfetrtlam€1Il1te Ìlnl1leso deilil'azJilone che egJii. è chiamato ad esercitare per favorire tali risultati, azione .per la quale sarà indubbiamente utile che egli mantenga quelle opportune relazioni personali col Segretario Federale di Zara, signor Marinkovic, che siano suscettibili di coadiuvarla. ~ , :t,

Solo è da considerare, se dato il disposto del 4° paragrafo articolo 21 del Concordato non foose stato il caso di cominciare con una comunicazione all'Ordinario cosi appunto come in quel paragrafo è previsto, oppure se, dati i sentimenti a noi apertamente ostili di quell'Arcivescovo non fosse preferibile avvertirne in via diplomatica la Santa Sede come è stato fatto in contingenze analoghe e come lo stesso Nunzio ricorda nell'anzidetta Sua nota •·

L'ufficio Affari con la Santa Sede minutò per Grandi la seguente risposta alla nota di Borgoncini Duca: • Sono persuaso che l'E. V. vorrà riconoscere, nell'alta Sua equanimità, come non si potesse far·e assolutamente a meno, nel supremo interesse della tutela dello Stato, di un provvedimento di richiamo, qual'è quello che è stato adottato.

Il R. Governo confida peraltro che presto il lamentato stato di cose in quella Archidiocesi, che evidentemente esorbita dai casi previsti dall'articolo 21 del Concordato Lateranense venga a cessare e che anche colà s'instaurino i migliori rapporti fra l'Autorità Ecclesiastica e quella Politica •. .

Ma il documento reca la seguente annotazione di Grandi: c Conferito con S. E. il Capo. Non rispondere. Atti •· Per il seguito della questione cfr. il doc. del 19 marzo 1931, che verrà pubblicato nel prossimo volume.

(l) L'ufficio Affari con la Santa Sede, in una relazione per Grandi, s. d., ma posteriore alla nota Tiengo del 24 gennaio 1931, cui faceva riferimento, osservava: c Non vi ha dubbio che la ragione è da parte nostra e che un serio provvedimento s'imponeva e s'impone per frenare l'azione quanto mai dannosa di quei Parroci.

(2) Cfr. n. 453.

478

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. POSTA R. 4522/2630. Vienna, 27 dicembre 1930.

Accludo ,copia di un rapporto di questo R. Addetto militare.

Osservo:

l) Ho già riferito sul periodo di disorganizzazione per il quale stanno passando 'le Heimwehren, ·come coUJseguenZJa deltla ~ea.mpa1gUJa el}etltOii1aJle. Sta!rhemberg, che non mi risulta avermi finora mai mentito, lo ha ammesso egli stesso, ma non se ne è dimostrato preoccupato, pur dichiarando che avrebbe ora provveduto a ristabilire la disciplina nel partito. Che fra i cristiano-sociali vi sia stato, dopo le elezioni, malcontento per il fatto della pevdita di parecchi seggi a beneficio delle Heimwehren è indubbio. Tuttavia questo malcontento non ha finora suscitato un'aperta scissione se non nella Bassa Austda ove il deputato cmi,sti,ano-,soCii,a.le Raab ha .cosrbi.tuito un gPuppo dlilssiden!be, che pe!l"ò Starrhemberg assicura non riuscirà a concludere nulla. DeHa formazione di analoghi nuclei in altre province non mi risulta finora niente; non deve, se anche vero, trattarsi di cosa seria.

2) Già r:iferii a suo tempo del viaggio di Steidle a Parigi. Sul suo sc~o e sul suo 'rti,SUJltato non si è finiOIPa ,saputo nu.U.a. Stal!'hemberrg, che si è r:1coneiiliila:to con Steidle, non è stato in grado di dirmene niente, ma non è apparso preoccupato. Per quanto concerne l'innominato membro dell!e Heimwehren che sarebbe andato a Belgrado, sto facendo fare le ricerche del caso, e ne chiederò anche ,a Stall'hemberg. Noto 1intanto ·che netl corso dii quest'amniO paTecchi1e pe!l"sone appartenenti alle Heimwehren mi hanno, direttamente o indirettamente, chiesto fondi, di propria iniziativa o per iniziativa di qualche capo in sottordine. Se quella notizia è vera, non può escludersi trattarsi di alcun che di analogo. Per ciò che riguarda la direzione suprema delle Heimwehren, come ho riferito giorni fa, mi è stato assicurato che i banchieri e gli industriali austriaci amioi .si sono 1mpegnati a 'Con,t1nuare a pag,all'e ua11a sovv,enZJÌIOne mens~l!e a Starhemberg. Tornerò ,sllllll'argomento appena 'potssibdi!le.

3) L'osservazione del,la mancanza di un capo veramente capace è esatta. Deve però 'essere notato che capi di grande ,capacità manc,ano anche agli [altri] partiti borghesi, i quali non hanno, tutto considerato, come uomini superiori che Sei,pel il quale oltre ad avere malgrado le sue innegabili grandi quaUta commesso spesso anch'egli deUe sciocchezze, è sacerdote e malato di diabete e di un prindpio dii pl1eur1ite n101nchè di affezti1one tuber.corlall"e. Sta1rihembell'g è peli.' ora il meglio che le Heimwehren possano offrire, e molte delle difficoUà derivantigli daU'indisciplina dei sottocapi sono uno dei riflessi della situazione politica in Austria, i quali si manifestano anche in altri campi, e provengono in gran parte dalla autorità che storicamente si è andata qui sviluppando nelle varie province e che la costituzione .repubblicana ha riconosduto e aggravato.

4) Quanto alla colpa delle Heimwehren di essersi nel corso delle elezioni lasotarta ,sfug,gi[le iJ.'oooasi:one de:ai:siva, essa è V'era ma OQIIl certe ruser\11e. Starhemberg non ha creduto se:guire i nostri insistenti consigli di suscitare disordini nei comizi elettorali affine di ottenere il rinvio delle elezioni stesse. Ma era pronto a marciare per il colpo di Stato e solo la debolezza di Vaugoin, che è amico delle Heimwehren ma non ne fa parte, ha impedito che il proposito fosse attuato. St~bemberg non poteVJa .in quell'oaaa:silone fare dii più, gilacchè, coone ho sempre riferito alla V. E., le Heimwehren sono in condizione di produrre l'occasione propizia per dar modo al governo di agire, e quando esso agisca di cooperare con esso. Ma credere che le Heimwehren siano in grado per ora di far tutto da sole vuoi dire non tener conto delle loro effettive possibilità derivanti da infinite ragioni di carattere subiettivo e obiettivo, o per dirla con frase moderna, da ragioni relative a uomini e cose.

ALLEGATO.

FABBRI AL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARI

R. RR. 1862. Vienna, 22 dicembre 1930.

Come riferirò ampiamente nella relazione fina·le che sto compilando le Heimwehren stanno attraversando un periodo di mancanza di direttive che porta a grandi incertezze e disorganizzazione negli organi di comando.

Da quanto mi risulta, il partito cristiano-sociale dopo l'esito delle ultime elezioni politiche, allo scopo di ottenere la scissione delle Heimwehren, starebbe organizzando piccoli nuclei nelle varie provincie, con sentimenti e direttive ispirate più che ad un concetto nazionale, ad una dipendenza essenzialmente politica delle Heimwehren dal partito stesso.

Ho avuto oggi informazione, da buona :fonte, che i capi delle Heimwehren tirolesi sarebbero, in questo momento, in viaggio di propaganda e precisamente il Maggiore Pabst in Italia, il Dr. Steidle a Parigi ed un terzo, di cui non potei sapere il nome, .... a Belgrado.

Tale informazione che ho motivo di ritenere attendibile e che potrà essere controllata a Innsbruck, conferma la precedente mia osservazione circa la mancanza di omogeneità delle Heimwehren e soprattutto circa la mancanza di un uomo che sappia imprimere una direttiva unica per H funzionamento della formazione irregolare.

Tali circostanze sono indubbiamente dovute al risultato delle elezioni politiche e, soprattutto, alla recente crisi ministeriale la quale ha dimo,strato che le Heimwehren, pure essendo nella possibHità di tentare un colpo definitivo per la sistemazione politica interna, si lasciarono sfuggire l'occasione, perdendo l'influenza che esse avevano con la presenza al Governo di due loro rappresentanti e con la permanenza al Cancellierato del M.inistro Vaugoin, apertamente simpatizzante per il movimento deHe Heimwehren stesse.

In un colloquio che ebbi, giorni fa, col Ministro Vaugoin egli mi dichiarò che le sue relazioni col Principe Starhemberg e con le Heimwehren continuano ad essere sempre buone ed attive; mi dichiarò inoltre, che, per l'avvenire, egli intende continuare a marciare a fianco del movimento Heimwehrista, riservando al Paese avvenimenti decisivi.

479

IL MINISTRO A BELGRADO, GALLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

(Copia)

R. P. Belgrado, 28 dicembre 1930.

n 19 corrente mi sono incontrato con Jeftic. Avendo egli stesso portato il colloquio ~sui rapporti fra i nostri due Paesi si è accennato saltuariamente a tutti gli incontri di quest'anno a cominciare da quello del rgennaio che egli ebbe con V. E. (l) ooo aJhl'ui!Jtimo dea'E. V. con Rakllic (2). Tutta lia nosilrla oonversazdione .si è svolta in modo frammentario ed ineguale, senza cioè un filo conduttore che me ne permetta una regolare esposizione, tanto più che molti sono stati i sottintesi e molte le allusioni. Mai Jeftic mi è sembrato più cauto e prudente, e tutta la sua finezza balcanica si è mostrata come non mai. Una più precisa esposizione potrà forse da me essere fatta a V. E. se nei prossimi giorni mi sarà consentito fare una breve corsa costà.

Ma in sostanza tali sono le affermazioni principali di J eftic: l) Occorreva da entrambe le parti una assoluta sincerità nella esposizione del proprio pensiero se si voleva giungere ad una conclusione.

2) Occorreva che entrambe le parti fossero persuase della solidità politica de.Ila reciproca situazione interna. Speculare su avvenimenti futuri che potes.sero indebolire l'altra parte sì da sperare qualche maggior vantaggio era vano. n Governo jugoslavo era fermamente convinto della incrollabilità del Regime Fascista, che mercè tale regime ·la situazione internazionale italiana si rafforzava sempre più, che quindi a maggior ragione gli interessi itala-jugoslavi, che sono una realtà immanente, esigevano un rafforzamento anche dei rapporti politici dei due Stati.

3) Il Governo jugoslavo era stato molto colpito dalla lentezza con la quale le ·conversazioni procedevano, dal tempo che trascorreva fra l'una e l'altra, dal :ritardo di V. E. nel ricevere Rakic. Pur persuaso della personale buona volontà di V. E. non poteva non riflettere ai lunghi intervalli fra una conversazione e l'altra, e pensare che scarsa fosse la nostra premura di giungere ad una conclusione.

4) Ha concluso affermando ~che Marinkovich a Ginevra prossimamente ri

peterebbe a V. E. le cose già dette ed il pensiero già espresso, giungendo forse

a qualche fo11mulazione precisa specialmente per il punto di nostro .maggiore

intereE:se: i futuri raiP'porti ]ranco-jugoslavi in rapporto alla sperata nuova si

tuazione itala-jugoslava.

Ho replicato al punto primo indicando come prova della nostra sincerità

e buona volontà:

a) il fatto che al ritorno da Roma, su autorizzazione di V. E. avevo detto

a Mlar:1nkovri:ch (3) che ove, 1:n attesa deH'ulrtel'1ore sv11uppo de;l.Jle convell:~ae:1ond.

politiche, i servizi competenti avessero avuto proposte da farci per un maggio

re incremento dei rapporti economici e commerciali le avrei subito trasmesse

a V. E. che le avrebbe esaminate con ogni premura e col desiderio di attuazione;

b) quanto detto da V. E. a Rakic in rapporto ad eventuali comuni,cazioni

che Marinkovich volesse fare prima di Ginevra.

Circa il punto secondo ho affermato che il Governo italiano giudicava la situ tzione interna jugos'lava prendendo a base principale quanto io riferivo, e d .. lla instaurazione del Governo dittatoriale salvo un breve iniziale periodo di prudenti ·riserve non avevo esitato ad indicarla costantemente come solidissima.

Per il punto terzo ho nuovamente ricordato come Rakic non avesse mai fatto nessuna domanda esplicita di essere ricevuto, come V. E. fosse stata poi assai occupata e spesso assente, come dato l'accordo fra V. E. e Marinkovich circa il tramite delle future comunicazioni, esse avrebbero potuto aver luogo anche attraverso di me qualora per una ragione qualsiasi V. E. fosse impedito di vedere Rakic.

Al punto quarto ho osservato che ~nfatti questa era la questione di mag

giore !interesse per noi, e qua,1si,ai.:Ji p:mc1saz.ione fol51se s1tata fatta sarebbe udLta da

V. E. con ogni maggiore interessamento: anzi V. E. si attendeva da tempo che Marinkovich meglio chiarisse i:l suo pensiero su di essa.

Il 24 corrente ho veduto Marinkovich tornato qualche giorno prima dal suo viaggio in Grecia. Egli stesso, fattami menzione del 'colloquio di V. E. con Rakic, ha subito soggiunto che doveva parlarmi in proposito, ma ·lo avrebbe fatto in altra conver.sazione perchè in quel giorno non poteva trattenermi a lungo dato che altri Ministri attendevano essere ricevuti dopo di me e l'ora era già tarda. Avendogli io osservato ·che dopo tale incontro speravo che la errata impressione sua e del Governo jugoslavo cessasse, mi ha detto che non era tanto questo fatto che aveva colpito, quanto (ripetendomi il 1già detto da Jeftic) i lunghi intervalli fra l'una e l'altra conversazione. Osservatogli ciò che avevo già detto a Jeftic gli ho aggiunto che potevo comprendere come un anno addietro vi potesse essere ritegno per l'una o l'altra delle due parti di iniz,iare per la prima i noti colloqui, ma rotto H ghiaccio tale preoccupazione non poteva più esistere e se egli ~avesse avuto qualche cosa da dire, chiarire, agg·iungere avrebbe potuto farlo in qualunque momento attraverso di me, ·se V. E. per .impreviiste ragioni non ave1sse potuto dlll!con;trarrsi 'COIIl Ral:Dk. Del resto eglii. sapeva quali erano i motivi che avevano impressionato il Capo del Governo, e V. E. dopo il colloquio di Ginevra, sapeva pure che vi erano delle questioni che V. E. aveva posto e ~che forse meritavano qualche ulteriore suo chiarimento. Era in ogni caso esagerato dare soverchia importanza al fatto che V. E. non aveva potuto vedere Rakic. Se a fatti consimili si dovesse dare tanto peso che avrei dovuto io dire del fatto che, tornato dal mio ·congedo, avevo come d'uso chiesto di essere .ricevuto da Re Alessandro e non avevo ancora una risposta? Re Alessandro si era limitato a farmi dire vagamente dal Maresciallo di Corte che essendo in quei giorni a Belgrado la Regina Mar·ia di Rumen~a, la Principessa Ileana etc. ciò lo occupava molto, che mi avrebbe ricevuto quando fosse più calmo, e poi incontratomi due volte (ai balli del 15 e del 17 dicembre) mi aveva salutato quasi freddamente. Io non davo importanza tragica a tale fatto, tanto che non lo avevo neppure comunicato a V. E. perchè

mi rendevo ~conto che Sua Maestà era occupatissima e poteva benissimo non avere ancora trovato il tempo di ricevermi.

Marinkovich non mi ha risposto una sola parola su questo punto, però ha prontamente attenuato una sua precedente asserzione, affermando che se da altri ,si dava ,importanza ai tempi che ;correvano tra una ed altra conversazione, egH non ne aveva tenuto un conto assoluto, era stato poi del resto soddisfattissimo e lieto delle comunicazioni fattegli al mio ritorno da Roma e che

V. E. aveva ripetuto a Rakic. Intanto il trasloco del ,console jugoslavo di Trieste era cosa fatta, e sarebbe pubblica non appena Re Alessand,ro avesse firmato il relativo decreto, i nostri allogeni più pericolosi dimoranti in Slovenia erano stati allontanati, se non avevamo visto fra questi tutti gli agitatori a noi noti, non avevamo che comunicarne i nomi ed il ~loro allontanamento avverrebbe. Credeva anche di avere ~inteso che il Commissario Ujcic sarebbe trasferito da Sussak.

Al qual proposito mi ha narrato che mesi or sono un gruppo di sloveni aveva chiesto aiuti al Governo jugoslavo per liberare l'Italia dal Fascismo ma che egli li aveva rifiutati pe,rchè non intendeva intervenire in casa altrui, perchè ,la storia d'Italia insegnava che essa aveva avuto periodi di vera e solida gram.dezz1a quM~Jdo eTa 1starta retta da reg:Lmi di a~rdlstoooa:zLa, che dm. ogni oaso spetltava 'aglii dJtawLani .giud~CJa,I1e se hl Regime ~asc~sta ooa veg!iane da oui doveVIarrlo libetra~r,s:i e ::flart1o 1s1e cvedeV~arno, non spettava agli stranLeri. Se gli sloveni d'lta[ri.a avessero avuto 'senno politico avrebbero dovuto fino dal primo momento dichiararsi aperti fautori del RegLme Fa:scilsta, e così ne avrebbero tratto vantag,gio certo. Orede:re ,che i regLmi interni degli 'stati potessero essere mutati da progetti di emigrati e da aiuti ,stranieri era errore.

Quanto a sua disposizione a parlare e dire il suo pensiero ne aveva già dato prova e pronta. Aveva fatto anche dei soliloqui (allusione a quanto comunicato a V. E. l'estate sco,rsa da Bled per mio tramite) (l) era ,pronto a parlare ancora e quanto si volesse. Mi aVIrebbe detto altre cose ad un colloquio fissato poi di comune accordio per oggi, da,to che gli avevo acCiellllllato al>lia probabilità di una mia breve corsa a Venezia e da Venezia a Roma per la fine dell'anno.

La sera del 25 corrente il Pdndpe Paolo (che fu a pranzo da me con la Principessa Olga e la Principessa Maria di Grecia -erano presenti anche Marinkovich ed il Generale Hadjich ministro della Guerra -) presomi in disparte prima dell'inizio del ballo, fattemi le più aperte ~dichiarazioni di simpatia per l'Italia, per un accordo etc. (espressioni in lui abituali) mi disse che Re Alessandro lo aveva incaricato di dirmi che era assai spiacente non avermJi potuto ancora ricevere, ma voleva farlo con ogni ,comodità e ~con ogni larghezza di tempo per poter ampiamente discorrere. Avendo inteso che forse avrei fatto una rapida sc,appata in Italia mi vedrebbe al ritorno.

Ed ieri 27 Jeftic pregatomi di recarmi da lui mi ripetè il rammarico di Re Alessandro di non avermi ancora ricevuto. Ma egli era semp,re lieto di vedermi «personalmente» e mi avrebbe atteso al mio ritorno dall'Italia.

Infine stamane sono tornato da Marinkovich che mi. ha affermato avere lungamente riflettuto alla sollecitazione fattagli da V. E. .per il ·caso egli avesse avuto alcunchè di nuovo da dirgli prima dell'incontro di Ginevra, ma Invero egli aveva ormai esposto tutto intero il suo pensiero, non restava che passare ad una formulazione concreta di esso per la sua attuazione pratica e per le varie questioni esaminate, formulazione del resto assai difficile da trovare, tanto che la importanza di eventuali futuri accovdi non sarebbe stata tanto nelle formule da trovare e sottoscrivere, quanto nelle assicurazioni e nei chiarimenti che sarebbero stati scambiati e fissati in occasione della conclusione di un accordo. EgU era ottimista sul risultato, taluno gliene faceva carico, ma egli non vi badava, visto che ·anzitutto l'ottimismo è una condizione per riuscire e che se taluno lo criticava non gli impediva però di agire come meglio .gli paresse ed è questo cui più di tutto teneva, poichè a.lla fine sarebbe stato lui ad aver ragione. Sperava che nel prossimo incontro di Ginevra con V. E. fostse possi:bhl..e giungere ad una conolus·iorne definLtdva, oiò che glli avrebbe permesso di .passare poi a Davos quattro settimane di riposo con vero giovamento della sua salute, perchè scevro delle preoccupazioni e delle responsabilità che gravano su di lui.

Ho esposto a V. E. con ogni possibile fedele dettaglio 1i vari coUoqui di questi ultimi giorni e la loro successione, affinchè l'E. V. possa trarne qualche conclusione anche indipendentemente da quelle che V. E. troverà nel seguito di questo rapporto. Metto nuovamente in evidenza la reticenza e la tortuosità del colloquio con JefUc che fin qui mi aveva invece parlato con ogni maggiore apparente sincerità. Egli ha costantemente abbinato le situazioni dei due Stati mettendo sullo stesso piano i [punti di partenza delle .convensazioni e lo ~pirito col quale esse venivano condotte, ma evidentemente per poter affermare, con tale espoo>iz1~one in:diÌII1etta che le nostre non g:J.d pwevruno sLn1cer,e, che noli non credevamo alla solidità del Governo dittatoriale speculando su elementi di debolezza inesistenti, che tutto il pensiero del Governo jugoslavo era stato esposto, ma non il nostro, che si avevano dubbi sul'la nostra buona volontà di giungere ad una conclusione. Ha marcato la sua convinzione sulla personale buona volontà di V. E. Con lo stesso metodo di conversazione e per le stesse finalità Marinkovich, volendo toccare di nostri aiuti ai croati, mi ha detto di aiuti ,rifiutati a sloveni che volevano libemre l'Italia dal Fascismo. Ma fuori di questo Marinkovich ha affermato un suo ostinato ottimismo in contrapposto ad una sfiducia altrui, ha sottolineato la sua soddisfazione per le comunicazioni di

V. E., assicurato di volere prendere tutti quei provvedimenti che potessero provare la sua buona volontà di evitare alla nostra frontiera quei gravi turbamenti che alimentano il terrorismo nella Venezia Giulia. Però non si può non notare una curiosa differenza fra il proposito del 24 corrente di dirmi molte cose da ripetere a V. E. prima del prossimo incontro di Ginevra, e la nessuna cosa dettami invece stamani. Chi ha egli veduto nel frattempo se non il Re?

Le mie impressioni da qualche settimana a questa parte •così si riassumono: l) Vi è stato un periodo in cui Re Alessand.ro con Zivkovich e Marinkovich hanno creduto utile anzi indispensabile e forse urgente per il Governo jugo

slavo accordarsi con noi sciogliendosi per quanto possibile dai legami francesi. Tale desiderio, sotto la pressione degli avvenimenti è andato crescendo fino a detevminare una vera ansia di concludere al più presto. Questo culmine si è avuto fra il settembre ed il novembre u.s. ma è poi caduto.

Vi hanno contribuito:

a) il nostro silenzio interpretato come scarso desiderio di concludere

quello ·Che era nelle speranze jugoslave;

b) le notizie dall'Italia, in parte forse errate ed esagerate, di continuati appog.gi agli agitatori croati. A prova di ciò V. E. rammenterà il discorso di Kovacevich ai contadini croati del 6 c.m. con attacchi ai croati emigrati ed aiutati dallo straniero, che la recrudescenza della .stampa jugoslava a noi ostile coincide con l'articolo favorevole ai croati pubblicato dal Corriere della Sera del 2.1 settembre scorso (1). R1i1ch~amo pure .J.e u1tdme notizre pubbi!J~cate dailile Novasti del 19 dicembre (mio telespresso n. 6197/2434 del 19 corrente) che qui tutti credono esatte, malgrado evidenti inverosimig.lianz.e;

c) lo sviluppo della situazione politica che ha provato •come il pericolo di un blocco revisionista capeggiato dall'Italia con effetti immediati non è imminente così come lo si è ritenuto per qualche mese. A determinare questa convinzione vale certo l'assidua pertinace azione francese che certo svaluta anche •Le nostl'e poss~bhl1ità miù.,:tar'i. St~mo che 0011che ihl veoonte V'~agg:iJo di Marlilnkovich ed i colloqui avuti con Venizelos abbiano potuto contribuire alla formaz.ione di un senso di tranquillità e di distensione in rapporto a temute prossime complicazioni internazionali.

Perciò se non è cessata la necessità, non vi è certo più l'urgenza di accordarsi con l'Italia abbandonando la tutela francese.

2) Vi è un contrasto fra Marinkovich e Re Alessandro. Questi per le ragioni suddette è forse incline, quanto meno a ritardare l'accordo con noi, fin qui invece da lui vivamente auspicato e desiderato (vedi le di lui passate dichiarazioni ad Henderson (2), e quelle ài Jeftic a me). Perchè Re Alessanc:ro non mi avrebbe subito ricevuto, e poi soltanto per le molto discrete osservazioni mie a Marinkovich mi ha mandato due messi ma solo per dirmi mi avrebbe veduto al ritorno dalla mia progettata corsa in Italia, e che « personalmente » era sempre lieto di parlare con me?

Marinkovich persiste invece nella sua prima linea. Pur non obliando che fu Ma["'inkovkh a fi•rmare l'a•ccordo franco-jugoslavo de1li!Ji 11 novembre 192'7, devo per a.J,~o tener presente le costanti di iLUJi affermaz1ioni durolf1te tutto hl 1930, e che ad esempio egli fu sempre favorevole al prestito attraverso i Rothschi!Ld di Londra per non aJ>.serVIirsi alfa F~ancia, che iLa denuTLc1i1a deUe tra:ttative con questa Banca fu fatta senza previa di .lui conoscenza, ehe circolando in questi giorni voci pessimiste anche sulla possibile conclusione con la Banca francese, Marinkovich ha detto a Nesdch (Ministro di Jugoslavia ad Angora) come mi risulta da sicurissima fonte, che ne era lieto peDchè la conclusione del prestito a Parigi darebbe all'opinione internazionale la sensazione ehe la Jugoslavia è paese interamente asservito alla Francia e di perduta indipendenza.

È vero che Marinkovich ,affermando il suo ottimismo sul risultato delle prossime conversazioni a Ginevra con V. E. ha aggiunto che, del pessimismo altrui poco si cura visto che è lui ad agire, ma anche l'augurio di riuscire per potere trascorrere quattro settimane di pieno riposo a Davos libero da preoccupazioni e responsabilità può indicare che egli deve vinceve dei contrasti interni che forse attraversano sempre più l'opera sua.

Queste sono le conclusioni cui credo di poter giung,ere oggi. V. E. vedrà Marinkovich verso il 15 gennaio p.v. Da quel più ampio colloquio l'E. V. potrà venire a conclusioni ben più precise e sicure delle mie odierne, e giudicare se

o no conv,enga a noi continuare nelle conversazioni, se o no esse abbiano probabilità di definitivo risultato utile.

Mi sia però permesso aggiungere, e nel modo più rispettosamente subordinato, che se l'ottimismo di Marinkovich dovesse avere ragione, e 'che se vi foss,e per noi manier~a di aprire anche una sola breccia nel sistema francojugoslavo, ma certa e precisa, non sarebbe poi che nella nostra forza allargarla fino all'intero per distruggere questo edificio politico a noi avverso.

(l) -Per l'incontro di gennaio, cfr. serie VII, vol. VIII, n. 302. (2) -Cfr. n. 441. (3) -Cfr. n. 434.

(l) Cfr. n. 189.

(l) -Articolo di fondo • Un grido di dolore •. (2) -Allude probabilmente alla dichiarazione del 12 marzo, sulla quale cfr. l'accenno in serie VII, vol. VIII, p. 547.
480

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOLSI

TELESPR. 2427(}9/301. Roma, 29 dicembre 1930.

Ho ricevuto il suo telegramma n. 360 (l) ed ho preso visione della lettera di V. E. diretta, in data 25 novembre scorso, al Ministro Gooriglia (2), nonchè di tutte le Sue recenti comunicazioni sulla questione dei rapporti italo-turchi e sulLe ramificazioni delLa nostra azione da Angora, tanto verso la Russia che verso la Grecia e gli altri Stati Balcanici.

In sostanza Ella ritiene che un rafforzamento dei legami itala-turchi sia neoossaJI"io a cOIJJso'lddialr1e una s1tuaZJione che non iLe sembm ga.I1a1Il11l1ta daillla partita doppia che giocherebbe la Grecia. E ritiene che tale necessità sia ora più che mai determinata dal fatto che la Grecia, entrando in amichevoli rapporti colla Turchia, se ne varrà per esercitare su quest'ultima un'influenza contraria ai nostri interessi, facendosi anche, in un certo senso,' portavoce della Francia ad Angora. Il rafforzamento dei legami italo-turchi verrebbe ottenuto, nel pensiero di V. E., colla st1pulazione di un accordo italo-turco identico al patto russo-turco di Angora, come base di una intesa italo-turco-russa.

Per quanto concerne la Grecia, non posso che confermade quanto le è stato esposto ripetutamente da questo Ministero. Conosciamo esattamente la situazione interna ed internazionale del paese e non ci siamo mai fatti alcuna illusione ,sopra un apporto attivo della Grecia alla nostra politica in Mediterraneo. Essa costituisce, peraltro, una posizione poliUca e specialmente navale del massimo interesse per l'Italia e in Adriatico, ed, in genere, nel Mediter

(2l Cfr. n. 408.

raneo. È quindi per noi quanto meno sufficiente, ma strettamente indispensabiLe, che la Grecia sia mantenuta estranea a combinazioni che siano dirette contro di noi e contro i nostri interessi. Necessità, quindi, assoluta di continuare, malgrado tutto, il nostro lavoro, destinato a mantenere con la Grecia i migliori e più amichevoli rapporti anche se non concretati in immediate e più tangibiJ.i realizzazioni, e necessità non meno assoluta di evitare accuratamente ciò che potrebbe fornire ai nostri avversari, nella stessa Grecia e fuori, materi-a per esercitare influenze a noi ·contrarie, che Ella stessa mostra giustamente di temere.

Ciò premesso, è evidente che sia da ·auspicare non soltanto il mantenimento, ma un progressrivo rafforzamento dei legami itala-turchi. Ed è questo appunto, il compito che è affidato proprio a V. E. Sul·la situazione però che è venuta a determinarsi in seguito alla stipulazione, non soltanto del patto di ami~i1a ditawo-tu11oo, ma soprarbtutto del patto ditail:o-:g:reco (l) (destdinarto teoa.-ioomente a •comp1letare ill_ primo) è bene portare un esame spassioillar!Jo e soevJrlo dii liiiJlJUJsdJOni.

Come Ella osserva che i legami strettisi fra J.a Turchia e la Grecia possono dare a quest'ultima modo di svolgere un'azione a noi contraria, è ugualmente nec,essario riconoscere che la Turchia, dopo di essere stata ripo.rtata per mano dall'Italia (e libera dall'assillante preoccupaz·ione della nostra ostilità) sulla ribalta della grande politica europea, e dopo di aver sempre per nostro merito, tolta dal suo fianco la spina delle difficoltà particolari 'che ancora aveva con la Grecia, è naturalmente portata ad agire nei nostri riguardi con maggiore indipendenza ·di prima. Sorge ora, quindi, la necessità, per rparte nostra, di una stretta sorveglianza della politica balcanica della Turchia, le cui manifestazioni sono rese oggi anche più pericolose dal ben noto carattere personale di Tewfik Ruscdi bey.

Tewfik Ruscdi non perde di vista l'intevesse personale e di partito, dei suoi successi politici, che già contribuimmo ad assicurare, in un momento per lui critico, col nostro patto di amicizia. Ora egli persegue, evidentemente, lo scopo di farsi, con l'appoggio di Mosca, l'arbitro delle relazioni intel'balcaniche. A raggiungere lo scopo, egli si vale, ove occorra, della garanzia e dell'appoggio de1l'ItaHa, ma, raggiuntolo, non sembra che nei nostri riguardi voglia andare oltre. Comunque siano andate le cose per il patto itala-greco-turco (Michalacopoulos insiste ancora nell'affermare, ed ha autorizzato Bastianini a farne la ·comunicazione formale a Roma, che la partecipazione italiana è stata esclusa, almeno per il momento, da Tewfik Ruscdi che la riteneva non opportuna e tale da diminuire la portata e l'effetto dell'acco11do raggiunto direttamente fra Grecia e Tur·chia), sta di fatto che Tewfik Ruscdi (Suo telegramma

n. 3,99) (2) pur eoillosce:ndo e1sattamente Le difficoLtà diellila si,tua~ione grr-e1ca, dimostra di interpretare in modo assai singolare la politka di Milano, limitandosi, ora, a dkhiararsi pronto a sottoscrivere ciò che riuscissimo a concludere «direttamente» con Atene.

Lo stesso Venizelos (vedi telegramma di Atene n. 249 qui unito in coptia) (3) è ancora più esplicito nei riguardi di quello che sarebbe stato il contenuto degli

accordi di Angora. Le dico subito che non mi stupirei affatto che le gravi dichiarazioni fatte da Venizelos al Ministro Bastianini corrispondessero a verità. Ella può, del resto, domandarne esplicitamente a Tewfik sulla cui lealtà nei nostri riguardi comincio ad avere veri motivi di dubbio.

D'altra parte, invece di passare per Ia Grecia, Tewfik si è da Roma recato direttamente a Sofia, vi si è presentato sotto gli auspici di S. E. il Capo del Governo per patrocinare un accordo greco-bulgaro e ci chiede di essere tenuto, per trnmite di codesta R. Ambasciata, esattamente al corrente di quanto fanno, pensano e concludono i nostri Ministri a Sofia e ad Atene. E ciò mentre, durante il suo soggiorno a Roma, mi ha personalmente premurato a non esercitare akuna azione in quelle capitali per favorire la conclusione di un accordo greco-bulgaro, essendo questo un compito che 1più facilmente poteva essere adempiuto dalla Turchia.

Occorre, dunque, pur senza variare sostanzialmente il nostro atteggiamento e le nostre direttive, considerare la situazione nei riguardi turchi e l'azione balcanica di Tewfik Ruscdi colla necessaria circospezione, affinchè i risultati non abbiano ad essere, in definitiva, in questo spirare di aria interbalcanica, contrari a precisi interessi dell'Italia, che, in Balcania, ha posizioni essenziali ed obbligate da salvaguardare, che non ·le consentono l'elasticità ed i rischi che possono permettersi la Turchia e l'azione personale di Tewfik Ruscdi.

Con tali chiarimenti, quindi, è ovvio ·che V. E. debba adoperarsi per il rafforzamento, e soprattutto per l'efficienza politica nei riguardi dei nostri interessi, dei legami italo-turchi, non po~endo noi, evidentemente, arrestarci sulle posizioni conquistate col patto di amicizia itala-turco e con quello turco-greco. Ritengo, però, che fra Italia e Turchia ciò debba essere possibile, come Io è sempre stato fra paesi che hanno una politica importante e senza contrasti da svolgere, senza che occorra una serie di patti scritti anche perchè, oltre a tutto, ciò appare più conforme alla elasticità dell'azione che V. E. deve esercitare costà nei riguardi delle relazioni italo-russe, il cui favorevole orientamento -Ella ha già avuto cenno delle idee scambiate con Litvinoff a Milano (l) deve essere maturato e potenziato col tempo necessario.

È da dubitare, del resto, che un accordo itala-turco, quale V. E. suggerirebbe, potrebbe effettivamente controbilanciare ad Angora l'influenza russa, in 1specie per aiò che eoncenne 11e quel~;t,1oni del1l'orrient€ etN"opeo. Le posi21ioni russe ad Angora, se non altro per ragioni territoriali, sono formidabili e preesistenti all'acco:r1do tul'co-russo. Un parallelo accordo itala-turco potrebbe, anzi, avere per effetto di legarci ec-cessivamente alle decisioni di Angora, che ha già una specie di mandato russo provvisorio, per quella po.Iitica balcanica che Mosca non ritiene di poter ancora svolgere direttamente. Potremmo finire così, col convertire la politica di Milano nella politica di Angora.

Riassumendo: compito di V. E. costà quello, anzitutto, di curare ed invi

gilare gli sviluppi pratid e le applicazioni ulteriori del patto di amicizia itala

turco e delle intese che partono dai colloqui di Milano, in conformità degli

inte:r1essi poJitici particolari italiani che il Governo fascista deve assicurare ed

in Balcania ed altrove.

Quanto alle relazioni italo-russe, Ella ha già contribuito efficacemente a portarle sopra un terreno utile e promettente, attraverso all'azione che Ella ha svol!to ad AIDgora con Surots, a7Jtone di CIUi ho potuto senti1re giliL effetti nei mio recente incontro con Litvinoff. Occorre che V. E. si mantenga, per ora, nella stessa .linea di condotta, che ritengo sufficiente fino a tanto almeno che la situazione non si presenti, colla debita maturazione, in condizioni da presentare l'opportunità e l'utilità di ulteriori avanzate (1).

(l) Cfr. n. 348. (l) -Sic, ma con ogni probabilità deve Ieggersi turco-greco. (2) -T. per corriere 2954/399 del 10 dicembre, che non si pubblica. (3) -Cfr. n. 459.

(l) Cfr. n. 411.

481

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

R. R. 4544/2642. Vienna, 29 dicembre 1930.

Nella conversazione da me avuta or sono circa due settimane con il Conte Bethien (2), questi, dopo uddlta la lettura dlata~i da1l Comm. Aril:otta deil teilegr.amma per corriere di V. E. n. 1103 (3) c.iJr,oa lJe dii: Lei dichi:~~orui: a cotesto Ministro di Ungheria rigua:vdo all'attuale situazione austriaca, e, dopo udltto aU:tresì quanto gLi comun~cai sul mio ooihloqiUiilo con Schober (4), mi: 11i'Voilse numerose domande non solo sugli ultimi avvenimenti in Austria, bensì anche sul presente stato di cose. Chiese la mia opinione su Seipel, su Schober, su Vaugoin, su Starhembe~rg, sulil·e Heimwehren, e swl P:re1sd!dente deilla Repubblica; mi domandò se credessi in una lunga vita del presente Gabinetto, nella possibilità che a questo ne succedesse un altro con la partecipazione dei socialisti e che l'Austria s'intendesse con la Cecoslova·cchia ecc. ecc. Credo superfluo stare a ripetere quali risposte io abbia date a Bethlen, giacchè la mia opinione su tali al'gomenti è stata da me più volte riferita con i miei precedenti rapporti a V. E. Non so per quale ragione Bethlen abbia desiderato conferke ·con me in proposito: suppongo essa sia da cercarsi nelle parole che mi rivolse ac·comiatandosi e ringraziandomi della mia gita a Budapest, e cioè che Le m~e <imformaZJiloni ghl ecr:"laii10 s11Ja,te a1ssai u1JiJJi: « per chiarlir1Si. ile idee suilil.a siltua~ zione austriaea ». Tale affermazione deve essere messa in rapporto da un lato con la voce da me udita ch'egli non presterebbe fede illimitata a questo Md.nistro di Ungheria che ·considererebbe come troppo sensibile alle influenze austriache, dall'altro ·con ciò che egli stesso ebbe a dirmi nel corso deUa conversazione, e cioè che, per quanto io gLi confermassi l'impressione qui diffusa che l'attuale Gabinetto non fosse per avere lunga vita e che in un nuovo ministero potesse non Esservi più posto per Schober, egli credeva gli convenisse non ritardare troppo la restituzione della sua visita •che, promessa per la seconda metà di dicembre, era già stata da lui rimandata, e ch'eg.U si proponeva ora compiere verso la metà di gennaio. Da quanto mi comunicò poi il Comm. Arlotta, il proposito di Bethlen di non rinviare di troppo il suo viaggio a

(31 Cfr. n. 455.

Vienna deriva dal suo desiderio, date le difficoltà di politica inte:ma esistenti in Ungheria a causa della precaria situazione economica, di ottenere un successo di politica estera. Una visita qui significherebbe la conclusione, oltre che del patto (1), di una clausola segreta da stipularsi con scambio di note fra Schober e Bethlen per la quale i due Stati si impegnerebbero a consultarsi nelle questioni di comune interesse concernenti Potenze a entrambi limitrofe, oioè p["la)ti1camente lia Oeooi3liova~oCihia e '1a Jugosfu:wa. Per quanJto ,taiJJe impegno segreto non contenuto nel testo del patto non sarebbe, a quanto credo, portato all'approvazione dl questo Consiglio dei Ministri (in caso contrario l'indomani anche le pietre del Ring ne sarebbero informate) e potrebbe perciò non essere riconosciuto come vincolante dal futuro suocessore di Schober, come già avvenne per l'accordo Nitti-Renner, e per quanto, nello stato presente delle cose, non è prevedibile una lunga vita ministeriale di questo, il Conte Bethlen sembra credere che, sia pure in tale forma e con tali limiti, la conclusione del'la clausola segreta sia preferibile a niente, altr'anche per il vantaggio immediato che essa presenterebbe, per il precedente che stabilirebbe e che più facilmente potrebbe essere rispettato da un successore che la trovasse già esistente. Senza contare che ove Schober, come da vari si crede e nessuno osel'ebbe escludere in modo assoluto, dovesse diventare nel corso del '31 Presidente della Repubblica, potrebbe sempre farsi affidamento sul concovso ch'egli presterebbe affinchè un impegno da lui preso fosse rispettato dai vari Ministri degli Esteri ch'egli chiamasse al potere. Tutto ciò ho oreduto riferire per una certa analogia che può vedersi tra la posizione dell'Ungheria di fronte aU'Austria, e la nostra nei riguardi della RepubbHca F·ederale; e questo in relazione a quanto espongo qui appresso all'E. V.

Il risultato del mio colloquio con Schober di due settimane fa è che noi gli abbiamo detto essere malcontenti del suo contegno a nostro riguardo come candidato politico e rimanere in attesa di quello che farà come ministro, e ch'egli ci ha risposto essere lo stesso amico di prima e non chiedere che di potercelo provare.

Questa dichiarazione di Schober mi pare presenti fin da ora un duplice vantaggio. lnnanzi tutto quello di ridurre la possibilità di qualche suo atto dannoso per noi. Rammento i tentativi di questo Ministro di Francia nella primavel"la Slooosa per J,a IOOndtus1o>ll!e di un pa,tto dii amiio~i1a (2). Se per un verso è da considerare che la stipulazione di un simile patto sarebbe più difficile allo Schober d'oggi, capo di una frazione parlamentare di cui una parte è •costituita dal gruppo pangermanista, che non allo Schober di sette mesi fa indipendente da qualunque partito, non si deve, sia pure in via soltanto prudenziale, dimenticare ·che la Francia, la quale sovrabbonda di capitali, non ha finol"la partecipato 1a·l secondo prestilto auJSitll"liaoo e ·che, pur non essendosi finora >UJUlil'a udi.to in proposLto, nessuno potrebbe ~arantire ch'essa non abbia a voler tentare di subordinare una sua partecipazione alla seconda fetta del prestito a qualche accordo, anche se generico limitato e formale, con l'Austria.

Oltre a ciò, il suddetto stato d'animo di Schober verso di noi presenta il vantaggio che se abbiamo qualche questione da regolare e qualche richiesta da rivol,gergli, è prevedibile ch'egli farà il suo possibile per soddisfarei nella speranza di ristabilire così i precedenti cordiali rapporti. Senonchè mi preme andare più a fondo nella questione.

Noi abbiamo due possibilità di contegno di fronte a Schober. L'una è quella di mantenerci nella riserva nel.la quale ci siamo messi, evitando qualunque effettiva ripresa di più cordiali rapporti, sia pure con qualche apparente attenuazione se qualche cosa ci convenga chiedergli, e rimandando la visita di V. E. a quel tempo .più o meno prossimo nel quale un altro ministro gli succeda nel portafogli degli Esteri. Questo è il contegno che riuscirebbe più gradito a Seipel e a Starhemberg, hl. pliù iLog1]co e ihl rpiù :liaoi1le. Senonchè è un contegno che se presenta vantaggi presenta anche inconvenienti in quanto, come negativo, non ci offre alcun beneficio.

L'altra possibilità è di regolarci come l'Ungheria. Approfittando del fatto .che Schober vuoi r1prendere gli anteriori rapporti con noi e smania per la visita di V. E. e che d'altra parte egli è altrettanto vanitoso quanto debole, potrebbe esaminarsi l'eventualità di chiedergli la conclusione di qualche accordo segreto, che vincolasse a noi in qualche modo l'Austria, come corrispettivo alla soddisfazione da parte nostra dei di lui destderi. Le obiezioni, oltre che da evidenti rag,ioni di princiJpio, si deducono anche da quanto ho detto cosi circa il piano ungherese come circa la prima possibilità nel nostro contegno. L'accordo, probabilmente per il modo come dovrebbe essere ·stipulato, potrebbe non essere considerato impegnativo dal successore di Schober. Ma sarebbe già qualcosa, forse preferibile al nulla, giacchè non è detto che ove al presente gabinetto uno più forte g.1i succedesse, appunto perchè tale, questo sarebbe pronto a prendere ex nova impegni (che Schober nella non grande solidità della sua presente situazione politica e nella speranza di rafforzarla colla visita di V. E. potrebbe esser disposto ad assumere), mentre trovandoli già assunti gli sarebbe più diffic>ile non tenerne alcun conto. D'altra parte bisognerebbe anche considerare, come dicevo, la possibilità del malumore di Setpel e delle Heimwehren.

Con Starhemberg se ne potrebbe ragionMe, ma quanto a Seipel, da una sua risposta di ieri ad una mia lettera di auguri, apprendo che il suo miglioramento è assai lento e che per ora non tornerà, ciò che mi impedirebbe per adesso uno scambio di idee con lui. S'intende che a questa nostra dchiesta principale qualche altra secondaria potrebbe aggiungersi concernente per esempio sia le Heimwehren sia altre questioni che ci interessassero.

Mi è difficile esprimere un'opinione in proposito. La prima possibilità ci avvantaggerebbe nei riguardi della politica interna austriaca di fronte a questi partiti di destra; la seconda nei riguardi della nostra generale politica estera europea. L'E. V. è competente a decidere, e del resto non è forse necessaria una decisione immediata e si può attendere qua.lche settimana per esaminare così la piega degli avvenimenti parlamentari in questo Stato come l'andamento delle ulteriori trattative con l'Ungheria ed anche il risultato conclusivo della visita di Bethl·en. Ma ad ogni modo ho creduto opportuno espm:-re tutto quanto precede a V. E. perchè abbia il possesso dei vari elementi di giudizio e il tempo di ponderarli.

(l) -Il documento fu inviato da Grandi in visione al re. (2) -Cfr. n. 470. (4) -Cfr. n. 472. (l) -Fu pni firmato il 26 gennaio 1931 unitamente a una clausola segreta di reciproca consultazione nei confronti della Jugoslavia e della Cecoslovacchia. (2) -Cfr. nn. 52, 58, 64, 73, 75, 78.
482

APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, SUL COLLOQUIO CON L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, VON SCHUBERT

Roma, 30 dicembre 1930.

l. -Von Schubert mi domanda la risposta al passo, fatto una diecina di giorni fa, tendente ad ottenere che il Governo italiano rinunci alla mobilizzazione della quota indifferibile -Piano Young (1).

Gli rispondo che è J.mpossibile, riservandomi di comunicargli pm dettagliatamente i motivi non appena il Ministero delle Finanze mi trasmetterà i dati tecnici richiesti (2). L'Ambasciatore tedesco mi manifesta il suo vivo dispiacere per la risposta italiana e mi fa presente che ciò susciterà una viva delusione nell'opinione pubblica germanica.

2. -A nome del Ministro Curtius, Von Schubert mi informa che il Governo tedesco è d'accordo col Governo italiano sull'utilità di un passo presso

• -Nel redigere l'unito "Progetto di risposta " si è avuto in mente l'opportunità -che S. -E. il Ministro valuterà nella Sua alta saggezza -di non limitarsi a fornire gli argomenti " tecnici " che comprovano il buon fondamento del diritto dell'Italia di procedere alla divisata operazione di cambio di titoLi del proprio debito fluttuante tn obbligazioni germaniche servite dalla propria quota Young incondizionata; ma di non lasciare passare senza una protesta dignitosa ed adeguata il contenuto "politico" dello "Appunto" dell'Ambasciatore germanico; contenuto che, nella sostanza e nella forma (presuntuosa e veramente teutonica) non corrisponde certo a quella giusta valutazione della politica del Governo Fascista verso la Germania che il R. Ministero degli Esteri era in diritto di attendere dal Governo di Berlino.

Per non restare che nel campo delle riparazioni, la politica del R. Governo ha infatti procurato al Governo germanico un appoggio che è risultato efficace, così in occasione dello .sgombero della Ruhr e poi della Renania e dalla Saar, come anche nella trasformazione delle obbligazioni di ripal'azioni da obbligazioni politiche in obbUgazioni commerciali.

Anziché mostrarsi grato di questo appoggio del Governo Fascista, che in certi casi, è stato determinante, (perché, in seno alla Commissione delle Riparazioni, sarebbe bastato il voto contrario dell'Italia perché le tesi francesi, avverse in allora alla Germania, trionfassero), il Governo Germanico si dichiara, per bocca del proprio Ambasciatore, "sorpreso " di vedere come l'Italia intenda esercitare un proprio diritto consacrato dall'Accordo internazionale dell'Aja; e rivolge il proprio reclamo al R. Ministero degli Affari Esteri anziché alla Banca dei Rego,Jamenti Internazionali, dopo che questa aveva già notificato all'Organismo centrale, finanziario e non politico, di Berlino, tale intendimento della Finanza italiana (comprovandone così il suo buon diritto) non già per ott.enerne il consenso, non necessario, ma unicamente perché tale Organismo amministrativo si preparasse ad approntare tempestivamente i titoli germanici per la progettata operazione di cambio.

Dopo aver chiesto ed ottenuto, con l'appoggio del Governo Fascista, di togliere di mezzo la politica, di convertire il proprio debito politico in un debito puramente commerciale; di emancipare il Credito tedesco àa ogni tutela estera, dichiarando che questo suo credito era oramai superiore al credito degli altri Stati, il Governo di Berlino non ha oggi esitato a ricorrere alla via diplomatica, sconfessando se stesso, per chiedere proprio al Governo Fascista di rinunciare ad esercitare un diritto, che esso gli ha liberamente consentito e che gli esponenti della Finanza italiana avevano ripetutamente e fin da principio fatto conoscere agli esponenti della Finanza germanica di avere l'intenzione di esercitare effettivamente in occasione della scadenza del debito fluttuante nazionale, scadenza che, del pari fin dal principio, era ad essa, come a tutti, nota.

Chi ha motivo di "sorprendersi" non è certamente il Governo di Berlino, ma bensì il Governo di Roma ».

Ma successivamente • questione è stata esaminata da S. E. il Capo del Governo che, in considerazione anche della situazione generale, ha deciso che non venisse più dato seguito all'operazione » (t. (p. r.) 515/28 del 18 gennaio 1931, Fani a De Martino).

il Governo di Londra per dichiarare che i due Governi tedesco ed italiano sono nettamente contrari alla candidatura Benes come Presidente della Conferenza generale del Disarmo (1).

Dichiaro all'Ambasciatore tedesco che sono lieto di apprendere che il Governo del Reich è uscito dalla sua perplessità circa questo argomento. Restiamo d'accordo per fare U comune passo a Londra.

3. -Sempl'e a nome di Cur.tius, Von Schubert mi informa che il Governo tedesco insisterà a Ginevra durante la prossima riunione del Comitato rpaneuropeo per l'ammissione dei Sovietti e della Turchia alla progettata Unione paneuropea.

Mi dà quiniE:i:i lettura di un lungo promemoria .col quale Curtius mi comunica .le idee del Governo del Reich 'sulla questione del1a Paneuropa, idee che egli, Curtius, si r1promette di spiegare pubblicamente in occasione della prossima riunione di Ginevra.

Il Governo del Reich è favorevole sostanZJialmente al progetto di un'Unione paneuropea, ma non può accettare la diversione che si è operata ultimamente da parte dello stesso Governo francese tendente a trasformare la Paneuropa da strumento politico (quale era il progetto primitivo) in strumento economico. Il Governo del Reich riconosce che l'Unione Europea possa 'svolgere la sua azione anche nel campo economico, ma restando fermo il principio che essa dovrà in primo luogo occuparsi dei problemi politici dell'Europa. Seguono altre indicazioni di carattere secondario sull'organizzazione tecnica dei futuri organi dell'Unione paneuropea.

4. -Von Schubert mi comunica infine, con abbondanza di particolari, il contenuto delle proteste tedesche sugli incidenti in Alta Slesia polacca, in Posnania e Pomerania, proteste che saranno discusse nel prossimo Con'Sitglio. Il Governo del Reich intende porre la questione in modo preciso. Il Consiglio dovrà pronunciarsi senza equivoci. L'opinione pubblica tedesca domanda che la protezione delle minoranze tedesche entro i confini dello Stato polacco divenga una realtà. La Società delle Nazioni ha contratto speciali impegni nei confronti di dette m~noranze e deve esigere che la Polonia li rispetti.

Von Schubert mi ha confermato che Curtius si trova nella necessità, data l'eccitazione che gli incidenti di cui sopra hanno provocato nell'opinione pubblica tedesca, di andare sino a :fondo della questione.

(l) -II passo era stato fatto da von Schubert con la consegna a Grandi il 22 dicembre di un appunto, del quale si pubblica l'ultima parte. • En dernier lieu le Gouvernement Allemand ne peut ne pas faire observer au Gouvernement Italien la grande répercussion quela nouvelle des mesures prises en considération par l'Italie .aura auprès du peuple allemand, quand elle deviendra publique. Cette nouvelle ne pourra manquer de causer une pénible surprise et une profonde désillusion dans !'opinion publique allemande, qui assurément ne pourra pas comprendre comment l'Italie met à profit comme première entre toutes !es parties intéressées !es possibilités du Pian Young. Cette répercussion dans l'opinion publique allemande sera particulièrement douloureuse, vu que le peuple allemand s'était bercé dans l'impression que justement l'Italie par sa tenue pendant l'occupation de la Ruhr et envers !es problèmes des pays rhénans, de la revision des traités etc., était le moins intransigeant et le plus compréhensif entre ses ex-adversaires •. (2) -Per la risposta italiana che non si pubblica, cfr. il promemoria ministeriale per Grandi del lo gennaio 19.31, che qui si pubblica in parte:
483

IL MINISTRO A VIENNA, AURITI, AL DIRETTORE GENERALE PER L'EUROPA E IL LEVANTE, GUARIGLIA

L. P. Vienna, 30 dicemb1·e 1930.

Qualche settimana fa i giornali austriaci portarono la notizia di pubbliche dichiarazioni del Segretario del Fascio di Bolzano sulla nostra politica in Alto Adige. I giornaLi viennesi si limitarono alla pubblicazione con qualche titolo

poco simpatico; ma vennero poi i commenti di quelli tirolesi e un discorsetto del Ca,pitano provinciale di Innsbruck; e la Reichpoot di Vienna, che da molti mesi se ne stava tranquilla, tirò di nuovo fuori un patriottico necrologio su Noldin. Ora io dico: qualunque dichiarazione politica al di qua del Brennero suscita la reazione di opposte dichiarazioni al di là, con relativo giubdlo dei mestatwi tirolesi che ci si fregano le mani e pensano che è tutt'acqua al mulino delle collette a beneficio degli « oppressa fratelli » tra cui si trovano per i primi essi stessi. L'Alto Adige è in Italia, e in Italia abbiamo diritto di regolarci come meglio crediamo. Ma questo frequente parlarne non può dare J',impressione che ne dubitiamo, e vogliamo così destare una convinzione la quale sa["ebbe inesistente non solo negli altri ma anche in noi stessi? Credo che in Alto Adige e specialmente a Bolzano, con i riguardi di forma dovuti a una popolazione civile e disciplinata, potremmo fare di più; ma sono ·certo dovremmo dire di meno. A che serve parlare dei nostri programmi? Siano o non siano attuati, essi, opportunamente commentati, divengono per i tirolesi e nei rigua~di non solo dei loro compatrioti ma anche degli stranieri loro amici d'Europa e d'America la prova irrefutabile, perchè tratta dalla bocca stessa dell'accusato, della nostra «colpevole oppressione», sicchè ce ne deriva in ogrui caso un danno, e il danno è tanto maggiore quanto meno alle nostre parole corrispondono i nostri fatti; i quali nostri fatti poi temo siano di solito inferiori in realtà alle nostre parole.

L'occasione a scriverti tutto quanto precede e che da tempo avevo in aiJ1Jimo mi è data da una lettera dell'on. Coselschi di cui ti accludo copia insieme con copia della mia risposta (1), attirando in special modo la tua attenzione sull'ultima parte di entrambe (2).

(l) Secondo notizie provenienti da Angora, anche Rushdi bey sarebbe stato contrario alla nomina di Benes (t. per corriere 30/416, Angora 31 dicembre).

484

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL MINISTRO A ADDIS ABEBA, PATERNO'

T. s. 1143/214. Roma, 31 dicembre 1930, ore 3.

Suo telegramma 364 (3).

Per Sua informazione personale comunicasi che effettivamente, nei colloqui privati che ebbero luogo fra delegati italiani francesi britannkd prima dell'ultima seduta 13 agosto Conferenza armi, francesi ed inglesi e~ano propensi lasciare libertà Etiopia per acquisto aeroplani, mentre noi insistemmo per esclusione aeroplani da caccia. Nulla però risulta in proposito da processo verbale della seduta che le invio per posta. Nota dichiarazione fu del resto concoTdata con delegazione etiopica che vi aderì dd buon grado.

no

Quanto a promessa Cora, deve evidentemente trattarsi informazione senza fondamento, non essendo mai stato detto Ministro autorizzato promettere prestito che non eravamo e non siamo in grado di offrire.

GirtJJngemi ,testè Suo ~apporto 2 p.r. del 10 coroente (l) cLrca iil quaìle r.i}serrvomi telegrafarLe.

(l) -Gli allegati non si pubblicano. (2) -Annotazione marginale di Mussolini: • Copia per il prefetto di Bolzano •. (3) -Cfr. n. 473.
485

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, ALL'AMBASCIATORE A VARSAVIA, MARTIN FRANKLIN

T. PER CORRIERE 1245. Roma, 31 dicembre 1930, ore 22.

Suoi te1egr,ammi nn. 167 e 171 (2). Quando suo informatore confidenziale tornerà a parlarle della questione,

V. E. potrà far comprendere che, malgrado le grandi ed evidenti difficoltà della situazione, V. E. personalmente ritiene che Governo italiano non sarebbe alieno in massima dall'interporre i suoi buoni uffici per cercare di giungere ad una soluzione del·le diverg,enze polacco-tedesche.

Ciò cordsponde infatti alla linea generale della politica fascista che è appunto diretta a ricercare in un'atmosfefla di reciproca comprensione le ef:llettive possibilità ed i mezzi migliori per superare i conflitti di cui furono gettati i germi a Versailles. Occorrerebbe naturalmente che il Governo polacco ci fa,cesse oonosaere un po' più preotsamente [e sue i11111Jen:zdioni otrca ile soilruzdioni cui sall.'ebbe dilsposto giungere .in definiiliiva e ci fornisse ognJi utiil.e matedale ed elemento di giudizio.

486

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI, AL SEGRETARIO DEL PNF, GIURIATI

L. P. Roma, 31 dicembre 1930.

Non ho ri1sposto pr,imJa al,~a tua del 2,6 noV1embre (3), pell.'c:hè ho voliuto chiedere al R. Console Generale in Gerusalemme informazioni sul giornalista sionista Chivuo1i (recte Mosè Krivosheim), presentatore del memoriale che mi hai trasmesso, e ~col quale in sostanza si propone una specie di collaboraZJione mondiale fm Fascismo e Sionismo.

Le informazioni pervenutemi om sul Chivuoli, palestinese ma originario russo, lo descrivono quale uno studente attivo, intelligente, entusiasta per l'idea

sionista, nella quale milita fra le schiere più intransigenti; ma di mentalità ancora troppo inesperta, data la sua gioV1ane età. Egli ha frequentato a Firenze queUa Scuola di Scienze Sociali; poi, a Giaffa, il corso d'italiano del Prof. Mario Levi, incaricato da questo Ministero di impartire lezioni d'italiano nel GinnasioLiceo « Herzliah » di Tel Aviv. Si dichiara ammiratore di S. E. il Carpo del Governo e del Fascismo; questo, secondo lui, ha molti punti di contatto col sionismo, che egli considera quale nazionalismo puro.

Da un esame anche superficriale, eseguito dal punto di vista della nostra politica estera, del piano di collaborazione fra Fascismo e Sionismo elaborato dal Chivuoli, risulta evidente, a parte ogni altra considerazione di merito, l'inopportunità di dare all'opinione pubblica mondiale la sensazione di una spe>cLe di a1Ueanza fr>a i due moVT1menrti, così dlhne11si neilll'odgdne i<dealle, ne~giLi scopi che si propongono, nei mezzi che adoperano.

Ma questo è inutile andarlo a dire a Chivuoli, che potrebbe trarne delle inesatte illazioni.

Mi sembrerebbe piuttosto che potresti limìtarti a far ricordare verbalmente a quest'ultimo con quanta coerenza la politica dtaliana, fin dalla nascita del siondsmo e nel corso delle sue realizzazioni, ha simpaticamente considerato questo movimento che tende a r1dare una patria al popolo ebreo, verso il quale il Fascismo ha dimostrato, anche con recenti provvedimentd legislativi, di essere bene alieno da preconcetti dominanti in altrti. Stati od in altri movimenti a carattere nazionalista. Che, ciò malgrado, non sd ritiene convenga allo stato delle cose dare attuazione ad un piano del genere di quello da lui proposto.

'Di II1EiSltiltuisco i>l memori,ale del ChivuOJH.

(l) -Cfr. p. 672, nota l. (2) -Cfr. n. 468 e nota allo stesso. (3) -Non si pubblica.
487

L'AMBASCIATORE AD ANGORA, ALOISI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GRANDI

T. PER CORRIERE 28/419. Angora, 31 dicembre 1930 (per. il 6 gennaio 1931).

Questo Ministro degli Affari Esteri, per mezzo di questo Ambasciatore sovietico, ha fatto esprimere il desiderio di addivenire con la Russlia alla fi11ma di un protocollo navale sulla base di quello fatto in agosto tra la Turehia e la Grecia.

Il Governo di Mosca ha fatto oggi rispondere che studierà l'opportunità di questo nuovo accordo.

Nel portare quanto sopra alla conoscenza della E. V. ho l'onore di informarlla che non ho ill'alasci1ato fino11a d',iJnimatrtenere d.il signor Tewfik, a tdltoùo puramente personale ed in modo da lasciare a V. E. ogni libertà per lo svolgimento futuro delle relazioni italo-turche, sull'opportunità di riavvicinare maggiormente la Turchia all'Italia mediante un patto navale oppure un accordo complementare a quello di ~amicizia, sul genere del protocollo russo-turco di Karakhan. E questo per due ragioni :

l<>) per non lasciarmi distanziare dall'azione diplomatica che la Turchia svolge verso la Russia e ciò per cercare di avere qui la stessa posizione di cui gode il Governo sovietico;

2°) perchè sembrami che le prevedibili difficoltà che incontreranno negoziati greco-bulgari sarebbero più facilmente sormontabili se interverrà una maggiore intesa fra l'Italia, la Turchia e la Russia. Del che sembrano essere convinti tanto questo Ministro degli Affa,ri Esteri quanto questo Ambasciatore di Russia.

Però dalle varie conversazioni svoltesi mi sembra poter dedurre che il signor Tewfik Russdi è piuttoo;to favorevole ad nn a,ccorr-do na'VIalLe completato da una clausola politica, al quale possa aderire anche la Grecia per raggiungere l'intesa tripartita che era già nelle vedute di V. E.

Non sono d'accordo 'COl ,signor Tewfik nella ~eranza, che egli mi ha più volte manifestata, di una possibile adesione della Grecia a questa nuova proposta di accordo e ciò per le ragioni che a più riprese ho già esposte alla

E. V. Ma per mant,enere Tewfìk bey 1n questa tendenza ho C:l'eduto rtutta'VIia dii assecondarlo, dopo che egli ha ammesso la convenienza di firmare in ogni modo il patto con l'Italia, anche se la Grecia rifiutasse di aderirvi.

Dietro dnvi,to di Tewfik bey ho peroiò stJUdiarto una forma dii aiClCordio oovaile che possa rispondere a tali esigenze: ed a tal uopo, lasciando inalterato il testo del protocollo navale greco-tul'co che ha incontrato il consenso non so,lo delle due parti, ma altresì quello delle altre Potenze interessate e della Commissione del disarmo dii Ginevra, ho agg,iunrto -come V. E. vemà dail :testo qui aHegato -una formula politica, assai elastica, che potrebbe forse rispondere allo scopo.

Come V. E. ricorderà, analogamente fu fatto quando venni incaricato di redigere il trattato di alleanza con l'Albania. Sarei grato pertanto a V. E. di volermi telegrafare d'urgenza se debbo perseverare in questa via e darmi gli eventuali suggerimenti.

.ALLEGATO.

Les Hautes Parties contractantes, imbues des principes qui les ont conduites à Ia si,gnature du Facie d'Amitié et d'.A:rbitrage si,gné en date du ... et désireuses de prévenir de vaines augmentations de leurs dépenses pour les armemenrts navals et de marcher de pair dans la voie de la limitation paraUèle de leurs forces respectives, en tenant compie des conditions particulières à chacune d'eNes, s'engagent à ne procéder à aucune commande, acquisition ou construction d'unités de guerre, ou de leurs armements sans aviser, au préalable, l'autre Partie contraetante, six mois à l'avance, afin que l'occasicon 'soit ains:i fourrne aux deux Gouvernements de prévenir év,entuellement la course aux armements navals au moyen d'un échange amicai de vues et d'expUcations • et à se consulter dans le cas où des événements politiques étrangers au présent protocole puissent en altérer

l'esprit • (1).

(l) La parte in corsivo è quella aggiunta. [Nota del documento].

<
APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al l o settembre 1930)

AFGHANISTAN Kabul -N. N., in~iato strao~dina:rio e ministro plenipotenziario.

ALBANIA

Tirana -MELI LuPI DI SoRAGNA mal'lchese Antonio, inviato straordinario e ministro :plenipotenziario; QuARONI Pietro, pcr:imo segretario; ZAMBONI Guelfo, co1.1JSole ·con funzioni di segretario; CASTELLANI Vittorio, vice col11Sole con funzioni di segretario; PARIANI Alberto, generale di brigata, addetto militare; DANISCA Pietro, interprete.

ARGENTINA

Buenos Aires -PIGNATTI MoRANO DI CusTOZA conte Bonifacio, ambasciatore; FRANSONI Francesco, conSiigliere; BERTELÈ Tommaso, primo segretario; RosSET DESANDRÉ Antonio, console .con funzioni di segretario; DE PINEDO marchese Francesco, generale di divisione aerea, addetto aeronautico; MANCINI Tommaso, addetto comme["lciale.

AUSTRIA

Vienna -AURITI Giaci:nto, inviato straordinario e mini:stro plenipotenmario; GEISSER CELESIA DI VEGLIASCO Andrea, pr.iJmo !Segretario; MARINI Vittorio, console •con funzioni ·di segretario; CuTURI Antonio, console con funzioni di segreta,rio; FABBRI Umberto, tenente colonnello, adldetto militare e aeronautico; Dr NoLA Carlo, addetto commerciale.

BELGIO

Bruxelles -DuRAzzo marchese Carlo, ambasciatore; GAZZERA GiUSep\P€, ·consigliere; ScADUTO Gioacchino, primo segretario; Prccro Pier Ruggero, generale di divisione aerea, addetto aeronauti-co (residente a Pa.rigi); RADICATI, dei ·conti di Marmorito, Augusto, capitano di vascello, addetto navale (residente a Parigi); BERAUDO, dei conti di Pralormo, Emanuele, tenente colonnello di cavalleria, addetto militare (residente a Parigi).

25 -Documenti diplomatici -Serie VII -Vol. IX

BOLIVIA

La Paz -CAFIERO Ugo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

BRASILE

Rio ,de Janeiro -CERRUTI Vittorio, ambasrciatore; DE LIETO CasimiTo, consigliere; PoRTA Mario, primo segretario; SPALAZZI Giorgio, console con funzioni di segretario.

BULGARIA

Sofia -PIACENTINI Renato, inviato straordlinario e ministro 1plenipotenziario; CASSINIS Angiolo, pr1mo seg;retario; WIEL Ferdinando, console con funrioni di segretario; CoccoNI Francesco, tenente colonnello di fanteria, addetto militare e aeronautico; SECCHI Attilio, 1capitano di vascello, addetto navale (residente ad Angora).

CECOSLOVACCHiiA

Praga-PEDRAZZI Orazio, dnviato strao11dinario e ministro pl~tenziario; CosTA SANSEVERINo principe Francesco, primo seg;retario; DE SIMONE Pao!Lo, vice console con funzioni di seg;retario; CADORNA conte Raffaele, tenente colonnello dii cavalleria, addetto militarre; SACERDOTI Eugenio, capitano dell'aeronautica, addetto aeronautico; BENEDETTI Gian Paolo, reg,gente la delegazione commerciale.

CILE

Santiago -DuRINI DI MoNZA conte Ercole, ambasciatore; ALLIEVI Antonio, primo segretario con funzioni di ·ConJSigliere; GIARDINI Renato, console con funzioni di segretario.

CINA

Pechino -VARÈ Daniele, inviato straordinario e ministro ple~tenziario; CoRTINI Claud!io, .primo segretario; Ros Giuseppe, interprete; DI RENZO Marco, interprete; CALAMAI Mareo, tenente di vascello, comandante del distaccamento della R. Marina e della guall'dìa della R. Legazione, con mallSiioni di addetto navale e militare.

COLOMBIA

Bogotà -CECCHI Gino, inviato straordinario e ministro plen1potenziario.

COSTARICA

UMILTÀ Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Panama).

CUBA

Avana -BoscARELLI Raffaele, illJViato straovdinario e mintstro plenLpotenziario.

DANIMARCA

Copenaghen -VroLA Guido, conte di Ca111!Palto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CITTADINI conte Pier .Aidolfo, ·console ·con funzioni di .se~etario; SENZADENARI Raffaele, tenente colonnello -del genio aeronauttco, addetto aeronautico (residente a Berlino); Luzi Renato, addetto commerciale.

DOMINICANA (Rejpulbblica)

BoscARELLI Raffaele, inviato straoirdinario e ministro plenipotenziario (residente all'Avana).

EGITTO

Cairo -CANTALUPO Roberto, de,putato al parlamento, inviato rstraordinario e ministro plenipotenziacrio; LEQUIO Francesco, primo segretario; ALESSANDRINI Adolio, ·console ·con funzJioni di rsegretario; SPERANZA Vincenzo, inte!1pl"ete; BuFFONI Decio, reggente la delegazione commel'ciale.

EQUATORE

Quito -SAPUPPo Giuseppe, incaricato d'affari.

ESTONIA

Tallin (Reval) -TosTI, dei duchi dì Valminuta, conte Mauro, inviato straordinario e mintstro plenipotenziario; RovASENDA DI RoVASENDA, dei conti, Vittorio, primo segretario; PACIFICI Dante, tenente :colonnello del genio, addetto militare, navale ed aeronautico (residente a Va11savia).

ETIOPIA

A<1!dis Abeba -PATERNÒ DI MANCHI DI BILICI macrchese Gaetano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ZoPPI, dei conti, Vittorio, console con funzioni di segretario; Muzi FALCONI, dei baroni, Filiru>o, vice •COiliSOle con funzioni di segretar"io; CERULLI Enrico, rdwettore •Coloniale; RUGGERO Vìttorio, tenente colonnello di stato maggiore, adldetto militare.

FINLANDIA

Helsinki (Helsing·fors) -TAMARO Attilio, inviato straol'dinal'lio e mini!Stro plenipotenziaxio; CAPRANICA DEL GRILLO marchese Giuliano, console con funzioni di segretario; PACIFICI Dante, tenente rcolonnello del genio, addetto militare, navale ed aeronautico (residente a Va:rlsavia); SENZADENARI Raffaele, tenente colonnello dell'aeronautica, addetto aeronautico (residente a Berlino).

FRANCIA

Parigi -MANZONI rconte Gaetano, ambarsciatore; VINCI GIGLIUCCI conte Luigi Orazio, ~consirgliere; CANTONI MARCA, dei rconti, Antonio, tPìrimO Serglretario; FERRONE, dei conti di San Martino, Ettore, console con funzioni di segretario; LANDINI Amedeo, console; SALLIER DE LA ToUR CORIO duca Paolo, vke 'Console rCOn funzioni di segretario; Prccro Pier Ruggero, !generale di divisione aerea, addetto aeronautico; RADICATI, dei conti di Marmor1to, Augusto, ·Capitano di vascello, addetto navale; BERAuno, dei conti di Pralormo, Emanuele, tenente ,colonnello di ~cavalleria, addetto militaìi"e; CaLETTI Silvio, consigliere di emigrazione; CARAVALE Erasmo, consigliere commerciale.

GERMANIA

Berlino -ORSINI BARONI Luca, ambasciatore; CrccoNARDI Vincenzo, consigliere; 0TTAVIANI Luigi, primo segretario; ANFUSO Filippo, console con funzioni di segretario; CrPPrco, dei conti, Trdstil"am :AJ.vise, vtce console con funzioni di segretario; MANCINELLI Giuseppe, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare; TREBILIANI Pier Francesco, capitano di !liregata, con funzioni di CaQJtitano di vascello, addetto navale; SENZADENARI Raffaele, tenente colonnello delrl'aeronautica, addetto aeronautico; RrccrARDI A:delchi, consigliere comme,rciale.

GIAPPONE

Tokio -MAJONI Giovanni Cesare, ambasciatore; WEILL ScHOTT Leone, consigliere; GARBACCIO Livio, console con funzioni di segretario; MELKAY Almo, interJ)rete; FRATTINI Enrico, tenente ·colonnello di stato maggiore, addetto militare, navale ed aeronautico.

GRAN BRETAGNA

Londra -CHIARAMONTE BORDONARO Antonio, ambasciatore; MAMELI Francesco Giorgio, consigliere; PRUNAS Renato, rconsole rCOn funzioni di seglretario; JANNELLI Pasquale, console con funzioni di segretario; DEL BALZO, dei duchi di Presenzano, Giulio, vice console con funzioni di segretario; ScoLA CAMERINI ba~rone Giorvanni, vice console con funzioni di segretario; PELLICCIA Giuseppe, addetto s:peciale; DE FACCI NEGRATI Gaetano, con funzioni di addetto; SoMMATI, dei conti di Mombello, Ettore, ~capitano di vascello, addetto navale; INFANTE Adolfo, tenente colonnello dd artiglieria, addetto militare; BrTossr Pier Francesco, tenente colonnello del genio aeronautico, addetto aeronautico; CAPPONI FERRANTE, adidetto navale aggiunto; CECCATo Giovan Battista, consigliere commel'ciale.

GRECIA

Atene -BASTIANINI Giusejplpe, inviato strao~d:inal1io e ministro pleni!Potenziario; BERARDIS Vincenzo, primo segretario; SERENA DI LAPIGIO, dei baroni, Ottavio, console con funzioni di segretario; TRIONFI ma11chese Luigi, tenente colonnello di stato maggiore, adidetto militare; BERTOLDI Giuseppe, .capitano di fregata, addetto navale ed aeronautico; DE SANTO Demetrio, intel1Prete.

GUATEMALA

Guatemala -SAVONA Giuseppe, inviato strao<Tdinado e ministro plenipote~iario.

HAITI

BoscARELLI Raffaele, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente all'Avana).

HONDURAS

SAVONA Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

JUGOSLAVIA

Belgmdo -GALLI Carlo, inviato strao11dina1Vio e ministro pleni!Potenziario; CoSMELLI Giuseppe, ·!Primo segretario; BARBARICH conte ALberto, console con funzioni di segretario; AMARI, dei conti di Sant'Adtriano, Edoardo, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare; GIARTOSIO Carlo, Ca\l)itano di fregata, addetto navale; SACERDOTI Eugenio, capitano dell'aeronautica, addetto aeronautko; PIETRABISSA Francesco, addetto commerciale; DE SARNO SAN GIORGIO Pietro, intevprete; ScELDIA Antonio, interprete.

LETTONIA

Riga -MACARIO Nkola, inviato straordinario e rnin1stro plen1potenziario; MENZINGER DI PREUSSENTHAL Enrko, primo segretario; PACIFICI Dante, tenente colonnello del genio, addetto militare, navale ed aeronauUco (residente a Vars:avia).

LITUANIA

Kaunas -AMADORI Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MANCINELLI Giuseppe, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare (residente a Berlino).

LUS.SEMBURGO

Lussemburgo -MERIANO Francesco, incarkato d'affari.

MAROCCO

Tangeri -DE FAcENDIS Domenico, inviato straondinario e ministro plenipotenziario.

MESSICO

Messico -MACCHIORO VIVALBA Gino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

NICARAGUA

SAVONA Giuseppe, inviato ,s,traor:dinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

NORVEGIA

Oslo -DE MARSANICH Alberto, inviato straol"!dinario e ministro plen1potenziario; AssERETO Tommaso, primo segretario; SENZADENARI Raffaele, tenente colonnello dell'aeronautica, addetto aeronautico (resicliente a Berlino).

PAESI BASSI

L'Aja-SENNI, dei conti, Carlo, inviato straordinario e ministro p1enipotenziario; KELLNER Gino Lodovico, primo ,segretario; SENZADENARI Raffaele, tenente colonnello dell'aeronautica, addetto aeronaut~co (residente a Berlino); TREBILIANI Pier Francesco, capitano di fregata con funzioni di capitano di vascello, adidetto navale (residente a Berlino).

PANAMA

Panama -UMILTÀ Carrlo, inviato straordinario e ministro pleni!potenziario.

PARAGUAY

Assunzione -NEGRI conte Vittorio, inviato straordinario e ministro :plenipotenziario.

PERSIA

Teheran -DANEO Giulio, inviato straordina,rio e ministro plentpotenz.iario; STRANEO Carlo Alberto, 'console 1con funzioni di segretario; Dr MoNTEFORTE Giuliano, intenprete; PENNACCHIO Luigi, interrprete.

PERU'

L,ima -SuMMONTE Gonsalvo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

POLONIA

Varsavia -MARTIN FRANKLIN conte Alberto, ambaseiatore; PETRUCCI Luigi, consigliere; RULLI Guglielmo, console ,con funzioni di segret~io; PACIFICI Dante, tenente colonneìlo del genio, addetto militare, navale e aeironautico; CoRVI Antonio Menotti, addetto 'Commel'ciale; ANGLE Romano, inte['JI)rete.

PORTOGALLO

Lisbona -ARONE Pietro, barone di Valentino, inviato straordinario e m.iniJStro plenipotenziario; MARIANI Luigi, pdmo segretario; SPALICE Luigi, ~capitano di fregata, addetto navale (1residente a Madrid); ToNINI Mario, colonnello di cavalleria, addetto mHita1re (residente a Madlri:d); LONGO Ulisse, ma:g;gio['e dell'aeronautica, addetto a&onautico (residente a Madrid); MARIANI Erminio, ~consigliere ~commerdale (residente a Madrid).

ROMANIA

Bucarest -PREZIOSI Gabriele, inviato straoil'dinado e ministro plenipotenZiia~rio; PASETTI VUtorio, primo se~etario; DI STEFANO Mario, console con funzioni di segretario; ZANOTTI Mario, tenente ~colonnello di stato ma~giore, adidetto milritaxe ed aeronautico; GIARTOSIO Carlo, ICa(pitano di COI1V'etta, ardid:etto navale (residente a Belgrado); DE MARTINO Gi~, adidetto cotmmell"Ciale; RoccHI Cesare, a:l'chiv,ista inteJ.'Iprete.

SALVADOR (Repubblica del) SAVONA Giuseppe, inviato straol'dinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

SANTA SEDE Roma -DE VECCHI DI VAL CISMON Cesare Maria, senatore del Regno, ambasciatore; DE STEFANI Pietro, 'consigliere; PELLIZZOLA monsignor Antonio, consulente ecclesiastico.

SIAM

Bangkok -DE Rossi Girolamo, inviato straoxdinario e ministro plen~tenziario; Bovo Goffredo, console inte11prete.

SPAGNA Madrid -MEDICI, dei maJ.'ichesi del Vascello, GiUS€1P!P€, ambasciatore; DE PEPPO Ottavio, consigliere; DELLA PoRTA F.ranceSICo, console con funzione di segretaxio; MALASPINA, dei marchesi di Cal'ibonara e di Volpedo, Folchetto, console con funzioni dii segreta;rio; SPALICE Luigi, ~capitano di fregata, addetto navale; ToNINI Mario, ~colonnello di 'cavalleria, adidetto militare; LoNGO Ulisse, ma,g,giore dell'aeironautica, adldietto aeronautico; MARIANI Enninio, consigliere commer:ciale.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington-DE MARTINO Giacomo, ambasciatore; MARCHETTI di Muriaglio conte Alberto, primo 'segretario con funzioni di consigliel'le; RoNCALLI, dei conti di Montorio, Guido, primo segretario; MONACO Adriano, console 'con funzioni di segretario; SoARDI Oarlo Andrr-ea, v1ce console con funzioni di segrr-etario; NoTARBARTOLO, Idei duchi di Villarosa, Luigi, ~capitano di vascello, adidetto navale; PENNAROLI Ma,rco, tenente ~colonnello di artiglieria, addetto militare; SBERNARDORI Paolo, maggiore dell'aeronauUca, addetto aeronautico; FIGAROLO, dei conti di Gropello, Giulio, tenente di vatSicello, addetto navale aggiunto; D.oNARDELLI Eugenio, eonsigliere dell'emigrazione; ANGELONE Romolo, reggente la delegazione commercriale.

SUD AFRICA

Capetown -LABIA ~conte Natale, inviato stmordinario e ministro plenipotenziario.

SVEZIA

Stoccolma -CoLONNA, dei principi, A:scanio, inviato straordinario e mini:stro plenipotenziario; CAFFARELLI, dei duchi, Fil1ppo, rpr1mo segretario; SENZADENARI Raffaele, tenente colonnello del genio aeronautico, addetto aeronautico (residente a Berlino).

SVIZZERA

Berna -MARCHI Giovanni, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE ANGELIS Mariano, tPri!mo segretario; MrGONE Bartolomeo, console ~con funzioni di segretario; Piccro Pier Ruggero, generale di divilsione aerea, addetto aeronautico (residente a Parigi); PERRONE Adolfo, tenente ~colonnello di stato maggiore, addetto militare.

TURCHIA

Angora-ALorsi barone Pompeo, ambasciatore; KocH Ottaviano Armando, p'l'imo segretario con funzioni di ~consigliere; BovA ScoPPA Renato, ~console con funzioni dii 'segretario; GALLI Guido, ~console 'con titolo di consigliere di legazione onorario (,residente a Costantinopoli); LA TERZA Pierluigi, console con funzioni di segretario; MACCHI DI CELLERE, dei conti, Pio, vice 'console ,con funzioni di segretar:io; CAPIZZI Manlio, tenente 'colonnello di fante11ia, addetto militare; SEccHI Attilio, ~capitano di vascello, addetto navale ed aeronautico; ARRIVABENE Antonio, reggente la delegazione ~commerciare; PrsA Ezra, interprete; PoDESTÀ Giuseppe, interprete.

73~

UNGHERIA

Budapest -ARLOTTA Mario, inviato straortdinaxio e ministro p1enipotenziario; CoNTI Mario, vi1ce ,console ,con funzioni dii segl'eta!I"io; OxiLIA Giovanni Battista, tenente colonnello di artiglieria, addetto militare ed aeronauti!Co; DI NoLA Call"lo, addetto 'COIITIIIIlerciale (residente a Vienna); DI FRANCO Oscarre, cancelliere intei'jp!I"ete.

UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOVIETICHE SOCIALISTE

Mosca -ATTOLico Bemar:do, ambasciatore; PERSico Giovanni, primo segretario con funzioni di cons1gliere; SACERDOTI, dei ~conti di Carrobio, Renzo, vice console ·con funzioni :di 1segretario; DE FERRARI Aldo, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare, navale ed aeronautico; RELLI Guido, interprete; BALLERINI E,fisio, consigliere commerciale.

URUGUAY

Montevideo -BERNARDI Temistocle Filippo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LOMBARDI Mario, primo segretario.

VENEZUELA

Caracas -CAVICCHIONI Antonio, inviato :straordinario e ministro P·lenipotenziario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al 1° settembre 1930)

MINISTRO

GRANDI Dino, deputato al Parlamento.

SOTTOSEGRETARIIO DI STATO

FANI Amedeo, deputato al Parlarrnento.

GABINETTO

Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti con la stampa e le agenzie telegrafiche -Relazioni del Ministro col Parlamento e col Corpo diplomatico -Udienze -Tribuna diplomatica.

Capo dJi Gabinetto: GHIGI Pellegrino, .primo 'seg~retario di legazione di la d.asse.

Segret1Wi: JACOMONI Francesco, BONARELLI DI CASTELBOMPIANO .conte Vittorio Emanuele, primi segrertari di legazione di 2a classe; Rossr LoNGHI (dei mar'chesi) Alberto, DE CIUTIIs DI SANTA PATRIZIA Filippo, NoNrs Alberto, consoli di 2.a 1classe; GIUSTINIANI (dei 1mar:ches:i) RaimoilldO, TORELLA (dei baroni) Raimondo, CHASTEL Roberto, vice consoli di 2a classe.

Aggregato: TALVACCHIA Giovanni, questore.

UFFICIO STAMPA

Rivista della stampa estera e della stampa italiana nei riguardi delle. politica estera -Informazioni a giornali od agenzie italiane ed estere Traduzioni.

Direttore: FERRETTI Lando, deputato al Parlamento.

Vice Direttore: Rocco Guido, consigliere di legazione.

Segretari: VmAu Luigi, •colliSole di la cla:sse; CROLLA ç;-wdo, MASCIA Luciano, consoli di 2a ·classe; BRUGNOLI Alberto, addetto consolare.

UFFICIO STORICO -DIPLOMATICO

Raccolta e compilazione di materiale storico sopra questioni di politica estera d'interesse pratico contemporaneo a complemento e illustrazione dei documenti ufficiali -Raccolta, custodia e aggiornamento di collezioni cartografiche e studi geografici -Diario storico del Ministero Classificazione e diramazione degli atti diplomatici -Libri verdi -Raccolta, coordinamento e valorizzazione sistematica di tutti gli elementi tratti dal carteggio delle Regie Rappresentanze all'estero e da ogni altra tonte -Studi e preparazione di carattere politico ed economico.

Capo ufficio: JACOMONI Francesco, primo segretario di legazione di 2a dass:e.

Segretari: CoRTESE Luigi, console di 2a ,classe; SILI F1rancesco, NAVARRINI Guido, addetti ,consolari; LANZA Michele, volontario d~plomattco-.consulare.

SERVIZIO GEOGRAFICO

ADEMOLLO Umberto, generale di divisione; CoBALTI Camillo, tenente ·colonnello di fanteria.

TIPOGRAFIA RISERVATA Direttore: BERNI Fedele.

UFFICIO DEL PERSONALE

Personale di ogni categoria dipendente dal Ministero (eccetto il personale deHe scuole italiane all'estero e quello di servizio) -Uffici diplomatici e consolari all'estero: loro istituzione e soppressione -Addetti militari, navali, aeronautici e commerciali e loro uffici -Servizio d'ispezione agli uffici all'estero -Questioni di ordinamento del Ministero e delle carriere dipendenti -Commissioni di avanzamento -Consiglio del Ministero -Concorsi -Ammissioni -Annunzi e bollettini del personale -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -Bollettini di ,detto personale -Rapporti informativi sul personale -Matricola generale -Disciplina del personale subalterno del Ministero -Legalizzazione di atti -Corrispondenza e contabilità relativa -Passaporti diplomatici.

Capo ufficio: Tuozzi Aliberto, inviato straordina<rio e mini>stro plenipotenziiario di 2a classe.

Segretad: GLORIA Gdei ·conti) Ottavio, console di ta elasse; TuRCATO Ugo, console di 2a ·classe; CARuso Casto, CASTELLANI Augusto, adldetti ·consolacr:i; D'AQUINO, dei [princia;>li. dii Caramanico, Alfonso, volontario dip·lomattco·consolacr:e.

Aggregati: ALBERTAZZI •Conte Enr1co, cons~gltere di Cassazione, ·con titolo e rango di console generale; EMILIANI Luigi, primo commissamo consolare.

UFFICIO DEL CERIMONIALE

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai Regi agenti alL'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Capi di Stato, principi e autorità estere -Decorazioni nazionali ed estere Libretti e richieste ferroviarie per il personale -Passaporti di servizio ed ordinari.

Capo ufficio: TALIANI Francesco Maria, inviato ,siJraovdinario e ministro plenipotenziario di 2a daSise.

Segretari: Bocci Giunio, ,console generale di 2a classe; CAPECE GALEOTA Giuseppe, 'Console di 3a clas:se; LEPRI (dei mavchesi) Stanislao, volontario diplo

matico~consolare.

DIREZIONE GENERALE AFFARI POLITICI E COMMERCIALI D'EUROPA, LEVANTE ED AFRICA

Direttore generale: GuARIGLIA Raffaele, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di la ,classe.

UFFICIO I

Belgio -Danimarca -Fmncia -Germania -Gran Bretagna -Lussemburgo -Monaco -Norvegia -Paesi Bassi -Polonia -Portogallo Spagna -Stati Baltici -Svezia -Svizzera -Unione delle Repubbliche Sovietiche.

Capo ufficio: PrTTALis Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a 'classe.

Seg:retari: MARIANI Alessandro, 'consigliere di legazione; DE PAoLrs Pietro, console di 2a classe; SCAGLIONE Roberto, vice console di Ia classe; GABRICI Tristano, addetto ,consolare.

UFFICIO II

Austria -Cecoslovacchia -Romania -Ungheria.

Capo ufficio: N. N.

Segretari: TALAMo ATENOLFI, mar,chese di Castelnuovo, Giuseppe, prinw segretario di legazione di Ia classe; DE AsTrs Giovanni, 'Console di 2a classe; CAPPELLANI, dei baroni della Fòrmica, Raffaele, addetto consolare.

UFFICIO Hl

Bulgaria -Grecia -Jugoslavia -Turchia -Affari concernenti le Isole Italiane dell'Egeo.

Carpo ufficio: !NDELLI Mario, inviato straOil"dinaJrio e ministro rplen1potenziario di 2a ~classe.

Segretari: BELLARDI RICCI Alberto, ,primo segretario di legazione di la classe; VITA-FINZI Paolo, ~console di 2a dasse; DEL BoNo conte Giorgio, REVEDIN, dei marchesi di San Martino, conte Giovanni, addetti consolari.

UFFICIO III A

Albania.

Capo ufficio: N. N. Segretario: Lo FARO Frances1co, addetto consolare.

UFFICIO IV

Africa -Penisola arabica -Mesopotamia -Palestina -Siria -Affari concernenti la Libia, l'Eritrea e la Somalia italiana.

Capo ufficio: N. N.

Segretari: GUARNASCHELLI Giovanni Battista, conoole di la dasse; ScAMMACCA Michele, ·console di 2a <Classe; PAVERI-FONTANA Alberto, volontario d:i.rplomatko-·consolare.

DIREZIONE GENERALE AFFARI POLITICI E COMMERC'IALI DI AMERICA, ASIA ED AUSTRALIA

Direttore generale: PAGLIANO conte Emilio, inviato straordinario e ministro plen1potenziario dii 2a classe.

UFFICIO I

America del nord, Oceania ed Asia tranne le regioni attribuite all'ufficio IV della Direzione Generale Europa, Levante ed Africa.

Capo ufficio: BALSAMO (dei conti) Giovanni, consigliere di legazione.

Segretari: NARDI Luigi, <Console di 2a dasse; MAGISTRATI Massimo, console di 3a classe.

UFFICIO II

America latina.

Capo ufficio: N. N.

Segretario: ANTINORI Orazio, volontario diplomatico-consolare.

DIREZIONE GENERALE PER GLI AFFARI SOCIETA NAZIONI

DirettDire generale: Rosso Augusto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario d'i la classe.

Aggregati: PILOTTI Massimo, primo presidente di Corte d'Appello; BRoccHI Lgino, consigliere dii Stato; BUTI Gino, inviato straoodinario e ministro plenipotenziario di 2a classe; RusPOLI (dei p:rincipi) Fabrizio, capitano di vascello in ausiliaria.

UFFICIO I

Coordinamento generale fra i vari Uffici del Ministero e fra i vari Ministeri -Collegamento fra gli organi della Società delle Nazioni e gLi Enti internazionali con le varie Amministrazioni -Lavori preparatori per le sessioni dell'Assemblea e del Consiglio della Società delle Nazioni e delle diverse Conferenze e Riunioni ad essi attinenti -Congressi e Conferenze in genere -Ordinamento degli Atti e documenti relativi.

Capo ufficio: DIANA (dei marchesi) Pasquale, primo 'segretario di legazione di la classe.

Segretari : PLETTI Mario, FERRERO Andrea, addetti consolari.

UFFICIO II

Studio delle questioni politiche e giuridiche in relazione ai lavori della Società delle Nazioni -Corte permanente di Giustizia internazionale Cooperazione intellettuale.

Capo ufficio: VITETTI Leonardo, primo segretario di le.gazione di 2a classe. Segretario: N. N.

UFFICIO III

Studio delle questioni economiche e tecniche della Società delle Na· zioni -Ufficio internazionale del Lavoro -Istituto Internazionale di Agricoltura -Banca dei Regolamenti Internazionali e questioni delle Riparazioni.

Capo ufficio : N. N.

Segretari : BERIO Alberto, ~console di 2a da:sse; MACCHI di Cellere 'conte Flran'cesco, addetto consolare; SoLARI Pietro Domenico, volontario diplomahlcoconsolare.

DIREZIONE GENERALE TRATTATI, A'ITI, AFFARI CON LA SANTA SEDE E SERVIZI AMMINISTRATIVI

Direttore generale: SANDICCHI Pasquale, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di la dasse, consigliere di Stato.

UFFICIO I

Trattati, Atti.

Capo ufficio: MoDICA, dei baroni dii San Giovanni, Giovanni, consigliere di legazione.

Segreta11i: SILENZI Renato, !Primo segretario di legazione di la claSJ.Se; BERGAMASCHI Bernardo, console di 2.a classe; CoRRIAS Angelino, addetto consolare.

UFFICIO II Affari con la Santa Sede.

Capo ufficio: CAVRIANI (dei marchesi) Giu:sewe, inviato straordinario e ministro plenilpotenziario di 2a dasse.

Segretario : Rossi LoNGHI (dei marchesi) Gastone, coll!Sole d!i. 2a classe.

UFFICIO III

Case.

Capo ufficio: ToRTORA BRAYDA Camillo, conte ·di Polkastro, pr1mo segretario di legazione di la classe.

UFFICIO IV

Pubblicazioni e raccolte amministrative.

Capo ufficio: ToscANI Angelo, console generale di la classe. Addetto all'ufficio: RAFFAELLI Pietro.

UFFICIO V

Amministrativo.

Capo ufficio: RINVERSI Ro.molo, ·c~po divisione dei •commissa.ri .consolari.

Segretari: BONAVINO Arturo, AGOSTEO Cesare, •capi sezione dei •Commi.Sisari consolari; LEONINI PIGNOTTI Augusto, •COmmissario COilJSOlare capo; BONTEMPS Aldo, primo ·commissairio •consolare; VELONÀ Antonino, commissario consolare.

UFFICIO DI POLITICA ECONOMICA

Segreteria della Commissione interministeriale per l'azione economica alL'estero -Collegamento in materia economico-commerciale fra le Direzioni generali Europa, Levante ed Africa, America, Asia ed Australia ed i Ministeri tecnici competenti.

Capo ufficio: CIANCARELLI Bonifacio Francesco, inviato straordinario e ministro pleniipotenziario di la ·classe.

Segretari: GRAZZI Umberto, console di 211 dasse; PAULUCCI Mario, volontario

diplomatico-consolare. Comandato: DEI MEDICI conte Ugo, vice intendente di finanza.

DIREZIONE GENERALE ITALIANI ALL'ESTERO E SCUOLE

Direttore generale: PARINI Piero, ,console generale di 2a classe.

UFFICIO I Fasci e istituzioni italiane all'estero.

Capo ufficio: FARALLI Iginio Ugo, 'console generale di 2a clas!se. Segretaxio: CHIAVARI marehese Gian Girolamo, vke ,console di 2a classe. Comandato: DINI Ot:tavio, capitano dei CC. RR.

UFFICIO II

Assistenza agli italiani all'estero.

Capo ufficio: N. N.

Segretario: MASI Adriano, vice ~console di 111 classe. Comandato: PRisco Achille, colonnello medico della R. Marina.

UFFICIO III

Scuole italiane all'estero.

Capo ufficio: N. N.

Segretari; MOSCA Berna~do, COiliSOle di 211 classe; DEL DRAGO BISCIA GENTILI Mal'lcello, console d1 311 classe; NICHETTI Carlo, vice console di 211 classe; ARRIGHI Ernesto, addetto c<;>nsolare.

Addetto all'uffi,cio con incarico speciale: RIMONDINI FeHce, Regio provveditore agli studi.

Comandati: DE FINA Andrea, segretario 1capo nei Regi Provveditorati agli studi; MALGERI Eugenio, professocre nei Regi Istituti Tecnici; LAcCHÈ Augusto, Regio ispettore 'scolast1co; BiscoTTINI Umberto, ;professore nei Regi Ginnasi.

DIREZIONE GENERALE DEL LAVORO ITALIANO ALL'ESTERO

Dilrettore generale: LoJACONo Vincenzo, ambasciatore.

Aggregato: PERASSI Tomaso, professore di diritto nel ·Regio I'stituto Superiore di Scienze Economiche e Commoociali di Roma.

UFFICIO I

Regolamentazione del fenomeno emigratorio -Progetti di colonizza

zione -Paesi continentali -Bacino del Meditermneo -Africa -Canadà.

Capo ufficio: VINCI Adolfo, consigliere dell'emtgrazione di la classe.

Segretari: OLIVERI Umberto, FAGO CATALDO Amedeo, PATRIZI DI RIPACANDIDA, dei duchi di Castelgaragnone, Ernesto, vice consiglieri dell'emigrazione; CARUZZI Ciro, pirimo segretario dell'emigrazione; SALLIER DE LA TouR conte Carlo, mar,chese di Covdon e Comibloux, vke ,segretario dell'emigrazione.

UFFICIO li

Regolamentazione del fenomeno emigratorio -Trasporti ferroviari e marittimi -Americhe ed Australia.

Capo ufficio: GIANNINI Torquato Carlo, ~consi1glie~re del:l'emigrazione di la classe.

S.egretari: MASI Conrado, constgliere dell'emigrazione di 2a claSise; LAMPERTICO Gaetano, vke cons:tgliere dell'emigrazione; BEVILA~QUA Michele, FERRINI Guglielmo, primi segretari dell'emigrazione.

UFFICIO III

Politica del turismo e del lavoro straniero in Italia.

Capo ufficio : LANDUCCI Publio, console generale di 2a classe.

Segretario: N. N.

Addetti alla Direzione per c<mljpirti ~ciali: DI GIURA (dei baroni) Giovanni, pr:Lmo segtt'etario di legazione Idi la classe; Bosco Giacinto, vice segretario dell'emigrazione; TRONCELLITTI F1rancesco.

SERVIZIO DEGLI AFFARI PRIVATI

Capo del servizio: BEVERINI Giovanni Battista, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di la classe.

Aggregato: TRIPEPI Diego, giudtce di tribunale di la classe.

UFFICIO I

Affari privati Europa, Africa, Palestina, Siria, Irak, Turchia, Penisola arabica.

Capo ufficio: BARTOLUCCI GoDOLINI Giovanni Battista, mal'chese di Castelletta, ,console generale di la classe.

servizi relativi -Partitario dei depositi per successioni, atti e diversi Richiesta vaglia del tesoro e postali -Contabilità dei valori -Liquidazione ed approvazione delle contabilità dei Regi Uffici diplomatici e consolari -Servizio cambiario relativo -Liquidazione dei conti delle società di navigazione per il rimpatrio dei nazionali indigenti -Emissione dei mandati relativi -Rendiconti delle spese relative alla assistenza militare, smobilitazione, ecc. -Servizio dei cambi -Competenze al personale -Riscontro sugli atti amministrativi dell'ufficio amministrativo ed emissione dei mandati relativi.

Capo sezione: DE SANTIS Paolo. Segretari: CASONI Enrico, MoNTUORI Pietro, ,consiglieri; AsBOLLI Attilio, BLAIS Manlio, Tosi Emilio, SALVATI Settimio, rprirni segretari; CoNTI Roberto, Lo SARDO Domenico, VoLPE Mario, ANGELICI Rug1gero, ~segretari; URBANI FALLANI Velia, ragioniere. Comandato: MASSIMo Luigi, ca[pitano di fanteria.

DIVISIONE II

Riscontro degli atti amministrativi e servizio cambiario per le scuole italiane all'estero -Locali scolastici demaniali all'estero -Monte pensioni dei maestri elementari -Scritture generali e speciali -Contabilità scolastiche mensili e varie (riscontro e liquidazione delle spese, scritture e corrispondenza relativa) -Emissione dei mandati di pagamento -Materiale scolastico -Gestioni speciali e relative scritture.

Direttore ,capo divisione: FIORETTI Vittocio.

Caa:>o sezione: N. N.

Segretari: SUGLIANI Augusto, rconsigliere; ZAFARANA Gino, TURA Michele, [primi segretari.

Comandato: ANTINUCCI Umberto, capitano di artiglieria.

DIVISIONE III Accertamento, riscossione e versamento delle entrate disposte dalla legge e regolamento sull'emigrazione -Scritture generali e speciali -Servizio delle marche da bollo da applicarsi sugli atti di arruolamento e sulle richieste ferroviarie per i viaggi dei connazionali rimpatrianti Liquidazione delle competenze ai RR. Commissari imbarcati in servizio di emigrazione e rimborso delle stesse da parte dei vettori -Tenuta degli impegni, emissione e registrazione dei mandati di pagamento per le spese relative ai servizi dell'emigrazione -Liquidazione ed approvazione di contabilità per le spese medesime -Fondo pensioni per gli impiegati del soppresso Commissariato generale dell'emigrazione Stralcio della contabilità di guerra -Inventari.

Direttore capo divisione: C roTTI Remigio, direttore capo di ragioneria.

Capo sezione: RisOLDI Giuseppe Arturo, ispettore di ragioneria.

Segretari: BLANDI Silvio, MAZZA Fel1l'ante, TEDEsco Pietro Paolo, primi segretari di ragioneria; RICCA Alfredo, segretario di ragioneria.

CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

Presidente: GRANDI Dino, ministro degli Affari Esteri.

Vice-preslirlente: SciALOJA Vittorio, Senatore del Regno, Ministro di Stato, professore di diritto nella Regia Università di Roma.

Consiglieri: BARZILAI Salvatore, Senatore del Regno; BERlO Adolfo, Senatore del Regno, presidente di sezione del Consiglio di Stato; BoNIN LONGARE conte Lelio, Ministro di Stato, ambasciatore, Senatore del Regno; CAMMEo Federico, iPII'OfeSISore di diritto nella Regia Università di Firenze; CAVAGLIERI Arrigo, professore di dliritto nella Regia Università di Napoli; CoNTARINI Salvatore, ministro di Stato, ambasc,iatore, Senatore del Regno, consigliere di Stato; CusANI CoNFALONIERI marchese Girolamo, ambasciatore; D'AMELIO Ma,riano, Senato!l"e del Regno, pr~sidente :della Corte di Cassazione; DE MICHELIS Giuseppe, ambaSiciatore, Senatore del Regno; DIENA Giulio, professore di diritto nella Re,gia Università di Pavia; FEDOZZI Prospero, professore di dtlJritto nella Regia Univers-ità d:i Genova; GASPERINI Gino, presidente della Corte dei Conti; GUARIGLIA Raffaele, inviato straordinall'io e ministro pleni;potenziario di la dasse; IMPERIALI DI FRANCAVILLA maT~chese Guglielmo, ambasciatore, Senatore del Regno; LANZA DI ScALEA principe Pietro, ministro di Stato, Senatore del Regno; PAULUCCI DE' CALBOLI ma,rehese Ranie!l"o, ambasciatore, Senatore del Regno; PERLA conte Raffaele, presidente del Cons,iglio rdi Stato a rilposo, Senatore del Regno; RoLANDI RICCI Vittorio, Senatore del Regno, ambasciatore onorario; RoMANO Santi, rpresidente del Consiglio di Stato; SALANDRA Antonio, professore di diritto nella Regia Università di Roma, Senatore del Regno; SALVAGO RAGGI marchese Giuseppe, ambasciatore, Senatore del Regno; SANDICCHI Pasquale, inviato strao11dina1rio e miniS!tro plenipotenziro-io di 1a dasISe, ·consigliere di Stato; SoLMI Arrigo, professore di diritto nella Regia Università di Pavia, Deputato al Parlamento; VALVASSORI PERONI Angelo, Senatore del Regno.

Segretario generale: GIANNINI Amedeo, inviato rs,traor:dinario e ministro pleni~potenziario onol"ario con rango di la dasse, •consigliere d:i Stato, incaricato di storia dei trattati e di d!iritto aeronautirco nella Regia Unive~rs[tà di Roma.

Segretaiiio aggiunto: N. N.

Ufficio del segretario gene~rale: ToFFOLO Giovanni Battista, vice console d'i 2a ·classe.

g~etario; AKIYAMA Masatoshi, terzo ,segret~io; INOUYE Kenso, segretario inte.11prete di 211 classe; KUWABARA Tsuru, addetto; 0KADA Minoru, tenente colonnello di artiglieria, addetto militare; NrwA Masami, capitano di fregata, addetto navale.

Gran Bretagna: GRAHAM sir Ronald, ambasciatore; OsBORNE Francis Dar'CY Godolphin, consigliere; NATION J. J. H., colonnello del genio, addetto mil!itare; BEVAN R. H. L., capitano, addetto navale; BRADLEY C. R. S., colonnello, addetto aeronautico; MULOCK U. H., ,consigliere d'ambasciata per g1:i affari 1COmmel'ciali; KIRKPATRICK ,J. A., primo segretario; Mc CLURE W. K., addetto per la 1stam1Pa con rango di primo segretario; FARQUHAR Harold Lis:ter, secondo segretario; CARPENTER H. C., A., secondo segretario d'ambasciata per .gli affari commerdali; GAGE Berkeley Eveit'ard Foley, terzo segretario; CREEK H. D., addetto onorario; JAMES Edward, addetto onorario.

Grecia: MAvRounrs Nicolas, inviato straotl'dinario e ministro plenipotenziario; MosTRAS Basile D., secondo se'g!l"'etario; MANAussos Sotirios~ colonnello di artiglieria, addetto militare ed aeronautico.

Guatemala: N. N., inviato stxaordina,I'io e ministro rplenipotenziario; PALACIOS José Maria, incari,cato d'affari ad interim; GrRON RaJiniro, segretario.

Haiti: LIZAIRE Louis, ,col11S0le generale, reggente provvisorio.

Jugoslavia: RAKITCH Milan, inviato straOirdinario e' ministro plenipotenziario; YAKOVLJEVITCH Vojislav, p>rimo segretario; PETROVITCH Rastko, addetto; KoTNIK Cyrille, addetto; VuKOTIC Jovan, ad!detto; ZAJCIC Bozidar, capo ufficio stampa; YANKOVITCH Radivoje, colonnello di stato mag~giore, addetto militare e navale; VouKTCHEVITCH Petar, tenente colonnello, addetto militare aggiunto e addetto aeronautico.

Lettania: SEYA Pierre, inviato straordinario e mJinistro plenipotenziario; BERENDS Karlis, ,segretario.

Lituania: CARNECKIS Valdemaras, inviato straovdinario e ministro plenÌiPotenziario; SAKALAUSKAS Iuozas, ,primo segretario.

Messico: PADILLA Ezequiel, inviato straovdinario e ministro plen~potenziaiTio; DE NEGRI Manuel, ,consigliere; URBINA OscoY Samuel, tenente colonnello di cavalleria, addetto militare; BARRIGUETE Arlmando, capitano di ,cavalleria, addetto militare aggiunto.

Monaco: CouGET Fernand, inviato straordinario e ministro pleni[>otenziario.

Norvegia: IRGENS Johannes, inviato straordina,rio e ministro plenipotenziario; VANGENSTEN Ove C. L., primo segretario.

Paesi Bassi: VAN DER GoEs A., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SrLLEM J. G., segretario di la dasse; VAN RIJN J. J., addetto commetl'Ciale.

Panama: BuRGOS Antonio, in~iato straordinario e min~stro plenipotenziario; BuRGos ZuBIETA Edga111dio, ,segretario; ARIAS Carlos Efraim, addetto.

Paraguay: GuBETICH Andrès, inca,dcato d'affari.

Persia: PAKREVAN Fatoullah Khan, inviato ~stra~dinario e ministro plenipotenziaTio; PouREVALY Abolgha1ssen Khan, primo seg:retario; GARAGOZLou Taghi Khan, terzo segretario.

Perù: LuNA IGLESIAS German, inviato .straordinario e ministro plenilpotenziario; LIZARZABURU Franc1sco, ,primo segretario; LANATA COUDY Luis, addetto civile; FoRERO Manuel E., tenente 'Colonnello di cavalleria, addetto militare; MoNGE Enrique, c~pitano :di fregata, addetto navale; SoYER Y CAVERO Salvador, addetto ·commel'ciale aggiunto onorario; Rrsso Roberto G., addetto commerciale onorario (assente).

Polonia: PRZEZDZIECKI conte Stefan, ambasciatore; DE RoMER Taddeo, consigliere; ToMASZEWSKI Giorgio, ·consigliere, gerente della sezione consolare dell'ambasdata; GosrEWSKI Taddeo, segretario (assente); KoMIEROWSKI Ludomir, addetto; MICHALOWSKI conte Giuseppe, addetto onorario; MIKULSKI Boleslaw, consigliere commerciale.

Portogallo: D'OLIVEIRA Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE BIVAR BRANDEIRO José, secondo segretario.

Romania: GHIKA principe Demetriu, inviato straordinario e ministro plenipotenz.iario; ZANEsco Costantm, 'consigliere; SoLACOLO Theodore, 'capo dell'ufficio .stampa; PoPEscu David, tenente 'colonnello :di fanteria, addetto militare; NrcuLEscu Geonges, addetto navale; PETRINI Emilio, 'cons,igliere agricolo; STATESCO Victor, addetto ·commei1ciale.

Santa Sede: BoRGONCINI DucA monsignor Frances1co, arcivescovo di Eradea, nunzio apostolico; TESTA monsignor Gustavo, consigliere; SERENA monsdgnor Carlo, uditore.

Siam: ABHIBAL RAJAMAITRI Phya, inviato straoll'!dinario e ministro plenLpotenziario; MAITRIRAKS Luang Saman, terzo .segretario; RAJMAITRI Luang Siri, terzo segreta.rio.

Spagna: Mu:Noz y MENZANO Cipriano, ·conte de la Vifiaza, ambasciatore; DE MUGUIRO Miguel Angel, ministro plenilpotenziario di terza classe, consigliere; RoLLAND Bernardo, primo seg:retario; Mu:Noz Y RocA TALLADA Alvaro, segretario; GANDARA Y PLAZAOLA José, mal"chese de la Gandara, addetto ono:rario; SERT José Maria, adidetto onorario (assente); CARRAsco Manuel, addetto onorario; YEBES, conte de, addetto onorario; MARTINEZ DE CAMPOS y SERRANO Cairlos, :conte ·die la Llovera, maggiore dd aTtiglderda, addetto militare ed addetto aeronautico per l'esell'cito; MILLE Mateo, 'capitano di corvetta, addetto navale ed addetto aeronautico :per la marina.

Stati Uniti d'America: GARRETT John Work, ambasciatore; KrRK Alexander C., consigliere; MrLNE Mac Gillivray, capitano di vascello, addetto navale; CoLLINS James L., maggiore di artiglieria, addetto militare; MrTcHELL Mowatt M., addetto commerciale; TrTTMANN Haro1d H., secondo segretario; BELLINGER Patrick N. L., •capitano di fregata, addetto navale aggiunto rper la aviazione; LoVELL George E. junior, magg:iore, addetto militare aggiunto per l'aviazione; HANSON Ralph Trowbrid!ge, capitano di fregata del genio navale, addetto navale aggiunto (residente a Londra); S.HIPP William E., maggiore di cavalleria, addetto militare agginnto; HusE John Oldham, tenente di vascello, addetto navale aggiunto (residente a Berlino); OsBORNE

A. A., adìdietto commerciale aggiunto; CHAPIN Selden, terzo segretario; BLAKINSTON WILKINS Henry, segretario.

Sud Africa (Unione del); PrENAAR Barend Jacobus, inviato straordinario e ministro pleniJpotenziario; HEYMANS Al!bert, primo segretario; O' SHEA B. B. J., secondo segretario.

Svezia; SJOBORG Erik, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ARNANDER Folke, segretaTio.

Svizzera; WAGNIÈRE Geol1ges, inviato straor!dinario e ministro plenipotenziario; RUEGGER Paul J., •COillSigliere; VIELI Pierre, primo segretario; DE BAVIER Charles Edouar!d., primo segretario.

Turchia: SuAn bey Muhtar, ambasciatore; KADRI bey Mehmet, consiglieii'e; RECHIT bey Mehrmet, primo 1Se~etario; REFIK .bey Riiki, primo segretario; TAHSIN bey Ha:ssan, tenente colonnello di fanteria, addetto militare, navale ed aeronautico; MusTAFÀ bey Hussein, ma:ggiore di fanteria, addetto militare aggliunto.

Ungheria: De HoRY Andras, inviato straondinario e ministro plen]jpotenziario; DE WonrANER Andras, .consigliere; DE RosTY-FORGACH Ferente, segJreta·rio; PAPP DE OvAR Galbriel, segretario dii 2a classe; ScHINDLER Costantino, colonnello del genio, adldetto militare; HuszKA Istvàn, addetto per la stampa.

Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche: KuRSKY Dimitri, ambasciatore; LEVIN Ev:ghenij, rp:rim.o segretario; ERDMANN Boris, secondo segretario; VosKANOFF Ga~ar, adidetto militare, navale ed aeronautico; VASSILIEFF Mikail, rapp1resentante commel'ciale; LEVENSOHN Mikail, capo aggiunto della rappresentanza commereiale.

Uruguay: GUERRA Ubaldo Ramon, inviato straoroinario e ministro plen.ipotenziario; GRUNWALDT CuEsTAS Federico, primo segretario, incaricato d'affa·ri ad interim; ELENA Esteban A., adidetto comme~ciale, ARIAS Teofilo, addetto onorario; CoRDANO Rafael, aJdidletto onorario.

Venezuela: PARRA-PEREZ Caracciolo, inviato straordinario e ministro rplenipotenziario; CASAS BRICENO J. M., primo segretario; RoJAS Hugo, addetto (assente).